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Autore: Orso Scrive    12/08/2022    2 recensioni
In una nebbiosa notte d’autunno, due agenti del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale sono appostati in una strada deserta, in attesa dell’arrivo di un ladro di antichità. Ma non è un quadro come un altro, quello di cui il delinquente si è impadronito: una lunga scia di morti orribili lo ha sempre accompagnato…
Scritta: ottobre 2021; rivista: luglio - agosto 2022
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A&A - STRANE INDAGINI'
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3.

 

 

Notte di Halloween, 2021

 

 

Alberto prese dal cruscotto una bottiglietta d’acqua e bevve un sorso. Era fredda, e scendendogli in gola gli procurò un brivido che lo scosse tutto.

Sorpreso di non aver ancora sentito un qualche commento tagliente e sferzante di Aurora, si voltò verso di lei.

Non riuscì a trattenere un sorriso.

La ragazza dormiva profondamente, raggomitolata sul sedile. Il suo petto si alzava e si abbassava in maniera regolare, tranquilla. I capelli rossi le cadevano sulla fronte e sulle guance, dandole un’aria quasi indifesa.

Era davvero bella. Non che non lo fosse sempre, ma così… era differente. Senza quella smorfia di disprezzo totale a deformarle i lineamenti, sembrava molto più giovane e fragile di quanto non fosse. Alberto si sentì un privilegiato nel vederla così, come a pochi altri era mai stato concesso.

Gli venne quasi la tentazione di accarezzarle i capelli. Lo trattenne soltanto il pensiero che, se si fosse risvegliata all’improvviso, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa. Persino azzannargli la mano.

Era già successo, peraltro.

Lanciò un’occhiata all’orologio elettronico della macchina. Erano passate le tre già da qualche minuto. I dieci minuti che lei gli aveva concesso erano diventati altre due ore, durante le quali Aurora aveva continuato a dormire. Non osava immaginare che cosa avrebbe detto – o, peggio ancora, fatto – quando se ne fosse resa conto. Non aveva nessuna fretta di scoprirlo.

Ora, però, Manfredi non aveva più alcuna scusa per rimanere lì. Cominciava a essere davvero stanco. Il tempo dell’appostamento era finito, e allora…

Un movimento lungo la strada attirò l’attenzione del tenente. Sollevò lo sguardo di scatto, cercando di penetrare le umide tenebre che avvolgevano tutta la zona.

Guardò bene, tentando di distinguere qualcosa in mezzo alle ombre e alla nebbia, così simile a un fantasma evocato dalla strada, che nel pomeriggio una pioggia battente aveva impregnato di acqua. Strinse gli occhi, scrutando ogni particolare.

Un uomo si muoveva furtivo lungo il marciapiede. Sotto braccio teneva un grande involto bianco di forma quadrangolare, che sembrava parecchio pesante.

Non c’erano dubbi, non ci si poteva sbagliare.

Ciò che cercava da anni era lì, vicinissimo.

Quelle tre bottiglie mi sono costate un capitale, ma è stato un buon affare.

Per una volta, persino un tirchio come lui era contento di aver speso del denaro.

«Aurora», sussurrò Alberto, scuotendo piano il sottotenente. «Aurora, svegliati.»

Lei aprì gli occhi e sbatté un paio di volte le palpebre, cercando di mettere a fuoco e di capire dove si trovasse. Per un attimo, apparve confusa e insicura di ogni cosa. Il disappunto le si disegnò in volto quando si rese conto di essersi addormentata durante l’appostamento.

«Io stavo solo riposando gli…» balbettò.

Alberto non la lasciò continuare.

«Muoviamoci», disse. Appoggiò la mano alla maniglia della portiera, pronto ad abbassarla. «Ceccarelli è arrivato. Ha il quadro maledetto con sé.»

 
   
 
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