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Autore: Stillathogwarts    15/09/2022    2 recensioni
Hogwarts, ultimo anno di scuola dopo la guerra.
Due diari gemelli, due anime spezzate dalla guerra che trovano conforto l'uno nell'altra, nella garanzia dell'anonimato.
Hermione Granger torna al castello per completare gli studi e come lei, molti studenti che non hanno potuto sostenere i M.A.G.O. durante il regime dei Mangiamorte fanno altrettanto.
Per ordine del Wizengamot, Draco Malfoy e altri Serpeverde sono obbligati a ripetere il settimo anno come condizione per essere reintegrati in società.
I docenti elaborano un programma per incentivare la cooperazione tra Case, dando il via alla formazione di nuove amicizie e nuovi legami che sfidano i dissapori passati e gettano le basi per un futuro migliore, nei confronti del quale il mondo magico nutre profonde speranze.
Il tutto mentre una nuova minaccia incombe sul castello e mina l'equilibrio appena ristabilito dopo gli eventi orribili della guerra e i buoni propositi degli studenti.
| DRAMIONE (slow burn) | Personaggi leggermente OOC
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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CAPITOLO 6
Il Gruppo







Draco
 
Aveva preso una pozione per il sonno senza sogni ed era andato a dormire.
La mattina dopo, si era alzato con una forte nausea e un mal di testa allucinante, per cui aveva saltato la colazione.
Non aveva incrociato la Granger al dormitorio, ma sapeva che l’avrebbe rivista ad Antiche Rune.
In un primo momento, si era maledetto per aver tirato fuori il tema di Babbanologia, perché gli aveva rubato quel poco tempo che aveva lottato per avere con lei, impedendogli di parlarle, ma poi aveva notato il foglietto di pergamena che la ragazza aveva lasciato nel suo libro e aveva sorriso nel vedere quelle spiegazioni veloci appuntate con la sua familiare calligrafia.
Si era presa la briga di aiutarlo ugualmente e non poté fare a meno di avvertire un senso di contentezza diffondersi dentro di sé.
Nelle classi in cui lavoravano insieme, Draco evitava accuratamente di fare anche solo intravedere alla Granger la sua scrittura, perché l’avrebbe riconosciuta immediatamente e avrebbe capito che era lui il ragazzo del diario.
Era estenuante dover stare sempre sull’attenti e convincerla a scrivere quando serviva stava diventando sempre più difficile, visto che stava terminando le scuse per non farlo lui stesso, ma non poteva davvero permettersi che scoprisse tutto.
Non era sicuro che avrebbe capito, non ancora; doveva prima assicurarsi che notasse e riconoscesse i suoi cambiamenti, che sapesse che non la stava prendendo in giro in alcun modo con quel diario… che per lui era la cosa più importante che aveva.
Aveva perso il controllo, la sera prima, quando la Granger aveva nominato la professoressa Burbage.
E sapeva che la ragazza avrebbe indagato, ma era pronto a darle una spiegazione se l’avesse richiesta.
Trasse un respiro profondo e si incamminò verso l’aula di Antiche Rune, deciso a chiederle un’altra occasione per parlare.
§
«Granger.»
«Malfoy», lo salutò lei incerta, prendendo posto al suo fianco.
Non era chiaro a nessuno dei due come fossero finiti a collaborare insieme in quasi tutte le materie che avevano in comune.
La Granger era in coppia con Zabini a Trasfigurazione, ma per il resto era sempre con lui.
Draco ne era più che felice, anche perché a conti fatti era l’unica a trattarlo come una persona e da quando lo aveva notato le lezioni avevano iniziato a sembrargli un po’ meno tragiche.
Non gli dispiaceva nemmeno essere in coppia con la piccola Weasley a Trasfigurazione, perché lei sembrava decisa a seguire la linea di comportamento di Potter e incline a concedergli il beneficio del dubbio, se non a dargli una possibilità.
O quantomeno, non sembrava odiarlo e volerlo infastidire, o affatturare, per partito preso.
«Stai bene?», gli domandò con aria guardinga la ragazza. «Ieri sera hai assunto una cera orribile e poi sei sparito.»
Draco deglutì. «Possiamo… non qui?»
La vide corrugare la fronte e poi annuire lentamente.
«Grazie per gli appunti, comunque.»
Hermione rispose con un semplice cenno del capo.
Aveva sempre un’espressione strana quando la ringraziava, ma Draco in realtà non ne era sorpreso.
Non aveva mai ringraziato nessuno prima, non era tra le cose Lucius Malfoy gli aveva insegnato a fare; secondo suo padre, gli era tutto dovuto solo per il fatto di essere un Malfoy.
Draco adesso sapeva che non era così e non solo perché il suo cognome era ormai caduto in disgrazia.
Cercava di non pensare molto a quella conseguenza delle azioni e delle scelte di suo padre, perché significava che il compito di risollevare il nome dei Malfoy spettava a lui ed era un altro degli obblighi di cui era costretto a farsi carico solo per colpa di Lucius Malfoy e della linea purosanguista che si ostinava a seguire così fervidamente.
Sarebbe sempre stata una macchia rossa sul suo registro.
Alla fine della lezione, si mise la sua tracolla in spalla e rivolse un cenno del capo alla Granger prima di sparire in tutta fretta.
Lei lo seguì di corsa.
«Allora?» gli domandò sollevando un sopracciglio.
Draco sbuffò e prese a guardarsi intorno per verificare che non ci fosse nessuno.
Non voleva parlare della Burbage.
Non voleva parlare della crisi della sera prima.
Voleva dirle che gli dispiaceva per come l’aveva trattata in passato e che avrebbe cercato di rimediare.
Ma voleva dirglielo quando nessuno li avrebbe interrotti, perché quella conversazione avrebbe portato sicuramente a discorsi che non voleva rischiare udissero altre persone.
La Granger era un conto, gli altri…
Ovviamente, lei non sapeva che lui era ormai abituato a parlare con lei, ad aprirsi con lei; ed era il motivo per cui accettava con più facilità l’idea di farlo.
Gli altri però non erano inclusi.
A lui importava solo che capisse lei.
«Si può sapere cosa ti importa di quello che mi succede?», le chiese. «Ho avuto solo un semplice mal di testa, tutto qui.»
«Mal di testa», ripeté lei, ma il tono di Draco doveva averla indisposta o convinta a desistere dal richiedere informazioni. «D’accordo. Spero che tu stia meglio, ora. E scusa se ho avuto l’audacia di pensare che mi avresti rivolto la parola al di fuori delle lezioni.»
Quando il biondino aprì di nuovo la bocca per parlare, lei non era più accanto a lui; aveva girato i tacchi e aveva raggiunto Finnigan e Thomas in uno degli atri del castello.
Draco sbuffò.
Avere a che fare con persone che non sarebbero state accomodanti nei suoi confronti a priori si stava rivelando più stancante di quello che pensava.
§
Era seduto in biblioteca da solo e sfogliava distrattamente un pesante tomo di Alchimia, con la guancia poggiata sulla sua mano.
«Possiamo sederci?»
Lo sguardo di Draco scattò all’insù.
Non era solo il fatto che qualcuno gli aveva chiesto di sedersi al suo tavolo ad averlo sorpreso, - era sempre vuoto quando lui era lì e la gente lasciava la biblioteca piuttosto che accomodarsi con lui -, ma anche la voce che aveva espresso quella domanda.
Perché quella voce apparteneva a Harry Potter.
Sbatté le palpebre una, due, tre volte. «Ehm, sì?»
Il moro prese posto davanti a lui e Daphne Greengrass si accomodò accanto al Prescelto.
Draco era perplesso, ma non disse nulla.
I tavoli erano tutti occupati o ad un tratto era diventato la nuova opera di carità di San Potter?
E se lui era lì, dov’era la Granger?
Come avrebbe dovuto comportarsi?
Non aveva mai avuto alcun problema con Daphne, per cui quando la ragazza lo salutò con un cenno del capo, Draco ricambiò senza esitazione, ma Potter…
Due secondi dopo, Zabini e la Weasley sbucarono da un angolo e si sedettero anche loro al tavolo, senza dire niente.
«Malfoy», lo salutò la rossa con estrema nonchalance.
Il biondino spostò lo sguardo dall’uno all’altro.
Che diavolo stava succedendo?
«Ehm…»
Un tonfo lo fece sussultare e girò il collo così in fretta da farsi male.
La Granger era arrivata e aveva sbattuto un volume pesante davanti a Blaise Zabini.
Il ragazzo si era voltato a guardarla, perché lei era alle sue spalle.
«Lo sapevo!» esclamò trionfante. «Guarda, avevo ragione io!»
Draco si scoprì inspiegabilmente infastidito dalla vicinanza del volto della Granger a quello di Zabini.
«Granger, ma io non avevo dubbi che avessi ragione tu.»
Gli occhi della Grifondoro si allargarono. «Cosa?»
«Ho scommesso con Potter sul tempo che ci avresti impiegato per trovare le prove della tua affermazione», rivelò con un ghigno sul volto.
Poi si portò la mano in tasca, ne estrasse un portafogli raffinato, tirò fuori tre galeoni e li passò a Harry.
«Scusa, Herm. Per farmi perdonare, la Burrobirra a Hogsmeade domenica la offro io», asserì il Prescelto.
Daphne e Ginny scoppiarono a ridere.
Blaise si girò verso Draco. «Capito come funziona? Dannati Grifondoro!»
Un angolo delle labbra del biondino si sollevò impercettibilmente, senza che potesse impedirlo in alcun modo. Poi incrociò lo sguardo della Granger e ci lesse una punta di confusione nel vederlo lì, seduto con loro, come se fosse normale amministrazione.
Il cervello di Draco era andato nel pallone.
Neanche lui capiva cosa stesse accadendo ed era dannatamente strano avere tutta quella gente attorno all’improvviso, dopo mesi di solitudine, soprattutto quando tre su cinque erano Grifondoro e fino all’anno prima si erano detestati con tutte le loro forze.
«Ti siedi?» chiese Potter alla ragazza, ma lei scosse il capo.
«Devo lavorare con Justin a una ricerca di Erbologia», rifiutò gentilmente lei. «Ma grazie per avermi fatto perdere venti minuti del mio tempo.»
Harry le sorrise. «Hai stabilito un nuovo record, Hermione.»
Delle risatine divertite si levarono dal tavolo, ma la Grifondoro si limitò a rivolgere loro una smorfia indispettita e a correre fuori dalla biblioteca con la cartellina carica di libri.
Draco sospettava che non dovesse fare proprio nulla con Finch-Fletchley, visto che lo aveva sentito salutare dei Tassorosso poco prima, dicendo che aveva una riunione al Club di Incantesimi a cui partecipare.
Daphne rivolse la sua attenzione a Draco, distogliendolo dai suoi pensieri e dal fastidio che aveva provato nell’apprendere l’intento di evitarlo della Granger.
«Allora, Principino», disse. «Sei stato punito abbastanza. Pronto a tornare a vivere?»
Il biondino si morse il labbro inferiore, sempre più perplesso.
«Non vorrei sembrare scortese-»
«E questa è una novità», commento sarcastico Blaise.
Draco lo ignorò, ma tutti gli altri sghignazzarono a quella battuta.
«Ma sono un po’ confuso.»
«Ti abbiamo studiato per tutto l’ultimo mese», spiegò Daphne. «Blaise ed io non eravamo sicuri che fossi veramente uno di noi, all’inizio. Ma dopo averti visto lavorare con la Granger nell’ultimo periodo…»
«Benvenuto nel nostro gruppo», tagliò corto Zabini. «Potter, stai contagiando Daph con i sentimentalismi. Voi due passate decisamente troppo tempo insieme.»
Draco continuò a fissarli perplesso, con le labbra leggermente dischiuse.
Lui voleva solo concentrarsi sullo studio e sul risolvere la situazione con la Granger.
Quello… non era contemplato nei suoi progetti per quell’anno.
Quando Potter aveva testimoniato in suo favore, al processo, non credeva che per ‘dargli una seconda possibilità’ intendesse… questo.
Pensava che lo avrebbe semplicemente lasciato da solo a cercare di capire come venire a capo della situazione e rimettere insieme i cocci della sua vita.
Non gli doveva niente e quello che aveva fatto per lui, la benevolenza che gli aveva concesso, era già più di quello che meritasse dal Prescelto dopo le azioni riprovevoli che aveva commesso.
Harry scrollò le spalle.
«Allora, Malfoy», s’intromise Ginny improvvisamente. «Siamo tutti mooolto entusiasti del progetto per l’incentivazione della cooperazione tra Case dei professori, soprattutto visto che nessuno di noi è finito in coppia con la Parkinson o Nott, ma noi ne abbiamo uno nostro.»
«E crediamo che sia migliore e più efficace, ovviamente» affermò Blaise con convinzione.
«Feste!» esclamò Daphne con entusiasmo. «Segrete, ovviamente.»
«La prima sarà a Halloween», proseguì Potter, mentre studiava con interesse la reazione di Draco.
Le sopracciglia di Blaise si alzarono e si abbassarono ripetutamente, ammiccando verso di lui. «Mostriamo a questi Grifondioti come si divertono le serpi, Malfoy.»
Il biondino li guardò incerto.
Erano tutti ubriachi?
Li avevano obliviati e non ricordavano del Marchio sbiadito sul suo avambraccio? Di tutto quello che aveva fatto in passato? Dei loro vecchi dissapori?
«Voi ve lo ricordate che io sono Caposcuola, vero?» asserì in tono piccato. «E che voi, in teoria, siete Prefetti
Ginny borbottò qualcosa all’orecchio di Zabini, di cui Draco comprese solo il nome “Hermione”, ma gli altri sembravano completamente intenzionati ad ignorare le sue precisazioni.
«È una sfida», aggiunse Daphne. «Noi Serpeverde organizzeremo Halloween, mentre i Grifondoro penseranno a Capodanno. Chi organizzerà la festa più divertente vincerà la scommessa.»
Draco sorrise nel sentire quelle parole.
Così aveva più senso, certe cose non cambiavano mai.
Come la rivalità tra Grifondoro e Serpeverde, anche se ora pareva dispiegarsi in termini più amichevoli.
Una sfida a colpi di feste sembrava meglio dei vecchi duelli tra i corridoi o negli atri del castello.
«Saranno comunque tranquille, limitate agli studenti dell’ultimo anno», precisò Ginny.
«Quelli che ci piacciono, almeno» chiarì prontamente Daphne.
«Abbiamo deciso di squalificare dalla gara Tassorosso e Corvonero a priori, però», specificò ancora Blaise. «Non li abbiamo coinvolti, quattro feste illegali darebbero troppo nell’occhio.»
L’angolo delle labbra di Draco si incurvò di nuovo, mentre scuoteva il capo divertito.
«Capodanno, eh?»
«Beh, sì» disse Daphne. «Stiamo rimanendo tutti al castello.»
«A meno che tu non preferisca andare a trovare mamma e papà durante le vacanze», commentò sardonicamente l’altro Serpeverde.
Draco fece una smorfia.
«D’accordo», disse alla fine. «Sono dei vostri.»
Zabini e la Greengrass si scambiarono il cinque, ma Draco pensò solo alle parole che la Granger aveva scritto nel diario qualche tempo prima.

‘Quando la gente vedrà che ti stai impegnando, che stai veramente cambiando… ti perdonerà.
E tutto andrà meglio, vedrai.

Ma non chiudere le porte in faccia alla possibilità di ricominciare, o sarà stato tutto inutile.
Potrai anche pensare di stare meglio per conto tuo, ma nessuno vuole veramente essere solo.
E quando qualcuno ti tenderà una mano, perché credimi, qualcuno lo farà prima o poi… Non rifiutarla per orgoglio.
L’orgoglio non porta mai a nulla di buono.’

Draco si chiese se quella fosse la mano di cui parlava la Granger.
«Solo una piccola raccomandazione» asserì Potter, serio. «Non dite niente a Hermione, soprattutto della competizione.»
Ginny scosse il capo con altrettanta convinzione, poi si lanciò in una perfetta imitazione della loro amica. «Direbbe qualcosa del tipo “siete Prefetti! Dovete dare il buon esempio! Non potete organizzare festini illegali nel castello e oltre il coprifuoco per giunta!”»
Tutti i presenti scoppiarono a ridere, ma non Draco, che si stava domandando che senso avessero quelle feste per lui se la Granger non ci sarebbe andata.
«La trascineremo alla festa a cose fatte», aggiunse il Prescelto. «Una volta che le regole saranno state infrante, verrà comunque per tenere d’occhio la situazione.»
 
***
Hermione
 
 
«Che ci facevate al tavolo con Malfoy?»
Harry alzò lo sguardo su di lei e posò la forchetta nel suo piatto, poi fece spallucce.
Hermione lanciava delle rapide occhiate al tavolo dei Serpeverde, dove il biondino sedeva per la prima volta in compagnia, anche se erano solo lui, Zabini e la più grande delle sorelle Greengrass, un po’ in disparte rispetto agli altri compagni.
Pansy Parkinson osservava la scena con disappunto poco più in là, lanciando occhiate truci in direzione di Daphne, che sedeva accanto a Draco, nel posto che un tempo soleva occupare lei.
«Daphne e Blaise erano convinti che meritasse una seconda possibilità», spiegò Harry. «E sinceramente, lo penso anche io.»
Hermione si morse il labbro inferiore.
«Andiamo, Herm. Lo hai detto anche tu che ti sembra diverso.»
«Non vuol dire niente», rispose lei evasiva.
«Solo perché tiene la testa bassa e non mi infastidisce a lezione non vuol dire che sia cambiato, Harry.»
«No, ma hai detto che collaborate tranquillamente, no? Magari non sta fingendo, magari ha davvero imparato qualcosa da quello che ha vissuto durante la guerra, no?»
Hermione scosse il capo. «Magari sarà… aperto alla possibilità di conoscere voi, ma non si farà mai vedere in giro con me.»
Il moro sollevò un sopracciglio.
«Sono giorni che mi chiede di parlare», argomentò la ragazza. «Ma gli prende il panico ogni volta che l’occasione per farlo gli sembra troppo pubblica.»
Harry assottigliò gli occhi a quell’informazione. «Hermione, hai mai pensato che potrebbe non voler rischiare di essere interrotti o ascoltati da terzi perché quello che ti deve dire è personale?»
«Personale?» fece lei, perplessa. «Perché Malfoy dovrebbe volermi dire qualcosa di personale?»
§
Lo trovò seduto sul divano ad aspettarla quando tornò al dormitorio dopo cena.
Si stava torturando le mani e aveva lo sguardo basso.
«Malfoy?»
Lui non la guardò.
«Ero lì quando… Voldemort ha ucciso la Burbage.»
Hermione sussultò a quella rivelazione improvvisa.
E nel sentirgli pronunciare quel nome, letteralmente l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire uscire dalla bocca del biondino.
Lo vide deglutire e passarsi le mani sul volto.
«Al Manor. L’ha uccisa e l’ha data in pasto al suo serpente per cena. Sullo stesso tavolo su cui fino a quel momento avevo consumato i miei di pasti. Mentre i Mangiamorte ridevano
La ragazza si pietrificò.
Quella confessione arrivava come un fulmine a ciel sereno, anche se spiegava perfettamente la reazione di Draco della sera prima alla menzione della professoressa Burbage… e anche il motivo per cui non aveva voluto parlarne nei corridoi.
Harry aveva ragione.
E lei si sentiva una persona terribile per averlo evitato tutto il giorno, per aver tratto rapidamente le sue conclusioni.
«Per cui Granger, la prossima volta che ti dico che non voglio parlare di una cosa in pubblico, non pensare di aver capito tutto, di sapere tutto», sputò risentito il Serpeverde. «Perché sinceramente a questo punto dovrebbe esserti chiaro, se solo non ti piacesse tenere su un paraocchi quando si tratta di me. A me non frega un cazzo del tuo sangue. Non mi importa più di tutte quelle stronzate! Ho visto abbastanza merda per rendermi conto da solo della realtà dei fatti.»
«Malfoy…»
«E non ti sto evitando perché non voglio essere visto in pubblico mentre parlo con te. Dannazione, è da quando siamo tornati in questo maledetto castello che non faccio che cercare un pretesto per parlarti, per poterti dire che mi dispiace, cazzo!» urlò Draco e poi sgranò gli occhi, rendendosi conto di averle finalmente detto quelle due paroline… Ma nel modo sbagliato.
Hermione divenne scarlatta.
Il biondino deglutì forte e poi trasse un profondo respiro per calmarsi e poter cercare di salvare la situazione; addolcì il tono della sua voce. «Mi dispiace. Per tutto. Per il ruolo che ho avuto durante la guerra… e per quello che ho fatto prima.»
Quindi, era quello che voleva dirle.
E lei aveva evitato di trovarsi da sola con lui per quasi un mese e mezzo, impedendoglielo; credendo che non fosse una cosa importante, perché lei non aveva mai pensato che Draco Malfoy potesse dispiacersi del modo in cui l’aveva trattata in passato, né tantomeno scusarsi per il suo comportamento, né che avesse qualcosa di importante da dirle in generale. Non a lei, nonostante le sue dichiarazioni al processo.
«Non mi piace espormi. Ma ho deciso di farlo, con te», mormorò ancora, abbassando il tono della voce fino a farla divenire quasi un sussurro. «E ancor meno mi piace essere interrotto o l’idea che qualcuno possa sentirmi mentre lo faccio. Per questo ti chiedevo di vederci in privato. Volevo solo dirti che mi dispiace, Granger.»
Restò a guardarla carico di aspettativa per un po’.
Hermione non sapeva come reagire.
Non si sarebbe mai aspettata delle scuse da parte di Draco Malfoy.
Non pensava nemmeno di volerle, né di averne bisogno.
Ma era stato bello sentirglielo dire.
Specie quando aveva appena messo da parte l’orgoglio e cercato di tendergli una mano e aveva interpretato la sua ritrosia a parlarle in pubblico come vergogna di essere visto con lei. Specie quando i suoi amici avevano appena deciso di dargli una vera possibilità, di ammetterlo nel loro gruppo.
Hermione annuì semplicemente.
«Non avrei dovuto giudicarti così tanto in fretta», disse soltanto, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe.
«No, non avresti dovuto.»
Lei annuì una seconda volta.
«Ci sono tante cose che non sai di me, Granger» sospirò Draco. «Cerca solo di decidere se vuoi scoprirle o meno.»
E poi se ne andò nel suo dormitorio, lasciandola sola, mentre parole lontane che aveva letto sul diario venivano rievocate dalla sua mente.

‘Lo so che la gente non ci pensa mai, a come dev’essere la guerra vissuta dal mio punto di vista.
Perché sono bloccato sull’altro fronte, costretto a stare dal lato che è in torto.
Ma a scuola, quando i Carrow ci costringono ad usare la Cruciatus sugli studenti in punizione, io non rido come molti altri Serpeverde.
Io non mi diverto affatto.
Una Fattura Languelingua mi diverte.
Una Fattura Tarantallegra mi diverte.
Magari una Fattura Orcovolante.
Come divertono tutti, solo che io non sono così ipocrita da negarlo solo perché qualcuno tempo fa ha deciso che le Fatture sono poco etiche da usare.
Ma non la Cruciatus.
Non quello che ho visto fare ai Mangiamorte.
Non ho mai tratto alcun piacere da tutto quello.’

Hermione deglutì.
Per la prima volta, realizzava che, ragazzo del diario escluso, non aveva mai creduto che potessero esserci altri Serpeverde che si sentivano in qualche modo come lui in merito agli eventi della guerra. Neanche quando era tornata a Hogwarts e contro ogni previsione aveva stretto un’improbabile amicizia con Zabini e la Greengrass.
E soprattutto non aveva mai concesso a Draco Malfoy il beneficio del dubbio, non veramente; non aveva mai pensato che potesse essere uno di quei Serpeverde.
Per la prima volta, Hermione si accorgeva di non essersi mai chiesta come fosse stato per Draco dall’altra parte, come lui avesse vissuto la guerra.
Perché sì, lei era stata quella perseguitata e si era lanciata in imprese eroiche, aveva combattuto i Mangiamorte, ma per la maggior parte del tempo era stata nei boschi con Harry e Ron. Aveva avuto dei momenti di luce nell’oscurità, i suoi amici.
E quello che aveva visto e vissuto in prima linea era stato comunque orribile.
Ma Draco era stato invischiato in quello per due anni.
Era stato circondato dai Mangiamorte per due anni, costantemente.
Cos’aveva visto lui?
Cos’aveva vissuto Draco?
E poi, una domanda ancora più terribile.
Cos’era stato costretto a fare per avere salva la vita?
Era stata troppo veloce a giudicare.
Hermione salì nella sua stanza e tirò fuori il diario.

‘Mi dispiace.’

Scrisse trattenendo a stento le lacrime.

‘Perché avrei dovuto imparare molto di più dalle nostre conversazioni.
Invece a quanto pare non ho imparato abbastanza.
Non ho imparato a dare il beneficio del dubbio a chi mi ha fatto male in passato.
Credevo di non avere dei pregiudizi, ma forse non è così.’

La risposta arrivò qualche istante dopo.

‘Sei stata tu quella ferita.
L’altra persona può aspettare.
Può adattarsi ai tuoi tempi.
Ti ha fatto del male.
Ti deve almeno questo.’

******

‘Con la morte si convive, non si supera mai veramente.
Tutto quello che possiamo fare è accettarla, anche se fa male.
Possiamo solo sperare che un giorno ne farà un po’ di meno.’


(Dal diario di Hermione, primi tempi a Hogwarts dopo la guerra.)
   
 
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