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Autore: Keeper of Memories    01/09/2022    1 recensioni
Poiché questa è la natura della Legione: sono tutti morti. Qualunque nano può
unirsi alla Legione, purché sia disposto ad abbandonare tutto ciò che possiede.
I riti funebri sono sobri: un ultimo addio ai familiari e alle persone care, la
spartizione dei beni tra gli eredi e le ultime parole di commiato. Poi, è fatta.
Il nuovo Legionario marcia verso le Vie Profonde e non fa più ritorno.
La Legione combatte i prole oscura fino alla fine, come ultimo baluardo
contro i mostri che hanno reclamato gran parte della loro patria.
- Da “Le sale di pietra dei nani” di Fratello Genitivi, Studioso della Chiesa –
Due Legionarie, ferite e rimaste isolate dalla loro truppa in seguito a un violento attacco, si fanno un'ultima promessa.
****
[Opera creata per il Writeptember H/C Edition del gruppo "Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction - GRUPPO NUOVO" su Facebook.]
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Poiché questa è la natura della Legione: sono tutti morti. Qualunque nano può unirsi alla Legione
dei Morti, purché sia disposto ad abbandonare tutto ciò che possiede. I riti funebri sono sobri:
un ultimo addio ai familiari e alle persone care, la spartizione dei beni tra gli eredi e le ultime parole
di commiato. Poi, è fatta. Il nuovo Legionario marcia verso le Vie Profonde e non fa più ritorno.
La Legione combatte i prole oscura fino alla fine, come ultimo baluardo contro i mostri che hanno
reclamato gran parte della loro patria.
 
Da “Le sale di pietra dei nani” di Fratello Genitivi, Studioso della Chiesa –
 
 
 
Erano stati colti alla sprovvista, durante una pattuglia. Un’orda di prole oscura, di hurlock precisamente, li aveva travolti mentre attraversavano una delle antiche sale del loro popolo. Erano solo in dieci, troppo pochi per sopravvivere all’assalto. Erano spacciati.
Reka e Nali combatterono fianco a fianco, come sempre avevano fatto, fino all’ultimo. Dopotutto quello era il compito e il destino dei membri della Legione. Avevano ucciso decine di quei mostri, insieme erano formidabili: la prima solida come il migliore scudo, la seconda rapida e letale come un pugnale affilato. Nali era la recluta più recente della Legione, ma da quando aveva iniziato a combattere in coppia con Reka, i loro compagni avevano preso scherzosamente a chiamarle “Kallak Salrokas”, le “compagne della guerra” in nanico. Non si staccavano mai una dall’altra.
La battaglia infuriava quando Nali sentì una dolorosa fitta alla nuca e pian piano il mondo attorno a lei farsi sempre più sbiadito. L’ultima cosa che vide fu Reka che roteava la sua ascia e falciava l’ennesima tripletta di prole oscura. Le stava urlando qualcosa, ma non riuscì a sentirla, né lei riuscì a biasciare un avvertimento.
Quando riprese i sensi, la grande sala era avvolta nel silenzio. Il suo primo pensiero fu per Reka, che lì attorno non riusciva a vedere.
Alzò la testa, solo per rendersi conto che non tutti quei mostri erano morti: un paio di hurlock stavano frugando tra i cadaveri, forse per recuperare pezzi delle armature dai caduti. Strinse i denti: non era ancora finita.
Nali si guardò attorno, doveva pensare velocemente: la galleria da cui erano venuti era crollata, probabilmente una misura preventiva dei suoi compagni della Legione; d’altra parte, quella da cui i prole oscura li avevano attaccati era fuori discussione, sarebbe stata morte certa. Vi era però una galleria secondaria, più piccola e dall’ingresso parzialmente nascosto da altri detriti. Decise che quella era la sua migliore possibilità di fuga, ma non l’avrebbe intrapresa senza Reka.
Trovò la sua compagna poco più in là, viva tra i cadaveri.
«Reka! Reka» bisbigliò, scuotendo leggermente lo spallaccio dell’armatura pesante. Reka mugugnò qualcosa e aprì gli occhi.
«Nali… siamo vive?» le chiese, lo sguardo confuso di chi ancora fatica a mettere a fuoco ciò che la circonda.
«Si! Dobbiamo andarcene» rispose, facendole cenno di abbassare la voce.
«Temo sarà difficile, novellina» sussurrò Reka, abbassando lo sguardo sul suo braccio.
Nali seguì lo sguardo dell’amica, lungo il suo braccio nascosto dal cadavere di un hurlock. Lanciò uno sguardo attorno a sé prima di rimuovere lentamente e il più silenziosamente possibile il corpo del morto.
«Maledizione» sibilò a denti stretti Nali. Una brutta ferita copriva l’avambraccio di Reka, dove una lancia appuntita aveva squarciato con incredibile forza la piastra del vambrace, ora accartocciato verso l’interno.
«Potrebbe essere infetta, novellina» rimarcò Reka.
«No, non esiste. Ti tolgo parte dell’armatura e ce ne andiamo, ho trovato una galleria.»
«Ci sentiranno. Ti prego, uccidimi e scappa novellina.»
Nali la ignorò. Con delicatezza, rimosse prima gli schinieri, poi i guanti d’arme e infine l’elmo di Reka, liberando la sua folta chioma fulva. Occhieggiò la loro destinazione, fortunatamente non troppo lontana: le serviva solo un buon diversivo per gli hurlock.
Staccò un pezzo di armatura da un cadavere e, curandosi di non avere sguardi puntati su di lei, lo lanciò lontano, verso l’accesso che quei mostri avevano attraversato per assaltarli. Tutti i prole oscura si voltarono contemporaneamente, come la loro mente alveare gli suggeriva di fare. Non appena sentì lo scalpiccio di passi e il clangore delle armature nemiche, raccolse sulle proprie spalle Reka e si diresse il più velocemente possibile verso la galleria che aveva intravisto, sperando che il rumore fosse sufficiente a nascondere la loro fuga.
Dopo una lunga marcia e diverse curve a gomito, Nali posò Reka a terra, curandosi di metterla a sedere e accertandosi delle sue condizioni con lo sguardo nonostante il fiato mozzato per la corsa.
«Nali, per favore, ascoltami.» La voce di Reka era un sussurro impastato, a cui seguirono diversi colpi di tosse.
«Sono sicura che si possa fare ancora qualcosa, dammi un attimo» disse invece Nali, strappando un lembo della veste che portava sotto l’armatura più leggera e legandolo saldamente attorno al braccio della compagna, poco sopra la ferita aperta.
«Ricognitrice Nali, questo è un ordine di un tuo superiore. Fermati» aggiunse Reka, con la voce più autoritaria che una nana che aveva perso molto sangue riuscisse ad avere. Nali si fermò, puntando lo sguardo velato di lacrime su Reka.
«Si, sergente Reka» biascicò con voce stentata.
«Ascoltami attentamente» proseguì la legionaria più anziana «Sono ferita e potrei avere il sangue di quei mostri già in circolo. Morirò in ogni caso, novellina.»
«No, non esiste! Ti medicherò e ti riporterò all’accampamento.»
«Sai che cosa fanno alle nane, Nali?»
Con la mano sana, Reka prese un pugnale dallo stivale e lo porse alla sua compagna. Nali fece un cenno con il capo, ma non toccò l’arma che le veniva offerta.
«Ci… usano per procreare» rispose con voce tremante. Quello era il pugnale che veniva dato a tutte le nane della Legione, affinché venisse usato solo ed esclusivamente in caso di cattura.
«Esatto. Ne arriveranno altri e io non voglio diventare una Madre della Nidiata. Sono già morta, Nali. Siamo già morte. Voglio solo tornare alla pietra.»
«Ma io non posso,» ribadì Nali, soffocando a stento i singhiozzi «non posso uccidere l’unica persona che io abbia mai amato.»
«Mia piccola Nali…»
Reka lasciò il pugnale e accarezzò il volto della compagna, pulendo delicatamente le lacrime che scendevano lungo le guance sporche di polvere e sporcizia. Indugiò sul simbolo scuro sullo zigomo, che identificava Nali come una senza casta, una reietta, un nessuno. La verità è che non lo era mai stata, non da quando era entrata nella Legione, non per lei. Per Reka, era la persona più importante del mondo.
«…possiamo arrivare a un compromesso. Ma non ti piacerà comunque» continuò, avvicinando il volto al suo, in modo da far incontrare le loro fronti.
«Se ti terrà in vita, farò qualunque cosa.»
«Possiamo sperare che la corruzione non si sia ancora estesa. Se è così dovrai tagliarmi il braccio, ma-»
«Lo farò!» la interruppe Nali, senza pensarci un attimo «Ma tu poi non potrai combattere.»
Reka rise debolmente, realizzando che avrebbe perso anche la mano che solitamente reggeva l’ascia.
«Ci farò attaccare uno scudo e imparerò a combattere con l’altra mano, non preoccuparti. Però non hai ancora sentito cosa viene dopo il “ma”.»
«Scusa, continua.»
«Terrò sempre con me il pugnale. Se saremo attaccate, dovrai lasciarmi e scappare e se anche riuscissi a trarmi in salvo, se dovessi mostrare segni di corruzione… voglio che sia tu a celebrare il mio secondo funerale. Promettimelo.»
«Va bene, te lo prometto.»
A Nali non piacevano queste condizioni, ma Reka aveva ragione, quella era la sua unica possibilità di salvarla. Intuendo i suoi pensieri, Reka la strinse a sé in un abbraccio.
«Qualunque cosa succeda, sarò sempre con te. Che io sia in carne e ossa o che sia già tornata alla pietra, seguirò ogni tuo passo, ovunque tu vada. Hai capito?»
Nali annuì energicamente, scacciando i brutti pensieri che le affollavano la mente. Avrebbe voluto che quell’abbraccio durasse per sempre, avrebbe voluto lasciarsi cullare da Reka ancora per un po', ma il tempo non era dalla loro parte.
«Avrò bisogno di fuoco, per cauterizzare la ferita. Vuoi che ti faccia svenire per sentire meno dolore?»
Reka sorrise debolmente. «Sarebbe l’ideale. Grazie, piccola Nali.»
 
 
 
«L’ho trovata nella più enorme e brutta pila di cadaveri di prole oscura che io abbia mai visto» esordì Nali non appena il Comandante Nalthur le fu abbastanza vicino, fingendo un’allegria che in realtà non possedeva.
Era riuscita ad amputare il braccio di Reka e a trasportarla fino al campo base. Per sua fortuna, aveva trovato solo qualche bestiola dispersa che vagava per le Vie Profonde, nulla che non potesse gestire da sola. Ora Reka dormiva al suo fianco, febbricitante.
«È un miracolo che siate ancora vive. La pietra ti sorride, ricognitrice Nali, ma non so se si può dire lo stesso della tua compagna.»
«Ne sono consapevole. Se abbiamo fortuna, tornerà a combattere.»
«Se così non fosse-»
«Non si preoccupi, Comandante. Le ho promesso che sarei stata io stessa a celebrare il suo secondo funerale e così farò.»
Il Comandante annuì. «Sei nella Legione da poco, e posso capire sia difficile smettere di pensare come se vivessi ancora ad Orzammar. Ricordati sempre che noi siamo già morti e che uccidere i prole oscura è il nostro unico dovere.»
«Grazie Comandante, ma non è necessario. Mi prenderò cura di Reka finché non si rimetterà. Se non dovesse succedere, beh, farò in modo di liberarla dalla sofferenza della corruzione.»
 
 
 
«Mi hai salvato la vita, piccola Nali» fu la prima cosa che Reka disse appena aprì gli occhi. Era comodamente seduta sul suo giaciglio, circondata da un fin troppo eccessivo numero di coperte.
«Ho mantenuto la mia parte della promessa.»
«Hai fatto molto di più. Mi sei rimasta accanto in questi ultimi, fino ad oggi. Poiché mi hai salvata, ora la mia vita è tua.»
«Non m’interessa possedere la vita di qualcuno! Voglio solo che tu faccia esattamente come avevi detto. Voglio che tu segua sempre i miei passi, che non mi lasci mai.»
Reka rise di gusto e, prima che la sua espressione diventasse eccessivamente imbronciata, strinse a sé Nali, schioccandole un bacio tra i capelli.
«Non preoccuparti, piccola Nali. Ti seguirò ovunque tu vada e se la pietra dovesse chiamarci a sé, ci uniremo a lei, insieme.»
 
 
   
 
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