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Autore: MollyTheMole    03/09/2022    1 recensioni
Londra, 1934: il crimine di Londra ha un nuovo James Moriarty. Quest'uomo, però, ha una nemesi: il nuovo ispettore capo di Scotland Yard, per il quale ha in serbo una triste ed amara sorpresa.
Londra, 1936: il rinnovato castello sul lago Loch Awe, in Scozia, apre i battenti ai turisti. Il passato, però, è come la ruggine: incrosta ed imprigiona. Gli ospiti del castello si troveranno, loro malgrado, a fare i conti con esso, con l'oscuro futuro ormai alle porte e con lo spettro di un criminale che infesta i loro ricordi.
Genere: Mistero, Noir, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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William.

 

Quando era successo, la prima cosa che aveva pensato era stata che avrebbero sentito le sue rimostranze. 

Aveva passato tre anni, non uno, ma ben tre anni, in Spagna. Aveva dovuto calibrare ogni passo, ogni mossa, ogni notizia era stata ponderata ed esaminata per almeno tre volte. E lui era stanco, molto stanco. La sua stessa missione si era conclusa in modo ambiguo, senza un vero vincitore, né un vero vinto, lasciandogli dentro un profondo senso di insoddisfazione. Era convinto di aver lasciato un paese sull’orlo dell’implosione, una vera e propria bomba ad orologeria solo apparentemente pacificata. 

Qualcuno lo aveva ascoltato, e dopo tutto il suo impegno avevano proposto di promuoverlo ad ammiraglio. Ne era stato contento. Il suo lavoro sarebbe cambiato, avrebbe passato più tempo a terra, avrebbe avuto modo di impiegare il suo talento strategico in modo più sostanziale. C’era stato solo quel piccolo inconveniente, quella strana indagine su un marinaio affiliato alla malavita, conclusasi in modo spiacevole, ma niente di tutto ciò era dipeso da lui.

Gli errori capitano, e lui, per quanto avesse cercato di rimediare, non aveva potuto farci nulla.

Già assaporava la sua promozione. 

Tutto, però, era esploso come una bolla di sapone.

Niente ammiraglio. Capitano era e capitano sarebbe rimasto. 

Non solo, ma sarebbe dovuto partire subito, secondo i loro calcoli. Immediatamente distaccato, non in Spagna, stavolta, ma sulle coste del Mar Baltico. 

Era stato a quel punto che il capitano aveva detto di no. Aveva chiesto un periodo di congedo prima della partenza, e soprattutto aveva voluto maggiori dettagli sulla sua missione. Era un capitano, lui, e se volevano che restasse capitano non potevano affidargli incarichi superiori al suo rango. In Spagna, era arrivato praticamente a scatola chiusa e si era trovato con una suprema gatta da pelare. Non aveva la benché minima intenzione di ripetere l’esperienza.

In fondo, non chiedeva molto, solo il rispetto per sé e per la sua professione. Erano arrivate le lusinghe: se ti usiamo per incarichi importanti è perché ti stimiamo. Certo, aveva risposto lui, peccato che non si veda mai un riconoscimento e l’unica attestazione di stima sia essere spedito nel Mar Baltico senza nemmeno passare da casa, dopo tre anni lontano.

Alla fine aveva gettato la spugna. Era consapevole che non avrebbe mai ottenuto niente, però aveva preteso quel periodo di congedo, che anche grazie al suo amico Morris era riuscito ad ottenere.

Sbadigliò, mentre il treno per Bristol dondolava con energia sulle rotaie. Si sentiva logorato nel corpo e nell’anima, di una stanchezza profonda che in parte lo spaventava. 

Tornare a casa non avrebbe di certo aiutato. Sua madre era quello che era. Suo padre, forse lo avrebbe visto per qualche ora al massimo prima che sparisse dietro ai suoi affari. Suo fratello era l’unico essere vivente per cui valesse la pena trascorrere del tempo a Bristol. Sentiva il profondo bisogno di pace e serenità, ma sapeva che con i Collins non l’avrebbe trovata. Aveva accettato, a suo tempo, la vita militare con gioia, con la speranza di poter stringere amicizie profonde con i suoi compagni, e così era stato. Soprattutto, era partito con il profondo desiderio di allontanarsi da uno stile di vita che non condivideva, che trovava noioso, antiquato ed in particolare appariscente. 

I baronetti Collins cercavano in ogni modo di scalare i ranghi dell’alta società, presenziando a tutte le cene importanti, stringendo amicizie - se così si potevano definire - con i principali lord del paese. Tutto quello che però William riusciva a vedere era una fitta rete di relazioni interessate, scevre di ogni lato umano ed emotivo, dove un legame valeva fintantoché era utile, per poi scaricare il malcapitato amico senza scrupoli nel momento in cui non poteva più elargire i favori per cui era stato contattato.

William provava una profonda repulsione per quello stile di vita. Viaggiare per mare gli aveva aperto gli occhi su culture che non aveva mai visto, popoli che non aveva nemmeno sentito nominare. Aveva accresciuto se stesso e la sua persona, tuttavia quel sinistro senso di vuoto che si portava nel cuore lo aveva accompagnato dovunque, per terra e per mare. 

Aveva trentotto anni, molti amici, ma nulla di stabile. 

A quel senso di vuoto che faceva parte di lui da che aveva memoria, si era sommato un senso di spossatezza e profondo disagio che lo aveva preoccupato.

Non vedeva più le cose come le vedeva un tempo. Forse era solo l’età, forse la stanchezza e lo stress a cui aveva sottoposto la sua mente in Spagna.

Aveva bisogno di cambiare aria. 

Avrebbe tentato un periodo di pace a casa sua. Se non avesse funzionato, se ne sarebbe andato da qualche parte. 

Il capitano poggiò la testa sul sedile, chiudendo gli occhi. Giocherellò con un riccio biondo, mentre pensava a che cosa avrebbe potuto fare con suo fratello al suo ritorno. Teatro? O si sarebbe accontentato di una semplice pinta al pub? 

Forse anche quella sortita con il fratello sarebbe stata un disastro. Se solo avesse potuto contare su un po’ di privacy! Era pronto a scommettere che sarebbero stati assaltati in un lampo dai giornalisti di cronaca rosa, pronti a scrivere a bizzeffe sul bel baronetto marinaio che assomigliava a Gary Cooper.

La solitudine gli stava stretta, ma in fondo l’isolamento non era male. 

Il suo stomaco brontolò. Aprì un occhio e lanciò uno sguardo all’orologio da tasca. In effetti era l’ora di pranzo, e lui non aveva mangiato nulla da quella mattina presto. 

Forse una puntatina nel vagone ristorante non era una pessima idea.

Si trova sempre un sacco di gente interessante, in treno. Persone che viaggiano per lavoro, coppie che vanno a trovare i parenti. Studiarli è un divertimento. Era facile, bastava sedersi in un angolo con le proprie pietanze e far spaziare lo sguardo sulla gente seduta assieme a lui. Una volta aveva incontrato una giovane ragazza madre con la bambina, in fuga, evidentemente, da un marito violento. Era stato straziante, povera ragazza. Un’altra volta, invece, aveva visto un agente di cambio scappare da dei tipi loschi con cui aveva, chiaramente, debiti di gioco. 

Quello che le persone non dicevano per convenienza, decenza o semplice norma sociale costituiva la vera vita delle persone, e William, da questa verità, era affascinato. Era bravo, in questo gioco, e lo sapeva. Era una delle doti che avrebbero dovuto condurlo alla promozione, o almeno così gli avevano sempre detto.

Erano state dette - e disattese - molte cose, purtroppo.

Fu con questi pensieri in mente che giunse placido nel vagone ristorante, pronto a mangiare un boccone. Si sedette a tavola, distese le gambe con soddisfazione ed aveva appena impugnato il menù con gusto quando udì una voce petulante prorompere in un grido stridulo che lo fece sobbalzare.

Eh, no. Non serviva nemmeno guardare per capire che genere di persona avesse appena cacciato un urlo del genere.

- Oh, giusto cielo! Mildred! Mildred, vieni qua!- 

Una signora con troppo rossetto e un’improbabile pelliccia di visone chiamò la sua amica, che doveva aver fatto un abbondante uso di lacca e bigodini. 

E’ finita la pacchia.

- Guarda, c’è il capitano Collins!-

Nel vagone ristorante esplose un antipatico chiacchiericcio.

- Collins! Ma non era sulla sua nave, da qualche parte nel Mediterraneo? Sai, gira voce - me lo ha detto la cugina della zia del portinaio della parrucchiera- che dovessero promuoverlo ammiraglio, ma che gli sia andata male.- 

E via di questo passo.

Con grande disperazione di William, era chiaro che il suo pranzo, ormai, era saltato e che la situazione stava precipitando.

- Sono una giornalista di Lady Pink! Due parole, la prego!- disse una donna, afferrandogli la mano con dita lunghe e munite di artigli laccati di rosso.

William sorrise con eleganza, cercando di cavarsi d’impaccio, ma ormai l’unica via d’uscita che aveva era quella di filare di corsa giù per il corridoio. 

Sfrecciò senza ritegno in direzione della sala caldaie, ma quando aprì la porta ebbe la peggiore sorpresa che potesse immaginare. 

Sospirò e scosse i ricci biondi, amareggiato. Poi, chiuse la porta e prese a scalare le montagnette di carbone fino alla porta della sala caldaie. Ruzzolò giù per aver messo un piede in fallo, e all’improvviso gli vennero in mente le parole del suo amico Morris.

Bravo, bravo Collins! Non si sposi mai! Non faccia come me! Sono entrato nell’Esercito proprio per star lontano da mia moglie! Quella donna è peggio di una palla di cannone legata ad un piede!

Non che la vita da scapolo concedesse molti agi, almeno a giudicare dalla sua situazione in quel momento.

Bussò educatamente, dopo l’ultimo capitombolo, alla porta della sala caldaie.

Un uomo sporco di polvere gli aprì e sgranò gli occhi.

- Ma, scusi, lei che ci fa qui?-

- Scappo. Lei permette?-

Il macchinista lo lasciò entrare, senza sapere come obiettare. 

- Sa, non è esattamente una cosa comune che io lasci entrare gente in sala caldaie.-

- Evidentemente, io non sono gente comune.-

L’uomo lo squadrò, mentre si grattava il grosso testone calvo e sporco di nero.

- Ma scusi, lei non è quel tipo che sta in Marina?-

William scoppiò a ridere, non seppe dire se per disperazione o per una vera e propria simpatia nei confronti di quel signore tracagnotto e zozzo come pochi altri che avesse mai incontrato.

- Lo vede che mi conosce anche lei?-

L’uomo prese una cassetta di legno che doveva aver contenuto molto carbone in passato, la ribaltò e fece segno al capitano di sedercisi sopra.

- Non sa quanto è fortunato. Che darei io per avere qualche bella pollastrella che mi viene dietro! Invece c’è solo mia moglie, ad inseguirmi con il matterello in mano!-

William finse di solidarizzare con lui, anche se aveva qualche dubbio sulla reputazione del macchinista. A meno che la moglie non fosse gelosa patologica, con molta probabilità aveva più di un motivo per inseguirlo con il matterello sguainato. Tuttavia, non disse niente.

- Se vuole gliene presto qualcuna.- rispose, ammiccando verso la porta da cui era entrato.- Là fuori ce n’è a frotte, se vuole favorire.-

L’uomo sorrise mettendo in mostra il grosso buco di un incisivo mancante.

- Nah, in fondo la mia povera Margaret è una santa donna insostituibile. Dica un po’, dove va di bello?-

William gli spiegò senza dovizia di dettagli che sarebbe andato a casa sua, anche se ne aveva poca voglia.

- Eh, lei è un giramondo, casa sua le va stretta!- disse, gettando una grossa pala di carbone dentro la caldaia.- Le ci vorrebbe una vacanza, eh? Perché non prende questo?- e gli passò una piccola striscia di carta colorata che sponsorizzava un viaggio in Scozia.

Era stato spesso da quelle parti, da bambino, a casa dei nonni. I più bei ricordi delle sue scorrazzate con il fratello erano tutti circondati del verde delle Highlands. 

La proposta era allettante, senza dubbio.

Con fare disinteressato, chiese educatamente come mai non ci andasse lui con la sua Margaret.

- Eh, lavoro io, capitano!- fece, battendosi una mano sul grosso pancione rotondo intabarrato in una salopette troppo stretta.- Questo stomaco va mantenuto, in qualche modo! Tenga pure quella pubblicità, io non me ne faccio niente!-

William ringraziò con un cenno del capo, ed intascò rapidamente la pubblicità.

Considerato che a casa, nel migliore dei casi, sarebbe sopravvissuto per tre giorni al massimo, quel lago cristallino forse sarebbe stato una valida alternativa.

 
  
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