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Autore: LorasWeasley    01/10/2022    3 recensioni
future|fic [daisuga] [accenni tsukkiyama]
Daichi e Suga hanno infine deciso di adottare un totale di cinque bambini, tutti con caratteri, passioni e problemi differenti. In questi capitoli ecco raccontate le avventure di questa enorme famiglia.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Kei Tsukishima, Koushi Sugawara, Tadashi Yamaguchi
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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Tutù e scarpette
 

Emiko non poteva dire di aver avuto un’infanzia felice e spensierata come quella degli altri bambini. Sua madre era morta e non aveva idea di chi fosse suo padre. Nonostante ciò, Tadashi e Kei non le avevano mai fatto mancare nulla da quando l’avevano presa: loro erano la sua famiglia a tutti gli effetti.
Lei li amava, li amava davvero tanto e, per quanto certe volte continuasse a piangere per la morte della madre, era felice con loro.
Sapeva che la gente la compativa, che ogni volta che doveva dire che i suoi genitori erano morti e che viveva con il fratello, la gente la guardava con pietà e tenerezza, come guarderesti un cagnolino che è stato abbandonato in autostrada.
Tuttavia, lei non aveva bisogno di quella pietà, Tadashi e Kei erano come i suoi genitori. Magari non li chiamava “papà” poiché Tadashi era pur sempre il suo fratellone, ma questo non modificava di certo i sentimenti che provava nei loro confronti.
La prima volta che si rese davvero conto che i due erano come i suoi genitori, fu durante i suoi cinque anni.
Emiko scoprì ben presto che la sua passione era la danza classica, lo scoprì da un film e subito chiese a Tadashi se anche lei poteva provare a farlo. Voleva anche lei “quelle scarpette e quel tutù rosa”. Il giorno dopo fece la sua prima lezione e da quel momento non abbandonò più lo sport.
Qualche mese dopo stava facendo il suo primo saggio, aveva ansia nonostante tutte le rassicurazioni del fratello e, per sentirsi meglio, scostò piano la tenda che divideva il palco dalla platea e si mise a cercare i due con lo sguardo.
Non fu difficile individuarli considerando che erano seduti in prima fila e che Kei non passava per nulla inosservato con le sue due telecamere in mano e la terza che aveva montato su un piedistallo.
Le guance di Emiko si fecero rosse e il suo cuore iniziò a battere ancora più forte.
-Sei davvero fortunata- saltò in aria nel sentire quella voce al suo fianco. Era una delle signore che lavoravano nella scuola di danza, anche se non ricordava il suo nome. Emiko la fissò confusa e questa si sentì in dovere di specificare.
-Quello biondo è il tuo papà, giusto? Sembra molto fiero di te, sei fortunata ad avere qualcuno che ti ama così.
Emiko non la corresse perché non era importante come lo chiamassero. Inizialmente, quando si era trasferita da Tadashi, aveva pensato che Kei non la volesse in casa, che lei stava rovinando la vita perfetta che aveva sognato di vivere con il suo ragazzo, ma aveva capito subito che così non era. Certo, c'erano ancora volte dove quei pensieri oscuri le invadevano il cervello, ma c'erano anche momenti come quelli che le facevano capire quanto fossero sbagliati.
-Sì- sussurrò in risposta -sono molto fortunata.
 
Gli anni passarono ed Emiko si appassionò sempre di più a quello sport. Vivendo tantissimi momenti belli ed emozionanti, ma anche crisi e attacchi di panico.
Ma non importava cosa stesse vivendo, Kei e Tadashi erano sempre lì con lei in qualsiasi situazione.
Suo fratello era diventato bravo a sistemarle i capelli e a truccarla. Emiko amava quei momenti.
Vedere Tadashi attraverso il riflesso dello specchio, concentrato e con la lingua di fuori per l’impegno mentre tirava all’indietro tutti i suoi capelli scuri in modo che non uno di questo fosse fuori posto, era diventata la sua nuova cosa preferita.
Avere una routine la calmava ed era ciò che la portava a dare il meglio di sé su quel palco.
Finito con i capelli, Tadashi sorrise soddisfatto e le disse di attendere mentre andava a lavarsi le mani piene di gel, così che poi avrebbe potuto farle il leggero trucco sul viso che la sua insegnante aveva richiesto per le bambine di dieci anni.
E mentre Emiko aspettava buona, non poté fare a meno di accorgersi che le sue lentiggini erano diventate più marcate. Si portò una mano al volto e fece una minima smorfia, questa non passò inosservata a Tsukki, il quale aveva raggiunto la stanza proprio in quel momento.
-Qual è il problema?- le domandò facendola sussultare.
-Ah… io…- balbettò arrossendo -nulla!
Ma il biondo non era di certo stupido, così la raggiunse e domandò serio -Non ti piacciono le tue lentiggini?
Lei abbassò lo sguardo mortificata, poi sussurrò -Forse dovrei chiedere a ‘Dashi di coprirle.
-Scherzi? Sono bellissime, tu sei bellissima!- s’infervorò il biondo.
-Ma…
La sua protesta fu interrotta dalla leggera risata di Yamaguchi che tornò in stanza -Mi ricorda tanto qualcosa questa conversazione.
Emiko vide le guance di Kei diventare rosee, incrociare le braccia sul petto e distogliere lo sguardo borbottando -Eri un adolescente troppo insicuro.
Tadashi rise ancora, poi si rivolse alla sorellina -Sai Emi, anche a me non piacevano le mie lentiggini. C’erano dei bulli che mi prendevano in giro per queste e pensavo solo che fossero delle brutte macchie sulla pelle, ma poi Tsukki mi ha detto esattamente quello che ha appena detto anche a te. Lui mi ama per come sono, lentiggini comprese. E amiamo te per lo stesso motivo. Quindi fidati di me Emi, non vuoi nasconderle, non vuoi privare la gente che ti vuole bene della possibilità di vederti esattamente come sei. Inoltre- a quel punto le si avvicinò di più e le fece un occhiolino -non vogliamo che il tuo futuro principe azzurro non si accorga di te perché hai nascosto una cosa tanto importante, giusto?- rise -O principessa, dipende quello che ti piace.
-Principe- sussurrò lei in risposta con il volto che le andava a fuoco.
Kei fece un colpo di tosse infastidito -Mi sembra un tantino presto per parlare di queste cose.
Tadashi a quel punto tornò a rivolgersi al suo ragazzo, lo raggiunse e gli mise le braccia intorno al collo -La nostra Emi sta crescendo, dovrai fartene una ragione prima o poi.
Il cipiglio di Kei si fece ancora più infastidito mentre rispondeva con un semplice -è ancora la nostra bambina.
Dio, Emiko non poteva descrivere quanto li amasse.
 
Come già detto, Tadashi e Kei non mancarono ad alcun suo saggio di danza e, probabilmente, mai avrebbero smesso di farlo. Ciò non voleva dire però che a loro non si potesse aggiungere una nuova persona.
Lo spettacolo era finito e tutte le ballerine avevano raggiunto i propri familiari in mezzo al pubblico per i saluti, gli abbracci e le foto. Tutte le luci del teatro erano accese e c’era un gran fracasso, ma era una cosa alla quale si erano ormai abituati dopo più di dieci anni.
Emiko adesso aveva sedici anni, stringeva con commozione i fiori che Kei e Tadashi le avevano regalato e chiese felice -Facciamo una foto tutti e tre?
-Posso farla io, se per voi va bene.
Emiko sussultò a quella nuova voce e si voltò di scatto con gli occhi sgranati. Per un solo attimo aveva pensato di aver immaginato quella voce, ma Kazuki era proprio di fronte a lei.
Kazuki Sawamura-Sugawara era uno dei figli degli ex amici di scuola di suo fratello e Kei, l’aveva incontrato quando entrambi avevano cinque anni e lì era iniziata la loro amicizia. Anche adesso, a distanza di dieci anni, la loro amicizia continuava. Ma c’era una linea sottilissima tra l’amicizia e l’amore e, anche se nessuno dei due l’aveva ancora detto ad alta voce, entrambi sapevano di averla superata da un pezzo.
Kazuki era bello ed elegante con i suoi capelli biondi spinti all’indietro e la sua camicia di marca.
-Ciao- sussurrò Emiko.
-Ciao- rispose lui con un sorriso dolce e imbarazzato, poi le porse il mazzo di fiori che fino a quel momento era rimasto tra le sue mani -questi sono per te… se ti piacciono…
Lei li accettò con le mani che le tremavano -Grazie.
-Vi faccio una foto!- Tadashi ricordò loro della presenza dei due adulti esclamando quella frase.
Quando, infine, lasciarono il teatro, i tre uomini erano rimasti soli poiché Emiko era andata negli spogliatoi a cambiarsi.
-Kazuki- chiamò Tadashi -vuoi venire a cena con noi?
-Mi piacerebbe- rispose il biondo mentre si inchinava -ma solo se non è un problema per entrambi.
Tadashi sorrise, poi si strinse a Kei -Non è un problema, vero Tsukki?
Questo si irrigidì al suo fianco, poi scrutò a fondo l’adolescente per diversi secondi di troppo.
-Se solo la farai soffrire…- iniziò a minacciare.
-La proteggerò anche più della mia vita.
Tsukishima sembrò abbastanza soddisfatto da quella risposta e annuì brevemente.
Emiko amava Tadashi e Kei, ma era sempre stata gelosa dell’amore che questi avevano trovato l’uno nell’altro, pensava che fosse qualcosa di speciale, qualcosa che potevano raggiungere solo pochi eletti.
Con l’arrivo di Kazuki si permise di pensare che, forse, anche lei poteva far parte di quella schiera di eletti.
  
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