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Autore: Wolfgirl93    01/10/2022    0 recensioni
La vita di Rei cambia dopo un avvenimento che sconvolge la sua famiglia, da quel momento le si para davanti un bivio e lei deve trovare il coraggio per percorrerlo e per scoprire la persona che vuole essere veramente, riuscirà a farcela e sarà disposta a perdere qualcosa lungo il suo viaggio?
Fatti, persone e avvenimenti sono totalmente inventati
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1

 

Rei quella notte non riuscì a dormire, pensava a come avere quei soldi, neppure con i loro due lavori sarebbero arrivate a quella cifra in una settimana e l’unica cosa che le venne in mente fu chiedere aiuto ai suoi amici e al suo ragazzo.
La mattina dopo Rei andò in università ma la sua mente era ancora piena di pensieri e non riuscì a seguire quasi nulla delle lezioni, uscì prima e si recò alla facoltà di Masaki per parlare con lui, il suo ragazzo la stava aspettando in una caffetteria lì vicino e quando lo vide lo abbracciò cercando quel minimo di conforto che non l’avrebbe fatta crollare.

“Tesoro che succede? Dal messaggio sembrava urgente…” Il biondo le accarezzò il viso mentre le sorrideva cercando di rassicurarla.
“E’ per mio padre, hanno chiesto altri soldi, 150.000 yen… Non sono cosa fare… Non voglio dare fastidio a te o alle mie amiche ma sono disperata.” Disse Rei con le lacrime agli occhi mentre affondava il viso contro il torace di Masaki , cosa poteva fare? Anche con un terzo o un quarto lavoro non avrebbe avuto quei soldi in una settimana.

Il biondo le accarezzò i capelli lunghi e le lasciò un bacio sulla testa prima di alzarle il viso. “Ti darò una mano io, voglio che tu stia bene e anche tuo padre, vedrai che sarà l’ultima volta che ti chiederanno dei soldi.” Disse dolcemente cercando di confortarla.

“Grazie amore.” Rei alzò il viso per baciare Masaki e si asciugò le lacrime mentre il biondo le sorrideva, quella sera fu aiutata dai genitori di Masaki che passarono la cifra pattuita sul conto online che avrebbe usato con i rapitori, ringraziò infinitamente i genitori del suo ragazzo e tornò a casa con un peso in meno addosso.

Avrebbe ridato tutti i soldi a Masaki e alla sua famiglia, lo avrebbe fatto con calma ma piano piano ci sarebbe riuscita.

 

Una volta a casa raccontò tutto a sua madre e lei sentì un peso in meno a quelle parole.

“Spero che sia l’ultima volta che chiedano dei soldi perché dopo questo ho finito le alternative per racimolare quelle cifre in così poco tempo.” Rei era esausta ma sperava davvero che suo padre non avesse chiesto un prestito più grande altrimenti sarebbero stati tutti nei guai.

 

Per fortuna tutti gli amici di Rei sembravano capire il suo disagio e la aiutarono con l’università, passandole appunti e con il tempo libero portandola in posti diversi per farla distrarre, però come sempre il lunedì arrivò e con esso la pura.

La chiamata arrivò puntuale al cellulare di Rei e la ragazza rispose con la voce tremante.
“Tesoro, come stai?” Suo padre.
“Papà! Noi stiamo bene, la mamma è qui!” Disse mettendo il vivavoce per far sentire la voce del padre anche alla donna.

“Nobu, sono così felice di sentire la tua voce, questa sarà l’ultima volta vero?” Chiese Kumiko senza però ricevere nessuna risposta. “Vero?!” Chiese nuovamente prima di sentire qualche risata.

“Mi dispiace interrompere la vostra rimpatriata ma è il momento del pagamento, 150.000 yen sul conto e di corsa.” Disse l’uomo con la voce quasi divertita, cosa aveva da ridere?

Rei inviò i soldi e sentì quasi un senso di liberazione, era finita, vero?

“Bene, state pronte per la prossima settimana, 150,000 yen per il prossimo lunedì, buonanotte.”
“Aspetta!” Rei e Kumiko parlarono all’unisono ma il rapitore aveva già buttato giù lasciandole scioccate a guardare lo schermo del cellulare diventare scuro.

No.

Non era possibile.

 

Rei tornò in università il martedì dopo come uno zombie, sembrava senza forze e le occhiaie che aveva facevano ben intuire che non avesse dormito, fece tutto come un robot, non parò neppure con i suoi amici e tornò verso casa senza dire nulla.

Sulla via del ritorno fu fermata da un uomo con un completo nero.
“Rei Hanemiya?” Chiese l’uomo facendola fermare e guardare lo sconosciuto.
Rei sentì un brivido lungo la schiena, chi era quel tipo e cosa voleva da lei? “Sì?” Chiese incerta già pronta a scappare nel caso fosse stato necessario.

“So che le servono dei soldi quindi…” L’uomo tirò fuori dal taschino un biglietto e lo porse alla ragazza. “Si rechi a quell’indirizzo stasera dopo le 21, non se ne pentirà.” L’uomo le sorrise e poi se ne andò lasciando la ragazza confusa e con ancora quel bigliettino fra le mani.

Quando lo guardò notò solo una scritta in un font molto bello ‘Valhalla’ Diceva la parte frontale del biglietto e dietro vide un indirizzo, doveva essere un bar da come c’era scritto lì.

Rei tornò a casa e poi controllò l’ora, cenò con sua madre e poi uscì di casa per andare al Valhalla, andarci da sola non era stata un’idea furba ma non voleva che nessuno – oltre lei – venisse coinvolto.

Quando arrivò vide che quel posto era davvero un bar e una volta entratasi fece strada nella sala gremita di persone prima di essere accolta da una ragazza in tenuta da maid che le sorrise. “Che cosa ti porto piccina?” Chiese prima che Rei le porgesse il biglietto un po’ confusa.

“Oh, aspetta qui.” La ragazza andò via sui suoi pattini, Rei neppure si era accorta che ne indossasse un paio. “Ken devi scortare qualcuno dal grande capo… Non lo so ha un bigliettino quindi devi portarla da lui!” Sentì la voce della ragazza in lontananza e sentì il bisogno di scappare. Grande capo? E perché doveva essere scortata?

Quando la ragazza tornò era assieme ad un ragazzone alto e moro con tatuaggio tribale sulla tempia destra.

“Vieni con me.” Il ragazzone le fece cenno di seguirlo e la ragazza la salutò con un sorriso mentre tornava al proprio lavoro.

 

Salì tre rampe di scale prima di arrivare ad un piano dove i muri erano borgogna con disegni geometrici.
Non sembra sicuro, pensò Rei mentre seguì il ragazzo fino alla fine del corridoio dove vi era una porta nera tutta intarsiata, il moro la aprì e poi fece un lieve inchino prima di guardare Rei e farle cenno di entrare; successe tutto in fretta e in poco tempo si ritrovò la porta chiusa alle sue spalle e in quella stanza elegante mentre un uomo – dall’altra parte della scrivania – la guardava.

“Immagino che tu sia Rei Hanemiya, giusto?” Chiese lo sconosciuto guardandola da dietro le lenti tonde degli occhiali.

“S… Sì e lei è?” Chiese facendo qualche passo avanti, voleva vedere bene quell’uomo e se proprio sarebbe dovuta morire in quella stanza magari come ultimo desiderio poteva sapere il nome del suo assassino.

“Ivanov Alexei, capo del Valhalla e tuo nuovo datore di lavoro se accetterai.” Ivanov le fece cenno di sedersi mentre le sorrideva, mentre gli indicava la sedia notò dei Kanji sulle sue mani, Morte e Distruzione. “Non farti intimorire da questi, sono solo per chi disobbedisce ai miei ordini, ora siediti.”

Rei prese posto sulla poltrona di pelle e guardò l’uomo incerta, cosa voleva quel tizio e perché nuovo datore di lavoro? Alexei non sembrava giapponese, i tratti del suo viso erano marcati e il colore dei suoi occhi era di un azzurro ghiaccio, ma c’era qualcosa nel suo viso che le fece capire che quel tipo era pericoloso.
Aveva dei capelli biondi, li teneva corti così da incorniciargli il viso.

“So che non te la stai passando molto bene quindi sono qui per proporti di lavorare al Valhalla, la paga è settimanale e senza contare le mance è 150.000 yen, ovviamente ogni mancia sarà tua e potrai farci ciò che vuoi. L’orario sarà dalle 20 alle 3 di notte, ogni sera, mentre i weekend sarà dalle 20 alle 6 di mattina. Il lunedì sera potrai entrare a lavoro più tardi, per ovvi motivi. Cosa ne pensi?” Chiese Ivanov osservandola, Morte e Distruzione erano ben visibili mentre teneva le mani sulla scrivania di ciliegio, i suoi occhi la osservavano come un predatore osserva la propria preda e quando Rei schiuse le labbra Ivanov sorride.

“Va bene…” Cos’altro poteva fare? Quel lavoro le serviva e se la paga era così buona poteva anche smetterla di chiedere soldi in giro, in più con quel lavoro avrebbe potuto lasciare il lavoro alla mensa per lavorare solo al negozio dei genitori di Masaki .

“Saggia decisione, questa sera potrai osservare Yuki, una delle cameriere che lavora qui da più tempo, seguila in ogni cosa che farà e impara, domani troverai la tua uniforme negli spogliatoi, esigo la massima puntualità. Domenica recati qui per la tua prima paga, ora puoi andare.”

 

Rei uscì dall’ufficio di Ivanov dove incontrò nuovamente il ragazzo moro con il tatuaggio, nuovamente non disse nulla ma la accompagnò fino al locale e fece un cenno alla ragazza che lo aveva accolto prima.
“Hey piccina, tutto bene dal grande capo?” Chiese la ragazza sorridendo.
“Sì, devo trovare una certa Yuki…” Rei si guardò attorno, come avrebbe fatto a trovarla.

La ragazza rise a quelle parole. “Ce l’hai di fronte, Yuki Shinoda al tuo servizio piccina.” Scherzò la ragazza facendo un inchino.

“Oh piacere, Ivanov mi ha detto di seguirti per imparare.” Disse Rei incerta.

“Perfetto, comunque non dire il suo cognome qui dentro, per noi è il capo o al massimo il grande capo, ok?” Chiese dolcemente Yuki prima di prendere la mano di Rei e andare con lei verso uno dei tavoli da servire.

“Yu, chi è questo bocconcino?” Chiese un ragazzo mentre guardava Rei con un sorrisetto malizioso.

“Giù le mani Kouta è nuova e per stasera è solo in prova quindi non importunarla altrimenti scapperà a gambe levate.”

“Oh che cattiveria, ciao tesoro come ti chiami?” Chiese il ragazzo biondo con un tatuaggio sul viso che sembrava chiamarsi Shion.

“Rei.” Pigolò imbarazzata la ragazza facendo ridere l’intero tavolo.

“Sei così carina lo sai? Non vedo l’ora che anche tu indossi un completo del genere, sarai da togliere il fiato.” Commentò Kouta prima di dare una pacca sul sedere a Yuki “Prima che tu ti ingelosisca, sappi che lo sei anche tu.”

Yuki alzò gli occhi al cielo e gli sorrise bonariamente “Grazie tesoro, ora vado se avete bisogno di me chiamatemi.” Prese nuovamente la mano di Yuki e la accompagnò verso un altro tavolo pieno di ragazzi, sembrava che le ragazze lavorassero in quel posto ma non sembravano esserci avventori donne lì dentro.
 

La sera passò abbastanza veloce e Rei capì che il suo compito sarebbe stato quello di servire i clienti e lasciargli fare quello che volevano, o almeno quasi tutto, potevano toccare il sedere delle cameriere e fare battutine allusive ma non potevano chiedere servizi sessuali – a meno che non fosse la cameriera stessa a proporlo – infatti fu quasi a fine serata che Yuki propose un servizio speciale ad un ragazzo con una strana capigliatura, Atsushi doveva chiamarsi e con lui sparì sul retro del locale.

Rei aspettò la fine della serata ma poi il ragazzone con il tatuaggio tornò da lui “Puoi andare, torna domani, quando entri vai diretta sul retro e la prima porta sulla destra sono gli spogliatoi, lascia il tuo cellulare lì oltre i vestiti e indossa tutto quello che ti viene lasciato… Spero tu sappia pattinare altrimenti Yuki ti aiuterà.” Aveva un tono duro un po’ burbero ma non sembrava cattivo mentre gli diceva quelle cose.
“Va bene, grazie…” Rei gli sorrise appena prima di uscire e tornare a casa, non sapeva cosa avrebbe potuto dire a Masaki , sapeva quanto era geloso e dirgli di quel lavoro equivaleva non poterci più andare, solo che lei aveva bisogno di quei soldi quindi decise di tenere il segreto almeno per il momento.

 

L’indomani andò a lavoro e ad aspettarla c’era Yuki con la sua nuova divisa.
“Non è un po’ corta?” Chiese Rei incerta mentre la guardava.
Yuki scoppiò a ridere e scosse il capo “Beh potrei dirti di sì ma alla fine è quella che ho anch’io, ti consiglio di mettere dei pantaloncini sotto, aiutano a non mostrare troppo.”
Rei non usava delle mutandine da donna, era solita usare dei boxer quindi ringraziò quella sua lungimiranza per averne messo un paio bianco quel giorno.

Indossò la divisa e si guardò al piccolo specchio che c’era nello spogliatoio, non era male ma qualcosa dentro di lei le diceva che l’immagine che vedeva non era giusta, sospirò mentre spostava lo sguardo altrove.

“Che succedeva piccina, non ti piace la divisa?” Chiese Yuki andando verso di lei per accarezzarle il viso.
Rei non aveva mai parlato di quella cosa con nessuno e non capì perché lo stesse per dire ad una perfetta sconosciuta ma forse era proprio quello, il fatto che Yuki non conoscendola non l’avrebbe giudicata, o almeno così sperava.
“Non mi sento a mio agio con il mio corpo… Sto mettendo da parte i soldi per fare un intervento per cambiare sesso…” Sussurrò con le guance rosse mentre guardava il pavimento trovandolo tutto d’un tratto interessante.
“Oh mi dispiace, non lo sapevo, che nomi preferisci che usi?” Yuki continuò a sorriderle come se nulla fosse e a quella domanda il cuore di Rei esplose dalla felicità.

“N… Non ci ho ancora pensato ma beh per ora va bene Rei, comunque ti ringrazio, sei molto dolce.” Disse sorridendo.

Yuki scosse il capo e si avvicinò a lei “Beh sai il fidanzato di un amico è come te, ha fatto un cambio di sesso qualche anno fa, in realtà lui ha solo operato la parte di sopra.” Indicò il seno mentre parlava “Ma non ha mai fatto altro, però beh gli va bene così e io sono felice che sia riuscito nel suo intento.”

Yuki era dolce e comprensiva, diversamente dalle amicizia che aveva Rei, nessuno dei suoi amici l’avrebbe accettata con così tanta facilità.

La verità era che le amicizie di Rei erano date dalla sua famiglia, suo padre era un uomo influente e sua madre si era fatta una nomea quando era più giovane, quindi lei si era circondata di amici che la vedevano come la figlia degli Harada e non come Rei.

Persino con Masaki aveva paura di aprirsi, il suo ragazzo la amava è vero ma era anche sempre concentrato sul sesso, qualcosa che Rei non era ancora pronta a fare.

“Sono contenta per il tuo amico, in più avere un’amica come te deve averlo aiutato… Io purtroppo non credo che avrei nessuno di così comprensivo, neppure il mio ragazzo…” Confessò la mora scuotendo il capo, non poteva parlare male di Masaki , lui c’era sempre stato per lei e anzi la stava aiutando anche in quel momento.

“Che stronzo, lasciati dire che se quel tipo non riesce a vederti felice nel corpo che vuoi veramente allora non ti merita. Comunque Rei, è arrivato il momento di andare, ti aiuto a mettere i pattini poi iniziamo ad andare di là, ok?”

 

La serata andò liscia, Rei aveva persino imparato a pattinare e sfrecciava nella sala con le ordinazioni in mano come se fosse abituata a farlo da mesi, salutò Kouta che la vide da lontano e segnò la loro ordinazione prima di andare al loro tavolo con le birre.
“Hey bambolina, che bello vederti tutta in tiro per noi.” Il biondo le sorrise allungando una mano per accarezzarle il sedere avvolto dalla gonna pomposa. “Perché non rimani un po’ qui con noi? Ci farebbe piacere passare del tempo con te e conoscerti meglio.” Un coro di ‘Sì resta con noi’ si alzò dal tavolo ma Rei sorrise imbarazzata mentre notava un ragazzo che la chiamava.

“Devo andare, un cliente ha bisogno di me, divertitevi!” Disse di corsa mentre andava all'ennesimo tavolo, segnò le loro ordinazioni poi andò verso il bar per dirle al barista. “Voglio una vodka liscia e un mosc… un mosco…”
Il barista la interruppe ridendo “Un moscow mule?” Chiese divertito.

“Quello! Non so pronunciare quei nomi difficili!” Disse imbarazzata mentre si sedeva per qualche secondo.

“Non preoccuparti, arrivano subito.”

Tutti erano gentili con lei e la cosa la rendeva felice e a suo agio, consegnò i drink al tavolo poi prese l’ennesima ordinazione dal tavolo di Shion, l’ennesimo giro di birre che Rei portò di corsa. Questa volta però il biondo la trattenne per il polso, era visibilmente ubriaco ma sembrava fin troppo reattivo per i gusti della mora.
“Kouta devo andare altri hanno bisogno di me.” Mentì visto che nessuno sembrava voler ordinare altro, in più era quasi ora di chiusura.

“Eddai, perché non mi offri un servizio speciale? Voglio proprio sentire la tua boccuccia sul mio c…” Una mano schiaffeggiò quella di Kouta che subito si allontanò. “Che cazzo? Yuzuha?!”

“Così impari a fare proposte indecenti, devo ricordarti la regola del ‘sono le cameriere a offrire – di loro spontanea volontà – i servizi speciali’? Ora lasciala stare, deve andare a cambiarsi.” Sibilò Yuki prendendo Rei per le spalle mentre la accompagnava verso gli spogliatoi.

Rei era rimasta in silenzio per tutto quel tempo, quasi ghiacciata sul posto da quel contatto non desiderato e da quella proposta.

“Hey, lascialo stare alza troppo il gomito e in più ci prova con tutte qui… Spero non ti abbia dato troppa noia.” Disse Yuki dolcemente mentre le accarezzava il viso.
Rei scosse il capo e provò a concentrarsi su altro, non le piaceva il contatto con i ragazzi, lo trovava troppo invasivo per i suoi gusti, soprattutto se era un contatto non voluto.

 

Tornò a casa con lo stomaco sottosopra e riuscì ad addormentarsi solo quando il sole iniziò a sorgere, con quel lavoro i suoi ritmi si era completamente svasati e andare all’università per le lezioni era diventato quasi impossibile.
Studiava durante il giorno, poi andava a lavoro dai genitori di Masaki e successivamente al Valhalla, anche le uscite con il suo ragazzo era nettamente calate ma lui non se la prese molto capendo il momento e pensando che fosse per via della situazione con suo padre.

 

Quella settimana finì e quando la domenica si recò nell’ufficio di Ivanov era esausta, fece le tre rampe di scale e questa volta arrivò nell’ufficio da sola, bussò poi entrò con il solo intento di prendere i soldi e andare a casa per una bella dormita.

Ivanov era fermo alla sua scrivania con un bicchiere di quello che sembrava brandy in una mano, le sorrise e le fece cenno di avvicinarsi.
“Hai diciotto anni quindi vuoi favorire?” Chiese indicandole il bicchiere che Rei prontamente rifiutò, non amava l’alcol.

“Bene, allora parlando di affari… Visto che martedì hai solo seguito Yuki e questi giorni hai lavorato direi che la tua paga è di 100.000 yen, più le tue mance.” Ivanov tirò fuori le banconote pattuite e le contò prima di porgerle a Rei.
Era riuscita a guadagnare quasi 58.000 yen di mance e vedere quel suo primo stipendio le fece capire che quel lavoro pagava, pagava davvero bene.
“Grazie signore…” Disse prendendo i soldi, li mise nascosti nella borsetta che aveva e si voltò. “Buona serata.”
“Anche a te Rei.” Ivanov la guardò uscire prima di riprendere a bere il suo ultimo bicchiere di brandy.

 

Quando il lunedì arrivo Rei fu pronta, aveva i soldi necessari e anzi riuscì perfino ad averne altri se i rapitori ne avessero chiesti altri.
La chiamata fu la stessa, la voce di suo padre fu la prima che sentirono e poi passò al rapitore, Rei mandò i soldi che loro avevano chiesto e poi arrivò l’ennesima richiesta.
“150.000 yen per la prossima settimana, stessa ora.” La chiamata si concluse di nuovo ma questa volta Rei era fiduciosa, avrebbe avuto i soldi anche se quel lavoro al Valhalla era sfiancante.

 

La sua seconda settimana di lavoro partì proprio da quel lunedì, entrò a lavoro più tardi e si ritrovò subito indaffarata visto che Yuki dopo il suo arrivo aveva voluto dare un servizio speciale nuovamente ad Atsushi, non ne era sicura ma credeva ci fosse un flirt tra di loro.

Alle 2 di notte sentì la stanchezza coglierla ma subito cercò di concentrarsi sul lavoro e soprattutto sul fatto che a breve avrebbero chiuso; a quell’ora diversi clienti erano ubriachi e Ken – così si chiamava il ragazzo moro con il tatuaggio del tribale – era impegnato a scortarli fuori così che non dessero noia ad altri clienti, fu proprio quando Ken era impegnato con due clienti che un amico di Kouta la seguì fino verso il bar.

Rei si sentì spingere contro la parete e subito sentì qualcuno fare peso contro di lei mentre un puzzo di alcol e fumo le arrivava al naso.

“Lasciami per favore devo finire di lavorare.” Rei era immobile mentre sentiva il peso del ragazzo su di lei, Mochi, così tutti lo chiamavano, perché era sempre fin troppo appiccicoso con le ragazze, era almeno una ventina di centimetri più di lei e non sembrava disposto a lasciarla andare.

“Divertiamoci.” Disse semplicemente tentando di baciare Rei che subito spostò il viso dalla parte opposta, ma il moro non si perse d’animo e si abbassò per poggiare le labbra sul collo della mora, una sensazione sgradevole l'avvolse e la ragazza cercò di ribellarsi mentre l’omone le faceva scorrere le mani lungo le gambe risalendo verso il limitare della gonna.

No.

Ti prego no!

Rei chiuse gli occhi e provò a dimenarsi con ancora più forza, d’un tratto però il peso di Mochi sembrò svanire e quando la ragazza riaprì gli occhi vide Ivanov che teneva il ragazzo per il bavero della camicia.

“Tutte le persone che lavorano qui appartengono a me, quindi non osare più toccare nessuno senza il loro o il mio consenso. Sono stato chiaro?!” La sua voce era quasi un ringhio mentre guardava quel ragazzo con gli occhi gelidi, Mochi si limitò ad annuire prima di scappare letteralmente fuori dal locale.

“G… Grazie signore…” Mormorò con la voce flebile Rei mentre Ivanov la osservava, i suoi occhi sembravano poterle leggere dentro e lei si sentì nuda in quel momento di fronte a lui.

“Dovresti imparare a difenderti Rei, o forse ti piaceva sentire le sue mani addosso?”
La ragazza spalancò gli occhi scioccata da quelle parole, l’adrenalina e il panico presero possesso di lei e senza neppure pensarci due volte diede uno schiaffo ad Ivanov e poi se ne andò.

Mentre si cambiava l’unica cosa che le veniva in mente era che aveva appena schiaffeggiato il suo capo, sarebbe stata licenziata sicuramente.

 

Quando il giorno dopo entrò a lavoro Yuki le sorrise e l’abbracciò prima che Ken la chiamasse.

“Il capo ti vuole, vieni con me.” Disse il moro facendole strada.

Merda

   
 
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