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Autore: drisinil    24/09/2022    3 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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16 - Nausea


1 novembre 2012

La festa di compleanno di Yama è un tributo annuale che Kei paga alla loro amicizia.

Quest'anno, Yama l'ha organizzata al club, dopo l'allenamento. Oltre alla squadra al gran completo, comprese le manager, ci sono tre o quattro dei loro compagni di classe, un tizio molto in gamba del basket che ha un debole inspiegabile per Hinata, due primine che seguono Kageyama ovunque vada e le pallavoliste del Karasuno femminile, invitate da Sawamura, che ha una cotta per il capitano e l'unico a non saperlo è lui stesso.

Nel complesso, Kei preferirebbe un anno di monacato in Tibet a dieci minuti di danze sfrenate in palestra con quella gente. Il bene che vuole a Yama si può misurare dal fatto che sia disposto a starsene lì buono per un paio d'ore senza le cuffie in testa. Che si metta a ballare, possono sognarselo.

Al momento, Kei sta osservando il tizio del basket che ascolta rapito i deliri di Hinata a base di onomatopee. E' chiaro che non ci stia capendo un tubo, ma finge il contrario. Kageyama li sta guardando malissimo, ma anche lui finge. Finge che non gliene importi niente e finge di interessarsi alle moine delle sue ammiratrici.

E' interessante che, a prescindere dall'età, dal genere, dal censo, dal contesto, la simulazione sia saldamente alla base delle interazioni sociali, specie di quelle di matrice sentimentale. L'ennesimo eccellente motivo per evitarle.

Kei si accorge che Yama lo ha raggiunto solo quando se lo trova davanti, sorridente, con in mano un vassoio colmo di cibo. «Non c'è niente che ti vada?» chiede Yama, guardando il piatto di plastica colorata di Kei, mezzo vuoto. «Una volta gli onigiri di mia mamma li adoravi.»

E' la verità: la Signora Yamaguchi è un portento in cucina. Ma stasera Kei non è dell'umore giusto per onorare un banchetto.

«Sei il festeggiato, Yama, non hai niente di meglio da fare che spiare il mio piatto?»

«Sono anche il tuo migliore amico e sono preoccupato: ultimamente stai mangiando ancora meno del solito, che già è poco.»

«Piantala. Non è vero. Non si preoccupa mia madre, devi andare in ansia tu? Sto benissimo.»

«Se stai benissimo non lo so, ma che non mangi è vero. E guarda che non me ne sono accorto solo io. Anche Suga-senpai lo ha notato, lo ha detto a Daichi-san che poi è venuto a chiedermelo.»

«E tu che gli hai detto?»

Yama non ha paura di fissare Kei negli occhi. Li conosce come fossero i propri. «Secondo te che gli ho detto?»

«Ti assicuro che anche col tutore sono in grado di darti un pugno in faccia.»

La risatina tipica di Yama, un po' divertita e un po' seccata, è un suono tutto sommato rassicurante. «Gli ho detto che si sbagliavano. Che non avevo notato niente.»

«Ottima risposta. Quindi, qual è il problema?»

«Va bene, Tsukki, ho capito, lasciamo perdere. Ma se continui così, finisci male. Almeno facci caso, sarebbe proprio da te ridurti da ricovero e non essertene nemmeno reso conto.»

«Che idiozia!» si ribella Kei, ma intanto gli torna in mente l'attimo di dubbio che ha avuto quella stessa mattina, quando non ricordava più se il buco solito della cintura fosse l'ultimo o il penultimo.

«Se lo dici tu... » risponde Yama, stringendosi nelle spalle. «Però ricordati che il mondo sulle spalle non lo devi portare da solo.»

«Fanculo Yama. Smetti di sparare a caso frasi prese dai giornaletti di tua sorella e torna lì in mezzo a quegli scemi a ballare e a divertirti. Perdere tempo con me lo fai tutti i giorni, sedici anni li compi solo oggi: vai a festeggiarli!»

«Non dico di ballare, ma almeno di divertirti un po' e di mangiare qualcosa potresti sforzarti anche tu...»

Kei si sente vagamente in colpa. «Senti: la festa è bella. Dico sul serio. Sono io che non sono proprio dell'umore giusto. Per questo, per favore, lasciami perdere. Non pensare a me e spassatela!»

Yama sospira e fa per andarsene, poi si volta e inclina la testa, segno premonitore di una qualche domanda particolarmente indiscreta. «Ehi, Tsukki. Kuroo Tetsurou non c'entra niente con questa storia, vero?»

Yama è capace di coglierlo di sorpresa. Non succede spesso, ma è uno dei motivi per cui Kei, anche da bambino, lo ha sempre trovato interessante. Sembra docile, pacato, qualche volta anche poco furbo e invece poi se ne esce con queste domande a effetto, imprevedibili e precise come proiettili, che rovesciano all'improvviso i loro rapporti di forza.

«Che cazzo dici? Come ti viene in mente?» risponde Kei, sforzandosi di suonare naturale.

«Guarda che lo so che porti la sua felpa, dentro casa.»

«Cosa?» Kei si guarda intorno. «Abbassa la voce, comunque.»

«Ti ho visto già al ritiro, che la portavi quando sei rientrato la prima sera. Pensavo che l'avresti restituita il giorno dopo, poi invece l'ho vista nel tuo borsone. Chi pensi che l'abbia spinta sul fondo? Noya-san l'aveva già adocchiata...»

«Sono circondato da impiccioni molesti.»

«Non c'è di che.»

Kei alza il dito medio. Yama sfoggia un sorrisetto compiaciuto, sa benissimo di aver fatto punto. Ace.

«Comunque, Tsukki, stai evitando di rispondermi. Un tizio molto intelligente una volta mi ha detto che le omissioni sono ammissioni.»

Quella di ritorcergli contro le sue stesse battute è un'altra inveterata abitudine. La velocità mentale di Yama non è eccelsa, ma la sua memoria è sempre stata prodigiosa.

«E' solo una felpa» risponde Kei, con insofferenza. Mentre lo dice, sente sul palato il sapore della bocca di Kuroo.

«Certo. Come no.»

«Stai per caso dicendo che le due magliette tue che sono nel mio armadio significano che andiamo a letto insieme?»

«Tutto il contrario. Significano che non ti piace prestarmi le tue cose, anche se siamo amici da quando eravamo alti così.» Yama fa segno all'altezza delle cosce.

«Tu a dire il vero eri alto così» Kei segna una distanza di pochi centimetri fra pollice e indice.

Yama arriccia le labbra. «Stai di nuovo cambiando discorso.»

«Non mi tormentare, Yama. E' una faccenda complicata.»

«Questo l'ho capito da solo. Kuroo che compare prima a Osaki e poi a Sendai all'improvviso? Haiku dell'epoca Edo sulla chat del Karasuno? E Yamamoto che ci informa sulla situazione sentimentale del suo capitano... puzza di corteggiamento lontano un miglio.»

Il discorso è serio, ma Yama si sta anche un po' divertendo. In effetti unire i puntini non era difficile. Il resto della squadra non ci è arrivato solo perché tutti insieme non fanno un QI a tre cifre.

«Il corteggiamento te lo do io sui denti, se non la pianti.»

«State insieme?»

«No!»

«E il problema è questo?»

Oltre alla memoria da elefante, Yama ha anche il dono della sintesi.

Kei si sente improvvisamente molto stanco. «Il problema è che non ci può essere niente di niente fra noi. E io me lo devo dimenticare: lui, i suoi haiku e le sue cazzate. Solo che ci sto riuscendo meno bene del previsto.»

«Perché non ci può essere niente? Tu quindi vorresti che ci fosse? Sei innamorato? Magari se mi racconti che succede...»

Innamorato. Forse Yama ha davvero bisogno di un pugno in faccia. «Quale parte di dimenticare non è chiara?»

Yama sospira di resa. «Va bene, Tsukki. Scusami. Non voglio tormentarti. Ma non voglio nemmeno che ti ci ammali. Tieniti d'occhio, okay?»

«Ti sembro il tipo che si ammala per una cosa del genere?»

«Sinceramente? Secondo me sì.»

Kei allarga gli occhi, ma Yama risponde stringendosi nelle spalle e infilandosi in bocca un onigiri.

Ecco cosa succede a essere davvero in confidenza con qualcuno: che ti conosce troppo bene. Figuriamoci un tipo di relazione ancora più intima.

Kuroo il suo sapore può tenerselo. Anche il suo profumo. I suoi addominali, i suoi bicipiti, gli occhi felini, i capelli da demente e tutto il resto. Ce ne sono un milione di ragazzi belli in giro. Anche più belli di lui. E meno impegnativi, meno intelligenti, meno ingombranti, meno testardi, meno esigenti. Più superficiali, più ordinari, più rispettosi quantomeno delle leggi della fisica. E magari più omosessuali, che ci vuole pochissimo.

Kei getta un'occhiata al piatto che ha in mano e solo la vista del gambero triste e solitario che nuota nella salsa gli produce un'ondata violenta di nausea. Altro che mangiare; tenersi dentro quello che ha mandato giù tre ore fa è un obiettivo già abbastanza sfidante.

 

   
 
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