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Autore: Guido    27/08/2022    2 recensioni
Il 1 settembre 1998, Harry, Ron e Neville si presentano al Ministero, per iniziare l'addestramento come Auror. Nessuno dei tre ne è entusiasta, Harry meno degli altri, e l'accoglienza che ricevono è glaciale. Ma sotto la guida di un supervisore inflessibile, nella caccia agli ultimi Mangiamorte, come nel tentativo di risolvere vecchi casi della prima guerra (tra cui l'omicidio dei nonni Evans), il Ragazzo Sopravvissuto riscopre la propria vocazione. In più, una figura misteriosa gli affida un libro di magia altrettanto misterioso, promettendogli poteri sconosciuti... Prima di quattro fic in programma, racconta gli anni 1998-2007, dal primo giorno di Harry all'Ufficio degli Auror fino a quando (gli amici ormai passati ad altre carriere) ne diventa il Direttore.
Genere: Angst, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Vari personaggi | Coppie: Hannah/Neville, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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IL GIURAMENTO

Il giuramento


Ringraziamenti:
A Pally, che resiste alle interminabili attese che le infliggo, e a Joe, l'attesa della cui ricomparsa funge in qualche modo da (relativo) stimolo.
GYHoggy2020: Benvenuta a bordo! È bello trovare nuovi lettori, quando si riprende a pubblicare!
Mi fa molto piacere che qualcuno sia d'accordo con Robards e apprezzi il suo atteggiamento, perché gli ho dato uno stile un pochino urticante, diciamo così... ma senza dubbio l'improvvisazione, se poteva essere una necessità durante la caccia agli Horcrux (è il problema di seguire i piani degli altri, quando gli altri sono morti!), non può e non deve diventare un metodo di lavoro, tantomeno fra gli Auror. Posso anticiparti che li vedremo spesso in affanno a rincorrere gli eventi, ma sempre con un'organizzazione funzionante. Il che, considerato quel che il canone ci fa vedere del Ministero, non mi sembra poco.
aventador1: Assolutamente impossibile per me infliggere a qualcuno la Maledizione che passa per ottavo libro! Tanto più che la Row ci ha lasciato molto spazio e nello stesso tempo suggerito parecchio, in termini di spunti se non altro: come sarà stata la ricostruzione, o in quali riforme esattamente si sarà dovuto cimentare Kingsley? E la caccia agli ultimi sostenitori dei Mangiamorte sarà andata poi così liscia? E in tutto questo l'elaborazione dei lutti...? Insomma, ce n'è per tutti, da chi ama l'angst e l'introspezione a chi vuole l'azione o l'intrigo politico. Io penso che farò vedere un po' di tutto, ma, anche se ho un piano generale di tutta la serie, non ho ancora finito di scrivere la fic, quindi non so come verrà fuori alla fine, sarà una scoperta anche per me!
Pally93: Sì, è davvero bello tornare e vedrai che la tua Glibenclamide non ti deluderà! Ma non aggiungo altro perché o dico tutto o non dico nulla, non trovo vie di mezzo.
E ora, senz'altro indugio...


La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.

La storia gratta il fondo
come una rete a strascico e più di un pesce sfugge.
Qualche volta si incontra l'ectoplasma
di uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.

[E. Montale, La storia II]



Fu Kreacher, incredibilmente, a salvarli dal disastro totale.
Se non fosse stato per lui, forse non si sarebbero neppure svegliati in tempo. Ma, per fortuna, il vecchio elfo sapeva a che ora si sarebbero dovuti alzare e anche quanto fosse importante l'impegno che li attendeva, quindi li scaraventò fuori dei rispettivi letti.
Letteralmente.
Anche se poi dovette correre a frustarsi, va da sé.
Nel cervello di Harry – per metà intorpidito dal sonno, l'altra metà attanagliata da un mal di testa che pulsava e martellava ad ogni battito del cuore – cominciò, faticosamente, a farsi strada il concetto “Uscire la sera non è una buona idea quando ci si deve alzar presto la mattina”.
Fu la prima lezione appresa in quella memorabile giornata.
Ma non l'ultima.

Mentre uscivano di casa, rimessi in senso dalle Pozioni per il doposbronza e da mille altre diavolerie che nessuno avrebbe mai pensato che quell'elfo pazzo potesse conoscere, Ron sorrideva come un idiota, ancora perso nel ricordo della serata precedente.
A Harry, invece, sfuggivano i particolari... e non era troppo sicuro di volerli rammentare.
Gli bastava quell'unico momento indelebile. Quando era stato tanto ubriaco da pensare che lasciar cadere il Facies Nebula fosse un'idea splendida.
O l'Acquaviola era molto più forte di quanto sembrasse, oppure non reggeva proprio l'alcool.
L'immagine sfocata di un ricordo gli passò davanti agli occhi. Uhm... Era una Mezzavampira quella che si era avventata su Ron?
Si voltò e... sì, quelli alla base del collo sembravano proprio...
«Questi? Oh sì, Ginger mordeva... e non solo lì» ridacchiò l'amico, afferrandosi il pacco.
L'umore di Harry peggiorò di colpo.
A Ron piaceva essere sommerso di ragazze intente a divorarlo. Merito di Lavanda, poteva supporre.
Ma a lui, quando sarebbe toccato un po' di... allenamento serio, eh?
Offrire ospitalità al suo migliore amico gli era venuto naturale; non aveva pensato che sarebbe potuto venire il momento di dirgli “Senti, Ron, va' un po' a fare due passi, che devo sbattermi tua sorella”.
Non che ci fosse niente in vista su quel fronte... proprio no.
Forse qualcosa non andava in lui, dopotutto.
La guerra, o gli Horcrux, o... Insomma, non era più come allungare le mani con Ginny.
La sera prima non sapeva cosa aspettarsi, però non certo tutte quelle ragazze... ibride. La parola gli ricordava la Umbridge, ma non ne conosceva un'altra. Mezzelfe, Mezzevampire... Mezze Troll, anche, se ti piaceva il gioco violento.
Qualcosa, in quel subbuglio di possibilità urlate, gli era andato di traverso.
Forse pensare a tizi come Lucius Malfoy che si scopavano l'elfa di casa alle spalle della moglie, o immaginare qualcuno che fa sesso con un Troll...
«Harry,» lo chiamò Neville, in tono divertito, «come ti è sembrata la vetrina del Black Unicorn
Grugnì, assalito da un'altra immagine accantonata: un assortimento di... ehm... oggetti di cui non avrebbe neppure sospettato l'esistenza.
«Be',» rispose in tutta sincerità, «non avevo neanche mai sentito parlare delle Mutande Masticabili Profumate all'Amortentia.»
«L'Amortentia c'entra poco, te lo dico io» intervenne Ron, ridacchiando di nuovo.
«Perché, le hai provate?» gli chiese, più ingrugnito di quanto volesse.
«Oh sì» rispose l'amico, con un sorriso a trentadue denti e un lampo nello sguardo che non gli aveva mai visto. «Quella ragazza, Ginger, ne indossava un paio. E... fidati: non sapevano di Amortentia!» Gli fece tanto di occhiolino, ridendo insieme con Neville.
Già. Che diavolo aveva combinato Neville, la sera prima? Non se lo ricordava proprio.
E comunque, perché a lui toccava sempre sentirsi fuori posto... sbagliato?
Non gli era mai successo in precedenza. Cioè, a parte l'imbarazzo con Cho. Con Ginny, dopo che si era lanciato...
Invece, subito dopo che era stato così scemo – o così sbronzo – da lasciar cadere il Facies Nebula, qualcosa lo aveva fatto tornar sobrio di colpo.
Qualcosa nel modo in cui lo guardavano. Quella sorta di fame nello sguardo.
Come... Ecco!
Come gli occhi dell'Horcrux nel medaglione.
Sarà sempre così?!
Se lo chiese per tutto il tragitto, ma non trovò risposta.

Arrivarono al Ministero con mezzi Babbani, sia perché – nonostante tutto – erano in orario, sia perché nessuno dei tre si fidava troppo a tentare di Materializzarsi in preda ai postumi della sbronza. Aiutare gli amici a destreggiarsi con sterline e tornelli della metropolitana, perlomeno, distrasse un po' Harry dai suoi... problemi sessuali, supponeva di poterli chiamare così.
Giunsero all'ingresso del Ministero con qualche minuto di anticipo rispetto ai loro calcoli; ne approfittarono per aggiustare gli uni l'aspetto degli altri. I capelli di Harry restavano una causa persa in partenza, come lo specchio della Tana gli aveva saggiamente ricordato ogni santa mattina dell'estate; ma perlomeno Ron e Neville tornarono a sembrare all'incirca umani.
Entrarono al Quartier Generale alle otto e ventisette. Quasi tutti erano già lì, incluso Robards, ma non si udì neppure un commento sulla loro puntualità o il loro aspetto. Interiormente, sospirarono di sollievo.
Per loro fortuna, la riunione del mattino fu rapida: poche novità e pochi interventi. Nessuno da parte loro: meglio non tentare la sorte... e non saggiare i limiti della lucidità concessa dalle Pozioni.
«Direi che finiamo prima del solito» osservò Robards, che quella mattina sembrava addirittura di buon umore. «Non c'è altro?» Si guardò intorno, ma gli risposero solo cenni di diniego. «Bene.» Fece Evanescere il tavolo e rimise a posto i cubicoli. «Questa mattina, come sapete, ci aspetta il giuramento...» Si interruppe, con una smorfia. «Scusate, volevo dire “l'impegno solenne” dei tre pivellini.» Qualcosa, nel tono, suggeriva che non gradisse affatto il mutamento di terminologia, ma Harry non ebbe il tempo di rifletterci sopra, perché il Direttore proseguì: «La cerimonia si sarebbe dovuta tenere nella Scuola, alle dieci, in modo che poi iniziassero direttamente le lezioni; invece, abbiamo una novità dell'ultimo minuto. Per la gioia delle nostre reclute» - e l'occhiata che rivolse alla propria fu a dir poco velenosa - «il Ministro ha deciso di ricevere in prima persona il loro impegno a servire il Ministero. E di far assistere la stampa, naturalmente. Quindi, tutto anticipato alle nove e mezza.» Guardò l'orologio. «Preparatevi, tra un po' si va in Sala Riunioni, quella grande.»
Grazie a Kreacher, erano svegli, presenti e più o meno padroni di sé; grazie al signor Grassley, le alte uniformi – fino ad allora nascoste sotto i mantelli – sembravano addirittura splendenti. Ma di qui a sentirsi pronti per il pubblico o per la stampa, soprattutto senza averne saputo nulla prima...
Harry raddrizzò la schiena e, mentalmente, si preparò al peggio: un'intervista con Rita Skeeter. Hai visto mai che Kingsley gli avesse combinato pure quella!

Scoprirono con l'occasione che il Primo Livello del Ministero ospitava ben due Sale Riunioni, utilizzate per le conferenze stampa del Ministro, i dibattiti pubblici e le cerimonie solenni... ma, in genere, non il giuramento degli Auror.
O meglio: quello che fino ad allora era stato il giuramento degli Auror.
Harry si chiese perché Kingsley avesse voluto trasformarlo in un “impegno solenne”, ma soprattutto perché – a giudicare dalla scelta della Sala più grande – stesse progettando di gettarlo in pasto a una torma di Skeeter senza neanche essersi preso la briga di avvertirlo prima. Chi si credeva di essere, il nuovo Albus Silente?! Uno era bastato, nel bene e nel male.
Varcò l'ingresso e tirò un sospiro di sollievo: la Grande Sala era ancora deserta.
Fece scorrere lo sguardo lungo quelle terrificanti file di sedie e si rese conto che erano entrati dal retro, per così dire: si trovavano su una sorta di palcoscenico, dietro un podio da conferenziere e un tavolo basso con alcune sedie.
Il Vice-Direttore, Glibenclamide Stuart, spiegò loro, rapidamente, che il Ministro li avrebbe raggiunti di lì a poco, quindi – dall'altro ingresso, sul lato opposto di quel lungo rettangolo – sarebbe entrato il pubblico. «Voi rimarrete dietro questo sipario» aggiunse, tirando un cordone.
Il Velo!
Ma no, no
...
Riprese a respirare.
«Tutto bene, Harry?»
«Sì... sì, signora, mi scusi, io...»
Era solo velluto. Una grossa, pesante cappa di velluto nero. Eppure, per un attimo...
Gli occhi azzurri della Stuart lo squadrarono, riportando la sua attenzione sulla scena presente.
«Il Ministro vi chiamerà sul palco, uno alla volta» scandì, determinata a far procedere tutto secondo i piani. «Leggerete la formula che vi verrà presentata – un semplice impegno a servire il Ministero e far rispettare lo Statuto di Segretezza, niente di più – riceverete i vostri applausi...» Storse la bocca. «E prenderete posto al tavolo, dove resterete, con un bel sorriso stampato in faccia, fino alla fine del bla-bla-bla. Tutto chiaro?»
Harry annuì automaticamente. Solo un momento dopo gli venne in mente di chiedere dei Tre Giuramenti. Ma la Stuart si era già allontanata.
Prima che potesse richiamarla, l'ingresso si aprì di nuovo ed entrò Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia.
Rispetto al loro ultimo incontro, sembrava molto più stanco e infinitamente più distratto: strinse la mano alle tre reclute, borbottando qualche frase di circostanza; ma aveva intorno una dozzina di persone almeno, tutte intente a contendersi la sua attenzione. Mancava giusto che si scannassero.
O che lo scannassero.
Ma che mi prende stamattina?

Oziosamente, si chiese se le Pozioni di Kreacher non potessero avere i pensieri cupi come effetto collaterale...
...La voce di Kingsley, magicamente amplificata, lo strappò ad un sonno non previsto. Maledisse interiormente Ron, la sua idea del cazzo e sé stesso per avergli dato retta.
“Tempi nuovi, libertà, amicizia, pace, bla bla bla...”: riusciva a seguire soltanto a metà, eppure trovava il discorso tremendamente soporifero.
Finché un passaggio non squarciò i veli della sonnolenza.
«Sappiamo tutti che, per buona parte dell'ultimo anno, la politica del Ministero non è stata rispettosa dello Statuto di Segretezza.»
Statuto di Segretezza?! Per Kingsley il cazzo di problema dell'ultimo anno è stato lo Statuto di Segretezza?!
Cominciò a vedere rosso.
«Un Ufficio più di tutti deve essere in prima linea nella difesa dello Statuto: l'Applicazione della Legge sulla Magia. Eppure il suo Direttore, divenuto Ministro, ha fatto l'impossibile pur di rovesciarlo.»
Così adesso è colpa di O' Tusoe?! Un uomo che era sotto Imperius per davvero?!
«Ma all'interno di quel vasto Ufficio, ce n'è un altro, di cui sono fiero di aver fatto parte io stesso: l'Ufficio degli Auror. Da loro ci si aspetta che siano sempre i più strenui difensori dello Statuto e della comunità magica, che fronteggino la minaccia delle minacce: le Arti Oscure.
Finora, i nuovi Auror prendevano servizio in forma riservata. Ma, dopo tutto quel che è successo, mi sembra che voi, streghe e maghi d'Inghilterra, meritiate di più.
Da oggi, le nuove reclute presteranno pubblicamente, davanti a voi, a tutti voi, il loro impegno di proteggervi, di proteggere lo Statuto di Segretezza e di combattere il male, ovunque si annidi!»
Applausi. Quella gente si accontentava di poco, pensò, a malapena più calmo.
Le reminiscenze della guerra lo assalirono in forze e gli fecero perdere forse un paio di paragrafi; poi, il Sonorus di Kingsley chiamò sul palco Ron.
Harry cercò di rivolgergli un cenno di incoraggiamento: sembrava che stesse per vomitare. Per fortuna lo accompagnava la Stuart... o forse lo stava proprio sorreggendo?!
Sentì l'amico balbettare un po' mentre leggeva la formula – che gli sembrò davvero un niente di che – e fu sorpreso dall'intensità degli applausi. Ma quando fu annunciato il nome di Neville, sembrò che dovesse venire giù il soffitto.
Pallido, però con una luce risoluta negli occhi, Neville Paciock varcò il sipario, al fianco di Williamson.
«Tienti pronto, mezza sega» brontolò Robards, con un'aria più disgustata che mai.
«L'ultima recluta, signori, non ha bisogno di presentazioni: so che il vostro cuore già grida il suo nome!»
Harry non sapeva se vomitare o sprofondare.
«Avrebbe potuto scegliere mille strade, qualsiasi porta gli si sarebbe spalancata davanti. È famoso da sempre, è già una leggenda... eppure non chiede che di dedicare al vostro servizio la vita intera.»
Robards gli assestò una gomitata nelle costole; cominciarono ad avanzare verso il sipario.
«Lo abbiamo chiamato in mille modi, ma adesso si presenta qui senza gli orpelli della sua fama, senza titoli o soprannomi, semplicemente con nome e cognome. Streghe e maghi d'Inghilterra, vi chiedo di salutare Harry James Potter!»
Il Velo, no, il sipario si spalancò e lo accecarono centinaia di flash.
«Pot-ter, Pot-ter, Pot-ter!» Tra i lampi di luce vide confusamente una marea di figure in piedi, le mani alzate, o forse aperte...
«Pot-ter! Pot-ter! Pot-ter!»
Il cammino verso il podio gli sembrò interminabile.
Kingsley lo salutò con un inchino, che un'altra gomitata nelle costole lo ammonì di contraccambiare. Il delirio della folla raggiunse l'acme e si calmò da sé, gradatamente, sostituito da un senso di attesa.
Il Ministro sorrise e disse: «Harry James Potter, sei pronto a prestare il tuo impegno di servire il Ministero, far rispettare lo Statuto di Segretezza e proteggere il Mondo Magico dalle Arti Oscure?»
Di colpo, Harry sapeva cosa fare.
Veloce, si puntò la bacchetta alla gola e la sua voce, amplificata, echeggiò in tutta la Sala.
«No
E proseguì, prima che Kingsley o chiunque altro potesse riaversi dallo sbalordimento: «Un impegno su un foglio di pergamena? E che valore ha? Che garanzia dà? Parole al vento e un po' di inchiostro. Ma fino a ieri» - alzò ancora la voce - «fino a ieri gli Auror non firmavano pezzi di carta: gli Auror giuravano. La Magia Antica li vincolava alla loro parola, a non tradire, e questo, Kingsley Shacklebolt, questo è il modo in cui voglio impegnarmi io.» Lo squadrò dall'alto in basso. «Io chiedo di prestare i Tre Giuramenti.»
Robards sbatté più volte gli occhi. Harry avrebbe giurato di vedergli in faccia qualcosa di simile al rispetto.
«Anch'io» esclamò Neville, lasciando il tavolo dove stava seduto.
«E io pure» gli fece eco Ron, scrollandosi di dosso, con tanto di occhiataccia, il braccio della Stuart.
Il Ministro si riscosse. «Molto bene.»
La sua espressione si era fatta molto più seria e acquistò un'improvvisa solennità anche nel tono.
«I Tre Giuramenti, come Harry ci ha voluto ricordare, impegnano il cuore e il sangue, la magia e l'anima di un Auror. Lo impegnano a servire, a proteggere, a dare la vita per i compagni, ma anche ad ucciderli se dovessero tradire. E per prestarli, devi lasciare che l'Auror a cui ti affidi, l'Auror che ti guiderà nell'addestramento, ti punti la tua stessa bacchetta contro il cuore.»
Harry trasalì, ma sostenne lo sguardo di sfida con cui Kingsley accompagnò la domanda rituale: «Harry James Potter, sei pronto a prestare i Tre Giuramenti?»
Alzò il mento. «Lo sono.»
«Scopri dunque il tuo cuore, giovane Potter.»
A un cenno spazientito di Robards, comprese che l'espressione andava intesa in senso letterale. Alla fine, dunque, c'era un lato positivo nell'aver potuto indossare, sotto l'uniforme, soltanto le mutande...
«Come il tuo cuore è a nudo davanti a noi, così e ancor più sarà nudo sotto gli occhi della magia. Lo sguardo degli uomini non sa penetrare le sue pareti per cogliere le ombre della menzogna; ma i Tre Giuramenti, giovane Potter, scruteranno nel profondo della tua anima. Rifletti, dunque, rifletti con attenzione: conosci te stesso? Ti conosci tanto bene da essere sicuro che nel tuo cuore non vi sia la minima traccia di malizia, di inganno, di tradimento? Te lo dico ancora: rifletti e vaglia te stesso. Considera i pensieri più reconditi e quelli fuggevoli, scandaglia le tentazioni contro cui combatti: la magia dei Tre Giuramenti è letale e non sa distinguere. Un'ultima volta lo ripeto: rifletti! Un'ombra, anzi, appena l'ombra di un'ombra nel tuo cuore, e per te sarà morte istantanea. Dunque, giovane Potter, se anche solo la parvenza di un dubbio ti sfiora, rinuncia adesso... e il tuo onore resterà intatto.»
Harry scosse il capo, a labbra strette.
«Consapevole del rischio di morte, giovane Potter, ancora chiedi di prestare i Tre Giuramenti?»
«Lo chiedo!» esclamò con impazienza.
«Estrai, dunque, la tua bacchetta.»
Agrifoglio, piuma di fenice. La fissò come se non la vedesse da lungo tempo.
Scacciò il pensiero – molesto e improvviso - della Bacchetta di Sambuco e la consegnò a Robards, di nuovo accigliato. Ma non gli andava proprio mai bene niente?!
«In ginocchio, giovane Potter.»
Obbedì... e un istante dopo trasalì. Tutto il suo corpo si ribellava alla sensazione della bacchetta contro il cuore.
Robards, in piedi di fronte a lui, lo fissò con un sorrisetto.
Furioso con sé stesso, riprese il controllo, represse il moto di panico e rispose a quello sguardo con un'aria di sfida.
I flash impazzirono di nuovo.
Li aveva quasi dimenticati.
«Harry James Potter,» intonò il Ministro della Magia, «giuri di rispettare e far rispettare lo Statuto di Segretezza della Confederazione Internazionale dei Maghi, di servire il Ministero della Magia nella difesa di questo Statuto, di proteggere la popolazione del Mondo Magico e di imporre l'osservanza delle leggi contro le Arti Oscure, tutto ciò anche a costo della tua vita?»
Non ebbe esitazioni. «Lo giuro.»
Non morì. Ma boccheggiò per l'improvvisa trafittura al cuore.
La punta della bacchetta era rossa di sangue.
«Ops... ne ho presa qualche goccia di troppo?» bisbigliò Robards, con un ghigno.
«Harry James Potter, tu che hai prestato il Primo dei Giuramenti, sappi che ogni Auror ti sarà fratello di sangue, di magia e di battaglia. Giuri tu, dunque, di lottare al fianco dei tuoi fratelli e di proteggere, in battaglia, ciascuno di loro, con la magia, con il sangue, se necessario con la tua stessa vita?»
Fissò il Direttore e si impose di non nutrire riserve mentali. «Lo giuro.»
Le sue mutande restarono intatte. Riuscì a stupirsene, nonostante la nuova fitta, ancora più acuta.
«Bastardo...» sibilò tra i denti.
«Allenamento» fu il sussurro di risposta, serissimo.
«Harry James Potter,» proseguì imperterrito il Ministro, «la fratellanza tra gli Auror si fonda sui Tre Giuramenti, sul servizio al Ministero e sul rispetto delle leggi dei Maghi. Se uno di questi tuoi fratelli, fosse pure il più caro tra tutti, tradisse il Ministero, lo Statuto o il Mondo Magico, giuri tu di essere pronto a fermarlo, dovessi anche dargli la morte?»
«Lo giuro.»
Gli applausi si scatenarono e Kingsley, ora di nuovo sorridente, attese che si placassero.
«Alzati dunque, Harry James Potter, membro dell'Ufficio degli Auror, e presso quell'Ufficio possa tu servire con onore, fino all'ora della morte, del congedo o di un diverso incarico.»
Robards roteò la bacchetta in un gesto fluido ed elaborato; un globo di sangue rosso vivo – lo stesso rosso dell'uniforme, notò, cogliendo per la prima volta l'idea del signor Grassley – si staccò dalla punta, Levitò in aria, illuminandosi di una luce dorata; descrisse tre cerchi in senso orario, proprio sopra la sua testa, poi... si aprì, si sgranò lentamente in tante gocce dorate. Le vedeva scendere lente, serene, e allargarsi a ventaglio sopra di lui. Tutte insieme, si posarono sull'alta uniforme che indossava. Sentì un brivido improvviso mentre il tessuto le assorbiva.
Di colpo, barcollò. Robards lo sorresse e quasi lo trascinò fino al tavolo, dove stramazzò su una sedia; il suo supervisore borbottò qualcosa al Ministro e si allontanò.
Non vide quasi nulla dei Giuramenti di Ron e Neville. Aveva appena la forza di chiedersi quanto sangue gli avesse mai cavato quel grandissimo bastardo....
Una mano rude lo scosse e gli accostò al viso un flacone. «Bevi, Harry.»
«Cos'è?» sussurrò.
«Pozione Rimpolpa Sangue» rispose Robards, a bassa voce. «Penso proprio che ti serva.»
Per un momento, considerò se fosse opportuno fidarsi; ma scelse di bere. Un po' per volta, vista e cervello gli si snebbiarono; il discorso di chiusura durò abbastanza a lungo da permettergli, alla fine, di alzarsi e inchinarsi senza neppure barcollare. Per fortuna, a conti fatti le domande non erano previste (o forse erano saltate?).
Ma, non appena il sipario fu ricaduto alle loro spalle, il Ministro lo afferrò per la spalla. «Nel mio ufficio, adesso.»
Si scrollò la mano di dosso e gli scoccò un'occhiataccia. «Fai strada.»

La porta non fece quasi in tempo a sbattere alle spalle di Kingsley, tagliando fuori tutta la torma dei suoi cortigiani, che Harry già si trovava, fisicamente, inchiodato al muro.
«Ma che cazzo ti è girato, eh?!»
Non lo aveva mai visto così furibondo, mai; la sorpresa fu tale da impedirgli di reagire o rispondergli per le rime.
«I Tre Giuramenti? Mi tiri fuori i Tre Giuramenti?! Ma secondo te, non avevo un motivo...?!» Shacklebolt annaspò, a corto d'aria e più rosso di zio Vernon. «Tu...» gli ringhiò contro «Tu non sai un cazzo! O non te ne frega un cazzo, quale delle due, sentiamo?»
«Io...»
«Tu?! Tu non sapevi neanche cosa fossero i Tre Giuramenti! Ammettilo!»
Harry stava cominciando a chiedersi seriamente se Kingsley – il compassato, flemmatico Kingsley Shacklebolt – non fosse per caso impazzito di colpo. Cercò di rispondergli in un tono normale.
«Ce ne ha parlato ieri Grassley. Ha importanza?»
«Certo che ha importanza! Vedi che non sai un cazzo? Lo vedi?!»
Perse di colpo la pazienza: «Oh, senti, ma si può sapere che cazzo vuoi?!»
Restarono a fissarsi, le dita strette sulle bacchette, per un istante che parve interminabile.
Ma il Ministro emise un lungo sospiro e parve quasi afflosciarsi. Lo lasciò andare, raggiunse la scrivania e sedette pesantemente.
«Accòmodati. Una sedia qualunque va bene» borbottò, con un cenno vago davanti a sé. Di colpo, sembrava che gli fosse piombata addosso tutta la stanchezza degli ultimi due o tre anni. Harry prese posto senza fiatare, ma cominciava a preoccuparsi sul serio.
Sarà il caso di chiamare il San Mungo?
E se il Ministro muore mentre io sono qui?!

Forse Kingsley glielo lesse in faccia, perché borbottò: «Sto bene. Davvero.» Un altro lungo sospiro, poi lo guardò dritto negli occhi. «Adesso però ascoltami. Per favore
Qualcosa, nel tono, lo colpì tanto che balbettò: «Se... Kingsley, se ho sbagliato qua-qualcosa, io... mi dispiace...»
Un terzo sospiro, stavolta venato di impazienza. «Per una volta, Harry, ascolta e basta, ti rincresce? Potrai sempre scusarti dopo, almeno lo farai con cognizione di causa.»
«Ah...»
«Sai, a Robards tu non vai affatto a genio.»
«Me ne sono accorto! Uno stronzo...!»
«Sì, ma è il migliore. Una recluta di Malocchio, sai?»
«Davvero?» Non poté fare a meno di rivalutare un minimo il proprio supervisore.
«Eccome. Ha imparato da lui a non fare sconti a nessuno. Che poi è il motivo per cui ha quasi rassegnato le dimissioni, quando gli ho imposto... voi tre.»
Harry lo fissò, incerto.
«Sorpreso? Già, tu ancora non lo conosci. E il bello è che io per primo non so dargli torto, sai?»
«Eh?!»
«Esatto, Harry. Kingsley Shacklebolt l'ex-Auror dà perfettamente ragione a Gawain Robards, attuale Direttore del medesimo Ufficio: assumere voi tre è stato un rischio per l'efficienza delle operazioni, forse anche per la vostra stessa vita... o quella degli altri. Quindi, perché vi ha comunque assunti Kingsley Shacklebolt, il Ministro della Magia?»
Messa così, non aveva proprio senso. «Uhm...»
Il suo interlocutore Imperturbò la porta e gli disse: «Coraggio, Harry... dimostrami che hai davvero un po' di talento per le indagini. Perché ti ho assunto?»
Questo lo sbloccò. «Hai detto» - rispose lentamente - «che ti servivano alleati. Gente fidata. In particolare all'Ufficio degli Auror.»
«L'ho detto. Ed è vero. Vale per te, per Ron, per Neville. Adesso capisci perché non volevo neanche sentir parlare dei Tre Giuramenti?» Lo fissò per un momento. «No, eh? Eppure è facile: gli Auror hanno tradito comunque. Non il Ministero, formalmente no... be', io formalmente sì... ma lo Statuto e il Mondo Magico? E i Babbani, di cui quelle formule neanche si curano? Hai visto qualcuno cercare di uccidere il proprio fratello pur di fermarlo? No? Neanch'io. Anzi, in realtà sì: alla Battaglia di Hogwarts. Perché, combinazione, io stavo di qua e i miei fratelli di là.» L'amarezza nella voce di Kingsley suonava profonda. «Così mi sono detto “Basta! Basta con il passato, con queste cerimonie segrete, con la magia del sangue, che neanch'io so quanto sia legale... e soprattutto, basta, una volta per tutte, basta con i ragazzini entusiasti che rischiano la pelle per niente! Perché, a conti fatti si è visto che i Giuramenti, in sicurezza, non ci han fatto guadagnare proprio niente”.»
«Ah...»
«Zitto e ascolta, che non ho ancora finito. Poi arrivi tu, incontri un vecchietto che ti racconta com'era bello una volta, e cicciccì ciccicciò, e che ti viene in mente? Di farmi fare la figura dell'idiota.»
«Kingsley...»
«Zitto, ho detto. Vedi? Proprio non ci riesci. Obbedire agli ordini è contro la tua natura. E sì che lo sapevo.»
«I tuoi fratelli dall'altra parte obbedivano agli ordini» ribatté, improvvisamente secco. «E già che ci siamo, cos'erano tutte quelle cazzate? A sentir te, sembrava che O' Tusoe avesse tutte le colpe e che il problema principale del Ministero sia stato “lo Statuto di Segretezza”!»
Kingsley scosse il capo. «Harry, Harry, Harry... ma perché parli quando non sai un accidente?!» Alzò gli occhi al cielo. «Politica, hai presente cosa significa la politica?»
«Sì, grazie, l'hanno fatta sulla mia pelle negli ultimi tre anni. Per caso tu eri in vacanza?»
«Niente affatto: eseguivo gli ordini di Silente.»
«Anch'io
«Solo quando non hai avuto scelta.»
«C'è sempre una scelta. Se l'avessi voluto, adesso potrei essere io l'Oscuro Signore, con tanto di Bacchetta di Sambuco.»
«Cos'è, una minaccia?»
Si limitò a guardarlo fisso. «Hai veramente bisogno di chiedermelo? I Tre Giuramenti mi hanno lasciato in vita cinque secondi fa: per caso non l'hai notato?»
Gli rispose un grugnito di riluttante ammissione. «Scusa. Ho esagerato, va bene. Ma ti prego, Harry, cerca di capire... Già, tu magari non lo sai: tutti i Ministeri della Magia sono controllati dalla Confederazione Internazionale dei Maghi. E a quelli interessa una cosa sola: il rispetto dello Statuto di Segretezza. Perché Voldemort non ha scatenato un massacro di Babbani su scala nazionale? Perché sapeva di non essere ancora pronto ad affrontare i governi magici di tutto il mondo, ecco perché. Insomma, Harry... mi piaccia o no, quelli sono i miei padroni. E dovevo rassicurarli sulla nostra politica futura. Non pensare che mi sia piaciuto dover dire quelle cose... ma dovevo.»
«Perché?» insistette. «Cosa sarebbe successo altrimenti?»
«Nell'ipotesi peggiore? Un'altra guerra. Non sto scherzando. E i cattivi saremmo stati noi. Se la Confederazione Internazionale si convince che un Ministero non è in grado di volgere il suo compito, prima manda ispettori, poi lo liquida. Con le buone o con le cattive. Gli ispettori erano già arrivati al tempo di O' Tusoe, fa' un po' i tuoi conti.»
«Ma è mai successo?» domandò Harry, scioccato. «Una guerra perché la Confederazione...?»
«No, ma per un solo motivo: nessuno dei governi destituiti ha mai cercato di resistere. Troppi rischi per lo Statuto, capisci? Qui, però... cosa potrebbe succedere? Pensaci bene. I Mangiamorte veri e propri sono stati sistemati quasi tutti, ma il giro dei simpatizzanti resta ancora potente; poi c'è tutto il Ministero potenzialmente incriminabile, tutti quelli che hanno servito sotto O' Tusoe... In questi casi, la Confederazione nomina un nuovo Ministro, che deve rimettere le cose a posto. Dove credi che lo avrebbero cercato? Tra i miei avversari. Quindi la scelta sarebbe stata tra accettare un governo che avrebbe rimesso in vigore un bel po' delle norme di O' Tusoe, oltre a graziare più o meno tutti qui dentro, oppure opporsi e scatenare un'altra guerra.»
Harry era senza fiato. «Oh porca...»
«Esatto. Come vedi, avevo i miei motivi. Ma non posso sempre spiegarteli in anticipo. E questo, Harry, è il motivo per cui ti chiedo, anzi ti prego, di non sabotare più i miei piani in questo modo. Cerca di fidarti di me, almeno un pochino.»
«Non mi hai detto nemmeno che volevi gettarmi in pasto alla stampa, quest'oggi» osservò in tono amaro. «Non sarai per caso tu a non fidarti di me? E poi, Kingsley... dopo tutti questi anni passati a farmi manovrare da Silente, sarei veramente stufo. Disponibilissimo ad aiutarti, ci mancherebbe; però magari chiedimelo
«E non l'ho fatto, forse?! Ti ho praticamente supplicato di entrare al Ministero, ti ho detto che qui dentro non so di che fidarmi, ti ho chiesto di darmi una mano, che devo fare ancora, implorare il tuo permesso ogni volta?! Ma chi è il Ministro qua, di' un po'?!»
«Ovviamente tu. Io non vorrei saperne neanche...!»
«Troppo comodo, caro mio, troppo facile... E comunque, scusa: ancora non mi hai spiegato 'sta faccenda dei Giuramenti. Che ti è saltato in testa?»
Non capiva perché gli interessasse tanto, o dove stesse il problema. «Be'... te l'ho detto lì per lì, no? Del tuo discorso, almeno una frase mi è piaciuta: noi proteggiamo la gente e la gente merita di meglio. Merita di vedere che siamo seri quando giuriamo di essere pronti a mettere in gioco la vita. Anche se questo non garantisce cosa faremo in seguito... è un aspetto a cui non ho nemmeno pensato, ti dirò.» Rifletté un momento. «E poi, Kingsley, a noi tre tu non hai fatto un gran favore, sai? Gli Auror, se non ci odiano, poco ci manca. Credo che non si fidino. E allora, magari, giurando alla vecchia maniera...»
«Uhm. Capisco. Speravo che le vostre imprese durante la guerra contassero di più, ma a quanto pare mi sbagliavo. Però, Harry, davvero... la prossima volta parlamene prima. Almeno questo.»
«Be'...» Fu tentato di rispondere “Se tu mi dessi un minimo di preavviso, in prima battuta...”; ma evitò. «Sì. Hai ragione. Scusa. Ho agito di impulso, ti assicuro che non l'avevo programmato.»
«Non ne dubito. Suppongo che dovrò accontentarmi... va' pure, oggi dovreste cominciare le lezioni, meglio non far aspettare nessuno.»
«In effetti... Grazie, Kingsley.»
«E di che?»
Aveva già la mano sul battente, quando il Ministro lo richiamò
«Harry, scusami... c'è un altro paio di cose.»
«Oh?» Si voltò e l'altro gli fece cenno di tornare alla scrivania. Incuriosito, ma impaziente, obbedì.
«Due cose, ti dicevo. La prima...» Estrasse una busta da un cassetto e gliela porse. Ne caddero fuori dieci, forse dodici fotografie. Alla prima occhiata si raggelò.
«Ma...?!»
«Esatto, Harry. Bell'idea il Facies Nebula – finché non l'hai gettato al vento, beninteso - però eri seguito già da prima.»
«Ma...»
«Oh, non è che non mi fidi di te.»
Sbatté gli occhi come un gufo. Aveva pensato a qualche giornalista, non che Kingsley lo facesse sorvegliare.
«Chi...?!»
«Dimmelo tu. Chi manca, in tutte queste foto?»
Harry cominciò a guardarle con attenzione...
«Neville!» ringhiò alla fine. «Bastardo traditore farabutto figlio di...!»
E si bloccò: gli era tornato alla mente il volto di Alice Paciock, al San Mungo.
Si sentì un verme. Anzi, peggio di un verme.
«Neville» confermò Kingsley, ora tranquillissimo. «Neville ha fedelmente eseguito il suo primo incarico: tenervi d'occhio, restare sobrio e fare rapporto. Per quanto, sul “restare sobrio”... non credere che non capisca, eh! Sono stato giovane anch'io. Appena uscito di casa, due Galeoni in tasca, la grande città a disposizione...» Sospirò. «Harry, sai quante reclute abbiamo perso in questo modo, nel corso degli anni? Troppe. E non solo reclute, per la verità. Quindi, per favore: divértiti, ma resta lucido. E non lasciare più cadere il tuo travestimento, mai più. Stavolta sei stato fortunato... ma se ci fosse stato un Mago Oscuro in quel locale? E non ci sono solo i Maghi Oscuri... dillo al tuo amico Ronald!»
«Ron? Ah, Ron sì che è stato fortunato!»
«Davvero? Questo mi porta alla seconda cosa...» Gli porse un'altra busta, stavolta chiusa. «Vorresti dargliela da parte mia?»
«Ehm... sì, certo, ma...?»
«Capirai bene che meno parlo con voi meglio è, già vi prendono per i cocchini del Ministro... anzi, uscendo di qui, cerca di avere la faccia di uno che si è preso una ramanzina coi fiocchi, d'accordo? Fa' uno sforzo. Comunque, per favore, spiega a Ron la faccenda del restare lucido... mi sembra che ne abbia molto, molto bisogno.»
«Ehm...»
«Soprattutto con le donne, si direbbe. O forse no... Ecco, digli anche che non è molto furbo vantarsi quando si è combinato poco o nulla.»
«Come?!»
Kingsley proseguì come se non l'avesse quasi sentito, seguendo un proprio filo di pensieri. «Magari non lo sa, in effetti. A volte, anche nei Mezzivampiri, il potere raggiunge livelli che ti fanno credere di tutto... O forse è particolarmente sensibile, non so. Che ha detto di Ginger?»
«Ehm... che era una ragazza che...» Che indossava Mutande Masticabili profumate... non proprio all'Amortentia, concluse tra sé, troppo imbarazzato per spiccicar parola.
Dopo un momento, il Ministro ruppe il silenzio: «Sai, questa busta non viene da Neville»
«No?» chiese Harry, sentendosi completamente perso.
«No. E vorrei che Ronald sapesse che deve a me se non è finito sulla prima pagina di Beaters of Our Meat
«Di... cosa?»
«Non lo sai? Non importa, immagino che Ron lo saprà. Ma forse non si aspetta che Ginger... Harry, mi raccomando, stagli vicino quando aprirà questa busta.»
«Perché?!»
Kingsley glielo disse. E così il suo piano funzionò, almeno su un punto: Harry uscì da quell'ufficio con un'aria tanto sconvolta che neppure Robards si azzardò a fare domande.

L'ingresso della Scuola si apriva in fondo al Q.G.: una semplice porta, che immetteva in un corridoio altrettanto semplice, spoglio e deserto. Entrambe le pareti presentavano una serie di porte, presumibilmente le aule. Harry non poté evitare un senso di delusione.
Gli istruttori, però, fecero strada verso il fondo del corridoio, dove li attendevano, già spalancati, i battenti di una porta più grande. “Aula Magna”, recitava la targa all'ingresso.
Non vi furono cerimonie per l'inizio di quel nuovo anno scolastico, o comunque lo chiamassero; Robards, tuttavia, esordì con un breve discorso di commemorazione per le quattro reclute che li avevano preceduti. Assunte sull'onda del ritorno di Voldemort, non erano sopravvissuti all'ultimo anno.
Non suonava di buon auspicio. Che gli aveva detto il Direttore, il giorno prima? “In genere non mandiamo i pivellini a farsi ammazzare”? Alla faccia...
Chissà da che parte avevano combattuto, per giunta.
Uno dopo l'altro, gli istruttori salirono alla cattedra, si presentarono e spiegarono, in poche parole, il programma del corso. Sembrava tutto molto provvisorio, molto condizionato dal fatto che non sapevano cosa aspettarsi da reclute prive di M.A.G.O. Comunque, abbondarono in dettagli concreti: avrebbero avuto un armadietto personale dove tenere libri e materiali, più un altro, solo per gli ingredienti, nell'aula di Pozioni; sì, avrebbero lasciato in aula il calderone, se fossero riusciti a non fonderlo...
All'incirca a metà della rassegna, vennero finalmente distribuiti gli orari. Sembrava che gli istruttori preferissero farli concentrare su una singola materia al giorno: Difesa pratica il lunedì, Trasfigurazione applicata il martedì, Storia delle Arti Oscure il mercoledì, il corso di Magisprudenza in Accademia al giovedì, quindi Pozioni Avanzate il venerdì e, giusto perché al sabato si è freschi come rose, Elementi di Alchimia, che prometteva di essere il mattonazzo peggiore di tutti.
O forse no, visti i titoli dei volumoni di Crawley.
Non aveva ancora avuto il coraggio di aprirli.
Dawlish, che insegnava Difesa pratica, presentò il proprio corso per ultimo e annunciò che, per esigenze di servizio cui avrebbero fatto meglio ad abituarsi, quella settimana aveva scambiato il proprio giorno con la Stuart, l'istruttore di Storia. «Prendete nota che avrete lei, lunedì prossimo. Intanto seguitemi nell'aula dei duelli: voglio vedere se vi riesce almeno di tenere in mano una bacchetta, o soltanto il vostro uccelletto moscio.»
Harry, più stanco che mai dopo tutto quel bla-bla-bla, si rialzò con un grugnito. Sarebbe stata una giornata lunga... molto lunga.

Alla fine, si rivelò anche più lunga del previsto.
Dawlish, come pausa pranzo, aveva concesso a denti stretti un quarto d'ora scarso, con succo di zucca e panini serviti da elfi domestici che, a quanto pareva, il Ministero impiegava per quel genere di esigenze. Senza paga, Harry ne era sicuro; ma Hermione non vede, C.R.E.P.A. non rompe.
Proprio durante quella misera pausa, però, un elfo in livrea gli si avvicinò. Anzi, un'elfa, capì dalla voce. «Harry Potter, signore?»
«Sì?» chiese, accigliato per l'interruzione.
«Twiggy ha una notifica per Lei, signore. Se volesse per cortesia firmare qua...»
Con un sospiro, posò il succo di zucca. «Di che si tratta?»
«Twiggy non sa, signore! Twiggy è molto dispiaciuta!»
«Va bene, va bene... grazie, Twiggy, se è tutto puoi andare. »
Ma, a quanto pareva, non era tutto: l'elfa gli si accostò con fare da cospiratrice e gli sussurrò all'orecchio (purtroppo sempre in tono acuto...) «Harry Potter, signore... Le guardiamo le spalle. Ma stia attento.»
Si Smaterializzò prima che riuscisse a riaversi dalla sorpresa.
Cercando di far finta di niente e non dare nell'occhio, aprì il rotolo di pergamena. L'Ufficio per le Relazioni con i Folletti lo invitava a presentarsi, “con cortese sollecitudine, per comunicazioni di affari che La riguardano”; in calce, gli orari di sportello, ma nient'altro. Neanche il nome di qualcuno a cui rivolgersi. Anzi, nemmeno una firma.
Stava per chiedere a Ron se fosse normale, quando Dawlish dichiarò terminata la pausa e li schierò in una grande mischia di tutti contro tutti... che si rivelò ben presto essere un “tutti contro loro tre”. Dato che gli altri erano lo stesso istruttore, altri due Auror di cui non ricordava i nomi e una dozzina di dipendenti ministeriali assortiti, sbucati da chissà dove, quella strana lettera svanì del tutto dai suoi pensieri.
Li lasciarono andare verso le sette di sera. Vivi, anche se Harry non avrebbe giurato che non avessero cercato di ucciderli. Gli Incantesimi di Guarigione avevano funzionato bene, ma si sentivano tutti e tre a pezzi.
Cenarono in silenzio, troppo stanchi per fare conversazione; ma, proprio mentre Kreacher finiva di sparecchiare e Harry accarezzava l'idea di andare a dormire, arrivò un gufo per lui.
«Di chi è?» chiese Ron, sollevando la testa dal tavolo... e facendogli tornare in mente che doveva ancora passargli messaggio e busta del Ministro.
«Grassley. Chissà che vuole.»
Il biglietto era molto conciso.

«"Preg.mo Sig. Potter,
l'edizione straordinaria de
La Gazzetta del Profeta mi ha riempito di gioia. Posso presumere che vorrà accettare la mia offerta, uno di questi giorni? In ogni caso, gradirei comunque avere l'opportunità di parlarLe.

Con i migliori saluti

Octavian Grassley, Esq.



«A quanto pare, è contento che abbiamo prestato i Tre Giuramenti e insiste per vendermi altra roba» riassunse per gli amici.
«E a noi no? Perché?» chiese Ron.
«Uhm...»
Neville lo salvò dall'imbarazzo: «Vorrà usare Harry per farsi pubblicità.»
Lo scambio rianimò gli spiriti e la conversazione, che presto ripercorse gli eventi della giornata, soffermandosi in particolare su Difesa pratica e sui quei Giuramenti inattesi («Ma davvero non l'avevi pianificato?!» gli chiesto più volte, entrambi increduli).
Sentendo di non poter più rimandare e temendo, d'altronde, che si arrivasse a parlare del suo colloquio nell'ufficio del Ministro, Harry stava raccogliendo il coraggio per prendere Ron in disparte, quando giunse un secondo gufo.
«E adesso chi è?!» domandò Neville, sorpreso.
«Kingsley» annunciò Harry, che passò senz'altro a leggere ad alta voce.

«“Caro Harry,
a quanto pare, è andato tutto bene: secondo
La Gazzetta del Profeta, abbiamo inscenato di comune accordo la tua scelta per i Tre Giuramenti. E la reazione generale sembra positiva. Forse sei un buon giudice degli umori popolari, dopotutto.
Nondimeno, debbo pregarti di fare come ci siamo detti e consultarmi prima, se in futuro dovessi trovarti in disaccordo con qualche mia direttiva. Questi non sono davvero tempi e frangenti in cui ci si possa permettere discordia.
A proposito di discordia, passa dalle Relazioni con i Folletti prima possibile: quel certo Zog lo Zozzone ti ha fatto notificare ufficialmente presso il Ministero la sua ridicola richiesta di risarcimento. Sto organizzando un incontro ai massimi livelli per affrontare la questione, ma intanto è importante che mostri buona volontà, ritirando l'atto alla svelta.

Cordialmente,

Kingsley Shacklebolt



P.S.: Hai poi parlato con Ron?
”»

Non vide il poscritto in tempo e finì per leggerlo ad alta voce. Addio piani...
«Parlato di che, scusa?»
Harry sospirò. «Mi ha dato una busta per te... e qualche consiglio, pure.» Prese tempo andando a recuperarla dal mantello dove l'aveva lasciata, quindi la porse a Ron, ma aggiunse: «Prima di aprirla, forse è meglio che ascolti il resto.»
«Ma... perché?!»
Sospirò di nuovo. «Perché ieri notte siamo stati seguiti e fotografati.»
Ron sgranò gli occhi. «Da chi?! La Skeeter? Sarebbe stata una notizia da prima pagina!»
«Uhm...» Preferiva non dirgli di Neville, così sviò leggermente il discorso. «In realtà, Kingsley mi ha detto che tu in particolare gli devi un favore: ha intercettato le foto e così hai evitato di finire su, ah, Beaters of Our Meat. Che roba sarebbe?!»
Ma entrambi i suoi amici parevano ammutoliti, Neville per lo stupore, Ron anche per l'imbarazzo.
Riprese, con una sfumatura di impazienza: «D'accordo, sarà una rivista, e ho capito il gioco di parole nel titolo, ma perché avrebbero dovuto pubblica-?» E l'illuminazione lo colpì. «Oh
«Esatto» annuì Neville con fervore. «Quel genere di pubblico.»
«Cazzo!» Ron adesso sembrava sconvolto.
«Ehi, ehi, tranquillo: in qualche modo Kingsley ha messo le mani su quelle foto...» Ron fece per aprire la busta, ma Harry lo bloccò. «Tu non hai fatto sesso con Ginger, vero?» gli chiese a bruciapelo. «Kingsley è convinto di no.»
«Cosa?! Ma...» Ron lo fissò per tre secondi buoni; quindi si passò, lentamente, la mano sul morso al collo, con l'espressione di chi si risveglia da una trance; e ad un tratto corse via, borbottando qualcosa di incomprensibile.
Dopo un momento di incertezza, decise di non seguirlo. Sperava di non doversene pentire. Sperava di non aver fatto cazzate. Sperava che nessuno facesse cazzate.
Neville infranse quel silenzio teso. «Harry, grazie per non aver detto nulla di me a Ron.»
«Figurati. Lì per lì ho reagito male, lo ammetto...»
«Posso spiegare...»
«No, no, davvero, non è necessario: dopotutto ha ragione Kingsley, hai fatto il tuo lavoro. E meno male, perché se non fosse stato per te... Io e Ron siamo stati proprio scemi. Forse più io di lui.»
Visibilmente sollevato, Neville cercò di alleggerire l'atmosfera: «Se davvero non ha fatto nulla con quella Mezzavampira ed è convinto del contrario, sta' tranquillo che si sentirà il più scemo in assoluto.»
«Ah, dunque tu non... non hai visto niente?»
L'amico lo guardò con un'aria preoccupata. «Non ricordi, Harry?»
«Ricordo pochissimo» ammise. «Mi sa che non reggo l'alcool.»
«In due parole, Ginger l'ha portato via. Ma... scusa un momento: se non hanno fatto nulla, cosa c'è in quelle foto?!»
Gran domanda. In effetti, non ci aveva pensato. «Non lo so, io non le ho proprio viste.»
Ron tornò proprio allora, grigio in faccia. «Io...»
«Che succede?!»
«Ricordi quando ti ho detto che... uh, sì, insomma, che Ginger non mi aveva morso solo sul collo?»
«Sì, e allora?»
«Ho controllato e... niente. L'unico morso che ho è quello che vedi.» Sembrava sul punto di piangere. «Ma io... voglio dire, è un ricordo così... forte...»
Harry respirò a fondo. «Forse è meglio che tu apra quella busta.»
Ron esitò, poi la lacerò con furia; le foto si sparpagliarono a terra.
I tre si fissarono.
Impossibile fraintendere le scene ritratte: mostravano tutte un Ronald Weasley in pose molto lascive, ma assolutamente privo di erezione, e, variamente intrecciato con lui, un soggetto che... sì, teneva in bella mostra canini da Mezzovampiro, aveva lunghi capelli rossi e magari si faceva pure chiamare Ginger, ma decisamente... non era una ragazza.
«Pervertito di merda! Io lo ammazzo!»



Note:
Mi sono chiesto chi, nelle famiglie Purosangue, potesse trovarsi a gestire i postumi delle notti brave dei giovani rampolli; e non vedo alternative concrete agli elfi domestici, beninteso se i rampolli non si sono cacciati in guai seri.
Naturalmente, trattandosi di Harry, non è stata una notte brava “normale”.
Si sarà capito dal testo che il “
Black Unicorn” è un magi-sexy shop dalla vetrina molto ben fornita e appariscente; credo che le mutande masticabili esistano davvero nel mondo Babbano, ma mi è sembrato di dover rendere più interessante il loro omologo magico.
Harry, Ron e Neville si sono imbattuti nella vetrina mentre esploravano Deviant Alley, ma, pur impressionati, hanno proseguito fino al primo locale. Qui, mentre Neville si teneva un po' in disparte con un bicchiere mezzo vuoto (memore delle istruzioni di Kingsley), Ron è stato quasi subito abbordato da Ginger; Harry non ricorda nulla perché, vedendo l'amico scomparire al piano di sopra, verso quella che prometteva di essere una notte torbida e torrida, colto da un improvviso accesso di invidia ha deciso di lasciar cadere il
Facies Nebula... ma il risultato ha fatto scattare tutti i suoi meccanismi difensivi prima, di rimozione poi. Tra parentesi, credo che fino ad allora avesse vagamente sentito parlare degli ibridi, senza però incontrarli o riflettere su ciò che loro esistenza implica; il che non ha aiutato.
Ginger, dicevo, è un Mezzovampiro maschio e omosessuale che lavora come
freelance per la rivista soft-core “Beaters of Our Meat”. Sia per lavoro sia per diletto, adora sedurre giovani prestanti, influenzabili ed eterosessuali: un abbigliamento ambiguo e un forte fascino vampiresco lo aiutano a far sì che vedano in lui una donna, in tutto e per tutto. Li stupra relativamente di rado, sia perché l'illusione ha i suoi limiti, sia perché i tratti da Vampiro sono dominanti e gli fanno preferire il sangue; ma nelle loro menti resta impresso il ricordo di una notte torrida con una sconosciuta splendida che, poi, non riescono a ritrovare mai più (grazie alla magia vampirica di occultamento). Quasi tutti, comunque, vengono fotografati da Ginger; buona parte di loro finisce sulle pagine della rivista. Forse la fama avrebbe protetto Ron, ma è più probabile che il gusto dello scoop avrebbe prevalso sul timore di ritorsioni. (Ah, dimenticavo: il suo stato flaccido si deve all'eccesso di alcool ed è ciò che suscita l'ironica commiserazione di Kingsley).
Né Robards né gli altri Auror apprezzano la decisione del Ministro di eliminare i Tre Giuramenti, anzi, per loro è appena meno di un tradimento. Nonché un pericolo, perché, comunque la si voglia vedere, abbassa il livello di sicurezza. E si chiedono pure se Kingsley non possa avere motivi o timori reconditi per esentare proprio queste sue reclute da un rito che esiste fin dalla fondazione dell'Ufficio.
L'esistenza di due Sale Riunioni è uno dei pochissimi dettagli che ho voluto riprendere da “La Maledizione dell'Erede”: i due dibattiti pubblici si svolgono, rispettivamente, nella Sala Riunioni e nella Grande Sala Riunioni. Escludendo che possa trattarsi di una svista e ritenendo, d'altronde, che abbia senso disporre di sale di dimensioni diverse, ho scelto di mantenerle entrambe; vista la stretta correlazione con l'attività del Ministro, le ho ubicate al Primo Livello.
Non ho avuto particolari fonti di ispirazione per le formule del rituale (a parte l'ultima, che riecheggia il giuramento di Pipino a Denethor), ma il fatto che l'aspirante si ponga in ginocchio suggerisce una parentela con l'investitura a cavaliere, probabilmente per il tramite dell'Ordine di Merlino, che veniva conferito già da secoli; certo, la bacchetta che cava sangue arterioso dal cuore è un po' più dolorosa della collata, ma si sa che i maghi sono... particolari.
Nell'espressione “fratelli di sangue, di magia e di battaglia”, i tre termini vanno visti quasi come uno solo: la magia del sangue li rende fratelli per la battaglia, obbligandoli, nel contempo, a versare in battaglia il sangue per il fratello... o del fratello. Non è poi troppo diverso dalle famiglie vere, no?
Ho forse esagerato un po' i termini del vincolo esterno della Confederazione sui governi magici, ma la segretezza è il principio fondamentale di tutto il diritto magico e il primo film di
Animali Fantastici ci ha fatto vedere quanto sia importante per loro... e quanto la Picquery si trovasse in difficoltà, proprio con la Confederazione. Non mi stupirei, quindi, se essa potesse addirittura scatenare una guerra tra maghi, pur di tenere nascosta l'esistenza della magia. E magari Kingsley esagera un po' con Harry, perché non sarebbe comunque una decisione a cuor leggero... ma non escludiamola dal novero delle possibilità.
Ci vuole Harry per riuscire a giurare di dare la vita per Robards senza riserve mentali, lo so. Ma dopotutto, per quanto incasinato dalla guerra e magari anche dalla pace, è pur sempre Harry Potter.
Perché Neville aiuta Kingsley? Perché sa fare squadra molto più di Harry.
Twiggy è il nome di una nota modella degli anni Sessanta; ero a corto di nomi in
-y.

  
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