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Autore: madychan    09/09/2009    9 recensioni
Matt, un normalissimo giornalista. E Mello, un comunissimo studente universitario. E poi, le persone che li circondano, primi tra tutti i loro impegni sentimentali, per uno più fisso (Mello), per l'altro meno (Matt). Ma, quando le strade di Matt e Mello s'incrociano e i due decidono di mettersi insieme, i loro "vecchi impegni" non la prenderanno molto bene...
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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E salve di nuovo a tutti quanti!
Mi scuso di nuovo... Per l'ennesima volta mi sono dilungata un po' troppo con i tempi soliti... Possiamo dare la metà della colpa ai libri che ancora devo leggere per la scuola? L'altra metà della colpa sta nel fatto che riesco a scrivere cavolate solo la notte e sotto ispirazione... Ah, e poi sono piena di nuove idee per altre fanfiction e non so più come districarmi, e in più sono un po' in ballo con i corsi per la patente... Abbiate pietà^^ Probabilmente per questi motivi per un po' ci metterò più tempo del solito ad aggiornare... Mi scuso in anticipo se i tempi magari saranno un po' troppo lunghi... Mi scusate vero? Please!
Ps: comunque il ritorno di Gossip Girl mi ha dato un input in più per scrivere la fine di questo capitolo... Lo so che Gossip Girl non c'entra quasi niente con questa storia, ma tant'è... Vabbè, lasciamo perdere^^...

Ok, piccoli avvisi: non ho idea di come sia venuto fuori questo capitolo. Il titolo gliel'ho dato ieri, e so che potrebbe non avere senso, ma mi sembrava carino ed era strettamente legato alla fine (che ovviamente, essendo legata al titolo, non ha molto senso... Vi prego, abbonatemela stavolta!^^)

Ringrazio ancora tutti coloro che hanno messo nei preferiti, nei seguiti, che leggono e basta e che commentano! Un bacione e GRAZIE MILLE!

Ed ora le risposte alle recensioni!

x Puce16: Ehi! Come va? Grazie mille per il capitolo 12, mi ha fatto veramente piacere che ti sia piaciuto! E poi Matt... Beh, le sue disavventure lì erano solo all'inizio...^^ Poveraccio, mi sa che quello che uscirà più traumatizzato da questa ff sarà lui... Fortunatamente L ha toppato (Mello e Matt non sono stupidi come possono sembrare...^^)... Light invece è molto più realista... Lo sto facendo troppo tranquillo in questa ff? Mmmmhh... Ma perderà la testa per L poi? (tra parentesi, L è bruttino? Io lo trovo affascinante... Che poi non sia bellissimo, vabbè^^) Misa e Near non hanno avuto tanta parte ma non ne avranno per un po'... Ma non ti preoccupare, torneranno presto alla carica anche loro! A dirla tutta non sono loro i protagonisti, quindi non hanno un ruolo molto importante (se non per i siparietti pseudo-comici^^) almeno all'inizio... Riguardo a Rem che somiglia a Luna Lovegood di HP... sai che mi ero quasi dimenticata di quel personaggio? A dirla tutta sono anni che non leggo HP, non ho nemmeno letto il 7... Ma devo dire che Luna mi ha affascinato molto, probabilmente ho preso spunto da lei inconsciamente...^^ Mi fa piacere che ti sia piaciuta... Non so però che ruolo le farò avere, è comparsa un po' così... Comunque, grazie mille per i complimenti^^ e grazie anche per la doppia recensione (non ti devi scusare, anzi!^^)! Spero che anche questo capitolo ti piaccia... Un bacio e alla prossima!

x Bimba127: Grazie per l'avermi capito per l'estate stressante... Mi ha fatto piacere che ti sia piaciuto il capitolo^^! La storia della sedia... Come fa a non rimanere impressa? XD Ti ringrazio ancora per lo spunto^^ Mi fa piacere che ti sia piaciuta Rem...^^ Ryuk e Rem che entrano in azione? Mh... Potrei pensarci...^^ Quanto a L e Light... bastardi dentro, già già^^ Soprattutto L, perchè per ora Light è entrato poco in scena (io l'ho detto che lo sto facendo troppo tranquillo)...Chissà che combineranno adesso?^^ Anche io adoro Il Diavolo veste Prada, è decisamente uno dei miei film preferiti... Mi sono sganasciata dal ridere quando l'ho visto... E l'idea dell'assistente tuttofare mi è piaciuta veramente tantissimo....XD Per disgrazia di Matt^^....Se L diventa così... Beh, leggi il capitolo che segue e poi dimmi che ne pensi... Secondo me a Miranda Priestly ci può somigliare un pochino, qua...Ma temo proprio che diventerà anche peggio di com'è adesso, dal prossimo capitolo^^ Un bacio e spero che il capitolo ti piaccia! Alla prossima!

x RuinNoYuki: otoutooooooooo!!! Grazie mille per il commento^^! Sissì, Light era molto richiesto...^^ Ma diciamo che siamo in due a essere di parte (o forse con Mello ci avevano rinunciato perchè ce l'aveva scritto in fronte, che non è etero^^), comunque è verosimile, molto verosimile...Insomma, come nel fumetto, in un certo senso^^Matt sfrontato? Sai che non ci ho fatto quasi caso? Sarà perchè di solito con L lo era, sfrontato, e non si faceva problemi a parlargli... Stavolta però ha esagerato un pochino^^...L alle previsioni del tempo...XDXDXDXD! Da morire! Cista bene, direi, ma ho semplicemente preso la parte ragionativa di L e l'ho un po' esasperata (contando che, come hai detto te, il caso Kira poteva essere risolto grazie al consumo di MELE di una famiglia...^^), mentre Light è rimasto abbastanza con i piedi per terra ed è rimasto tranquillo...^^ E i commenti di L sulla scrittura di Matt e sulle foto sono semplicemente dettati dalla sua voglia di vendicarsi sul suo assistente^^ E comunque non è un episodio isolato, come potrai vedere^^ Matt comunque le foto le fa bene, diciamo che il fatto di fare bene delle foto ce l'ha nel sangue (padre giornalista e fotografo), è L che vuole fare lo stronzo! Quanto agli stronzi repressi... Quale poteva essere il loro film preferito se non quello? Dopotutto è quello da cui ho preso la mia ispirazione per la storia^^... E Matt che sfotte Mello è una sorta di classico (insomma, si sfottono sempre, che ci vuoi fare?^^ Come me e te, insomma...^^). Bene, sono contenta che un altro pezzo della mia follia ti sia piaciuto, comunque! Firmo con le solite considerazioni: grazie per l'autrice maledetta (non posso ricambiare perchè non hai ancora fatto troppe cose brutte... Anzi, sì che posso! Con il tuo personaggio da cui hai preso il nome, e con il suo ragazzo, come la mettiamo?!), non posso dire che fine farà caccashi sennò spoilero (chi l'ha detto che non muore? Oddio, mo metto i tarli... che autrice maledetta che sono, sìsì =3), ed ecco qua il nuovo chappy! Un bacio e Mello e Itachi ricambiano i tat tanto tanto per Matt e Sasu! xxx e spero che anche questo capitolo ti piaccia!

x _Kira_94: grazie per avermi perdonata per il ritardo *me s'inchina*, davvero, che pazienza che ci vuole con me! Grazie mille per il fatto che ti piace il mio stile, mi fa davvero molto piacere che piaccia come scrivo perchè di solito non scrivo così (di solito faccio tutt'altra cosa, in effetti... POV e tempi completamente diversi), perciò il fatto che ti piaccia e che io riesca a essere scorrevole mi fa davver piacere, è uno dei migliori complimenti che possa ricevere^^. Grazie! Matt lo sfigato di turno... beh, mi minaccia sempre, ma si consola col fatto che gli ho spolireato un po' la fine della ff e gli ho detto che non soffrirà troppo... Ma sarà vero? Beh, se è bastato a convincere lui, per me...^^ Rem in effetti è un po'... particolare, sìsì. Questo bisogna dirlo. Inquietante non lo so (diciamo che la ammiro molto per il fatto che se ne frega di tutto e di tutti, ecco^^) Quanto a Light... Mah? Chissà? Sì, comunque, credo proprio che sarà lui il primo ad accorgersi di qualcosa... Che poi non è detto che questa cosa sia buona..^^ Ok, non voglio fare spoiler, ti basti sapere che Mello avrà quasi un infarto quando lo saprà (una morte un po' diversa no, eh? ndMello)... Beata te che di tempo ne hai! Spero che invece saprai aspettare i miei di tempi, e saprai pazientare un po'^^ Un bacio e ancora grazie! Spero che il capitolo ti piaccia! Alla prossima!





13. Uno + uno + uno + uno = quattro. Sempre.


Sono passate quasi due settimane da quando ho cominciato a subire le vendette di L.
E, se mi è concesso, la cosa mi sta innervosendo non poco.
Dopotutto, è quanto mai lampante che L e Light stanno escogitando tutto questo casino per farci cadere nell’astinenza da sesso, a me e a Mello.
Come se ci cascassimo.
Insomma, stiamo parlando dell’assistente di L Lawliet, il redattore più capriccioso di tutta la redazione: questo poveraccio di assistente (me stesso medesimo, insomma) ha dovuto passare fin troppo tempo della sua vita come apprendista, a rincorrere i capricci di L, per essere stanco dopo una sola giornata di lavoro pesantissimo che, perché mi sono alzato di grado, non va mai bene. Sono troppo allenato.
E Mello… Beh, Mello è Mello. Insomma, a lui non hanno ancora fatto niente. Su di lui ancora non si è alzata la nuvola di vendetta di L e Light. E Mello torna sempre fresco come una rosa dall’università. Dopotutto, dice lui, non deve fare altro che prendere appunti e ascoltare lezioni.
Risultato: niente astinenza da sesso.
Anzi, se per caso capita che rimaniamo fino a sera tardi in ufficio, approfittiamo dell’occasione e usiamo il nostro adorato divano nella studio di L (tanto lui continua a fingere di frequentare Light e continuano ad uscire insieme…).
«Notte brava anche questa, nh, Matt?»
Oddio, i segni si vedono. Dopotutto, tutte le sante sere, dopo una giornata di lavoro, a notte fonda, lascia dei segni anche al mitico e inoppugnabile Mail Jeevas.
Guardo Misa, distogliendo per un attimo l’attenzione dal Nintendo e dal Brain Training – una di quelle poche pause che L mi lascia dal lavoro, a metà pomeriggio; ne approfitto per giocare al Nintendo e fumarmi una sigaretta.
«Può darsi.» rispondo, tranquillamente, ritornando a Kawashima.
Misa si siede sulla sedia dall’altro lato della scrivania.
«Hai fumato solo tre sigarette, per ora.» commenta, come se ci fosse bisogno di farmelo notare; perché non lo so da solo, no, che ho fumato solo tre sigarette?! «È stata una notte brava, già già.»
Ma va?
«Misa, che ci fai qua? Di solito a quest’ora non dovresti prendere il tè con Near?» domando, decidendo di sfotterla.
E infatti Misa mi guarda male. «‘Fanculo, Matt.» replica, seccata.
Distolgo finalmente lo sguardo dal Nintendo – stavolta definitivamente, perché lo spengo. «Misa, che c’è?» domando.
Insomma, di solito non è così remissiva quando si parla di Near e della sua “relazione” – ma si può chiamare così? – con lui. Di solito mi salta addosso e mi urla contro, altroché.
«Takki.» dice lei.
Oh.
Beh.
Wow.
Ora sì che è tutto più chiaro, sì sì.
«Takki.» ripeto, inarcando un sopracciglio. «Chi è? Un sosia di Near?»
Misa mi guarda talmente male che, se poteva anche solo esserci un sorrisetto sarcastico sul mio volto, si leva immediatamente.
«Kiyomi Takada!» esclama. «Cazzo, Matt, possibile che tu non la conosca? Lavora a qualche ufficio di distanza da qui! Ed è la peggior rivale di L! Possibile che lui non te ne abbia mai parlato?!»
Inarco di più il suddetto sopracciglio.
«No, scusa.» replico. «L ha rivali?»
«Non ci credo!» esclama Misa, mettendosi una mano sulla fronte.
«Senti, Misa, posso capire che la cosa ti sconvolga, ma che io sappia L non ha mai avuto rivali nel suo campo. Mi ha sempre fatto credere di essere il migliore… Beh, che poi lo voglia far credere è normale, ma in due anni che lavoro qua non ho mai conosciuto nessuna Takki, o Takada che sia.» spiego. «Quindi, per favore, ti sarei grato se mi spiegassi chi cazzo è questa qua che è saltata fuori solo ora.»
«Solo ora?!» esclama Misa, sconvolta. «Kiyomi Takada lavorava come modella qualche anno fa, poi ha cambiato ed è diventata una dei giornalisti di punta della nostra rivista! Come cazzo è anche solo lontanamente possibile che tu non la conosca?! La conoscono tutti, qua!»
«Beh, adesso direi di sì.» commento io, facendo spallucce. «Forse fino a qualche attimo fa non la conoscevano proprio tutti, ti pare? Ma grazie per avermi illuminato.»
Misa sbuffa, seccata. «Sul serio, Matt. Davvero non la conosci?»
«Sul serio, Misa. Davvero non la conosco.» replico io, tranquillamente, buttando un po’ di cenere nel posacenere che c’è sulla mia scrivania. «Ma, ad ogni modo, posso sapere perché questa Takki è così terribile da far deprimere persino te?»
Misa sospira, rassegnata.
«Takki, come ti ho già detto, faceva la modella.» replica. «Lavorava insieme a me, quando abbiamo debuttato tutt’e due.»
Annuisco. «Quindi dovreste essere amiche.»
Gli occhi di Misa sono più che eloquenti.
E dicono: Matt, non sparare coscientemente stronzate. Non è il caso.
«Va bene. Continua.» dico, annuendo.
«Io e Takada non siamo amiche.» replica Misa. «Quella stronza, per usare un eufemismo, mi ha tradito per scalare le vette del successo.»
«Wow.» commento. «E che avrebbe fatto di così… stronzo?» domando.
Misa mi guarda, solenne e allo stesso tempo incazzata.
Sono tentato di tirare fuori la macchina fotografica e ritrarre quell’espressione così controversa – poi L dice che sono negato con le foto –, ma alla fine decido che non è il caso. E rimango ad ascoltare.
«Si è fatta il fotografo.» replica Misa, con un sorrisetto sarcastico.
Dov’è la macchina fotografica, cazzo?!
«Ah. Il fotografo.» ripeto, tentatissimo di dimostrare a L che sono bravo anche con le foto. «Maddài, Misa, che ci sarà di così tragico? Insomma, mica sarà stata l’unica…»
«Tragico?» ripete Misa, assottigliando gli occhi.
Macchina fotograficaaaaaa!
«Il fotografo era il mio ragazzo! Dai tempi del liceo!»
No, ho cambiato idea. La videocamera sarebbe stata molto meglio.
Ma dove sono quegli aggeggi quando servono, cazzo?!
«Il tuo ragazzo?» chiedo, sorpreso che – com’è che si chiama? Ah, sì, Takki – che Takki le abbia fatto una cosa tanto atroce.
«Il mio ragazzo!» ribadisce Misa. «E quella stronza ci è andata! E lui ha ceduto come se niente fosse! E adesso stanno insieme, ti rendi conto?! Quella lì e il mio ragazzo!»
«Ex-ragazzo…» precisa una voce alle spalle di Misa.
Non era necessaria una precisazione del genere, effettivamente. Ma d’altronde che ci si può aspettare da Near?
Lui e Mello sono sulla soglia della porta, appoggiati come se fossero due gangster.
Mello ce lo vedo, un pochino, come gangster.
Near assolutamente no.
Ma difatti lui è appoggiato in un modo un po’ più tranquillo.
«Non c’era bisogno di precisare, nano!» esclama Misa, furiosa.
«No, era solo per domandare implicitamente come mai ci tenessi tanto, dato che quel fattaccio è successo un paio d’anni fa.» replica Near, facendo spallucce.
«Non potevi domandarglielo esplicitamente, Near?» ribatte Mello, annoiato.
«Così è più stimolante.» risponde Near, annuendo.
«Tu come fai a sapere che la storia è successa un paio d’anni fa?» domando, sorpreso che Near si interessi ai gossip.
Mello si stacca dalla porta, per avvicinarsi a me e sedersi sulle mie gambe – con molta, molta, moooolta delicatezza.
In pratica, ci si butta sopra.
«Veramente, è sorprendente che proprio tu, l’assistente di L Lawliet, non sappia una cosa del genere, Matt.» commenta, appoggiandosi svogliatamente alla scrivania. «Era su tutti i giornali e le riviste di moda. E poi è stato in quel periodo che Takki è diventata una redattrice. Era già stata una brillante giornalista, allieva di L… Ma poi è passata al suo stesso livello, e ha cominciato a dargli contro e ha rubargli le idee.»
Near si siede accanto a Misa, tranquillamente.
«Simpatica, questa Takada.» commento, sarcasticamente. «Immagino che molti la adorino, qua nel nostro gruppo.»
Misa sbuffa, abbastanza eloquentemente.
«Ma comunque, non capisco ancora che c’entri col tuo malumore, Misamisa.» continuo. «Quel fattaccio è successo un paio d’anni fa… E poi tu hai avuto un sacco di ragazzi da allora.»
Misa sbuffa di nuovo. «L’ho incontrata per caso, stamattina.» spiega. «E ho avuto la bellissima notizia che molto verosimilmente la vedrò tutte le mattine, tra una settimana.»
«Tutte le mattine?» domando, confuso.
«Trasferimento d’ufficio esplicitamente richiesto da lei.» spiega. «Voleva essere più vicina a L, per discutere direttamente con lui di eventuali problemi sulla direzione e sugli articoli della rivista.»
Mello sembra molto più interessato alla cosa di me, a quanto mi sembra.
«Secondo me quella ha manie suicide.» commenta. «Prima fregarti il ragazzo e farti incazzare, poi trasferirsi di fianco all’ufficio del suo mentore a cui periodicamente ruba le idee… Che sia una kamikaze in incognito?»
«Sono d’accordo.» osserva Near. «Mia madre non faceva altro che parlare di come fosse stata stronza Takki, al tempo. Guardava ogni rivista di moda per sapere come saresti stata te.»
«Chi l’avrebbe mai immaginato che quella ragazza di cui si preoccupava così tanto avrebbe finito per diventare la fidanzata di suo figlio minore…» commento io, pensieroso.
Mi riscuoto quando tre paia di occhi sono su di me. Tutti e tre incazzati.
Ok, Misa e Near li posso capire.
Ma Mello?!
Bah, chi lo capisce, a volte, è bravo.
Alzo le mani, in segno di resa. «Scherzavo.» dico. «Prendetelo come uno sfogo per lo stress da superlavoro.»
«Perché, non ti sfoghi già abbastanza la notte?» replica Mello, inarcando un sopracciglio e sorridendo, sarcastico.
Avvampo. «Mello, anche tu hai manie suicide, o sbaglio? Vuoi farti ammazzare da Near?» replico.
«Non ha manie suicide. Sono io che mi sono rassegnato.» replica Near. «Non fa altro che parlarmi di come sei bravo a letto, che sei molto meglio di Light, eccetera eccetera. Se mi puoi fare un favore, potresti stancarlo talmente tanto che alla fine non riesce più nemmeno a parlare, Matt…»
Ridacchio. Near in questo stato è impagabile.
«E la cosa peggiore è che lo fa solo per far ingelosire Light…» commenta Near.
Stavolta guardo Mello, irritato. «Per far ingelosire Light?»
Mello sbuffa, seccato. «Non per far ingelosire Light. Non stare ad ascoltare Near.» spiega. «Lo faccio semplicemente per dimostrargli che il piccolo incompetente assistente giornalista di L che non andrà mai da nessuna parte né con uomini, né con donne, né con lavoro, di cui parla sempre, è molto più bravo di lui, e che lui non è il dio che si credeva. Soprattutto a letto.»
«Ah.» replico. «Cioè, è questa l’opinione che ha di me?»
«Che ti aspettavi, scusa? Tra lui e L non so chi ti odi di più.» ribatte Mello, appoggiando tutti e due i gomiti sul tavolo, e appoggiando il viso sulle mani.
Strano. Sembra annoiatissimo…
Bella come atmosfera, però.
Misa avvilita e pseudo-depressa.
Mello annoiato e pseudo-depresso anche lui – ma che avrà per essere tanto depresso?
Near…
Beh, Near è il solito.
È l’atmosfera che è irreale.
«Mello, scusa? Devo alzarmi un attimo.» dico, prendendo l’occasione al volo.
Mello sbuffa, per poi alzarsi e consentirmi di alzarmi. Prima che gli possa dire qualunque cosa, lui si risiede, nella stessa posizione di prima.
La macchina fotografica è dentro l’armadietto.
Armeggio un attimo, in modo che loro non si accorgano che sto per fare una foto a tutti quanti loro.
E questa non è per L: questa me la conservo per ricordo.
Una cosa così è più unica che rara.
E scatto la foto istantanea.
Questa finisce come sfondo al computer di lavoro, sì sì.
«Matt! Che cazzo fai?!» esclama Mello, voltandosi, furioso.
«Dài, era troppo bello per perdermelo!» ribatto, ridacchiando. «Eravate troppo strani! Questa è una data da ricordare, altroché!»
«Ma te sei scemo!» esclama Mello, mandandomi a quel paese con il braccio e ritornando nella posizione di prima – solo, più incazzato che annoiato, stavolta.
Ridacchio, un po’ perplesso però. Metto la macchina fotografica sul tavolo e la spengo, per poi prendere in braccio Mello e risiedermi, e farlo sedere sulle mie gambe.
Lui non oppone resistenza.
Solo, rimane incazzato.
E questo è decisamente strano, perché normalmente mi avrebbe urlato contro un “che cazzo stai facendo?!” correlato di tanto di opposizione a essere preso in braccio, in modo da rendermi difficile il compito – quasi impossibile, in effetti.
«Che c’è?» domando, curioso – senza stringerlo troppo al fianco, perché altrimenti rischio che esploda; e di segni agli occhi ne ho già abbastanza, mi bastano.
«È in astinenza.» spiega Near.
Guardo Mello, sconvolto. «Astinenza?! Hai un bel coraggio!» esclamo.
«Ma non di quello.» ribatte Near, mentre Mello mi fulmina con un’occhiataccia. «È in astinenza di cioccolato. È tutto il giorno che non ne mangia.»
Ah.
Beh, naturale, alla fine.
Conoscendo Mello, è una cosa del tutto naturale. Fisiologica, veramente.
Sospiro, per poi aprire il cassetto e tirare fuori una borsa termica chiusa, dove c’è dentro quel che so io.
Ne traggo fuori una tavoletta di cioccolata e gliela porgo.
E gli occhi di Mello si illuminano come quelli di un bambino.
Mi si getta addosso, abbracciandomi stretto al collo – sto quasi per soffocare, in effetti, mentre lui urla in continuazione “Matt ti amo, ti amo, ti amo!…”. Mi sto anche stordendo un po’, in effetti.
«Mello, piglia questa tavoletta e lasciami, che mi stai soffocando…» biascico, sventolandogli davanti la tavoletta.
Mello ride e si stacca, stampandomi un bacio sulle labbra e prendendosi la tavoletta di cioccolata. E comincia a scartarla, mentre io mi riprendo aria per i polmoni.
«Si può sapere perché non hai mangiato cioccolato per tutto il giorno?» domando, prendendo la sigaretta, che ormai è un mozzicone, e schiacciandola dentro il posacenere.
«È rimasto talmente sconvolto dal fatto che il suo professore preferito se ne va tra una settimana, che non è più riuscito ad alzarsi e ad andare a prendere la cioccolata al distributore.» spiega Near. «Ah, già. E poi aveva dimenticato i soldi per prenderla, perciò si è depresso ancora di più.»
«E sapendo che avevo come migliore amico un nano bianco che non mi avrebbe mai, e poi mai, offerto i soldi per la mia fonte di sostentamento, che potevo fare?!» esclama Mello, distogliendo per un attimo l’attenzione dalla tavoletta di cioccolata.
«Non me li avresti mai ridati, Mel.» replica Near, tranquillissimo.
«E che ti costava prestarmi cento yen?! Non sono niente, e tu sei un riccone!» esclama Mello, infuriato. «Bell’amico che ho! Misa, trovati in fretta un altro fidanzato, neh!»
Solo a quella Near assottiglia gli occhi.
Devo dire che ammiro Mello. È una delle poche persone che sono in grado di far incazzare uno come Near.
L’altro è Light, ma questi sono dettagli… Lui farebbe incazzare chiunque.
Misa, invece, che ha capito lo scherzo, si mette a ridere.
«Cos’è questa storia del tuo professore preferito che se ne va?» domando, curioso.
Mello sbuffa, riaccostandosi alla tavoletta. «Il prof di letteratura contemporanea.» spiega. «Se ne va tra una settimana… Viene trasferito. Solo che è il mio professore preferito, spiega troppo bene… È l’unico che mi piaccia, in effetti.»
«Vabbè, dài… Vedrai che ne arriverà uno bravo comunque.» dico, dandogli una piccola pacca sulla schiena. «Magari quello che arriva è anche meglio di questo…»
«Difficile.» commenta Near, tranquillamente. «Devo dire che anche secondo me questo professore spiega molto, molto bene.»
Mello dà un morso più forte alla tavoletta. «Sempre a sminuirlo, tu.»
«Sminuirlo? Se gli ha fatto un complimento!» esclama Misa.
«Lo sta sminuendo. Lo sta sminuendo!» esclama Mello. «Quello quando parla è più che molto, molto bravo. È un genio, è eccezionale! È l’unico professore in vita mia che abbia mai saputo farmi piacere la scuola!»
«Queste sono solo opinioni soggettive, Mel.» replica Near.
«Opinioni soggettive?! Sono opinioni obiettive e lampanti, caro mio! Non soggettive!»
«Va bene, Mello, abbiamo capito.» lo blocco io – in effetti, Mello è sul punto di scatenare un Nearicidio nel mio studio da assistente. E sinceramente non è che voglia tanto avere morti per lo studio…
«Tra una settimana vedremo se il nuovo professore regge il confronto con quello che se ne sta andando, o meno.» dico.
Mello lancia un’occhiataccia a Near. «Certo. Vedremo.»

Il 24 di gennaio, all’indomani della discussione su professori vari e rivali di L, me ne sto ancora nel mio ufficio a lavorare, alle cinque e venti del pomeriggio, come sempre. L’unica cosa un po’ cambiata rispetto a ieri è lo sfondo del computer: ci ho messo la foto di Misa e Mello che ho scattato ieri.
Insomma, era troppo bella per non metterla!
Sono giusto alle prese con un articolo che L mi ha ordinato di mettere un po’ a punto – le foto, soprattutto: pare essere particolarmente assennato che le mie foto, no, non fanno schifo, “vanno solo messe a punto perché un bambino saprebbe fare meglio” –, quando sento dei passi avvicinarsi alla mia scrivania.
Beh, le mansioni di segretario di L e suo usciere personale non rientrano tra quelle dell’assistente, credo. Ma alzo comunque la testa, incuriosito da una visita a quest’ora.
Una donna dai capelli corti, neri, e gli occhi azzurri è appena entrata nella stanza, e si guarda intorno, incuriosita.
Non sembra del posto.
A essere sinceri, non l’ho ma vista qua. E poi, dal modo con cui si guarda in giro, è lampante che non è mai stata qua.
«Ha bisogno di qualcuno?» domando, cercando di essere gentile – non per impicciarmi; in realtà me ne sarei tornato tranquillamente al mio lavoro. Ma questa qua mi ha guardato non appena ho alzato la testa…
Lei sorride leggermente, inclinando la testa di lato. «Avrei un appuntamento con L alle cinque e mezza.» replica. «Ma credo di essere arrivata un po’ in anticipo…»
Magnifico, ora mi tocca pure sopportare che questa qua mi osservi finché non sono le cinque e mezza. Dieci minuti di totale relax.
«Già…» commento, contrariato – ma cercando di non far notare troppo il fatto che lo sono. «Il signor L purtroppo non sopporta che si arrivi in anticipo agli appuntamenti, o in ritardo che sia. Ma intanto che aspetta si può sedere lì, se vuole.» dico, puntando una sedia vicino alla porta dell’ingresso nel mio ufficio.
Lei sorride di nuovo, per poi sedersi tranquillamente dove le ho indicato.
Io mi appresto a riprendere il mio lavoro, buttandomici a capofitto come non ho mai fatto.
Non ho voglia di intrattenere questa tipa. Odio dover intrattenere persone che devono incontrare L.
Ma i miei desideri, ovviamente, non vengono esauditi, perché la tipa si mette a fissarmi, tanto che sento i suoi occhi sulla nuca, come se mi dovessero perforare il cranio.
Sospiro, quasi certo che questo sia l’ennesimo tiro mancino di L.
Poi però mi dico che persone che vogliono incontrare L ci sono spesso: non è una novità. Insomma, va bene che si deve vendicare, ma non è che organizza appuntamenti di lavoro apposta per vendicarsi di me.
Alzo la testa, incontrando i suoi occhi azzurri.
«Qualcosa non va?» domando, imponendomi di restare calmo.
Lei inclina di nuovo la testa, un po’ incuriosita. Poi sorride di nuovo.
«No, nulla.» replica. «Stavo solo costatando che sei molto carino, per essere solo il segretario di L.»
Campanello d’allarme.
‘Sta tipa ci sta veramente provando con me?!
Faccio un rapido brainstorming, cercando qualcosa per controbattere a quell’affermazione.
«Beh, non sono proprio il suo segretario…» commento, non trovando niente altro da dire. «Sono il suo assistente, a dire il vero.»
Lei ridacchia. «Assistente, eh?» replica lei. «Cioè, sarebbe come essere un tuttofare, per lui.»
E mi guarda con uno sguardo che vuole essere candido, ma che in realtà nasconde solo tanta, ma tanta malizia.
Oh, cazzo!
Misa è niente, al confronto. Insomma, almeno lei le esplicita, le sue osservazioni!
Mi sento sudare leggermente.
«Non capisco che cosa intende, signorina.» replico, cercando di continuare a guardarla negli occhi. «Sono solo il suo assistente… Non il suo tuttofare.»
Eppure, c’è qualcosa che mi sfugge… Perché ho la sensazione che questa tipa la dovrei conoscere?
«Oh, ma certo.» replica lei, tranquillamente. «Infatti io non insinuavo proprio niente. Ma immagino che tu sia quello di cui si è parlato tanto in giro… Che ha resistito due anni come apprendista di L e poi è stato promosso ad assistente. E siccome lui ha l’abitudine di scaricare i suoi capricci sugli apprendisti, immagino che tu sia abituato a fargli da tuttofare.»
«Conosce molto bene L, lei?» domando, perplesso.
Che cazzo è la cosa che mi sfugge? Come se ce l’avessi sulla punta della lingua… Cazzo, odio questa sensazione!
«Direi di sì.» commenta lei. «Ma più che altro conosco i metodi che adotta con i suoi apprendisti…»
Due più due, mi dice il cervello. Fai due più due.
Quattro, no?
«Ah sì?» domando, cercando di capire che cosa mi sta inviando il mio subconscio, come messaggio subliminale, continuando a indirizzarmi gli occhi alla foto sul desktop del computer. «E come mai?»
«Semplice!» replica lei, ridendo divertita. «Perché lo sono stata anche io!»
Misa con i suoi sguardi maliziosi non è niente.
Uno.
La tipa mi reputa tuttofare di L.
Altro uno.
E uno più uno fa due.
La tipa mi dice che conosce bene le abitudini di L nei confronti degli apprendisti (che cosa abbia voluto dire con questo non voglio saperlo) perché lo è stato anche lei.
Altro uno.
Il subconscio mi indirizza alla foto sul desktop che ho scattato ieri, più precisamente all’immagine di Misa, che ieri era avvilita perché stava parlando della rivale di L che è stata sua nemica quando erano modelle.
Altro uno.
Altro due.
Ora, due più due fa quattro, senza dubbio.
Magnifico.
A meno che Dio non abbia voluto stravolgere le regole della matematica solo per me, e tutto d’un botto, quella che mi trovo davanti è nientepocodimeno che…
«Kiyomi Takada?!» esclamo, alzandomi all’improvviso dalla sedia.
Lei ride di nuovo, divertita.
«Ah, ci sei arrivato!» commenta.
Perfetto, senza dubbio.
Nemica a ore dodici, che tenta di adescarmi, e che è pure narcisista ed egocentrica.
Senza contare che mi reputa il “tuttofare” di L.
Meraviglioso.
Si può desiderare di più dalla vita, di un allarme rosso del genere?
«Mi dispiace… È che L non mi aveva avvisato della sua visita, e io non l’avevo riconosciuta…» mi giustifico, fintamente dispiaciuto. «Lo sa che è talmente bella, dal vivo, che mi sembrava quasi di non riconoscerla?» dico, sparando la prima cazzata che mi viene in testa.
Palle. Perché io non ho mai visto Kiyomi Takada, nemmeno in foto. E se è apparsa in tele, io non l’ho mai vista a nessun notiziario.
In compenso, ringrazio Dio che Mello non sia qua, perché altrimenti mi ucciderebbe.
O ucciderebbe lei, e poi mi toccherebbe pulire, il che sarebbe ancora peggio.
Però magari potrei dirgli di pulire lui, dato che è lui il colpevole e in più gli piace pulire casa mia, a quanto ho capito da quella volta che mi ha pulito la casa con Aiber…
La voce di Takki mi distrae dall’immagine di Mello in grembiulino con in mano uno straccio e uno spazzolone, mentre pulisce il pavimento del mio ufficio dal sangue di una Kiyomi Takada decapitata con un coltello che c’è ma non si sa da dove sia saltato fuori. Il corpo è svanito nel nulla, non si sa dove sia.
Un’immagine decisamente poco consona al luogo di lavoro, già già. Soprattutto se l’assassinata è davanti a me.
«Sei molto gentile… Matt, giusto?» domanda, sorridendo.
Oddio, si è pure informata su di me?! Qui si mette male…
«Avevo sentito parlare, del fatto che sei molto gentile.» prosegue lei, alzandosi e porgendomi una mano per stringerla. «Certo che ne devi avere avuta di pazienza, per stare con una vivace come Misa…»
Cazzo ne sa ‘sta qua di che rapporto abbiamo io e Misa?
Ah, già, era di dominio pubblico. Misa Amane “stava insieme” all’assistente di L Lawliet. Avevo sempre avuto la fortuna di non finire mai su qualche testata di qualche giornale scandalistico. Non per dire, ma non sono molto fotogenico.
«Misa mi ha parlato di lei, signorina Takada.» replico, stringendole la mano. «Ho saputo che non scorre molto buon sangue, tra di voi…»
Ok, forse non era il miglior modo di esordire, ma tant’è…
«Abbiamo avuto qualche… divergenza d’opinioni.» commenta lei, sorridendo sempre. «Qualche tempo fa, in effetti. Ma i giornali scandalistici ne hanno parlato come se fosse la fine del mondo… In realtà era solo un piccolo litigio tra me e lei.»
Certo, certo. Divergenza d’opinioni. Anche io, Light e L abbiamo avuto qualche “divergenza d’opinioni”. Piccola piccola, ovviamente. Un litigio tra me e loro due… Niente di catastrofico.
«Capisco…» commento, lasciandole la mano.
«Ho saputo che vi siete lasciati poco tempo fa.» continua lei, imperterrita.
Sono gay, e in realtà non siamo mai stati insieme. Ok?
«Sì… Poco prima delle vacanze di Natale.» confermo. «Abbiamo avuto qualche… “divergenza di opinioni” anche noi. Un po’ troppo grande, forse.»
Sì, sì, certo. Infatti è sempre qua e mi adora… Le divergenze di opinioni le ho avute con qualcun altro…
«Oh, mi dispiace.» si esprime lei, atteggiando un’espressione un po’ triste – finta, e lei lo sa che lo so. «Non sa cosa si è persa, comunque…»
Perché, tu sì?
Takki aggira il tavolo, venendo vicino a me – sorridendo, sempre.
«Devo ammettere che però Misa ha sempre avuto buon gusto, a scegliere i ragazzi.» commenta, continuando a sorridermi. «Soprattutto con te, ha fatto davvero un’ottima scelta.»
Più spudorata no, eh?
«La… la ringrazio, signorina Takada…» dico, sorridendo e allontanandomi quasi impercettibilmente da lei – non tanto perché voglio allontanarmi, quanto perché è lei che si sta avvicinando impercettibilmente e io voglio tenere le distanze. Tenere le distanze… Beh, in un certo senso è come allontanarmi.
«Oh, ti prego! Chiamami pure Takki, mi chiamano tutti così!» esclama lei, ridacchiando.
Dubito che ti chiamino tutti così, Takki
«Signorina Takada, sono solo un assistente, mica mi posso permettere tanta confidenza con lei.» replico, cercando di salvare il salvabile della situazione.
«Certo che te la puoi permettere! Anche perché se non lo fai mi offendo!» replica lei, sorridendo.
Oooook… Con calma. Molta calma.
«Va bene, allora…» replico, cercando di rimanere il più calmo possibile. «Se rischio di offenderla, preferisco darle confidenza.»
«Perfetto.» commenta lei, annuendo. «Posso chiamarti Matt, vero?»
«Certamente.» replico.
«E invece no.»
Sbarro gli occhi, sconvolto.
Primo pensiero: merda.
Secondo pensiero: ma perché proprio a me?!
Terzo pensiero: adesso che ci penso, ma proprio ora doveva capitare qui questa qua?!
Takki – cioè, Kiyomi Takada, neh – si volta verso la porta, sorpresa.
Io non ne ho bisogno. Riconoscerei quella voce tra mille. Soprattutto, lo riconosco mentre sta masticando un pezzo di cioccolato ed è incazzato nero.
«Mi dispiace tantissimo, signorina Takada, ma il suo soprannome è copyright mio.» prosegue Mello, entrando nell’ufficio a grandi passi e avvicinandosi a me. «Ma se vuole può sempre chiamarlo Mail, che è il suo vero nome. Ad ogni modo, credo di aver visto dalla porta che L la sta aspettando. Immagino che lei fosse qui per lui.»
Sia io che Takada ci voltiamo verso la porta dell’ufficio di L, che è lì sulla soglia, a guardarci.
«Mi stavo chiedendo quando uno di voi due se ne sarebbe accorto…» commenta.
«Se non ti fai vedere né sentire, è ovvio che nessuno dei due si accorgerà mai di te.» osserva Mello, sporgendosi leggermente per vederlo meglio.
«Ma erano così impegnati a parlare…» replica L, sorridendo. «Non me la sono sentita di interromperli, dài.»
Mello gli lancia un’occhiataccia, ma si limita a stare zitto.
«Mi perdonerai se ti porto via la signorina Takada per un po’, Mail?» fa L, inarcando un sopracciglio al mio indirizzo.
«Oh, beh, certo. Era qui per parlare con lei, in fondo.» commento.
Takada con quella sembra capire che è stata liquidata. Ma sembra prenderla piuttosto bene.
«È stato un vero piacere conoscerti, Mail.» mi saluta, andando verso L. «Spero che ci rivedremo.»
Mentre chiude la porta dietro di sé, sento Mello al mio fianco che borbotta un “non contarci”. Ed è proprio quello, che mi spinge a evitare di guardarlo. Per l’imbarazzo, alla fine. Dopotutto, la situazione non era delle migliori…
«Io e te dobbiamo fare un bel discorsetto.» esordisce infatti Mello, addentando ancora del cioccolato.
Sospiro. «Senti, credo che tu abbia frainteso la…»
«Non qui.» mi interrompe lui, senza badare alla mia frase. Mi prende per un polso, trascinandomi fuori dall’ufficio e camminando nella direzione a sinistra della porta.
Sono talmente sorpreso che mi rendo conto solo dopo di dove stiamo andando.
«È una tua abitudine portarmi in bagno, quando sei incazzato per qualcosa?» domando, perplesso. Vabbè che all’università non era propri incazzato… Insomma, gli è passata subito. Ma adesso sembra incazzato nero…
«È una tua abitudine parlare troppo, quando non devi?» replica lui, scocciato. «E sì che pensavo che fossi uno che se ne sta sempre zitto.»
«L’apparenza inganna, Mel.»
«Allora te lo dico esplicitamente: stai zitto e seguimi.»
«Agli ordini, capo.»
Dopotutto, se tentassi di ribellarmi e scappare via, dovrei comunque affrontarlo solo qualche secondo più tardi. O peggio, stasera a casa. Il che non è proprio una bella prospettiva…
Mi lascio trascinare in bagno, seguendolo con fare fin troppo remissivo a quello che sono abituato ad usare. Mello però non sembra accorgersene. Mi porta in bagno e chiude entrambi dentro uno dei gabinetti.
Poi, si accuccia a terra.
Lo guardo, sconcertato.
«Vieni giù anche te.» dice, in tono decisamente più tranquillo.
Chiedendomi quale sia stata la catena di pensieri che ha portato Mello da incazzato nero ad accucciato contro la porta del wc, obbedisco, trovandomi faccia a faccia con lui, che si sta ancora masticando il pezzo di cioccolato che ha appena addentato.
Inarco un sopracciglio, chiedendo implicitamente spiegazioni.
Mello sospira.
«Sei più ingenuo di quanto pensassi, Matt.» commenta. «Davvero pensavi che fossi incazzato?»
Inarco ancora di più il sopracciglio, perplesso.
«Vuoi la verità?» chiedo. «Veramente a me non sembravi incazzato. Mi sembravi incazzato nero.»
Mello ridacchia, divertito. «Allora non ho ancora perso il mio smalto di attore…»
«Lo vedi che allora avevo ragione?» replico io, memore della prima volta che ci siamo visti – quando gli ho detto che poteva fare l’attore di film vietati ai minori. «Lo vedi allora che fai l’attore?»
«Diciamo che ho una sottospecie di talento naturale a fingere.» replica lui, sorridendo sarcasticamente.
Inarco un sopracciglio. «Non lo fai anche con me, vero?»
Lui mi guarda, inarcando un sopracciglio, confuso. Poi, sorride di nuovo, sarcasticamente.
«Secondo te?»
«Mah, dalla situazione e da come sei stanco dopo direi di no.» replico. «Ma con te non si può mai sapere. In fondo, mica facevi l’attore di film vietati ai minori?»
«Non ho mai fatto l’attore di film vietati ai minori.» replica lui. «E comunque con te, in quelle situazioni, non fingo.»
«Con Light fingevi?»
«Che palle! Che c’entra Light adesso?»
«Ti ricordo che prima stavi con lui, Mello.»
«E quindi?» replica lui. Inarco tutte e due le sopracciglia, stavolta in modo molto eloquente – tanto che lui rotea gli occhi, esasperato. «Senti, siamo stati insieme quattro anni. Non era mica solo pane, amore e fantasia, no? La mettevamo anche in pratica, la fantasia.»
«Fingevi di più con Light o fingi di più con me?»
«Matt!» replica lui, esasperato. «Insomma, dobbiamo stare qui a sindacare su chi è meglio a letto tra i due?»
Sto zitto. Ma chi tace acconsente, e Mello lo sa.
Difatti, sbuffa, addentando di nuovo la cioccolata e guardando da un’altra parte.
«Tu.» replica.
Ridacchio, divertito. «Quindi ti sei messo con me perché sono meglio a letto di Light?»
«È uno dei motivi, sì.» replica lui.
«E gli altri?» domando, curioso come un bambino che fa le domande dei “perché” infiniti ai genitori.
«Matt, ti avviso.» ribatte lui. «Se prima non ero incazzato, ora sto cominciando ad esserlo.»
Rido, divertito. «Adoro questo lato permaloso del tuo carattere.» commento.
«Non pensavo che fossi masochista.»
«Un po’. Di certo non come te.» replico, sorridendo angelicamente. Lui sospira, addentando di nuovo il cioccolato – sembra una tavoletta infinita, cazzo. «Ritornando a prima… Perché mi hai portato qua?» domando, curioso.
Mello si prende il tempo di rimuginare un po’ sulla domanda mentre mastica il pezzo di cioccolato, e mentre mi fissa negli occhi.
«Niente di che.» commenta poi. «Ti chiederei solo di non cadere in trappole così ovvie.»
«Quali trappole?»
Mello sbuffa. «Matt. Takada è un’altra trovata di L per farmi ingelosire. Pensi davvero che sia stato un caso, se è venuta lì nel tuo ufficio e ha tentato di rimorchiarti nei dieci, quindici minuti che precedevano il mio arrivo?»
«Tu dici che è una trovata di L?» domando, perplesso. «Ma Misa ha detto che Takada e L si odiano…»
«Ha detto che L la odia, non che l’odio era ricambiato.» precisa lui. «E Near ha parlato con Misa poco fa, quando ho telefonato per dirgli… la scena che avevo visto. Siccome era con Misa, lei ha subito detto che L sarebbe capace anche di sotterrare l’ascia di guerra con Takada per un po’, pur di vendicarsi di me e te.»
«Mh… In effetti potrebbe essere…» confermo. «L ne sarebbe capace, probabilmente.»
Mello si rialza in piedi. «Che facciamo? Fingiamo che ci siamo cascati?»
«Giusto per dargli una soddisfazione? Vorrai scherzare, mi auguro.» replico, alzandomi a mia volta. «Abbiamo fatto pace. Dopotutto, tra e me Takki non c’è niente, no?»
«Lo spero per te.» replica lui, aprendo la porta del bagno e avviandosi fuori, con me alle calcagna.
«Ahn, Mello…» lo chiamo, mentre stiamo precorrendo il corridoio verso il mio ufficio.
«Che c’è?» domanda lui, ancora alle prese con la tavoletta di cioccolato.
Ragiono un attimo sulla domanda che voglio fargli. Poi però concludo che ho bisogno di una certezza in più. Si sa mai che Dio ha proprio voluto cambiare le regole della matematica proprio per me, oggi.
«Uno più uno fa due, vero?» chiedo.
Mello si volta, guardandomi un po’ strano.
«…Sssssì. Perché?»
«No, stavo ragionando. Perché se uno più uno fa due, due più due fa quattro, no?» domando.
«Sì… Se la matematica non è un’opinione…»
«Mh.» replico. «Ok. Grazie.»
Si sa mai che la matematica diventi un’opinione tutto d’un botto.
  
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