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Autore: _SbuffodiNuvola_    13/08/2022    0 recensioni
IN PAUSA
“Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli...
-Salve! Questa è la segreteria telefonica di Shinichi Kudo. Ora non posso risp...
Ran spense la chiamata, lasciò il cellulare sul pavimento e appoggiò la fronte sulle ginocchia strette al petto. Una lacrima calda cadde sulla sua maglietta, lasciando una piccola macchia rotonda sulla stoffa gialla.”
Dopo cinque anni di relazione, Shinichi scompare nel nulla come dopo la sera al Tropical Land e senza dare una spiegazione concreta a Ran.
Quando ritorna in Giappone, quattro anni dopo, il detective scopre che Ran ha avuto una figlia, ma non sa che quella bambina è anche sua...
Genere: Comico, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Shinichi sentì le gambe cedergli. Per fortuna Heiji era accanto a lui e lo sostenne, perché altrimenti sarebbe finito malamente a terra. 

-Ma… -balbettò, mentre nella sua mente tutto iniziava a collegarsi: lui era andato in America quattro anni prima, Aika non aveva mai conosciuto suo padre, Ran non voleva che lui ritrovasse il fantomatico papà della bambina, non aveva paura che la piccola si affezionasse a lui… tante cose ora avevano una spiegazione. 

-Scusatemi, ho bisogno di stare da sola per un attimo. -disse Ran prima di andare in camera da letto. 

Shinichi fece per seguirla. Doveva parlarle, doveva chiederle spiegazioni, doveva dirle che gli dispiaceva, che…

Yusaku gli mise una mano sulla spalla: -Lascia che vada io. 

Poi lo scrittore lanciò un’occhiata ai genitori di Ran e a Yukiko, che annuirono, e si diresse verso la camera matrimoniale.

James sospirò: -Meglio che andiamo. Abbiamo già raccolto prove a sufficienza. -disse. -Vi informeremo a ogni minimo dettaglio che potrebbe esserci utile. I nostri agenti lavorano giorno e notte.

Tutti annuirono. Shinichi lasciò che fosse Eri a fare gli onori di casa e uscì sul terrazzo per prendere un po’ d’aria. 

Quanto era stato stupido! Come aveva fatto a non capirlo prima? E l’idea gli era pure balenata in testa una volta!

Gli sembrò che la sua reputazione da detective stesse ridendo di lui. Come darle torto? In fondo non aveva capito una cosa così semplice, nonostante gli indizi che a poco a poco aveva raccolto e che Ran stessa gli aveva fornito. Ora poteva anche fare una spiegazione a quella sensazione di nostalgia e malinconia che gli dava il vedere la piccola Aika comportarsi esattamente come sua madre e l’osservare quanto fosse simile a lei. 

-Non te lo aspettavi proprio, vero, Conan? -chiese una voce maschile.

-Già, per niente… eh? -Shinichi si accorse troppo tardi di aver risposto al nome che si era dato da solo ormai dieci anni prima. Si voltò velocemente verso destra, dove Kogoro, uscito pochi secondi prima sul terrazzo come lui, si stava accendendo una sigaretta.

L’ex detective in trance si appoggiò alla ringhiera e si mise a osservare la Tokyo notturna che si stagliava davanti ai loro occhi. Prese la sigaretta tra le dita.

-Co-Come hai…? -balbettò Shinichi, più che incredulo.

-Ho avuto qualche sospetto quando il moccioso ha lasciato casa nostra dicendo che sarebbe tornato in America con i suoi genitori. Aveva promesso di chiamarci ogni tanto, ma non l’ha mai fatto. -rispose lo zietto. -In quello stesso periodo, poi, sei ricomparso tu. Mi sono detto che forse stavo impazzendo. Era impossibile che fossi tornato piccolo. Però, quando sei scomparso di nuovo, non ho potuto fare altro che pensarci. 

Fece una pausa durante la quale Shinichi non seppe cosa dire. Osservò l’uomo fumare, in silenzio.

-In realtà avevo avuto dei sospetti anche prima di tutto questo, quando ancora vivevi con noi. -continuò Kogoro. -Però non credevo che avrei avuto ragione. Mi hanno confermato tutto gli agenti dell’FBI stasera.

Shinichi abbassò lo sguardo sulle sue mani, che tormentava tenendo i gomiti appoggiati alla ringhiera. Non seppe cosa dire se non: -Mi dispiace di averti usato a tua insaputa.

Kogoro fece spallucce ed espirò del fumo dalla bocca: -Ho avuto il mio momento di gloria senza fare fatica. -tolse un po’ di cenere dalla sigaretta e sorrise amaramente. -Che situazione. Era da quando è nata Aika che non fumavo, pensa un po’.

Il detective più giovane sospirò: -È colpa mia. Sono stato incauto. -disse. -Ho abbassato la guardia e…

E poi l’ex detective in trance gli mise una mano sulla spalla, facendogli voltare la testa verso di lui. Lo stava fissando, serio.

-So che non ti aspetterai questa cosa da me, ma non devi sentirti in colpa. -disse. -E poi, Ran non è arrabbiata con te. È solo scossa per quello che è successo. 

-Ne sei sicuro?

-Conosco mia figlia. -rispose semplicemente. Gli fece un piccolo sorriso e strinse un pochino la presa sulla sua spalla. Poi finì la sigaretta e la spense nel posacenere sul tavolino del terrazzo. 

-Prova a parlarle, appena sarete soli. -consigliò come ultima cosa. -Quando si sarà calmata un pochino, sarà più facile.

Shinichi annuì: -Grazie, zietto.

Kogoro gli fece un cenno con la mano e rientrò nel salotto, lasciandolo solo.

 

***

 

Yusaku bussò un paio di volte alla porta della stanza dove Ran si era rinchiusa. Aspettò che la voce della karateka, bassa e tremante, gli desse il permesso di entrare e così fece.

Richiuse la porta alle sue spalle, poi si voltò verso la giovane, che gli dava la schiena, seduta sul bordo del letto. 

Le si avvicinò, in silenzio, poi le si sedette accanto. Non disse nulla, voleva che fosse lei a parlare, se se la sentiva.

Erano anni che la conosceva. L’aveva vista crescere insieme a Shinichi, fin dall’asilo. Certo, non poteva dire di sapere tutto di lei, non era sua figlia. Però la considerava tale.

-Mi dispiace se sono corsa via così. -mormorò Ran, poi si asciugò la guancia con la manica della felpa. -È che… ero stanca di questa situazione, con Shinichi che non capiva e…

Yusaku sorrise dolcemente: -Non devi scusarti. Abbiamo capito tutti come stavi. Non è una situazione facile.

Lei alzò lo sguardo sul viso dell’uomo: -I-Io… sono incinta. Di nuovo.

Lo scrittore le circondò le spalle con un braccio: -Ah, ecco. Colpa di questo futuro inquilino di questa casa.

Ran fece una piccola risata.

-Shinichi lo sa?

Lei annuì: -Gliel’ho detto stamattina… e lui… lui è stato così dolce con me…

Yusaku le accarezzò il braccio: -Ran, non devi sentirti in colpa. Anche lui ti ha nascosto un segreto molto importante. -disse. -Appena sarete soli ne potrete parlare con calma, ma sono sicuro che non è arrabbiato con te. È solo sorpreso, come lo eravamo Yukiko ed io quando ci dissi che la piccola era di nostro figlio. Creare una famiglia con te è una cosa che Shinichi ha sempre sognato.

-D-Davvero? -domandò Ran, asciugandosi gli occhi. 

-Davvero. -rispose l’uomo, poi le fece un sorriso. -E adesso non preoccuparti, riporteremo Aika a casa.

La karateka annuì e fece un sospiro tremante, mentre lo scrittore si alzò dal letto: -Ora è meglio che vada, meglio se ti riposi. È stata una giornata intensa. -concluse. -Buonanotte.

-Buonanotte. -disse Ran sorridendogli. -E… grazie.

Yusaku le fece un altro sorriso, poi uscì dalla stanza, lasciandola sola. 

 

***

 

Quando Shinichi rientrò nel salotto, dopo qualche minuto, notò che i suoi genitori erano ancora lì, insieme a Kogoro ed Eri. Si stavano mettendo le scarpe nell’ingresso, ma, quando lo videro, Yusaku e Yukiko gli fecero un sorriso, inviando un messaggio muto con lo sguardo: “Risolverai anche questo caso. Lo sappiamo.”

Shinichi ricambiò con un piccolo sorriso, poi salutò e aspettò che uscissero tutti dall’appartamento. Chiuse la porta a chiave e vi si appoggiò con la schiena, sospirando. Si lasciò cadere a terra, seduto con la testa fra le mani. Era esausto dopo il caso che aveva risolto quel giorno, ma non sarebbe riuscito a dormire così facilmente sapendo che Aika, sua figlia, era in pericolo per colpa sua. 

Quando si accorse di averla pensata come sua figlia si lasciò scappare un sorriso triste. Ora capiva come si sentiva Kogoro quando si riferiva a Ran come “la sua bambina” e come impallidiva quando lei era in qualche modo in pericolo. 

Quando era dovuto andarsene in America, quattro anni prima, pensava che non avrebbe mai provato nulla del genere. Di amore da parte dei suoi genitori ne aveva avuto molto, essendo figlio unico, e adesso toccava a lui dare lo stesso affetto a sua figlia. Anzi, ai suoi figli, considerando che Ran aspettava nuovamente un bambino da lui.

Come se avesse sentito che stava pensando a lei, Ran lo raggiunse nell’ingresso. Aveva gli occhi rossi, ma aveva smesso di piangere. Indossava ancora gli abiti di poco prima, i pantaloni della tuta neri, la maglia bianca con la felpa, anch’essa nera. 

Shinichi si alzò piano da terra, in silenzio. Ran lo osservò, nervosa e stanca allo stesso tempo. Il detective poteva benissimo capire perché: oltre a quello che era successo ad Aika, che doveva averla spaventata e agitata fino a farle perdere le forze, era anche in una situazione particolare. Era in dolce attesa e Shinichi sapeva che in gravidanza una donna poteva affaticarsi più facilmente. Inoltre, lo avevano scoperto proprio quel giorno. Troppe emozioni tutte insieme.

L’uomo si avvicinò, lentamente, contento che lei non gli stesse urlando contro. Non era arrabbiata, come gli aveva detto Kogoro. Era un buon punto di partenza.

-Ran… -cominciò a dire, ma Ran lo interruppe: -Devo farti vedere una cosa.

Gli fece segno di seguirla e così fece. La karateka lo condusse nella cameretta di Aika, dove accese la luce per poi avvicinarsi a una cassettiera da cui estrasse un enorme libro con la copertina rosa e bianca.

No, non era un libro. Era un album di fotografie. E sulla copertina c’era scritto il nome della loro piccola.

Ran si sedette sul lettino e aspettò che Shinichi si mettesse al suo fianco.

-Questo me lo regalarono i miei genitori quando gli dissi che ero incinta. -disse la donna. -In questi anni, ma soprattutto per il primo anno di vita di Aika, l’ho riempito con delle sue fotografie. 

Glielo porse. Shinichi lo appoggiò sulle ginocchia e osservò la copertina. Il nome di Aika era stato scritto a mano con una calligrafia ordinata, sicuramente di Ran, e c’era disegnato un orsetto di peluche. 

Il detective guardò la donna al suo fianco, che gli fece segno di aprirlo. 

Così iniziò a sfogliarlo. Sulla prima pagina c’era scritto: “Mi chiamo Aika Kudo. Sono nata il 7 luglio xxxx alle 4:12 del mattino.” Poi c’era scritto quanto pesava e quanto misurava la bambina alla nascita. Infine, una foto di Aika appena nata, nella culla dell’ospedale. Shinichi pensò di non aver mai visto una neonata così bella.

Girò pagina e vi trovò due foto di Ran: una con il pancione ben evidente, probabilmente scattata da un fotografo professionista, perché indossava solo l’intimo nero e accarezzava il pancione in piedi accanto a una finestra, seminascosta da una tenda. La didascalia che l’accompagnava era: “Ecco la mia mamma quando aspettava me!”.

La seconda fotografia mostrava Ran nel letto d’ospedale con la piccola Aika fra le braccia. La stava guardando mentre anche la neonata la fissava con gli occhioni blu spalancati. Sotto c’era scritto: “Questa è la prima foto che ho con la mia mamma”.

A quel punto, Ran si appoggiò a lui, con la testa su una sua spalla. Non disse nulla, mentre Shinichi continuò a sfogliare l’album. C’erano foto con Kogoro ed Eri, oltre che con Heiji, Kazuha, Sonoko e Yusaku e Yukiko. Il che lo lasciò sorpreso.

-I tuoi genitori lo sapevano. Gliel’ho detto quando ero all’ottavo mese. Sono venuti a trovarci ogni tanto. -spiegò Ran intuendo il suo dubbio. Lui annuì. 

Nelle pagine successive c’erano varie tappe importanti della vita di Aika: quando aveva imparato a gattonare e successivamente a camminare, quando le era spuntato il primo dentino, quando aveva compiuto il suo primo anno e il primo giorno di asilo. Una foto che a Shinichi piacque particolarmente fu quella che mostrava Aika con addosso un karate-gi della sua taglia in braccio a Ran, anche lei con il karate-gi. Doveva essere stata scattata dopo una gara a cui Ran aveva partecipato.

Quando il detective richiuse l’album, si voltò verso Ran e le prese una mano.

-Grazie per avermelo mostrato. -disse solo. 

-Ho pensato che fosse la cosa giusta da fare. Ora che sai la verità. -rispose lei. Shinichi le diede un bacio sulle labbra, dolce.

-Perché non me lo hai mai detto? -chiese poi.

Ran sospirò, stanca: -Io… Non volevo disturbarti mentre lavoravi a quel “caso complicato”.

-Non mi avresti disturbato, Ran. Era una cosa importante.

La donna abbassò lo sguardo. 

-Mi dispiace… di non esserci stato. -disse Shinichi. -Ti ho lasciata da sola e…

Ran scosse la testa: -Lo hai fatto per proteggermi. E non potevi sapere che…

-Lo so, ma io… mi sento un idiota lo stesso. -Shinichi lasciò l’album sul letto e si alzò in piedi. -Ho ricevuto quelle tue chiamate, quattro anni fa. Ma non ti ho richiamato perché non avrei saputo cosa dirti. Non volevo mentire di nuovo. 

Ran si alzò in piedi e lo raggiunse al centro della cameretta. 

-Non succederà di nuovo, Shinichi. Sei qui con me e ti aiuterò a mettere fine a questa storia, per quanto mi sarà possibile. -disse, per poi prendergli la mano e mettersela sul ventre. -E poi abbiamo anche lui o lei adesso. Non voglio che tu sia lontano da tuo figlio o tua figlia un’altra volta. 

Shinichi rimase in silenzio e le accarezzò il ventre, dolce. Sorrise, poi le prese le mani: -Ran. Ti prometto che ritroverò nostra figlia e la riporterò a casa sana e salva. Te lo giuro. Potremo essere finalmente una famiglia.

La karateka strinse le mani di lui con le proprie: -Non vedo l’ora.



*angolo autrice*

Ho una voglia matta di vedere una scena fra Shinichi e Kogoro tipo quella che ho scritto. 

Cioè, dai! Ci starebbe troppo!

E la scena fra Ran e Yusaku l’ho pensata perché non li vediamo mai interagire. Perciò eccola qua!

Al prossimo capitolo!

   
 
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