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Autore: Epic JP    10/09/2022    0 recensioni
In questa raccolta si trovano storie ambientate nell'universo di Naruto o in universi paralleli con dentro personaggi di Naruto. Alcune storie saranno autoconclusive, altre avranno due o più capitoli ed altre ancora saranno separate ma facente parte di uno stesso fascio narrativo. Il rating è giallo ma le storie varieranno dal verde all'arancione. O anche al rosso. Alcune storie potrebbero avere una sorta di introduzione ed altre invece no.
Auguro una buona lettura e spero vivamente di ricevere anche qualche commento o riflessione da parte di chi leggerà uno o più capitoli di questa variegata raccolta.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Kushina Uzumaki, Minato Namikaze, Sakura Haruno, Tsunade
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo 2

 

Non poteva accettarlo. Era evidente che qualche entità superiore sconosciuta avesse tramato contro di lei causando gli eventi che l'avevano portata a quel momento. Kushina non riusciva a credere di essere caduta così in basso. Eppure solo pochi giorni prima aveva intercettato il suo ex e l'arpia chirurgicamente modificata che gli ronzava intorno come un colibrì proprio nel locale in cui si trovava ora. Aveva scongiurato la dissacrazione di qualche parte del suo vecchio compagno ed aveva anche elaborato una strategia geniale per riportarlo all'ovile se mai fosse rientrato alla Disco-Radice. Le cose si erano mosse nella direzione giusta: aveva avuto modo di chiacchierare con la principiante sculettante per incontrare il tipo che, forse in preda alla disperazione, l'aveva ingaggiata per attirare qualche cliente in più così da non mandare in bancarotta il suo sogno imprenditoriale, era stato fissato un incontro ed era anche riuscita a parlarci a quattrocchi. Aveva la certezza assoluta che con la sua dialettica e, se necessario, anche col suo linguaggio del corpo avrebbe garantito il ritorno trionfale in pista del tanto compianto Miraggio Rosso. Invece le cose avevano preso una piega del tutto inaspettata. E tutto per colpa di uno stupido video che era diventato virale solo perché un sacco di gente era online quando era stato diffuso. Strizzando gli occhi, la sua mente ritornò agli eventi vissuti...

 

- - -

 

Lei e la biondina in erba erano in attesa di essere ricevute, separatamente, dal fantomatico capo del posto. Non sapeva perché l'altra volesse farci quattro chiacchiere, forse voleva protestare per la mancanza di misure di sicurezza per ballerine di basso talento o magari voleva un aumento di stipendio, ammesso e non concesso che non lavorasse in nero, oppure qualcos'altro di scarsa importanza. A lei non interessavano tali inezie, si era recata lì per offrire l'opportunità di far decollare quell'attività e di farle superare l'altezza della cometa di Halley. E, ovviamente, di garantirsi così che, nel caso Minato fosse tornato, prima lo avrebbe incantato con le sue movenze esotiche e sensuali, dopo si sarebbe fatta mangiare con gli occhi esclusivamente da lui e, per chiudere in bellezza, lo avrebbe liberato dalla morsa della zitella rifatta riprendendosi quello che era suo.

 

L'elaborazione mentale del suo diabolico piano perfetto venne interrotto dalla voce quasi squillante della tipa vicino a lei: «Allora, se ho capito bene... tu e quel bel tipo dell'altra sera vi conoscete. Giusto?»

 

Smettendo di immaginare scene che presto si sarebbero avverate, la rossa concesse un minimo della sua attenzione alla biondina: «Permettimi di correggerti. Noi non ci conosciamo, noi stavamo insieme. È una cosa ben diversa. E il bel tipo si chiama Minato.»

 

L'altra si sistemò l'esageratamente sviluppato ciuffo di capelli che le nascondeva un occhio senza battere ciglio: «Oh, giusto. Scusa, purtroppo non abbiamo avuto modo di presentarci l'una con l'altro. Ma... se posso chiedere... come mai non state più insieme?»

 

«Ci siamo presi una pausa. Per mia volontà.»

 

«Una... pausa?»

 

Ricambiando il gesto, Kushina fece ondeggiare in modo osteggiato la sua lunga chioma: «Vedi, un una relazione degna di questo nome, è la femmina l'elemento Alfa, il maschio fa da Beta. Ad un certo punto mi sono resa conto che Minato non fosse ancora pronto per essere a tutti gli effetti il mio Beta e così gli ho concesso un periodo di pausa per far sì che acquisisse tutte le caratteristiche che gli mancavano.»

 

«Mh. Strano, quando ho chiesto informazioni alla tua amica incappucciata mentre tu eri impegnata a mettere in mostra il seno, mi ha detto che lui era il tuo ex e che quella contro cui ti stavi strusciando era la sua fidanzata.»

 

Un colpo di tosse soffocato fuoriuscì dalla bocca della rossa: «Non. Devi. Credere. A. Tutto. Quello. Che. Senti. Dire. Da. Chiunque.»

 

L'occhio visibile si focalizzò sulla figura alla sua sinistra: «Hey, come mai ti sei messa a parlare a scatti? Hai forse un tic?»

 

Tre delle quattro pupille si incrociarono, anche se due erano state improvvisamente circondate da un certo numero di capillari: «IO NON HO NESSUN TIC! È il fatto di sentire delle sciocchezze che mi altera lo spelling!»

 

«Wow, dovresti fare qualcosa di rilassante ogni tanto. Che ne so... un bel bagno alle terme, un viaggetto in una località balneare, un massaggio thailandese...»

 

L'altra mise le mani sui fianchi evidentemente infastidita: «Stammi a sentire, non sei la prima che si mette a dirmi come dovrei impiegare il mio tempo. Se vorrò sentire un parere da qualcuno, sarò io stessa a chiederlo, chiaro?»

 

Ino annuì con un apparentemente innocente sorriso: «D'accordo, non ti scaldare. Tornando al discorso di prima...»

 

«Cosa?»

 

«Beh... hai detto che ora tu non stai insieme a Minato, giusto?»

 

«È così. E quindi?»

 

Il sorriso innocente si allargò mentre un subdolo bagliore apparve sull'iride visibile: «Quindi, se deve ancora diventare un adeguato Beta per te... cosa mi impedirebbe di arraffarlo a quella che attualmente frequenta? Dopotutto potrei dare il mio contributo alla sua... esperienza

 

Una o due vene alterarono la superficie quasi lineare della fronte dell'altra donna ma, dopo aver fatto un rapido respiro insieme ad un ancora più rapido calcolo mentale, quest'ultima rispose con garbo: «In effetti potresti. Forse saresti anche in grado di scrostarlo via dalle unghie finte di quella megera ma dubito fortemente che, una volta liberato, lui rimarrà fra le tue soffici braccia da coreografa solo per rinunciare alla perfetta creazione di Madre Natura che hai davanti.»

 

Comprendendo le regole del gioco che avevano appena iniziato, Ino avrebbe potuto replicare ma il richiamo della segretaria le rammentò perché si trovava lì quel pomeriggio: «Beh, devi scusarmi, Kushina. Ho delle cose da dire al capo sul mio lavoro prima di fare la tua introduzione. È stato comunque piacevole conversare con te.»

 

Mentre la danzatrice si alzava per avviarsi verso un'altra stanza, l'altra ragazza mostrava il suo sorriso migliore: «La cosa è reciproca, attieniti a quello che ti ho detto e cerca di non farmi sfigurare. Se solo ci provi, sarei in grado di trovarti.»

 

- - -

 

La visione si interruppe a causa della voce che aveva iniziato a farsi sentire oltre il sipario scuro che divideva lei da tutta la gente che si stava divertendo. Mancava poco prima del suo ingresso in scena e sapeva che il ruolo datole l'avrebbe sminuita terribilmente agli occhi di quelli che sarebbero potuti essere benissimo suoi fan. Richiuse le palpebre come saracinesche tornando a ricordare il momento in cui tutto era andato a rotoli...

 

- - -

 

Aveva dovuto attendere una decina di minuti dopo la partenza della biondina ma, dopo tale lasso di tempo, la vide riattraversare la porta che aveva varcato dirigendosi con un sorriso trionfante verso di lei: «Se vuoi, puoi darmi il cinque!»

 

Come a dare maggior peso all'invito, spalancò la mano protendendola verso la persona seduta sulla sedia. Che però si limitò a sollevare un sopracciglio scettica sulla proposta: «Se volessi, potrei ma... perché dovrei farlo?»

 

«Perché ho ottenuto quello che volevo! Ho parlato col capo e mi sono assicurata che quello che è successo l'altra sera non accada più! Grazie ai miei suggerimenti, manterrò alto il rendimento e le mance senza rischiare che qualcuno mi rimetta le mani addosso!»

 

Kushina mostrò una sorpresa non-veramente-interessata mentre sbatteva debolmente il proprio palmo contro quello dell'altra: «Ah... wow! Beh, congratulazioni... immagino. E per quanto riguarda l'altro argomento? Gli hai parlato di me?»

 

La bionda annuì: «Certo che l'ho fatto! Ti sta aspettando nel suo ufficio. Io adesso devo uscire a fare un paio di commissioni, magari ci rivediamo dietro le quinte prima di qualche spettacolo in discoteca una di queste sere.»

 

Iniziò ad incamminarsi senza veramente attendere una replica ma poi le venne in mente un dettaglio e si voltò per comunicarlo: «A proposito...»

 

«Mh? Cosa?»

 

«Non farti suggestionare troppo, quasi tutto il cast si veste in quel modo. Ci vediamo!»

 

Ancora una volta procedette in avanti senza attendere di sentire un'eventuale risposta. Che comunque non sarebbe arrivata, Kushina si stava domandando che senso avesse l'ultima perla di saggezza di quell'ostrica non perlifera ma le sue elucubrazioni vennero interrotte dall'invito della segretaria di prima ad entrare per parlare col responsabile.

 

Si alzò di scatto sciogliendo il collo e facendo scrocchiare le dita, avrebbe potuto convincere chiunque col suo look trascendente e il suo fascino primordiale. Per quell'occasione aveva deciso di indossare qualcosa a tema, degno del ritorno del mitico Miraggio Rosso: in primis era abbigliata con cinquanta sfumature di amaranto, i suoi pantaloni erano attillati abbastanza da mettere in risalto le sue curve perfette ma anche abbastanza poco da non mostrare dettagli personali e puramente femminili. Invece di un paio di scarpe col tacco, troppo appariscenti e non adatte a ballare su un podio, aveva optato per dei sandali vermigli che lasciavano in bella vista le sue dita dalle unghie ben curate e smaltate così bene da sembrare fatte di fuoco. Sopra la cintola aveva lasciato visibile una striscia di pelle, una piccola porzione del suo tronco, giusto per mostrare l'ombelico da principessa persiana mentre a coprire il resto fino alla base del collo c'era una maglietta cremisi dalle maniche mezzo lunghe e con uno spacco tale che, se si fosse adeguatamente inclinata, dava la possibilità ad un occhio allenato di notare il suo reggiseno scarlatto. Chiudevano in bellezza questa esplosione di colori focosi due braccialetti dorati ai polsi con sopra due piccoli turchesi, giusto per aggiungere un tocco di chiaro che andasse a pennello con la sua carnagione lattea e i suoi capelli dal colorito naturale.

 

Arrivata davanti al pannello legnoso, diede un lieve colpo per annunciare la sua presenza ma, prima che potesse spiccicare parola, le arrivò una replica dall'interno: «Prego, entra pure.»

 

Non se lo fece ripetere ed eseguì l'ordine. Subito dopo essere entrata nel nuovo ambiente, vide qualcosa che la lasciò momentaneamente di stucco: l'arredamento era normalissimo ma la persona seduta dietro la scrivania poco distante da lei era vestito di nero e portava una maschera, come quella che aveva visto ai buttafuori quando aveva steso bell'ubriacone. La sola cosa che la differenziava dalle altre erano le decorazioni fatte di più colori. Il tizio parve accorgersi del suo momentaneo arresto perché fece un cenno verso la sedia libera invitandola di nuovo con tono gentile: «Coraggio, accomodati.»

 

Lei si sedette ma non riuscì a non esprimere il suo pensiero: «Chiedo scusa, forse è una cosa scontata ma non si sa mai... è lei il capo qui?»

 

«Sì, lo chiedi per la maschera?»

 

La rossa annuì e l'altro riprese: «È la nostra politica aziendale: tutto il cast, inclusi i dirigenti indossano gli stessi abiti e gli stessi accessori quando sono in servizio. Riconosciamo il nostro grado grazie alle nostre maschere, secondo il marketing è una cosa 'accattivante e innovativa'.»

 

Gli occhi azzurri della ragazza restarono fissi sul pannello facciale mentre la testa annuiva: «Sì, immagino di sì. Non si vedono tanti posti gestiti da un mucchio di tipi anonimi mascherati, vi distinguete dalla massa.»

 

L'altro diede un'occhiata ad un pezzo di carta con varie scritte sopra: «Mi piace la tua predisposizione mentale. Allora... Kushina, Ino mi ha detto che vorresti venire a lavorare qui.»

 

«È così!»

 

«Posso chiederti cos'hai da offrire?»

 

Un ghigno apparve sul volto visibile: «Certamente.»

 

Si alzò in piedi e poggiò i palmi sulla scrivania per avere un punto d'appoggio e piegarsi un po' in avanti mentre qualche ciuffo di capelli le ricadeva dalle spalle. Il gesto non parve suscitare nessuna reazione nell'individuo che aveva davanti: «Se offrissi la possibilità di mandare questo posto più in alto di qualunque altro posto del genere nel giro di cinquanta chilometri e in meno tempo di quanto sia stato necessario per costruirlo, lei cosa direbbe?»

 

La risposta venne data usando un tono senza lode e senza infamia: «Ti direi di continuare.»

 

«Bene, ha mai sentito parlare di un certo pezzo da novanta chiamato Miraggio Rosso

 

«No.»

 

La negazione fece tornare Kushina con i piedi per terra: «Eh?»

 

«Non ho sentito parlare di questa persona di recente.»

 

«Err... Ah... m-ma... ma ce l'ha qui davanti agli occhi. Proprio ora!»

 

«Tu sei Miraggio Rosso?»

 

Lei si raddrizzò indicandosi quasi con forza: «Sì, certo che sono io!»

 

«E di cosa ti occupi esattamente?»

 

La situazione stava diventando sempre più paranormale: «È... è forse un scherzo? Come... non sa di cosa mi occupo?!?»

 

L'uomo sollevò le spalle: «Se lo sapessi, non te lo chiederei.»

 

«M-ma... seriamente! Cioè, è una specie di test o roba del genere?!? Sono una ballerina! Danzo e ballo per il piacere di tutti quelli che hanno l'onore di ammirare le mie movenze e mi sono anche costruita una certa fama grazie alle mie coreografie mozzafiato!»

 

«Sul serio? Non credo di averti mai vista all'opera.»

 

«Beh... per questioni di forza maggiore, ho smesso di operare da un po'. Ma questo non vuol dire che abbia perso la grinta o che mi sia rammollita!»

 

Il suo interlocutore incrociò le dita sotto il mento: «Dimmi, da quanto non ti esibisci?»

 

La domanda la colse di sorpresa. Quanto tempo era passato da quella fatidica notte, quando il suo destino si era legato a quello di Minato Namikaze? Si ritrovò a conteggiare senza emettere suoni contando con le dita finché non giunse ad un risultato approssimativo: «Sarà un annetto o qualcosa del genere.»

 

«Ecco, questo spiega tutto.»

 

Un sopracciglio rosso si sollevò: «Tutto? Tutto... cosa?!? Cosa spiega tutto?»

 

«Il fatto che di recente non abbia sentito parlare di te.»

 

«Ehm... cosa... esattamente cosa collega la notorietà che ho con la... pausa che mi sono presa?»

 

Le dita si sciolsero tornando sulla scrivania: «Beh, forse non lo sai ma... il nome di una ballerina da discoteca tende a morire in fretta quando quest'ultima non si esibisce più.»

 

A Kushina venne un momentaneo tic all'occhio: «Non... non sono si-sicura di aver capito b-bene. Sta forse dicendo c-che... sarei... morta?»

 

«Naturalmente no, almeno non fisicamente. Ad essere sincero, dopo averti sentito parlare tanto mi è tornato in mente il nome che hai detto, tempo fa c'era effettivamente un Miraggio Rosso che attirava intere folle in spazi ristretti. Era quella che riusciva sempre a giocare con le luci o il pulviscolo per creare come delle illusioni che tingevano lo spazio intorno a lei di rosso.»

 

Il tic scomparve della femmina mentre le appariva un sorriso in viso: «Esatto! Ero proprio io quella! Mi sta descrivendo quasi alla perfezione. Non deve dimenticare che quello spazio carminio acquisiva in poco tempo decine e decine di sfumature argentee e dorate! Quello era il segno più evidente dell'apprezzamento della folla per il Miraggio

 

Ora il tipo davanti a lei sembrava entusiasta, almeno in base alla sua voce: «Quindi vorresti venire a ballare alla Disco-Radice.»

 

L'assenso arrivò in forma verbale e visiva: «Esatto, potrei spedirvi in orbita prima ancora che abbiate il tempo di finire di attaccare i manifesti delle mie esibizioni!»

 

«...Non credo che succederà.»

 

«Asp... cosa?!?»

 

«Ammetto che avevi talento ma... sei vecchia.»

 

Alla parola vecchia, alcune ciocche dei capelli di Kushina iniziarono a fluttuare mentre lei si rialzava in piedi ripiazzando le mani sulla scrivania: «VECCHIA?!? IO VECCHIA?!? NON DICIAMO IDIOZIE!!! AVETE DATO UN CONTRATTO A QUELLA BIONDINA DILETTANTE E, AMMESSO E NON CONCESSO CHE IO SIA PIÙ GRANDE DI LEI, AVRÒ FORSE UNO O DUE ANNI IN PIÙ! SENZA CONTARE CHE POTREI BENISSIMO ESSERE ANCHE PIÙ GIOVANE DELLA BALLERINA INDIFESA! SUL SERIO, COME DIAVOLO LE VIENE IN MENTE DI DARMI DELLA 'VECCHIA'?!?»

 

L'esplosione di rabbiosa indignazione o indignata rabbia parve non alterare troppo il dirigente perché lui si limitò a far ondeggiare le mani dall'alto verso il basso: «Se ti calmi e ti risiedi, ti spiegherò tutto. Non serve gridare.»

 

Lei ubbidì a denti stretti mentre i suoi lunghi capelli stavano iniziando ad invadere lo spazio aereo intorno a lei, comunque questo fenomeno non parve interessare all'altro essere umano, che riprese a parlare perfettamente tranquillo: «Hai detto tu stessa che sei uscita dal giro da un anno, se non di più, giusto?»

 

«Giusto...»

 

«E ti sarai accorta che, prima che ti decantassi da sola, io stesso non ricordassi il tuo nome.»

 

«L'ho fatto...»

 

«Quindi capisci bene che, in mancanza di un pubblico veterano, non posso rischiare di mandare fuori una vecchia gloria senza rischiare di perdere gli introiti della serata. È una semplice questione di domanda ed offerta e attualmente il pubblico è pazzo di Ino, il fiore fra i fiori.»

 

Kushina sbuffò incrociando le braccia: «Cosa ci troveranno di carino in quella tipetta? Le mance che le ho visto guadagnare, io le ottenevo prima ancora di iniziare la danza, non alla fine.»

 

«Se eri presente avrai fatto caso a come la gente è andata in visibilio quando si è liberata delle piume che aveva ai fianchi, vero?»

 

«Pfff! Sai che spettacolo, lanciare ad un branco di maschiacci alticci delle piume sintetiche.»

 

«Veramente lei usa solo oggetti naturali per le sue esibizioni.»

 

Ancora una volta, la coppia di occhi visibili si spalancò: «Oh... touche.»

 

«E poi non è stata solo l'esibizione in sé a contribuire al suo successo stratosferico. C'era più di una persona a riprenderla durante la sua esibizione e, anche se poi è successo quello che è successo, molti hanno caricato il proprio video in rete.»

 

«Oh... inizio a capire dove vuole arrivare...»

 

«Ti dico solo che, in meno di dodici ore, uno solo dei suoi video ha ricevuto un paio di migliaia di visualizzazioni. Sommandole tutte, si raggiungono numeri a otto cifre.»

 

La ragazza sospirò ruotando gli occhi e facendo ricadere le braccia lungo i fianchi senza preoccuparsi di farlo in bella vista: «Quindi, grazie alla magia di Internet, la principiante dal campo visivo ridotto rimane sul podio mentre un mito della pole-dance resta nell'ombra?»

 

L'uomo annuì con movimento neutrale: «Finché Ino può cavalcare un'onda, è giusto che continui a cavalcarla. Se fossi al suo posto, io farei lo stesso. Perciò, in conclusione, il ruolo di ballerina serale non è disponibile...»

 

Sentendosi abbattuta come un pino appena tagliato, Kushina annuì alzandosi e tenendo la testa bassa: «Va bene... ha chiarito la situazione. Se non c'è altro credo che andrò via.»

 

L'altro attese giusto che l'altra finisse di parlare: «Tuttavia...»

 

L'energia tornò a sprizzare da ogni poro della pelle femminile mentre le sue mani riprendevano posizione sulla scrivania: «...Tuttavia...?»

 

«Tuttavia ci sarebbe una cosa che potresti fare tu. Non danzeresti sul podio, ma faresti comunque la tua bella figura e se, e sottolineo se, l'interesse verso il Miraggio Rosso dovesse riaccendersi... magari potresti tornare sotto i riflettori.»

 

L'idea stuzzicò parecchio la mente di Kushina: va bene, non poteva ballare e la femminuccia con i capelli troppo cresciuti avrebbe continuato ad ammorbare i clienti con le sue movenze di danza classica ma... se lei si fosse messa in mostra abbastanza svolgendo al meglio il suo lavoro... magari il se pronunciato dal tizio mascherato sarebbe diventato una realtà prima di quanto tutti e tre si sarebbero aspettati. Concluso il suo ragionamento mentale, la rossa si rivolse di nuovo alla figura che aveva davanti: «Che devo fare?»

 

- - -

 

Le sfuggì un grugnito frustrato. Le avevano affibbiato la mansione di cameriera ai tavoli. Ino aveva suggerito di creare un cerchio vuoto intorno al podio di un paio di metri di diametro sorvegliato da delle guardie per evitare i rischi dell'eccessiva folla e si era fatta preparare un microfonino da agganciare all'orecchio così da poter essere lei ad annunciare il suo passaggio per la raccolta delle mance. Che non venivano più inserite nei suoi vestiti da chi offriva, ma era lei stessa a prenderle dando in cambio un ringraziamento personale al... fortunato che si trovava al posto giusto nel momento giusto.

 

Questa risistemazione aveva creato una sorta di corridoio naturale che dalle quinte portava alla zona bar ed era stato creato un servizio in cui i clienti ordinavano, sul foglio dell'ordine c'era il numero del tavolo tavolo a cui era indirizzato e, durante apposite pause dichiarate, l'ordinazione arrivava a destinazione. I tavoli erano stati dotati di un'apposita targa luminosa e l'addetta a questo ultimo passaggio era proprio Kushina. Non era così che si era immaginata di riscalare la piramide del successo e, come se non bastasse, le avevano anche affibbiato un completo ridicolo: un body da coniglietta che lasciava scoperti gli arti superiori e buona parte del petto mentre gli arti inferiori erano avvolti nel nylon. Completavano il tutto un polsino al polso sinistro, un elastico da cameriera sull'avambraccio destro, un colletto bianco con farfallino allegato e un paio di orecchie che facevano coppia col body. I soli due lati positivi del suo outfit erano di non nascondere troppo le sue curve naturali e di essere rosso.

 

Questo almeno le era stato concesso e, forse per ironia della sorte, quella serata era proprio dedicata al Miraggio Rosso, perfino Ino si era adeguata all'evento indossando un completo a tinte vermiglie. Si sarebbe dovuta sentire estasiata... e invece la rabbia stava aumentando sempre di più, ci sarebbe dovuta essere lei sul podio ad incantare tutti e invece sarebbe stata solo come il flash della macchina fotografica alla fine delle montagne russe: un attimo di distrazione che aggiunge poco o niente.

 

La biondina stava ringraziando un paio di filantropi e, se in altre occasioni la invitava ad entrare in scena chiedendo di far dissetare gli assetati, adesso stava recitando un discorso magniloquente, scritto sicuramente da qualcun altro, in suo onore: «...E PER QUANTO POSSA ESSERE FELICE DI AVERVI TUTTI QUI, NON POSSO FARE A MENO DI PENSARE AD UNA PERSONA VERAMENTE SPECIALE PRESENTE QUI STASERA!»

 

La sua voce potenziata dal microfono sovrastava la cacofonia di urla, applausi e fischi: «COME TUTTI SAPETE, NULLA NASCE DA NULLA. OGNI GENERE HA DEI CLASSICI CHE SI TRATTI DI MUSICA, DI VIDEOGIOCHI, DI BATTUTE O DI SCENE DI FILM E QUESTO VALE ANCHE PER LA DANZA!»

 

Tale dichiarazione non-veramente-rivoluzionaria le fece ottenere un'altra ovazione ingiustificata alle orecchie della rossa: « PER CHI È VENUTO A TROVARCI LE SERE PRECEDENTI QUESTA POTREBBE ESSERE UNA SORPRESA PERCHÈ SI TRATTA DI UNA PERSONA INSOSPETTABILE CHE SI È MOSSA SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI E SENZA DESTARE IL MINIMO SOSPETTO! AVREMMO TUTTI POTUTO PENSARE CHE FACESSE PARTE DELL'ARREDAMENTO DI QUESTO POSTO.»

 

La teoria provocò delle risate sparse che fecero infuocare ancora di più la cameriera: «MAGARI QUALCUNO DI VOI LA VEDRÀ COME UN RICORDO D'INFANZIA. FORSE POTRESTE GIUDICARLA ANCESTRALE O ANTIQUATA...»

 

Una vena apparve sulla fronte di Kushina che parlò sebbene non ci fosse nessuno vicino ad ascoltarla: «Ancestrale ed antiquata?!? Io?!? Disse la matricola che si trova lì perché raccomandata da un mucchio di riprese amatoriali!»

 

Ovviamente il commento non ebbe ripercussioni sul mondo intorno: «...CI SARÀ ANCHE CHI LA VEDRÀ COME UN'ORCHIDEA O COME L'ULTIMA RELIQUIA DI QUALCOSA CHE NON SI VEDE PIÙ. EPPURE SONO CERTA CHE, ANCHE UN CIMELIO UN PÒ DATATO, POTRÀ SORPRENDERVI! PERCIÒ UNITEVI A ME E FACCIAMO UN GRANDE APPLAUSO DI BENVENUTO A KUSHINA, IL MISTICO ED AFFASCINANTE MIRAGGIO ROSSO!!!»

 

La cameriera ebbe giusto il tempo di indossare una maschera sorridente prima che i lembi del sipario si aprissero insieme svelandola al pubblico. Mentre le luci viravano sul rosso e uno scroscio di applausi l'accoglieva, Kushina tenne il vassoio ben sollevato con una mano mentre salutava casualmente con l'altra sforzandosi di mostrare tutti e trentadue i denti che aveva in bocca. A differenza delle altre volte, ora le era stato detto di passare nello spazio fra il podio dove si trovava Ino e la barriera per il pubblico. Avanzando, incrociò lo sguardo con quello luminoso della sua presentatrice improvvisata, che la stava anche invitando ad avvicinarsi.

 

Le toccò deglutire senza smettere di sorridere ma giunse a destinazione mentre il pubblico continuava ad omaggiare l'immagine sbagliata che vedeva. Fu solo quando fu vicina al podio che l'altra le rivolse una parola dall'alto del palo a cui era abbrancata. Naturalmente era anche l'unica fra le due che il mare di gente davanti a loro avrebbe potuto sentire: «ALLORA, MIRAGGIO ROSSO... CHI SI SAREBBE ASPETTATO CHE LA NOSTRA SILENZIOSA E MODESTA CAMERIERA FOSSE UNA VECCHIA GLORIA DELLA DANZA?»

 

Gli spettatori paganti videro solo due belle ragazze sorridenti ed agghindate per l'occasione scambiarsi convenevoli in modo amichevole, peccato che la risposta della rossa, tutt'altro che amichevole, fu data a denti stretti: «Aspetta che la serata finisca e ti insegnerò ad umiliarmi di fronte ad un pubblico.»

 

La minaccia non venne sentita o percepita perché quella in posizione più elevata portò avanti lo show rivolgendosi di nuovo ai suoi spettatori: «SICCOME QUESTA È UNA SERATA SPECIALE, MI SEMBRA GIUSTO OFFRIRE AL NOSTRO PUBBLICO QUALCOSA DI SPECIALE! VOI LO SAPETE CHE, PUR COL VASSOIO IN MANO, LA MIA COLLEGA È CAPACE DI STUPIRVI?»

 

L'urlo conseguente coprì la replica dell'altra: «Come ti permetti di darmi della collega?!? Tu nemmeno lo riesci a vedere il mio livello e non sei il mio agente! Non hai il diritto di presentarmi a nessuno!»

 

Com'era accaduto prima, la voce rimase inascoltata. Al contrario, le corde vocali di Ino ripresero a vibrare in mezzo agli sprazzi rossi: «CHI VUOLE VEDERE UNA PIROETTA ESEGUITA A REGOLA D'ARTE DAL MIRAGGIO ROSSO, RISPONDA PER LE RIME!»

 

Come indottrinato dalle parole di una predicatrice, un coro nacque quasi subito: «PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA...»

 

Kushina si sentì chiusa in un angolo, le stava bene esibirsi per mostrare quanto fosse più brava della schiappa pavoneggiante dietro di lei ma non poteva accettare di essere presentata proprio da tale schiappa. Come se non bastasse, la suddetta le diede anche una spintarella continuando ad incitare la folla: «CORAGGIO, KUSHINA! FACCI VEDERE COME SEI BRAVA A GIRARE SENZA FAR CADERE NIENTE! IL PUBBLICO LO AMERÀ!»

 

Costretta a fare un passo avanti, la cameriera in rosso posò lo sguardo sulle decine di facce eccitate davanti a lei mentre le luci si concentravano sulla sua figura e i proprietari di tali facce chiedevano a gran voce il suo numero: «...PIROETTA! PIROETTA! PIROETTA...»

 

Senza distendere i muscoli facciali, sospirò: «E va bene, volete una piroetta? E il Miraggio Rosso vi darà una piroetta!»

 

Fece un altro paio di passi in avanti, giusto per non sentire lo sgradevole profumo che la bionda si era messa. Però la sua fastidiosa voce risuonò di nuovo: «ORA PRESTATE ATTENZIONE, GENTE! IL NUMERO STA PER COMINCIARE!»

 

Era scandalosamente incredibile come quel branco di immammolati con troppo testosterone nel sangue eseguisse gli ordini come un cagnolino ammaestrato. Questo però non scoraggiò la rossa che, dopo aver assunto una posa elegante e sempre tenendo il vassoio sopra di sé perfettamente orizzontale, si sollevò su una punta e compì tre rotazioni su sé stessa per poi chiudere la sua breve coreografia con un mezzo inchino a braccia spalancate. E nulla di quello che portava aveva anche solo oscillato.

 

Seguì un secondo di silenzio contemplativo prima che le urla e gli applausi esplodessero di nuovo. Dentro di sé, Kushina sapeva di aver segnato almeno un punto: la stavano acclamando per una bazzecola, chissà cosa avrebbero fatto dopo un'esibizione vera e propria. La sua soddisfazione personale ebbe vita breve perché Ino la raggiunse piazzandole una mano sulla spalla. Se non fosse stato per il luogo, il momento e il contesto, gliel'avrebbe staccata via a morsi: «ALLORA, GENTE... VI È PIACIUTA O NON VI È PIACIUTA? FATEGLIELO SENTIRE BENE!»

 

L'urlo si fece più forte mentre le luci iniziavano ad essere cangianti e a vagare senza una meta ma il fiore fra i fiori giocò un'ultima carta rivolgendosi proprio alla 'collega': «ALLORA, CARO IL NOSTRO MIRAGGIO... DESIDERI DIRE QUALCOSA AL PUBBLICO CHE HAI MANDATO IN VISIBILIO STASERA?»

 

Arrivò addirittura a togliersi il microfono per dare l'occasione a Kushina di essere sentita che, vedendo l'apparecchietto così vicino pensò ad una miriade di cose da dire, anche verità spiacevoli nei confronti della biondina che non aveva fatto altro che importunarla per tutto il tempo o sulla dirigenza corrotta di quel posto... e invece scelse di sorridere con maggiore naturalezza e di rispondere per le rime: «BEH, INNANZITUTTO IL NOME È MIRAGGIO ROSSO. NON BISOGNA DIMENTICARE IL COLORE, CHE È, APPUNTO, PARTE INTEGRANTE DEL NOME.»

 

Come aveva previsto, la battuta veritiera le fece guadagnare qualche sincera risata: «E POI, VORREI TANTO FERMARMI E FARE QUATTRO CHIACCHIERE, INSIEME A QUATTRO SALTI, CON VOI MA...»

 

Indicò col capo il vassoio: «...QUALCUNO DOVRÀ PUR ASSICURARE UN ADEGUATO APPROVIGIONAMENTO IDRICO AI CLIENTI ASSETATI, NO? PERCIÒ RINGRAZIO TUTTI PER ESSERE VENUTI QUI E VI SALUTO!»

 

Mentre un nuovo scroscio di applausi si univa ad altre risate generate dalla sua seconda battuta, la rossa fece un elegante inchino portando le punte della mano libera sul petto per poi avviarsi verso la sua destinazione iniziale. Il ghigno che le apparve appena uscì da sotto la luce dei riflettori derivava dalla consapevolezza di aver lasciato la ballerina in erba spiazzata e di aver iniziato la sua seconda scalata verso il successo: bastava che un numero sufficiente di stecconi l'avesse ripresa o chiamasse a gran voce il suo nome d'arte e avrebbe riavuto il suo trono circolare. Il passo successivo era quello di esibirsi davanti a Minato, doveva solo essere certa di potersi di nuovo acciambellare intorno al cilindro metallico entro il ritorno del Lampo Giallo. Riprendere quello che le era stato temporaneamente rubato sarebbe stato un gioco da ragazzi ma, per ora, doveva portare un mucchio di bibite ad un mucchio di tavoli.

 

Nella maggior parte dei casi, tutto si svolse in modo normale: lei piazzava le bibite augurando una buona bevuta e i clienti, maschi o femmine che fossero, ringraziavano educati. Un paio, forse quelli dalla vista più acuta, si complimentarono per la sua performance chiedendo anche, se era davvero una ballerina, come mai facesse la cameriera. Lei aveva risposto indicando la sculettante ragazza illuminata: «Perché, prima di offrire il piatto forte, bisogna passare per l'antipasto. Quando quella femmina di pavone sarà pronta per il brodo, io risorgerò dalle ceneri come una fenice!»

 

Per completare il giro le restava solo un ultimo tavolo, da cui era stata ordinata un'aranciata. Si diresse al tavolo in questione, servì la cliente senza disturbarsi di guardarla bene, augurò la buona bevuta e si voltò per tornare da dov'era venuta. Tuttavia il suo corpo venne paralizzato da una voce dietro le sue spalle che conosceva fin troppo bene: «Cameriera... ho un problema.»

 

Con occhi spalancati ed orecchie di coniglio drizzate come due antenne, Kushina ruotò il collo producendo gli stessi rumori che avrebbero prodotto due ingranaggi arrugginiti e rovinati da mezzo secolo di incuria. Lì, seduta al tavolo che aveva appena servito, c'era quella mummia ambulante della sua ex insegnante: «T-t-t-t-tu?!?»

 

La donna rispose ghignando: «Sì, io

 

Un'agghiacciante sensazione di nudità investì l'altra, che però non riuscì a muovere nessun muscolo ad eccezione di quelli addetti alla conversazione: «C-c-c-che... che ci f-fai... t-tu qui...?»

 

«Oh... niente di particolare, volevo bere un drink e siccome sapevo che qui li servivano, sono entrata. A dire il vero speravo quasi di assistere a qualche spettacolo.»

 

«S-s-spettacolo...? C-che genere di... spettacolo?»

 

Sakura fece scivolare un dito sul bordo del bicchiere apparentemente interessata alle proprietà del vetro: «Beh, sui manifesti fuori si parlava di rosso questo e rosso quello. Siccome avevi espresso la volontà di lavorare qui mi sono chiesta che impegni avessi questa sera e, dal momento che non avevo niente di particolare da fare, ho pensato di dare uno sguardo al Miraggio Rosso. Sei brava a portare un vassoio in giro, complimenti davvero.»

 

L'altra era ancora così scioccata che non riuscì a replicare a tono: «Ah... io... cioè... n-non sapevo dei... m-ma-manifesti.»

 

«E io non sapevo che facessi la cameriera. Cos'è successo alla grande ballerina che avevi dichiarato di essere?»

 

A Kushina apparvero tre o quattro vene distribuite fra le tempie e la fronte, farsi umiliare da una vecchia megera dopo il suo piccolo trionfo su una ragazzina era davvero il colmo. E lei non se lo sarebbe preso: «Senti, lasciami in pace! C'è in giro parecchia gente che non capisce niente di grazia e tecnica, questo è il solo motivo per cui non ci sono io sul quel podio ad incantare tutti! E adesso vedi di berti quella bibita prima che si inacidisca!»

 

Si voltò di nuovo ancora più desiderosa di sparire ma la stessa voce che l'aveva bloccata la bloccò di nuovo: «Ho detto che c'è un problema.»

 

La più giovane sbuffò scocciata prima di voltarsi e raggiungere il tavolo: «Di che si tratta? Ti è passata la sete e vorresti essere rimborsata? Scusa tanto ma devi rivolgerti al cassiere!»

 

«Non è quello che ho ordinato.»

 

«Come sarebbe, certo che è quello che hai ordinato!»

 

«Ti dico di no!»

 

«Ti dico di sì! Per tua informazione, io mi limito a consegnare la roba, le ordinazioni le gestisce una persona diversa. Lo riesci a capire questo concetto?»

 

«Per fortuna è un'altra persona a gestire gli ordini. Se ci pensassi tu, questo posto fallirebbe in due giorni. Ma è la cameriera a risolvere i problemi ai tavoli e la cameriera sei tu.»

 

Scocciata dalle contorte frasi burocratiche della rosa, Kushina prese il foglio e lo rilesse dando poi uno sguardo alla consegna: «Hai ordinato un'aranciata e hai ricevuto un'aranciata.»

 

L'altra si diede un'occhiata alle unghie: «Leggi bene, non ho ordinato solo un'aranciata.»

 

«...Un'aranciata con cannuccia.»

 

«Che tipo di cannuccia?»

 

«...Una cannuccia caraibica.»

 

«Appunto. Ora dimmi, quella che vedi è forse una cannuccia caraibica?»

 

La cameriera diede un'occhiata disinteressata all'oggetto nel bicchiere: «No, mi sembra una comunissima cannuccia senza decorazioni aggiunte.»

 

Sakura tornò a guardare la persona che aveva davanti con aria da snob: «Ed ecco qual'è il problema. Questa non è la cannuccia che ho richiesto.»

 

La replica arrivò dopo un lungo sospiro: «Hai ragione ma sono certa che anche con quella che ti è capitata sai perfettamente in grado di goderti il tuo drink.»

 

«Forse, ma non è la cannuccia che ho richiesto. E pretendo di essere servita a dovere.»

 

Le braccia della più giovane caddero lungo i fianchi rivestiti di materiale sintetico: «Beh... puoi mostrare il foglietto al barista e vedere come vanno le cose, io ti saluto. Se non strettamente necessario, magari evita di tornare a trovarci.»

 

Si voltò di nuovo e riprese ad allontanarsi ma un terzo richiamo la paralizzò di nuovo: «Non credevo che volessi farti licenziare.»

 

L'intera figura travestita ruoto di centottanta gradi mostrando due occhi privi di pupille: «Come hai detto? Temo di non aver capito bene.»

 

L'altra donna tornò ad ispezionare le proprie unghie: «C'è un proverbio che dice 'Il cliente ha sempre ragione'. Cosa accadrebbe se mi rivolgessi a qualcuno più in alto di te protestando per la tua scarsa cortesia? Quanto sarebbe alto il rischio di essere licenziata?»

 

I due bulbi oculari si erano ridotti a due fessure orizzontali mentre la voce si era fatta più bassa di una o due tacche: «Non. Oseresti. Non per una cosa così ridicola come una cannuccia priva di una riproduzione in miniatura di una noce di cocco e di un paio di orchidee.»

 

I denti dell'insegnante divennero visibili: «Ti va di scommettere?»

 

Uscirono un paio di sbuffi vaporosi dalle narici della cameriera prima che gli arti inferiori si muovessero di nuovo insieme a quelli superiori per riprendere ciò che si trovava sul tavolo e la bocca emettesse di nuovo dei suoni: «Mi dica, desidera forse qualcos'altro, gentile cliente

 

La risposta fu secca: «Magari la prossima volta servimi prima e senza fare troppe storie. Potrei darti anche una mancia.»

 

Con movimenti meccanici, venne eseguito un archetipo di inchino: «Lei è davvero gentile, farò in modo di risolvere il disguido capitato il prima possibile.»

 

Sapendo di aver raggiunto il fondo del barile, Kushina si voltò per raggiungere il bar e cambiare lo stupido tubetto di plastica che non era andato a genio alla matusa mentre quest'ultima attendeva compiaciuta la soddisfazione del suo desiderio. Doveva stringere i denti e ingoiare ogni boccone amaro, non poteva permettere che una vecchia befana e una tipetta maldestra di mandare a monte il suo piano. Minato era destinato a lei e niente avrebbe cambiato tale futuro.

 

FINE

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Note d'Autore: Questo secondo capitolo chiude anche quest'altra "piccola avventura" in questo universo alternativo. Non è stata la prima e probabilmente non sarà nemmeno l'ultima. Restate sintonizzati per future storie più o meno articolate e... offritemi una minima quantità del vostro tempo per farmi sapere se la mia creatività è apprezzata o no. Ciao!

   
 
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