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Autore: JonetsuWill    08/09/2009    3 recensioni
Bella era morta, grazie ad un uomo (indovinate chi?). Ma per uno sbaglio di una figura incappucciata di nero, ritorna tra i vivi. Incontrerà dopo quasi 100 anni il suo assassino, che farà breccia nel suo cuoricino devastato dall'odio, mentre la morte la cerca, e la trova. Cosa succederà ai nostri protagonisti quando si dovranno lasciare? L'amore vince persino la morte, sappiatelo sempre. Tratto dal Prologo: Nella giostra della vita, dai colori vivaci, a volte morti, come il cuore di chi è costretto a mentire ogni giorno della propria esistenza. Ma la vita è brave, un giro di sensazioni, estasi, eufria, e devi già abbandonare la giostra con i rimpianti di un vita. Questa è la mia vita.
Genere: Romantico, Dark, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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The Dark Carnival

Capitolo 1 - Indietro

  

La vita è come una bolla: effimera.
Essa scoppia grazie ad un nonnulla.
La mia se ne andò  grazie ad un uomo, bellissimo, affascinante, misterioso.
Non avrei dovuto accettare il suo invito quella sera.

«Isabella?» disse una voce melodiosa, al cui suono mi girai automaticamente.
«Si»non capivo da dove fosse venuto questo ragazzo stupendo che mi stava porgendo la mano, con fare galante.
«Mi concederebbe questo valzer?» chiese, facendo un piccolo inchino.
Non so come, iniziammo a danzare.
Si avvicinò al mio viso. Mi irrigidii, non era il modo.
«Mi dite perché non portate una maschera che possa nascondervi, mia cara?»
Abbassai lo sguardo dai suoi occhi  dorati, magnetici «Non sapevo 
che fosse un ballo in maschera»
Rise «Allora, che ne dite» mi sussurrò all’orecchio «di andare un po’ fuori, mia cara?»

Annuii, ma qualcosa mi diceva che stavo per commettere il più grande errore della mia vita.
Mi condusse sul grande balcone «Qual è il vostro nome?»chiesi.
«Sono solo di passaggio, signorina» sorrise, mentre mi faceva accomodare su una panca il pietra.
Lo guardai negli occhi, ma distolsi lo sguardo.
Si avvicinò a me con un movimento fulmineo.
«Perdonami, Isabella»disse, prima di avventarsi sul mio collo.
Urlai, ma lui mi tappò la bocca, bloccandomi le vie respiratorie.
Sentivo la vita scivolare via, l’oscurità ottenebrarmi la mente.
In lontananza sentii un grido «Edward, smettila, la stai uccidendo!!!»
Edward. Ecco il nome del mio assassino.
E da allora fu buio.
 

Buio.
Fuoco.
Probabilmente questo era l’Inferno.
Una strada, nera.
Continuavo a percorrerla.
Sentivo solo il crepitare del fuoco invisibile dell’Inferno.
Dopo non so quanto, finalmente, alzai lo sguardo.
C’era una luce alla fine della strada, che mi chiamava.
«Isabella».
Iniziai a correre verso la voce, non tenendo più conto del dolore insopportabile.
«Isabella»Ormai avevo il fiatone, ma per quanto corressi, non riuscivo a raggiungere la luce.
«Svegliati»
Ero morta non potevo svegliarmi.
«Non è arrivato il tuo momento»
Caddi sulle ginocchia, esausta, mentre le fiamme mi avvolgevano.
Sentii solo un sussurro, mentre arrivavano le tenebre.
«Ora» 

Annaspai, mentre aprivo gli occhi, ritrovandomi completamente al buio.
Ero viva.
Impossibile, io non dovevo essere qui.
Mi portai una mano al cuore, che batteva forte nel petto.
Ansimai, scioccata.
Cercai di analizzare la situazione: benché fossi in una posizione innaturale, mi sentivo comoda, con le braccia rigide lungo il corpo, senza un cuscino.
Ero al buio.
Cercai di alzarmi, ma sbattei la testa contro qualcosa.
Ma cosa..?
Alzai le braccia, fini a quando non incontrai una superficie dura, ricoperta di raso morbido.
Le spostai ai lati, e anche lì incontrai resistenza.
Mossi i pied,e anch’essi si scontrarono con barre di legno foderate di raso.
Mi mancava l’aria, benché non sentissi il bisogno impellente di respirare.
Allora un orribile pensiero mi passò per la mente.
Era l’unica soluzione possibile.
Ero in una bara.
Perché mi avevano rinchiuso qui se ero ancora viva?
Dovevo uscire.
Spinsi in avanti le mani, chiuse a pugno, finche non ruppi il legno, facendo sanguinare le mie braccia.
La terra invase lo spazio dove mi trovavo.
Annaspai, cercando di alzarmi, scavano e scalciando. 
Tirai fuori un braccio, mentre un tuono rimbombava nell’area circostante.
Pioveva.
Era notte.
Riuscii a spingermi avanti col busto e l’altro braccio.
Mi tirai completamente fuori, e mi bagnai.
Ero viva. Alzai lo sguardo verso il cielo, chiudendo gli occhi.
La pioggia.
Aprii la bocca, per farla entrare.
Ma non riusciva a spegnere il fuoco che avevo i gola.
Misi la mano a coppa sulla gola, facendo colare il sangue dalle mani.
Sangue.
Non era il rosso a cui ero abituata, ma era più scuro del cremisi naturale, quasi nero.
Il sangue colò sul petto, sporcando la scollatura del vestito.
Il vestito.
Era quello blu cobalto che avevo alla festa. La festa in cui ero morta.
Mi avevano sepolto con quello.
Altro tuono.
Mi toccai la giugulare, e sobbalzai, quando sentii il pulsare del sangue nella cicatrice procuratami da.. non ricordavo il nome di chi mi aveva ucciso.
Mi girai, verso la bara. Non era stata messa nemmeno a cinque metri sotto terra.
Doveva essere stata una sepoltura d’emergenza.
La lapide era storta, ricoperta di muschio, come se fossero passati cento anni da quando era stata messa.
Mi inginocchiai accanto ad essa, cercando di decifrare le incisioni.
Sbattei le palpebre.
Non vedevo a causa della pioggia.
Sicuramente la lapide era stata messa dopo, perché era fatta bene.
Anche se molto rovinata.

“Qui giace Isabella Marie Swan.
Devota ragazza, cara amica, amorevole figlia.
Rimpianta ed amata, non verrà mai dimenticata.
13 Settembre, Anno Domini 1918”

Sussultai.
Avevo dimenticato che giorno era, quello della festa.
Il giorno del mio compleanno.
Ero morta il giorno del mio compleanno.
Altro rombo, accompagnato da un fulmine che illuminò il cielo buio.
Ricordai tutto.
Il ballo.
L’uomo con la maschera.
La passeggiata.
Il morso.
La mia morte.
L’urlo.
Edward..
Mi strinsi le ginocchia al petto, rannicchiandomi  contro la mia lapide funeraria.
Ero ormai zuppa, ma non mi importava.
Ma se non ero morta, cosa mi era successo?
Rimasi immobile per molto tempo.
Sicuramente il mio assalitore non aveva controllato bene il polso e, avendo pensato che fossi morta, mi aveva lasciato lì.
Dovevo essere svenuta o qualcosa del genere.
Mi avevano trovato e mi avevano seppellito in fretta e furia.
Si, doveva essere andata così.
L’acquazzone era diventato una pioggerellina sottile.
Mi alzai e controllai se ero presentabile.
Il corpetto del vestito era ridotto a brandelli davanti, ma potevo arrangiarmi.
La gonna era ridotta ad uno straccio, stracciata davanti, lasciava completamente scoperte le gambe.
Le scarpe col tacco erano scomode e sporche.
Avevo i capelli bagnati, arruffati.
Il collo sporco di sangue raggrumato.
No, non ero presentabile. Ma anche se lo fossi stata, come avrei potuto presentarmi a casa?
Avrei fatto morire d’infarto mia madre e mio padre.
Cosa dovevo fare?.
Aveva smesso di piovere.
All’improvviso, avvertii dei rumori dietro un cespuglio.
Mi avvicinai e sbirciai.
C’erano due persone un uomo e una donna che stavano parlando.
Mi feci vedere.
Urlarono.
Mi avvicinai piano per non spaventarli.
Si tranquillizzarono.
«In che anno siamo?» sussurrai.
La mia voce era spaventosa, un sussurro roco che di rassicurante non aveva niente.
Si agitarono ed udii il battito dei o cuori accelerare.
Strano.
Ma il ragazzo volle fare lo spavaldo per compiacere lei.
«Siamo nel 2009, bella addormentata»
Il mio cuore sobbalzò.
Impossibile.
Li scrutai, e notai che vestivano in modo strano.
Lei indossava i pantaloni.
Che sconcezza.
«E adesso levati dai piedi»
«Prego?» dissi fredda. Ero una signorina, diamine, un po’ di rispetto.
«Hai capito bene» disse lei, beffarda «E vai a cambiarti»
Allora non ci vidi più.
Mi incupii parecchio,e loro lo notarono.
Sentivo la loro paura nell’aria.
«Mettiamo in chiaro una cosa» dissi, cercando di contenermi «Non mi abbasserò al livello della feccia come voi. Solo le passeggiatrici come lei» dissi alla ragazza «potrebbero vestirsi in maniera ‘sì volgare. E io sono una donna, Portate rispetto» feci per andarmene.
La donna rise «Mi sembri più tu una passeggiatrice, sai?»
Non risposi più delle mie azioni.
Mi avventai su di lei.
Sui miei occhi scese un velo rosso.
Le tirai i capelli, mettendo in vista il suo collo candido che mi attirava come il miele attira gli insetti.
Mi avventai sulla giugulare, tagliando la carne e i tendini, sentendo il dolce fluido venire in me.
Dolce, caldo, dissetante.
Lui urlò, ma io non avevo più sete, quindi gli spezzai il collo.
Guardai quello che avevo fatto.
Il prato verde era diventato cremisi.
Li avevo uccisi.
Mi guardai le mani, rosse.
Urlai.
La pioggia ricominciò a scendere, mentre un tuono mi fece sobbalzare.
Essa lavò via il sangue, ma non  riuscì a lavare il peccato di cui mi ero macchiata.
Avevo ucciso due innocenti.
Mi inginocchiai accanto a loro, le mani sulle loro tempie.
Sentii qualcosa, una specie di pizzicore sui polpastrelli.
Appena la scarica finii, guardai le mie mani.
Luccicavano.
Me le portai alle tempie, in un gesto automatico.
Vedevo una vita che non era mia passarmi davanti.
Vedevo degli oggetti, che non conoscevo, una bicicletta, un televisore, cellulare, palla, una macchina, una motocicletta..
Tutto quello che aveva fatto parte della loro vita.
La mia mente era invasa dai ricordi dei due ragazzi.
Luisa e John.
Si amavano davvero tanto.
E io avevo tolto loro la vita, l’amore, tutto.
Perché ero un mostro.
I miei occhi divennero rossi, e mi ritrovai a piangere, ma non lacrime.
Sangue.
Stavo piangendo sangue.
Ora però il problema era un altro: cosa ero io?
Lasciai vagare lo sguardo sul cimitero.
Ero nella parte più vecchia della struttura.
Ricordai le parole del ragazzo.
Nel 2009. Erano davvero passati 91 anni da quando ero vissuta?
Sarei dovuta diventare polvere, non risvegliarmi in una bara ed uccidere due poveri ragazzi.
Sistemai il loro corpi ordinatamente.
Mi alzai, sussurrando, sperando che potessero sentirmi «Mi dispiace»
Dovevo sfogarmi.
Dovevo sfogare la rabbia, la frustrazione.
Iniziai a correre.
Fu un gesto automatico.

Correvo velocemente, in equilibrio tra velocità e nitidezza.
Mi inoltrai nel bosco.
Il cimitero più grande di Forks si trovava nel bosco.
Lo sapevo perché ci ero stata al funerale di mio nonno, circa 93 anni fa.
Mi fermai in una gigantesca radura circolare.
Un ragazzo stava per attaccare un .. puma!?
Dilatai le narici, e percepii un odore, che avevo già sentito..
Edward.
Era il suo odore.
Dolce, pungente, unico.
Lanciai un ringhio.
Il puma scappò.
Edward ringhiò, frustrato «Era la mia cena»
«Edward» sorrisi, falsa
Non riuscivo a vedere bene il suo volto, per colpa dell’oscurità.
La sua espressione feroce scomparve, lasciando posto ad uno sguardo adorante.
«Isabella» sussurrò, accennando un inchino.
«Si ricorda di me, vero, “mio caro”?» dissi sarcastica, avvicinandomi lentamente
Si irrigidii «Mi deve perdonare, ho perso il controllo delle mie azioni, quella sera»
Avanzai sino a mettermi dinanzi a lui.
«Perché?» dissi, con la voce roca, di nuovo il sussurro di prima.
Non rispose, ed abbassò lo sguardo sulla mia gonna, e la cosa mi diede non poco fastidio.
«Rispondere alla domanda di una signora, Edward. E’ una della prima regola del galateo» dissi, fredda.
Vedendo che non spostava lo sguardo, gli diedi un sonoro schiaffo sulla guancia.
«Non potevate uccidermi soltanto, vero?» sibilai, la mano ancora alzata.
Le sue parole mi ferirono più del dovuto «L’intenzione era quella» disse, guardandomi cupo, afferrandomi bruscamente il polso.
«Si è degnato di darmi una risposta» replicai «Sta facendo progressi»
Ringhiò, ma non ci badai «Cosa sono?» chiesi.
«Non lo so» sussurrò, addolorato «Non è una cosa normale. Nemmeno per noi. Io dovevo solo trasformarla, ma l’avevo uccisa. Lei non dovrebbe essere qui»
«Non ha risposto alla mia domanda» dissi, iniziando a perdere la pazienza «Cosa sono?» dissi, scandendo bene le parole.
«Un vampiro» altro lampo, che mi permise di vedere il suo viso.
Mai espressione fu più seria e sincera.
Allora ero un vampiro.
Ecco perché avevo bevuto da quella ragazza.
Ecco perché ero ritornata in vita.
«Perché mi ha fatto diventare così, Edward?» chiesi, abbassando lo sguardo.
«Perché volevo vedervi come me, mentre bevevo il suo sangue. Mentre sentivo il suo dolce sapore» portò il mio polso al suo viso, premendolo contro il suo naso, inspirando forte.
Mi cinse la vita con un braccio, attirandomi a se «Perdonami» sussurrò al mio orecchio.
Mi scostai da lui «No» dissi, fredda «Mi dispiace, ma non credo di poter perdonare»
Si ricompose «Le ho già esternato il mio profondo dolore»
«Ma non credo che il mio rancore possa mai svanire, dopo un solo, stupido mi dispiace» dissi, la voce rotta, roca.
Ringhiò frustrato «Cosa potete volere da me? Sono un mostro, non posso rinnegare la mia natura. Passeranno gli anni, ma io e lei saremo solo questo, non posso farci niente se lei non vuole accettare la sua essenza» disse, quasi urlando.
Non mi trattenni. La mia vista assunse una colorazione rossastra.
Ringhiai, avventandomi sul suo collo.
Cademmo entrambi a terra, io sopra di lui, che cercò di spingermi via, con delicatezza.
Ma io gli bloccai bruscamente i polsi per terra, gli tirai indietro i capelli, mostrando il suo bellissimo collo.
Lui si dimenava, impotente.
«Non si disturbi» ghignai, e morsi la sua giugulare.
Sentivo quello che lui provava, l’umiliazione e l’impotenza della preda.
Io ero la predatrice.
Tagliai la carne molto più dura di quella della ragazza poco prima, ma il liquido era delizioso.
Dolcissimo, caldo. Davvero sublime.
Sicuramente migliore di quello della ragazza.
Ma era un nettare divino, come miele.
Gemette per il dolore, quando affondai di più i denti nel suo collo.
Mi staccai da lui.
Mi sentivo diversa, strana, sentivo emozioni che non erano le mie.
Mi alzai, si scatto, e lui con me.
I suoi occhi erano più scuri. Era furioso.
«Mi perdoni, vi scongiuro» dissi, candendo in ginocchio, scossa da singhiozzi.
Il ghiaccio dei suoi occhi sembrò sciogliersi, lasciando spazio ad un tenero sorriso rassicurante.
Ricominciai a piangere, sporcandomi di sangue.
Lui si inginocchiò accanto a me, mi guidò le braccia a cingergli il collo, e mi afferrò le ginocchia, per allacciarsele alla vita.
Si alzò ed iniziò a correre.
«Non mi fate del male» sussurrai, la voce roca.
«No, mai più, Isabella» disse, dolcemente.
Annuii, e chiusi gli occhi, mentre i sensi si attutivano, risucchiando tutto in un vortice scuro.
«Isabella?» mi chiamò, continuando a correre.
«Mi dia del tu, per favore»
Sorrisi, mentre scivolavo nelle tenebre. 

 

 

In quel preciso istante, dall’altro capo dell’ Universo

 

Una figura incappucciata stava guardando dentro uno  specchio, dove un vampiro prendeva in braccio una personcina dai boccoli castani e dagli occhi marroni, singhiozzante.
«Mi è sfuggita» sibilò.
Non era possibile, nessuno ci era mai riuscito.
Cosa intendi fare?» chiese Gabriele, accanto a lui «Non puoi cambiare il corso degli eventi»
«Nessuno finora mi è sfuggito»disse l’altro freddo «Lei non sarà la prima»
Aprì le sue grandi ali nere.
Lei non sarebbe fuggita ancora..

 

 

 

 

Ragazzuoli, mi deludete. Siete così tanti lì fuori.
Tante persone che vorrebbero solamente cliccare su
Inserisci una recensione, mentre me ne ritrovo solo due!?
A questo punto sono andata meglio con la One-Shot XD.
Ecco il primo capitolo, vi è piaciuto? Fatemi sapere, grazie.

 

Lorelaine86: Grazie a te sono riuscita a superare quel momento e quella crisi da pagina bianca, dovuta a TU-SAI-COSA, grazie anche per il titolo regalatomi XD. Bacioni

 

 SaraR98: Ma te sei bravissima, non hai bisogno del mio aiuto XD. Bacioni

 

 Ringrazio anche i love twilight

                                kikka_la cantante di edward

                                PATRIZIA7O

                                ___cory___

Per aver aggiunto la storia tra i preferiti, e anche:

                               acqua1879

                               flazzy cullen

                               Raky Cullen

 Per averla aggionta tra le seguite. Un ringraziamento anche a quuelle 124 persone che hanno solo letto.Vorrei solo sapere se la mia storia fa talmente schifo che non volete commentare XD

Vi chiedo solo un favore, trasformiamo le letture in commenti perfavore, giusto per sapere se devo continuare o se devo !darmi all'ippica, tutto qui"

Alla prossima XD. Ciao ciao.

   
 
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