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Autore: lulette    13/09/2022    3 recensioni
Dal capitolo 4
[Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?
Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.]
["Che volete Artù?"
"Volevo chiederti perdono!"
"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.
"Cosa vorresti dire?"
"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"
Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la sua nuova bellezza appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui.]
Raccolta di one shot dove oltre all'amore, l'elemento in comune è la presenza quasi magica dell'acqua.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: giallo

Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale

Tipo di coppia: Slash 

Note: Missing moments, What if?

Contesto: prima stagione

 

4.331 parole


 

Pensiero stupendo








 

Merlino ci stava provando già da parecchi giorni. Appena il principe egocentrico e possessivo gli concedeva qualche minuto libero, si rifugiava nella sua stanza piena di antichi libri di magia e studiava. 

 

L'idea era quella di mettere a punto un raffinato metodo di magia che fino ad allora però non aveva avuto nessun tipo di riscontro. Gaius, con il quale aveva parlato ripetutamente, era convinto che non potesse esistere una formula per ciò che Merlino desiderava sperimentare. Secondo lui doveva trattarsi di una formula ancora da inventare ma se c'era qualcuno in grado di arrivare a fare una cosa del genere, questo era sicuramente Merlino.

 

Il ragazzo aveva l'ambizioso scopo di riuscire a visualizzare a distanza, con la mente, una persona, per capire dove si trovasse e cosa facesse nello stesso identico momento in cui Merlino provava a 'raggiungerla'.

 

Se fosse riuscito nel suo intento, chiunque si fosse perso o fosse stato rapito, in un determinato raggio di miglia di distanza da lui, almeno per iniziare, avrebbe avuto molte più possibilità di essere ritrovato e salvato. A meno che non fosse già morto, ovviamente.

 

Per addestrarsi il mago, si infilava nel bosco a sera tarda, quando sapeva che Artù probabilmente non l'avrebbe più cercato e si esercitava da lontano. 

 

Provò prima con Gaius che tra l'altro era nel suo laboratorio, concentrato a sua volta nell'esperimento. Non successe niente. Cambiò la formula e poi l'altezza, l'intensità e il timbro della voce, provando tutte le possibili varianti. No, non lo vedeva e nemmeno percepiva dove si trovasse esattamente il suo mentore.

 

Pensò di provare con Morgana, ma data l'ora non voleva rischiare di trovarla in un momento privato della sua toeletta. Era pur sempre un gentiluomo.

 

Provò con Artù. In mille modi diversi, ma inizialmente non successe nulla. Quando però fece un tentativo, aggiungendo un lieve afflato alla sua voce e una breve interiezione alla fine della formula, Merlino non visualizzò il re, né la sua camera o altro, ma percepì un paio di parole dentro la sua testa che sembravano provenire proprio da Artù. Almeno la voce era la sua. Le parole giungevano molto confuse e lontane per cui riprovò più volte variando l'intonazione della voce e allungando le mani spostandole in diverse direzioni, cercando di migliorare la ricezione di quelle parole. 

 

Probabilmente Artù stava dormendo e parlottava nel sonno, facendosi uscire frasi senza senso.

Merlino tornò in laboratorio piuttosto insoddisfatto ma Gaius gli disse che era comunque un primo passo verso la strada giusta e che doveva ritenersi fortunato e avere più pazienza.


 

 

La mattina dopo, Merlino irruppe come un ciclone nella stanza del principe, per svegliarlo, come faceva da molti mesi ormai. Svegliare l'orso dal letargo notturno era sempre un po' un' impresa, ma era anche divertente, a meno che Artù non incominciasse a tirargli addosso qualsiasi cosa avesse a portata di mano, compresi cibo e vasellame.

 

"Oggi il sole é assolutamente magnifico, maestà!" disse allegro spalancando le tende.

Artù aprì un occhio: "E io lo trovo sguaiato e irriverente almeno quanto lo sei tu!" mugugnò infastidito infilando la testa sotto le coperte. "Cinque minuti ancora!"

Il servo preparò i panni da far indossare ad Artù, concedendogli ancora qualche istante di sonno, poi con un gesto secco tolse tutte le coperte al principe che rabbrividì. 

 

'Ti odio!'

Merlino rimase interdetto e guardò Artù: "Mi odiate?"

 

"Cosa stai dicendo, Merlino?" 'Ma io credevo di averlo solo pensato!'

 

Merlino non poteva credere ai suoi occhi e alle sue orecchie: aveva sentito la voce di Artù, ma le sue labbra non si erano mosse. 

"Niente... Devo aver capito male!"

 

Ma il servo aveva bisogno di una conferma per ciò che aveva sentito e mentre, chino ai suoi piedi, lo aiutava a infilare gli stivali, Merlino alzò il volto verso il principe con il suo miglior sorriso e gli occhi grandi e luminosi:

 

"Ho pulito i vostri stivali fino a farli brillare, stavolta!"

 

"Ben fatto!" 'Non per niente, Merlino ma, l'ultima volta che qualcuno mi ha guardato così, me lo sono fatto!' *

 

Merlino scappò dalla stanza affannato: era un po' sbalestrato dalla scoperta della magia in atto e dai pensieri del principe. Poteva davvero sentire i pensieri di Artù? Pensieri contorti, non c'era dubbio!

 

Forse poteva sentire i pensieri anche degli altri? Era una cosa fondamentale da capire per poter trovare eventualmente un rimedio, un antidoto, un contro-incantesimo.

 

Quando si trovò davanti alla cuoca, dall'aspetto e dal carattere noti per non essere tra i più gradevoli, Merlino esordì: "Cosa vi é successo? Avete una faccia strana stamattina!" La cuoca lo guardò stringendo gli occhi e le labbra come se avesse voluto ucciderlo con lo sguardo e se ne andò senza rispondergli.

 

'Quindi sento solo i pensieri di Artù! Forse a causa della magia di ieri sera, che ha funzionato ma non come avrebbe dovuto.'

 

Temeva che quella magia non fosse di alcuna utilità, anzi per certi versi non avrebbe proprio voluto sapere cosa pensasse quella testa di fagiolo, ma in fondo, chi poteva dirlo, avrebbe anche potuto trarne un po' di sano divertimento.

 

Gli venne in mente di controllare se anche Artù potesse percepire i suoi pensieri. Prima era così sorpreso che non ci aveva fatto caso.

 

Probabilmente se ne sarebbe già accorto: tanto valeva fare un tentativo per togliersi quel dubbio del tutto. Tornando dal principe con la sua colazione, Merlino vide che Artù era ancora come l'aveva lasciato: seduto sul letto, calzoni e stivali indossati, mezzo addormentato e a torso nudo.

 

Appoggiò il vassoio sul tavolo e prese la camicia di Artù in mano con l'intento di fargliela indossare. Si avvicinò a lui, piegandosi per poterlo vedere bene negli occhi; strinse le labbra per nascondere un sorriso, lo fissò intensamente e pensò nel modo più chiaro possibile: 'Posso - accarezzarvi - il petto - Artù?'

 

Il giovane reale lo guardò con curiosità: "No, Merlino!" rispose freddamente.

 

Il servo si portò una mano davanti alla bocca, scioccato e Artù continuò: "Nessun aumento di stipendio e nessun giorno di riposo." 

 

Merlino respirò sollevato. "Che cosa credevi che mi sarei lasciato incantare dal tuo sguardo ammaliatore?" disse Artù e Merlino non rispose neppure, lasciandogli credere ciò che voleva.




 

Quella mattina Artù doveva fare il giro di ronda nei boschi attorno a Camelot: era un compito dei cavalieri che a turno pattugliavano i confini della città, ma ogni tanto aveva preteso di farlo anche lui e chiedeva al servo di accompagnarlo.

 

Prima di uscire Merlino informò Gaius sugli ultimi sviluppi. Il vecchio medico lo rassicurò dicendo che avrebbe provato ad accedere alla sezione dei libri proibiti ovvero quelli sulla magia della biblioteca reale. "Dovessi sedurre Jeoffrey per riuscirci" aveva aggiunto Gaius, scoppiando a ridere insieme a Merlino.

 

Appena usciti da palazzo Artù si sincerò sulle vettovaglie: "Hai preso sufficienti cibo e acqua per entrambi?"

 

"Certo Artù. Non patirete la fame!" sorrise il servo.

 

"Bene!" 'Sarebbe meglio che non la patissi tu, la fame! Sei uno stecchino!'

 

"Ma, come...?" disse il servo, offeso... poi si morse la lingua: non poteva rispondere, non doveva. Se Artù avesse saputo che era in grado di leggergli nel pensiero, sarebbe stato come ammettere di essere un mago e i rischi li conosceva già, purtroppo.

 

"Che cos'hai Merlino, oggi?... Sei strano!"

 

"Non ho niente, sire! Sto bene, grazie!"






 

Gwen si stava avvicinando a loro per salutarli. Aveva tra le mani un cestino di stoffe che faceva dondolare maliziosamente.

 

"Buongiorno maestà, ciao Merlino!"

 

'Mmmh... le donne no!' pensò Merlino scocciato, comprendendo che non avrebbe voluto sapere i pensieri del re al riguardo.

 

"Di nuovo a caccia?" sorrise dolcemente Gwen.

 

Il principe rispose: "No, solo di ronda." 'Però se vuoi potremmo giocare insieme al cacciatore e alla preda!' 

 

Merlino era una sfinge, con questo sorriso forzato stampato in faccia, rivolto a Gwen che chiese:

 

"Andate da soli?"


Rispose Artù: "Sì, solo io e Merlino, il mio fido compagno" 'Preferirei giocare insieme a lui, ma é sempre così bacchettone!'

 

Merlino distolse lo sguardo anche da Gwen e lo fissò per terra. 'Oh dei, ma che diavolo sta pensando?'

 

Ad osservare bene il ragazzo, sembrava uno che sospirasse angosciato per le formiche vicino ai suoi piedi che avrebbero potuto attaccare pericolosamente i suoi stivali. 

 

'Sicuramente ho frainteso. Cosa intenderà con giocare? Prendermi in giro come sempre!'

 

"Mi sa che oggi farà molto caldo. Fate attenzione!" aggiunse la ragazza.

 

"Sei gentile, ma non preoccuparti" rispose Artù. 'Oppure potremmo giocare in tre... uuuh, pensa che meraviglia! Io al centro, lui che mi bacia con passione e mi sussurra quanto mi ama e lei dolce e sorridente come sempre che si occupa delle mie parti basse, hahahah!'

 

Merlino si asciugò il sudore dalla fronte per poi coprirsi un attimo gli occhi. Non ce la faceva più. Era talmente sconvolto che non aveva realizzato che la fantasia di Artù includesse tre persone. Cioè sì, l'aveva capito ma ciò che lo ammutoliva era il fatto che nel gruppetto fosse presente anche lui. Ma ancora una volta preferiva non rendersene conto.

 

'Ha pensato "lui", magari si riferiva ad un altro uomo!... Sapevo che Artù era fissato con il sesso, ma questo é troppo anche per uno come lui...'

 

Artù sorrideva estasiato: 'Non ci ho mai pensato, chissà perch... ma si vedrebbero nudi anche loro due! E se poi si scambiassero dei baci tra loro? E se lei lo toccasse? E se lui usasse la bocca per... NO, no no no, MAI! Che orrore!'

 

L'espressione di Artú era ora piena di rabbia e disgusto.

 

"Ehi Merlino... stai bene?" chiese Gwen vedendolo così affranto. Il ragazzo non diede segno di vita. Dopo i pensieri scandalosi di Artù su ciò che avrebbero potuto fare insieme Gwen e lui, Merlino era convinto che non l'avrebbe mai più guardata in faccia per tutta la vita.

 

"Non mettetevi nei guai!" disse con un gran sorriso la ragazza, ma Merlino non si mosse, né aprì bocca.

 

"Siamo già in ritardo. Se vuoi scusarci!" disse Artù freddo. E le scoccò un'occhiata decisamente ostile. Merlino sentì Artù pensare:

 

'Giù le mani, Gwen, da tutti e due!'

 

Entrambi i giovani la sorpassarono velocemente. 

 

Gwen non capiva perché i due ragazzi, di solito così gentili, tutt’ad un tratto avessero avuto quell'atteggiamento. Merlino praticamente muto e Artù che le aveva addirittura lanciato uno sguardo adirato: non aveva senso. Mise una mano a coppa sulla bocca per controllarsi l'alito e si strinse nelle spalle, tornando al suo giro.



 

Dopo quasi due ore di ronda, senza mai fermarsi, non avevano ancora finito.

 

"Dio, che caldo! Non ne posso più, Merlino!"

 

"Adesso non si riesce a stare con la testa al sole. Dobbiamo trovare un riparo all'ombra, per qualche ora, meglio se vicino a un corso d'acqua."

 

"Non sono venuto per fare il bagno, sai?"

 

"Invece non vi farebbe male. Manterrebbe al fresco il vostro cervello!"


Dopo mezzora erano sistemati all'ombra a mangiare e a riposare, vicino ad un invitante specchio d'acqua.

 

"Avevi ragione, sai? Ci facciamo un bagno?" ammise il principe.

 

"Andate avanti, vi raggiungo più tardi, maestà!"

 

'Il solito guastafeste! Ti lamenti di continuo del lavoro e quando é ora di divertirsi, ti tiri sempre indietro.'

 

Merlino provò una specie di senso di colpa ai pensieri di Artù.

 

"Ho cambiato idea, sire, aspettatemi." 

 

Artù era già nudo come un neonato, ovviamente gigante e perfetto. Entrò in acqua, tuffandosi con un certo stile.

 

Merlino al contrario non ce la poteva fare e fin dentro l'acqua, tenne la coperta sui fianchi per poi lanciarla sulla riva all'ultimo istante utile.

 

'Ti vergogni? Che ragazzino!'


A Merlino normalmente sarebbe piaciuto fare il morto ma qui la cosa era da escludersi a priori. Artù correva fuori dall'acqua per tuffarsi dai punti più alti: il ponte, le rocce, la collinetta.

 

"Dai, tuffati Merlino, non essere timido. Siamo tra uomini, che ti importa!" 'Ma perché ti vergogni così tanto?'

 

"Se ce l'hai piccolo giuro che non lo dirò a nessuno!"

 

"Con rispetto parlando, Artù, andate a farvi friggere!" disse l'altro a voce alta.

 

Artù scoppiò in un'allegra risata. Si stava divertendo un mondo!

 

'E dai, giovinetto, che voglio vedere come sei fatto!'


Merlino nuotava poi si immergeva e poi di nuovo, ancora e ancora. Teneva le distanze da Artù e lo controllava lasciando fuori dall'acqua solo gli occhi, neanche fosse stato un alligatore a caccia.

  

'Ma tu guarda in che situazione mi devo trovare. Asino e pure maniaco! Che guardi qualcun altro! Io non voglio assolutamente che mi veda. Fosse anche solo per non dargliela vinta.'

 

Artù si allontanò fino a sparire e Merlino decise che ne aveva avuto abbastanza. E uscì dall'acqua, approfittando dell'assenza dell'altro.

 

'Santissimi numi, Merlino, hai un culo fantastico!' 

 

Merlino ricadde nell'acqua per lo spavento.

'Le ultime parole famose' pensò furioso.

 

Quello spocchioso di principe si era nascosto da qualche parte per beccarlo. Come osava, quel troglodita?

 

Ed eccolo lì, dietro un cespuglio vicino alla sponda. Era vicino e Merlino arrossì fino al petto, poi lo fissò con gli occhi lucidi di rabbia e lo sguardo cupo. Artù sembrava un po' a disagio.

 

"E dai, Merlino scusa! Possibile che tu sia sempre così abbottonato? Sono io! Sei tu! Che paura hai?"

 

'Magari,... chi lo sa?'

 

Era disgustato dalle parole di Artù? No.

Era a disagio? Non più di tanto: adesso era solo arrabbiato per la mancanza di sensibilità dell'altro.

Gli dava fastidio che Artù pensasse così di lui?

Non proprio, era in un certo senso anche lusingato, ma soprattutto era confuso e... confuso.

 

'Forse mi sono sbagliato. Su tutto.

Forse quando prima Artù pensava di farlo in tre, era solo una sua fantasia che mai avrebbe pensato di mettere in pratica, come quando ad esempio una persona ha come fantasia quella di essere presa con la forza, quando non lo desidererebbe mai nella realtà.

Forse ho davvero un culo fantastico e non me ne sono mai accorto prima e quindi Artù non ha potuto fare a meno di pensarlo, ma questo non vuol dire che sia attratto da me. 

Forse non è vero che Artù fa poi così tanto sesso come lascia intendere e potrebbe avere dei grossi problemi di arretrati...'

 

'Perché non rimani ancora un po' qui insieme a me, in acqua?'

 

"Senti..." esordì Artù dopo un po' di tempo "So che sei a disagio, ma così fai sentire a disagio anche me! Non so cosa ci sia che non vada... ma io non sono abituato a sentirmi in imbarazzo. Non riesci proprio a rilassarti un attimo? Si sta così bene qui, ma non insisterò oltre, se non ti va..."

 

Merlino lo guardò. Il giovane reale aveva un'espressione così sinceramente dispiaciuta e tenera al contempo che ebbe un tuffo al cuore. Artù sapeva essere davvero simpatico e dolce quando voleva. 

 

"Va bene Artù, ma non dovete più spiarmi!"

 

"Croce sul cuore. Ho visto che nuoti molto bene." 

 

"A Ealdor ero sempre in acqua."

 

"Ti va di fare una gara con me?"

 

"D'accordo. Ma solo se mi promettete di non piangere se vi batto..."



 

Merlino ce la mise tutta e gli sembrò impossibile quando arrivò al traguardo prestabilito giusto un attimo prima di Artù. Si chiese persino se il principe l'avesse fatto vincere di proposito. 

 

'Mi hai battuto. Sei davvero veloce!'

 

"Fantastico, Merlino" e portò le braccia in alto afferrando quelle del suo servo, come una specie di tributo al campione. Artù faceva queste cose anche con i suoi cavalieri.

 

Senza staccare le mani dalle sue ma allungando le braccia sull'acqua, Artù prese a nuotare in tondo, ridacchiando e Merlino lo imitò: aggrappandosi alle mani l'uno dell'altro avevano preso a girare velocemente, sorridendo ma con una smorfia sulla bocca a causa dello sforzo, non avendo ancora ripreso fiato dopo la gara.

 

'Dei del cielo, come sei bello!'

 

"Anche tu", sussurrò sorridendo il servo.

 

"Cosa? Cos'hai detto?" urlò Artù.

 

"Niente!" gridò Merlino di rimando.

 

"Mi hai dato del tu?" continuarono, ad alta voce.

 

"Non mi permetterei mai, sire!"

 

"In realtà ora potresti farlo, se vuoi."

 

"Grazie, ma non voglio!"

 

Stavano ancora girando al limite delle loro forze.

 

'Perché no? Sei il solito idiota!'

 

Merlino lasciò le mani del re con uno strattone e si fermò. Non ne poteva più di quella stupida magia. Non serviva a niente se non a sentirsi offeso un momento sì e pure quello dopo. 

Guardò Artù e notò il volto serio del principe. Artù si era offeso per le sue parole, ecco perché si era arrabbiato. In effetti gliel'aveva detto in un modo che poteva passare quasi per un insulto, come se Artù valesse solo in quanto principe e non come persona.

 

"Non prendetevela Artù. Non significa che io non vi ritenga un amico. Oramai questo dovreste averlo capito, e non vuol dire nemmeno che io non vi consideri, al di là del vostro titolo, un ragazzo come gli altri, un ragazzo pigro ma generoso, borioso ma coraggioso." 

 

"Un modo davvero carino per mantenere le distanze!" ribatté Artù, con un sorriso amaro.

 

"Questo non é del tutto falso, maestà. Darvi del voi, serve a me, per non dimenticare mai chi siete e chi sono invece io."

 

"E chi sei tu?" chiese con un piccolo broncio.

 

"Non lo so, ma voi direste che sono solo il vostro servo idiota!"

 

Artù finalmente sorrise e lo guardò dritto negli occhi, scuotendo un po' la testa, divertito. E sospirò.

 

'Quanto é facile volerti bene!'

 

Merlino avvampò spalancando leggermente gli occhi. Era la cosa più inaspettata che Artù potesse pensare di lui. E sicuramente la più carina fino a quel momento.

 

Si sarebbe aspettato ormai uno dei soliti complimenti un po' volgari sui quali Artù sembrava indulgere con una certa compiacenza.

 

E invece quel pensiero lo aveva lasciato più intenerito e anche molto più emozionato di qualsiasi altro concetto avesse potuto ricevere da quella mente strampalata.

 

E non riuscì a trattenere la sua gioia che si trasformò in uno di quei suoi sorrisi aperti e luminosi. Al che Artù si sentì preso da una strana euforia.

Prese la testa del servo e la tenne sott'acqua per pochi istanti, poi lo fece riemergere e lo rifece, al che Merlino cercò di divincolarsi e cominciò a spruzzare tanta acqua in faccia ad Artù, perché rimanesse accecato in modo da non poterlo più rifare. 

 

Artù diede la schiena a Merlino per poi lanciargli valanghe d'acqua, imitato poi dal servo. Durarono un bel po' a giocare come ragazzini in questo modo. 

 

Poi Artù sparì sotto il pelo dell'acqua e Merlino si sentì tirare giù per i fianchi. 

 

'Mi piace molto quello che vedo.' 

 

Merlino boccheggiò in preda al panico. Non si era reso conto della visuale che Artù avrebbe avuto sott'acqua e provò a non farsi trascinare sotto ma era una guerra persa in partenza. Forse era meglio tirare su la testa di Artù, ma come? Non poteva tirarla su per i capelli, né per il collo né per le orecchie! Decise di lasciar perdere e si fece trascinare sott’acqua, tanto cos'altro poteva fare, ormai?

 

Quando aprì gli occhi vide vicino al suo, il volto di Artù, con gli occhi aperti, i capelli che fluttuavano e piccole bollicine che gli uscivano dalla bocca.

 

'Io vorrei baciarti, ma per te sarebbe un disastro, lo so.'

 

Merlino si avvicinò lentamente, sorrise e gli diede un tenero bacio all'angolo della bocca, poi nuotò via da lui, verso la riva, verso i  cavalli.

 

Artù mise la testa fuori dall'acqua e lo guardò. Era talmente sorpreso che non riusciva a pensare a niente.

 

'Cavolo e chi se l'aspettava?'

 

Merlino si chiese il perché di quel bacio. Non aveva mai considerato nessun uomo in quel modo. Certo, il principe era di una bellezza tale, che spesso e volentieri si era incantato mentre gli parlava senza riuscire a seguire più il discorso. Era convinto si trattasse di una pura questione estetica. 

 

Ma Artù era stato così dolce. 

 

Aveva pensato che gli voleva bene. Sentirglielo ammettere era stato come vedere un mondo nuovo che si apriva per lui.

Anche Merlino sapeva di volergli bene da tanto, ma se ne era reso conto solo quando Artù l'aveva confessato a sé stesso nella sua mente.

 

La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato sentire che Artù avrebbe desiderato baciarlo, ma non l'avrebbe fatto per rispetto a lui e questo l'aveva fatto commuovere. E lo aveva reso coraggioso come mai avrebbe pensato di poter essere. 

 

Inoltre, perché no? 

 

C'era stata la voglia di contraddire i pensieri di Artù, poteva ammetterlo!

 

E la voglia di stupirlo in un modo tale da farlo ammutolire... per una volta...

 

Anche se la molla primaria era stato proprio il desiderio di baciarlo. 

 

Era stato un bel bacio. Era come i baci che lui aveva dato ad alcune ragazze. Il brivido era lo stesso, non cambiava per il fatto che baciasse un uomo, anzi era stato decisamente più emozionante. Probabilmente per via della novità assoluta e poi anche il fatto che fosse considerato proibito e peccaminoso rendeva tutto più eccitante.

 

Dal canto suo aveva avvertito un gorgo nello stomaco in quel momento e tanti piccoli brividi sparsi un po' dappertutto. E dulcis in fundo non si trattava di un uomo qualsiasi, si trattava del suo principe, di Artù. Il più bell'uomo che ci fosse al mondo, purtroppo con uno stuolo di donne da far paura. 

 

Se c'era una cosa che lo aveva infastidito, non era venuta da parte di Artù, ma proprio da sé stesso: Merlino era consapevole che aveva osato baciarlo solo perché aveva conosciuto i pensieri di Artù in quel momento. 

 

'É molto facile baciare una persona che sai che desidera baciarti a sua volta. É quando non c'è la certezza di ciò che l'altro vuole, quando c'è la paura di essere rifiutati, il rischio di beccarsi un pugno o di rovinare per sempre una bella amicizia, quando c'è la possibilità di aver frainteso parole e intenzioni dell'altro, che allora si può parlare di vero coraggio.'



 

Quando Artù tornò, felice e sbarazzino, tanto da non far altro che guardarlo ogni momento, Merlino era già in sella al suo cavallo con in mano le redini del destriero del principe.

 

Artù si rivestì da solo, perché Merlino proprio non se la sentiva di stargli vicino in quel momento: era per quello che si era fatto trovare al sicuro, in alto, sul cavallo. Adesso che conosceva qualcosa in più di ciò che il principe pensava di lui, non si fidava più tanto delle reazioni dell'altro e tanto meno delle proprie.

 

Artù stava per montare a cavallo, quando ci ripensò e si diresse verso di lui guardandolo da sotto in su.

 

"Concedimi di chiedertelo, Merlino! Perché mi hai baciato?"

 

"Siete arrabbiato con me, Artù?"


"Dipende dal motivo per cui l'hai fatto!"

 

"Suvvia, Artù, era un piccolo bacio castissimo, concorderete anche voi, vero?"

 

"Per quanto casto era sempre un bacio sulla bocca!"

 

Merlino inspirò ed espirò sonoramente. "Avevo voglia di dimostrarvi che anch'io so rilassarmi, se voglio. Sembravate tenerci molto."

 

"Tutto qui?" Artù apparve piuttosto deluso.

 

"Voi cosa avete pensato?"

 

"Ho pensato di piacerti, sbaglio?"

 

"In quel momento in effetti non mi dispiacevate."

 

Merlino era nervoso. Perché non riusciva più a sentire i pensieri del principe? Proprio adesso che ne avrebbe avuto più bisogno. Forse la magia era stata temporanea? Forse Gaius era riuscito a trovare un contro-incantesimo e l'aveva già usato?

 

"Ricapitolando: in quel momento ti piacevo e mi hai baciato. Fai così abitualmente anche con altre persone?"

 

"Beh, mi é capitato qualche volta in effetti, ma non così spesso."

 

"Intendi con le ragazze?"

 

"Sì"

 

"E con i ragazzi?"

 

"Meno."

 

"Che significa meno? Sì o no?"

 

"No."

 

"Ma con me sì!"

 

"Oh,... mi sono sbagliato. Mi dispiace! Ho agito d'impulso." 

 

"A questo non credo." 

 

Merlino aveva voglia di urlargli: - L'ho fatto perché voi lo volevate! -

 

Disse invece: "Figuriamoci. Non avete mai brillato per umiltà!"

 

"Allora che cos'hai pensato?" domandò Artù con maggiore insofferenza.

 

"A niente. Il mio cervello dev'essersi inceppato."

 

"Vedo che vuoi evitare di parlarne. Andiamo a casa." Artù si volse verso il suo cavallo e fece due passi.

 

Era piuttosto offeso e a Merlino non fece piacere.

 

"Mettetela così!" disse il servo alzando il tono di voce "Tutti vi dicono sempre che siete bellissimo ed é vero. Bellissimo più simpatico più dolce..."

 

"Non é un motivo sufficiente!" ribatté Artù accigliato.

 

"Come no?" chiese Merlino stupefatto "Con le ragazze é sufficiente che siano appena passabili"

 

"Sono più che d'accordo con te, solo che io non sono una ragazza."

 

"E va bene. Ho pensato che se avessi dovuto aspettare voi, allora non sarebbe mai accaduto." 

 

"Mi credi così vigliacco?" s'inalberò Artù.

 

"No, è solo che mi rendo conto di allontanare le persone con la mia timidezza, cosa che se non erro, anche voi mi avete fatto notare, poco fa."

 

"Non credevo ti piacessero gli uomini."

 

"Non credo mi piacciano."

 

"Allora l'hai fatto solo per stuzzicarmi?"

 

"No, ma se non fossi riuscito a stuzzicarvi anche solo in minima parte, potrei ritenermi offeso."

 

Artù sorrise: "Ci stai girando attorno ma non ho ancora capito, sai?"

 

"E se avessi voluto soltanto dimostrarvi il mio affetto, perché ho sentito da parte vostra dell'affetto per me? 

Oppure se vi avessi baciato perché percepivo che anche voi lo volevate, in qualche modo?"

 

Artù aprì la bocca per lo stupore ma sembrò soddisfatto della risposta e salì a cavallo.

 

"Ti dirò la verità. Sono contento che tu l'abbia fatto. Ma ho le idee ancora un po' confuse e sento la necessità di riparlarne. Direi che stasera dopo cena, ti aspetto da me, se sei d'accordo."

 

'Accidenti! Sembra quasi un appuntamento!'

 

Merlino sorrise un po' forzatamente e annuì con il capo. Si sentiva nervoso e osò:

 

"Ma voi vi aspettate qualcosa da me, Artù?"

 

"Non capisco Merlino. Voglio solo parlare per chiarirci le idee con calma e da buoni amici." 

 

'Voglio te, idiota! Davvero non l'hai ancora capito?'

 

Merlino deglutì. La contro-formula di Gaius doveva essere andata a farsi benedire.  

 

"Molto bene, Artù! Sappiate però, che se inviterete anche Gwen, io me ne tirerò fuori…"












 







*Citazione da Supernatural 5x18, la famosa frase rivolta da Dean a Castiel.













   
 
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