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Autore: inzaghina    29/09/2022    2 recensioni
Tutti nel corso della nostra vita, ci troviamo prima o poi ad affrontare lutti che ci costringono ad attraversare le diverse fasi del dolore, è quello che accadde a cinque sopravvissuti della Battaglia del due maggio, che fronteggiano il dolore e fanno del proprio meglio per sconfiggerlo — o per lo meno imparare a conviverci.
Lei, che si era sempre vantata del proprio ottimismo e che era stata convinta che, non solo avrebbero sconfitto Voldemort, ma che tutti ce l’avrebbero fatta, si è ritrovata a far fronte a un quotidiano stravolto dalla battaglia avvenuta all’alba del due maggio dell’anno passato.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Dean Thomas, Ginny Weasley, Roger Davies, Ron Weasley | Coppie: Bill/Fleur, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Vale, che ama Ron come e più di me, perchè il nostro testone merita tanto amore.

Prompt estratto per il quarto capitolo: 
worth. 

  
 


 

 

4. Depressione 
 

"Tears stream down your face
I promise you I will learn from my mistakes"

 

La festa di Harry sta ormai volgendo al termine, quando Ron sente la necessità di allontanarsi dalla confusione che l’ha avviluppato, come le spire d’un serpente che striscia lentamente e inesorabilmente verso te — dal quale è impossibile trovarescampo. Nonostante sia cresciuto con sei fratelli, oppureforse proprio a causa di questo, ha sempre percepito la necessità di ritagliarsi i propri spazi per cercare di seguire il filo dei propri pensieri senza essere interrotto, anche se forse, ultimamente, ha semplicemente iniziato a farlo per sparire. Se deve essere sincero, negli ultimi tempi, le giornate sì sono state decisamente maggiori di quelle no, però non ha comunque abbassato la guardia — sarebbe stato da sciocchi farlo. Se c’è una cosa che ha imparato da quando ha a che fare con il lutto, è che i sentimenti che scatena ricalcano il movimento della risacca, ripetendosi all’infinito, e tornando a colpirti nei momenti più inaspettati, come ad esempio in quelli teoricamente festosi come i compleanni.  

Ma Ron non può stupirsi di trovarsi a pensare a Fred in un giorno come questo; come potrebbe? È cresciuto all’ombra di due fratelli che sono sempre stati senza sforzo l’anima della festa, quindi è più che normale che l’assenza del gemello diventi ancor più tangibile in situazioni conviviali. Non è difficile immaginare come sarebbe stata diversa la festa in sua presenza, perché quando Fred se n’è andato ha portato con sé un pezzo di George, e il gemello sopravvissuto non è più stato lo stesso da quel dannato due maggio. Nonostante siano passati mesi, quasi 15 ormai, Ron non smette di sorridere quando si sveglia al mattino — prima di ricordarsi che Fred non c’è più e sentire la gioia abbandonarlo a poco a poco. Sarà sciocco, ma quello che più gli manca è proprio ciò che più lo infastidiva quando il fratello era ancora vivo, probabilmente per una sorta di perverso scherzo del destino.  

Orienta gli occhi verso il cielo e prende un lungo respiro, trovando pace nella consapevolezza che questo sia lo stesso cielo che era solito osservare insieme ai fratelli ogni estate, nella spasmodica ricerca delle stelle cadenti a cui esprimere un desiderio. La sua famiglia ha amato quella tradizione sin dal momento in cui Charlie è tornato dal suo primo anno di scuola, raccontando dell’amica Tassorosso dai capelli multicolori e dal papà nato Babbano che gli aveva parlato di una serie di consuetudini per loro sconosciute. Anche questo pensiero, ora, è imbrattato dal dolore, perché Tonks e suo padre sono morti, proprio come Fred, e non ci sono stelle cadenti a cui appellarsi — per nessuno di loro. Questo per lo meno è quello che crede lui, ma forse anche nella vita dopo la morte ci sono sogni da realizzare? Non si è mai fermato a rifletterci sopra, ma ora che lo fa gli piace credere che sia così, perché non riesce a immaginare Fred senza uno scherzo a cui pensare e a progetti da realizzare. 

“Ti dispiace se mi siedo qui?” 

Ron non si è accorto che qualcuno lo ha raggiunto, e questo non si può decisamente considerare un punto a favore di un futuro Auror. 

“Fai pure.”  

“Casa vostra è davvero stupenda...” 

“Dici sul serio?” domanda, intercettando lo sguardo entusiasta di Roger Davies. 

“Scherzi? Credo che sia la dimora magica più interessante che io abbia mai visto.” 

Sono passati anni, Ron non è più l’insicuro ragazzino partito per Hogwarts incerto sulla capacità di trovarsi degli amici che non fossero anche dei suoi fratelli, eppure percepisce le proprie orecchie diventare cremisi ed è letteralmente a corto di parole. 

“Uhm, grazie... in effetti mio padre l’ha allargata più e più volte...” 

“Per far sì che ci steste tutti?” 

Il tono di Roger è interessato, non denigratorio, e Ron annuisce, tornando con la mente alla sua infanzia. “Sì, non credo che avessero davvero preventivato di avere sette figli...” 

I figli ora sono sei, ma la loro sarà sempre una famiglia di nove persone, su questo Ron non ha dubbi. 

“E tu avevi una camera tutta per te?” 

“Sì, più che altro perché mio fratello Percy era un vero secchione e non voleva scocciatori. I gemelli erano gli unici che condividevano con gioia, così come Bill e Charlie quando erano più piccoli...” 

Alla menzione dei gemelli, il tono di Ron si è incrinato leggermente e a Roger questo non è sfuggito. 

“Mi sembra ancora impossibile che lui non sia qui.” 

Non c’è bisogno di chiedere chi sia lui, non è importante per nessuno di loro: ci sono un'infinità di lui, o lei, per ognuno dei sopravvissuti, ma i sentimenti che provano nei loro confronti li accomunano nell’affrontare questo dolore in apparenza insormontabile. 

“Mi hanno sempre fatto ridere,” dice quindi, senza elaborare troppo. 

“Già, era la loro specialità...” 

“Sono stato felice di vedere che il negozio è stato riaperto.” 

“George ha deciso di continuare, anche per Fred,” non sa spiegarsi perché Roger sia venuto a cercarlo, ma si scopre riconoscente che lo abbia fatto.  

“Credo che tutti possano beneficiare di qualche risata in più.” 

“Era proprio ciò che li aveva spinti a inaugurarlo, nonostante tutto.” 

“Spero che tu non mi stia considerando invadente, Ron, mi piace credere che siamo diventati amici in questo anno, ma non vorrei infastidirti.” 

“Grazie del pensiero, quando nasci in una famiglia numerosa spesso hai bisogno dei tuoi spazi, ma forse oggi ho sbagliato a isolarmi...” 

“Beh, ti assicuro che io ho solo due sorelle, ma agli spazi ci tengo davvero molto,” ironizza il più grande. 

“Di sorella mene basta e avanza una...” mormora, prima di sospirare. “È che quando mi trovo a ridere, finisce che in sento in colpa nei suoi confronti e non so nemmeno se sia una cosa normale, o se ci sia qualcosa che non va in me.” 

“Non c’è nulla che non va in te, Ron.” 

“Poco fa mi sembrava che mi mancasse l’aria, nonostante fossimo all’aperto, quasi come se fossimo in presenza dei Dissennatori, anche se so bene che ormai non si allontanano più da Azkaban e ho pensato che venendo qui mi sarei sentito meglio, ma... non ha funzionato granché... per lo meno finché non mi hai raggiunto tu.” 

“Capitano anche a me dei giorni così, credo succeda a tutti noi.” 

“E cosa fai di solito?” 

“Cerco di trovare il modo per stare con le persone che amo, anche solo per pochi attimi, per ricordarmi il motivo per il quale abbiamo combattuto.” 

“Non ti credevo così saggio, Davies!” 

“Sono pur sempre più grande di te...” 

Il commento gli strappa un sorriso e Ron si stiracchia, prima di alzarsi in piedi. 

“Credo che seguirò il tuo consiglio... c’è una certa ragazza che mi aspetta per organizzare un paio di settimane di ferie in compagnia.” 

“Felice di esserti stato d’aiuto.” 

“Grazie davvero per aver capito, Roger...” 

“Figurati, amico.” 
 

I due ritornano davanti alla Tana e si dividono, quando Ron intercetta Hermione insieme a Bill e Fleur, mentre Roger si dirige verso Dean e la sorella minore. 

“Eccoti qui, iniziavo a credere di dover venire a cercarti...” 

“Qualcuno ti ha battuta,” ribatte Ron, affiancandosi alla ragazza. 

Hermione inarca le sopracciglia interessata, in una muta domanda. 

“Roger deve aver capito che ero un po’ giù ed è venuto a fare quattro chiacchiere.” 

La ragazza gli stringe affettuosamente un braccio, comprendendo che lui non abbia voglia di elaborare oltre, mentre Bill e Fleur si scambiano un cenno d’intesa. 

“Hermione ci stava raccontando che vorreste andare in Grecia per le vacanze!” esclama infatti la francese, evitando di tornare sul motivo che ha spinto Ron ad allontanarsi. 

“Sì, dovremmo essere un bel gruppo.” 

“Se volete qualche dritta io sono disponibile, ci sono stato qualche anno fa.” 

“Quando ancora viaggiavi per lavoro?” 

Bill annuisce, sfiorando il braccio della moglie. 

“Sì, allora ci interesserebbe davvero il tuo aiuto.” 

Ron si allontana velocemente per recuperare quattro Burrobirre, e tornare ad ascoltare il fratello raccontare delle isole Cicladi e dei tesori nascosti nei templi disseminati per la Grecia. Cambiare aria per un po’ gli sembra il modo migliore per ricaricare le batterie prima del nuovo anno in Accademia. 

 

* 

 

È autunno inoltrato ormai, quando Ron ha occasione di rivedere il mare dopo le vacanze estive; è una fredda domenica di fine ottobre e tutta la famiglia è riunita a Villa Conchiglia davanti al camino. Hermione è seduta al suo fianco e le loro dita intrecciate sono la bussola che lo ha aiutato a tenere la rotta in queste prime settimane di Accademia — più difficili di quelle dell’anno precedente. Ci sono ancora giornate no, nelle quali anche solo il pensiero di alzarsi dal letto sembra una conquista impossibile, l’ultima è stata la settimana precedente, ma ormai può dire di contarle sulla punta delle dita e forse può sperare di essere in procinto di lasciarsi alle spalle questo periodo difficile.  

Bill si alza dal tavolo per andare a prendere altra legna e Ron gli si accoda, spinto dalla necessità di controllare che anche il fratello maggiore stia bene. 

“Hai bisogno di aiuto?” 

“Grazie, perché no,” gli risponde, conducendolo verso il capanno posto accanto alla casa. 

“È davvero un posto meraviglioso questo...” 

“Grazie, mi sento proprio come a casa, sai?” 

“Fleur non è tanto diversa da mamma in effetti,” si lascia sfuggire Ron con una risatina. 

“Sì, sanno essere entrambe spaventose in effetti,” concede Bill, “ma soprattutto hanno un cuore grandissimo e mettono il benessere degli altri davanti al proprio.” 

“Non farti sfuggire che le ho paragonate, mi raccomando...” 

“Il tuo segreto è al sicuro, fratellino...” 

“Sicuro di star bene?” domanda Ron, dopo una pausa. 

“Sì, perché?” 

“Non so, ti vedo diverso.” 

“Beh, c’è un motivo per cui vi abbiamo invitati e ormai è quasi l’ora di svelarlo e sono un po’ nervoso...” 

“Io e Hermione ce lo chiedevamo, in effetti...” 

“Avete fatto qualche ipotesi?” 

“Lei soprattutto, alla fine abbiamo concordato su una in particolare.” 

“E sarebbe?” 

“Ci comunicherete che la famiglia si allarga, probabilmente.” 

“Oh,” Bill si passa una mano tra i capelli, “dici che è ovvio per tutti?” 

“Mhmm, eccetto che per Percy e Harry, direi.” 

Il maggiore scoppia in una risata quasi eccessiva. 

“Congratulazioni comunque, sarete genitori fantastici.” 

“Grazie, fratellino.” 

Ron scrolla le spalle, ripensando all’undicenne che era stato e a quello che è diventato. Non sarebbe diventato quello che è senza l’apporto della sua famiglia e dei suoi amici — sia coloro che sono presenti, che quelli che non sono più qui. Gli piace credere che Fred, e tutti gli altri, veglino su di loro e li aiutino anche a superare il dolore per le perdite subite. 

 

 


 

Nota dell’autrice: 

Eccoci qui con la depressione, che non potevo non associare a Ron, soprattutto anche per via del prompt e delle sue infinite insicurezze. Trovo però che nel settimo libro soprattutto, lui sia cresciuto molto e abbia iniziato ad apprezzarsi di più e conoscersi meglio. Domani concluderò la storia con l’ultima fase e l’ultimo personaggio, sperando sempre che la mia storia possa esservi piaciuta. 

   
 
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