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Autore: Jasmine54    17/09/2022    2 recensioni
Un ritratto che, con lievi pennellate colorate, descrive la vita in una cittadina italiana non bene identificata. Le diverse classi sociali che la abitano e i personaggi pittoreschi che compaiono sullo sfondo costituiscono, con tinte talvolta tragiche e talvolta comiche, l’anima della cittadina.
Nota: rating alzato ad arancione per un solo capitolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Vittorio era seduto al tavolino del caffè “Duomo”, proprio in piazza.

La giornata vibrava di aria frizzante, ma lui resisteva ancora all’aperto. Mentre osservava il lento e sempre più scarso passaggio delle persone, rifletteva sull’articolo che avrebbe dovuto scrivere, entro quel giorno, per il giornale cittadino. La notizia in questione lo aveva sorpreso. Come avrebbe potuto raccontare - senza entrare nel patetico e senza scadere nel banale - la storia di un bambino di due anni appena abbandonato in un campo, soltanto con la compagnia di un cagnolino?

“Ci vorrebbe Sergio: lui sì che, con la sua esperienza e con la sua capacità narrativa, riuscirebbe a raccontare con semplicità ed empatia questa triste vicenda…” pensò Vittorio.

Sergio era il suo migliore amico, nonché compagno di studi, più brillante e capace di lui nel buttarsi in tutto ciò in cui credeva, senza troppe remore; ora però lavorava per un importante giornale nazionale e viaggiava molto, anche all’estero. Al rientro da ogni viaggio, i due si sentivano, immancabilmente, raccontandosi le rispettive novità.

Grazie a Sergio, Vittorio aveva imparato ad essere diretto nel narrare, senza essere brutale, ma comunque convincente.

“La verità va descritta senza mezzi termini, così com’è: l’importante è la tua empatia. Devi sempre metterti nei panni di chi ti legge, pensando se ciò che tu stesso leggi lo vorresti venire a sapere in quel modo. Non esagerare mai con la verità: a volte, ricorda, fa male…” questo gli aveva consigliato Sergio.

Dopo aver terminato il suo caffè, Vittorio ritornò dunque alla piccola redazione del giornale cittadino.

La notizia fu pubblicata il mattino seguente e la cittadina - come sempre davanti a fatti così toccanti - rimase scioccata di fronte al testo dell’articolo:

Un bambino dell’età di due anni è stato trovato in un campo da un contadino, sotto un albero, addormentato con la testa reclinata sopra il suo cagnolino che presumibilmente lo ha scaldato, dato che il bimbo indossava un giubbotto leggero e poco imbottito.”

Questo era soltanto un estratto dell’articolo di Vittorio su quella terribile vicenda.

I carabinieri, intanto, allertati dal contadino, erano arrivati subito sul posto con una assistente sociale. Il piccolino era stato poi prontamente portato in ospedale per tutti i controlli del caso, insieme al cagnolino, che non aveva mai abbandonato il bimbo, seguendolo come se avesse dovuto prendersene cura. Il pediatra aveva trovato il piccolo un po’ denutrito, ma in buona salute. Le infermiere gli avevano subito portato un bel biberon di latte caldo e lo avevano cambiato e rivestito. Anche il cane aveva avuto la sua dose di cibo. Ora, tutti e due riposavano in una cameretta del reparto pediatrico.

Le infermiere vegliavano sul piccolo come se fosse loro figlio, chiedendosi, sconcertate, chi mai avesse potuto abbandonare un bambino così piccolo in un campo. Per fortuna c’era il suo cagnolino!

Tra la gente della cittadina il fatto fu commentato con esclamazioni e giudizi spesso irripetibili, sebbene, in questo caso, giustificabili.

Le pie donne della messa mattutina scuotevano la testa e si apprestavano a pregare per l’anima del piccolino (e forse anche del cane). Fare tutto ciò non era però sufficiente.

Forse era il caso di aiutarlo pragmaticamente ed affettivamente: dargli una casa, un affetto solido e sicuro, farlo vivere in pace con il mondo. Ma loro, le pie donne, votate solo allo spirito e alla salvezza dell’anima, non la intendevano così.

La ricerca della madre ha avuto inizio subito dopo il ritrovamento del piccolo, ma senza risultati. Il mistero avvolge la vicenda.” Così informavano gli articoli di Vittorio nei giorni successivi.

Inoltre, si era saputo che il cagnolino aveva il nome Lollo: così si rivolgeva a lui il piccolo, che, invece, non conoscendo il proprio nome, era stato chiamato dal corpo medico e infermieristico Francesco, come il patrono d’Italia.

Francesco e Lollo furono affidati al pediatra che aveva visitato per primo il bimbo: il Tribunale dei Minori, con l’aiuto dell’assistente sociale, amica della moglie del pediatra, aveva concesso loro l’affidamento temporaneo.

La coppia era affidabile e molto stimata, sia nella comunità medica che nella cittadina: i requisiti erano a posto.

   
 
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