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Autore: Rowena Ollivander    20/09/2022    0 recensioni
Ginny Weasley richiuse delicatamente la porta della sua camera dietro di sé.
- Oh ti prego fa che non mi abbia sentito… - sussurrò appena.
Rimase in attesa per qualche istante, poi ricominciò a respirare.
Apparentemente il pericolo era scampato.

Un'estate alla Tana, priva delle sofferenze della Guerra Magica, la diciannovenne Ginny Weasley deve trovare il modo di sfuggire alla Flebo. E farlo non sarà mai stato così interessante...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Primo Capitolo TPToE L'inizio di questa fan fiction è nato circa dieci anni fa, prima che smettessi di scrivere. L'idea di fondo è rimasta la stessa, ma certo molte cose si sono aggiunte. È stato bello ricevere un assistit così dalla mia vecchia me, che mi spronasse a scrivere ancora, quando fosse stato il momento giusto. Così è nata la mia prima fan fiction di questa seconda era da autrice.

Ci tengo anche a dire che questa storia è nata grazie a un contest, al quale non ha mai partecipato alla fine, di BadWolfTimeLord (Ora WorththeWait). Si trattava del TPToE, pacchetto Attinio.
Personaggi: Harry Potter, Ginny Weasley.
Pairing: Harry/Ginny.
Colore: Giallo.
Luogo: La Tana.
Tempo: //
Prompt: Sorella, Rossore, Imbarazzo.
Non è più una gialla (forse solo per scrupolo mio) e la vicenda si è allargata, ma è grazie a questo contest che è nata l'idea.
Grazie per le recensioni e le critiche costruttive che vorrete lasciare.
Buona lettura.

Rowena



Questione di punti di vista

(ex context TPToE)



Ginny Weasley richiuse delicatamente la porta della sua camera dietro di sé.
- Oh ti prego fa che non mi abbia sentito… - sussurrò appena.
Rimase in attesa per qualche istante, poi ricominciò a respirare.
Apparentemente il pericolo era scampato.
Si sfilò il vestito, si infilò i pantaloncini della tuta e cominciò a rovistare nei cassetti in cerca di una canottiera.
Era stata costretta a passare tutta la mattina in giro per negozi da sposa insieme a Fleur e per cosa poi?! Perché mademoiselle voleva scegliere i vestiti delle damigelle un anno prima del matrimonio! E quale cavia migliore se non proprio lei!
Le amiche di Fleur e la sua famiglia, ovviamente, erano in Francia e l’unica disponibile per essere sottoposta alla tortura era stata lei, la sorella dello sposo! Come se non bastasse sua madre l’aveva totalmente abbandonata, inventandosi chissà quale scusa con la futura nuora per non poter partecipare. Ah ma gliela avrebbe pagata, eh!
- Ah, finalmente. - Ginny tirò fuori una canottiera gialla e la gettò sul letto.
Ora, dopo aver pranzato, voleva solamente prendere la scopa e fare un po’ di allenamento con suo fratello ed Harry. Stava seriamente pensando di partecipare alle selezioni della squadra delle Holyhead Harpies quell’anno e non aveva intenzione di farsi soffiare il posto da nessun altro.
Prese un elastico e si legò i capelli; era giusto riuscita a infilare le braccia nella canotta quando un suono agghiacciante la pietrificò.
- Ginny!!!! - La voce di Fleur risuonò dal fondo delle scale.
No. Non poteva lasciarla in pace almeno al pomeriggio?!
- Ginny, sci sei?! -
Si sentì come un topo in trappola - E adesso?! -
Di sicuro il primo posto in cui sarebbe venuta a cercarla (perché lo avrebbe fatto, la sanguisuga!) sarebbe stata proprio la sua camera!
- Ok, pensa Ginny, pensa. - Non restava altro da fare che cercare un dannatissimo posto dove nascondersi! La bella domanda era: dove?!
La voce di Fleur nel frattempo si era fatta più insistente e qualcosa nel cervello di Ginny le fece notare che era il caso di darsi una mossa. Così, mezza vestita, aprì di scatto la porta e si fiondò giù per le scale.
- Ginny!!! Mais alors? Dove sei, Ginny! - chiamò ancora Fleur salendo un paio di rampe di scale.
- Ehm, non ti preoccupare cara. Può darsi che sia andata di sopra a riposare un po’. È stata una mattinata lunga per lei… -
Ginny riuscì a malapena a sentire cosa aveva detto sua madre perché nel frattempo, capendo che Fleur si stava avvicinando, aveva spalancato la porta del bagno e ci si era chiusa dentro.

Qualche minuto prima, nello stesso bagno…

Harry si infilò sotto il getto dell’acqua calda e lasciò andare indietro la testa.
Una bella doccia era proprio quello che ci voleva. Erano mesi ormai che lui e Ron studiavano come matti per l’esame da Auror e ora che mancavano solo pochi giorni avevano decisamente alzato l’asticella. Un paio d’ore sui libri la mattina e poi esercizio fisico, compreso volo, fino all’ora di pranzo; nel pomeriggio secondo round fino a che non faceva buio e spesso anche oltre.
Era distrutto, ma ne valeva la pena. Entrambi erano migliorati molto e ora la meta era davvero vicina.
Certo, dopo che era andato a vivere per conto proprio, non era stato semplice tornare in una casa affollata come la Tana, ma al momento erano a mezzo servizio e anzi, gli faceva piacere essere d’aiuto anche solo con la propria presenza.
Fred e George passavano ormai la maggior parte del tempo nel loro appartamento in Diagon Alley e non c’erano mai. Di sicuro non si erano più visti né loro né le rispettive fidanzate da qualche settimana a questa parte ormai, da quando era arrivato Bill, il quale aveva del lavoro da sbrigare a Londra, accompagnato dalla futura sposa. Ma se Bill stava fuori tutto il giorno, come suo padre del resto, Fleur non aveva nessun altro con cui stare se non con la signora Weasley o Ginny. Ed entrambe di tanto in tanto avevano decisamente bisogno di staccare un po’ la Flebo, perciò avevano accettato ben volentieri di avere qualcun altro in giro per casa che potesse fungere da scusa perfetta per declinare qualche richiesta.
Addirittura Hermione si era offerta di venire a passare i fine settimana alla Tana, fra un esame di legge e un altro, e sarebbe tornata proprio da un momento all’altro.
Perciò, quel momento era un doppio rilassamento per lui, il suo piccolo spazio di solitudine e tranquillità. Ora però era meglio uscire, non poteva mica occupare il bagno tutto il pomeriggio.

Ginny richiuse di scatto la porta dietro di sé e attese a occhi chiusi l’inevitabile.
Dei passi si fermarono appena fuori dal bagno. - Je ne comprends pas. “Longue mattinée”. C’étaient juste quelques robes... - bofonchiò fra sé e sé Fleurs, prima di decidere di abbandonare la ricerca di sua cognata e tornare di sotto.
Ginny si appoggiò alla porta, le braccia ancora infilate nella canottiera, e si lasciò andare a un enorme sospiro di sollievo. Certo che l’aveva proprio scampata bella. Ora, sarebbe bastato uscire piano piano e sgattaiolare in camera sua. Aprì gli occhi ma di certo non si aspettava di trovarsi davanti quello che vide.
Di fronte a lei un Harry ancora tutto bagnato, con gli occhiali storti inforcati in fretta, si reggeva saldamente all’asciugamano avvolto in vita alla bell’è meglio.
Oooh cazzo.
- Ha... Ha... Harry... - riuscì a esclamare con un filo di voce.
Respira, Ginny, respira.
Harry deglutì vistosamente, spiazzato e apparentemente in carenza di ossigeno come lei. - Ginny... -
- Ah, io... i-io stavo, ecco... ehm stavo... - provò a indicare la porta, sperando che quel gesto sarebbe stato sufficiente a fargli capire che stava fuggendo da Fleur e il perché.
Fu a quel punto però che si accorse di avere ancora la canottiera infilata solo per le braccia e il reggiseno completamente in vista. E non era la sola ad averlo notato.
Dannazione!
Si girò di scatto e si infilò la canotta con tutta la non chalance che potesse fingere e tornò a voltarsi verso Harry come se non fosse successo niente.
- Ecco, - tentò nuovamente di spiegarsi, torturandosi le mani, lo sguardo che per il nervosismo passava dal pavimento al soffitto, cercando di non soffermarsi troppo su quel popò di roba che si trovava nel mezzo - Io ero... di sopra e poi... c’era Fleur e io non volevo... -
Insomma, Weasley, cerca di non sbavare! Cosa ci sarà mai di strano in un fisico scolpito dall’allenamento da Auror, tutto bagnato... mezzo nudo..?
Harry intanto ne aveva approfittato per annodare meglio l’asciugamano in vita.
Non che fosse servito molto, visto che le gocce d’acqua continuavano a scivolargli su quel petto così... liscio.
Oh, ma per Morgana, Ginny, riprenditi, non puoi mica stare qui tutto il giorno a fissarlo!
Decise allora di cambiare strategia. - Ehm, ehm, - iniziò cercando di darsi un contegno, - sarà meglio che vada. -
Harry, che intanto si stava assicurando di aver ricominciato a respirare, annuì vistosamente, le mani sui fianchi. - C-credo di sì. -
Oh ma che diavolo, com’è che riesco sempre a infilarmi in queste situazioni?!
Ginny girò la maniglia per uscire, ma quella non si mosse. Riprovò. Una, due volte un po’ più decisa. Niente.
Si girò imbarazzata verso Harry, sorridendo, come per rassicurarlo: “Adesso ce la faccio, non ti preoccupare. Niente panico.”
Agguantò decisa la maniglia e riprovò, mentre l’agitazione aumentava esponenzialmente.
Apriti, apriti, APRITI MALEDIZIONE!!
La porta rimase chiusa.
Ok, ora poteva farsi prendere dal panico.
Pensa, Ginny, pensa.
Sfoggiò la sua espressione più innocente e si voltò per l’ennesima volta verso Harry.
- Scusa, potresti per caso prestarmi la bacchetta? - gli chiese come se non ci fosse niente di strano nel non riuscire ad aprire una porta senza.
Harry, che nel frattempo si era asciugato ma stava cominciando a sudare, fece imbarazzato il gesto di tastarsi le tasche, di cui ovviamente l’asciugamano non era dotato.
- Ehm, io.. io non ce l’ho. È... È in camera. -
- Oh. - Merda.
Adesso come glielo spiego senza che sembri che me lo sto inventando?
- C’è... c’è qualche problema? -
- È che... la porta è difettosa. -
- Ah. -
- Quindi ogni tanto... si... blocca. Sai quando uno gli dà proprio uno strattone... forte. - Come ho fatto io per fuggire da allez les bleus lì fuori.
- E, non c’è un... altro modo per aprirla? - chiese Harry incrociando le braccia al petto come per coprirsi. Doveva davvero venire fuori da quella situazione oppure le cose, lo sentiva, sarebbero potute degenerare molto rapidamente. E in molti modi diversi.
- Oh, sì certo! - rispose pronta Ginny.
Harry parve sollevato.
- Certo, con la bacchetta è molto più semplice. -
- Altrimenti? -
- Altrimenti, beh... - la sicurezza nel tono di Ginny iniziò a diminuire mano a mano che parlava.
- Basta che qualcuno apra. Da fuori. - concluse grattandosi la testa nervosamente.
- Ah. -
Forse non era così facile, dopotutto.
L’imbarazzo nel bagno si tagliava ormai con il coltello.
Poi Harry risollevò lo sguardo dal pavimento, in cerca di una soluzione. - E quindi basterebbe chiamare... qualcuno? -
- Beh... sì. -
Il moro annuì. Era ovvio. Col culo che aveva lui il primo a passare di lì sarebbe stato Ron e allora sì che sarebbero stati dolori. Senza contare che le probabilità che fosse proprio lui il primo a passare erano altissime, visto che il bagno era sul pianerottolo subito dopo la camera, vuota, dei gemelli e subito prima di quelle di Ron e Ginny.
A occhio anche lei doveva aver pensato la stessa cosa.
- Sì, beh, potremmo... potremmo anche aspettare un attimo. A vedere se... arriva... qualcuno. - Possibilmente non uno dei miei fratelli passati per caso né dei miei genitori e questo assottiglia le probabilità. E di molto.
- Oh, sì, ok! - rispose forse un po’ troppo frettolosamente Harry.
Si sorrisero nervosamente e spostarono entrambi lo sguardo altrove.
Il problema principale di Harry al momento era quello di cercare di mantenere calma piatta. E la cosa non era per nulla facile se continuava ad avere davanti il seno di Ginny, ben evidenziato ora dalla canottiera stretta, e i pantaloncini dannatamente corti che aveva su.
Poco dopo però la loro attenzione fu attirata da un rumore di passi in avvicinamento: qualcuno stava salendo le scale e dalla voce nessuno dei due aveva dei dubbi: Hermione.
Oh grazie a Merlino e a tutti i suoi avi, pensarono entrambi.
Harry però fu l’unico a trovare strano che la sua amica si fosse messa a parlare da sola. Si concentrò di più e fu allora che si accorse di una seconda serie di passi, più pesanti.
Oooh merda. Se è lui sono già morto.
Peccato che dall’espressione di sollievo ancora stampata sul volto di Ginny, lei non sembrava essersi accorta di niente. E ora rischiava di cacciarli entrambi in guaio peggiore di quello in cui erano già.
Per scongiurare l’inevitabile, Harry fece la sola cosa che gli venne in mente. Senza alcun preavviso, si avventò su di lei, mettendole il braccio sinistro dietro la schiena per attirarla  a sé, evitandole così l’impatto con la porta, e coprendole la bocca con la mano destra.
Gli occhi spalancati di Ginny mostravano tutta la sua sorpresa per quel gesto così impulsivo, ma Harry non aveva tempo di spiegarle. La guardò dritta negli occhi e, portandosi a meno di un centimetro dal suo viso, mimò con la bocca - Shhh! -
Ginny annuì leggermente. In quel momento doveva ancora capire se la cosa che la esasperava di più fosse essere beccata o sentire il corpo nudo di Harry premuto contro il proprio.
La voce di Ron si era infatti aggiunta a quella di Hermione e lei proprio non se ne era accorta prima.
- Non ci ho ancora messo nulla perché avrei voluto farmi prima una doccia. -
I passi si fermarono proprio fuori dalla porta. Harry e Ginny si fissarono e trattennero il respiro.
Ci sarebbe voluto così poco per baciarla. Ma non era decisamente il caso di distrarsi proprio ora.
- Solo che poi mia madre ci ha chiamato per il pranzo e stare seduto sulla sedia non deve avermi fatto un gran bene. -
- No di certo, visto com’eri stravaccato. - lo rimproverò Hermione.
Ron si schiarì la voce. - Si, beh, ora ho solo voglia di sdraiarmi. -
- Se vuoi qui nello zaino ho dell’arnica gel, posso prestarti questa. -
I passi ripartirono e le voci si abbassarono. Solo quando si sentì il “click” della porta di Ron, Ginny ed Harry ricominciarono a respirare.
Togliendo la mano dalla bocca di Ginny, Harry chiuse gli occhi tirando un sospiro di sollievo. - C’è mancato un pelo... -
Ginny era decisamente d’accordo, ma non solo per quello che intendeva lui. L’asciugamano intorno alla vita di Harry aveva iniziato ad allentarsi e lei riuscì a esalare solo un - Eh, già... -
Quando Harry notò che lei aveva distolto rapidamente lo sguardo, abbassò il volto.
- Cazz... - Si staccò da lei e portò le mani all’asciugamano giusto in tempo.
Fortunatamente Ginny non gli diede nemmeno il tempo di pensare a quello che sarebbe potuto succedere.
- Magari... magari è meglio se ti vesti, che dici?! - disse tutto d’un fiato.
- Sì! Sì, direi che è un’ottima idea. -
Si avvicinò allo sgabello dove aveva appoggiato il cambio, ma prima si voltò verso Ginny, ancora lì tranquilla davanti a lui.
- Ehm, - provò senza sapere bene cosa dire. Quell’incertezza fu sufficiente perché Ginny si riprendesse dal mondo dei sogni (un mondo dove l’asciugamano di Harry era effettivamente caduto) e diventò paonazza.
- Oh, certo, certo! Io mi giro, certo. Scusa, io... non... guardo. Ecco fatto, ora puoi... vestirti. -
Il moro si rilassò per un momento e si concesse un attimo per osservarla mentre si torceva le mani. Sorrise e si infilò slip boxer e pantaloni e si concentrò su un altro problema.
L’incontro ravvicinato di poco prima aveva risvegliato in lui una certa reazione fisica che un paio di pantaloni della tuta non avrebbero di certo potuto nascondere.
Avanti, Potter, concentrati, pensa a qualcosa di disgustoso, tipo... le docce aperte dei dormitori maschili di Hogwarts!
Dopo qualche sospiro un po’ più lungo, le cose tornarono a un’apparente normalità.
- Ora puoi girarti, - le disse schiarendosi la voce.
Quando Ginny si voltò però non si aspettava di vederlo ancora a torso nudo. Harry si guardò.
- Io ho... dimenticato la maglietta in camera perciò... -
- Oh, ma figurati! Non c’è problema, eh! E chi si scandalizza! - rispose lei forse con una voce un po’ troppo stridula per i propri gusti. Harry sorrise, le mani sui fianchi.
Quanto ancora sarebbero potuti andare avanti a suon di sospiri, monosillabi e risate imbarazzate?
Ginny si schiarì la gola. - E quindi, che facciamo adesso? -
Io un’idea ce l’avrei pure...
Lui allargò le braccia. - Non ne ho idea. - Poi si avvicinò a lei e si sedette con la schiena appoggiata alla porta. Ginny lo imitò subito dopo.
Dopo qualche minuto di silenzio, Harry fece la prima mossa per intavolare una vera conversazione. - Allora, scappavi da Fleur? -
- Oh, sì, - gli rispose Ginny abbandonando la testa contro la porta. - Mi sta appiccicata come la supercolla da quando è arrivata! Non mi dà un attimo di tregua. E Ginny di qua, e Ginny di là, e Ginny comme ça! È frustrante. -
Lui rise. - Beh, si sentirà sola. Dopotutto sono qui solo per il lavoro di Bill e lei non ha molte altre persone che conosce con cui passare il suo tempo. Si tiene occupata. -
- Ma lo so, però... certo se anche mia madre la smettesse di appiopparmela ogni volta che le fa una domanda sarebbe di aiuto. Oggi ho provato tanti di quei vestiti da damigella che pensavo mi sarebbe venuta un’irritazione da cerniera sulla schiena! - esclamò ridendo.
- Voi, invece? Che avete fatto? -
Harry fece spallucce. - Solita routine. Solo che dobbiamo aver esagerato con l’allenamento, - disse toccandosi il collo, dolorante. - Tuo fratello ha cominciato a fare il cretino e alla fine è caduto di schiena, che tra l’altro gli dava già problemi ieri sera. Ci ha preso un bel colpo. -
- E tu invece? Tutto bene? -
- Oh, io ho solo un po’ di fastidio al collo e alla spalla. Sarà un po’ di cervicale... -
Che mi è tornata solo perché ogni fibra del mio corpo è tesa come una corda di violino da quando siamo chiusi qui dentro mezzi nudi senza poter far nulla!
Ginny si mise in ginocchio. - Fammi vedere. Non sono cose che vanno sottovalutate, altrimenti te le porti dietro per giorni. -
- E tu come lo sai? - le chiese, offrendole la schiena e incrociando le gambe.
- Studio. Praticamente da quando ho iniziato a praticare Quidditch mi sono messa a studiare la fisioterapia. Una cosa leggera, eh? Non sono una professionista, ma le cose più frequenti riesco a trattarle parecchio bene, modestamente. - Quando lo toccò con un po’ più di decisione, Harry emise un gemito di dolore.
- Mm, potrebbe essere anche una contrattura. Potrei farti un massaggio se vuoi, scommetto che si scioglierà subito. -
Harry non riuscì a trovare un buon motivo per dirle di no. A dirla tutta, nemmeno ci provò.
- Ok. -
- Ottimo. Devo avere anche un po’ di olio di mandorla qui da qualche parte, - disse lei rovistando sotto il lavandino. - Eccolo! Allora... se stendi l’asciugamano per terra ti puoi mettere sdraiato, prono. -
Harry fece come gli era stato detto.
- Metti la testa verso di me. Gli occhiali te li metto qui accanto. Braccia lungo i fianchi, così non crei ulteriore tensione. Come va? -
- A dirti la verità la mia testa non è particolarmente comoda. Ci vorrebbe qualcosa su cui appoggiarmi. -
Ginny si guardò intorno senza trovare nulla. In casa sua ognuno si spostava sempre con i propri asciugamani, specialmente se c’erano ospiti. Niente disordine!, ripeteva sempre sua madre.
Pensò in fretta. Anzi, non pensò affatto. Si tolse la canottiera e la piegò in quattro.
- Ecco, usa questa. Non devi stare particolarmente alzato. -
- Oook, - le rispose il moro, senza sapere di preciso cosa stesse usando. - Meglio. -
- Ottimo, ora, rilassati e pensa solo a respirare. -
Ginny si posizionò con le ginocchia ai lati della testa di Harry e, dopo essersi versata dell’olio sulle mani, iniziò a massaggiarlo su scapole e base del collo. Lui lasciò andare completamente ogni tensione, come aveva detto lei. - Aaah, è fantastico. - E lo era davvero. Le sue mani facevano dei movimenti così morbidi ma in un modo così deciso che lo stavano facendo sciogliere.
- Vero? Vedrai che starai meglio dopo. -
Non ho nessun dubbio...
Dopo aver prolungato i passaggi al limite di ciò che sarebbe stato lecito per un normale massaggio, Ginny si fermò. - Ora dovresti metterti supino, - gli sussurrò.
Lui si girò, sentendo che lei cambiava posizione, arretrando leggermente.
- Ora cerco di portare via un po’ di tensione nelle zone vicine. -
Questa volta Harry non poté trattenersi da emettere qualche mugolio di apprezzamento. Ma quando poco dopo aprì gli occhi, non gli ci volle molto per capire che la sua tensione sarebbe tornata, anche se non proprio alla base del collo. Non aveva bisogno degli occhiali per vedere il seno di Ginny a pochi centimetri dalla sua faccia.
E non puoi farmi questo - ... Gin? -
- Sì? - chiese lei piano. Il massaggio non stava facendo bene solo a lui. Con la scusa di massaggiarlo, Ginny stava decisamente approfittando per affondare le sue dita nei muscoli di Harry. E quando mi ricapita di toccarlo così?
- Ginny io... -
Merlino! Troppo tardi.
Harry spostò in fretta le mani sul basso ventre. Non che il gesto non lasciasse intendere il motivo.
Ginny sorrise imbarazzata, ma continuò maliziosamente.
- Così? -
- Oh, sì, è... perfetto. -
Basta, adesso si sarebbe girato e al diavolo tutto. Se Ron l’avesse ucciso almeno sarebbe morto per qualcosa.
Ma non fece in tempo perché la porta si aprì piano e la voce di Hermione, per quanto bassa, riempì il bagno. - Scusate, io me ne vado subito devo solo lavarmi le... -
Accadde tutto in una frazione di secondi.
Harry si alzò raccogliendo occhiali e asciugamano e appallottolandolo davanti a sé, Ginny riprese la canottiera da terra e armeggiò per rimetterla dal verso giusto, prima di voltarsi verso l’uscita.
Accidenti, ma come diavolo aveva potuto non sentirla arrivare?! Altro che allenamento da Auror.
Hermione era sulla porta con le mani nelle mani, scalza, e sola.
Ecco spiegato il motivo: non aveva le scarpe.
E perché diavolo la sua migliore amica non aveva le scarpe?
- Oh, Hermione, grazie a Morgana, - esclamò Ginny.
- Non... non volevo disturbare, - cercò di giustificarsi Hermione, lanciando occhiate nervose in direzione della camera di Ron. Brutto segno, pensò Harry.
- No! - la bloccò Ginny prima che potesse continuare. - Io gli stavo facendo un massaggio! Siamo rimasti chiusi dentro e lui aveva male a una spalla e... -
Il sorriso nervoso di Hermione, probabilmente molto simile al proprio, convinse Harry che era arrivata l’ora di levare le tende.
Con una mano spinse Ginny in direzione della porta.
- Comunque ora il bagno è libero, noi andiamo, - disse lui prima di correre entrambi fuori dal bagno.
Ma nessuno di loro fece in tempo.
Ginny aveva appena superato il secondo gradino verso camera sua ed Harry era giusto sul pianerottolo del suo migliore amico quando un Ron a torso nudo aprì la porta della propria camera.
- Che sta succedendo qui? -
- Niente! - risposero in coro gli altri tre. Hermione nel frattempo era rimasta fuori dal bagno, la porta aperta.
Lo sguardo di Ron passò da sua sorella, che nella fretta non si era rimessa la canottiera, ad Harry e l’asciugamano che reggeva in un punto strategico.
Ecco, lo sapevo che sarebbe finita così.
- Che cosa diavolo stavate facendo voi due?! -
- Un massaggio! - risposero in coro.
Hermione cercò di non far precipitare le cose. - Dai, Ron, stavano solo facendo un massaggio, - gli disse in tono allusivo.
A cosa alludesse, Harry non lo capì.
Ron però sembrò essere sul punto di scoppiare.
- Un... MASSAGGIO?! -
Ginny sembrò riacquistare la sua sicurezza. Si infilò la canottiera e scese un gradino, fissando suo fratello a braccia incrociate.
- Sì, un massaggio. E voi due, cosa stavate facendo invece? - chiese maliziosa accennando ai pantaloni sbottonati di Ron.
Harry trattenne a stento una risata.
Ron si coprì in fretta con le mani e guardò Hermione.
- UN MASSSAGGIO! - esclamarono all’unisono.

Fine

(oppure no?)

  
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