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Autore: G_Monti_E_97    19/08/2022    0 recensioni
Lord Voldemort è rinato dopo la fine del Torneo Tremaghi, molti Mangiamorte si muovono nell'ombra e Silente riforma l'Ordine della Fenice. Per sconfiggere il Signore Oscuro chiederà aiuto a un ex agente del ministero, un ragazzo che è stato torturato da Voldemort per servirlo, diventando uno dei suoi più fedeli servitori.
Rinchiuso per anni a Nurmengard, ora ha la possibilità di aiutare Silente e il ragazzo che è sopravvissuto.
Il suo nome è Byron White.
(Storia di mia invenzione presente anche su Wattpad)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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I piedi di Harry toccarono il pavimento e la testa della statua gli sfuggì dalle mani andando a cozzare sulla grande scrivania nell'ufficio di Silente.

Harry si guardò attorno, e sembrava che durante l'assenza del Preside ogni cosa si fosse riparata da sola. I delicati strumenti d'argento erano di nuovo al loro posto sui tavolini sottili.

Lanciò uno sguardo fuori dalle vetrate, dove una pallida linea verde stava comparendo all'orizzonte.

Eppure in tutto quel silenzio avrebbe solo voluto urlare, strappare le tele dei quadri con rabbia. Le immagini di poche ore prima gli riempirono la mente.
Sirius era morto per colpa sua, soltanto per colpa sua. Se non fosse stato così stupido da cadere nella trappola di Voldemort.

Aveva messo in pericolo la vita dei suoi amici, erano dovuti intervenire i membri dell'ordine, perfino Byron si era messo in mezzo.

Il terribile attimo in cui aveva pensato che li avesse traditi tutti era stato terrificante, con quegli occhi freddi, era stato come guardare uno sconosciuto. Eppure quel momento era passato tanto rapidamente da fargli pensare di esserselo immaginato.

Lo aveva protetto, aveva duellato contro i Mnagiamorte preoccupandosi di metterlo in salvo. Ma non era bastato. Se non avessero sbalzato via Bellatrix verso Sirius forse...

Era semplicemente svanito dietro quel telo, le braccia di Byron che lo bloccavano erano state le uniche cose che gli avevano impedito di tuffarsi dentro l'arco di pietra.

Byron... i ricordi confusi che aveva visto quando il dolore lo stava divorando lo invasero come una valanga... lo aveva visto inginocchiato davanti a Voldemort... torturare delle persone ed era lì quella notte, la notte in cui i suoi genitori erano morti. Era stato lui a uccidere suo padre ed era rimasto a guardare mentre Volemort uccideva sua madre.

Strinse i pungi con forza e chiuse gli occhi. Lo aveva baciato, aveva baciato l'assassino di suo padre. Quante volte gli aveva parlato dei suoi genitori tranquillamente e invece era solo un bugiardo. Hermione aveva ragione, Sirius aveva ragione nel non fidarsi ed ora era morto.

Non sopportava più di essere se stesso... non si era mai sentito più in trappola dentro il proprio corpo, mai aveva desiderato tanto di essere qualcun altro, chiunque altro...

Fiamme smeraldine esplosero nel camino vuoto. Harry si allontanò con un balzo e fissò l'uomo che roteava là dentro. Mentre l'alta figura di Silente usciva dal fuoco.

Senza guardare Harry, si tolse di tasca la piccola, brutta, spennacchiata Fanny e la posò con dolcezza sullo strato di soffici ceneri sotto il trespolo dorato sul quale di solito si appollaiava da adulta.

"Bene, Harry" disse infine, voltando le spalle alla neonata fenice. "sarai lieto di sapere che nessuno dei tuoi compagni soffrirà danni permanenti in seguito agli eventi di questa notte."
"Bene" tentò di dire Harry, ma dalle labbra non gli uscì un suono. Gli sembrava che Silente volesse ricordargli tutti i guai che aveva provocato.
"Madama Chips si occuperà di loro" proseguì Silente. "Ninfadora Tonks dovrà forse passare un po' di tempo al San Mungo, ma pare che si riprenderà completamente."
Harry si limitò a rivolgere un cenno di assenso al tappeto.
"So quello che provi, Harry" disse pacato Silente.
"No che non lo sa." La voce di Harry esplose nella stanza, mentre una collera rovente lo invadeva; Silente non sapeva nulla di quello che provava.
Harry gli voltò la schiena e guardò fuori dalla finestra. In lontananza vide lo stadio di Quidditch. Una volta Sirius vi era apparso sotto la forma di un arruffato cane nero, per vederlo giocare... probabilmente per vedere se era bravo quanto James... Harry non gliel'aveva mai chiesto...
"Non devi vergognarti di quello che provi" riprese Silente. "Anzi... poter provare un dolore così grande è la tua vera forza."
Harry sentì la collera infiammarlo, avrebbe voluto colpire il volto tranquillo di Silente.

"La mia vera forza, eh?” disse con voce tremante, fissando senza vederlo lo stadio di Quidditch. "Lei non ha idea... lei non sa..."
"Che cos'è che non so?" chiese calmo Silente.
Era troppo. Harry si voltò, tremando di collera.
"Non voglio parlare di quello che provo!"
"Harry, soffrire così dimostra che sei un uomo! Questo dolore fa parte dell'essere umano..."
"ALLORA... NON... VOGLIO... ESSERE... UMANO!" ruggì Harry.
Afferrò un delicato strumento argenteo dall'esile tavolino accanto a lui e lo scaraventò dall'altra parte della stanza; si fracassò in mille pezzi contro la parete.

"NE HO ABBASTANZA, HO VISTO ABBASTANZA, VOGLIO USCIRNE, VOGLIO CHE FINISCA, NON M'IMPORTA PIÙ..."
Sollevò di peso il tavolino e lo scaraventò sul pavimento; le gambe sottili si spaccarono e rotolarono ciascuna in una direzione diversa.
"Sì che t'importa” disse Silente. Non era trasalito, né aveva fatto un solo gesto per impedirgli di demolire l'ufficio. La sua espressione era serena, quasi distaccata.

"T'importa al punto che ti sembra di dissanguarti dal dolore."
"Io... NO!" urlò Harry, così forte da avere l'impressione che gli si lacerasse la gola.
"Sì, invece" continuò Silente con calma ancora maggiore. "Hai perso tua madre, tuo padre, e anche la persona più vicina a un genitore che tu abbia mai conosciuto. Certo che t'importa."
"LEI NON SA QUELLO CHE PROVO!" urlò Harry. "LEI... SE NE STA LÌ... LEI..."
Ma urlare non era abbastanza, fare tutto a pezzi non era abbastanza; voleva fuggire, voleva correre senza più fermarsi e non guardarsi mai indietro, andare dove non potesse più vedere quei chiari occhi azzurri, quella
vecchia faccia odiosamente serena. Corse d'impeto alla porta e scrollò con forza la maniglia.
Ma la porta non si aprì.
Si voltò verso Silente.
"Mi faccia uscire" disse. Tremava da capo a piedi.
"No."
Per qualche secondo si fissarono in silenzio.
"Mi faccia uscire."
"No."
"Se non... se continua a tenermi qui... se non mi lascia..."

"Continua pure a distruggere le mie cose» replicò tranquillo Silente. "Ne ho fin troppe.
Senza staccargli gli occhi di dosso, andò a sedersi dietro la scrivania. "Ti devo delle spiegazioni Harry"

"Non mi interessa!" sbottò Harry.
“Sì, invece” ribatté Silente, tranquillo. "Perché ce l'hai molto di più con te stesso che con me. Se sei deciso ad aggredirmi, come suppongo sia tua intenzione, vorrei essermelo meritato pienamente."
"Di cosa sta parlando?"
"È tutta colpa mia se Sirius è morto. O meglio: quasi tutta... non sarò così arrogante da assumerne l'intera responsabilità. Sirius era un uomo coraggioso, intelligente ed energico, e di solito a uomini simili non piace starsene chiusi in casa se credono che le persone a loro care siano in pericolo. In ogni caso, non avresti mai dovuto pensare , nemmeno per un secondo di dover scendere nell'Ufficio Misteri stanotte. Se io fossi stato sincero con te come avrei dovuto, avresti saputo da un pezzo che Voldemort avrebbe cercato di attirarti laggiù e non saresti mai caduto nella trappola. E Sirius non sarebbe stato costretto ad accorrere in tuo aiuto. Questa colpa è mia, e mia soltanto."
Harry rimase immobile, con ancora la mano sulla maniglia.
"Siediti, per favore" disse Silente. Non era un ordine, ma una richiesta. Harry esitò, poi lentamente attraversò la stanza cosparsa di ingranaggi d'argento e schegge di legno, e si sedette davanti alla scrivania.
"Ti devo una spiegazione, Harry" riprese Silente. «La spiegazione degli errori di un vecchio. Perché ora capisco che il mio comportamento nei tuoi confronti ha tutti i segni delle debolezze dell'età. I giovani non possono sapere quello che i vecchi pensano e provano. Ma i vecchi sono colpevoli, se dimenticano che cosa significa essere giovani... e ultimamente sembra che io l'abbia dimenticato..."

La luce del sole nascente cadde su Silente, illuminandogli le sopracciglia e le rughe profonde.
"Quindici anni fa" proseguì, "non appena vidi la cicatrice sulla tua fronte, intuii che cosa poteva significare. Intuii che poteva essere il segno di un legame fra te e Voldemort."
"Questo me l'ha già detto, professore" ribatté brusco Harry.
"È vero" ammise Silente in tono di scusa. "Ma vedi...non ti ho detto tutto, la tua capacità di individuare la presenza di Voldemort anche quando si nasconde, e di conoscerne le emozioni più violente, è aumentata da quando Voldemort è tornato nel suo corpo e ha riacquistato in pieno i suoi poteri."
Harry non si prese nemmeno la briga di annuire. Sapeva già tutto.
“Negli ultimi tempi” proseguì Silente. “ho cominciato a temere che Voldemort potesse rendersi conto di questo legame. Infatti, com'era inevitabile, a un certo punto sei entrato così a fondo nei suoi pensieri che lui ha avvertito la tua presenza. Mi riferisco, è ovvio, alla notte dell'attacco contro il signor Weasley.”
"Sì, Piton me l'ha detto" borbottò Harry.

"Non ti sei chiesto perché non sono stato io a spiegartelo? Perché non sono stato io a insegnarti Occlumanzia? Perché per mesi non ti ho quasi degnato di uno sguardo?"
Harry alzò gli occhi. Si accorse che Silente era triste e stanco.
"Sì" mormorò. "Sì, me lo sono chiesto."
"Vedi" riprese Silente. "ero convinto che ben presto Voldemort avrebbe tentato di penetrare nella tua mente per manipolare i tuoi pensieri, e non intendevo offrirgli altri incentivi. Di sicuro, se si fosse reso conto che il nostro rapporto era, o era stato, più stretto di quello fra preside e studente, avrebbe cercato di servirsi di te per spiarmi. Temevo che ti usasse, Harry, che si impadronisse di te. E credo di aver avuto ragione, perché le rare volte che io e te ci siamo trovati in stretto contatto mi è parso di scorgere la sua ombra fremere dietro i tuoi occhi..."
Harry ricordò la sensazione che un serpente assopito si risvegliasse in lui ogni volta che incrociava lo sguardo di Silente.
"E come ha dimostrato stanotte, lo scopo di Voldemort non era la mia distruzione, ma la tua. Quando ti ha posseduto per un attimo, poco fa, sperava che ti avrei sacrificato nella speranza di ucciderlo. Per questo, vedi, ho tentato di tenerti a distanza: per proteggerti. L'errore di un vecchio..."
Trasse un profondo sospiro.
"Sirius mi ha detto che la notte dell'attacco ad Arthur Weasley avevi sentito Voldemort risvegliarsi dentro di te, e ho capito subito che i miei peggiori timori erano giustificati: Voldemort si era reso conto di poterti usare. Così, nel tentativo di armarti contro i suoi assalti mentali, ho chiesto al professor Piton di darti lezioni di Occlumanzia. Il professor Piton scoprì che da mesi stavi sognando la porta dell'Ufficio Misteri. Naturalmente Voldemort era ossessionato dal desiderio di ascoltare la profezia fin da quando aveva riacquistato il proprio corpo.

Soltanto la persona a cui si riferiscono può prenderle dagli scaffali senza impazzire: nel caso specifico, Voldemort in persona sarebbe dovuto uscire finalmente allo scoperto e introdursi nell'Ufficio Misteri, o avresti dovuto farlo tu per lui. Per questo era essenziale che tu studiassi a fondo Occlumanzia."
"Piton ha provato a insegrami..." mormorò ricordado il motivo per cui aveva smesso "Se mi fossi impegnato di più Voldemort non avrebbe potuto mostrarmi dove andare e... Sirius non sarebbe... Sirius non sarebbe..."
Aveva l'impressione che gli esplodesse la testa: doveva giustificarsi, spiegare...
“Ho provato a controllare se aveva davvero catturato Sirius, sono andato nell'ufficio della Umbridge ma non ho fatto in tempo”

“Lo so” rispose calmo Silente. “Il professor Piton era con Byron quando anche lui ha avuto la stessa visione, ha subito controllato al quartier generale e ha scoperto che Sirius era vivo e al sicuro in Grimmauld Place. Non vedendoti tornare dalla foresta, ha temuto che tu credessi ancora che Sirius fosse prigioniero di Lord Voldemort. Così si è affrettato ad avvertire l'Ordine.”
Silente sospirò e riprese. “Quando si è messo in contatto col Quartier Generale, vi ha trovato Alastor Moody, Ninfadora Tonks, Kingsley Shacklebolt e Remus Lupin. E tutti sono stati pronti ad accorrere in tuo aiuto. Il professor Piton ha chiesto a Sirius di restare al Quartier Generale per riferirmi che cos'era successo, visto che aspettavano il mio arrivo da un momento all'altro. Nel frattempo lui, il professor Piton, ti avrebbe cercato nella foresta. Ma Sirius non aveva alcuna intenzione di restare con le mani in mano, perciò è andato con gli altri”

Continuava a non capire perché Byron avesse le sue stesse visioni, Silente stava volutamente sorvolando su quel particolare?

“Sirius non è mai stato un tipo calmo, se fosse ripasto in casa...”

“Non dia la colpa... non... parli... di Sirius come se...” Harry aveva il fiato corto, non riusciva quasi a parlare. Scattò in piedi furioso, pronto a lanciarsi contro Silente, che non aveva capito affatto Sirius, il suo coraggio, le sue sofferenze...
"E Piton?" ringhiò. "Di lui non parla, eh? Quando gli ho detto di Sirius non ha fatto altro che sogghignare come al solito..."
"Sai benissimo che davanti a Dolores Umbridge non aveva scelta: doveva fingere di non prenderti sul serio" ribatté Silente. "Ma come ti ho già detto, si è affrettato a informare l'Ordine appena possibile."
Harry scosse con vigore la testa "Piton... lui... non faceva che farsi beffe di Sirius perché restava chiuso in casa... diceva che era un codardo..."
"Sirius era un uomo adulto, troppo intelligente per lasciarsi ferire da sciocche punzecchiature" rispose Silente.

"Piton ha smesso di darmi lezioni di Occlumanzia!" ruggì Harry. "Mi ha buttato fuori dal suo ufficio!» lo accusò sorvolando sulle proprie colpe, era così soddisfacente scaricare tutto su di lui.
"Lo so" disse Silente in tono grave. "Ho già ammesso di aver sbagliato a non darti lezioni io stesso, anche se ero convinto che nulla fosse più pericoloso che aprire ancora di più la tua mente a Voldemort in mia presenza..."

Silente abbassò le mani e fissò Harry da sopra gli occhiali a mezzaluna.
"È giunto il momento di dirti quello che avrei dovuto dirti cinque anni fa." sospirò pesantemente. "Quando eri piccolo, Voldemort aveva tentato di ucciderti a causa di una profezia fatta poco prima della tua nascita. Era al corrente della sua esistenza, ma ne ignorava l'esatto contenuto. Perciò aveva deciso di ucciderti quando eri ancora un neonato: perché era convinto di adempiere quella profezia. Ha scoperto a proprie spese che si era sbagliato quando la maledizione che avrebbe dovuto ucciderti è rimbalzata su di lui. Così, da quando ha ripreso possesso del proprio corpo, e in particolare dopo la tua incredibile fuga dell'anno scorso, ha deciso di ascoltare per intero la profezia. Era questa l'arma che cercava con tanta ostinazione: voleva che gli rivelasse come distruggerti."

"La profezia si è rotta" disse Harry in tono spento. «mi è caduta mentre salivo le scale"
e la sfera è caduta..."
"Quella che si è infranta era solo una copia conservata nell'Ufficio Misteri. Ma io ho ascoltato l'originale. Sedici anni fa ero li quando Sibilla Cooman la proferì inaspettatamente, mentre la intervistavo per il posto di insegnante di divinazione. La ricordo perfettamente."
Silente si alzò e passò oltre Harry, diretto all'armadietto nero vicino al trespolo di Fanny. Si chinò, fece scorrere un chiavistello ed estrasse il basso bacile di pietra dal bordo ricoperto di rune nel quale Harry aveva visto suo padre tormentare Piton. Tornò alla scrivania, vi posò il Pensatoio e si avvicinò la bacchetta alla tempia per estrarne fili di pensiero argentei e sottili come ragnatele e deporli nel bacile. Si sedette di nuovo e per un momento guardò i propri pensieri turbinare e fluttuare dentro il Pensatoio. Infine, con un sospiro, alzò la bacchetta e la infilò nella sostanza argentea.
Una figura drappeggiata in scialli colorati, gli occhi enormi dietro le lenti, si erse dal bacile ruotando lentamente.

"Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore... nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese... l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto... e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive... il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese..."
Sempre roteando lentamente, la professoressa Cooman sprofondò nella massa argentea e svanì.
"Cosa significa?" Chiese Harry con la voce bassa
"Significa" rispose Silente. "che la sola persona in grado di sconfiggere una volta per tutte Lord Voldemort è nata quasi sedici anni fa, alla fine di luglio, da genitori che avevano già sfidato tre volte Voldemort”
"Ma io non posso farlo, non ho abilità particolari. Perché ha tentato di uccidermi quando ero un neonato? Perché non ha aspettato che crescessi, per vedere se sarei stato davvero una minaccia?

"Perchè come ti ho detto non conosceva l'intera profezia, un seguace di Voldemort ci stava spiando, fortunatamente appena è stato trovato è stato buttato fuori quando Sibilla aveva appena cominciato a declamare la profezia”

"Perciò ha sentito solo...?"
"Solo l'inizio, la parte relativa alla nascita in luglio e ai genitori che avevano sconfitto tre volte Voldemort. Di conseguenza non ha potuto avvertire il suo Padrone che attaccandoti avrebbe rischiato di trasferirti i suoi poteri e designarti quale suo eguale. Perciò Voldemort non ha mai saputo che attaccarti poteva essere pericoloso, che sarebbe stato meglio aspettare."

"Quindi..." disse a fatica, la bocca gli si era seccata di colpo "alla fine dovrò uccidere Voldemort?"

"Sì" disse molto piano Silente

Rimasero a lungo in silenzio. Da qualche parte, fuori di lì, Harry sentì un suono di voci, forse studenti diretti alla Sala Grande per una colazione di buon mattino.

"Byron... ha ucciso mio padre, era con Voldemort la sera in cui è venuto a uccidermi. Lo sapeva?"

Silente chinò il capo pesantemente "prima di decidere di liberare Byron da Nurmengard, la prigione in cui è stato richiuso da quella sera, ho scavato nella sua mente per capire come mai un fedele agente del ministero e un membro dell'ordine della fenice ci avesse traditi." Di colpo il volto del preside si incupì. "Come saprai la famiglia di Byron è stata uccisa, ma non è stato un attacco casuale, Byron aveva scoperto le identità di alcuni Mangiamorte e li aveva denunciati, questo creò un discreto scompiglio, soprattutto nei piani alti della società, quando dei maghi illustri vennero accusati con prove piuttosto convincenti. Voldemort rischiò di perdere molti seguaci, per questo decise di far rapire Byron, ma non lo uccise. Lo torturò per mesi, cercò di imperiarlo per costringerlo a servirlo. E alla fine riuscì a spezzarlo. Ci sono voluti anni per liberarlo dall'influenza di Voldemort." Silente raddrizzò le spalle

"Le cose che ha fatto lo tortureranno per tutta la vita, ti risparmio i dettagli, Byron si è prodigato per chiudere la sua mente il più possibile in modo che tu non potessi vedere quegli orrori. Per rispondere alla tua domanda, sì, nella sua mente vidi anche la sera in cui uccise tuo padre."

"Sembrava che... volesse davvero proteggere Voldemort" disse Harry contraendo la mascella

"Byron era diventato il suo più fedele servitore, con lui si è aperto come con nessun altro, hanno creato un legame" annuì appena "Ma ti prego di non incolpare totalmente Byron, ha resistito più che ha potuto. Prima di essere rapito si è impegnato per arrestare i Mangiamorte, ha aiutato gli Auror, tuo padre e Sirius. Se non fosse stato per lui molti seguaci di Voldemort non sarebbero stati arrestati."

Harry distolse lo sguardo osservando Fanny poco distante.

"Tiene davvero a te, di tutte le cose che potrebbe temere, anche dopo essersi trovato faccia a faccia con Voldemort dopo anni, la cosa che lo spaventa di più è che ora tu possa odiarlo."

La rabbia che provava era come scomparsa, si sentiva svuotato, come un bicchiere vuoto. "Non... non lo odio. Forse dovrei, ma non ci riesco"

“Per Voldemort separarvi sarebbe una vittoria, immagino che sia per questo che ti ha mostrato quei ricordi, crea discordia e odio, ma alla fine sarà proprio l'amore che tanto rinnega a sconfiggerlo. Silente intrecciò le lunghe dita "Non sei solo Harry, ci sono molte persone che tengono a te, che ti proteggono, alcune che nemmeno immagini"

"Come Piton?" chiese Harry tornando a guardarlo.

Il preside sembrò sorpreso "Ti sorprenderebbe sapere quante volte ti ha protetto" annuì "Lui e Byron sono molto simili, in modi diversi. Da quando li conosco si sono sempre difesi e supportati, anche nei momenti più bui."

"Descritti così non sembrano nemmeno Serpeverde" disse Harry con un triste sorriso.

"Essere Serpeverde non significa essere crudeli Mangiamorte Harry. Non giudicare un gruppo di persone solo per alcuni membri."
Quando Harry incrociò i chiari occhi oltre le lenti a mezzaluna vide una lacrima scivolare sul viso di Silente e scomparire dentro la lunga barba d'argento.

*  *  *

 

Poche ore dopo l'ufficio del preside ospitava altre due persone, Byron era chino su una sedia davanti alla scrivania, con Piton a pochi passi da lui nella sedia alla sua sinistra.

"Ora che Voldemort ha provato a possedere Harry completamente ha capito di non poter mantenere il contatto tanto a lungo disse Silente sospirando dovrebbe essere meno incline a riprovarci

"Lo ha già torturato con le visioni" sussurrò Byron tenendo lo sguardo fisso sulla larga scrivania

"Potter ha avuto visioni tutto l'anno, qualcuna in più non lo ucciderà" intervenne piton al suo fianco

"Non avrebbe mai dovuto vedere quelle cose, non così..." si passò la mano fra i capelli con disperazione "Mi odierà"

"Avrebbe dovuto odiarti fin dall'inizio" la voce di iton era dura "Invece ha stupidamente voluto ignorare chi sei"

"Solo perché odia te non significa che debba odiare anche me."

"Se ti fosse davvero importato di potter gli saresti stato lontano, il Signore Oscuro potrebbe usarti per arrivare a lui"

"Se avesse voluto lo avrebbe già fatto" si intromise silente

"In ogni caso potrebbe trovare alti modi

"E tu potresti smetterla di fare il duro e stargli vicino, ora che Sirius non c'è più ha bisogno di qualcuno"

"Non preoccuparti, non sarà solo, ha il suo fanclub personale" commentò Piton accavallando le gambe

Byron sbatté un pugno sulla scrivania facendola vibrare

"Sai che non è vero! Smettila di dire queste stronzate, non è James."

"White..."

"Non voglio che mi odi..." la voce incrinata si spense inghiottita da un ringhio.

"Harry ti conosce. Ciò che Voldemort ti ha costretto a fare non è colpa tua, Harry lo capirà." cercò di rassicurarlo Silente.

"Non questo, ho ucciso suo padre

"Il vostro legame lo ha aiutato a combattere voldemort. Voi due siete molto simili"

"Similmente idioti." sibilò Piton roteando gli occhi

"E tu sei uno stronzo nasone." biascicò Byron con un mezzo sorriso nascosto dal dorso della mano.
 

*  *  *

L'edizione del mattino della gazzetta del profeta riportava in prima pagina il titolo:

IL RITORNO DI COLUI-CHE-NON-DEVE-ESSERE-NOMINATO

Erano in infermeria. Harry era seduto in fondo al letto di Ron, ed entrambi ascoltavano Hermione leggere la prima pagina del giornale.Ginny era raggomitolata ai piedi del letto di Hermione; Neville era seduto su una poltrona in mezzo ai due letti; e Luna, che era passata per una breve visita, leggeva l'ultimo numero del Cavillo tenendolo capovolto, in apparenza senza ascoltare una parola di quello che Hermione stava dicendo.
“Così adesso è di nuovo il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, eh?” disse Ron. “Non più un esibizionista visionario, eh?”
Prese una manciata di Cioccorane dal mucchio sul comodino, ne passò qualcuna a Harry, Ginny e Neville e strappò coi denti l'incarto della sua.
“È vero, Harry” disse Hermione, scorrendo l'articolo. “Ora non fanno che riempirti di complimenti. Una voce solitaria che gridava la verità... benché ritenuto instabile dai più, non una volta ha vacillato... costretto a sopportare ridicolo e calunnie... Mmmm” commentò accigliata. “Però sorvolano sul fatto che era proprio Il Profeta a coprirti di ridicolo e di calunnie..."

"Allora..." riprese Hermione. Si mise un po' più dritta e sussultò di nuovo. "Che cosa succede a scuola?"

“Bhe, Vitious ha eliminato la palude di Fred e George” disse Ginny. "Ci ha messo più o meno tre secondi. Però ne ha lasciata un po' sotto la finestra e ci ha messo intorno una fune.."
"Perché?" chiese stupita Hermione.
"Oh, ha detto che era una magia niente male" rispose Ginny scrollando le spalle.
"Secondo me l'ha lasciata come monumento a Fred e George" osservò Ron, masticando cioccolata. "Queste me le hanno mandate loro" disse a Harry, indicando la montagnola di Cioccorane. "Il loro negozio di scherzi
deve andare bene, eh?"
Hermione gli lanciò un'occhiata di disapprovazione, e poi chiese: "Allora col ritorno di Silente sono finiti i problemi?"
“Sì” rispose Neville. “Tutto è tornato alla normalità».
Voltarono tutti e sei la testa. La professoressa Umbridge, che occupava un letto di fronte a loro, teneva lo sguardo fisso al soffitto. Silente si era inoltrato da solo nella foresta per strapparla ai centauri; come ci fosse riuscito, come avesse fatto a riemergere dagli alberi insieme a lei senza nemmeno un graffio nessuno lo sapeva, e di sicuro la Umbridge non l'aveva raccontato. Da quando era tornata al castello non aveva pronunciato una sola parola, almeno per quanto ne sapevano loro. Nessuno capiva che cosa aveva. I suoi capelli color topo, di solito impeccabili, erano arruffati e ancora pieni di ramoscelli e foglie, ma a parte questo sembrava in condizioni normali.

“A sentire Madama Chips, è sotto shock” bisbigliò Hermione.
“Però dà segni di vita, se fai così” aggiunse Ron, e schioccò piano la lingua in un clop-clop sommesso. La Umbridge si sedette di scatto e si guardò attorno frenetica.
"Qualcosa non va, professoressa?" s'informò Madama Chips, affacciandosi dal suo ufficio.
"No... no..." rispose la Umbridge e sprofondò di nuovo nei cuscini. "Devo aver sognato..."
Hermione e Ginny soffocarono le risate nelle lenzuola.

*  *  *

 

Piton salì dei ripidi scalini di legno scricchiolanti, il lungo mantello nero si trascinò dietro una strato di polvere, creando una scia più lucida.

Quando arrivò in cima si trovò davanti a una familiare stanza disordinata. La carta da parati scollata dai muri, il pavimento macchiato, i pochi mobili presenti erano rotti come se qualcuno li avesse colpiti con violenza.

Dalle finestre sbarrate entravano pochi fasci di luce.

Un giovane uomo se ne stava steso dul pavimento con gli occhi chiusi, respirava talmente piano che per qualche secondo il pozionista pensò fosse morto. "Ti ho cercato ovunque" disse con il fiato corto

"Ti mancavo così tanto?" Chiese Byron restando steso sul pavimentano polveroso.

"No, finalmente c'era un po' di pace nei sotterranei" sospirò Piton entrando completamente nella stanza della Stamberga strillante "Ma dovevo assicurarmi che non fossi scappato via"

"Non ho posti in cui scappare" sussurrò Byron aprendo gli occhi di scatto.

"Pensavo che saresti corso da Potter"

"Non sono sicuro di voler parlare con lui" ammise

"Mi hai tediato per tutto l'anno con la tua ammirazione per lui e ora non vuoi nemmeno parlargli?" Chiese spazientito

"Smettila di piangerti addosso e vagli a parlare"

"Per dirgli cosa?" Domandò mettendosi seduto

"Che è un'idiota ed è colpa sua se Black è morto" rispose seccamente il pozionista

"Questo non aiuterebbe"

"Niente aiuta con la morte" disse Piton abbassando la voce

"Avrei dovuto fare di più per proteggerlo, se fossi arrivato prima..."

"Benvenuto nel club, salvare il collo a Potter è più difficile di quanto sembri"

"Sai nemmeno tu sei un tipo facile" disse Byron con un mezzo sorriso

"Sono cresciuto grazie, non mi serve un baby sitter"

"Forse sono io che ho bisogno di te ora" sussurrò Byron

Piton incrociò lentamente le braccia "Infatti sono qui.

*  *  *

 

Uscendo dalla sala comune Harry notò che il castello sembrava molto silenzioso, per essere domenica. A quanto pareva, erano tutti sul prato a godersi la fine degli esami e la prospettiva degli ultimi giorni di scuola liberi da ripassi e compiti. Percorse lentamente il corridoio deserto, guardando di tanto in tanto fuori dalle finestre; vide alcuni studenti svolazzare sopra il campo di Quidditch.
Non riusciva a capire se voleva o no stare in compagnia: ogni volta che era con qualcuno, desiderava stare solo e ogni volta che era solo, desiderava stare con qualcuno.

Era appena arrivato in fondo alla scala di marmo, nella Sala d'Ingresso, quando Malfoy, Tiger e Goyle emersero dalla porta sulla destra che conduceva alla sala comune di Serpeverde. Harry si bloccò; e così pure Malfoy e gli altri due. Gli unici suoni erano quelli che arrivavano dall'esterno, al di là del portone aperto: grida, risate, spruzzi.
Malfoy si guardò attorno, per controllare che non ci fossero insegnanti in giro, poi tornò a fissare Harry e gli disse a voce bassa: "Sei morto, Potter."
Harry inarcò le sopracciglia.
"Buffo" commentò. "Credevo che da morto avrei smesso di camminare."
Malfoy era più furioso che mai, e Harry provò una sorta di soddisfazione distaccata vedendo una smorfia rabbiosa contorcergli la pallida faccia aguzza.
“Te la farò pagare per quello che hai fatto a mio padre.” disse Malfoy, con voce poco più forte di un sussurro.
“Tremo di paura" replicò Harry sarcastico. “Immagino che Lord Voldemort sia una bazzecola in confronto a voi tre... che cosa c'è?” aggiunse, perché sentire quel nome sembrava averli turbati. “Non sono grandi amici, lui e tuo padre? Non mi dirai che ti fa paura, eh?”
“Ti credi in gamba, Potter” ringhiò Malfoy, facendosi avanti insieme a Tiger e Goyle. “Ma aspetta. Ti sistemerò io. Non puoi mandare mio padre in prigione.”
"Mi pareva di averlo appena fatto."
"I Dissennatori hanno abbandonato Azkaban. Mio padre e gli altri saranno fuori in un baleno."
"Sì, immagino di sì" sospirò Harry. "Ma ormai tutti sanno che razza di canaglie sono."
La mano di Malfoy volò verso la bacchetta, ma Harry fu più rapido: aveva estratto la sua prima che le dita di Malfoy riuscissero a infilarsi in tasca.
"Potter!"
La voce rimbombò nell'Ingresso. Piton era emerso dalla grande porta d'ingresso affiancato da Byron

Vedendoli la mente di Harry si svuotò, restò con la bacchetta alzata.

"Che state facendo?" chiese Piton, gelido come sempre, avanzando a grandi passi verso i quattro.

"Potter mi ha appena minacciato" si affrettò a dire Malfoy, mentre Tiger e Goyle annuivano.

Piton fissò Harry negli occhi per alcuni secondi.
"Metti via subito quella bacchetta" ordinò brusco. "E voi tre andate a fare un giro in cortile" disse rivolto ai tre Serpeverde.

Harry stranito mise via la bacchetta, mentre Malfoy lo fulminava con lo sguardo prima di sparire oltre la porta d'ingresso.

Incrociò gli occhi di Byron, aveva degli aloni scuri intorno agli occhi.

"So che non ho il diritto di chiederlo" iniziò a dire con la voce molto bassa "Ma... come stai?"

Harry abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe "non lo so sono ancora... confuso" ammise prima di tornare a guardarlo

"Non mi piaceva Sirius, sarei un ipocrita ma mi dispiace che sia..."

"Non è colpa tua"

Piton sbuffò sonoramente

"E nemmeno il resto" aggiunse ignorando il professore "so che non avresti mai fatto quelle cose se fossi stato in te."

Gli occhi di Byron sembrarono farsi più lucidi "Mi dispiace... davvero" sussurrò

"Perfetto, ora io vado a vomitare" disse piton socchiudendo gli occhi.

"No tu resti qui" Byron gli afferrò un braccio

"Dobbiamo parlare"

"Non credo proprio, ho da fare" replicò cercando di sottrarsi da quella presa

"Questo è più importante" sibilò byron stringendo la presa prima di voltarsi verso il più giovane "Harry deve capire, noi siamo due Mangiamorte..."

"Che rivelazione" lo interruppe sarcastico Piton

Byron mosse la testa come per scacciare un insetto

"Siamo entrambi marchiati, per ragioni diverse ma... abbiamo fatto delle cose che non avremmo voluto fare e per quanto ci proviamo non potremo mai cancellarle. Quello che ti ho fatto... non passerà giorno in cui non proverò a rimediare, almeno in minima parte." lanciò una rapida occhiata verso Piton lasciando andare il suo braccio "Noi due siamo qui per te, anche il pipistrello acido, ti proteggeremo sempre" promise.

Piton stranamente non disse nulla.

Harry sussurrò un imbarazzato: "Grazie" con fatica guardò Piton negli occhi "Io... mi dispiace di aver guardato i suoi ricordi Professore" calcò l'ultima parola "non avrei mai dovuto farlo ma ora so perché odia tanto mio padre e mi dispiace per il modo in cui l'ha trattata."

"Questo non cambia niente Potter" disse Piton alzando lo sguardo verso la parete alle spalle di Harry

"Quindi niente abbraccio di riappacificazione?" Chiese Byron alzando le sopracciglia

Harry sgranò gli occhi solo all'idea, e Piton lo fulminò

"Azzardati solo a pensarlo e ti butto nel cortile a calci" minacciò

La bassa risata di Byron riempì l'entrata, Harry si voltò verso di lui sussurrando. "È sempre così spaventoso anche con te?"

"Di solito è peggio." rispose ancora ridendo

"Io vi sento." disse Piton a denti stretti

  
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