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Autore: Amaranthine    29/08/2022    1 recensioni
Vi racconto la storia di Severus Snape, da bambino trascurato a potente Mangiamorte, passando dalle disavventure nell'epoca dei Malandrini e attraversando scene che non vedremo mai nella trama originale: l'amicizia con Lily, che diventa qualcosa di più.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Severus Snape non era un bambino come tutti gli altri. Tanto per cominciare, nessuno che lo avesse incontrato avrebbe potuto definirlo di bell'aspetto. Portava capelli neri troppo lunghi e untuosi e aveva un viso giallognolo, teso come quello di un adulto. Fisicamente dimostrava meno dei suoi nove anni, essendo piccolo e magro. Ancora meno il suo abbigliamento contribuiva a renderlo simpatico: indossava pantaloni troppo corti e una camicia troppo larga, il tutto ricoperto da un cappotto che poteva andare bene ad un adulto.

Qualcuno dotato di sensibilità avrebbe potuto sentirsi compassionevole nei suoi confronti, ma Severus abitava a Spinner's End, e lì le persone avevano troppi problemi per prestare cura a quelli degli altri. Non che il ragazzo desiderasse le attenzioni di uno qualunque dei suoi sporchi vicini di casa: in fondo, erano tutti Babbani, proprio come suo padre.

Camminava distrattamente nei pressi del fiume, schivando i cumuli di spazzatura gettati alla rinfusa tra l'erba alta e incolta. L'acqua era sudicia e rifletteva la grande ciminiera della fabbrica che, pur avvelenando l'aria, dava di che mangiare alla sua famiglia.  Non avrebbe voluto farci il bagno nemmeno per un milione di sterline. O meglio, di galeoni. Severus viveva lontano dal Mondo Magico, ma contava i giorni che lo separavano dal suo ingresso a Hogwarts.

Continuò il suo percorso, immerso nei più cupi pensieri. I ragazzini che abitavano al numero quindici, lerci e pezzenti più di lui, lo indicarono dai gradini del porticato fatiscente sui quali si erano pigramente abbandonati.

"Non ti hanno ancora comprato una camicia nuova, Snape? Sei davvero così povero?"

Ridendo, lo insultarono pesantemente, contando sul fatto che Severus fosse troppo esile e schivo per volersi scontrare con loro. Fu infatti costretto a soffocare la rabbia e proseguire verso posti migliori.

Ben presto, il ragazzo abbandonò la riva del fiume e anche Spinner's End per intrufolarsi in un grande parco giochi. Le giostre erano arrugginite e l'erba troppo alta. Non era un gran cambiamento rispetto a casa sua, ma qui sperava di incontrare una persona: la bambina più bella che avesse mai visto. Non conosceva nemmeno il suo nome, ma l'aveva osservata e aveva riconosciuto in lei i segni della Magia. Era una strega, proprio come lui era un mago. A parte sua madre, non ne aveva mai incontrata nessun'altra.

Nascosto dietro a una grossa quercia, aspettò nervosamente il suo arrivo. Stavolta vado da lei e le parlo, disse a se stesso, ma sapeva che non l'avrebbe fatto. La bambina aveva tutta l'aria di provenire da una famiglia rispettabile. Indossava degli abitini che facevano risaltare il suo colorito ed era sempre buona e gentile con quell'arpia di sorella maggiore che l'accompagnava. Sarebbe stato imbarazzante presentarsi a lei coi suoi orribili vestiti addosso; e se gli avesse chiesto chi fossero i suoi genitori, non avrebbe saputo cosa rispondere. Tuttavia, desiderava davvero tanto diventare suo amico.

L'attesa lo stava uccidendo. Non era divertente quando rimaneva da solo con se stesso, senza nulla che potesse distrarlo dai pensieri e dalla paura che aveva di tornare a casa. Andare al parco a spiare la sua strega preferita era l'unica cosa che rendesse più sopportabile la sua estate. Lei veniva a giocare quasi tutti i giorni, ma quando mancava era vero un dramma. Severus l'aspettava fino al tramonto, poi tornava a casa afflitto, condannato alla familiare sensazione di impotenza che durava fino al giorno successivo, quando di nuovo si riaccendeva in lui la speranza di poterla incontrare.

Non sapeva che ore fossero, ma era consapevole di essere rimasto seduto dietro l'albero per un bel pezzo, quando finalmente la vide arrivare. La riconobbe da lontano. La splendida bambina dai capelli rossi stava attraversando il vialetto, sorridente, stringendo la mano alla sorella bionda che invece portava il broncio, contrariata.

Severus si rialzò tremante dal terreno e andò a sistemarsi tra i cespugli, il suo rifugio abituale. Non c'era nessun altro nel parco a parte loro. Incapace a staccarle gli occhi di dosso, l'osservava dondolare sull'altalena superando di molto lo slancio che la sorella babbana era riuscita a darsi.

"Lily, non farlo! La mamma ti ha detto che non puoi!" Strillò la maggiore, che fermò di botto la propria altalena. 

Lily si librò in volo, precipitando sul terreno con innaturale leggerezza. Si era divertita un mondo. La sorella, però, stava morendo di rabbia. Severus aveva avuto troppe ragioni per invidiare certi suoi coetanei, per non riconoscere i segni dello stesso atroce rancore divorare la ragazzina dai capelli biondi.

Continuò a osservare la scena della sorella più grande che rimproverava la più giovane, scosso da due nuove emozioni: da una parte la gioia nello scoprire che la bambina dei suoi sogni portava il nome stupendo di un fiore, dall'altra solo ansia, poiché entrambe si stavano avvicinando al cespuglio dove lui si nascondeva.

Lily scelse un fiore e dimostrò alla sorella di conoscere un modo per muovere i petali senza nemmeno toccarli. 

"Guarda, Petunia, guarda cosa so fare!"

Petunia osservò in silenzio per qualche istante. Severus aveva i battiti accelerati. Aspettava quel momento da tanto tempo. Lily era proprio a un passo da lei, doveva soltanto mostrarsi...

"Smettila!" strillò Petunia. "Non è giusto. Come ci riesci?" Domandò, con un chiaro tono di desiderio. 

Il ragazzo di Spinner's End non riuscì più a trattenersi. Era l'unico a conoscere la risposta e non vedeva l'ora di dargliela. Balzò fuori dal cespuglio, dicendo:

"È ovvio, no?"

Ma la reazione delle due bambine non fu quella che aveva sperato. Petunia era corsa alle altalene strillando, Lily rimase dov'era, ma guardinga. Si pentì subito di essere uscito allo scoperto e l'imbarazzo gli colorò le guance giallognole.

"Che cosa è ovvio?" Chiese Lily. 

Severus era nervoso. Sapeva che i Babbani non dovevano sentire parlare di Magia, così anche se nei paraggi c'era solo Petunia, abbassò la voce:

"Sei una strega." Sussurrò, soddisfatto.

Lei non la prese bene. Offesa, ritornò dalla sorella e, imitandola, si aggrappò anche lei a uno dei pali dell'altalena.

Allarmato, il ragazzo cercò di recuperare la conversazione. La seguì, ritrovandosi a fare i conti col suo disprezzo. Era diventato paonazzo, stava sudando, ma non poteva assolutamente togliere il cappotto.

"Lo sei." Insistette, con apprensione. "Sei una strega. È un po' che ti tengo d'occhio. Ma non c'è niente di male. Anche mia mamma è una strega, e io sono un mago."

Severus credette di avere fatto breccia su Lily, la quale aveva tramutato il disprezzo in diffidenza. Ma non aveva considerato che Petunia era ancora in mezzo a loro.

Rise gelidamente e sbottò:

"Un mago? Non prenderci in giro! Io so benissimo chi sei. Sei il figlio degli Snape! Abitano giù a Spinner's End, vicino al fiume." Spiegò a Lily, e dal suo tono si capiva che trovava l'indirizzo poco raccomandabile. "Perché ci stai spiando?"

Severus stava morendo di caldo. Sentiva il sudore e il sebo accumularsi sulla cute, che per il nervoso gli prudeva. Era disgustato da Petunia, che era perfida come tutti gli altri bambini che aveva incontrato.

"Non vi spio." Rispose, a disagio. "Non potrei mai spiare una come te, comunque. Tu sei una Babbana." Aggiunse sprezzante.

Anche se Petunia non capiva la parola, non poteva fraintendere il tono. Impose a Lily di andare via, afferrandola per il polso e trascinandola a grandi passi attraverso il parco giochi.

La bambina più piccola si voltò indietro un paio di volte, scrutando torva lo strano ragazzo. Era andato tutto storto, Severus lo sapeva e si sentiva a pezzi. Tuttavia, malgrado l'iniziale senso di vergogna e disagio, nel profondo aveva la sensazione di avere appena costruito qualcosa.

Senza di lui, Lily non avrebbe mai scoperto di essere una strega, almeno non prima degli undici anni. Aveva accumulato di sicuro un milione di domande. Severus non voleva illudersi, ma sentiva che lei presto o tardi sarebbe tornata a cercarlo.

In fondo, non c'erano altri che loro due, lì intorno: unici maghi in un quartiere pieno di Babbani.


 

***



 

***



 

Note Autrice.

- Pochi dialoghi di questo capitolo arrivano dal capitolo 33 dei Doni della Morte. Alcuni li ho riadattati. Non potevo fare diversamente, a meno di non creare un primo incontro del tutto nuovo, e non era il mio intento. Ho preferito raccontare quello originale, ma dal punto di vista del povero Sev.

- Non so quanti lettori avrò, per fortuna è una di quelle storie che voglio scrivere per me stessa, ma se siete passati di qui magari fatevi vivi in qualche modo. Io non mordo.
 

Amaranthine.

 

   
 
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