Serie TV > Il paradiso delle signore
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Autore: ZioFaber    31/08/2022    0 recensioni
Amo questa meravigliosa coppia, soprattutto da quando Stefania è andata a casa di Marco, dopo aver scoperto che sua mamma era ancora viva. Ho voluto immaginare alcuni momenti e sensazioni non espresse negli episodi trasmessi, sperando di non divagare troppo. Spero vi piaccia
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stefania si sentiva scombussolata.
Non riusciva a dare un senso a quella giornata praticamente quasi perfetta che aveva appena trascorso; una giornata cominciata con mille pensieri e altrettante paure. Temeva che la verità appena scoperta celasse altri torbidi segreti e rabbrividiva al solo pensiero che tutto ciò fosse stato architettato proprio dai suoi genitori. E se poteva, in qualche modo, sentirsi combattuta e confusa nei confronti di ciò che provava per Gloria, non riusciva a capacitarsi di quanto suo papà avesse contribuito affinché questo castello di menzogne potesse reggersi per tutto quel tempo. La paura più grande, durante il fine settimana che trascorse nella pensione, era dunque quella del rischio che potesse incontrare qualcuno dei suoi familiari; in realtà era talmente stravolta da tutte quelle emozioni che qualsiasi altro incontro sarebbe stato poco gradito. La sua mente riusciva a vedere un po’ di luce solo quando pensava a Marco; lui era l’unico punto fermo in un mare di incertezze e falsità. Sentiva e scopriva sempre più che lui era sincero e puro ogni volta che cercavano di affrontare insieme un argomento spinoso; e apprezzava il suo modo di essere schietto anche quando la verità poteva essere scomoda e dolorosa.
Rientrata in foresteria, alla fine di quella giornata magica, trascorsa fuori dal mondo ostile, assaporando la compagnia del suo mentore, squisito padrone di casa ed eccellente conversatore, cercava appunto di analizzare il senso di ciò che aveva vissuto da quella mattina fino a quel momento magico sotto la quercia, accanto a Marco, inebriata dalla fragranza del suo profumo al punto di riuscire quasi a cancellare tutte le negatività che la assillavano da giorni. Avrebbe desiderato restare seduta sotto quella quercia a guardare le stelle per un tempo infinito, in quel posto incantato, in compagnia di quel cavaliere d’altri tempi che sapeva ammaliarla con la sua voce soave, con i suoi racconti e la sua delicatezza, con i suoi sorrisi e con quegli occhi profondi che le trasmettevano una pace e una sicurezza che non aveva mai provato prima.
Marco la riaccompagnò nella stanza che aveva predisposto per lei e si congedò dopo averle augurato la buonanotte, ricordandole che la sua stanza era proprio accanto alla foresteria e – nel caso lei avesse avuto bisogno di qualsiasi cosa – avrebbe potuto raggiungerlo immediatamente.
Le strinse delicatamente le mani, come per infonderle il coraggio necessario per affrontare la notte e regalandole un dolce sorriso, uscì chiudendo la porta dietro di sé.
Il senso di smarrimento e l’angoscia continuavano però ad assalire Stefania.
Si preparò per andare a dormire, anche se sapeva che ciò avrebbe significato ripiombare nella paura rischiando di dover affrontare ancora tutti i suoi pensieri negativi; e non sapeva come avrebbe potuto farlo da sola.
Fortunatamente la stanchezza accumulata in tutti quei giorni, soprattutto quella mentale, corse in suo aiuto facendola crollare in un sonno profondo pochi minuti dopo aver appoggiato la testa sul cuscino.
Purtroppo non sempre sonno profondo è sinonimo di serenità e pace e la notte non trascorse tranquilla come avrebbe desiderato.
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Sebbene il suo cuore fosse riconoscente nei confronti di Marco per quello che le aveva saputo regalare, il suo risveglio, quel martedì 15 marzo, non è dei più felici.
Sono ancora tanti, troppi, i pensieri che le tolgono la serenità.
Sarebbe stato troppo bello se, dopo la giornata quasi perfetta inventata per lei da Marco, anche la notte fosse passata in maniera indolore, ma non fu così. La sera prima, Marco l’aveva persuasa ad inviare il telegramma a suo padre; un telegramma scarno, essenziale, ma che – sicuramente – avrebbe restituito un po’ di tranquillità alla sua famiglia. Pensava e ripensava a come avrebbero reagito dopo averlo letto. La cosa più sicura in assoluto era che voleva continuare ad evitare tutti e se possibile non voleva neppure parlarne. Era comunque grata a Marco per non essere costretta a pernottare ancora in una pensione, sola con i suoi pensieri molesti e a non essere circondata da tante persone che avrebbero dovuto amarla, rispettarla e onorarla, ma che si erano rivelate capaci solo di mentirle.
Era immersa in questi pensieri quando riconobbe la voce di Marco oltre la porta chiusa della stanza.
“Servizio in camera!”, disse con il tono dolce di chi vuole continuare a coccolare la sua ospite. Non aveva bussato usando il segnale che lui stesso aveva proposto affinché Stefania riconoscesse chi si presentava all’uscio della foresteria. Ma poco importava. Marco sapeva ricacciare via, lontano, tutti i pensieri negativi e lei non poteva che gioire in cuor suo nel sentire la sua voce.
Però stranamente quella sensazione brutta e angosciante continuava a perseguitarla e non la lasciava in pace nemmeno adesso che aveva una ragione per pensare ad altro.
Sentendo l’invito ad entrare, Marco si affacciò con un sorriso, sperando che questo potesse portare luce in quella nuova lunga giornata. Aveva con sé un vassoio colmo di cibarie.
“Buongiorno. Ti ho portato la colazione!”
Quella visione fece pensare a Stefania quanto il comportamento delle persone può cambiare nel tempo.
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Giusto qualche mese prima, mentre erano in redazione, Marco con modo piuttosto brusco e sgarbato, aveva ignorato le proposte di Stefania riguardo un lavoro che avrebbero dovuto fare insieme, e – senza badare alla presenza di Beatrice e Roberto – le aveva praticamente ordinato, senza nemmeno degnarla di uno sguardo a viso aperto, di andare a ritirare i suoi abiti in tintoria e poi in caffetteria per prendergli il pranzo! E Stefania, pur deglutendo amaramente, per non deludere il Dottor Conti che le aveva dato l’opportunità di coltivare quella sua passione affiancandola al nuovo arrivato, si era limitata ad ubbidire, mentre il suo mentore, in un modo che poteva sembrare ancora più sprezzante, aveva dato una risposta fredda ai due malcapitati: “Dovrà pur fare un po’ di gavetta, no?”
Proprio il suo mentore, adesso, si presentava in una stanza riservata appositamente per lei, portandole la colazione in camera, invertendo in pratica quei ruoli che aveva tacitamente dettato.
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Ma nemmeno questo pensiero quasi comico aiutò Stefania a reagire positivamente; non riusciva a sorridere e a rilassarsi come aveva fatto quasi senza fatica il giorno prima.
“Grazie, Marco. Non ho fame!”, disse, cercando di non ferirlo visto soprattutto il solito garbo con il quale lui si era presentato.
“Ma… non puoi rimanere a digiuno tutto il giorno!”
“Sto bene!”, fu la replica della ragazza, che sembrava non ammettere ulteriori repliche.
“Ma hai dormito almeno?”, chiese lui mentre andava a posare il vassoio sulla scrivania davanti al letto.
“Poco.” Stefania parlava a monosillabi. Le dispiaceva soprattutto perché lui sembrava ancora più disponibile e garbato di sempre, ma il suo umore non la aiutava a reagire come avrebbe voluto.
“Se hai bisogno di sfogarti, lo sai: io sono qui!”, continuò lui, senza perdere la speranza di poterle strappare un sorriso e regalarle nuovamente le energie che sembravano sparite durante quella prima notte trascorsa sotto lo stesso tetto.
“Non ho voglia di parlare, scusami.”, replicò Stefania, che appariva molto più abbattuta di quanto non si aspettasse lei stessa.
“Sai, mi chiedo – riprese Marco – se sia il caso che tu rimanga chiusa qui dentro tutto il giorno!”
“È il caso! Ho bisogno di silenzio. Ho bisogno di stare lontana da tutto, dalla mia famiglia!”
Le risposte di Stefania sembravano sempre più mirate a smorzare l’entusiasmo con cui Marco cercava di spronarla a reagire. Probabilmente chiunque si sarebbe arreso e avrebbe fatto un passo indietro, magari lasciando la stanza. Ma non Marco.
Dopo una breve passeggiata dalla scrivania alla finestra, si avvicinò al letto dove Stefania era seduta, e decise di sedersi sopra il tappeto ai piedi del letto, così da non sembrare troppo invadente.
“Beh, forse però, prima o poi dovrai dargliela la possibilità di spiegarsi…”, ma non riuscì a finire la frase.
“No! No! Non ci sono giustificazioni per quello che mi hanno fatto. È imperdonabile!”, Stefania non era intenzionata ad ascoltare giustificazioni, anche se a pronunciarle era Marco che in quel momento si schierava in favore della sua famiglia.
“Va bene. Puoi rimanere qui quanto vuoi, lo sai.”, continuava con la sua tenerezza a cercare di rendersi utile.
“Non dirai a nessuno che sono qui, vero?”, Stefania lo incalzò con un tono serio, che sembrava minaccioso.
“No! No!, Giuro…” disse lui, incrociando gli indici e portandoli alle labbra per baciarli, in segno di giuramento solenne. E continuò: “Promesso!”
Aveva capito che lei era davvero poco propensa al dialogo, ma – a rischio di stressarla ulteriormente – fece un nuovo tentativo.
“Se mai ti venisse in mente di smettere di fare la monaca di clausura, io lì (disse indicando la scrivania più piccola) tengo tutti i miei romanzi preferiti. Anzi - fece alzandosi da quella scomoda posizione - ce n’è uno in particolare che amo molto: Conrad!”, disse mentre prendeva proprio quel libro e lo porgeva con ancor più garbo ad una Stefania sorpresa dal comportamento dolcemente insistente del suo amico.
Lei decise che Marco aveva subito un trattamento non proprio accogliente da parte sua e, mentre afferrava il libro che gli veniva porto, accennò un sorriso ma volse lo sguardo dall’altra parte per cercare il coraggio per ciò che stava per dire.
“Allora…. c’è una cosa di cui mi dispiace!”, esordì con un sorriso misto a pudore.
Marco, intuendo la solennità di quel momento, si avvicinò ancora di più al lato sinistro del letto e sporgendosi in avanti, poggiò un ginocchio sul tappeto, restando in quella posizione a pochi centimetri da lei.
Stefania riprese: “Mi dispiace… di aver pensato (fece una piccola pausa, offrendogli un piccolo sorriso, ma girandosi nuovamente dall’altro lato e sfogliando distrattamente il libro di Conrad), che fossi un arrogante figlio di papà!”
Marco era troppo felice nel rendersi conto che la sua tenacia e l’insistenza avevano alla fine dato il risultato che sperava; pertanto accolse quella strana confessione con un nuovo sorriso sornione.
“Mmmh…  beh, allora c’è una cosa che potresti fare per farti perdonare!”, sentenziò, provocando la reazione di Stefania che si voltò a guardarlo, incuriosita da quella strana e inattesa risposta.
“Puoi fare colazione!”, concluse lui, con un sorriso birichino. E continuò elencando:
“Abbiamo un fantastico croissant, una bellissima spremuta o il mitico caffè di Italo!”
Finalmente sorridevano entrambi, comprendendo che la loro complicità stava davvero raggiungendo livelli inimmaginabili fino al giorno prima.
“Caffè!”, disse lei quasi svogliatamente, ma solo per continuare quella pantomima che ormai era diventata parte integrante del loro punzecchiarsi.
Marco non riuscì più a trattenere una lieve risata e, rialzandosi, si mosse per andare a prendere il caffè da offrire alla sua ospite:
“Ottima scelta, signorina! E il mitico caffè di Italo sia. E sia benvenuta a villa Guarnieri!”, disse, porgendole con un semi inchino, la tazzina. Adesso anche Stefania concesse al suo ospite uno sguardo accompagnato da una risata dolcissima:
“La ringrazio”, disse, afferrando la tazzina di caffè.
Marco, felice per aver almeno scalfito quella corazza di dolore che Stefania aveva indossato quella mattina, le regalò un nuovo sorriso e si diresse alla porta per uscire. Ma mentre era sull’uscio:
“Marco!”, il richiamo di Stefania lo invitava ad attendere ancora. Lei riprese:
“È arrivato il telegramma secondo te?”
“Beh, certo. A quest’ora l’avranno sicuramente letto e saranno anche molto più tranquilli!”.
Ancora una volta lui era riuscito ad avere la risposta giusta al momento giusto. Stefania cominciava quasi a non meravigliarsi più di questa sua dote, inaspettata e bellissima.
Mentre lui usciva, soddisfatto per essere riuscito a scuoterla quel tanto che basta per farla reagire ed accettare di fare una pseudo colazione, almeno con un caffè, lei cominciò a pensare a tante cose, prima fra tutte la possibile reazione dei suoi alla lettura del telegramma.
Ma il suo pensiero principale era per Marco. L’aveva trattato con sufficienza mentre lui cercava di essere servizievole e carino con lei; dopo essere riuscito ad inventarsi una giornata incredibile, aiutandola e riuscendo addirittura a farla sorridere, lei non era riuscita ad allontanare quei pensieri che la tormentavano e non le permettevano nemmeno di essere accondiscendente con lui.
Le dispiaceva enormemente vederlo andar via; sapeva che lui sarebbe dovuto andare a lavorare; e sapeva anche che quando lui era in casa, non poteva restare per troppo tempo in foresteria con lei senza destare sospetti fra coloro che non sapevano della sua presenza in villa. L’unica consolazione era che l’avrebbe rivisto quella sera. E non vedeva l’ora che lui tornasse da lei.
Sorrise a quel pensiero e cominciò quasi distrattamente a sfogliare il libro che Marco le aveva dato.
Per quanto si sforzasse, Stefania non riuscì a leggerne una sola pagina, a causa dei tanti, troppi pensieri che ancora l’agitavano. Solo Marco, in questo momento, riusciva a far breccia in quel caos di sentimenti confusi che provava; lui riusciva a darle sicurezza e tranquillità, trovando sempre una risposta alle sue tante domande, ai suoi tanti perché. Lei non poteva e non voleva smettere di provare a capire ciò che aveva scoperto e che le era stato tenuto nascosto per tantissimo tempo. Forse riusciva a non colpevolizzare eccessivamente Veronica e Gemma, ma non riusciva a capacitarsi di come avessero potuto mentirle suo papà e sua zia Ernesta. Loro che avevano sempre dimostrato un amore smisurato nei suoi confronti, si erano coalizzati contro di lei celando una verità scomoda. Non riusciva ad inquadrare Gloria. Provava a pensare a tutto ciò che aveva vissuto e provato dal suo arrivo a Milano, al Paradiso delle Signore, in veste di capocommessa.
Pensava a quanto straordinario fosse stato per lei quel rapporto spontaneo e naturale instauratosi fra loro immediatamente; al loro feeling bellissimo che le aveva regalato tantissimi momenti indimenticabili.
Era tutta finzione? Perché dopo tutti quegli anni lei era tornata? Dove si era nascosta per tutto quel tempo? Ma soprattutto, quale motivo poteva averla indotta ad abbandonare una figlia piccolissima ed un marito disperato e solo? Ma poi suo papà era davvero stato abbandonato oppure era stato complice nella fuga di sua moglie? Ma allora che ruolo aveva Veronica in tutta questa storia?
Troppe domande. Nessuna risposta. Tanti dubbi. Nessun amico che potesse aiutarla a dissiparli.
Anzi, no. Un amico ce l’aveva. Un amico speciale, unico, straordinario. Un amico indispensabile e insostituibile: Marco.
Lui aveva più volte dimostrato quanto lei ci avesse azzeccato quando gli aveva raccontato cosa vedesse in lui, oltre la corazza che lui indossava con naturalezza per confondere gli occhi e i pensieri della gente. E se poteva incantare gli altri, di sicuro non ci riusciva con Stefania.
E quella sua lettura del carattere di Marco, aveva spinto il ragazzo ad agire di conseguenza, almeno nei suoi confronti; la loro collaborazione e il loro rapporto – non solo quello professionale – erano cresciuti positivamente e fra loro si era creato un feeling speciale.
Ancora ringraziava il cielo per aver messo Marco sulla sua strada il giovedì precedente, quando vagava fuori dal magazzino dopo la bomba esplosa per il confronto con Gloria nello spogliatoio. Lei era letteralmente andata addosso a Marco che arrivava nel senso opposto al suo. Pensava che tutto ciò fosse da attribuire ad un destino che per lei era ancora sconosciuto, ma che stava per scoprire.
E continuava a pensare che Marco rappresentava per lei, in quel momento, un faro capace di illuminare quella notte fredda, buia, spaventosa. Si rendeva conto che lui stava celando la presenza di lei alla villa a tantissime persone, proprio per la promessa che le aveva fatto. E sapeva che avrebbe mantenuto quella promessa anche se non sarebbe stato facile. Gli stessi abitanti della villa erano all’oscuro del fatto che lui stesse ospitando segretamente un’amica; ma soprattutto immaginava quanto fosse difficile per lui incontrare quasi quotidianamente Ezio e ancor di più Gemma. Quest’ultima, visto il ruolo di fidanzata, poteva tranquillamente pretendere di incontrarlo anche fuori dall’ambito lavorativo.
Ma la costanza di Marco nell’essere presente in foresteria per non lasciarla sola, le faceva capire che lui stava trascurando, almeno in parte, i suoi “doveri di fidanzato”.
Ci pensava ma non si colpevolizzava per questo. Sapeva che quando Marco le aveva detto “Andrà bene!” e “Non ti deluderò!”, ma soprattutto “Sei qui, adesso, per cui permettimi di aiutarti!”, non l’aveva fatto solo per circostanza e per galanteria. Lui era sì galante, ma soprattutto era sincero e onesto.
Le piaceva pensare che Marco non le avesse semplicemente trovato un rifugio nel quale isolarsi fino a quando lei non si fosse sentita pronta ad affrontare nuovamente il mondo; quel rifugio rappresentava soprattutto un luogo nel quale aspettare con trepidazione il suo ritorno, le sue visite con i suoi sorrisi, le sue parole, la sua dolcezza, il suo candore.
Aveva bisogno di tutto questo e non poteva né voleva pensare a nessun altro.
Nella sua testa ora c’era posto solo per sé stessa. E per Marco, ovviamente.
Tutti questi pensieri invadevano la sua mente e il suo cuore e le permettevano di isolarsi da quel mondo che ancora non era pronta ad affrontare, dopo la tremenda verità che aveva scoperto. Pensare a lui che, fra tutti i suoi pensieri e doveri, riusciva a ritagliarsi del tempo da dedicarle, la faceva stare bene, nonostante tutto. E quel tempo che lui impegnava per dedicarsi totalmente a Stefania, era ricco di attenzioni, di dolcezza, di consigli preziosi e di affetto profondo.
Stefania aprì nuovamente le scatole che contenevano i vestiti che lui le aveva regalato il giorno prima; e sorrideva al pensiero di lui che, per non destare sospetti fra i dipendenti del Paradiso delle Signore, si reca in un altro negozio, in un momento in cui riesce a trovare del tempo libero dal lavoro in redazione e dalle attenzioni morbose della sua fidanzata. E in questo negozio fa degli acquisti, pensando a Stefania. Cerca qualcosa che spera potrà piacerle; di sicuro quegli abiti piacciono a lui, hanno il suo colore preferito e non vede l’ora di portarli in foresteria e di donarli a lei. Tutti questi pensieri le restituiscono un sorriso che fino a quel momento non riusciva ad esprimere; ma soprattutto pensa allo stato d’animo di Marco mentre acquista quei vestiti appositamente per lei, non solo perché lei possa avere dei cambi durante la sua permanenza clandestina nella foresteria della villa. Lui è consapevole che ciò rappresenta sì un regalo, ma soprattutto la dimostrazione che lui pensa a lei anche quando non stanno lì, insieme, dentro quella stanza speciale. È riuscito ad organizzarsi per poterle dimostrare che lui c’è anche quando è fisicamente lontano.
Questi pensieri la aiutano a scacciare via, almeno per qualche ora, il dolore causato dalla dura realtà. E la spingono a voler provare ad indossarli nuovamente.
E così, avvicinando a sé il vestito che ancora non ha indossato al cospetto di Marco, lo osserva per vedere come le cade addosso e pensa che lui ha avuto davvero un ottimo gusto, scegliendoli.
Decide di indossare il completo e di fare una sorta di sfilata anche se nessuno potrà vederla. Non ancora.
Spera che Marco possa apprezzarlo quando quella sera tornerà a trovarla.
Ma pensa soprattutto a quanto dovrà aspettare lì, da sola, e a quanto, in questa situazione, possa essere difficile scacciare i brutti pensieri e riuscire a rilassarsi. Sa che non riuscirebbe a concentrarsi e fare qualcosa di utile e costruttivo, proprio a causa dei troppi pensieri negativi. Potrebbe provare a leggere il libro che Marco le ha suggerito, oppure pensare all’articolo che il caporedattore le ha chiesto di scrivere.
Non ha la forza mentale per fare tutte queste cose e già pensa al ritorno di Marco in quel loro posto magico.
Il fidato Italo provvede a farle recapitare il pranzo, spezzando la monotonia delle sue passeggiate all’interno della foresteria. Le è tornato un po’ di appetito e questa discreta intrusione la rallegra più di quanto non si aspettasse. Dopo aver pranzato si avvicina alla scrivania dove Marco tiene i suoi libri e prova a sbirciarne i titoli; poi si sposta verso il comò, ispezionando distrattamente gli oggetti che vi trova sopra.
Decide di aprire un cassetto, più per passatempo che per curiosità; e dopo aver preso e sfogliato un libro che ha notato al suo interno, il suo sguardo è catturato da una piccola scatola di legno posta nell’angolo destro del cassetto. La afferra e capisce che si tratta di un carillon.
Lo apre e osserva rapita una danzatrice che rotea al ritmo di un suono rilassante.
Quel suono riesce a distrarla e cammina per la stanza tenendo fra le mani quella scatolina magica, assorta nei suoi pensieri, ipnotizzata dalle piroette della ballerina. E non si accorge dell’arrivo di Marco.
La porta della foresteria è aperta e lui può quindi godersi quello spettacolo per qualche istante, prima di rivelarle la sua presenza.
“Bello, vero?”, le dice con una voce appena percettibile, mentre resta sull’uscio della stanza.
Stefania si gira improvvisamente, leggermente spaventata da quella frase inaspettata. “Marco! Scusami, non volevo frugare nelle tue cose!”, gli dice con un lieve imbarazzo.
“Non ti preoccupare, tranquilla!” le risponde con un sorriso per farle capire che è tutto a posto e avvicinandosi a lei, allunga la mano indicando il carillon “Posso?”
Marco è visibilmente emozionato; quel piccolo oggetto fa riaffiorare dei ricordi lontani ma molto nitidi. E racconta a Stefania che quel carillon era di sua madre che lo usava per farlo addormentare. Quel suono, che per lui era quasi confortante, lo spinge a condividere con la sua amica i ricordi belli, dei momenti trascorsi in compagnia della mamma e altri, tristi, che gli ricordano la sua malattia. E le confessa che ogni tanto sente il bisogno di ritrovare quelle sensazioni; allora entra in foresteria chiudendo la porta per restare solo, e lascia suonare il carillon.
Stefania che ha atteso impaziente il rientro di Marco, adesso è affascinata dal suo pudore mentre si mette a nudo, raccontandole quegli aneddoti intimi. Sebbene sia emozionato e leggermente imbarazzato da quei dolci e malinconici ricordi, Marco si stupisce di quanto per lui sia naturale condividerli con Stefania, aprirsi con lei toccando argomenti che non ha mai raccontato a nessuno prima di quel momento.
Pensa al fatto che non abbia mai avuto la spontaneità di provare ad accennare quei suoi sentimenti alla sua fidanzata, mentre sente quanto ciò sia facile con Stefania.
Lei sente l’emozione nel timbro della voce di Marco e capisce che la loro confidenza sta crescendo e maturando in modo naturale, senza forzature. È pervasa da un brivido che la scuote nell’intimo, ma adora questa sensazione nuova e intrigante che le mostra il lato più segreto e affascinante di Marco. Pensa a quanto si era sbagliata nel giudicarlo prima ancora di conoscerlo e anche poi, quando il destino ha cospirato perché le loro strade si incrociassero.
Spinta da un sentimento che ancora non sa riconoscere, ma che apprezza con tutta sé stessa, lo invita a continuare il suo racconto. Marco la ringrazia con un sorriso che illumina la stanza e uno sguardo sognante che induce la ragazza a confidarsi a sua volta.
E Marco scopre così la storia nella versione che negli anni è stata propinata a Stefania; e cioè di sua madre morta in un incidente quando lei è molto piccola e della quale non ha alcun ricordo e nemmeno il conforto di una fotografia. Ma il racconto dei suoi ricordi si mischia con quello che ha appena scoperto: una madre che è sparita abbandonando lei e suo papà, lasciando un vuoto enorme nella vita e nell’animo di Stefania.
La dolcezza che Marco le ha mostrato negli ultimi giorni, cercando con delicatezza di fornirle una risposta plausibile alle tante domande che la angosciano, continua a darle conforto e a tranquillizzarla. La invita a guardare queste cose sotto un nuovo punto di vista, dicendole che adesso lei ha l’opportunità di dare un’occasione a Gloria e colmare così quel vuoto che da sempre sente dentro di sé.
Intuendo lo sconvolgimento che questi discorsi hanno provocato in lei, Marco decide di lasciarle del tempo per riflettere in solitudine e recuperando il vassoio del pranzo di Stefania per portarlo in cucina, lascia la stanza.
Mentre esce si gira per guardare Stefania che lo osserva uscire con un velo di malinconia.
Stefania ha atteso il rientro di Marco in villa con trepidazione e batticuore; non avrebbe mai pensato che il loro confronto potesse risvegliare dei sentimenti e delle emozioni dolorose e malinconiche.
Ma, mentre resta sola nella stanza, pensa non solo ai suggerimenti di Marco su ciò che potrebbe fare per recuperare un rapporto con sua madre. Il suo pensiero va soprattutto a quanto è successo fra loro, alle confidenze personali che si sono scambiati vicendevolmente senza forzature e senza timori. Hanno parlato di tante cose e condiviso momenti intimi con una naturalezza che un po’ la spaventa, ma in fondo la intriga e l’appassiona. Si interroga per provare a capire cosa stia succedendo fra quelle mura quando lui entra e con estrema naturalezza abbatte tutte le barriere e i pregiudizi; cancella ogni timore e la induce a confidarsi e ad aprirsi, provocando in lei un miscuglio di sensazioni indescrivibili.
Dopo cena, rimasta nuovamente sola in foresteria, ripensa alle parole di Marco e a tutte le cose che lui le ha confidato; prende ancora il carillon, gira la manovella per caricarlo e – dopo averlo poggiato sulla scrivania posta davanti al letto – apre lo sportello per farlo suonare. La melodia riempie subito la stanza e Stefania la ascolta immersa nei suoi pensieri. Pensa alla sua mamma, a Gloria. E rivive, come in estasi, tanti momenti dolcissimi ed emozionanti che ha vissuto con lei; gli abbracci, le confidenze, la dolcezza con la quale la capocommessa l’ha accolta fin dal loro primo incontro. E pensa al fatto che tanti indizi avrebbero potuto suggerirle qualcosa che potesse rivelare la vera identità di Gloria, ma lei non li aveva saputi interpretare. Sebbene abbia apprezzato i consigli di Marco, non è ancora pronta a fare quel passo che le permetterebbe di perdonare i suoi genitori, e neanche di dar loro l’opportunità di spiegarle i motivi che li hanno spinti a raccontarle tutte quelle bugie. Non ancora, almeno.
Le prime lacrime cominciano a solcare il suo viso, mentre pensa a quei momenti di dolcezza e intimità con Gloria; prova a ricacciarle indietro ma non ci riesce.
Singhiozzando si dirige verso il letto per lasciarsi andare ad un pianto liberatorio fino a che, sopraffatta da tutte quelle emozioni, non crolla in un sonno profondo.
Nel frattempo, la ballerina continua la sua danza solitaria accompagnata dal suono malinconico del carillon.
   
 
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