Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Severa Crouch    29/08/2022    2 recensioni
Poco prima della caduta del Signore Oscuro, Alexandra viene mandata in missione con il suo mentore, Rodolphus Lestrange, ma le cose non vanno come previsto. Feriti e senza bacchette si trovano bloccati in quel posto sperduto dell'Inghilterra del Nord, mentre di Bellatrix, Barty e Rabastan non riescono ad avere notizie. Braccati dagli Auror che danno la caccia ai Mangiamorte, saranno costretti a prolungare la loro permanenza in quel rifugio babbano.
Questa storia partecipa alla challenge “Bonbon esplosivi” organizzata dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta”.
Genere: Guerra, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rodolphus Lestrange
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 5
 
31 dicembre 1981
 
La vigilia di Yule non fu un episodio isolato, ma solo il principio di una lunga serie di serate trascorse ad amarsi.
Era stato difficile ricomporsi in tempo per la mezzanotte e celebrare le formule rituali - con i capelli in disordine, mentre Rodolphus le lanciava sguardi che continuavano a scuoterla fin nel profondo - ma c’erano riusciti e, all’alba del 25 dicembre, Alexandra poteva dire di aver celebrato il sabba nel modo più alternativo che avesse mai immaginato.
A partire da quel momento, era stato ancora più difficile staccarsi gli uni dagli altri. La neve che cadeva silenziosa nel bosco li invitava a trascorrere quanto più tempo possibile tra le pareti di casa, tra il tentativo di riprendere a utilizzare la magia, fare l’amore, mantenere in ordine quella che era diventata la loro casa.
Confinato in fondo all’anima, c’era il pensiero di Barty, la preoccupazione che gli fosse accaduto qualcosa che si mescolava con il terrore di non rivederlo più e il senso di colpa per ciò che iniziava a provare per Rodolphus.
Bastano solo tre mesi per dimenticare Barty? Le domandava una voce nella sua testa, ogni sera prima di addormentarsi, dopo ogni amplesso con Rodolphus.
Come farai a guardarlo in faccia? Che razza di moglie sei?
Le sembrava di vivere costantemente sotto esame mentre la sua coscienza la giudicava severamente. In quei momenti, si chiudeva in bagno o in cucina o si impegnava in qualche assurda attività di riordino, qualsiasi cosa pur di far rumore e non far sentire a Rodolphus le lacrime dei suoi sensi di colpa.
Amava Barty e non ci sarebbe stata una ragione al mondo per giustificare quel tradimento, se non la solitudine, la paura e l’angoscia che le si erano attaccate all’anima. Era priva della sua magia e lontana dal suo mondo, incapace di orientarsi e di prevedere ciò che le sarebbe capitato, terrorizzata dal veder comparire Polly in qualsiasi momento con la notizia che Barty, Bellatrix o Rabastan erano stati arrestati o uccisi.
Si sentiva come una bambina sperduta e, in quei momenti, l’abbraccio di Rodolphus era un sollievo, un balsamo che le regalava istanti in cui riusciva a non pensare alla guerra, alla solitudine, agli altri. Era come un sonno ristoratore dopo una lunga escursione e Alexandra ne aveva bisogno per rimanere forte, per essere in grado di non cedere alla disperazione che l’attanagliava.
Ogni tanto si fermava a osservare Rodolphus, domandandosi se per lui fosse lo stesso, se il senso di colpa e la nostalgia di Bellatrix lo avvolgevano come avveniva per lei e se anche lui cercasse di allontanare quel senso di vuoto e solitudine che continuava a piombare sulle loro anime.
Il fatto che fossero chiusi in casa, impossibilitati a uscire per gran parte del giorno a causa delle forti nevicate, non li aiutava a distrarsi. Il tempo scorreva lento e le giornate erano monotone. La mente continuava a percorrere i soliti sentieri, aggrovigliandosi in pensieri carichi di angoscia mentre si domandava se avrebbe mai rivisto Barty.
L’ultimo dell’anno sentì una mano di Rodolphus sulla spalla mentre era intenta a impastare l’ennesima teglia di biscotti. Aveva scoperto che la pasta frolla l’aiutava a sfogare il nervosismo.
“Ricordi che sono un Legilimens e che so come stai anche se non ti sento piangere?” le aveva sussurrato posandole un bacio sulla testa.
“Mi dispiace. Non volevo che tu pensassi che fosse colpa tua.”
Rodolphus le afferrò una mano e l’allontanò dalla ciotola con l’impasto costringendola a voltarsi verso di lui. “Sono tutta infarinata,” mormorò. Rodolphus le sorrise dolcemente, le accarezzò le tempie scendendo lungo il viso e scostandole delle ciocche di capelli.
“Non importa,” le disse posandole un bacio.
Alexandra dischiuse le labbra e rispose a quel contatto. Rodolphus si lasciò andare a un sospiro. “So esattamente come ti senti e lo capisco, sono sicuro che Barty capirà. Certe cose si comprendono.” Il riferimento al legame di Bellatrix con il Signore Oscuro era fin troppo evidente.
“Non puoi impedirti di provare quello che provi,” aggiunse. “Rischi solo di peggiorare le cose.”
“Dovrei essere più forte, più ferma.”
Rodolphus sospirò. “Sei forte e più risoluta di gran parte delle streghe e dei maghi che conosco. Mi hai rimesso in piedi, hai cercato di rendere confortevole questo posto e stai addirittura imparando a vivere come i Babbani. Ti rendi conto che senza il tuo spirito di adattamento saremmo spacciati? Sai quante streghe si sarebbero lasciate morire?”
“Il Maestro ha detto di fare tutto ciò che è necessario per rimanere in attesa,” obiettò lei.
“Allora non solo sei una strega forte, ma sei anche un’ottima Mangiamorte. Sono sicuro che Barty capirà se hai avuto bisogno di un po’ di conforto in questa solitudine.” Ridacchiò: “Non è detto che lui non abbia fatto altrettanto.”
“Vuoi dire che lui e Bellatrix?”
Rodolphus scoppiò a ridere: “Bellatrix è del Signore Oscuro, ma credo che lui e Rabastan abbiano modo di vincere la solitudine.”
Quella notizia la investì come se il Nottetempo le fosse arrivato addosso. Barty la tradiva con Rabastan Lestrange? Le punzecchiature sulla morte di Regulus erano realmente un patetico tentativo di flirt? Per un istante le sembrò quasi di tornare a tre mesi prima, quando preparavano la guerra nel castello dei Lestrange.
Il suo pensiero andò a Bellatrix. “Povera Bella,” mormorò. “Si sentirà profondamente disperata.” Rodolphus la strinse a sé. “Sono molto preoccupato per lei. Non so quanto riuscirà a resistere in questa situazione.”
“Come fai?”
“Ad accettare il suo amore per Lord Voldemort?”
Alexandra annuì, sentendosi inopportuna, certe cose non bisognava domandarle, nemmeno dopo la confidenza che tra loro era nata. Tuttavia, Rodolphus non ne fu turbato. La strinse a sé ancora più forte. “Ho amato Bellatrix moltissimo quando ero un ragazzo, ma ho capito presto che lei mi avrebbe sposato solo perché le famiglie avevano raggiunto un accordo.” Sospirò. “Non volevo tirarmi indietro, ero orgoglioso di essere il marito di una strega tanto forte che condivideva il mio stesso percorso nell’Oscurità. Continuo ad esserlo, anche se a volte è difficile essere suo marito.” Il sorriso di Rodolphus era tirato, le sue mani le stringevano le braccia mentre i loro corpi si allontanavano, quasi che lui volesse guardarla meglio.
“Il prezzo che devi pagare è la solitudine.”
Rodolphus le porse una mano chiedendole di seguirlo in salotto. Si sistemarono nuovamente davanti il camino e Alexandra si rannicchiò accanto a lui, raccogliendo i piedi sotto di sé. “Ti confesso che l’intimità di questi mesi e di questi ultimi giorni sono riposanti. Penso sempre a Bellatrix, quasi mi sembra di sentire il suo sberleffo mentre prendiamo il tè o quando facciamo la spesa, ma ogni volta che ti stringo è come se un pezzo mancante andasse al suo posto, non so se mi spiego…”
Alexandra annuì. “Lo stesso è per me.”
“Tu e Barty eravate molto più intimi di me e Bellatrix, dormivate insieme, giusto?”
“Io e Barty siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso tutta la nostra vita, ma le nostre sere non sono propriamente romantiche. Sono fatte di studio ed esercitazioni, di condivisione di informazioni, ricordi, confronti. I nostri momenti di intimità sono lo scarico dell’adrenalina delle missioni, un esercizio di potere di Barty, una dimostrazione di come piegare la mente.”
“Credevo ti amasse.”
“Mi ama, a modo suo.”
“Perché lo hai sposato?”
“Perché condividiamo lo stesso percorso, siamo cresciuti insieme. Conosco i suoi demoni. L’alternativa era il figlio di qualche Guaritore del San Mungo. Sono molteplici i motivi per accettare un matrimonio nel nostro mondo, soprattutto se scegli un certo percorso.”
Rodolphus le sorrise e le sussurrò: “Proprio così.” Rimasero abbracciati fino allo scoccare della mezzanotte, quando quell’orribile 1981 terminò lasciando il posto a un nuovo anno che si annunciava triste e malinconico.
Rimasero stretti anche nel letto e solo la mattina successiva, quando la luce di un nuovo giorno e l’inizio del nuovo anno allontanò la malinconia della sera precedente, tornarono ad amarsi con una nuova consapevolezza che rendeva ancora più pressante il senso di colpa di Alexandra: il conforto che le stava offrendo Rodolphus andava oltre quella situazione contingente, era il bisogno comune di un certo tipo di intimità. Era la dimostrazione che Barty si sbagliava, e forse anche Bellatrix, che si poteva amare continuando a rimanere fedeli al Signore Oscuro, che l’essere Mangiamorte non richiedeva di rinunciare all’affetto, alla tenerezza, alla complicità.
Si concentrò sullo sguardo di Rodolphus, su quegli occhi neri che la seguivano costantemente, che cercavano di distoglierla da quei pensieri ossessivi, reclamando spazio e attenzioni, chiedendole di aprirsi alla possibilità di un’alternativa. Strinse le gambe intorno alla vita di Rodolphus per sentire ancora di più le sue spinte e lasciò che il piacere le riempisse la mente fino a invaderla completamente. L’orgasmo arrivò insieme a quello di Rodolphus e poi si ritrovarono entrambi con il fiato corto e il sorriso sul volto.
“Insegnami a preparare la colazione,” le propose quella mattina. Alexandra alzò le sopracciglia per lo stupore rimanendo per qualche istante con la teiera sollevata in aria.
“Cosa ti sorprende?”
“Rodolphus Lestrange mi ha appena detto che vuole imparare a preparare la colazione senza la magia?”
“Chi ha detto che non posso usare la magia?” domandò divertito. Allungò una mano verso il tavolo e sollevò le uova. Alexandra mise in salvo la teiera e recuperò le uova dicendo: “Non so guidarti se usi la magia senza bacchetta.”
Questa volta fu Rodolphus ad alzare un sopracciglio: “Vuoi dirmi che Alexandra Crouch non sa più usare la magia?”
Alexandra alzò gli occhi al cielo, senza nascondere di essere divertita da quella punzecchiatura. “Certo che so usare la magia, ma conosco gli incantesimi e i movimenti della bacchetta, non so cosa dovresti fare con le mani!” Gli rivolse uno sguardo di sfida e prese la ciotola pulita dall’impasto della pasta frolla che la sera prima avevano lasciato. Adesso i biscotti erano a cuocere in forno perché, a quanto pareva, la notte la cucina diventava così fredda da essere simile al frigorifero.
“Se vuoi procedere alla babbana, devi rompere le uova così, aggiungere la farina, lo zucchero e il lievito, e poi usare questi attrezzi che il libro di cucina chiama fruste.” Rodolphus ridacchiò per il nome. “E girare in questo modo. Non è difficile.”
“E poi cosa devi fare?”
“Semplice. Prendi il composto quando è amalgamato in modo uniforme. Poi riscaldi la padella con del burro.”
“Come la riscaldo?”
“Devi aprire la fiamma del fornello, in questo modo,” gli mostrò le manopole e il modo in cui il gas e la fiamma venivano regolate. “Prendi un po’ di burro e aspetti che si sciolga, poi prendi il mestolo e versi un po’ di composto sulla padella.” Eseguì il compito e Rodolphus si sorprese nel veder comparire uno dei pancake che lui adorava.
“Mmm… non saprei come fare tutto ciò con la magia,” le confessò. “In realtà nella mia borsa ho i libri di incantesimi domestici e di cucina, ma non saprei come potresti far tutto senza bacchetta.”
“Devo pensarci, ma un giorno di questi ti sorprenderò e preparerò la colazione schioccando le dita.”
“Sarei sorpresa anche solo se riuscissi a versare il tè.”
“Quello lo faccio subito!” esclamò entusiasta. Alexandra cercò di ignorare le gocce di tè che Rodolphus versò su tutto il tavolino, preferì concentrarsi sulla cottura dei pancake che servì a tavola sotto gli occhi sorpresi di Rodolphus. Era divertente avere qualcuno con cui condividere quelle nuove scoperte. “Ricordati sempre di chiudere il gas quando hai finito di cucinare. Non ho assolutamente idea dove potremmo trovare un’altra di queste…” gli disse mostrando l’ampolla del gas.
“Sì, certo non voglio far saltare in aria la casa.”
Alexandra si sorprese: “Vuoi dire che rischiamo di esplodere?”
“Se non si fa attenzione è probabile. Abbiamo fatto diversi attentati ai babbani e sui giornali parlavano sempre di esplosione di bombola del gas, credo che questo sia il nome corretto.”
Bombola del gas. In effetti, il nome suonava minaccioso. Ricordava l’incantesimo Bombarda. Assaporò il tè che Rodolphus le aveva versato nella tazza per poi prendere un pezzetto di pancake. Era una ricetta deliziosa che l’aveva portata fuori dalla sua ossessione per i croissant. Ripensò alla pasta sfoglia di Florian, ai croissant francesi che Rabastan pretendeva nel castello in Cornovaglia e le venne un dubbio: “Rod, dici che al villaggio hanno i croissant?”
“Ho visto una pasticceria,” le disse. “Che ne dici se invece di prepararti la colazione l’andassi a comprare?”
“Direi che avremmo più chance di non distruggere l’unica cucina che abbiamo. Al momento, la nostra sopravvivenza dipende da questo capanno.”
Rodolphus mandò giù l’ultimo pezzo di pancake ed esclamò: “Andiamo a fare un giro al villaggio! Voglio vedere quella pasticceria!”
“Scusa, ma credevo che i miei dolci fossero imbattibili!” esclamò piccata. Il forno l’avvisò che il tempo di cottura era terminato con un trillo metallico. Così si alzò per prendere la teglia. Rodolphus ridacchiò, afferrò un biscotto incurante della teglia incandescente e, di fronte il suo stupore, le spiegò: “Sono abituato a maneggiare l’Ardemonio, non è certo un forno babbano a mettermi in difficoltà.”
Alexandra lo osservò mandare giù un biscotto rovente senza fare nemmeno un cenno di fastidio e poi andare divertito verso la camera da letto per prepararsi per la loro uscita al villaggio. Durante il percorso nel bosco, Rodolphus si divertì a far volare palle di neve incantate per colpirla. Sembrava quasi che volesse far sparire la tristezza e la malinconia che avevano provato la sera prima. Se quella era una strategia, portarla in una pasticceria era decisamente una mossa azzeccata, si ritrovò a pensare.
Le pasticcerie babbane non avevano niente di paragonabile alle meraviglie e alle delizie di quelle magiche. Non c’erano le coppe di gelato magiche di Florian Fortescue né la sua torta mille veli di cioccolato e nemmeno quella che cambiava colore a seconda dell’umore di chi la mangiava. I dolci babbani erano statici proprio come le loro fotografie, ma Alexandra aveva capito che anche in quella staticità poteva esserci del gusto. Certo, era più tenue rispetto alla ricchezza e alla bontà della cucina dei maghi, ma in quelle circostanze riuscivano a offrire il loro conforto.
Rodolphus acquistò dei muffin, dei dolcetti ripieni di crema, delle frittelle e un paio di croissant che, non appena uscirono dalla pasticceria, le disse: “Non saranno un granché, si vede dall’impasto.”
“Sei così esperto?” domandò sorpresa.
“Sono francese e Rabastan è molto esigente in fatto di croissant.”
Si scambiarono un sorriso e lui l’attirò a sé. Alexandra afferrò il braccio di Rodolphus e camminarono proprio come una coppietta di fidanzati. Le sembrò quasi di tornare ai primi tempi con Barty, quando uscivano a Hogsmeade e camminavano per la High Street osservando le vetrine, prima di rifugiarsi da Madama Rosmerta per una dolcissima Burrobirra. “Alex, non pensare a queste cose…” mormorò Rodolphus che si avvicinò al suo orecchio e aggiunse: “Sai che poi mi viene nostalgia di un buon bicchiere di Firewhisky e sai che dovremmo distrarci in altro modo.”
Da una stradina laterale, dietro l’ingresso del pub arrivò una voce squillante, piuttosto nervosa: “Lascia perdere, Tod, qui sono tutti Babbani!”
“Non puoi saperlo, Gilda!” obiettò quello che doveva essere Tod.
“Sì, hanno già fatto ricognizione da queste parti,” obiettò la strega Gilda.
Rodolphus le fece segno di entrare al pub “Il gatto addormentato”. Trovarono posto a un tavolino nell’angolo più buio del pub, ma sufficientemente vicino alla finestra per osservare senza essere visti da fuori. In quei momenti, Alexandra era felice di essere stata assegnata a un Mangiamorte esperto come Rodolphus. Osservarono i due maghi litigare e discutere animatamente. Poi, uno dei due estrasse la bacchetta e, con sorpresa di Alexandra, evocò un vento così forte da obbligare la sua compagna a stringersi nelle falde del cappotto.
“Violare lo Statuto di Segretezza in questo modo…” mormorò Alexandra.
Il mago continuò per la high street del villaggio. Terminarono il tè e tornarono a casa camminando con passi rapidi, cercando di simulare una tranquillità che nessuno dei due provava. Solo una volta che si furono chiusi la porta del loro capanno alle spalle, si decisero a parlare.
“Erano piuttosto insoliti per essere Auror,” osservò Alexandra, “non mi sembra di averli mai visti dal signor Crouch.”
“Due Auror non avrebbero mai fatto una scenata del genere. Ora sarà pieno di Obliviatori e di persone del Ministero. L’ultima cosa di cui avevamo bisogno!” Rodolphus guardava il bosco, come se si stesse aspettando l’arrivo di una squadra di Auror per arrestarli. Alexandra, invece, girava in tondo nel loro salottino. “Forse non tutto il male vien per nuocere,” si ritrovò a pensare. Parlare ad alta voce l’aveva sempre aiutata a chiarirsi le idee.
“E in che modo la presenza di metà Ministero della Magia, per colpa di due idioti, può essere un bene?”
“Non troveranno altri segni di magia e questa zona verrà cancellata dalle future ricerche. Dopo tutto, non è un male che tu non sia riuscito a prepararmi la colazione!” Alexandra raggiunse Rodolphus vicino la finestra, gli accarezzò la schiena e percepì i muscoli di lui scattare nervosamente sotto il suo tocco. Al di fuori della finestra, il candore della neve che era caduta, si perdeva nell’oscurità del bosco. Rodolphus si voltò a cercare le sue labbra e Alexandra allungò le braccia intorno al collo di lui. Si ritrovò con la schiena contro la spessa tenda di lana; dietro di lei c’era la parete di legno del loro capanno.
Le mani di Rodolphus accarezzarono il suo corpo, le strinsero i fianchi per poi sollevarle la gonna di lana. Alexandra lo attirò a sé per baciarlo e togliere ogni distanza tra i loro corpi. Tremò quando lui le sfilò le mutandine e le sussurrò: “Facciamolo qui.”
Un brivido di eccitazione, quella sensazione di complicità che si affacciava di nuovo, il modo in cui le sue dita sbottonarono i pantaloni di lui con una naturalezza che non credeva di avere. Come se lo avesse sempre fatto, come se Rodolphus fosse sul serio suo marito. Forse, l’aver dormito più notti con lui che con Barty aveva cambiato le cose, forse avevano oltrepassato un confine in cui l’intimità era entrata in un territorio per lei inesplorato.
Rodolphus la sollevò da terra ed entrò in lei che si reggeva alle sue spalle forti. Adorava essere sollevata in quel modo da Rodolphus, sentire il modo in cui lui la desiderava, tanto da non voler attendere nemmeno il tempo di arrivare in camera da letto. Lo baciò appassionatamente, lasciando che la sua bocca e la lingua esplorassero la bocca di lui, superando un altro confine, abbandonandosi, ancora di più al desiderio.
Poi vide qualcosa muoversi nel bosco. Pensò che fosse un animale, forse una volpe si era persa. Rivide un altro movimento e trasalì.
“Rod,” mormorò.
“Oh, Alex, sto venendo, non so quanto riuscirò a resistere…”
“Credo che ci sia qualcuno fuori dal capanno.”
Lo sguardo preoccupato di Rodolphus la inquietò. Non era buon segno. Fu appena Rodolphus la fece tornare con i piedi per terra che lanciò un urlo spaventato. Fuori c’era qualcuno! Non lo aveva sognato! C’era proprio una persona in carne e ossa fuori dal loro capanno!
Alexandra mise a fuoco la visione e tirò le tende per coprire lei e Rodolphus dalla vista… della proprietaria della locanda! La paura lasciò il posto alla rabbia. Rodolphus si rivestì velocemente e aprì la porta. Un refolo di vento gelido le causò un brivido.
“Scusatemi!” urlò la donna, “Sono giorni che non vi vedo al villaggio! Sono venuta ad accertarmi che non stesse male! Vi ho portato del brodo!” esclamò porgendo a Rodolphus un contenitore di vetro. “Non volevo disturbarvi! Scusatemi!” esclamò e corse via, raggiungendo il sentiero.
Chiusa la porta, Rodolphus la guardò per poi lasciarsi andare a una risata di sollievo. Alexandra rabbrividì e, ancora svestita e avvolta nella tenda di lana, si avvicinò a lui. Si scambiarono un abbraccio prima che lei prendesse il contenitore con il brodo e lo portasse in cucina, lasciando che lo sguardo ammirato di lui scivolasse lungo tutto il suo corpo.
Le piaceva essere guardata da Rodolphus, amava il modo in cui il suo sguardo le accarezzava il corpo. Subito dopo, ripresero dal punto in cui erano stati interrotti.
 
 
Note:
Innanzitutto, mi scuso per questi aggiornamenti in sequenza, uno dopo l’altro, ma questa challenge scade il 31 agosto e devo finire di postare tutti i capitoli che ho finito di scrivere oggi. Come dicevo su Facebook, scriverei di loro per capitoli e capitoli e forse farò uno spin-off, forse mi tengo questo universo per altre occasioni.
Come vedete, i nostri due Mangiamorte sono sempre più integrati, anche se non del tutto convinti, si stanno adattando e hanno trovato un modo molto piacevole per trascorrere l’inverno.
Sulla questione della magia e delle bacchette, noi sappiamo che Silente e Lord Voldemort riescono a praticare incantesimi complessi anche senza usare la bacchetta che è un catalizzatore di potere. Quindi Alex e Rod sono in difficoltà perché non sono certamente ai livelli di Silente e Voldemort. In particolare, Alex è praticamente senza poteri perché si è appena diplomata a Hogwarts, ha terminato gli studi che presuppongono l’uso della bacchetta e ho immaginato che controllare la magia senza sia qualcosa di più avanzato. Rodolphus, al contrario, è molto più esperto, è il braccio destro di Voldemort e quindi qualcosa è in grado di farla, ma non così tanto quanto si potrebbe immaginare. A questo aspetto, già di per sé complicato, ne ho aggiunto un altro: loro non sanno provvedere alle esigenze quotidiane. Non solo sono senza bacchetta, ma non hanno nemmeno un elfo domestico e se Alexandra nei 41 giorni di matrimonio qualcosa ha imparato (Winky è pur sempre l’elfo del signor Crouch), e per questo ha l’idea di comprare i libri di cucina babbana, perché stava vivendo le stesse difficoltà a casa da neosposa. Rodolphus invece è cresciuto con gli elfi domestici e quindi non ha la più pallida idea di come si gestisca una casa né con la magia né senza.
Ora la smetto di dilungarmi troppo.
Grazie per le letture, i commenti e gli scleri,
Sev
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Severa Crouch