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Autore: Spark of Shadow    20/09/2022    1 recensioni
Dopo la Quarta Grande Guerra Ninja, il mondo è in pace.
Sono finiti i tempi in cui i villaggi si davano battaglia per prevalere l’uno sull’altro.
Ora si può guardare al futuro con più serenità, all’insegna della cooperazione e nel rispetto di ciascuno.
Vero?
Nei Paesi si sta spargendo la notizia.
Bambini stanno scomparendo da tutto il mondo ninja e riappaiono misteriosamente.
Nessuno riesce a trovare una spiegazione, nè un colpevole.
Quando ad essere rapita sarà una piccola Hyuga, saranno gli Shinobi di Konoha a dover intervenire.
Le domande sono queste:
Perché i bambini vengono rapiti?
Perché semplicemente riappaiono?
Chi si cela dietro a questo mistero?
Perchè quando Sasuke Uchiha vede Hinata Hyuga si sente come se il cielo gli sia caduto addosso?
Cosa succederà quando assieme ai loro compagni dovranno indagare sul sequestro di quei bambini?
Sasuke e Hinata.
Shikamaru e Temari.
Spark of Shadow
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Sasuke, Shikamaru/Temari
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la serie
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Petrichor
Capitolo 12

(Flashback scritto in corsivo)







Naruto digrignò i denti, portandosi le mani tra i capelli e volendo disperatamente urlare dalla rabbia. 
La frustrazione che provava era immensa.

Il paese della terra aveva agito in maniera abominevole. 
Davvero non c’erano alternative? Non ci voleva credere.
Ci doveva essere stata per forza un’altra soluzione. Una sensata.

Doveva parlare con Kakashi. Forse avrebbero potuto pensare a qualcosa, forse si sarebbe potuto ancora fare qualcosa…

Alzò la testa di scatto, liberandola dalla gabbia formata dalla stretta delle sue mani e ricercò l’amico con lo sguardo.

-Oi, Shikamaru.- Il Nara gli fece un cenno con la testa, mentre si accendeva una sigaretta.
-Devo parlare con il maestro Kakashi. -Puoi tenere d’occhio la situazione?-

Shikamaru crollò emotivamente per un istante per la pesantezza del lavoro che Naruto gli stava affidando.
Ma si ricompose in fretta, conscio che era una cosa che andava fatta.

Aspirò dalla sigaretta una seconda volta, sentendo il fumo viaggiare fino ai polmoni.
Espirò.

-Vai. Ma non metterci una vita. Ti ricordo che io posso operare solo fino ad un certo punto.-

Il biondo annuì. E saltando da un tetto all’altro partì alla volta del palazzo dell’Hokage.



 



-Oi, Maestro Kakashi!- Bussò forte alla porta.
Non attese nemmeno un “avanti” o un cenno di invito ad entrare. 

Semplicemente irruppe nella stanza, senza troppe cerimonie.

Una volta entrato, notò Sasuke che leggeva un cartiglio, in piedi dietro alla sedia dell’Hatake.

-Naruto. Cosa ci fai qui? Perché non sei con Sakura?- Lo incalzò il grigio, con marcate occhiaie e segni di profonda stanchezza sul resto del viso. 
Sasuke scollò gli occhi dal foglio per un istante.

-Non si preoccupi, c’è Shikamaru con lei.- Si apprestò a rassicurare il capo del villaggio.

L’Hokage si massaggiò una tempia, sconfitto.

-Perché tu non segui mai i piani?- Domandò più a sé stesso che all’Uzumaki.

-È vero?- Naruto era estremamente serio.
-Si.- Gli rispose il maestro, comprendendo di cosa stesse parlando.

-Ma come è possibile?-

-Non lo so, Naruto.- Sospirò.

-Abbiamo lavorato così tanto, perché stanno mandando tutto in frantumi?-

L’Hatake non aveva che frasi fatte nel suo repertorio per rispondere ad una tale domanda. Ma anche quelle erano estremamente fastidiose da pronunciare ad alta voce.

-La paura distrugge l’intelligenza e piega la ragione.-

-Sembri una scatola di cioccolatini, Kakashi.- Li interruppe Sasuke.

-Sasuke, tu cosa ne pensi?-
-Cosa devo pensare? Non abbiamo mezzo indizio e sono mesi che questa storia continua.-

Kakashi si voltò verso di lui.

-Va avanti da così tanto che mi sembra impossibile che nessuno abbia ancora rivendicato i rapimenti ed è ancora più strano che non sia ancora successo niente.-

-Come cazzo fai a dire che non è successo niente?- Sbraitò Naruto interrompendolo, preso dal momento. -Siamo sull’orlo di una nuova guerra!-

-Sto parlando del rapitore.-

-Che intendi dire?-

-Intendo dire che per quanto stiamo brancolando nel buio, non è normale che il colpevole se la stia prendendo così comoda.-

-Hai ragione.- Kakashi sospirò.

-Non una minaccia né una sola persona che se ne sia uscita prendendosi il merito dei rapimenti. È passato troppo tempo.-

-Ormai si staranno preparando per una svolta.- Il grigio completò il ragionamento.

Il concetto aveva senso. Se era passato così tanto tempo, si doveva per forza stare per arrivare al dunque.

Naruto non sapeva cosa dire. 
In quella stanza era chiaro a tutti, ora anche a lui. L’Hokage stava cercando con tutte le sue forze di prevenire una guerra. Ma nessuno sapeva davvero cosa fare.

-Naruto. Torna al tuo posto. La tua presenza è necessaria.- Si sentì ordinare da una voce stanca.

Il biondo strinse i pugni, sentendosi impotente e incatenato.
Avrebbe voluto fare di più, molto di più. Ma gli occhi del suo maestro e del suo compagno di squadra che continuavano a ricercare qualcosa tra i vari documenti sulla scrivania lo convinsero ad andare.
Doveva proteggere Sakura.



 



Sasuke appoggiò un documento sulla scrivania e si allontanò.
Ma prima che potesse raggiungere la maniglia d’ottone della porta, Kakashi lo richiamò.

-Sasuke.-

Non era certo il momento giusto per parlare di questo, ma l’ex maestro aveva il sentore che non ce ne sarebbero stati molti altri.

Il moro si fermò e si voltò verso l’uomo, che si stagliava bianco nella tunica immacolata contro l’arancia di un tramonto che stava nascendo dietro i vetri della finestra.

L’Hatake si morse il labbro sotto la maschera. Era nervoso a riportare in ballo la questione.

-So che non vuoi parlare del tempo con Hinata, ma…- strinse il pugno.

-Cosa ha a che fare questo discorso con la situazione?- Lo interruppe il moro, lento e con una finta calma che veniva tradita dalla compulsiva stretta al polso sinistro. 

-Sasuke…-

-Non so perché tu voglia tanto che ti racconti di noi… ma avevamo dei motivi per staccarci dagli altri.-

-Non voglio farmi gli affari vostri… ma se davvero dovesse scatenarsi una guerra, dobbiamo cercare di non dare appigli a chi non vede l’ora di additarti come colpevole e metterti ai ferri!-

Sasuke strinse di nuovo il polso sinistro.

-Non so più come dirtelo, Kakashi. Non so chi sia questo Henka.- Sasuke era perentorio e sull’orlo di una crisi di nervi.
-Continuare a fare sempre la stessa domanda non porterà ad una risposta.- Sibilò glaciale.

-Potresti averla protetta contro qualcuno, magari contro questo Henka.- Esclamò.

-Protetta?- La parola uscì spezzata dalla gola.

Quello annuì.

Sasuke alzò un sopracciglio, infastidito.

-Hinata non aveva alcun bisogno della mia protezione. Me ne sono assicurato personalmente.-

-Non è questo il punto, Sasuke…-

Ma l’Uchiha non si fermò ad ascoltare, sbattendo la porta dietro di sé e troncando la conversazione.



 



Mentre camminava per le strade del villaggio, Sasuke non riusciva a smettere di pensare a quello che Kakashi aveva detto.

Per qualche motivo l’idea che Hinata venisse additata come debole gli faceva ribollire il sangue nelle vene.

Loro non sapevano niente di lei. 
Vedevano una donna gentile e pacata e pensavano che quello fosse il limite delle sue qualità.
Tutte le kunoichi della Foglia venivano messe a paragone con Sakura prima o poi e sembrava quasi che l’unico elemento da valutare fosse la forza bruta.

Hinata non si affidava a quella.
Le tecniche della Hyuga e il suo comportamento sul campo di battaglia erano molto diversi.
Non era questione di forza. Era questione di precisione, di velocità, di sangue freddo. Elusione e contrattacco.
E in questi ambiti, ai suoi occhi, era in assoluto la migliore tra le kunoichi.

Eppure all’epoca, per lei non era abbastanza.

Dopo aver cominciato a conoscersi e a parlare, si accese in lei un fuoco che non riusciva a comprendere. Una necessità di rivalsa quasi. Voleva spingersi oltre, migliorarsi sempre di più e ottenere qualcosa.
E il tutto andò avanti per mesi e mesi, mentre i loro sentimenti crescevano a poco a poco sempre di più.
Hinata si allenava senza sosta e il moro a volte la fissava da lontano, curioso e impensierito.

Finché un giorno qualcosa non cambiò.

Fiduciosa dei risultati del suo allenamento, la ragazza gli fece una proposta. 

Scontrarsi.

Sasuke non era convinto, non voleva che qualcosa andasse a intaccare il rapporto che avevano costruito. E sotto sotto, la realtà era che temeva che potesse nascere in lei paura. Paura di lui.
Non lo avrebbe potuto sopportare.
Ma Hinata aveva insistito così tanto che alla fine non era riuscito a rifiutare.

La Hyuga fece anche una precisazione.
Voleva vederlo a piena potenza.
Non dovevano necessariamente combattere. Ma voleva che le mostrasse tutta la sua forza.

E così fu.


Quel giorno, Hinata rimase sconvolta all’espressione del suo potere.
I capelli le si rizzarono alla base del collo, colti dall’emozione e dall’elettricità che prepotente rimaneva nell’aria, permeandola.

Nemmeno riusciva a ricordarsi più perché si trovasse lì.

La mente svuotata.
Il mondo svanito.
E a riempire i suoi occhi, era solo la nera e imponente figura dell’Uchiha. Potente, fiero, letale.

La ragazza in un secondo si accasciò a terra. Sconcertata.
Non riusciva a focalizzarsi su nulla. Il mondo attorno a lei era scomparso. 
E non riusciva a comprendere come tutto questo fosse possibile.

Sasuke la fissò inespressivo. E dentro di sé teso come una corda di violino.
Non aveva fatto nulla. 

Dopo essersi scambiati qualche colpo e qualche attacco, aveva deciso di mantenere fede al patto con la Hyuga. 

Aveva solo liberato il suo chakra.
E la ragazza aveva ceduto.

-Come è possibile una cosa del genere?-

Lui non distolse gli occhi da lei, rimanendo in silenzio.

La Hyuga non stava tremando, e quello era un buon segno, ma stava continuando a tenere lo sguardo bianco sul palmo delle sue mani, alla ricerca di qualcosa.

Nella sua testa non riusciva a metabolizzare quello a cui aveva appena assistito.
Sasuke non era solo un bravo ninja. Era fuori da ogni categoria.
E dopo tutto il suo lavoro, tutta la sua fatica, qualcosa in lei sembrò incrinarsi.

Sapeva che non aveva senso paragonarsi a lui.
Ma allora perché, perché non riusciva a smettere di farlo?
Si sentiva una formica. Una semplice, banale, debole formica di fronte a Sasuke Uchiha.
Ed era così. Sapeva che era quella la disparità tra loro.

Il ragazzo le si avvicinò piano, non sapendo davvero cosa fare.
Lo aveva chiesto lei di fare sul serio in questo allenamento. Era chiaro che se ne fosse pentita. Le appoggiò una mano sulla spalla.

-È s-stato un errore.-Ridacchiò lei.

-Ehi, Hyuga.- Quella alzò gli occhi. -Sei stata brava, oggi.- Le accarezzò piano la spalla con il pollice, (sorprendendo anche sè stesso), mentre lei arrossiva al gesto.

Non era vero. Hinata lo sapeva e un velo di disappunto le coprì il cuore, inzuppandolo di senso di inadeguatezza.
Ma lei non si sarebbe arresa mai.

La vide pensare a qualcosa. E ruminare quel pensiero per diversi secondi, concentrata, ma non completamente lucida.

Poi, seria più che mai, fissò i suoi occhi perla a quelli ebano di lui. Cercò con lo sguardo di fargli percepire che ciò che stava per dire non era uno scherzo.
Era estremamente seria. E determinata.

-Allenami.-

Lui alzò un sopracciglio e poi li aggrottò entrambi.

-Non sono un insegnante, Hyuga.-

-Allenami comunque.- Riprovò.

-No.-

-Perché?- domandò nervosa, mentre un sottile timore si impadroniva velocemente di lei.

Si aspettò che rispondesse che era solo una perdita di tempo, che non ne valeva la pena, che era troppo debole e non sarebbe mai stata più di quello che era ora.
Si aspettò che le dicesse di rassegnarsi e di andare avanti per la sua strada.
Si aspettò che decretasse, dopo quel patetico scontro, che non era abbastanza per lui.

E pronta a quelle parole, si maledì mentalmente e rabbrividì, cominciando a cercare un’espressione che potesse salvarla.
Ma…

-Perché non ne sono capace.- Sincero.

Lei sgranò gli occhi. Sorpresa e confusa.
Boccheggiò per un istante e poi riprovò, con più impeto.

-Trova un modo. Non importa quale, non importa quanto difficile.- Respirò a fondo, scuotendo la testa al ritmo delle parole. -Ma, per favore, allenami.-

Gli occhi che lo stavano fronteggiando erano infuocati, così decisi da scuotergli qualcosa nelle membra.

-Perché vuoi che ti alleni? Siamo in tempo di pace.- Si ritrovò a chiederle.

Non sapeva cosa rispondere. Non ci aveva pensato sopra. La domanda era uscita dal suo cuore prima che il cervello potesse elaborarla. Esito di un groviglio di emozioni e sentimenti che avevano cominciato ad annodarsi il giorno che si erano conosciuti.
Ma una risposta, infine, fulminea e perfetta, arrivò.

-Voglio essere all’altezza.- Distolse per un attimo lo sguardo, imbarazzata e rossa in viso.

Sasuke aggrottò le sopracciglia ,confuso.
-Di cosa?-

-Di te.- Disse ferma e perentoria e trattenne il respiro.

Sasuke soppesò calmo le parole. Si alzò piano, staccando la mano che l’aveva accarezzata dalla spalla e con il volto come una maschera si girò, offrendo la schiena alla ragazza.

Sicuro di non essere visto, portò una mano mezza tremante alla bocca, soffocando la sorpresa di quelle parole.
Un calore incontenibile lo colse e non voleva che Hinata vedesse il rossore che sentiva crescere impietoso sul suo viso e che non riusciva a contrastare.

Maledette emozioni. Si ritrovò a pensare.
E maledetta la Hyuga che gliele faceva provare.



 



Naruto, di nuovo al lavoro, vedeva il tempo passare come le persone, tra una bancarella e l’altra.

Le parole di Sasuke e di Kakashi gli perforavano il cuore al solo ricordarle.
Aveva messo tutto sé stesso in quella pace. 
E tutto si stava incrinando così facilmente da non riuscire nemmeno a rendersene conto.
Si poteva fare di più? Agire in altro modo avrebbe evitato una situazione del genere?
Cosa avrebbe detto il maestro Jiraya se fosse stato qui?
Proprio non lo sapeva. E si rese conto in quel momento di quanto ancora fosse lontano dal realizzare il sogno di essere Hokage. 
C’era ancora troppo che doveva imparare. E c’era troppo che si doveva sistemare.

Una voce calma e melodica lo riportò al presente.
Davanti a lui, a salutarlo, c’era Hinata con una bambina attaccata religiosamente alla sua mano.

-Ehi, Hinata!-

-Naruto-kun! Come vanno le cose qui?-

Avrebbe voluto dirle la verità. Avrebbe voluto sentire una sua opinione e una sua parola di conforto. Ma non poteva.
Liquidò velocemente la domanda con un “bene” e cambiò discorso.

-E questa bambina chi è?- si accucciò per avvicinarsi alla sua altezza.

Hana osservò spaesata Hinata, agganciata alla stoffa dei pantaloni neri, chiedendole con uno sguardo cosa dovesse fare.

-Su, non essere timida, lui è un mio caro amico!-

La bimba, a quelle parole, non sembrò convinta, ma si sentì più coraggiosa.

-Sono Hana Hyuga.- salutò aprendo e chiudendo a pugno la manina destra.

-Ciao, Hana-chan! Io sono Naruto!-  Allargò la bocca in un sorriso talmente ampio che Hana cominciò a divertirsi.

La bimba sorrise di fronte a quell’energico ragazzo vestito di una sfumatura di arancione che lo faceva sembrare parte integrante del tramonto. 

E la diffidenza che aveva inizialmente provato scomparve.

Hinata e Naruto parlarono del più e del meno per un po’, sempre mentre lui teneva d’occhio la situazione.
Parlare con la Hyuga era rinfrescante e riposante.
Per un attimo, dimenticare tutti i problemi del mondo ninja era un toccasana.

La kunoichi, si ritrovò a pensare Naruto, era pazzesca. Era una fantastica combattente, un’amica sincera e leale ed era riuscita addirittura a smuovere il cuore ottenebrato di Sasuke. A fargli di nuovo apprezzare la vita… si fermò…
Ed era ancora in piedi nonostante tutto.
Quanto aveva sofferto anche lei?

Naruto si zittì nel bel mezzo del discorso e si rabbuiò. 

-Naruto-kun… va tutto bene?- domandò subito la ragazza, premurosa.

Lui non rispose subito, ancora assorto nel suo pensiero.

-Hinata-chan, io… io davvero non so come tu sia riuscita a fare tutto questo.-

-Di che parli?- Aggrottò le sopracciglia, confusa.

L’Uzumaki si rese conto solo in quel momento di aver troncato senza pensarci un discorso completamente diverso.
Arrossì un poco. E alla fine concluse la frase.

-Penso davvero che sia grazie a te, se Sasuke è quello che è oggi. Sei riuscita a capirlo come né io né Sakura siamo mai stati in grado di fare.-

Hinata ammutolì di fronte a quella frase.
Non capiva perché se ne fosse uscito proprio in quel momento con questa storia. Ma ormai era tardi.

Notò che la piccola si stava addormentando e la prese tra le braccia, cercando di prolungare il tempo che la separava dal dare una risposta.

Sospirò.

-C’era qualcosa in lui che continuava a sfuggirmi. E desideravo stare con lui.- Distolse lo sguardo e arrossì, decidendo infine di rivelare a Naruto la verità.
-Ma non avrei mai potuto essere al suo fianco se prima non lo avessi decifrato.
Volevo capire. Capirlo di più.- 

Naruto annuì comprendendo le sue parole.

-Ho cercato in lungo e in largo una risposta. Avevo appreso la verità dietro alla morte del suo clan, avevo appreso la verità dietro ad Itachi e avevo capito le scelte fatte con Obito. Ma mancava ancora qualcosa.-

Hana, mezza addormentata, si accomodò meglio tra le braccia della kunoichi e quella le accarezzò, dolce, la testa.

-Il comportamento di Sasuke era stato influenzato anche da altro. La freddezza e la crudeltà che sapeva dimostrare avevano certamente origine nel massacro… ma erano anche state solidificate.-

Il biondo la guardò serio.

-Stai parlando di…-

-Si. Orochimaru.- Sospirò. -Lui è stata una delle chiavi di volta della persona che è Sasuke… anche se lui non ne è perfettamente consapevole.-

-È per questo che sapevi già che quelle relazioni non erano opera sua?- Ricordó il biondo.

Lei annuì.

-All’inizio volevo solo sapere di più… poi una cosa dopo l’altra mi ha portata a studiarlo seriamente. Volevo capire cosa potesse aver vissuto Sasuke in quegli anni.
Orochimaru è malato.- Sospirò. 
-Un pazzo psicopatico. Non sai quante volte ho dovuto smettere di studiare per bloccare la nausea.-

-É un pazzo, non c’è dubbio. Ma un pazzo decisamente brillante.-

Naruto la fissava ammirato e orgoglioso.

-Sai…- Cominciò, occhi parzialmente sgranati e fissi su di lei, che contrastava scura contro il pacato bagliore di un tramonto che andava concludendosi.

-Penso che tu sia la donna più coraggiosa che io abbia mai incontrato.- Disse, mentre Hinata sistemava la bambina ormai addormentata in braccio.

Fu il suo turno di sgranare gli occhi. Pensando che un tempo quelle parole sarebbero state il più prezioso tesoro da conservare per sempre nel suo cuore-cassaforte.

-Ti ringrazio, Naruto… ma essere coraggiosa non mi è valso poi molto…-

-Il fatto che tu sia sterile è stato tenuto segreto, anche se non sono sicuro del perché.- Continuò lui.

-Sono stata io a chiederlo. Per non portare disonore agli Hyuga.-

Il biondo non capì.

Quella sospirò mesta, capendo che sarebbe dovuta essere più specifica e pensò che aveva commesso un errore a tirare fuori questo discorso.

-Già molti anni fa il mio titolo di erede mi è stato tolto. E non era mai successo prima nella storia del clan. Gli anziani lo hanno interpretato come un affronto. Li avevo disonorati.- 

Osservò in lontananza la folla che vagava per le strade.

-L’unico modo in cui avrei potuto servire il mio clan sarebbe stato sposarmi. 
Ma da quel giorno…- le parole si fecero pesanti e difficili da far uscire dalla gola.

Deglutì.
E riprovò.

-Dal giorno in cui è stata diagnosticata la mia sterilità, non avrei potuto assolvere nemmeno a quel mio dovere.-

Naruto sbarrò gli occhi.

-Naruto-kun.- Le parole minacciavano nella gola di strozzarla. -Io non sarò capoclan e non potrò essere data in moglie perché non posso provvedere ad un erede.-

Le lacrime minacciavano di scendere copiose.

-E Sasuke…-

-Quella è un’altra storia… più dolorosa.-

Naruto abbassò la testa, rispettoso. Riusciva a percepire il dolore della ragazza. Ma la verità è che non sapeva quanto dolore avesse davvero provato lei. Poteva solo immaginare e doveva essere stato devastante.

La ragazza cominciò a sentire la piccola pesante sulle braccia e decise di avviarsi verso casa.

I due uscirono dal vicolo, passeggiando tra la folla e cambiando discorso. Era meglio parlare di qualcosa di più allegro.
Hinata non sapeva quanto sarebbe riuscita, altrimenti, a trattenere le lacrime.

Le persone attorno a loro parlottavano vivacemente e alle loro orecchie arrivavano pezzi di discorsi che si sovrapponevano tra loro, senza un filo logico e creando una gran confusione e un puzzle di significati senza senso.

Era incredibile quante persone ancora affluissero agli stand.
Le vie continuavano ad essere gremite, abbastanza piene di gente da dover stare attenti a non schiacciare i piedi di qualcuno.
E Hinata, che doveva anche sostenere il peso di Hana, dopo aver declinato la proposta di Naruto di portarla per lei, finì per scontrarsi con qualcuno.

-Scusate, non volevo venirvi addosso.- Disse la mora apologetica.

La persona che aveva colpito era una donna dai capelli biondo cenere e la schiena un po’ gobba, occhi nascosti dietro a dei grossi occhialoni, mentre una gonna color pesca le avvolgeva la vita.

-Ma no, figuratevi.- Si sbrigò a dire quella.

Hana cominciò a muoversi appena tra le braccia della ragazza. 

-Con tutta questa gente può capitare, non c’è problema.- Scosse le mani di fronte a sè, imbarazzata.

Hana cominciò ad accigliarsi e a tremare come se stesse avendo un incubo.

-Hana?- 

La piccola, tremante, infine spalancò gli occhi, mentre sudore freddo scendeva dalla fronte, passando sopra le vene ingrossate del suo Byakugan attivo.

Fissò gli occhi della donna, spaventata.

I loro sguardi si allacciarono per un secondo che sembrò durare un'eternità.
E alla fine la donna si scusò, congedandosi.

-Scusate, devo andare.-

Hinata e Naruto non ebbero il tempo di pensare alla donna e l’Uzumaki non ebbe il tempo di riconoscerla.
La reazione della piccola li spaventò.

-Hana? Hana? Che cosa succede? Stai bene?.-

La piccola, col fiatone, che sembrò calmarsi, cullata dalla Hyuga, annuì piano.

-Testa.- Pronunciò.

-Hai mal di testa, tesoro?- Le domandò dolce.

Annuì di nuovo, accoccolandosi alla ragazza e disattivando il Byakugan. Senza ben capire cosa stesse succedendo.

-Forse è meglio se ti riporto a casa…-

-No!- La interruppe la bimba. -Voglio vedere ancora… sto bene.-

E Hinata sorrise, ma non poteva far rincasare la bimba troppo tardi.

-Hana, ora andiamo a casa.- La bimba cominciò a brontolare capricciosa. 
-Ma domani mattina ti vengo a prendere e finiremo di vedere quello che ci manca, d’accordo?-

Hana soppesò le parole per un secondo. 
E poi annuì. 
Hinata aveva vinto. Ma in fin dei conti, aveva vinto anche lei.

-Promesso?-

-Promesso.-




.
.
.


Il capitolo è parecchio lungo e si trattano molti argomenti... non ero sicura se lasciare il capitolo intero o spezzarlo. Alla fine ho preferito mantenerlo integro.
E niente, spero vi piaccia. 
Alla prossima!
Spark of Shadow
 
  
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