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Autore: susiguci    26/09/2022    1 recensioni
ll MERTHUR ll CIRCUS ll INIZIO SEC. XX ll CRACK PAIRING ll
Dal primo capitolo:
["Piacere, io sono Arthur!" si sporse allungando la mano verso il ragazzo.
"Merlin!" disse il più giovane, allungandosi a sua volta e stringendogli la mano con poca forza.
"Dai, non fare quella faccia. Non è poi così terribile qui! Almeno avrai qualcosa da mettere nello stomaco tutti i giorni!"]
Dal terzo capitolo:
[Il pubblico applaudiva e mentre il biondo aiutava Merlin a scendere, il ragazzo si fece prendere in braccio e gli schioccò un bacio sulla bocca. Il pubblico rideva e urlava. Arthur era rimasto a occhi e bocca spalancati...]
Dal quarto capitolo:
[Arthur si inginocchiò e si apprestò a slacciare la cintura dell'altro...
...Arthur chiuse gli occhi. Non sopportava di vedere quel che stava per fare...]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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A true kiss













La mattina seguente, era ancora molto presto quando Lancelot corse al carro di Alined e bussò. 

Il direttore del circo stava ancora dormendo e aprì la porta con gli occhi semichiusi e completamente intontito. Lancelot lo osservò. Non l 'aveva mai visto nella sua camicia da notte lunga e bianca, con i capelli spettinati e la barba già piuttosto lunga. Attraverso l'ampio scollo della camicia, il giovane notò che il vecchio portava un medaglione, seminascosto dalla peluria grigia del petto. Era a forma di rombo, nero con dei piccoli segni bianchi. Era un bel medaglione, ma al ragazzo fece uno strano effetto: il suo capo non era certo il tipo da indossare dei monili. 

 

Notando il suo sguardo, Alined unì i lembi della camicia, allacciando i bottoni fino al collo. 

Era decisamente scocciato. 

Anche lui come Arthur aveva bisogno di dormire di più, dopo i loro incontri. Anzi, ancora di più, considerati i trent’anni di differenza dal suo amante.

 

Il capo per un attimo strabuzzò gli occhi. Solo in quel momento infatti, si ricordò della sera prima e delle urla di Gwen.

Ormai tutti quanti sapevano di lui e del ragazzo. 

Si sentì in colpa, non tanto per Arthur, quanto per Gwen. E non solo perché lei era un'ottima professionista e una grande lavoratrice. Sicuramente anche per quello, però si era affezionato alla ragazza. E non solo a lei. Quel gruppo era diventato il 'suo' gruppo. Dopo gli anni trascorsi accanto a Trickler, questo team di artisti era diventato particolarmente importante per Alined, anche a livello umano: erano forse le uniche persone ad essere riuscite a scalfire, almeno in parte, la solida corazza, dietro la quale si nascondeva un uomo solo e infelice.

Era da un po' che, con loro, sentiva di aver raggiunto una sorta di equilibrio, che se non lo rendeva felice, perlomeno lo rendeva sereno: una situazione che non gli era mai capitata con coloro che si erano susseguiti all'Albionstars, nel corso degli anni. Il tocco finale, era stato l’arrivo di Merlin. Gran parte del merito andava a quel ragazzo, ne era certo. Genuinità, entusiasmo, disponibilità avevano condizionato il gruppo dei circensi che ne aveva tratto benefici. George escluso.

Adesso quell'equilibrio rischiava di rompersi, anzi con molta probabilità si era già spezzato.

 

Eppure anche se teneva a Gwen, rinunciare ad Arthur per lei o per chiunque altro, sarebbe risultato impossibile per Alined. Almeno finché il ragazzo avesse continuato a presentarsi davanti a lui, al contrario di quanto aveva affermato la sera prima. 

Era andato in panico quando Arthur gli aveva detto che non si sarebbe presentato. Panico, che aveva nascosto dietro un atteggiamento di offesa e di rabbia verso il giovane tanto desiderato.

 

Era stato egoista, lo sapeva, ma niente valeva quanto avere Arthur, nemmeno il suo amato circo.

 

“Vieni, Lance! Siediti!”

“No, Alined … io …” balbettò il giovane.

“Lo so. Ho sentito Gwen, stanotte! Come sta?”

Lancelot lo guardò con occhi un po’ troppo aperti. Come poteva chiederglielo? 

“Voglio dire … So che sta male, ma …” continuò il vecchio visibilmente a disagio.

“Non sono qui per puntare il dito contro di voi o contro Arthur. A me non interessa … il problema adesso è un altro! Lei non ha chiuso occhio tutta la notte. Ha pianto in continuazione e si è addormentata solo poco fa. È molto calda e deve avere la febbre alta. Gwen non può partecipare allo spettacolo di stasera! E nemmeno io!”

“Cosa? Perché nemmeno tu?”

“Gwen va tenuta d’occhio costantemente. Anche adesso devo tornare da lei subito. Temo altrimenti che sarebbe capace di fare una sciocchezza …”

Ad Alined prese un mezzo colpo. Non aveva pensato che la ragazza sarebbe potuta arrivare fino a tanto. 

“Non preferisci che la faccia mandare in una clinica, fino a quando non starà meglio?”

“No. Non ha bisogno di estranei che si occupino di lei. Ha bisogno di avere vicino qualcuno di cui si fidi e che le voglia bene veramente.”

“Allora nessuno è più adatto di te. Dille che non si preoccupi per lo spettacolo. Dille solo che pensi a stare bene. Glielo dirai?”

“Sì, glielo dirò, appena si sarà calmata un po’. E voi cosa farete? Manderete a monte lo spettacolo di stasera?”

“Non lo so ancora. Se tornando al carro, dai una voce a qualcuno per una riunione d’emergenza, mi faresti un favore. Ma per il resto, pensa solo a starle vicino!"

“D'accordo. Potreste farci portare qualcosa da mangiare e da bere, più tardi?”

“Certamente. Manderò anche un medico, se credi!”

“Un medico? Sì, è una buona idea.”

Nello scendere dal carro, Lancelot si fermò e si girò verso il capo: “Alined … è meglio che voi e Arthur non veniate a farle visita …”

Il vecchio annuì in silenzio.

“Pensateci voi a farglielo sapere, perché io … temo che finirei per farci a botte.”

“Posso chiedere perché ce l’hai con lui e non con me?” chiese Alined.

“Voi non c’entrate più di tanto. È Arthur che l’ha tradita. Lei lo amava sul serio e lui lo sapeva benissimo, eppure …” si fermò esalando uno sbuffo di stizza. “Se a lui piacciono gli uomini, avrebbe dovuto lasciarla stare …” disse con rabbia.

“A me piacciono gli uomini, Lance, ma ad Arthur piacciono sia gli uomini che le donne! Ti chiederai come lui abbia potuto scegliere un vecchio come me, anziché una ragazza bella e dolce come Gwen …”

Lancelot non riusciva a guardarlo e non disse nulla.

“È quello che mi chiedo anch’io” rispose Alined. “Posso dirti però che Arthur non voleva!”

“Non dite eresie: non credo che voi gli abbiate usato violenza. Arthur è il più forte di tutti, qui. Più forte persino di Percival. E, non offendetevi, ma non penso che voi … alla vostra età … avreste potuto costringerlo a fare una cosa che non voleva …”

“Non intendevo dire questo …” provò a inserirsi Alined.

“Non m’ importa il perché, ma solo … che l’abbia fatto!” Sbottò il ragazzo con una smorfia di disgusto. Teneva i pugni serrati e la voce gli tremava. “E lo sa che cosa ha fatto il ‘vostro’ Arthur, subito prima di venire da voi, ieri sera? Ha fatto l’amore con Gwen! L’ha cercata lui! Quando è venuto da voi era ancora caldo del suo corpo!”

 

Alined sentì il cuore mancare un battito. Dovette reggersi con una mano a un palo del carro, per non cadere. E pensò con amarezza a tutte quelle balle raccontate ad Arthur sul fatto che non era geloso.

 

Dopo un lungo momento di silenzio, il vecchio sembrò riprendersi.

“Scusami Lance! Ma non sei felice neanche un po’ che tra loro sia finita? So bene che sei rimasto nel circo, solo per amore di Gwen. Potrebbe essere l’occasione che aspetti da tanto!”

“Se io la amo, come posso vederla così? Io voglio che lei sia felice, non che voglia morire…” continuò Lancelot con la voce che si incrinava, quasi stesse per piangere.

Poi scese dal carro con un balzo e, con gli occhi lucidi, urlò con quanto fiato aveva: “Che Arthur le stia lontano! Se lo vedo vicino a lei anche solo una volta, giuro che gli spacco la faccia!”


***


Quella notte era stata un inferno per Arthur. E un purgatorio per Merlin.

Avevano dormito uno fianco all’altro. Non si poteva fare altrimenti: anche George e Leon avevano i giacigli appiccicati tra loro.

Erano al buio, ma Merlin avvertiva i movimenti di Arthur: il giovane si muoveva piano, sospirava piano e piangeva piano per non svegliare gli altri. Merlin non poteva neanche confortarlo con le parole e gli dispiaceva sentirlo soffrire così.

 

Non aveva voluto sapere cosa fosse successo. Arthur glielo avrebbe certamente detto se lui avesse voluto conoscere la verità.

Ma il dolore negli occhi di Arthur lo aveva dissuaso. Merlin se da un lato era curioso, dall’altro temeva la risposta. La reazione isterica di Gwen l’aveva sinceramente spaventato. Un tradimento di Arthur? Lui non c’entrava nulla eppure sentiva che la verità avrebbe potuto fargli male. E un dolore di quel tipo, lui non voleva provarlo più, non voleva ricordare lo strazio del suo passato, con Mordred e Will. Era un comportamento infantile, ne prendeva atto. Si sentiva un codardo e sapeva che mettere la testa sotto la sabbia come uno struzzo impaurito, non avrebbe portato alcun vantaggio. Ma in quel momento, non gli importava.

 

Quando i singhiozzi soffocati di Arthur aumentavano, Merlin lo cercava nel buio, battendogli leggermente una mano sul petto o sul braccio, dove capitava. Altre volte trovava una mano di Arthur e gli teneva la sua sopra, per qualche istante.

Qualche volta gli passava un fazzoletto o gli prendeva la mano guidandola fino a un bicchiere di acqua, perché potesse bere.

Infine dopo molte ore insonni e senza pace, Merlin guidò la mano di Arthur perché gli prendesse un polso. Un contatto umano, finché l’altro avesse voluto. Forse gli serviva questo più che altro.

Arthur si aggrappò a quel polso come a un’ancora di salvezza e finalmente prima lui e poi Merlin si addormentarono.

 

Quando Merlin si svegliò, Arthur lo teneva ancora saldamente per il polso. Aveva dormito circa tre ore e aveva un sonno tremendo. Richiuse gli occhi, anche se la luce che giungeva dall’esterno era già piuttosto chiara. Poco dopo, a dispetto del sonno, si alzò: quello che era successo la sera prima era ancora così vivido e sgradevole che non sarebbe riuscito ad addormentarsi nuovamente.

Spostò con delicatezza la mano di Arthur, prese i vestiti e uscì fuori in mutandoni.



 

***



 

“Lance!” trasalì Merlin, trovandoselo di fronte. Farsi trovare a petto nudo e con solo i mutandoni addosso gli creò non poco imbarazzo, anche se Lancelot non diede l’impressione di averci fatto caso.


“Merlin! Cercavo proprio te!”

“Ah, sì?” chiese Merlin cercando di vestirsi il più velocemente possibile. “Da dove vieni?”

“Sono andato da Alined…”

“Davvero?” bofonchiò Merlin attraverso la trama della maglia che stava indossando. Poi si passò una mano fra i capelli e lo guardò. 

“Come sta?” domandò a bassa voce. 

“È ammalata! Ma non è quello il problema peggiore!”

“Tu sai cos’è successo?” chiese Merlin, cauto.

“Perché? Tu no?” chiese incredulo Lancelot.

“Io … no!”

“Tu e Leon siete gli unici a non saperlo! Io … non te ne parlerò. L’unico che può farlo è Arthur…”

“Io non credo di volerlo sapere! Detesto immischiarmi in queste cose.”

“Ora vado. Lei ha bisogno di me.”

“Sono contento che sia tu a occuparti di Gwen.”

“Alined mi ha detto di svegliare tutti. Riunione straordinaria. Puoi pensarci tu, per favore?”


***


Mezz’ora dopo i ragazzi erano riuniti ai tavoli della locanda sulla spiaggia. Erano tutti assonnati, ma Merlin e Arthur avevano dei cerchi grigi sotto agli occhi, da fare paura. Merlin in particolare, già bianco di suo, aveva la pelle talmente pallida da sembrare trasparente.

 

"Gwen non si sente bene e non parteciperà allo spettacolo." esordì Alined.

Nessuno disse niente. Se lo aspettavano. Per Arthur però fu un colpo lo stesso. 

Merlin gli toccò per un istante la gamba sotto il tavolo, come piccolo gesto di conforto e l'altro lo guardò con gratitudine.

"Nemmeno Lance ci sarà stasera."

Un brusìo passò tra i tavoli.

Gwaine si inserì: "Ma allora, non converrebbe rinviare del tutto lo spettacolo?"

"Dipende da noi! Siamo in grado di sostituire Gwen e Lancelot? Altrimenti dovremo rinviarlo, ma sarebbe la prima volta che manco alla parola data, per uno spettacolo dell'Albionstars.

Merlin intervenne: "Chi si sente di sostituire Lance negli esercizi di forza da fare assieme a me? Sono pochi esercizi!"

Arthur alzò la mano, senza guardare nessuno.

"D'accordo!" disse Alined. "Qualcun altro?"

Percival prese la parola: "Io potrei sostituire Gwen nel numero con i cavalli. Conosco bene sia gli esercizi che i cavalli, ma non potrò eseguire il numero più importante. Non potrò salire in piedi su Alpaca: si spaventerebbe a causa del mio peso."

"Non ha importanza. Mi fido di te e del tuo giudizio. Fai solo gli esercizi che senti alla tua portata…"

"Se hai bisogno di un assistente, posso farlo io" si propose Leon. "Ed anche con i leoni. L'ho già fatto in passato."

Percival annuì verso l’altro e gli sorrise: “Leon e i leoni!”

"Io potrei occuparmi del numero dei cani. Mi conoscono bene e mi adorano!" disse Gwaine spostando il ciuffo di capelli all'indietro, con il classico movimento laterale della testa, che fece alzare al cielo più di un paio d'occhi.

"Molto bene: rimangono scoperti il numero delle colombe e il numero dei pagliacci." Asserì Alined che guardò Merlin.

Anche Gwaine si girò verso di lui. George e Percival pure. E siccome tutti guardavano verso Merlin, anche Leon, senza sapere il perché, si voltò a guardarlo con interesse.

Il ragazzo in questione si sentiva osservato come non mai.

'Figurati. Lo immaginavo!'

Guardò verso Arthur che al contrario degli altri, osservava con interesse le venature delle assi del pavimento. Probabilmente non voleva influenzarlo, eppure a Merlin sembrava proprio che Arthur gongolasse.

'Bell'amico! Dopo la notte che mi hai fatto passare!' si disse Merlin.

"Possibile che non ci sia nessun altro che voglia occuparsi delle colombe?" scherzò Merlin rivolto agli altri.

I ragazzi si misero a ridere, compreso Arthur.

"Bene, Merlin, ti ringrazio. So che non è una decisione facile per te" dichiarò Alined "alle colombe penserò io! E tu mi aiuterai, George. Il disco lo metterà su qualcun altro."

"Va bene. E per sistemare il trucco potete passare da me" puntualizzò George.

"I compiti grossi sono stati assegnati. Ora vi chiederò un altro grande sforzo. Mancano parecchi assistenti da assegnare e bisognerà spostare alcuni numeri per darvi modo di cambiare il costume quando serve. George te la sentiresti di farlo? È un lavoro immane e snervante, lo so. Ma è fondamentale per la buona riuscita dello spettacolo" dichiarò il vecchio.

"Per me va bene, basta che non se la prendano con me e non mi arrivino dei pugni … "

"Siate gentili e pazienti con George. Ricordatevi che in questa fase, il suo è il compito più importante!"

"Un momento ancora, per favore" insistette George. "Vorrei chiedere a Percival e a Gwaine se posso trasferirmi sul loro carro a dormire, oggi stesso. Non mi sembra giusto che voi stiate larghi, in due su un carro, mentre noi dobbiamo schiacciarci in quattro: visto che tanto ora Lancelot dorme con Gwen!"

Tutti rimasero allibiti da quella mancanza di tatto. Era troppo persino per uno come lui. Gwaine sorrise e mise un braccio intorno alle spalle di Percival. "Per noi è un onore" ribatté Gwaine ironico, in modo da troncare prima possibile quell'imbarazzante discorso.

 

Aveva ragione il capo. Fu un caos indescrivibile. Per dare un'idea del delirio in cui si trovarono, George spostò il numero di Merlin e Gwaine, cinque volte.

Inoltre c'era da fare anche il solito giro in paese per reclamizzare lo spettacolo serale, ma per quello avrebbero improvvisato un po': il capo avrebbe dovuto chiudere più di un occhio, stavolta.


***


Alined era sul suo carro. Si stava vestendo per la parata, quando qualcuno irruppe come un fulmine all’interno del piccolo ambiente. "Alined!"

"Arthur? ... Accidenti! Spero tu non sia andato a trovare Gwen!"

"Come? Io … no!"

"Meno male. Ho dimenticato di dirti che Lance ci ha chiesto di non andare in visita da lei…"

"Voi e io?"

"Sembra che lei non sia in grado di sopportarlo."

Arthur lo immaginava, ma ogni volta che si parlava di questo si sentiva … un mostro.

"Capisco ma … io volevo parlarvi di un'altra cosa … Vi prego, non dite a Merlin, di noi!"

Alined rimase a bocca mezza aperta. "E io che credevo fossi preoccupato per Gwen!"

"Lo sono infatti. Non siate ingiusto, ma con lei, ormai è finita. Ed è finita male. Per colpa mia!"

"Come fa Merlin a non saperlo?"

"Ha intuito qualcosa, ma non sa di voi. Credo non gli interessi o che preferisca starne fuori.”

"Mh,... sei proprio sicuro che non lo sappia già?"

"Sì, mi è stato vicino tutta la notte e non credo che mi avrebbe aiutato, conoscendo i fatti."

Alined sentì un'altra fitta di gelosia.

"E perché no? Dimentichi che Merlin ha un animo nobile e generoso. Ti avrebbe aiutato lo stesso."

Arthur scosse la testa: "Sì, è vero, ma lui ha una concezione tutta sua dei … tradimenti. Non è in grado di tollerarli … un trauma nel suo passato."

"Ma tu non hai tradito Merlin!"

"Non importa! Ho tradito qualcuno e potenzialmente è come se avessi tradito anche lui: per lui non fa una grande differenza."

"Tranquillo, io non gli dirò niente, ma se mi permetti un consiglio… sarebbe molto meglio che lo imparasse da te, invece che dagli altri."

"Non posso! Io mi vergogno …"

"Quando gli dirai che si tratta unicamente di attrazione sessuale e non di altro, sono sicuro che capirà!"

 

Ad Arthur sembrò di aver capito male e rimase in silenzio.

'Capirà?' si disse Arthur scettico. 

'Attrazione sessuale? Quale attrazione?' si ripeteva Arthur stordito. Quando mai gli era piaciuto Alined? Non aveva mai provato piacere a stare con lui, né fisicamente, né mentalmente, ma adesso Alined era convinto che a lui piacesse! Dio! Era tutto molto più complicato di quel che credesse. Se quello era davvero il pensiero del capo, il comportamento di Alined era allora più giustificabile del suo. Aveva distrutto un rapporto con una brava ragazza che lo amava, per quello: era logico che il vecchio pensasse che Arthur preferisse lui a Gwen. Pensava che fosse attratto da lui, magari irresistibilmente.

Poteva quasi capirlo.

Era se stesso che non riusciva a capire.

Chissà cosa avrebbe pensato Merlin se ne fosse stato a conoscenza. Probabilmente la stessa cosa di Alined.

Era una situazione insostenibile.


***


Quel pomeriggio, Arthur si stava esercitando al trapezio quando Merlin arrivò.

"Un attimo, Merlin. Finisco qui e arrivo!"

"Vieni con me" gli disse piano, guardandolo da sotto in su.

"Perché?" gridò Arthur.

Poi si buttò sulla rete e scese da questa fino a terra con un'elegante capriola. "Non mi va che ci sentano. Tutto qui" bisbigliò Merlin.



 

"Dimmi questa cosa misteriosa, che mi hai fatto incuriosire."

Merlin emise un profondo respiro.

"Arthur, sembra che non possa fare a meno di esibirmi in questo maledetto numero dei pagliacci con te …"

"Già, ma ho capito cosa ti preoccupa …" disse Arthur sorridente. Sembrava più sereno, adesso.

Merlin al contrario si stava facendo prendere dall'ansia e parlò veloce come un treno: "Non mi ricordo più niente. Uno, due o tre baci? Casquet, forma del cuore? Ho capito a cosa alludi, ma non sono preoccupato per quello. Mi fido di te! Non è più un problema, lo so! Solo … ricordatelo!"

"Due!" disse Arthur.

"Due?"

"Baci!"

"Ah, sì!"

"Ma che hai?"

"Ti avevo detto addio, ricordi? E anche per te era così. Ora invece…di nuovo…non so bene…tu cosa dici? Dimmi la tua opinione perché …" Merlin rischiava un nuovo attacco di panico.

Arthur sorrideva ancora di più. Gli prese il viso tra le mani e con molta naturalezza gli diede un morbido bacio sulle labbra.












 
Ciao!!! Questa vicinanza fa del bene ad entrambi. A volte le situazioni dolorose possono farci scoprire persone e sentimenti forti. Qui il finale è inaspettato, ma forse neanche così tanto. Ringrazio chi mi ha seguito fino a qui. Un abbraccio di cuore!


   
 
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