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Autore: lulette    14/09/2022    2 recensioni
Dal capitolo 4
[Dei, l'aveva colpito. Così forte! Con tutta la forza che aveva. Aveva colpito quel viso così delicato, così fragile, come fragile era tutto di Merlino. Il suo corpo esile. Il suo cuore sensibile. Come aveva potuto colpirlo così?
Lui era da sempre il suo servo più fidato, il suo suddito più entusiasta ed era suo amico.]
["Che volete Artù?"
"Volevo chiederti perdono!"
"Vi perdono, ma sapete meglio di me che lo schiaffo di oggi non era per la risata" disse serio.
"Cosa vorresti dire?"
"Spiegatemelo voi, sire. Siete voi che siete cambiato nei miei confronti"
Di nuovo Artù si soffermò a guardarlo. Nudo sembrava ancora più fragile, ancora più indifeso ed ora che lo aveva vicino pensò che fosse un uomo incredibilmente attraente, sia per la sua nuova bellezza appena scoperta ma soprattutto per ciò che il ragazzo significava per lui.]
Raccolta di one shot dove oltre all'amore, l'elemento in comune è la presenza quasi magica dell'acqua.
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Lemon, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: giallo

Genere: Angst, Commedia, Introspettivo, Romantico

Tipo di coppia: Slash

Note: What if?

Personaggi: Artù, Merlino, Morgana, Gwen, Will

Contesto generale vago














 

9.011 parole

 

Masquerade










 

“Ti rendi conto di quel che stai facendo? Stai buttando al vento un’occasione d’oro! E quando ci ricapita? E stai rompendo le uova nel paniere anche a me!”

 

“Vi ho già detto di no! Non mi interessa!”

 

“Dai, fallo per me! Sei mio amico, no? Il più caro che ho. Pensa a quando saremo vecchi che ce lo racconteremo e ci faremo un sacco di risate!”

 

“Non chiedetemelo, vi prego. Andate voi! Io vi aspetterò al castello!”

 

Merlino avrebbe voluto piangere. Per fortuna era bagnato fradicio e non si sarebbe notato. Artù scosse la testa. Non si capacitava. “Cos’hai al posto del cervello? Dico! Ma le hai viste? Scegli quella che vuoi, io proverò con l’altra!”

 

“Non è per disubbidirvi, Artù! É che proprio voi non vi rendete conto di chiedermi una cosa al di sopra delle mie possibilità!”

 

"Cos'è successo? Mi sembrava che ci stessimo divertendo prima. Eri così allegro e avevi tanta voglia di scherzare…”

 

Così parlavano o meglio bisticciavano i due ragazzi, durante un assolato pomeriggio estivo, fradici con solo i calzoni addosso, seminascosti da un’insenatura di roccia, in riva a un lago.

 

“È vero, ma poi sono arrivate loro e… divertimento finito!"

 

“Ti vergognavi?”

 

“Certo! Eravamo nudi… ci siamo dovuti infilare i calzoni sott’acqua, una fatica disumana, perché le due spudorate volevano venire a fare il bagno proprio in quel momento!”

 

“Va bene, ma eravamo in acqua, non credo ci abbiano visto! Ma se ci pensi è meglio che ci abbiano visto, cosí abbiamo già la strada spianata…sembra che gli piacciamo!”

 

“Sì, ma non piacciono a me!”

 

“Sh, non farti sentire!”

 

Merlino abbassò di molto il tono della voce: “Non mi piacciono le ragazze poco serie!”

 

“Sono ragazze normalissime e carine, forse appena un po’ più disponibili delle altre!”

 

“Appunto! Comunque la strada è spianata solo per voi… in quanto al fisico…lasciamo perdere!”

 

“Non fare il finto ingenuo. Sai bene di essere un ragazzo piacente. E se me ne accorgo io, che sono un uomo, pensa a come possono vederti le ragazze!” 

 

Merlino aggrottò la fronte: “Voi davvero pensate che io sia ‘piacente’?”

 

Artù si schiarì la voce: “Certo! Non ho paura di dire a un uomo che è bello se è bello! Non sono come quegli uomini che dicono: - Sono un uomo e non sono in grado di giudicare la bellezza negli altri uomini…-”

 

“Praticamente tutti…” rise Merlino. Dio, quanto era vero! “Qualche volta è capitato che una ragazza mi guardasse, ma siamo sinceri, per qualsiasi ragazzo, reggere il confronto con vostra maestà non è possibile…"

 

“Vedo che anche tu come me, non temi di dire a un uomo che è bello…mi fa piacere!”

 

“No, n-non avete capito, sire…” balbettò Merlino visibilmente a disagio “io parlo per sentito dire,...la vostra fama di rubacuori vi precede e vedo come si comportano le ragazze quando siete nei paraggi…”

 

Artù annuì con le labbra arricciate, per niente convinto. Merlino sorrise suo malgrado: “Sono un uomo e non sono in grado di giudicare la bellezza negli altri uo …”

 

Artù lo prese per le spalle e cominciò a ridere, seguito a ruota da Merlino.

 

“Sei un idiota! E sei geloso, perché pensi che le ragazze sceglierebbero entrambe me…”

 

“Veramente non me ne importa nulla, anche se sono convinto che sia così!”

 

“Tu non riesci a vederti come ti vedono gli altri: ti butti sempre giù, ma ti sbagli. È vero che io in genere piaccio alle ragazze, ma ti assicuro che tu non sei da meno!”

 

"È già pomeriggio inoltrato Artù. Stasera c’è la festa. Fatemi andare. Devo ancora finire di sistemare il vostro costume. E anche il mio! Vi prego!”

 

“Dai, se non le raggiungiamo adesso se ne andranno. Sono io che ti prego, Merlino!”

 

Artù fece un cenno col braccio alle ragazze, sfoggiando il suo miglior sorriso. Le ragazze risposero al saluto. E Merlin sorrise a denti stretti facendo loro un inchino.

“No, Artù!”

“Te lo ordino! In qualità di tuo padrone, tuo principe e futuro sovrano!”

“Nientemeno!”

“Sono serio!”

“Ma non potete!”

“Oh, sì che posso!”

“Non verrò!”

“D’accordo, ma non farti trovare alla festa, stasera!”

“Cosa?...Artù, no! Per favore! Sapete bene che io aspetto questa sera tutto l’anno…”

"È la tua punizione, Merlino. Tu mi hai fatto un torto enorme e io…”

Il moro provò una fitta di rabbia molto forte. Credeva sarebbe esploso: “Ma quale torto enorme! Si vede dalla faccia e dai modi che loro sono… che hanno l’aria di due... Posso suggerirvi un menage a trois per poterne poi ridere da vecchio con chi vi pare?”

“Sei meschino! Bada a come parli che oltre alla festa ti becchi pure la prigione…”

“Perché non direttamente le frustate allora? Purché siate voi stesso a fustigarmi…” disse Merlino con aria di sfida “Non avete bisogno di me con quelle due. Una o due ve la caverete lo stesso. Non credo siate un uomo che voglia fare le cose in quattro, per giunta con la presenza di un uomo, anche se amico! O sì? Maschi e femmine tutti insieme come nelle antiche feste dei baccanali?”

Artù invece di arrabbiarsi, scoppiò in una grande risata: “Sei un idiota Merlino, ma un idiota simpatico, devo ammetterlo! Però sei andato un po’ troppo oltre, mi pare, per cui ti dirò io cosa penso di te. Tu devi essere vergine e hai il terrore delle ragazze. Sei timido con loro e non ti ho mai visto ricambiare le ragazze che flirtavano con te. 

“Forse dimenticate la regina della festa, giusto un anno fa!”

“Ah sì, è vero. Ma secondo me eri ubriaco fradicio!”

“Non è assolutamente vero! Quello ubriaco fradicio eravate voi!”

“Comunque sia, ti ripeto che oggi hai perso un’occasione. Pazienza. Fatti tuoi. Ma io un esame di coscienza me lo farei, al posto tuo! A meno che… tu non preferisca i ragazzi… in questo caso posso capire che quelle due ti stiano sui nervi! E ora levati dai piedi!”

 

Senza aspettare risposta, Artù si tuffò in acqua con un elegante tuffo e raggiunse le ragazze.

Merlino finì di rivestirsi poi si girò verso le fanciulle, salutandole con un profondo inchino: “Mie belle dame, è con immenso rammarico che sono costretto a privarmi della vostra adorabile compagnia. Perdonatemi, ma impegni nefasti mi costringono ad allontanarmi da voi. Spero in cuor mio di rivedervi quanto prima e vi auguro un’incantevole serata, incantevole almeno quanto siete voi!”

Artù rimase a bocca spalancata. ‘Che razza di sporco mentitore!’ pensò.

Le due ragazze sembravano piuttosto deluse mentre sventolavano le mani per salutarlo.





 

‘Lo odio! Lo odio? Sì, sì, lo odio! E tanto anche!’ 

 

Non sarebbe potuto andare in strada con gli altri ragazzi che lo attendevano. Non avrebbe visto i loro costumi, che ogni anno cambiavano e per i quali ridevano così tanto.

Non avrebbe indossato il suo costume, mai così bello come quest’anno. Non avrebbe partecipato alla sfilata dei carri e nemmeno all’ incoronazione del re e della regina della festa.


L’anno prima era stato eletto re della festa. Indossava un costume da antico imperatore romano, con la tunica, la stola, il mantello, i coturni ai piedi e la corona d’alloro sulla testa. Si era divertito tantissimo e aveva baciato la sua “regina” più volte. Si chiamava Freya e si stava già innamorando della ragazza, quando purtroppo lei si trasferì lontano. Ci pensò Will a consolarlo. Con sua grande sorpresa e un pizzico di terrore, scoprì quanto gli piacessero i ragazzi, e Merlino all’inizio era davvero preso da Will. Si accorse ben presto, però, che qualcosa non andava nel suo rapporto con lui e fu costretto a lasciarlo quanto prima. Will non riusciva ad accettare la cosa e fu un periodo terribile per Merlino. Mesi dopo sembravano essere tornati a rapporti più civili, ma la loro amicizia non fu mai più come prima della loro storia. Quell’esperienza lo aveva spaventato: non si fidava più dei ragazzi e temeva che se avesse avuto un’altra storia con uno di loro, si sarebbero potuti ripetere gli sgradevoli episodi vissuti con Will. Dentro di sé si era sentito colpevole, almeno quanto lo era Will. Per amore aveva accettato una situazione degradante, che in breve lo aveva portato dalla felicità all’infelicità più completa.

 

Merlino si riscosse da quei pensieri che lo lasciavano sempre profondamente afflitto e ritornò alla malinconia per la festa che avrebbe perso. 


Non avrebbe mangiato i dolci tipici di quella sera e non avrebbe bevuto vino fino a sentirsi allegro e disinibito. Non avrebbe cantato e ballato con gli altri e soprattutto non avrebbe scherzato e preso in giro tutti i nobili, persino la famiglia reale, Uther e Artù compresi, perché quella sera  non solo era consentito farlo ma era caldamente consigliato, prima dell’inizio del periodo di penitenza e rinunce, come accadeva ogni anno per la quaresima.

Merlino ricordava bene il divertimento irresistibile che leggeva sul viso del principe quando lui e gli altri gliene dicevano di tutti i colori.

Proprio quell’anno Merlino riteneva di essersi superato  nel creare i due costumi: quello da faraone egizio per sé e quello per il principe, da schiavo egiziano. Aveva preparato anche dei monili. Il più bello era per Artù, da mettere nel braccio al di sotto del bicipite: era a forma di spirale e finiva con una testa di aspide. Un magnifico serpente avviluppato sul possente braccio di Artù!

 

Merlino sentì montare una rabbia fortissima verso il principe, tuttavia portò il suo costume in camera di Artù: consisteva in un corto gonnellino bianco, semplici sandali e una vaporosa parrucca a caschetto mora e ondulata.

 

La cosa più elaborata sarebbe stato il trucco, che Merlino aveva pensato e creato su disegni e maschere fino ad ottenere l’effetto desiderato. Il trucco consisteva in un largo vasetto di argilla misto a henné rosso, con cui cospargere il viso e l’intero corpo per dare l’idea di avere la pelle più scura. Artù con il corpo che aveva  sarebbe stato addirittura abbagliante. C’era poi l’henné nero per gli occhi e polvere dorata per dare luce ad alcuni punti di viso e corpo.  

Con un sospiro affranto lasciò tutto lì, compresi i suoi disegni, ma quando tornò in camera sua, cominciò a piangere. Pianse più per la cattiveria gratuita di Artù nei suoi confronti, che per la frustrazione per la festa mancata. Pianse più per l’ingiustizia, che per il dispiacere.

Helena e Mithian non gli piacevano: non era obbligato a corteggiarle. Se avesse proprio dovuto scegliere sicuramente avrebbe lasciato Helena ad Artù. La ragazza dava l’idea di non essere neanche tanto normale.

E Mithian oltre che carina sembrava essere anche intelligente, a meno che non apparisse Artù all’orizzonte. Allora diventava peggio dell’altra, se possibile.

Non era colpa loro, anche se in quel momento ce l’aveva con loro e con il mondo intero.

 

Bussò qualcuno alla porta: “Avanti Gaius, sono vestito!”

“Sono Gwen!”

“Ciao, Gwen! Come posso aiutarti?” chiese Merlino stupito, asciugandosi il viso di nascosto.

“Volevo chiederti se avevi qualche abito da servo, per la mia padrona!”

“Per Morgana? Vestiti da servo -uomo- per lei?”

“Sì, ha appena cambiato idea sul suo costume. Non serva, ma servo!”

Merlino aprì un armadio e mise dentro una cesta tutti i suoi vestiti da dare a Gwen: non erano poi molti.

“Sai che mi sembra un’idea geniale, quella di Morgana?”

La ragazza lo guardò confusa: “Come mai non hai iniziato a prepararti? Lo sai che ci vuole una vita solo per il trucco.”

“Non dirlo a nessuno, ma Artù mi ha impedito di partecipare alla festa, pena la cella o peggio.”

“Si può sapere cos’hai combinato?”

“Stavolta niente. Voleva che corteggiassi una ragazza che non mi piaceva… senti, come ti sembra il mio costume?”

“É uno dei più belli che abbia mai visto!”

“Lo vuoi? Per te!”

“Ma é da uomo!”

“Esatto, come quello di Morgana!”

“Sai che…non mi dispiacerebbe? Mi é venuta un’idea…”

“Forse è la stessa che è venuta a me?

"Piuttosto pericolosa?” chiese Gwen sorridendo.

“Direi proprio di sì!”

 

Gwen si allontanò velocemente per poi tornare poco dopo con un abito e una parrucca meravigliosi tra le braccia.
“É stupendo!”

“Lo ammetto: l’abito mi è venuto bene. La parrucca è di Morgana. Te lo cedo di cuore. Prova a indossarlo che tra poco torno che ci aiutiamo con i trucchi!”



 

Artù non lo aveva fatto chiamare  per farsi aiutare nella vestizione e nel trucco. ‘Si sarà fatto aiutare da George per spalmarsi tutta quella argilla…’ si disse Merlino. Almeno George era un tipo preciso! Da un lato gli fece piacere poter dedicarsi alla sua preparazione e a quella di Gwen. Ma dall'altro avrebbe voluto essere lui a curare tutti i dettagli della trasformazione del principe. Il progetto era stato suo fin dall’inizio. Forse avrebbe dovuto fare un po’ il cretino con Mithian; nel peggiore dei casi avrebbe dovuto darle qualche bacio! Fino a quando Merlino era stato convinto che gli piacessero le donne, baciarle era stato spesso un piacere, ma dopo Will aveva capito di preferire di gran lunga gli uomini e non gli andava più di baciare una ragazza, quando poteva baciare un ragazzo!

In realtà non voleva fare più neanche quello: le ferite inferte da Will non gli erano ancora passate.

 

Gwen era bellissima. Già aveva la pelle scura di suo, quindi l’effetto su di lei era sorprendente. Unico neo: l’altezza della ragazza. Alla fine avevano dovuto accorciare di parecchio la casacca. Stesso discorso, ma al contrario e un po’ più complicato per Merlino.

L’abito di un bel colore cremisi era corto, ma con una sottogonna più lunga erano riusciti a ovviare all’inconveniente. Le scarpe erano un altro problema. Le uniche calzature femminili che riusciva a indossare erano pantofole da camera, ma Merlino avrebbe dovuto evitare di alzare la gonna.

Il pomo d’Adamo di Merlino fu coperto da una striscia di velluto nero, ben aderente al collo e il seno finto fu ottenuto inserendo strategicamente della stoffa all’interno del busto.

Quel busto era una vera tortura cinese. ‘Come diavolo fanno a respirare…povere donne!’

Infine infilò la parrucca castana piena di lunghi boccoli.

Gwen portò in avanti molte ciocche della parrucca, tagliandole e creando una lunga frangia voluminosa e due ciocche più lunghe ai lati del viso, per coprire il più possibile il volto di Merlino e in particolar modo le sopracciglia scure del ragazzo.

“Scusa ma chi dovrei essere? Una campagnola?”

“No, Merlino! Tu sei una regina” e lo aiutò a indossare la corona sul capo e il lungo mantello sulla schiena.

Il trucco per Merlino, non sarebbe quasi stato necessario poiché il ragazzo aveva già di suo due grandi occhi blu con ciglie lunghe e folte e labbra carnose naturalmente rosse.

Tuttavia bisognava fare in modo che non fosse riconoscibile per cui optarono per un trucco decisamente pesante. Per gli occhi utilizzarono l’hennè nero e altri trucchi di Gwen. Merlino dovette radersi perfettamente e con ciprie di varie tonalità assottigliarono il naso, smussarono gli angoli della mandibola, schiarirono la zona perilabiale. 

Il ragazzo indossò anche un paio di orecchini giganteschi a pinza che facevano un male pazzesco, e bracciali e anelli che ingentilivano polsi e dita di Merlino.

“Ehi, Gwen” disse Merlino ridendo “Non farti arrestare da Artù. Lui conosce bene il tuo costume. Non vorrei che ti scambiasse per me!”

“Penso che più di venti centimetri di differenza li noterebbe anche lui e poi stasera non può imprigionare nessuno. Non dimenticare che è uno schiavo!”

“E non mi tradire! Meno gente lo sa…meglio è!"

“Ops, l’ho già detto a Morgana!”

“Non fa niente, non credo che lei mi farà scoprire: lei adora questo genere di sotterfugi…”






 

Artù si trovava in mezzo alla calca della piazza principale. Nonostante la festa fosse appena iniziata, era già decollata. Per ora nessuno l’aveva ancora riconosciuto, sebbene molte persone lo avessero notato e diverse ragazze avessero ridacchiato maliziose tra loro, indicandolo. Forse era un po’ troppo nudo, ma faceva così caldo che non avrebbe resistito con altre vesti addosso. Quando si era specchiato col costume e il trucco quasi non si riconosceva. Merlino aveva fatto un lavoro incredibile, nonostante George lo avesse torturato per ore per raggiungere la perfezione!

Era un po’ pentito di essere stato così inflessibile con Merlino. Si sarebbe divertito con lui accanto che vestito da faraone gliene avrebbe fatte di tutti i colori.

 

Quel pomeriggio, dopo che il servo si era allontanato, non aveva avuto più voglia di fare lo svenevole con le due ragazze e anche loro sembravano essere più a disagio.

Dopo avergli mostrato qualche capriola e qualche tuffo spettacolare, giusto per intrattenerle un po’, si era allontanato adducendo come scusa la verità: doveva andare a prepararsi per la festa e per buona educazione aggiunse che sperava di vederle durante la serata. Ecco, questa era una bugia. Dopo quello che era successo con Merlino, Artù si era stufato anche di loro. Se non si fossero avvicinate, lui e Merlino non avrebbero litigato e avrebbero terminato quel pomeriggio nel modo felice in cui era iniziato. E il suo servo sarebbe stato al suo fianco, per cui quella festa non sarebbe risultata così ‘vuota’ come gli sembrava in quel momento.

 

Fu quasi tentato di andare a richiamare Merlino, quando un gran vociare attirò la sua attenzione. C’era un gruppo di giovani uomini molto allegri e li riconobbe: erano i suoi cavalieri, seminudi, travestiti come gli antichi dei romani.

Sorrise quando riconobbe Percival nelle vesti di Giove con i lunghi capelli argentei, una folta barba grigia, un gonnellino microscopico e uno strale di metallo in mano.

 

Riconobbe Marte in Elyan armato fino ai denti, con pugnali infilati in lacci sparsi per tutto il corpo, scudo, spada, arco e frecce. 

Leon impersonava Mercurio, con cappello, sandali e scettro alati e come costume una stola che gli attraversava i fianchi e una spalla: Artù rimase stupito, perché Leon era timido e non era da lui indossare un costume così succinto.

 

Lancelot era davvero divertente, con la parrucca riccia e bionda da putto, un arco bianco, i dardi con punte a forma di cuore e un gonnellino più corto di quello di Artù: rappresentava Cupido, il dio dell’amore.

 

Lo schiavo egizio si mise a ridere da solo, come un matto, quando si accorse di Gwaine-Venere. Il ragazzo era riconoscibile dalle gambe muscolose e cosparse di peli scuri, che fuoriuscivano da due vertiginosi spacchi della sua gonna color rosa pallido, come il busto dentro il quale erano state probabilmente nascoste due grosse mele. Portava una lunghissima parrucca bionda un po’ spettinata, che Gwaine toccava in continuazione. Per non parlare della voce della dea che risuonava come un falsetto stridulo e gracchiante.

 

Avrebbe voluto farsi riconoscere, ma in quel momento partì la musica e la gente cominciò a ballare.

Di fronte a sé vide un uomo vestito da faraone: il costume di Merlino! E non poté fare a meno di girare verso di sé la persona che lo indossava: “Chi sei?”

Il faraone gli sorrise: “Oh, maestà, state benissimo così…svestito!”

“Gwen? Sei Gwen?”

“Sì, il costume me l’ha dato Merlino, tanto a lui non serviva più!” gli rispose con un’espressione di rimprovero sul viso.

“Sì! Ho sbagliato. Ti andrebbe di andare a dirgli che ho cambiato idea?”

La ragazza impallidì: “Adesso? Magari un po’ più tardi! Ora ho appuntamento con Lancelot. Lo avete visto?”

“Devi cercare il dio dell’amore. Lui e gli altri dei erano qui proprio un attimo fa!”

Gwen si mosse, ma Artù la richiamò: “Ehi, sei molto carina come ragazzo!”

La ragazza ricambiò il sorriso e scappò, in realtà per cercare Merlino più che Lancelot.

 

Artù sorrise tra sé: Gwen era stata la sua promessa sposa, fino a pochi anni prima ed era stato convinto che sarebbe stata lei a diventare regina di Camelot al suo fianco. Un giorno venne a sapere da voci fidate che la ragazza prima di lui era stata molto innamorata del suo più valoroso cavaliere: Lancelot.

Una volta tornato Lancelot a Camelot, Gwen era cambiata: era ancora dolce, ma più triste e sempre distratta. Una sera l’aveva seguita di nascosto e l’aveva colta sul fatto insieme a Lancelot! In maniera inequivocabile! 

Furioso, li aveva fatti cacciare entrambi dalla città. Con il tempo e l’appoggio di Merlino era riuscito a perdonarli e li aveva fatti rientrare a Camelot.

I due stavano per sposarsi e Artù non soffriva più per Gwen. Anche se la sensazione di soffocamento che gli aveva lasciato quel tradimento, forse non l’avrebbe mai abbandonato del tutto.

 

Si riscosse quando vide un volto conosciuto: Helena! Vestita da zingara, scalza, con un lungo abito a fiori, i capelli sciolti, due anelle enormi ai lobi delle orecchie e decine di bracciali sottili ai polsi, puntava dritta verso di lui.

Stavano ballando tutti, in quel momento, ma Artù non aveva nessuna voglia di ballare con lei. Era tardi per scappare e il principe si girò in cerca di una partner temporanea per quel ballo.

 

E così la vide!

 

Proprio lì vicino c’era questa ragazza, alta almeno quanto lui. Anzi con la corona in testa sembrava anche più alta. Era estremamente raffinata ed elegante, sia nell’abito che nei modi. Forse risultava un po’ altezzosa, ma era decisamente bella, nonostante il naso e il mento leggermente pronunciati. Le labbra però sembravano due petali di rosa e i denti erano di un candore eccezionale.

Artù fece un profondo inchino, adocchiando Helena, che si era bloccata a pochi passi da loro. “Mia signora, perdonate il mio ardire, ma la vostra beltà é tale che non posso esimermi dal chiedervi di concedermi l’onore di danzare con me questa allemanda.” 

La dama lo squadrò a bocca aperta: “Ecco…io non ballo, mio caro!” disse Merlino con voce appena più acuta del normale.

Artù raddrizzò il busto e guardò da vicino quella ragazza alta. Tra il trucco scuro e i capelli sul viso, non riusciva quasi a vederle gli occhi.

“Vi ho già vista? Vi conosco? Chi siete?”

Merlino con una mano calò di più sul volto la parrucca. Possibile che quell’asino l’avesse già riconosciuto?

“Sono la regina…dei sogni, caro e tu chi sei?”gli chiese, offrendo la mano ad Artù per farsela baciare, come una dama beneducata.

“Sono il princ… mi chiamo Radames!” e baciò quella mano liscia dalle lunghe dita, decisamente molto lunghe. 

‘La sua pelle sa di buono e di fresco’ pensò Artù.

“Vi prego, mia signora, fate solo due passi di danza con me! Mi aiutereste a togliermi da una situazione incresciosa…” disse sinceramente alla donna. 

Merlino guardò verso Helena e la riconobbe. Forse capì sia le intenzioni della ragazza, sia quelle di Artù.

“Dieci secondi ragazzo…dieci secondi e non di più…”

Merlino pose le mani in quelle di Artù e cominciò a girare con lui, mentre contava: Uno…due…tre…”

Poi si misero uno di fianco all’altro  e avanzarono ondeggiando leggermente. “Quattro…cinque…sei…” scandiva la dama. Batterono entrambi le mani a tempo, poi: “Basta così, Radames” disse Merlino facendo un passo indietro.

“Avete detto fino a dieci…” disse lo schiavo deluso.

“Sì, ma il tuo problema è scomparso!"

Artù si voltò ed Helena non c’era più! “Non potreste ballare con me ancora un po’?”

“Sei un magnifico danzatore, mio caro, ma lo spesso strato di argilla colorata che hai sul corpo temo rovinerebbe il mio abito!”

“Ah!” Artù rimase di sale e la regina continuò: “Se posso permettermi, ti consiglierei di coprirti un po’ di più, altrimenti troverai tante altre ragazze a importunarti…Così nudo, dai l’idea di essere molto disponibile…ma soprattutto sei una visione per gli occhi!” rise la dama. “Poi…non capisco: era graziosa la piccolina.”

“Sì, ma non mi piace!”

“Sei un tipo particolare, caro! Passa una buona serata!”

“Ma il vostro nome?”

“Ti direi un nome fasullo, come Radames, quindi cosa importa?”

La signora misteriosa si voltò e se ne andò. 

 

‘Che donna strana…eppure mi sembra di averla già vista! Per essere bella è bella, ma non è mica tanto simpatica però!’ si disse Artù un po’ offeso. ‘E come avrà fatto a capire che volevo ballare con lei per poter sfuggire alle grinfie di Helena?’

L’importante era che Helena non gli desse più il tormento. Si chiese come aveva fatto la ragazza a riconoscerlo, quando nessun altro c’era riuscito. Forse perché era stato un paio d’ore davanti a lei a torso nudo quel pomeriggio… certe donne avevano davvero un sesto senso, pensava turbato, erano delle streghe, erano… tremende e gli vennero in mente per prime sia la regina dei sogni che sua sorella.


La regina camminava in mezzo alla ressa. Quello stupido l’aveva usata per togliersi Helena di torno. Ma perché poi? Quel pomeriggio sembrava volerle saltare addosso. ‘Oh, Dio!’ pensò Merlino cupo ‘Forse é riuscito davvero a saltarle addosso! E adesso lei lo tampina e lui, dopo aver avuto ciò che voleva, non è più interessato!’

 

Merlino si sentì agguantare da un paio di mani: ‘Se è ancora Artù, giuro che gli do una ginocchiata in quel posto!’ 

E si girò infuriato.

“Balla con me, Merlino!”

“Gwen, mi hai fatto prendere un colpo!”

La ragazza gli diede la mano e si ritrovarono in cerchio con tante altre persone, per quel ballo chiamato rondello.

“Ascoltami bene Merlino! Artù mi ha chiesto di venire a cercarti. Vuole che tu partecipi alla festa!”

“Un po’ tardi, ormai. Tu cosa gli hai detto?”

“Ho preso tempo, ma si aspetta che tu ti faccia vedere…”

“Illuso!”

“Ma se dovesse chiedermelo?”

“Gli dirai che non sto bene, d’accordo?”


Artù si guardava intorno, in mezzo alla calca. C’era un uomo che stava ballando  con…Gwaine?

Questo era davvero imbarazzante. Gwaine, come Venere, era davvero la donna meno femminile del mondo, con quei movimenti più da orso che da essere umano e tutti quei pelacci neri che facevano capolino da ogni anfratto del suo abito. Eppure aveva trovato un uomo per ballare.

Un uomo distinto, che ballava molto bene, un uomo vestito da servo…Dio!...Un uomo vestito da Merlino! Sì, era lui con l’unica differenza che questi portava un cappello in testa.

Si avvicinò sorridendo. ‘Si vede che Gwen è andata  a chiamarlo!’

Gli faceva piacere averlo lì!

Gwaine si voltò verso Artù con sguardo truce. Chi osava disturbare il suo ballo?

Artù fece un inchino: “Mia meravigliosa dea. Potreste concedermi il prossimo ballo?”

“Ehi, amico! Toglitelo dalla testa! Non so per chi tu mi abbia preso, ma io ballo solo con le donne!” Tuonò Gwaine con la sua profonda voce. Che ne era stato del suo famoso falsetto? 

Artù si mise a ridere: “Merlino non sarà l’uomo più virile di Albion, ma definirlo ‘donna’ mi sembra un po’ eccessivo!” e si girò verso Merlino che gli sorrideva a sua volta. 

Solo che non era Merlino, era… “Morgana?”

“Mi hai scambiato davvero per Merlino?” rise la sorella.

“Tranne per il cappello!”

“Già. É per nascondere i capelli! Ma tu, fatti guardare: sei sexy da morire! Guarda che bel bracciale! Ti correranno tutte dietro!”

“No. Solo una, per ora!”

“Non ci credo!”

“Ce n’era un’altra… un’altona, antipaticona, che mi ha subito dato il benservito!”

“Forse era cieca!” commentò stupita la sorella.

“Aveva un bel vestito color cremisi ed era vestita da regina!”

Morgana spalancò occhi e bocca: aveva capito! “L’ho vista! Sì, l’ho notata, a causa della sua straordinaria bellezza. Non trovi anche tu che sia un incanto?”

“Non mi aspettavo che le donne potessero colpirti così tanto, Morgana!” sorrise malizioso il fratello.

“Non dimenticare che stasera sono un uomo!” rise forte la ragazza. “E ricorda che servi e reali sono spesso associati, nell’immaginario collettivo, a perverse relazioni erotiche clandestine!”

“Mi sa che sei impazzita del tutto!”

E cominciarono entrambi a ridere.

 

“Morgana, si può sapere chi é questo tuo intimo amico?” si lamentò Gwaine, spostandosi i capelli dal viso con poca grazia. “Non trovo carino che tu mi lasci a ballare da sola. Non sta bene!”

“Attento, Gwaine, hai detto ‘da sola’!” lo pungolò Morgana. “Guardalo bene! Davvero non lo riconosci?”

Il cavaliere si avvicinò ad Artù: “Occhi azzurri…fisico statuario… Non è possibile… Artù?”

“In persona!”

“Complimenti per la trasformazione. Non vi avrei mai riconosciuto!”

“Complimenti a te, sei favolosa!” disse Artù allegro.

“Posso dirlo agli altri? Artù, per favore!” Gwaine sembrava diventato un incontenibile cagnolone scodinzolante. “Altrimenti che divertimento c'è?"

“Possiamo andare da loro, ma dovranno essere i cavalieri a indovinare chi sono!”

Poi si rivolse alla sorella: “Morgana, puoi far dire a Merlino che la sua punizione é finita?”

La ragazza balbettò qualcosa: “S-sì. Me ne occupo io, ma tra un po’. Ora voglio vedere la reazione dei tuoi cavalieri, quando ti riconosceranno!”

 

Tanto stupore e tante risate dopo, si sparse in fretta la voce che il bellissimo schiavo egiziano altri non era che il principe Artù di Camelot!

 

Merlino vide da lontano la gustosa scena dei suoi amici che scoprivano finalmente l’identità del principe e sorrise, orgoglioso di aver creato quella maschera che tanto donava ad Artù. A dire il vero, il principe sarebbe stato meraviglioso anche solo con un sacco di iuta addosso!

 

In quel momento Merlin venne afferrato con vigore e quasi abbracciato da un uomo.

“Ehi, come ti permetti!”

“Merlino, sono io,... Morgana!”

“Stasera vi siete messi tutti d’accordo per farmi morire di spavento!” disse Merlino con una mano sul petto.

“Dai, danza con me, che devo dirti una cosa!”

Merlino si preparò per ballare quella vivace gavotta, prendendo una mano di Morgana nella sua e mettendendole il braccio sopra la spalla, mentre lei lo teneva per la vita: trottarono per un po’ in un'unica direzione. 

“Artù è pentito! Vuole che tu partecipi alla festa, ora…” Ma era il momento di cambiare compagno di ballo e Merlino si trovò abbracciato a un arzillo vecchietto con lunghi capelli lisci e bianchi e barba uguale. Indossava un vestito sul rosso, che arrivava fino ai piedi. Quell’uomo o meglio quel costume lo turbò, rimandandogli  l’immagine precisa di un certo stregone che lui conosceva bene. Non sapeva cosa pensare ed ebbe un brivido di paura.

Poi tornò a danzare con Morgana che ansimava per il ballo “Gli ho detto che ti avrei avvisato tra un po’!”

“Digli che sto male!” gli disse in fretta Merlino, prima di venire ripreso dalle braccia del vecchio che lo strinse per la vita un po’ troppo forte per i suoi gusti.

Il ballo finì e il vecchio si inchinò profondamente con insospettata agilità, afferrandogli la mano e dopo averla baciata disse, guardandolo negli occhi: “Siete sempre la più bella, dolce regina di Ealdor!”

Merlino rimase a bocca spalancata. Chi era quell’uomo? Cosa voleva da lui?

 

Il ragazzo si mise a correre, allontanandosi da lì e s’incamminò per i mercatini dove la gente era meno numerosa. Aveva paura. Non perché Artù avrebbe potuto scoprirlo e castigarlo, ma perché quel vecchio conosceva il suo segreto: il segreto della sua magia e il segreto di Dragoon, la versione vecchia di Merlino! E gli aveva fatto intendere di conoscerlo bene.

‘Chi sa della mia magia? Gaius, ma in lui ho cieca fiducia. Will l’ha scoperto anni fa, ma non gli ho mai parlato di Dragoon. Lo stesso vale per Lancelot.’

Nella sua mente si delinearono tanti nomi, ma non riusciva  a capire chi mai lo stesse ricattando a quel modo e perché!



 

Artù stava dando un’occhiata ai mercatini, come faceva tutti gli anni. Ogni tanto qualcuno lo salutava: “Ciao Artù!” Quella sera i formalismi erano assolutamente banditi. Qualche uomo gli offriva da bere, qualche ragazza gli donava un fiore o un frutto e qualche ambulante gli regalava qualcosa: un anello di latta, un braccialetto di corda, piccole cose che gli riempivano il cuore di gioia.

 

Ed eccola là, di nuovo. La regina seduta al tavolo di un chiostro che beveva dell’acqua. Vedendola sola, ebbe come la sensazione di dover andare da lei.

“Bentrovata, granduchessa!”

“Oh, il giovane schiavo egizio, molestato dalla zingarella!” In quel momento Merlino era talmente turbato dal pensiero del vecchio, che quasi non gli importava della possibile, squallida storia tra Artù ed Helena. “Non sono granduchessa, sono regina!”

“E io non sono uno schiavo, sono il principe Artù, pensavo ormai lo sapeste!”

“Si vede che non frequentiamo le stesse persone!”

“Non siete stupita?”

“Moltissimo, in realtà ed è un onore conoscervi, sire. Solo che…preferivo parlare con il piccolo Radames”

“D’accordo, ma quella è finzione e io vorrei sapere chi siete voi!”

“Non mi conoscete, maestà! Almeno io non ricordo di avervi mai visto prima!” mentì Merlino.

“Come mai ve ne state tutta sola?”

“I miei amici non mi hanno riconosciuta!”

“E cosa aspettate a palesarvi a loro?”

“É abbastanza esilarante! Anche voi l’avete fatto prima!”

“Sì, ma poi mi sono fatto scoprire, altrimenti dov'è il divertimento? Raccontatemi qualcosa di voi! Qualcosa di vero però!”

“Naturalmente, se stasera ho scelto di fare la regina, significa che sono una serva! Si può capire tanto di una persona dal suo costume.”

“Non pensavo che foste una serva.: avete le mani lisce e un portamento ben eretto!”

“É vero, non sono una semplice serva. Sono la serva personale di …una ricca nobildonna.”

“E siete felice?”

“Sì, spesso lo sono. A volte c’è qualche problema con la mia padrona, ma…non la lascerei mai. Le sono molto affezionata e anche lei lo è nei miei confronti…lo so!”

“Che bello il vostro rapporto!”

“Voi non avete un buon rapporto con il vostro servo personale?” chiese Merlino, approfittando di quell’occasione.

“Oh, sì…Io lo adoro” sorrise Artù. “Anche se lui non lo immagina. È un amico, un confidente, un uomo a cui devo tanto!...Però stasera non l’ho fatto partecipare alla festa, per punizione!”

“Cosa ha fatto di così grave il poveretto?”

“A volte alza un po’ troppo la cresta… Ma ora mi manca!”

“Vi manca?”

“Sì. Stare con lui mi rende felice, tranne quando mi fa arrabbiare, ovviamente.

Lui è divertente. Lui è …tremendo! Solo che è … speciale!”

“E non glielo avete mai detto?”

“Figurarsi! Già non riesco a tenerlo così! Immaginatevi cosa farebbe se sapesse di avere un tale ascendente su di me!”

“Sembra che stiate parlando più di un’innamorata che di un servo!” osò Merlino con il cuore che galoppava nel petto, mentre fingeva indifferenza sorseggiando la sua acqua. (Quando mai avrebbe avuto un’altra occasione simile per sapere una cosa che tanto gli interessava?)

“Vi scandalizzerò, ma” disse Artù con un enorme sorriso intrigante sul viso “se si potesse… io…credo che lo sposerei!”

Merlino rovesciò il bicchiere sul vestito: “S-scusate! M-ma lui accetterebbe di sposarvi?”

“Lui? Mai! Perdonatemi, vi ho turbata! Devo aver bevuto troppo stasera e non so cosa dico. Gli uomini non si sposano. Gli uomini non stanno insieme. Dovrò sposare una regina un giorno: peccato che voi non lo siate davvero. Mi ispirate fiducia e mi piacete!”

“Vorreste sposare anche me, oltre al vostro servo?” disse Merlino profondamente deluso. Artù era davvero ubriaco e stava dicendo solo scemenze.

“Perché no? Voi per certi versi me lo ricordate e  come lui siete un po’... insolente, ma credo di dover accettare che l’insolenza per me sia più un pregio che un difetto! Tutta colpa di Merlino!”

“É così che si chiama il vostro servo?”

 

Artù si alzò in piedi. Stava decisamente parlando troppo.

“Vi prego di dimenticare ciò che ho detto. Era solo uno sfogo senza fondamento. Stupidaggini senza capo né coda.”

“Vi giuro che le vostre stupidaggini moriranno con me.”

 

Anche Merlino si alzò in piedi. “La prossima volta però decidetevi, prima di dichiararvi a destra e a manca. Avete bisogno di fare chiarezza dentro di voi!”

“É che voi me lo ricordate davvero tanto! Avete la stessa gestualità e la vostra bocca é uguale alla sua! Fatemi un favore, volete? Tirereste indietro i capelli solo per un attimo? Vorrei vedervi meglio!”

“Mi dispiace Artù, ma… credo di avere dei nemici a questa festa e preferirei passare inosservata!”

“Nemici? Voi?”

“Sì. Immaginate di avere un segreto di cui quasi nessuno è a conoscenza. E che questo segreto fosse mal visto e mal considerato da tutti. Anche se, conoscendolo meglio, si potrebbe capire che non c'è nulla di pericoloso in questo, anzi! Immaginate poi che una persona di cui non conoscete il volto, né il nome, vi facesse capire di sapere tutto. Non pensereste di avere un nemico?”

“Lo penserei senza dubbio! Ma quale segreto può mai celare una persona come voi?”

“Eppure è così! Ora è meglio che vada, maestà!”

“Vorrei scortarvi: non siete al sicuro da sola!”

“Grazie, ma ho capito che la soluzione ai miei problemi, almeno per adesso, é quella di andarmene da qui quanto prima.”

Artù si sentì triste: avrebbe voluto rimanere con quella donna per parlare ancora con lei, ma la lasciò andare.

“Vi sono grato della fiducia che mi avete dimostrato. Parlare con voi è stato utile ed interessante, ma soprattutto è stato bello! E anche voi mi avete ispirato grande fiducia, tanto che mi sono aperto con voi in modo quanto meno imbarazzante! Vi auguro ogni bene. Vi rivedrò?”

“Sarò sincera. Non credo mi rivedrete, non in queste vesti almeno. E comunque non mi riconoscereste.”

“Potreste farmi capire che siete voi, ad esempio, schioccando tre volte le dita…” sorrise Artù.

La signora rise: “Addio Artù! Addio piccolo Radames!”


Artù tornò alla festa. Ora si annoiava davvero. Senza Merlin, senza la regina tutto gli sembrava obsoleto e un po’ infantile. Si mosse deciso e raggiunse il laboratorio, dove Gaius russava rumorosamente e aprì la porta della stanzetta di Merlino, senza bussare.

C’era un grande disordine: stoffe e trucchi erano sparsi ovunque, ma Merlino non c’era ed il letto era intatto.

Dapprima si indispettì: probabilmente era uscito per partecipare alla festa, senza il suo permesso, ma forse l’avevano avvisato della sua decisione ed era giustamente uscito.

 

Decise di tornare verso la piazza principale, con una certa ansia di vederlo. Se Merlino avesse indossato un nuovo costume, sarebbe stato difficile da riconoscere.

Nonostante l’ora tarda, l’aria era afosa e non tirava un alito di vento. Artù si ritrovò quasi senza accorgersene sulla riva del fiume, dove la presenza dell’acqua mitigava in parte la calura estiva di quella sera.

Camminava lungo la riva, quando sentì in lontananza due voci che sembravano litigare. Si diresse verso le voci quando scorse due figure in mezzo agli alberi: la bella regina e un vecchio strambo. 

Artù si nascose dietro un albero e rimase ad osservare.

 

“Come mi hai riconosciuto?” stava dicendo la regina che sembrava tesa e impaurita.

“Andiamo! Riconoscerei il tuo corpo e le tue movenze sotto qualsiasi costume!” fece il bieco vecchietto.

“Perché indossi questa maschera?”

“Una volta ti ho seguito e ho visto che ti trasformavi in…questo!” disse indicando sé stesso.

 

Artù non sentiva quasi niente e si avvicinò di soppiatto. Che fosse quello il ‘nemico’ della regina?

 

“Cosa vuoi?” chiedeva sconcertata la dama.

“Vorrei tornare ad un anno fa! Ti ricordi quanto era bello tra noi?” mormorava il vecchio.

“Bello per te! Eri sempre aggressivo, violento e non ti importava niente di me e di cosa volevo io!”

“Perché menti? So che ti piaceva!”

 

Artù sentì una fitta di gelosia allo stomaco. Possibile che l’incantevole regina avesse avuto come amante quel… coso? Che sembrava pure essere stato un bruto?

 

“Non mi piaceva, altrimenti non ti avrei lasciato!”

“Il ricordo dei tuoi gemiti, la notte, non mi fa dormire…”

“Oh, Will! Erano gemiti di dolore e non di piacere. Come facevi a non accorgertene?”

“Erano l’uno e l’altro e mi mandavano fuori di senno!”

“Tu-sei-un-sadico!”

“Può essere, ma ti piacevo così!”

“Forse all’inizio, per un po’. Ma appena ho capito com’eri veramente, non ti ho mai più voluto! Accettalo e lasciami in pace!”

“Non dire così: non vorrei essere costretto a parlare del… segreto al tuo Artù!”

 

Artù pensava: ‘Ma cosa significa? Cosa c'entro io? La regina ha detto di non avermi mai conosciuto. Questo non aveva alcun senso.’

 

“Fai quello che vuoi!” urlò la regina con voce rotta.

“Ma … se tu ammettessi di voler stare ancora con me, io potrei restarmene zitto e buono…” aggiunse Will con voce dolce. Fece un passo verso Merlino e si tolse la parrucca e la barba.

 

Artù rimase sbalordito dalla giovinezza del ragazzo, che doveva avere su per giù l’età del suo servo. 

 

“Tu sei stato il mio errore più grande” continuava la dama “e l’unica cosa che vorrei fare è cancellarti per sempre dalla mia mente” 

“Bugie!” gridò furioso Will.

Il ragazzo si mosse fulmineo verso la regina, gli prese con forza il viso e la baciò, poi con entrambe le mani, le lacerò il vestito, strappandolo dalla scollatura e mettendo in mostra il busto sottostante.

 

Artù corse più veloce che poté per poter fermare il fellone che insidiava la sua regina. A un certo punto vide una cosa che la sua mente si rifiutava di considerare ed ebbe la sensazione di trovarsi in una specie di sogno al rallentatore.

La signora aveva steso le braccia davanti a sé. Una luce improvvisa le illuminò d’oro gli occhi e dalle sue mani un intenso fascio di luce colpì Will che carambolò verso l’alto fino a colpire un albero e ricadde poi a terra con un tonfo sordo. Will rimase immobile.

Artù sentì cedere le gambe dal panico.

La sua regina era una strega! Aveva agito per legittima difesa, ma era una strega!

 

Artù si ritrovò in ginocchio, ai piedi della donna che quasi urlò quando lo vide: “Artù! State bene? Cos’avete?”

Poi la ragazza si accucciò accanto a lui! Era sconvolta e fiumi di lacrime le solcavano il viso.

“Una strega…possedete la magia! Era questo il vostro segreto” mormorò scioccato Artù.

“É vero…ma io l’ho sempre usata solo a fin di bene. Lo so che non mi credete!”

Anche Artù aveva cominciato a piangere. “Non so perché, ma io vi credo!”

Merlino asciugò una guancia di Artù, nascondendo nel gesto la più dolce delle carezze. “Questa è la cosa più carina che mi abbiano mai detto, grazie!” singhiozzava Merlino.

 

Fu un attimo. Non si sa chi dei due si mosse per primo ma finirono abbracciati, unendo le bocche in un lungo bacio appassionato.

Merlino fu il primo a staccarsi. Non sapeva che fare. Si drizzò velocemente in piedi. Gli girava la testa e indietreggiando mise un piede in fallo, precipitando nel fiume sotto di loro.

Artù non perse tempo e si gettò subito in acqua dietro di lui.

In quel punto del fiume non si toccava e la corrente era veloce, a causa della pendenza del terreno. Anche se Merlino sapeva nuotare bene, tutto quel viluppo di sottane impregnate d’acqua lo tirava sotto e si sfilò il vestito dallo strappo della scollatura. Con fatica tolse anche le ampie sottogonne che lo intralciavano nei movimenti, attorcigliandosi alle gambe. La corrente era aumentata e Merlino si sentì in pericolo e di nuovo usò la magia per piegare il ramo di un albero fino alla sua portata. E ci si aggrappò con forza.

Artù in breve lo raggiunse, finendogli praticamente addosso.

Merlino cercava invano di nascondere il viso, mentre l’altro lo osservava con particolare attenzione.

La regina aveva il volto pieno di strisce di trucco nero e azzurro. La parrucca ormai zuppa pendeva da un lato e Artù gliela sfilò lentamente.

“NO! …Vi prego!” implorò Merlino.

“Oh, Dio! No! Dimmi che non é vero!” Artù lo guardava come se stesse vedendo uno spettro, un mostro. 

 

Merlino lo guardava disperato: tutto il suo mondo era distrutto! Avrebbe perso tutto quanto! Non aveva nemmeno voglia di scappare: Artù era del tutto scioccato e avrebbe avuto bisogno di lui, almeno per capire.

 

Con fatica uscirono dall’acqua.

“Artù, parleremo dopo. Vi dirò tutto quello che dovete sapere, ma prima devo fare una cosa importante. Aspettatemi al chiostro!”

“No, Merlino. Non voglio rischiare che tu scappi.”

“Non è ciò che vorreste?”

“Certamente non adesso”

“Allora venite con me…”

 

Poco dopo giunsero presso Will che giaceva nell’erba ancora privo di sensi.

“Hai intenzione di ucciderlo?” domandò Artù.

“No, che dite? Io non ho mai ucciso nessuno tranne solo per salvare qualcuno.”

“Me, per esempio?”

“Sì, voi in primis, ma non solo!”

“Cosa gli farai?”

“Gli toglierò la memoria che riguarda me e me soltanto!”

“Tu…sei capace di fare questo?”

“Sì, almeno spero!”

 

Merlino stese le braccia verso la testa di Will, ma poi le riportò lungo i fianchi. “Siete sicuro di voler vedere?”

Artù annuì solennemente.

Mentre gli occhi di Merlino diventavano d’oro, Artù udì lo strano linguaggio con cui l’altro recitava la formula magica ed ebbe un brivido lungo la schiena: se di paura o di altro genere, non fu in grado di dirlo. Merlino era un mago potente: avrebbe dovuto capirlo prima? Sicuramente sì, si disse.

 

“Vieni, ho bisogno di bere qualcosa di forte!”

Ma guardatemi, Artù! Ho perso la parrucca e il trucco è un disastro: sono in busto e mutandoni da donna. Come faccio a farmi vedere in giro, così?

“Aspetta: prendi questa!” Artù si levò la parrucca che stranamente era riuscito a mantenere in testa, nonostante il bagno nel fiume e gliela diede.

“Tanto ormai tutti sanno chi sono!”
“Ma così sembrerò una peripatetica!”

“E ti vergogni?”

“Forse un po’ e questi pelacci nelle gambe?”

“Donna pelosa, molto gustosa, dice il proverbio e comunque hai visto Gwaine?”

Merlino sorrise. 

Artù non aveva perso la voglia di scherzare. Per ora!

 

Si sedettero a un tavolo del chiostro e ordinarono la bevanda più forte che riuscirono a trovare.

Artù la ingoiò tutta d’un fiato, mentre Merlino ne bevve pochi sorsi: si sentiva la gola ancora chiusa a causa di tutto ciò che era successo!

Stettero a lungo in silenzio. Artù se ne stava con il capo tra le braccia, semisdraiato sul tavolo, ma Merlino non ne poteva più e toccò gentilmente un polso di Artù:

“Vi prego, guardatemi. Non volete che lo faccia anche per voi?”

Il principe alzò il viso e lo guardò da sotto in su. 

“Che cosa?”

“Quello che ho fatto a Will?”

Artù sgranò appena gli occhi ma non disse nulla.

“Pensateci! Sarebbe la soluzione a tutto. Per voi e per me.”

“Vorresti che mi dimenticassi di te del tutto?”

“Del tutto o solo di stasera…”

Artù scosse la testa. Capiva il ragionamento di Merlino, aveva senso, solo che lui non voleva.

“Scordatelo Merlino!”

“Che cosa volete che faccia, allora?”

“Vorrei che tu rispondessi alle mie domande!”

“D’accordo!”

“Allora…tu sei la regina, la regina è una strega, tu sei uno stregone…”

“Sì”

“E stasera mi hai disobbedito fin dall’inizio…”

“Sì”

“Dove hai preso il costume?”

“Era quello di Gwen. La parrucca era di Morgana. Forse mi ammazzeranno ora che li ho persi.” 

“Tutte e due d’accordo con te?”

“Esatto”

“Mia sorella e la mia ex!”Si sedettero a un tavolo del chiostro.”

“Sì”

“Tu hai baciato Will…”

“No, mi ha baciato lui”

“Ma in passato l’hai baciato…”

“Sì. É stato l’unico ragazzo con cui ho avuto una…storia”

“Ti piacciono gli uomini?”

Merlino chiuse gli occhi in difficoltà: “Sì”

“Io ti ho baciato!”

“No, voi avete baciato una donna, Artù!”

“Io credo proprio di aver baciato un uomo!”

“Senza saperlo, quindi non conta!”

“E perché tu hai baciato me?”

“Io…devo essermi immedesimato troppo nella regina. Ho sbagliato. Vi chiedo perdono.”

“Quindi ti piaccio?”

“N-no. É stata una cosa così, Artù,…una cosa così! Non significava niente. Non era una cosa fatta con intenzione. É successo ed è finita lì. Solo un bacio!”

“Solo un bacio? Solo uno stupido bacio?”

“É così, lo sapete. Capisco che siate arrabbiato. Se non vorrete più vedermi, me ne andrò!”

“Troppo comodo, Merlino!”

“Avete intenzione di parlarne con vostro padre? Morirò sul rogo, lo sapete, vero?”

“Non voglio che tu te ne vada e non voglio che tu venga processato o giustiziato per stregoneria: sei mio amico e non ti tradirò, ma non dovrai mentirmi mai più!”

Merlino si asciugò gli occhi e sorrise sollevato.

 

“Oh, mio Dio!” gridò Artù, portandosi le mani sugli occhi. “Tu mi hai baciato per… per quello che ho detto di te alla regina!”

“Forse… può essere. Le vostre parole su di me mi han certo fatto piacere, ma io so che la vostra era solo una fantasia, una fantasia irreale da raccontare a una persona che non conoscevate.”

“Le ho detto che se fosse stato possibile…ti avrei sposato…” mormorò Artù. 

“Me lo ricordo bene, ma ... non è possibile. Non si può fare! Lo sappiamo, per cui era una semplice fantasia. Ma mi avete fatto capire quanto tenete a me e quanto vi piaccio come persona! E non dimenticate che subito dopo vi siete proposto anche alla regina!”

“Era per imbrogliare le carte… e poi lei mi ricordava te!”

“In effetti…non pensateci più Artù!”

“Hai il potere di togliere la memoria anche a te stesso?”

“Purtroppo no” sorrise Merlino. “Ma tenete a mente che anch’io tengo molto a voi. E prima vi ho mentito quando vi ho detto che non mi piacete…”

Il principe sorrise appena, ma si vedeva che era emozionato.

“A proposito. Ora è venuta fuori anche questa mia ‘situazione’. Se si venissero a sapere le mie inclinazioni, finirei comunque sulla forca!”

“Accidenti Merlino! Stasera sei un disastro!” ridacchiò Artù e Merlino scoppiò in una risata sincera.

Il principe spiegò: “La tua situazione riguarda solo ed esclusivamente te. Io non ne so nulla! Va bene?”

Merlino toccò una spalla ad Artù, guardandolo con occhi pieni di gratitudine e sussurrò: “Non vi darò mai occasione di pentirvene!”

 

Artù si alzò in piedi, visibilmente sollevato. “Volete venire a ballare con me, gentile signora poco seria?”

“Con sommo piacere, altezza!”

 

La serata proseguì in maniera brillante per i due giovani.

Artù vinse il titolo di re della festa, anche senza parrucca e come regina fu eletta Gwen. Un completo successo per i costumi di Merlino!

E quando finalmente fu riconosciuto dagli amici, tutti i cavalieri, eccetto Gwaine, desiderarono ballare con lui.

E Artù, ebbro di felicità, fece ballare persino Helena e Mithian, le zingarelle, che ebbero anche il piacere di posare i loro occhi su tutti quegli dei mezzi nudi. Leon ed Elyan risposero ai loro sguardi più degli altri e le fecero ballare molte volte, durante il resto della serata.

Unico momento di panico, fu quando Will passò dinanzi a loro. Merlino e Artù trattennero il respiro all’unisono.

Will li guardò per un attimo, confuso, poi si allontanò senza più considerarli. I due ragazzi ripresero fiato e Merlino si sentì finalmente libero.

 

Era tardissimo quando Merlino seguì Artù accompagnandolo a palazzo.

“Vai a casa! Non stare a scortarmi!” disse il principe.

Merlino sospirò: avrebbe voluto che quella sera non finisse mai. “No, non vi lascio!”

“Qui c'è il corridoio dove in fondo ci sono le guardie! Vai ti dico!”

“Artù, che serata folle e incredibile!” disse Merlino accomiatandosi dal principe.

“Direi che il merito è tutto tuo!”

“Buona notte, maestà” e il servo piegò il capo.

“Senti…” lo richiamò Artù “C’è una cosa che non ti ho detto…”

“Quale?”

“Il bacio! Vedi… il bacio alla regina è stato il bacio più bello che abbia mai dato e ricevuto!”

"Perché credevate di darlo alla regina!”

“Non ne sono così sicuro. Io…credo che mi sarebbe piaciuto lo stesso! Penso che tu …mi faccia uno strano effetto in abiti femminili…”

“Uh! Questa è una devianza all’interno di una devianza più grande e non è certo una cosa da persone bene educate!” scherzò Merlino.

Artù quasi gridò: “Ma chi se ne frega, scusa!”

Merlino scoppiò in una nuova risata.

“Quindi?” fece Artù.

“Cosa?

“Ora sei vestito da donna!”

“Più o meno!”

“E?”

“E cosa?”

Artù alzò gli occhi al cielo. “Vorrei…provare di nuovo, Merlino…”

Il servo non sapeva cosa fare o meglio lo sapeva benissimo. Guardò Artù stringendo gli occhi come se stesse pensando intensamente; infatti stava pensando che non gli andava affatto bene di piacere ad Artù solo in versione femminile.

Lui voleva piacergli per com’era, voleva piacergli come ragazzo.

Artù, stufo di aspettare si mosse verso di lui.

“Fermatevi!” gli disse Merlino, portando una mano davanti a sé.

Artù lo guardò deluso e un po’ confuso.

Merlino lentamente si tolse la parrucca poi osservò la reazione del principe, che gli sorrise. “Sei comunque vestito da donna. Una deliziosa ragazza con i capelli corti.”

Il mago s’imbronciò: come gesto di sfida, cominciò a sciogliere in fretta i legacci del busto, fino a strapparli e sfilò l’indumento dalle braccia lasciandolo cadere a terra.

Artù si ravviò i capelli a disagio e cominciò a ridere.

Con il dorso della mano il servo cancellò i residui di rossetto dalla sua bocca.

Tolse i braccialetti dai polsi e gli anelli dalle dita, facendoli cadere sul resto delle cose a terra.

Artù capiva sempre meno dove volesse arrivare Merlino.

Quasi con rabbia, il servo afferrò con entrambe le mani, la striscia di velluto sul suo collo e la strappò a metà, gettandola via.

“Adesso, sarei pronto per quel bacio, sempre che io sia ancora di vostro gusto, Artù!”

Il principe scosse piano la testa, ma si avvicinò all’altro e si prese il suo bacio. Cinse con un braccio la vita di Merlino e con l’altro avvolse la sua schiena nuda. Sussultò quando il suo petto toccò quello dell’altro. Era una sensazione unica, di estremo piacere. Come estremo era anche quel suo gesto eppure era proprio lì, dove voleva essere.

Fu un bacio molto lento e molto dolce. Almeno all’inizio, perché stava diventando man mano sempre più caldo e appassionato. Merlino accarezzava la nuca e i capelli di Artù con voluttà e avrebbe voluto svenire tra quelle braccia. Non ci mancava poi molto.

 

Quando si staccarono, Merlino ebbe paura che ad Artù non fosse piaciuto perché il principe lo stava guardando molto seriamente. E si diede dell’idiota per aver voluto strafare.

Artù lo afferrò per un polso con una certa forza. “Hai ragione tu, Merlino. É meglio che mi scorti fino in camera. Non si sa mai di questi tempi!”

“Ehi!” si divincolò il servo e il principe gli lasciò il braccio rimanendo di nuovo confuso.

Merlino lo prese dolcemente per mano. “Ancora per stasera tu sei lo schiavo e io sono la regina! Seguimi: stanotte dovrò insegnarti molte cose, piccolo Radames!”

 

Artù non disse nulla, incantato da quella mano nella sua e da quelle parole che gli promettevano il paradiso.

 

E dentro di sé si ripromise di fare il possibile e l’impossibile per fare sì che si realizzasse quella semplice fantasia che li vedeva sposi. 







Ciao a tutt! È chiaro che qui strizzo l'occhio al travestitismo. Mi sono sempre divertita da morire quando i miei compagni di scuola o gli amici si travestivamo da donne per Carnevale. Il modo di parlare, di muoversi, le parrucche, il trucco e le scarpacce. L'unica cosa che non riuscivano a trovare erano delle scarpe con i tacchi della loro misura. Il mio Gwaine ricalca abbastanza fedelmente quello che ho visto in quegli anni. La storia è piuttosto leggera, anche se ho scelto un Will decisamente bad. Spero vi piaccia. Love!

   
 
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