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Autore: drisinil    15/08/2022    3 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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5 - Golden Week


5 maggio 2012

Di fronte a Hinata, Kei trova sempre da stupirsi. E non è uno stupore piacevole. A parte la capacità di fare cose incredibili e inquietanti, tipo saltare più del doppio della propria altezza o schiacciare con gli occhi chiusi una palla che potrebbe arrivarti in faccia anziché sulla mano, è la sua personalità a lasciarlo sconcertato.

L'ottimismo ingiustificato dovrebbe avere dei limiti. Limiti naturali, imposti dalla realtà dei fatti, tipo non arrivare a un metro e sessantacinque. Oppure da una semplice (im)probabilità statistica, ad esempio essere indecente in ricezione e restare comunque convinto di arrivare ai nazionali. Che le evidenze, concrete o matematiche, non smentiscano le convinzioni di Hinata, per Kei è il fatto più incredibile.

Al momento, finita l'amichevole, Mandarino sta parlando, se parlare può considerarsi il verbo giusto, con il centrale del primo anno del Nekoma, tale Inuoka, un altro che schiaccia e mura senza pensare e riceve da cani, ma almeno non è un nano. La conversazione, interamente basata su onomatopee di colpi alla palla, smorfie demenziali ed esplosioni gestuali incontrollate, è del tutto incomprensibile.

«Che diamine stanno dicendo? Come faranno a capirsi?» si lascia scappare Kei, rivolto più che altro a se stesso. In realtà, anche se non del tutto consapevolmente, il suo tono basso contiene una minima intenzione di farsi udire dall'unica persona a portata d'orecchio, il capitano del Nekoma, che sta guardando la stessa scena.

Kuroo Tetsurou è un tizio che Kei non è ancora riuscito a classificare ma che, a dispetto di un taglio di capelli incommentabile, possiede il minimo di requisiti necessari per rientrare nel novero degli umani: non è psicopatico e non è cretino. Non è neanche brutto. Per niente brutto.

«Hai ragione. Sono molto infantili per essere dei liceali» risponde Kuroo indulgente.

A quanto pare è attento.

«Però forse tu hai il problema opposto: magari potresti lasciarti andare un po' e comportarti come un adolescente ogni tanto» aggiunge Kuroo, con un sorrisetto che potrebbe essere tanto di sfida quanto di sarcasmo.

Touché. E' anche perspicace.

«Non fa proprio per me» replica Kei, con il migliore sguardo impassibile del suo arsenale. 

E' il colmo che un perfetto sconosciuto pretenda di dargli lezioni di psicologia spicciola mentre pulisce il pavimento di una palestra. E' anche il colmo che in qualche misura colga nel segno.

«Hai intenzione di fingere di essere già vecchio finché non sarai vecchio?» lo provoca Kuroo.

«Ho intenzione di essere esattamente come mi pare, a qualsiasi età» ribatte Kei.

Finora, ha evitato di guardarlo in faccia, ma a questo punto non si può più rimandare. Kuroo gli offre un sorriso smagliante e un po' sghembo, i suoi occhi dicono che è quasi impossibile farlo vacillare. Sono arroganti, brillanti e curiosi. Troppo curiosi.

Dietro le lenti degli occhiali, Kei cerca di rendersi impenetrabile. E' un maestro, in questo. Sguardo fisso e diretto, spalle rilassate, una specie di sorrisetto che può tramutarsi in fastidio o in insolenza solo arcuando un po' la piega delle labbra. Gli mancano le cuffie, deve trattenere il gesto automatico di portarle dal collo alla testa.

Kuroo scoppia a ridere. «Ah i giovani d'oggi!» commenta sospirando, come se avesse cent'anni più di lui anziché appena un paio. «Sei un tipo strano, lo sai?»

E' ovvio che non si aspetta una risposta; sarebbe il momento perfetto per defilarsi senza conseguenze, ma le parole scivolano fuori dalle labbra di Kei contro la sua volontà. «Perché sarei strano? In che senso?»

«Com'è che ti chiami?»

«Tsukishima Kei». 

Kuroo lo scruta da capo a piedi, lo analizza come una radiografia. «Tsukishima-kun, quanti anni hai? Quindici? Sei alto. Hai il fisico migliore della tua squadra, puoi ancora modellare la struttura muscolare sulla pallavolo... »

Kuroo si sporge per tastare sulla maglietta i bicipiti ben poco in rilievo di Kei, che si sottrae al tocco socchiudendo gli occhi, visibilmente infastidito.

«Eppure ci tieni che tutti pensino che tu sia qui per punizione» conclude Kuroo, alzando le spalle.

«Credi che l'entusiasmo sia direttamente proporzionale al comportarsi da decerebrati come quei tre?» chiede Kei, accennando con lo sguardo a Inuoka e Hinata, ai quali si è unito Nishinoya. Continuano a saltellare, urlare e dimenarsi.

«Entusiasmo. Addirittura. Sei entusiasta di giocare?»

Kei sbuffa, lanciando con forza nel cesto, le ultime due palle che ha raccolto. «Fra l'essere entusiasta e essere qui per punizione esistono parecchie sfumature. Ma forse non sei il tipo che dà importanza alle sfumature.»

E' la prima volta che Kei non riesce semplicemente a chiudere di netto una conversazione priva di utilità come quella. Per qualche motivo, e suo malgrado, sta collaborando attivamente a mandarla avanti.

Il sorriso di Kuroo si accende. «Ti interessa che tipo sono?» 

«Per niente» risponde Kei di getto, e intanto si rende conto che è una mezza bugia. Anche più di mezza.

«Avete perso, anzi, la vittoria vi è sfuggita di mano, e tu sei l'unico corvo che non è nemmeno un po' frustrato.»

Kei allarga gli occhi. «Ti sembrano frustrati?» domanda, indicando i suoi compagni di squadra che ridono sguaiatamente insieme agli avversari.

«Lo erano, al momento del fischio. Gamberetto avrebbe giocato altri cento set, pur di vincerne uno. Al pupillo di Oikawa sembrava avessero ucciso il gatto. Il vostro asso era a un passo dalle lacrime. Sawamura-san tratteneva stoicamente un torrente di imprecazioni. Non lo hai notato? Credevo fossi un tipo attento alle sfumature.»

«E' solo un club» risponde Kei fra i denti.

«Davvero?» chiede Kuroo provocatorio, sporgendosi verso Kei, col peso appoggiato al manico dello spazzolone di feltro.

Kei si fa indietro col busto istintivamente. Si aggiusta gli occhiali sul naso, si stringe nelle spalle. Vorrebbe che fosse la verità, se la ripeterà abbastanza volte finirà per diventarlo. «Credi che tutti qui dentro siano dei fenomeni? Per favore! Due terzi dei presenti fra qualche anno finirà chiuso in qualche squallido ufficio, a qualcuno andrà magari un po' meglio, ma pensi davvero che i futuri campioni olimpici di pallavolo siano fra noi? Pensi che sbattersi tanto abbia uno scopo? Che allenarsi ore e ore ogni giorno, rinunciando a tutto il resto, valga la pena? Che porti a qualcosa?»

Kuroo alza un angolo delle labbra: «Quale resto? Ti manca il tempo per una ragazza? Allora dopotutto è vero che hai quindici anni.»

Quel tizio è incredibile. Incredibilmente sfacciato, incredibilmente sicuro di sé. E Kei non riesce proprio a spiegarsi perché se ne stia ancora lì ad ascoltarlo.

«Te lo ripeto, Kuroo-san, pensa quello che ti pare, ma per me questo è solo un club. E sono convinto che sarebbe più sano se anche gli altri la pensassero così.»

«Significa che giocare non ti piace?»

«Significa che è un modo come un altro per passare il tempo.»

«Non ho ancora capito se fingi o fai sul serio. E' meglio essere idioti e pieni di entusiasmo che avere cervello in abbondanza e usarlo solo per ripetere frasi fatte. Oppure hai dei motivi personali per fingerti lassista?»

Anche questa freccia colpisce il bersaglio, e con violenza, ma Kei si stringe nelle spalle, imperturbabile. L'unica emozione che gli arriva fino agli occhi è un sarcasmo insolente che copre la collera. «Deve essere bello sapere tutto di tutti, capire ogni cosa. Praticamente onnisciente. Sei anche ubiquitario?»

«A volte» ride Kuroo, per niente impressionato.

Kei scuote il capo con un'efficace imitazione di disinteresse  e poi  volta le spalle al capitano del Nekoma e al campo di gioco, imboccando la direzione degli spogliatoi. 

Kuroo è più veloce. Lo raggiunge in due passi e lo blocca per una spalla, avvicinandosi per parlargli all'orecchio: «Tsukishima-kun, lo vuoi sapere un segreto? A te piace molto giocare a pallavolo. Scommettiamo che prima o poi te lo faccio ammettere?»

Kei scatta di lato, per sottrarsi. Risponde con un ringhio e allunga il passo per andarsene. 

Mentre cammina a testa alta, può sentire lo sguardo di Kuroo dritto in mezzo alle scapole. L'eco della risata del Capitano è la prova che, alla fine, questo scontro lo ha vinto lui.

   
 
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