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Autore: An13Uta    15/08/2022    0 recensioni
Melio ha la brutta abitudine di essere un rompicoglioni.
Oh cielo, adesso.
Non è sempre così.
Non per Andy.
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In cui i due capitani delle Pendici Corona parlano, camminano assieme, e passano una notte a distruggersi di vodka artigianale.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Claire de Lune
1. Pendici Corona







Melio ha la brutta abitudine di essere un rompicoglioni.

Oh cielo, adesso.

Non è sempre così.


Non per Andy.


C'è una pausa abbastanza lunga, onestamente sorpresa, mentre l'uomo soffia piano sul suo tè per evitare di bruciarsi il palato e non si accorge di cosa esattamente ha appena ammesso.

Se ne rende conto dopo un sorso, e si scusa con gli altri capitani: credeva di averlo mormorato.

Di sicuro è così. Ma con il volume naturalmente alto della sua voce, quello che per lui è un sussurro per chiunque altro è perfettamente udibile.


Rapan si affretta a controllargli la fronte, certo sopra ogni ragionevole dubbio che gli stia venendo un qualche accidente, una febbre tanto forte da farlo straparlare al punto da convincerlo che quello stronzo (“Le parole, per favore,” lo riprende l'altro, e il ragazzino si scusa) non sia sempre un gran fastidio.

Andy gli assicura di star bene.


È solo quando Genaria promette di fargli una tisana per scongiurare un qualche possibile malanno che il capitano più giovane del clan smette di assillarlo e accetta di tornare a sedersi.


 

-


 

Nessuno riesce a capire come riesca a sopportarlo.

Forse è perché, di suo, il forestiero apparso dal nulla passa circa metà della sua esistenza cosciente perennemente perso in una sorta di strano incubo che gli ricopre la bocca di sabbia grigia e gli sfregola davanti agli occhi candidi e spenti (che pure sembrano sfavillare nel buio, come raggi di sole riflessi sulla neve) annullando qualsiasi sensazione fino a quando qualcuno o qualcosa non riesce a fatica a scuoterlo dal suo torpore.

Forse anche perché suo malgrado sembra abituato ad avere molta, troppa pazienza con chi gli riversa contro insulti nonostante gli ordini di Perula: tra chi insinuava maldicenze alle sue spalle e chi non si faceva alcun cruccio a dirgliele in faccia, chiunque altro, secondo la reggente, avrebbe fatto a botte almeno una dozzina di volte solo nei primi sei mesi che il pover'uomo si è ritrovato a dover passare ad Hisui.

Ma Andy è riuscito a rimanere quasi sempre chissà come impassibile, come un denso muro di miele che intrappola qualsiasi cosa lanciatagli contro: a furia di vedere ogni insulto incapsulato in “Ne sono cosciente”, “Effettivamente è così”, “Me ne dispiaccio ma temo di non poterci fare nulla”, e un numero spropositato di silenzi in cui si dedicava ad altro ignorando l'offesa, ad un certo punto non c'è più stato gusto.


(Ad essere onesta la giovane si rallegra non poco della sua imperturbabilità, perché l'uomo, pelle ed ossa com'era, in un combattimento a mani nude ci sarebbe potuto rimanere secco.)


Un altro fatto che potrebbe essergli stato utile è la sua inspiegabile immunità ai veleni – la stessa che gli permette di fare a da tiragraffi a cugini, nipoti, fratelli e prole varia della nobile Sneasler senza che ciò gli arrechi danni peggiori di qualche strappo ai vestiti, taglietti dati per sbaglio, e l'occasionale lieve giramento di testa.



Melio è petulante, vanesio, pronto ad esplodere (almeno verbalmente) contro chi lo offende dall'alto della sua ostentata superiorità, parlatore instancabile che non osa toccare o farsi toccare dal fetido volgo attorno a sé, circondato per sua scelta solo ed esclusivamente da Pokémon dalle capacità tanto tossiche e corrosive quanto lo è la sua personalità.

In ogni modo sembra essere il completo opposto, la nemesi di Andy.


Eppure, il capitano di Sneasler dice che non è così insopportabile.

Non per lui.

 


-


 

Andy cammina di buon passo, cappello calato sugli occhi per nasconderli dal sole accecante della montagna. Una figura solitaria, raggomitolata vicino ad un bacino d'acqua chiara su cui si staglia con il suo colore blu scuro, cattura la sua attenzione: sembra star mettendo via qualcosa.


“Buongiorno!” grida, e la sua voce riecheggia per tutto il monte.

La massa blu si gira verso di lui.

“Buongiorno,” risponde Melio, mani attorno alla bocca per dare più forza alle sue parole in modo che raggiugano l'altro capitano.


Lo guarda distrattamente mentre scala in giù la parete rocciosa che li divide per raggiungerlo, ancora occupato a cercare di strizzare tutta l'acqua dalla sua ultima tunica appena lavata prima di gettarla tra le altre in una cesta.


“C'è un buon clima per fare il bucato,” Andy commenta avvicinandosi, cercando di abbassare la voce man mano che la distanza tra loro diminuisce in modo da non stordirlo. “Il sole è particolarmente forte e la potenza del vento sembra alquanto favorevole ad un processo di asciugatura veloce.”

“Hm-hm,” fa l'altro, “Un buon giorno per lavare la tua giacca.”

“Apprezzo la tua premura, ma preferirei tenerla così.”

“Non ci metterei molto, sai? E poi, se insisti tanto a tenertela addosso ogni singolo giorno, almeno che sia pulita...”


Estende la mano – che a dispetto di quanto nel Clan Perla si creda non ha il palmo liscio di chi non conosce lavoro, ma riporta calli coperti di cicatrici a forma di stelle dalle mille punte e lunghissime radici filiformi, regali sia di una vita prima nelle paludi e poi tra dure rocce sia dei piccoli irrequieti del Re delle Grotte, ancora incapaci di trattenersi dall'esplodere e fulminare senza preavviso né distinzione – e piega appena le dita un paio di volte, a metà tra un'offerta e un ordine. Andy giocherella appena con la manica martoriata, indeciso, insicuro.


“Ti darò la mia, per simularne il peso,” gli promette Melio: “E non guarderò.”


Il capitano di Sneasler pensa ancora un attimo; appena comincia a sfilare lento un braccio l'altro si volta di nuovo verso l'acqua, osservando le onde che sfilano piano verso la cascata. C'è un isolotto, appena prima del salto mozzafiato nel resto del fiume; è a malapena un lembo di terra, eppure ogni tanto riesce a intravedere spighe dorate che vi crescono sopra.

La stoffa scura viene posata con cura al suo fianco.


“Mi dovrò sdebitare con te,” mormora mortificato Andy dietro di lui.

Il capitano di Electrode agita appena la mano, slacciando la propria giacca (se così si può chiamare la tunica del Clan Diamante) per togliersela e offrirgliela senza girarsi: “Se proprio vuoi,” risponde tranquillamente.


Liberati dal suo cappuccio, i capelli sembrano esplodere cadendogli sulle spalle. Il collo gli prende a sudare al solo contatto.

C'è una piccola pausa mentre comincia a strofinare il sapone su una manica nera e guarda le bolle emergervi sopra quasi marroni dalla sporcizia.


“Potrei farti una treccia,” propone l'altro capitano, “Visto che fa caldo.”

“Sai farle?” Melio chiede, sorpreso.

“Credo proprio di sì.”

“Anche con così tanti capelli?”

Sente una piccola risata alle sue spalle: “Ho la sensazione di aver avuto a che fare con peggio.”

“Come ti permetti,” l'altro replica, ma si sente lontano un miglio che il suo tono è scherzoso: “La mia chioma è una delle meraviglie di Hisui.”

“Non era mia intenzione insultare tanta beltà,” si sente rispondere a modo tra i borbottii appena dolenti di un uomo le cui ginocchia hanno da ridire sull'atto di inginocchiarsi, “Intendevo solo che, da quel poco che mi pare di ricordare, la tua non è la massa più voluminosa che abbia dovuto intrecciare.”


Le dita di Andy sono abbastanza lunghe, rettangolari, curve. Pettinano le ciocche di lavanda piano, stando attente a non strappare i nodi se li trovano; le dividono in tre colonne più o meno uguali, cominciando a intrecciare quella in mezzo e quella a destra, tirando appena per fare in modo che l'intreccio sia abbastanza stretto da non smollarsi dopo due minuti.


“Credo le fossi molto affezionato,” commenta distratto.

“Alla persona con tutti quei capelli?” chiede Melio.

Sente che Andy annuisce.

Anche nei suoi gesti, è molto rumoroso.


La giacca nera comincia a sembrare più brillante. Non c'è un modo semplice per spiegare come il sapone la fa sembrare, in realtà, perché certo non emette alcuna luminescenza propria, né sfavilla come fanno certi tipi di gemme appena li tocca un raggio di sole, né riflette la luce come fa l'acqua; ma la polvere e la crosta che ne avevano fatto scemare il colore si sciolgono in una brutta ombra tra le onde, e la stoffa scura appare per ossimoro più luminosa, più chiara, più accecante.

E comunque, pensa a vanvera, si sente che le voleva bene. Il modo in cui tratta le ciocche di capelli, anche se la testa attaccata è diversa, è gentile, amorevole, attento.



“Credo fosse una bambina.” mormora Andy prima che Melio possa renderlo partecipe dei suoi pensieri. Gioca per un momento con la punta della treccia, simile al folto ciuffo di un pennello ben fatto.



Una bambina.


In fondo, avrebbe senso. Le bambine hanno spesso capelli da intrecciare. Basta pensare a Wasabi, quella peste psichica – se non glieli imbrigliassero, quei nidi di Paras, ne mangerebbe tanti volando con il nobile Braviary che basterebbe per saziarla per una settimana intera. Ed è fortunata, che tra Riza, Maru e il Grande Melio ha l'imbarazzo della scelta quando si tratta di intrecciatori. Dev'essere per quello che nel Clan Perla le donne hanno solo acconciature corte – una grave mancanza di professionisti...

Cerca di immaginarla, questa bambina. L'unico indizio che entrambi hanno è una gran massa di capelli, ma di che consistenza? E quanto lunghi? Di che colore? Immediatamente, nonostante debba essere piccina, li pensa bianchi, o grigio chiaro, come gli occhi.

Come quelli di Andy.

Una figlia, dunque?


“Dovrei avere un po' di cordicella,” annuncia il pù vecchio per riscuotersi dal suo torpore.


Sembra avere una specie di groppo in gola, un nodo confuso che non riesce a sciogliere; così anche il più giovane lascia perdere.


Lo sente cercare in una tasca, in un'altra; con un po' di difficoltà riesce infine ad annodare il filo in modo che non si disfi dopo un secondo – forse ci fa pure un fiocco, o almeno così implica il suo sacramentare a bassa voce.


Melio sbatte le palpebre: “Ho quasi finito,” dice, accorgendosi che in effetti la giacca è quasi completamente pulita ormai. Strofina un po' più forte, poi più piano quando si imbatte in cuciture fatte alla bell'e meglio.

“Non preoccuparti,” lo rassicura quello, “Siamo in perfetto orario.”


Per cosa, lo sa solo lui.

Quando Melio, soddisfatto del suo operato, trascina l'indumento appesantito fuori dall'acqua e lo osserva finalmente libero dal sapone, ha un aspetto decisamente migliore di prima.


“L'hai rammendata tu qui?” chiede, passando il pollice su un crocchio di fili.


Percepisce la testa che si sporge aldilà della sua spalla senza toccarla – almeno il Clan Perla ha la tendenza a rispettare lo spazio altrui.


“Sì, ovunque ci sia una sorta di riparazione è opera mia,” conferma Andy. “Mi scuso per la qualità infima, ma temo di non essere molto abile con ago e filo.”

“Te le ricucirò io,” non è un'offerta, è un'affermazione.

“Non ce n'è bisogno, Melio, davvero.”

“Lo farò io, non è un problema. E prima che tu provi anche solo a pensarlo mettiti bene in testa che non devi ripagarmi.”


Il capitano fa un brontolio, ma non obbietta.

Appena la giacca giace un po' meno gonfia d'acqua nel cesto dei panni da stendere, Melio se lo vede strappare da sotto il naso a tradimento; sbotta un 'ah!' mentre cerca di arraffarlo di nuovo, e imbronciato guarda l'altro capitano issarselo sulle spalle.


“Cosa ti ho appena detto, sordo che non sei altro?”

“Non so di cosa tu stia parlando,” mente quello spudoratamente, ora ricurvo sotto il peso della biancheria. Le maniche della casacca blu del Clan Diamante pendono dalle sue spalle sul simbolo rosato del Clan Perla: che impressione vederli così vicini. “Ho solo pensato che le tue braccia fossero troppo spossate per portartelo dietro e sarebbe stato gentile risparmiarti la fatica.”

Il capitano di Electrode sbuffa più forte, gettando gli occhi in un largo cerchio tanto esasperato da trascinare nel movimento delle iridi anche la testa, le spalle e il busto. Si alza con tutta l'indolenza di un adolescente costretto a fare i mestieri di casa, asciugando pesantemente le mani un po' sulla maglia chiara e un po' sui pantaloni: “Vecchiaccio testardo,” sibila.



Andy ha capelli bianchicci, un viso imbronciato a cui non farebbe male una dormita di tre mesi, una postura atroce che vorrebbe disperatamente ricordarsi di mettere a posto, e trentasei anni suonati.

Melio ne ha ventinove.



Camminano fianco a fianco nel clima insolitamente mite, la maggior parte della via percorsa in un silenzio rilassato. A volte Melio gli chiede se è sicuro di non volergli dare il cesto, ma Andy lo rassicura: la maggior parte dei suoi carichi sono Voltorb rotolati troppo in basso e Sneasle malandrini, e almeno i panni bagnati non si agitano come indemoniati ogni due per tre.


“Ho delle Baccarance per Electrode,” si ricorda improvvisamente il forestiero: “Rammentami di dartele prima che vada.”

“Lo farò,” assicura l'altro. Poi, dopo una pausa: “Non vuoi rimanere? Posso mettere ad asciugare la tua giacca con le mie cose e farti un tè.”

“Ti ringrazio, ma preferirei portarmela dietro. D'altronde devo ridarti la tua.”

“Hm. Immagino sia giusto.”


Un paio di Graveler rotolano giù per un pendio, cozzando l'uno contro l'altro.


“Vorrei farti una domanda,” Andy interrompe nuovamente la quiete.

Il suo compagno di camminata gli rivolge uno sguardo distratto: “Fai pure.”

“Credevi davvero a ciò che dicevi? Affermando che la collera di Electrode fosse una benedizione?”


Il capitano sospira, pensoso, e le sue labbra si fanno piene di rughe e spariscono una contro l'altra mentre storce la bocca nel suo riflettere.


“Il problema è che tu non credi,” sentenzia per iniziare.

La mano affusolata fa un gesto morbido, elegante, verso la cima del monte: “E non credendo non puoi comprendere come penso. Un fulmine dorato, apparso dal cielo dove dimora il Sommo...” e si blocca un momento, correggendosi in tempo “...Dialga, che colpendo a tradimento il mio Re lo rende più forte e più maestoso di quanto già non fosse – non ti pare una benedizione?”


L'altro abbassa la testa.


“Hai sofferto anche tu per la sua collera,” gli ricorda piano.


La memoria fa sfrigolare una grossa bruciatura sul fianco di Melio, ancora fresca, cicatrizzata da poco. Se fosse stato anche solo più vicino, forse non sarebbe qui a discorrere con lui.


“Sì,” ammette, “E mi prenderò la colpa di essermi lasciato accecare dalla maestà di Electrode al punto da rifiutare di riconoscere il suo dolore. Ma brillava come la stella del mattino, ed era cresciuto in grandezza come mai nessuno della sua famiglia prima in una notte sola... Una meraviglia del genere non può che sembrare un miracolo.”


Andy chiude gli occhi un momento, pensieroso, alzando il viso all'aria. Il terreno irregolare buca le suole consumate delle sue scarpe, ma non cade: lo conosce troppo bene ormai.


“Dovrai allora convenire che anche in noi umani vi è un barlume di divinità.”

Melio gli rivolge uno sguardo sottecchi, inarcando un sopracciglio.

“Va' avanti,” lo invita cautamente incuriosito.



Il più anziano afferra tra due dita il visore del suo berretto, come se l'azione di tenerlo lo aiutasse ad articolare meglio il suo discorso: “Se davvero il Sommo Sinnoh fosse stato il mandante dei fulmini che hanno colpito i Re e la Regina di Hisui, incollerendoli ma al tempo stesso donando loro una forza quasi ineguagliabile, e considerando che vivendo accanto a noi umani – sue creazioni tanto quanto lo sono i Pokémon stessi – è ben più semplice e rapido per loro migliorare ed irrobustirsi al punto da causarne in alcuni un'evoluzione di quanto non lo sia se lasciati a loro stessi, si potrebbe pensare che ognuno di noi abbia in sé almeno una sembianza di quelle saette celesti, se attraverso la nostra opera siamo in grado di replicare in maniera graduale ciò che abbiamo visto accadere al Nobile Electrode e ai suoi simili. Ergo, noi stessi umani saremmo come miliardi di singoli fulmini dorati inviati dal Sommo Sinnoh per adempire al miglioramento della sua infinita creazione.”



Apre un occhio, spia la reazione al suo fianco. Il più giovane sorride – non un ghigno o una smorfia, un sorriso vero, grosso, e sotto alle ciglia lunghe i suoi occhi danno una specie di sfavillio.


“Intrigante teoria!” ammette, con un indice pallido che si alza dal mento verso la guancia, verso l'orecchio; si sbilancia un poco, piega la testa in avanti per avvicinarla a quella ancora più diafana della sua: “Quasi blasfema, ma ti sei corretto in tempo.”


Andy da' un colpo di risa, uno solo, e gli angoli del suo broncio sembrano impennarsi quasi in un sorriso.


“Pensi che io abbia torto.” traduce.

“Niente affatto! È una visione alquanto interessante della realtà. Mi piace molto, te lo concedo. D'altronde-”


E spostandosi appena davanti a lui fa un gesto ampio, teatrale, di quelli che fa quando c'è gente con cui vuole far figura (bella o brutta, dipende dalla prospettiva), ad indicare l'interezza del suo essere mentre sperona il cielo con il mentro in una posa da smargiasso.


“Se questo non è un regalo del Sommo...!”


Andy grugnisce: fa sempre così quando qualcosa lo fa ridere davvero, perché la voce gli si ingolfa nel naso e viene fuori tutta accartocciata, come si accartoccia lui su sé stesso tra il peso del cesto sulle spalle e l'ilarità della stupida battuta dell'altro capitano, che ora osserva orgoglioso il risultato ottenuto dalla sua scenetta.


“E io che pensavo non fossi credente,” Melio continua mentre lo sostiene per evitare che caschi come un sacco di patate fumose, “Tantomeno poeta.”

Il forestiero agita la mano come a scacciare una mosca: “Oh, credimi, ci hai visto giusto – non sono né l'uno né l'altro.”

“Non provare neanche a mentirmi! Ti sei sentito? Non ti avrebbe potuto contraddire neanche il più venerabile anziano del Clan – gli avresti fatto venire le lacrime agli occhi dalla suggestione!”

“Non è vero-”

“Sì invece!”

“Mi piace solo parlare...”

“Parlare e prosare! E con che parole ispirate! Ti servirebbe giusto un qualche fondamento di metrica per essere un rimatore completo!”


Dalla foga con cui Andy si calca il berretto sugli occhi per mascherare il suo rossore si direbbe che sta cercando di sparirci dentro.

Melio ride al suo imbarazzo senza cattiveria.

È una risata veloce, che salta a balzi veloci e gli fa sussultare il petto e strizzare forte gli occhi, con la mano a coprirgli il mento.

Gli ricorda vagamente immagini confuse, storia moderna. Un nobile, forse.


La sua tenda è situata sopra l'arena di Electrode, su uno spiazzo abbastanza ampio da ospitare oltre alla sua abitazione, tra altre cose ben più piccole, anche un paio di pali per stendere la biancheria.


“Sicuro di non volermela lasciare qui, la tua giacca? Puoi restare finché non si asciuga. Lo sai che per me non è un problema.”

“Meglio di no. Non vorrei disturbare, e corriamo comunque il rischio che qualcuno appaia a tradimento.”

“E allora? Dico che mi sono sentito in pena quando ti ho visto annaspare in un torrente in cui la rintronanza senile ti ha fatto scivolare e dopo averti salvato la vita quale essere magnanimo che sono, vedendoti grondante come uno Psyduck appena nato, ti ho caritatevolmente permesso di asciugarti sul prato che precede la mia umile dimora.”

Andy sbuffa un paio di sghignazzi: “Temo non sia un racconto particolarmente verosimile alle orecchie altrui.”


(Specifica altrui perché Melio davvero ci proverebbe, a trascinarlo fuori dalle rapide, e lo stesso Andy farebbe per lui; ma non è cosa nota.)


L'altro scrolla le spalle: “Più lo farcisco più diventa coerente con il personaggio,” replica. “Ovviamente è una versione alterata dei fatti. In realtà ti avrò accidentalmente inzuppato e per la vergogna ho cercato di farti star zitto al riguardo offrendoti i servigi del Grande Melio o baggianate simili.”

“Ah, ebbene è così. Ma non funzionerebbe molto se qualcuno ci sentisse parlare in modo tanto rilassato come adesso.”

Il capitano del Clan Diamante sbuffa, ma invece di lamentarsi prende la giacca ancora bagnata, la piega, e gliela offre: “Ti stanchi mai di avere ragione?”

“Ciò che faccio, ciò che dico,” replica l'altro con uno dei suoi bronci sorridenti (anche se le parole che gli escono dalla bocca suonano storte, come se lui stesse facendo un'imitazione ed esse dovessero venire pronunciate da un'altra voce), accettando l'indumento pulito e restituendo la casacca blu: “Sempre uguale. La sicurezza prima di tutto.”



La sicurezza di cui parla non è certo la sua, né quella di Melio: Andy potrebbe molto tranquillamente rivelare la vera personalità del suo collega e tuttavia allo stesso tempo assicurarne l'assoluta segretezza, grazie da una parte all'incredibile abilità di attore di quello e dall'altra alla propria reputazione di individuo strambo e facilmente distratto da chissà quali tormenti, nonché prono a fidarsi e cercare anche troppo facilmente il lato buono delle persone. Ma non vorrebbe mai rischiare di incrinare la delicata e boriosa maschera che il capitano ha tanto faticosamente costruito, e con ciò rovinare quella fiducia che sentono l'uno verso l'altro.

Melio, in contrasto con la pantomima che ha accuratamene scelto e su cui ha lavorato nel corso degli anni per cavarsi dalla cupa caverna della sua timidezza infantile nel tentativo di supportare Damon in un qualsiasi modo possibile, è sorprendentemente schivo. Non ama scoprirsi fragile davanti alla gente, anche a costo di apparire insensibile; non a caso forse ha accettato di buon grado di vivere in isolamento quasi totale su questa montagna del cazzo (le parole, si dice da solo Andy, ma in fondo è la verità perché il monte Corona per quanto abbia imparato a farselo piacere è forse il posto meno ospitale di Hisui dopo i ghiacciai, e non si può esattamente dire che la regione di luoghi ospitali abbondi) come capitano del Re delle Caverne, tra i Regali forse quello più temuto – perché anche considerando la dimora vulcanica di Arcanine e l'immensa stazza di Avalugg, nessuna delle due mirabili bestie ha il vezzo di farsi esplodere con poco se non direttamente nessun preavviso e una potenza tale da scoperchiare intere grotte nel caso quel giorno la Luna gli andasse particolarmente storta.

Ma Melio stravede per Electrode: è la sua devozione e il suo affetto nei confronti del Pokémon che lo mantengono tanto docile ed appagato, e di rimando con la minaccia della distruzione che è sempre a rischio di seminare lo sferico Re allontana dal suo amato capitano fastidiose pesti che lo stancano a furia di farlo recitare senza tregua anche per ore.


A proposito di Electrode e la sua tendenza a farsi saltare in aria – Andy fruga in una delle tasche infilate sull retro della sua cintura, e ne tira fuori con un po' di fatica alcune Baccarance.



“Me ne sono ricordato,” dice soltanto, offrendogliele.

“Oh! Giusto - grazie...”


Melio accetta volentieri, infilandole una a una nei suoi borselli.


“Suppongo di doverti un favore,” commenta distrattamente.

“Ad esempio lasciare accese le torce nelle caverne?”


Alla frecciatina gli risponde uno scatto del bel viso così rapido per lanciargli un'occhiata oltraggiata che persino le ciocche che lo incorniciano non riescono a reagire in tempo, e affrettandosi svolazzano con un po' di ritardo contro il petto del più giovane.


“Ma lo sto già facendo!” si lamenta il capitano di Electrode con un tono lagnoso che fa venir voglia di gratuggiarsi le orecchie.


Andy (che quando vuole sa essere un gran figlio di Sneasler) gioca appena con la barba appuntita che gli sporge dal mento come un cespo di doppioteamillo, fingendosi pensoso.


“Davvero?” commenta, e intanto fa un passo indietro per evitare che gli arrivi una sberla in faccia per la scena che sta mettendo su, “Eppure mi era proprio parso che la Grotta Labirinto fosse particolarmente oscura, pochi giorni orsono... Pressappoco nel periodo attorno alla riappacificazione dei Regali, se non sbaglio... Quando il comportamento che hai esibito era, se posso essere onesto, particolarmente capriccioso...”


Una manciata di ditate sul naso se la becca comunque, perché Melio mannaggia a lui è tutto lungo e basta che si sporga un poco per raggiungere con le braccia anche a due metri da sé.
 

Con la mano attaccante ancora a mezz'aria dopo il suo assalto, il giovane capitano non riesce a contenere l'imbarazzo all'implicita accusa di infantilità che gli colora le guance di rosso: “È stata solo una volta!” si schermisce, tale e quale a un bambino che neghi una marachella: “Per evitare che quella canaglietta del Team Galassia si facesse friggere da Electrode!”

“Cosa che non è successa.”

“Dettagli! Comunque poi le ho rimesse apposto!”

“Se ben ricordo quello l'ho fatto io.”

“Non è quello il punto-- insomma, hai capito cosa intendo!”


Se Andy inclina appena la testa come se fosse confuso e non avesse infatti capito un bel niente, Melio si infurierà come uno Stunky con la coda pestata? Giudicando dai pugni stretti attorno alle ciocche di lavanda come per strapparle tutte d'un colpo e gli occhi ridotti a fessure che sputano veleno dalla pupilla, si direbbe proprio di sì.

Il palmo graffiante scatta di nuovo in avanti per tirargli una centra degna di un Ambipom, ma il capitano di Sneasler si scosta all'indietro fulmineo – anche troppo, a dir la verità, e geme con una smorfia dolorante quando dalla sua schiena si alza una sinfonia di scrocchi e schricchiolii vari.


“Ben ti sta,” bofonchia l'altro sibilando tra i denti stretti e i capelli in cui cerca di nascondere la faccia ancora scarlatta, insensibile alla sua breve angoscia perché ancora piccato per la presa in giro. “Vecchiaccio della malora.”


Andy ride di gusto, cercando di dissimulare i suoi grugniti. Melio si gira, gli da' stizzito le spalle; ma il forestiero non se ne offende affatto e neanche lo prende sul serio, e continua a sghignazzare sospirando ogni tanto a gran voce con il suo broncio più felice.

Dal cesto della biancheria poggiato a terra raccatta la sua giacca ancora umida, ponderando un momento se dovrebbe mettersela addosso e decidendo in ultimo che forse è meglio di no. Fa scivolare la casacca blu scuro dalle sue spalle e tenta di piegarla come meglio può, per darle una sembianza di ordine; ignorato e ignorando il suo compagno offeso fa per appoggiarla da qualche parte che non sia a terra.



“Scommetto,” la voce di Melio lo raggiunge (percepisce il suo sguardo sottecchi che lo spia mentre è voltato) “Che con tutto il tempo che passi sottoterra a socializzare con Geodude e infastidire Golbat non sai neppure che stasera ci sarà una Luna piena.”

La notizia lo intriga: “No,” ammette con genuino interesse, “Effettivamente non ne avevo la minima idea.”

Il giovane schiocca la lingua con finta sufficenza: “Tsé! Ovvio! Dove saresti, senza il Grande Melio che ti avvisa delle festività mensili della natura...”


Scuote il capo, e la treccia ondeggia contro la sua schiena dritta con un moto quasi ipnotico. Il pù anziano segue il basculare incantato senza neppure accorgersene, tantomeno realizzare che Melio adesso la fa ballare apposta, un po' per il modo in cui gli colpisce le spalle e un po' per intrattenere Andy.


“Sarà vicinissima al monte, dicono,” aggiunge: “E ben visibile dall'Arena del mio caro Re...”


Ah – ecco svelato il perché di questa improvvisa menzione.

Per quanto infastidito, Melio vuole comunque ripagare il suo favore.


“Avrai un'ottima visuale, allora,” Andy si limita a commentare.


L'altro capitano annuisce, e finalmente si volta.


Ha ancora il broncio, e la faccia semi nascosta dai capelli, ma fa comunque un passo avanti, per avvicinarsi: “E avrò chiaro di Luna in abbondanza! Anche fin troppo, se devo essere sincero. Quindi...”



Passa un attimo di perfetto silenzio. Si sentono i Voltorb sprizzare scintille nell'arena mentre giocano.



“... Se volessi unirti a me...”

“Se questo è un invito, accetto volentieri.”

“Cos'altro dovrebbe essere?”

 

Melio gli sorride mentre lo dice.











 



ho circa 27 dinamiche diverse tra Melio ed Andy che tengo in palline di vetro nella mia mente e che ogni tanto agito per vederli sballottare in giro come la neve finta. li amo da morire. vorrei frullarli.
Comunque!
Questa storia è stata divisa in due parti perché la seconda (non finita) si sta rivelando particolarmente lunga, e visto che ho già un'altra fic ancora più lunga in lavorazione ho deciso di non fare una pergamena anche di questa.
Ne approfitto per mettere le mani avanti e dire che in questa storia sia Andy che Melio sono aromantici - non fatevi ingannare dal fatto che io sono una rincoglionita che bacia i suoi amici appena può e ho la brutta abitudine di trasmettere i miei tic e le mie abitudini ai personaggi che scrivo. Eccetto la parte che verrà in cui loro due si sbronzano male, perché io ho il terrore di ubriacarmi e tra l'altro di alcolico ho bevuto in tutta la mia vita solo un singolo sex on the beach che per quanto gli altri mi dicessero che si sentiva solo lo sciroppo di frutta per me era amaro come il tossico.
Spero vi sia piaciuto il capitolo!
   
 
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