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Autore: HermaMora    13/09/2022    2 recensioni
Anno scolastico 1998-1999. Hogwarts è stata teatro degli orrori della Secondo Guerra Magica. Prima posta sotto il controllo dei Mangiamorte, poi teatro dell'ultima grande battaglia tra il Signore Oscuro e l'Ordine della Fenice, la scuola di magia e stregoneria inglese porta le cicatrici di anno più che tetro. I protagonisti delle avventure che ci hanno accompagnato fino alla dipartita di Voldemort hanno preso le loro strade: Ron ed Harry hanno iniziato il loro apprendistato come Auror, mentre Hermione sta per cominciare il suo settimo anno ad Hogwarts. Con lei, pochi studenti inglesi si presenteranno alle porte della storica scuola e la nuova Preside, seguendo la politica del predecessore Albus Silente, sceglie di chiedere aiuto ai maghi di tutta Europa, per dare nuova vita alla sua scuola.
(Aggiornamento settimanale)
Genere: Erotico, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Pansy/Theodore
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Atto 1 "ANTIPASTI"

Prologo II

Valentino aspettava da diversi minuti l'arrivo del tram. Si trovava nel centro storico di Montecchio Maggiore, un paesino nella provincia di Vicenza. Nello specifico l'italiano sedeva su una panchina di legno piuttosto marcio, di fronte alla stazione della città.
Una mosca ronzava accanto al ragazzo, infastidendolo ancor più di quanto non lo fosse già.
Prima il mezzo fiasco in Campania, poi la sospensione e come colpo di grazia c'era l'attesa interminabile del suo diciassettesimo compleanno.
Le sue dita si serrarono istintivamente sulla bacchetta, che teneva sempre in tasca. Sarebbe stato così bello estrarla e comparire con un sonoro pop nel salotto di Pietro.
Era da tempo che i due amici non parlavano e finalmente erano riusciti ad organizzare un incontro.
Valentino aveva dovuto prendere un treno babbano che lo portasse dalla sua Venezia fino alla stazione di Vicenza. Poi, dopo una spiacevole discussione con un bigliettaio, aveva percorso mezza provincia in tram.
Era una mattina di luglio e il calore era insopportabile: l'umidità, tipica della Pianura Padana, era tale da far sudare l'italiano da ogni poro possibile.
Infatti fu con incredibile sollievo che vide dal binario opposto al suo il tram che si fermava con un fischio sordo.
Alcuni babbani si accalcarono alla porta, diretti probabilmente a lavoro. Fu solo dopo due minuti buoni che due mani pallide comparvero ai lati dell'apertura assieme ad una chioma di capelli castano chiaro, decisamente spettinati e fuori taglio, seguiti da un viso furbo e il resto del corpo di Pietro.
Pietro aveva una corporatura simile a quella di Valentino: spalle larghe, molto magro, gambe lunghe, ma si differenziava da lui per gli occhi, di un grigio scuro che ricordava fumo e un paio di spessi occhiali, che lo facevano somigliare ad un gufo.
Il ragazzo si guardò attorno e una volta che ebbe individuato Valentino, alzò la mano per fargli un cenno di saluto.
Dopo essersi raggiunti, si abbracciarono con fare fraterno.
"Mi sei mancato quest'ultimo anno, vecchio mio". Gli disse Pietro, che, con una forza insospettabile, stringeva Vantino con ancor più decisione.
"Anche tu". Valentino non si lamentò per lungo contatto fisico; sapeva bene che Pietro doveva essere sentito molto solo, quell'anno.
Fu Pietro a sciogliere l'abbraccio.
"Non voglio certo tenerti in piedi tutto il giorno, Val. Conosco un locale che fa un buon caffè, ad un prezzo umano, a differenza della fanghiglia che vendete come fosse oro a Venezia".
Valentino ridacchiò.
"Non posso darti torto. Comunque, come te la passi?".
Pietro si avviò. iniziando a camminare lungo il marciapiede che dava alla strada principale.
"Vado avanti Valentino. Sono riuscito a farmi fabbricare una bacchetta sottobanco da un mago molisano dall'accento davvero buffo. Non ha fatto domande e non gli ho detto bugie".
Valentino gli sorrise felice.
"Almeno quell'ostacolo l'hai superato".
Pietro annuì.
"Il difficile è stato proseguire con gli esperimenti. Mi manca tutto quello che ci davano all'Accademia e vado avanti con quello che Angela riesce a spedirmi, rubacchiando dalle riserve dei genitori. Perlomeno io penso che faccia così".
Valentino gli fece un altro cenno d'approvazzione.
Pietro indico un piccolo bar, dietro al Duomo.
"Eccoci. Meglio parlare di quel che è successo ad Elia di fronte ad un caffè".
I due si accomodarono su un tavolino e Pietro estrasse dalle tasca zippo e sigarette.
Dopo averne passata una all'amico, accese la sua e gli porse lo zippo, che Valentino usò a sua volta.
"L'esperimento è andato storto, almeno da quanto ho capito dalle vostre lettere. Angela non ha voluto indugiare sui particolari, ma io mi sono fatto un'idea. Potresti raccontarmi precisamente com'è andata?". Chiese Pietro, con calma.
"Abbiamo fatto come ci hai spiegato, Pietro. Il Professore era entusiasta di provare e ci abbiamo messo poco ad avere la sua approvazione. Era preoccupato, quello di sicuro: sapeva che avrebbe potuto esserci, altrimenti quella bestia non si sarebbe mostrata, ma sapeva che io, Elia ed Angela eravamo pronti ad un'aggressione".
Fu a quel punto del racconto che un cameriere, probabilmente un ragazzo di pochi anni più grande di Valentino e Pietro, si avvicinò al loro tavolo e chiese se avessero deciso cosa ordinare.
Presero un caffè ristretto e Valentino chiese anche una brioche alla crema.
Quando il cameriere se ne fu andato, Valentino riprese il discorso.
"Elia aveva l'incarico di fare da suggello, perchè era il più robusto tra noi.
Io e Angela ci siamo messi di fronte alla pietra, con un bel po' d'oro e abbiamo detto le parole. All'inizio non succedeva nulla e per un attimo ho pensato che ti fossi sbagliato, ma dopo due minuti di attesa lei è amersa dalla pietra. L'ha attraversata come fosse...".
"Come fosse acqua. Un ombra nera che emerge da un pozzo". Completò Pietro.
"Esatto". Valentino rabbrividì. ripensando all'attimo in cui la creatura era comparsa. Riusciva solo a vedere quegli occhi gialli in mezzo al suo pelo plumbeo. Allora aveva cominciato a piovere. Si decise a continuare.
"Lei è comparsa e tutto si è fatto liquido. Abbiamo visto quel che è successo con i nostri occhi e nè io, nè Angela tiusciamo a capire. Quando si è avvicinata ad Elia, io e Angela abbiamo provato a urlare per attirare la sua attenzione, ma le nostre labbra si muovevano lentamente. Allora abbiamo provato a correre e sembrava di muoversi in un paltano. Facevamo fatica a sollevare i piedi.
Ad un tratto è scoppiano il primo tuono, a cui sono seguite le prime gocce. Lei si è catapultata di fronte ad Elia e lo ha...".
Pietro gurdava avido Valentino, con occhi brillanti per l'eccitazione.
"Lei ha ucciso Elia, questo mi è chiaro. Non avevo trovato alcun accenno al fatto che il suggello fosse l'offerta, ma se ci penso freddamente. ha senso. L'oro degli uomini è il loro sangue, la linfa che ci permette di vivere".
Valentino era abituato allo scarso valore che Pietro riteneva avesse la vita umana e gli andava bene così. Pietro aveva talmente tanti pregi che la sua apatia lo rendeva solo più normale, agli occhi di Valentino.

Di fatto Valentino non sopportava le persone troppo emotive o quelle che agivano per indefesso ottimismo e altruisticamente. Per sua esperienza, nove volte su dieci, erano proprio il genere di persone che avrebbero potuto fare seri danni.
"Esatto. Penso sia stato rapido: un morso secco o un'artigliata. È stata troppo veloce per capirci qualcosa. All'improvviso, quando il corpo di Elia è crollato, io e Angela siamo corsi via. Ho anche usato l'Ardemonio per seminarla, ma è stato inutile: lo ha spento. In qualche modo lo ha vinto".
Pietro guardò il suo amico con aria seccata.
"Ti avevo detto che usare le Arti Oscure sarebbe stato inutile. Contro di lei non funzionano. Perché non vi siete Smaterializzati appena Elia è morto?".
"Ci abbiamo provato, ma non ci riucivamo. Appena giravamo su noi stessi si ripresentata quella situazione "liquida": sembrava di muoversi dentro.le sabbie mobili. Abbiamo rinunciato quasi subito e ci siamo messi a correre".

Vennero di nuovo interrotti dal cameriere babbano che, da un vassoio, porse loro i caffè e la brioche. I due sorrisero e ringraziarono il ragazzo con un cenno.

Una volta che si fu allontanato, i due poterono continuare il discorso.

"Siete scappati e la cosa vi ha seguito. Tu hai usato l'Ardemonio e lei lo ha spento. Fin qui tutto chiaro". Pietro lasciò la frase in sospeso, massaggiandosi il ginocchio, sotto il tavolino. "Quello che non ho capito è se lei è riuscita a prendervi".

Valentino annuì con aria grave.

"Si muoveva tra le ombre, come ci avevi detto. Penso che ci abbia lasciato andare solo per giocare al gatto e il topo. Quando ce la siamo trovata di fronte aveva la testa di Elia in mano".

Pietro fece una faccia schifata.

"Che cattivo gusto. Queste bestie antiche confondono spesso crudeltà e benevolenza. Immagino volesse dimostrarvi di aver gradito l'offerta". Ipotizzò.

Valentino alzò le spalle.

"Di fatto a quel punto io e Angela eravamo paralizzati dalla paura: pioveva, faceva un feddo cane e l'unica fonte di luce a parte i lampi erano i suoi maledetti occhi gialli. Pensavamo di rimetterci la pelle, come Elia".

Pietro sorseggiò il caffè, gli occhi puntati verso l'amico, che lo pregavano in silenzio di continuare.

"Poi, quando la testa di Elia è rotolata via, ci ha riconosciuti come evocatori e ci ha chiesto cosa volessimo come ricompensa".

Valentino aveva la mano che tremava in modo piuttosto evidente. Non avrebbbe scordato quella notte nemmeno dopo cento Oblivion.

Pietro si guardò attorno, come per controllare se qualcuno potesse origliare. C'era solo un altro cliente, un anziano piuttosto tozzo e grasso, che siedeva ad almeno quattro metri da loro, preso dalla su Gazzetta dello Sport.

Infine Pietro si decise.

"Quindi ce l'hai fatta. L'hai portato?" Chiese, con una punta di evidente avidità nella voce.

Valentino sorrise.

"Non mi sarei mai fatto tutta questa strada per niente. Certo che ce l'ho qui".

Il ragazzo si levò il borsellino apparentemente vuoto che portava a tracolla e lo porse a Pietro.

"L'ho fatto prima di essere sospeso. Una trasfigurazione difficile, ma riuscita. Dovresti poter riportarlo al suo stato naturale con un semplice Finite Incantem. Io mi sono già trascritto tutte le formule che non conoscevo, quindi non ho problemi a dartelo".

Pietro tese le mani e prese il borsello.

"Tu non sai che piacere che mi hai fatto, Valentino". Pietro guardava ancora l'oggetto con una venerazione davvero fuori luogo ad una occhiata babbana. Il borsello non era particolarmente bello e la vista di Pietro che lo accarezzava come fosse un bambino avrebbe attirato occhiate curiose.

"Ora mettitelo a tracolla e non parliamone più. Il Libro dei Cinquecento interessava ad entrambi e senza di te non saremmo mai riusciti ad evocarla. Mi dispiace solo che tu non ci sia potuto essere. Magari con il tuo aiuto avremmo potuto evitare ad Elia quella fine".

Pietro scosse la testa.

"Il fatto che io vi abbia aiutati non cambia il fatto che tu sia generoso, amico mio. Più di un mago avrebbe scelto di denunciarmi, dopo la morte di Elia. Tu ed Angela mi avete coperto e vi siete anche presi una sospensione".

Valentino lo guardò, serio.

"Tu l'anno scorso sei stato espulso assieme a Beatrice, anche per colpa mia. Voi due non avete tirato in mezzo me e io non tiro in mezzo voi. La lealtà è una merce rara in questo paese e io non mi farò certo scappare l'opportunità di averti come amico, utile come sei".

Pietro ghignò, evidentemente superata la commozzione di poco prima, poi osservò Valentino dritto negli occhi, quasi volesse leggere i suoi pensieri.
"Utile dici? Non suona male. Mi piace ritenermi una persona ‘utile’".

Valentino inarcò un sopracciglio e sorrise divertito, ma non replicò.

I due finirono il loro caffè e Pietro guardò Valentino mangiare la sua brioche. Alla fine pagarono il loro pasto e si avviarono verso il Duomo.

Sembravanon davvero due fratelli: tanto simili e con espressioni così uguali sul volto. Un occhio attento avrebbe potuto distinguere la soddisfazione nello sguardo di Valentino dall'incredula meraviglia di quelli di Pietro, ma nessuno, a Montecchio Maggiore, sembrava avere una vista così acuta.

Entrarono nella brutta chiesa neoclassica, stanto attenti a non far sbattere le porte e interrompere la funzione.

Si sedettero con garbo sulle panche e si unirono al coro dei fedeli, guidato dalla voce del sacerdote.

"...E non ci indurre in tentazione, ma liberaci da male".

"Amen".
 


Conclusa la funzione i due si congedarono alla fermata del tram, con un altro abbraccio fraterno.

"Immagino che ci vedremo la prossima estate, amico mio. Cerca di tenerti fuori dai guai". Valentino era devvero preoccupato. L'indole fin troppo curiosa di Pietro avrebbe anche potuto farlo finire dietro le sbarre.

"Farò il possibile per tenere un basso profilo, Val. Tu invece salutami Angela e mandale mille baci da parte mia". Rispose allegro Pietro.

Valentino si avvicinò alla porticina del tram che lo avrebbe riportato a Vicenza, per poi girarsi un'ultima volta, richiamato dalla voce dell'amico.

"Ti saluta Beatrice!".

Valentino grugnì, irritato e non rispose, suscitando le risate di Pietro, che si fecero ovattate quando sbattè la porta del tram.

Si sedette su una delle scomode panche di plastica e iniziò a rigirarsi i pollici, mentre il veicolo cominciava a stridere e sbuffare.

Partirono con un sibilo sordo e a Valentino non rimase altro che guardare il suo migliore amico attraverso il polveroso finestrino del tram.

Un'anziana signora si sedette al suo fianco, con un tonfo un po' brusco.

"Tutto bene?". Chiese preoccupato Valentino.

"Non preoccuparti ragazzo. Sono abituata a questa tramvia. Gli autisti si distinguono per il poco rispetto verso ogni persona". La vecchia ridacchiò, soddisfata della propria battuta.

Valentino invece capì che lo attendeva un viaggio davvero lungo, in compagnia dell'anziana signora.
 



Fu a viaggio compiuto, mentre attreversava il portico della stazione dei treni di Vicenza, ridacchiando all'ultima battuta di Rosalina, la vecchietta del tram, che aveva fatto notare come la sigla dell'azienda che lo gestiva, il gruppo FTV, non stesse per Ferrovie e Tramvie Vicentine, ma piuttosto 'Forse Tornerete Vivi", che si accorse che il suo telefono stava vibrando.
Guardò con orrore il nome di sua madre sullo schermo e la piccola scritta sullo sfondo verdolino:
"17 chiamate perse"
Con uno sbuffo rispose alla chiamata.

"Ma per cosa hai un telefono se non lo usi?".

La voce di sua madre fu talmente forte da far girare anche molti babbani che, come Valentino, stavano entrando nella stazione.

"Mi sono fatto distrarre". Si giustifico Valentino. "Abbassa la voce, Ma', che qui si sente tutto quello che dici":

Con una voce ridotta ad un sibilo irritato, la Signora Marchetti continuò a parlare.
"Visto che sei tanto scemo da farti sospendere io e tuo padre abbiamo deciso di prendere seri provvedimenti per il tuo futuro".

Valentino sentiva questa frase da mesi e iniziava a non poterne più.
"Ne hai anche parlato con il Preside, Ma'. Ci hanno sospeso per dare una piccola soddisfazione alla famiglia di Elia. Pensa che il Professore che ha approvato l'espiremento non è stato nemmeno licenziato!".

"Sì, sì, tu me conti e me la riconti, Comunque io e tuo padre siamo felici di comunicarti, caro figlio mio, che dall'anno prossimo sarà nostra premura farti partecipare al progetto di aiuto accademico internazionale del Regno Unito". Valentino quasi lasciò cadere il telefono per la sorpresa.

"Devo andare in un College babbano per imparare la lingua? Il mio inglese non è così male, Ma'!". Protestò Valentino, mentre cercava di spiegarsi a gesti con la bigliettaia per avere un biglietto che lo portasse fino a Venezia Santa Lucia.

"No, caro mio! Nessun College babbano per te. Ci è appena arrivato questo bel volantino... Aspetta che lo trovo... Eccolo! Dicevo, a quanto pare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts cerca nuova studenti, specie del settimo anno. TI farà bene cambiare un po' aria".

Valentino sta volta lasciò effettivamente cadere il cellulare per lo shock.
Lo riprese in fretta da terra.

"Mamma, non puoi mandarmi via in questo modo! Ho degli amici in Accademia! Mi sono portato avanti con i programmi e davvero non capisco perchè dovrei andare in quel buco di scuola che...".

"Niente storie". Lo interruppe secca la madre. "Io e tua padre abbiamo preso una decisione, una decisione definitiva. Se hai delle obiezzioni allora potrai farcele quando avrai una casa tutta tua e dei galeoni con cui pagare le rette scolastiche. Ci siamo capiti?".

Valentino guardava con orrore il suo riflesso nel vetro della finestra del treno, che aveva iniziato a cigolare e fischiare.

Il suo rflesso rispondeva al suo sguardo con altrettanto orrore.

"Ad Hogwarts quindi?" Chiese, con il cuore in gola.

"Proprio così!". Confermò sua madre, con una gioia sadica nella voce.

NOTE DELL'AUTORE

 

Lettrici e lettori, salve.

Spero che la storia vi stia piacendo e dalle poche recensioni ricevute, sembra di sì.

Ringrazio moltissimo le ragazze e i ragazzi che mi hanno inserito tra gli autori preferiti, come quelli che hanno messo la mia storia tra quelle seguite.

Approfitto della seconda parte del prologo per spiegare due cose: i mostri che cita Valentino sono ripresi dalla favolistica e dal folklore italiano e persino la creatura apparsa nella prima parte del prologo, che è stata citata anche in questo capitolo, fa parte di quel folklore.

I maghi italiani che ho immaginato, come avevo anticipato in “Prologo I” sono basati su mie amici e conoscenti, che mi hanno dato il permesso di utilizzare i loro caratteri per creare i protagonisti e comprimari del racconto. In particolare ringrazio una delle mie più grandi amiche, Angela e mia sorella Francesca, da cui ho tratto i particolari per rendere più vivi i personaggi di Angela, come è ovvio, e Valentino.

Il mondo magico italiano che ho immaginato è stato ispirato in pieno da quello praghese della fanfiction “Praga Caput Regni”, di krystrka. Vi prego, leggete quella fanfiction perché si merita un premio, almeno secondo me. Non penso che avrei iniziato a scrivere la serie di Antipasti senza questa ispirazione.

Non posso non citare un'altra grande fanfiction, purtroppo incompleta, che era diventata un cult di EFP Harry Potter diversi anni fa: “Luce e ombra” di MIRCALLA_VON_KARNSTAIN, che ho avuto la fortuna di conoscere.

Scrive davvero da dio.

Spero davvero che la storia vi stia piacendo, che i miei personaggi vi piacciano e che quelli di Zia Joanne vi stiano simpatici quanto lo erano nell'opera originale.

Vi invito a recensire i capitoli e bombardarmi di domande se ce ne fosse bisogno.

 

Buona vita,

Herma.

   
 
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