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Autore: kimikocchan    18/08/2022    1 recensioni
Sakura e Sasuke non potrebbero essere più diversi. Pur conoscendosi fin dall’infanzia non sono mai andati d’accordo.
Durante una gita scolastica, in visita al Tempio del Fuoco, i due finiscono per litigare davanti alla statua del monaco Chiriku che offesa per la poco considerazione mostratale, lancia su di loro uno strano incantesimo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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9. La rassegnazione di lui e la rabbia di lei


Sasuke lasciò dormire Sakura per tutto il resto della giornata, e solo a pomeriggio inoltrato si decise a riattraversare lo spazio che divideva le loro case, e le rispettive finestre delle loro camere da letto.
Da quando l’aveva lasciata riposare non aveva fatto altro che ripensare alle parole di Sakura, al fatto che lo avesse sinceramente ringraziato ma soprattutto al fatto che non aveva potuto fare a meno di sfiorarla. Aveva sentito il cuore battere all’impazzata e una voglia irrefrenabile di baciarla, frenata solo dall’ennesima ritrovata consapevolezza che Sakura fosse intrappolata nel suo corpo maschile e lui a sua volta nel corpo femminile di lei.
Ormai era certo di provare qualcosa di molto forte per la Haruno ma allo stesso tempo si era rassegnato all’idea che per la ragazza non fosse lo stesso, e la loro situazione attuale era forse la prova evidente del fatto che non ci sarebbe mai stato niente tra loro.
Come in passato, nel presente le cose non erano cambiate e forse mai sarebbero cambiate.
Sasuke atterrò con attenzione sul davanzale della finestra e una volta assicuratosi di essere stabile, aprì lentamente la finestra della sua stanza. Una sensazione di smarrimento mista a preoccupazione lo invase alla vista del letto vuoto. Sakura era sparita.
La cercò per tutto il piano ma fu inutile. Uscì di nuovo silenziosamente dalla finestra, scese lungo l’albero e in un attimo fu davanti alla porta di villa Uchiha pronto a citofonare.
La signora Uruchi comparve sull’uscio di casa.
“Sakura,” disse con tono caldo. “Cosa posso fare per te?”
“Buonasera signora Uruchi,” rispose Sasuke con un leggero sorriso nel tentativo di mascherare la sua ormai crescente preoccupazione. “Sto cercando Sasuke. È in casa?”
“Il signorino ha detto che sarebbe andato a fare due passi. L’ho visto molto pensieroso e poco incline alla conversazione” lo avvertì.
“Va bene, grazie” ringraziò Sasuke prima di voltarsi e correre in direzione del centro di Konoha.
 
Sakura camminava silenziosamente ormai da venti minuti lungo il molo di Konoha mentre i gabbiani prendevano ad allontanarsi verso l’orizzonte colorato da un tiepido tramonto.
Nonostante avesse dormito tutto il giorno, bevuto almeno tre litri di acqua e preso due aspirine, sentiva ancora la testa scoppiare. Era tormentata da una strana sensazione, che non voleva lasciarla stare. Per non parlare poi dei suoi pensieri che sembravano sempre andare ad una sola persona: Sasuke. Sasuke, Sasuke e ancora Sasuke.
La sua mente non voleva saperne di pensare a qualcos’altro. Aveva tentato più volte di focalizzare la sua attenzione sulla finale che si sarebbe svolta il giorno dopo ma quest’ultima non faceva altro che ricordargli la situazione in cui si era cacciata insieme a niente po’ po’ di meno che Sasuke.
“Si può sapere che diamine mi prende?” borbottò infastidita per l’ennesima volta nel corso di quel pomeriggio durante il quale non aveva fatto altro che ripensare alle parole di apprensione del ragazzo e al suo tocco dolce e delicato. Sakura sussultò per poi tirare un calcio a un sasso poco vicino che cadde in acqua emettendo un piccolo tonfo.
Sasuke non era dolce e delicato. Sasuke aveva reso la sua vita al liceo un inferno per tre lunghissimi anni e non si era mai degnato di spiegarle vagamente il perché di quel trattamento infelice. Ricordava solo che un giorno Sasuke si era svegliato e aveva deciso di non rivolgerle più la parola. Dopo averla ignorata per mesi, una volta entrati al liceo, in seguito aveva deciso di tornare a parlarle, scoprendo che non era più il ragazzo gentile e premuroso che conosceva.
Era diventato arrogante, presuntuoso e pieno di sé, senza contare che non aveva mancato di infastidirla e punzecchiarla per ogni cosa e ogni qual volta ne capitasse l’occasione.
La ragazza scosse la testa. Aveva sofferto troppo per l’allontanamento di Sasuke e non ci sarebbe ricascata di nuovo. Non stavolta. Desiderava solo che quella assurda situazione, quel paradossale scambio di corpi giungesse alla fine. Con la speranza che seguendo i loro piani ci fosse effettivamente una fine.
Qualcosa all’improvviso vibrò nella sua tasca. Sakura tirò fuori il telefono e la sua attenzione fu catturata dal mittente del messaggio: Sasori.
 
“In bocca al lupo per domani. Spero che l’appuntamento sia ancora valido”.
 
“Cavolo” borbottò tra sé e sé. Se n’era completamente dimenticata. Come aveva potuto dimenticare l’appuntamento con Sasori? Per anni non aveva desiderato altro che un’occasione con lui e ora sembrava non esserne più entusiasta. Come se non bastasse c’era quell’assurda e inverosimile situazione di scambio di corpi da considerare… E se dopo il test di ammissione le cose non fossero tornate normali? Se fosse rimasta nel corpo di Sasuke per sempre?
 
“Sapevo che ti avrei trovata qui”.
Sakura si voltò di scatto, incontrando la figura graziosa del suo corpo a fissarla con un cipiglio severo.
“Come sapevi dov’ero?” domandò, tornando a guardare il mare poco distante.
“Quando qualcosa ti preoccupa vieni sempre qui” rispose Sasuke camminando verso di lei.
Sakura allargò gli occhi sorpresa. “Te lo ricordi?”
“Sì” confermò Sasuke guardando la sua figura con la coda dell’occhio. Il viso di Sakura si era appena contratto in un’espressione seria e laconica. “Come stai? È passata la sbronza?”
“Un po’ di mal di testa. Nulla di cui tu debba preoccuparti” tagliò corto.
A Sasuke non sfuggì il suo tono acido. “Sei di cattivo umore per caso?”
“Sto benissimo” disse di nuovo lei, riprendendo a camminare.
“Non mi sembra” controbatté Sasuke affiancandosi alla sua figura che tentava senza troppo successo di scappare dalle sue domande.
“Senti Sasuke cosa vuoi che ti dica?” sbottò Sakura nel suo corpo e la voce dura e graffiata. “Vuoi che ti dica che sto bene? Perché vuoi la verità? La verità è che non sto bene! Voglio tornare nel mio corpo! Voglio…” Sakura si fermò a prendere un respiro profondo nel tentativo di tranquillizzarsi. “Voglio tornare alla mia vita”.
“Pensi che io non voglia tornare alla mia vita?” ribatté Sasuke con un tono che sapeva di risentimento. “Pensi che mi piaccia questa situazione?” domandò sarcastico.
Sakura lo guardò truce. “Oh sì certo, perché Sasuke è troppo figo per vivere il resto della sua vita nel corpo della sfigata Sakura Haruno”.
“Si può sapere come hai fatto a stravolgere la mia frase in quello che hai appena detto?” sbottò. “Io non ho mai detto nulla del genere!”
“No, però l’hai pensato!”
“No che non…”
“Ammettilo Uchiha,” soffiò Sakura esausta. “Quando siamo entrati al liceo, sei diventato popolare e hai smesso di frequentarmi”.
La frase che Sasuke stava per emettere gli morì in gola e si sentì mancare l’aria.
“Potevo accettarlo, sai? In fondo le dinamiche del liceo le comprende anche una nerd secchiona come la sottoscritta ma… Non mi hai più rivolto la parola se non per prendermi in giro. Sei diventato crudele, Sasuke”.
Sasuke la guardava in silenzio mentre il cuore cominciava a farsi sempre più pesante ad ogni parola di Sakura.
“Quindi, smettila di essere gentile e smettila di fingere che ti importi qualcosa di me”.
“Va bene” soffiò Sasuke. “In fondo sono venuto fin qui perché non mi importa un accidenti di te” disse tagliente per poi fare dietro front e andarsene.
 
Il grande giorno era arrivato. Sakura, o meglio Sasuke, avrebbe sostenuto il test alle tre mentre Sasuke, o meglio Sakura, avrebbe giocato la finale alle nove.
“Sakura, stai bene?” domandò piano Hinata che l’aveva accompagnata al campus dell’università prima che lei accedesse all’edificio per sostenere l’agognato test di ammissione.
“Sono solo un po’ in ansia” rispose Sasuke che si era sistemato per l’ennesima volta la camicetta e la gonna che non ne voleva sapere di stare al suo posto.
“Sicura che non ci sia altro? Tipo, qualcosa che abbia a che fare con Sasuke?”
Il ragazzo si domandò se Hinata fosse dotata di un qualche sensore o radar specializzato nella rilevazione di problemi relazionali con il prossimo.
“Assolutamente no” rispose lui categorico. “Non c’è nulla da dire a riguardo”.
“Avanti Sakura…” cominciò Hinata. “Quando finirà questa farsa?” domandò l’amica che in quel pomeriggio si stava rivelando più chiacchierona e impicciona del consueto.
“Quale farsa?” domandò Sasuke non capendo dove volesse andare a parare.
“Puoi fingere quanto vuoi che la cosa non ti riguardi ma la verità è che Sasuke ti piace”.
Sasuke si paralizzò all’istante. Cosa aveva appena detto?
“C-che cosa?” domandò completamente spiazzato.
“Era da tempo che volevo dirtelo. Altrimenti per quale motivo staresti sempre così ogni volta che c’è di mezzo lui?”
“Così come?” domandò il ragazzo, curioso di capire dove l’amica di Sakura volesse andare a parare.
“Come se ti importasse di tutto quello che lo riguarda!” esordì Hinata con tono ovvio.
“Ti sbagli!” obiettò Sasuke. “Io lo odio! E lui mi odia!"
E aveva ottime argomentazioni a riguardo. Bastava solo ricordare la discussione del pomeriggio precedente. Era fermamente convinto che Sakura a quel punto lo odiasse senza ombra di dubbio.
“Quindi ti importa” concluse Hinata pacata.
“Quale parte di “lo odio” non ti è chiara, Hinata?” domandò lui al limite dell’esasperazione.
“Sakura, l’indifferenza è il contrario dell’amore mentre l’odio ne è l’altra faccia”.
Sasuke la guardò incredulo. Che fosse davvero così?
“Signorina Haruno, abbiamo concluso il controllo della documentazione. Si rechi in aula tre al secondo piano per sostenere l’esame”.
Sasuke e Hinata si voltarono in direzione della porta trovando una signora di mezz’età con gli occhiali a mezzaluna a guardarli con sguardo serio e una pila di fogli tra le mani.
“V-va bene” rispose Sasuke cominciando a sentirsi leggermente agitato.
“In bocca al lupo” sussurrò Hinata con un sorriso rassicurante.
Sasuke sospirò rassegnato per poi alzarsi dalla panca e dirigersi dove gli era stato indicato.
 
Sakura non avrebbe mai pensato che gli spalti del campo da football del liceo di Konoha potessero essere un posto rilassante. Avvolta nel silenzio, si guardava intorno pensando a come sarebbero stati quegli stessi spalti a distanza di due ore. Poi il suo sguardo si posò sul campo da football, lo guardò in tutta la sua lunghezza insieme alle luci che presto o tardi lo avrebbero illuminato.
“Dunque, eri qui”.
Sakura si voltò in direzione della voce di Naruto che si trovava a pochi scalini dalla sua figura. Il biondo si avvicinò insieme al suo borsone penzolante da una spalla.
“Sono passato a casa tua e mi hanno detto che eri già qui. Ho pensato fosse uno scherzo ma a quanto pare mi sbagliavo”.
“Già…” esordì Sakura a sguardo basso. “Non sembra una cosa da me”.
“Ultimamente hai fatto una marea di cose che non erano da te. Ma sai una cosa? Questo Sasuke mi piace molto”.
Sakura sbatté le palpebre confusa. “Come?”
“Sì insomma Sas’ke… Hai ricominciato a sorridere. A sorridere per davvero”.
Sakura lo guardò in attesa di dove sarebbe andato a parare il discorso.
“Che sia merito di Sakura?” domandò infine il biondo con un sorriso sornione ma che trasmetteva affetto.
“Ne dubito” rispose prontamente lei. Sasuke contento della sua presenza. Certo, come no.
“Oh, andiamo amico,” esclamò Naruto. “Nonostante il tuo caratteraccio, ho visto come la guardi! Da tre anni a questa parte, l’hai sempre trattata in modo diverso dalle altre!”
“Cioè bulleggiandola e deridendola?” domandò Sakura con un tono tra l’ovvio e il ferito.
“Solo perché non potevi averla come le altre”.
Sakura lo guardò truce. Non c’era niente di peggio che essere trattata come un trofeo da vincere. “Tu sei pazzo” disse, scuotendo la testa.
“Sakura è una brava ragazza. È premurosa e gentile ma allo stesso tempo intelligente, forte e decisa. Qualcuno che insomma riusciva a tenerti testa”.
Sakura ridacchiò. “Tu dici?”
“Ne sono convinto,” confermò il biondo. “I vostri battibecchi non sono altro che la prova evidente della forte attrazione che c’è tra voi”.
Ok, era ufficiale. Naruto doveva essere impazzito.
“E poi sei stato tu a dire che l’unico motivo per cui trovavi il liceo divertente era, e cito testualmente le tue parole, per la presenza di ‘quella secchiona so-tutto-io, petulante e senza tette’”.
Secchiona so-tutto-io, petulante e senza tette, eh?
“Sasuke… Non avere paura di esprimerle quello che provi. Non scappare”.

Non ho paura... Ho solo rovinato con tutta probabilità l'unico momento in cui sembravamo andare d'accordo con la mia boccaccia e ora... Lei mi odia”.
Sakura tornò a guardare il campo di fronte a sé.
O stava davvero scappando?

 
  
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