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Autore: Medhp    17/08/2022    0 recensioni
L'ultimo anno dei Malandrini e Lily Evans a Hogwarts, tra guerra e nuovi amori.
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"Eros e Thanatos sconfinano l'uno nell'altro per consentire alla vita di evolversi, ma solo se la coscienza del soggetto può partecipare consapevolmente a questa eterna danza è possibile mantenere la tensione tra le due forze senza che l'una arrivi ad annientare l'altra."
- Aldo Carotenuto, Il fascino discreto dell'orrore, 1997
Genere: Generale, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Capitolo 10

— Evans, sei in anticipo: dillo che non vedevi l’ora! —
— Potter, sappi che sono ancora in tempo a tornare in dormitorio. —
— Non oseresti! —
— Vogliamo scommettere? —
Una risata interruppe il loro battibeccare e i due guardarono entrambi piuttosto imbronciati un Sirius piegato in due dal ridere.
— Buongiorno Lily. —
— Rem, menomale che sei arrivato, la mia sanità mentale è seriamente a rischio con questi due. —
— Le altre non vengono? —
— Marlene e Mary sicuramente no, hanno entrambe appuntamento con qualche ragazzo. Dorcas invece ha detto che ci raggiunge dopo perché voleva dormire un altro po’. —
— Va bene, allora manca solo Pete e poi ci possiamo muovere. A proposito, James, sai per caso dov’è? —
— Oh, suppongo che stia ancora in Sala Grande a mangiare. —
— Al solito! —
Quando un concitato Peter arrivò, rosso come un pomodoro e ansimante per la corsa fatta, i cinque si avviarono verso Hogsmade.  La mattinata passò piuttosto in fretta: Lily insistette per passare da Scrivenshaft, Remus pretese di fare rifornimento di cioccolato da Mielanda, mentre James e Sirius trascinarono una sbuffeggiante rossa da Zonko. Quando si fece una certa ora si sentì chiaramente lo stomaco di Peter brontolare e, prendendolo tutti un po’ in giro, decisero di avviarsi verso i Tre Manici di Scopa. 
Già si stavano pregustando la Burrobirra che avrebbe loro servito Madama Rosmerta, quando sentirono uno scoppio. A questo seguirono delle grida e fu facile per loro individuare dei cappucci neri apparire tra la gente. Rimasero paralizzati per qualche secondo, impreparati agli eventi, ma quando iniziarono a vedere raggi luminosi invadere le strade si riscossero.
 — Peter, trasformati e vai ad avvertire Silente il più velocemente possibile. —
James aveva subito preso in mano la situazione, chiarendo che la priorità era ottenere aiuto. Sulla sua scia Remus si affrettò a inviare un Patronus ad avvertire il Ministero, al che Lily rimase imbambolata mentre tornava con la mente agli eventi di qualche mese prima.
— Evans, noi siamo Caposcuola e Remus è un prefetto, dobbiamo assicurarci che gli studenti tornino a scuola. —
Lily si riscosse.
— Bene. Direi di dividerci e cercare di creare dei gruppi in cui gli studenti più piccoli siano accompagnati da qualcuno del settimo anno. Sirius, è meglio se ci dai anche tu una mano. —
Annuirono decisi e si separarono.
Ovviamente riuscire a creare delle vie sicure per far tornare a scuola chi non aveva deciso di rimanere a combattere fu molto difficile. Sembrava che i Mangiamorte avessero bloccato ogni via di fuga dal villaggio. Anche individuare dei rifugi sicuri era arduo, visto che sempre più edifici venivano danneggiati o perquisiti. Lily chiese a un paio di Tassorosso di fare da sponda con la materializzazione, portando i più piccoli ai cancelli di Hogwarts in piccoli gruppi. Confidando in loro si allontanò in cerca di qualcuno che potesse essere utile ma presto venne attaccata alle spalle. Riuscì ad evitare la cruciatus per un soffio. Strinse forte la bacchetta tra le dita e iniziò a contrattaccare. Mise in pratica molte delle cose che aveva imparato in quei mesi, consapevole che qualche tempo prima sarebbe stata spacciata. Sentiva la Mangiamorte ridere a ogni attacco schivato e si chiedeva chi potesse essere tanto folle da trarre godimento da un duello. 
— Depulso! —
Finalmente la donna si era distratta e Lily ne aveva approfittato per farla schiantare contro la vetrina di un negozio. Probabilmente aveva perso i sensi ma, per sicurezza, prima di voltarsi la legò con un Incerearmus. Capì immediatamenteche ad attirare l’attezione della Mangiamorte era stata l’apparizione dei mantelli blu degli Auror. Un po’ sollevata riprese a correre ma presto si bloccò alla vista di qualcuno che conosceva in una pozza di sangue.
— Potter! Rimani con me. Da che incantesimo sei stato colpito? —
— Non lo so… non lo conosco… — la voce era flebile, come se emettere quei semplici suoni richiedesse tutta la sua energia.
— Ok. Tranquillo, ci penso io. —
Tirò fuori dalla tasca destra delle boccette e il ragazzo piegò lievemente le labbra verso l’alto.
— Sempre previdente, Evans. —
— Vedi di stare zitto. Ecco, ora ti applico dell’essenza di Dittamo. Non dovrebbero rimanere cicatrici, ma nelle tue condizioni… —
Appena il liquido toccava le innumerevoli ferite un fumo verdastro si levava dalla pelle e gli squarci lasciavano il posto a sottili linee rossastre, come se pelle nuova si fosse tesa sopra quei buchi che prima lasciavano intravedere la carne viva.
— Visto? Ha funzionato. Ora vediamo di prevenire lo shock ipovolemico: apri la bocca che ti do un po’ di Rimpolpasangue. —
Somministrata qualche goccia di pozione, fece levitare James ai lati della strada, in modo da essere più riparati e al contempo sollevargli le gambe contro un muro.
— Grazie… —
— Non dire scemenze. Ora vedi di stare tranquillo che sicuramente Madama Chips riuscirà a curarti meglio. —
In tutto quel tempo però, preoccupata per la salute dell’amico, Lily non si era preoccupata di erigere incantesimi difensivi, così si trovarono sotto tiro della stessa Mangiamorte che poco prima lei aveva sconfitto.
— Piccola Sanguesporco, non crederai di poterla passare liscia. —
Ghignava apertamente, consapevole che in quella situazione la Grifondoro aveva poche possibilità di difendersi: addossata a un muro e con un’altra persona da difendere. Anche Lily ne era tristemente consapevole e stava per tirare un sospiro di sollievo quando vide gli altri incappucciati smaterializzarsi via. Tuttavia la follia di quella donna non aveva confini, per cui, prima di sparire nel nulla, li schiantò e afferrò le braccia dei due, trascinandoli con sé.
Quando riaprirono gli occhi si trovarono su un pavimento sudicio, intontiti ma purtroppo consapevoli di cosa li aspettasse. Rimasero in silenzio, lasciando passare quella che sembrava essere un’eternità di tempo, ma potevano essere benissimo pochi minuti, prima di sentire un rumore di passi avvicinarsi.
— Bene, bene chi abbiamo qui? —
La paura li invase quando capirono chi era l’uomo, se poteva definirsi tale, che stava loro davanti. Con i suoi occhi rossi e il naso serpentino, Lord Voldemort si avvicinò a loro. Un brivido di puro terrore percorse il corpo di Lily quando, con le sue mani lattee, le sollevò il mento per indurla a guardarlo. In un attimo le fu in testa, a caccia di ricordi da usarle contro, ma trovò qualcosa di assai più interessante: Lily riuscì a buttarlo fuori solo dopo che ebbe visto il suo colloquio con Silente, quello in cui si parlava dell’Ordine.
— Sudicia Sanguesporco, già mi sei sfuggita una volta e non solo hai creduto di passarla licia ma addirittura ti sei voluta ulteriormente mettere contro di me. —
I due ragazzi sbarrarono gli occhi, consapevoli che tutto ciò non faceva altro che aggravare la loro situazione. 
— Potrei continuare a leggervi, ma non sarebbe altrettanto divertente… Ditemi tutto ciò che sapete su quest’Ordine della Fenice, se volete continuare a vivere. —
Nonostante la paura, fu l’odio a prevalere. Così lei gli lanciò un’occhiata sprezzante e sputò con forza le parole: — Non siamo stupidi, sappiamo benissimo che moriremo comunque. —
— Forse tu, ma lui è un Purosangue. Può sempre unirsi alle file dei miei Mangiamorte. —
Non dubitò neanche per un momento della lealtà di Potter, era l’unico pregio che lei gli avesse mai riconosciuto e comunque, poteva non apprezzare la sua arroganza, ma da lì a pensare che avrebbe potuto vendere i suoi amici e i suoi genitori ce ne passava. E poi gli ultimi eventi le avevano aperto gli occhi.
— Mai! — urlò Potter — piuttosto preferisco morire! —
Furono queste parole a dare inizio alle torture, ovviamente rivolte solo a lei. Infatti, come Voldemort si premurò di ricordarle, essere puri di sangue porta sempre determinati vantaggi. Lei fu sollevata che almeno Potter avrebbe avuto qualche possibilità di uscirne vivo. Insomma, era chiaro che erano messi male, e con loro tutto l’Ordine, visto che era chiaro che dopo essersi divertito sarebbe tornato alla Legimanzia, ma almeno poteva sperare in un salvataggio prima che la situazione degenerasse troppo.
Così rivolse uno sguardo rassicurante al suo compagno di sventure e gli disse: — Non parlare, ti prego. Fallo anche per me. —
Poi il suo corpo fu percosso da un dolore di una tale intensità che non avrebbe mai ritenuto possibile, era il Signore oscuro in persona a torturarmi. All’inizio riuscì a trattenere urla e gemiti, ma dopo un po’ le risultò impossibile. Le sue grida si mischiavano ai singhiozzi disperati di James e alle risate di Voldemort e dei Mangiamorte che lo affiancavano. Eppure dalle sue labbra non uscì neanche un’informazione, neanche una supplica per farli smettere. Forse fu per questo che l’inferno durò così tanto.
Quando il dolore cessò sentì, ovattata, la Sua voce: — Pensaci, o domani tornerò —
— Mi fai schifo! — urlò prima di svenire.
Quando riaprì gli occhi, lo sguardo nocciola di Potter sembrava urlare mille scuse e richieste di perdono. Non riusciva a capacitarmi di come quello sguardo, su cui non si era mai soffermata più di tanto, in quel momento le sembrasse così familiare e confortevole.
— Non fare lo stupido, niente di tutto questo è colpa tua. —
— Evans, da quando in qua sei così gentile con me? —
— Non lo so Potter, forse da quando stiamo rischiando la vita insieme. Non vorrei mai che le mie ultime parole fossero un insulto nei tuoi confronti, non essere egocentrico. —
Così iniziarono a parlare, dapprima di argomenti neutri come la scuola, per poi passare al segreto di Remus, alla sua vecchia amicizia con Piton, ai Malandrini e alle loro più grandi speranze. Seppur per poco, sembrarono semplici amici che discutevano alla luce calda del camino in Sala Comune. Sembrarono dimenticarsi del pavimento gelido e della voce di lei che usciva a fatica, ma tutto questo non durò molto.
La pace apparente venne rotta nel modo più straziante che potessero immaginare.
Fenrir Grayback, che non si curò neanche di coprire il volto, la afferrò per un polso e la strattonò violentemente.
— Alzati, così ti posso mostrare l’unica cosa per cui una Sanguesporco può essere utile. —
All’inizio la sua mente si rifiutò di capire, ma non poteva negare l’evidenza davanti al modo cattivo in cui l’uomo la guardava e si leccava le labbra, non poteva ignorare gli occhi sbarrati di James e le sue suppliche di lasciarla in pace. Poteva forse ancora sperare di sbagliarsi, ma ciò che le stava per succedere non si poteva più negare quando la trascinò in un’altra cella, questa volta vuota. Ovvio, ci voleva un po’ di privacy.
Non era mai stata una di quelle ragazze che fantastica sulla prima volta perfetta, eppure l’avrebbe di certo immaginata in un modo diverso. Una maniera dolce, con il ragazzo che le piaceva e che la riempisse di attenzioni. Non avrebbe mai immaginato quel pavimento gelido contro la sua schiena nuda, non avrebbe mai immaginato i suoi vestiti strappati in terra, la sua voglia di gridare non per il piacere ma per la paura e il dolore. Le sue mani sul suo corpo le fecero salire una gran voglia di vomitare ed effettivamente è quello che fece, girò la testa e iniziò a buttare tutto fuori per il disgusto. Come unica risposta a tutto ciò ottenne un violento strattone e un qualcosa di rosso e appiccicaticcio che iniziò a inzupparle i capelli. Tutto intorno a lei iniziò a girare e sentì un qualcosa premerle tra le gambe. Se fino ad un’ora prima aveva il terrore di lasciare questa vita, in quel momento sperò che finisse tutto il prima possibile. Intontita, non aveva più la forza di combattere. Se prima si era agitata, dimenata per cercare di allontanarsi da quelle mani, a quel punto non aveva più forze per lottare. Chiuse gli occhi, pregando che accadesse un miracolo. E forse accadde davvero: quell’animale amava il brivido della caccia e vederla così poco combattiva lo aveva deluso. Così si allontanò, risparmiandole il peggio.
— Tranquilla, avremo modo di concludere il nostro discorso… forse alla prossima luna piena. —
La ributtò nella cella che aveva condiviso con James e le rivolse un ultimo sguardo lascivo, lei accolse con sollievo il perdere i sensi ancora una volta.
Si svegliò tremante, sotto gli occhi lucidi di Potter che la osservavano. Egli aprì la bocca ma poi la richiuse senza che alcun suono l’avesse lasciata, come se non trovasse le parole adatte. Cosa doveva dirle? Che le dispiaceva? Non aveva alcun senso e certo non sarebbe stato di alcun aiuto. Si limitò quindi ad allungare una mano verso di lei e a stringerla, come a volerle ricordare la sua vicinanza. Passarono in silenzio chissà quanto tempo, sino a quando non gli venne un’idea.
— Sally! —
Un elfo domestico apparve davanti a loro e gli occhi di lei brillarono di comprensione: gli elfi possono smaterializzarsi ovunque. Così, tremanti e malconci, allungarono le mani verso quell’esserino, che in un attimo li portò ad Hogwarts. Erano in salvo. Lei svenne ancora.
Quando riaprì gli occhi la luce bianca dell'infermeria la accecò, tanto che fu costretta a richiuderli immediatamente.
Madama Chips si precipitò al suo capezzale e dopo le prime domande, anche un po' banali, immaginava per controllare se la cruciatus avesse danneggiato il suo cervello, iniziò la visita. 
— Sente dolore da qualche parte? —
Ovunque, avrebbe voluto rispondere. Tremava ma non voleva mostrarsi troppo fragile: l’orgoglio Grifondoro glielo impediva. Scosse la testa, ottenendo come risposta un’occhiata dubbiosa della Medimaga, che continuava a osservare i lividi violacei che le dipingevano la pelle un tempo diafana. In ogni caso, fu costretta ad assumere una miriade di pozioni. Esausta, si rannicchiò con le ginocchia contro il petto, cercando di respingere quei dannatissimi ricordi.
Dopo neanche un'ora fu Potter ad essere al suo capezzale, c'era un imbarazzo palpabile ed entrambi rimasero in silenzio. Furono gli occhi a parlare, sembravano gridare "siamo salvi", come se avessero realizzato tutto in quell’ istante.
Rimasero così per chissà quanto tempo, quando la salutò lo fece con una carezza. Lily non si scansò.
— Ci vediamo, James. —
— Per te Potter, Lily. —
E sorrise.

   
 
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