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Autore: NPC_Stories    03/10/2022    2 recensioni
Writober 2022, non è stato dato un tema ma siccome siamo a ottobre e sento già profumo di Halloween, lo farò a tema non morti.
31 storie, una al giorno, stay tuned.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Genere: Fantasy
Personaggi: Oscar, Sinistra, Bennu, Yrga, Erika, famiglia Domedias, altri

3. Necklace

1349 DR, cittadina di Beregost

Mani scheletriche sfiorarono la tenera pelle, la carne morbida del neonato. Il tocco del non morto era freddo e senza vita. Forse il piccolo in qualche modo lo aveva percepito - che c'era qualcosa di strano, di innaturale, nell'adulto chino su di lui, che erano l'uno l'opposto dell'altro, natura e antinatura, vita e antivita - o forse, semplicemente, il tocco delle dita fredde non era ciò che si aspettava e l'aveva indisposto.
"Non piangere, creatura" la voce era crepitante, come un foglio di carta vecchia e fragile che viene accartocciato "questo sarà molto più odioso per me di quanto lo sarà per te…"
Prese un respiro profondo, anche se ovviamente non ne aveva bisogno. Era la forza dell'abitudine… ma se ne pentì subito. L'odore dei vivi a volte era rivoltante.
Odiava quel compito. Lo odiava, e si sentiva troppo superiore per dover fare una cosa del genere.
"Uhuh" s'inserì una voce sottile, spettrale, canzonatoria. Ma non c'era nessuno in vista. "Uhuhuh" ripeté lo spirito. Era una risatina, ma suonava falsa. "Qualche problema, mago? Avevi detto di averlo già fatto in passato."
Una figura umana ma semi-trasparente prese forma accanto al necropolitano, comparendo dal nulla silenziosa come un refolo d'aria. Se non avesse parlato, forse lui non si sarebbe accorto di lei, intento com'era nel suo compito.
Il bambino aveva ormai smesso di piangere.
"Sì, è vero che l'ho già fatto. Ma è stato secoli fa."
"Oh? Ma non è come andare a cavallo, che una volta imparato non si scorda mai?"
"No, Yrga, non è come andare a cavallo. Cambiare le fasce a un neonato è tante cose, ma non come andare a cavallo."
"Sei sicuro che vada allacciato proprio così…?" Inquisì la creatura incorporea, indicando il lavoro del collega con un dito.
"A questo punto non sono più sicuro di niente" ammise lui.
Il bambino gorgogliò, soddisfatto. Le dita fredde erano fastidiose, ma sentirsi di nuovo pulito era piacevole. Agitò le braccia e le gambe, e l'adulto davanti a lui fece uno scatto indietro, uscendo dal suo limitato campo visivo.
"Sinistra!" Abbaiò il mago. "Sinistra! Vieni qui e prendi questo coso!"
"Sì, padre" la donnina bionda, che fino a quel momento era rimasta al bordo della stanza vicino alla porta, si avvicinò al fasciatoio con la sua andatura lenta. Con grande cura sollevò il neonato e lo prese in braccio.
Il piccolo fece una smorfia. Altre mani fredde. Questa volta però il viso a cui quelle mani appartenevano era molto più rassicurante, quindi non scoppiò a piangere. Era un volto di donna, il volto che lui vedeva più spesso, e che l'abitudine stava rendendo piacevole.
Erano giorni che sentiva solo il tocco di mani fredde e ormai si stava quasi rassegnando, per quanto un neonato non abbia la padronanza di simili concetti. Si stava abituando, piuttosto, perché gli umani hanno una grandissima capacità di adattamento. Così come si stava abituando a vivere in un luogo con una concentrazione di energia negativa che, sebbene non ancora ostile alla vita, era superiore alla media nel mondo dei vivi.

* * *


"Bennu, hai trovato qualcosa in merito alla collana?" Il necropolitano andò dritto al sodo. Voleva sbarazzarsi del bambino il prima possibile, e il modo più veloce era trovare una connessione fra la collana che avevano messo nella sua cesta e la sua possibile famiglia di origine.
Chiunque fosse stato a lasciare quel bambino davanti alla loro porta aveva fatto una scelta veramente stupida. Non tanto perché gli occupanti di quell'edificio fossero dei non morti - nessuno poteva saperlo, nascondevano bene la loro identità - quanto piuttosto perché avevano lasciato un bambino, in forma anonima, davanti a un'agenzia investigativa. Che senso poteva avere? Sarebbero bastati pochi giorni per trovare la famiglia del piccolo… in realtà sarebbero bastate poche ore se solo l'incantesimo di divinazione sulla collana avesse funzionato. Invece, chiunque fosse il precedente proprietario, era impenetrabile alla magia. L'agenzia investigativa aveva dovuto ricorrere a metodi più classici, come le ricerche araldiche. Il ciondolo che spiccava fra le perle recava uno stemma nobiliare legato alla città di Waterdeep. Il bambino era probabilmente un figlio bastardo di qualche nobile di Waterdeep, ma come ci era finito nella lontana cittadina di Beregost? Chi ce lo aveva portato? Perché non lo avevano lasciato davanti alla porta della villa del sindaco, come da tradizione?
E se invece fosse stato rapito, e la sua famiglia fosse stata alla disperata ricerca del pargoletto perduto?
La mummia, ancora china su un grosso tomo ingiallito, girò lentamente una pagina.
"Oh, sì. È stato facile. Casa Belabranta, antica nobiltà di Waterdeep, allevatori di grifoni. Spiega anche come mai il ragazzino sia arrivato così lontano, immagino che l'abbiano portato a cavallo di un grifone."
"Che cosa irresponsabile."
"Non più irresponsabile di incaricare te di cambiargli le fasce, vecchio mio. Dobbiamo trovare qualcun altro che sappia farlo per davvero" commentò lei, aggiungendo una specie di risata che era tutto uno schiocco di mandibole.
"Il tuo criticismo costruttivo è sempre utile, Bennu. Vuoi pensarci tu? Le bende ce le hai già."
Lei glissò graziosamente sulla provocazione.
"Sono commossa dalla tua fiducia, Oscar, ma sai benissimo che se sfiorassi l'infante diventerebbe un mucchietto di cenere. Preferisco studiare i vivi leggendo i loro libri, piuttosto che averci a che fare direttamente" indicò con gesto ostentato il grosso tomo che aveva davanti, il cui autore probabilmente era già morto, ma morto da così pochi decenni che Bennu ancora lo considerava alla stregua dei vivi. Per quella creatura antica 'vivo' non era uno stato esistenziale, era semplicemente un sinonimo di 'contemporaneo'. "A proposito, è probabile che la madre del bambino sia la sorella dell'attuale lord Belabranta. Mi sono procurata alcuni libelli di pettegolezzi di Waterdeep. Pare che la signora non si accontenti di cavalcare grifoni."
"Non usare quel tono giudicante, amica mia, i viventi hanno altre necessità rispetto a noi" le ricordò il necropolitano, che era stato vivo molto più recentemente rispetto alla mummia millenaria.
"Questo me lo ricordo, ma da dove vengo io un simile comportamento sarebbe stato ricompensato con il rogo. È una donna sposata."
"La signora è fortunata a non vivere nell'antico Mulhorand, allora" osservò il mago, alzando gli occhi al cielo per l'atteggiamento eccessivamente severo della sacerdotessa. "Questo però non ci aiuta, un bambino illegittimo non può essere restituito alla famiglia. Quindi, che cosa ce ne facciamo?"
"Posso dire con assoluta certezza" annunciò la mummia "che non è un problema mio. Ero tornata solo per fare rapporto sulla missione nel Chult. Sono in partenza per Zakhara questa notte stessa. Quindi parlane con qualcuno a cui interessi."

* * *


"Prima di cominciare questa riunione," esordì Oscar, prendendo la parola, "voglio cogliere un suggerimento: mi è stato consigliato di 'parlarne con qualcuno a cui interessi', e lo trovo sensato." Lasciò scorrere lo sguardo sulla sala e su quella decina scarsa di non morti presenti intorno al tavolo. "Vorrei chiedere a coloro che non sono interessati all'argomento di rimuoversi da soli dal contesto, nella considerazione del mio e del vostro prezioso tempo. L'argomento, ovviamente, è il nostro piccolo ospite umano."
Un coro di mugugni di delusione seguì l'annuncio e buona parte dei presenti si alzarono e uscirono, o svolacchiarono fuori passando attraverso le pareti.
Rimasero soltanto in quattro. Oscar, Sinistra con in braccio il neonato, Yrga, e una giovane vampira che sembrava molto divertita dalla situazione. Be', cinque, contando il piccolo umano.
"Grazie per essere rimaste" Oscar fece un cenno del capo alla cantora spettrale e alla vampira. Non avrebbe ringraziato Sinistra, era soltanto uno zombie ai suoi comandi, non aveva una vera volontà. "Avete un'opinione sulla faccenda?"
"Nah" Yrga trillò, tutta felice. "Sono solo curiosa di vedere cosa deciderai di fare."
Il necropolitano sospirò di nuovo, sebbene continuasse a non averne bisogno.
"Erika?"
La vampira si rigirò una ciocca di capelli intorno a un dito, mentre rifletteva velocemente. "Gli umani sono utili. Un servitore umano è un investimento, potrebbe agire come portavoce, prendersi carico dei rapporti con il pubblico, oppure fare da prestanome per l'acquisizione di proprietà. Forse conviene tenerselo, non credi?"
"Ci ho pensato, in effetti" le confidò Oscar "ma anche se ciò che dici è vero, è un investimento troppo gravoso. Non sono in grado di occuparmi di un neonato e non lo è nemmeno Sinistra, che può solamente obbedire agli ordini ma non sa prendere iniziative. Serve un vivente per crescere un altro vivente, questo bambino non può sopravvivere per sempre con il latte creato con Creare cibo. E nemmeno posso fidarmi del fatto che mi ricorderò sempre a che ora vada sfamato. Ho altre cose importanti da fare. Se vogliamo tenere questo bambino dobbiamo procurarci una balia, ma questo implica interagire spesso con lei e rimanere tutto il tempo sotto una falsa identità umana."
Erika scrollò le spalle. Per lei era normale rimanere tutto il tempo sotto una falsa identità umana, e davvero non capiva che cosa Oscar ci trovasse di bello nell'andare in giro assomigliando a un baccalà rinsecchito. Se lei fosse stata un necropolitano avrebbe fatto carte false pur di assomigliare a un vivente, con qualunque incantesimo di illusione disponibile sul mercato.
"E allora non tenerlo, se lo consideri un fardello" replicò. "Scaricalo davanti a qualche orfanotrofio e via."
Sinistra ebbe un sussulto. Strinse a sé il bambino. "No!"
Oscar, Yrga ed Erika conversero gli sguardi verso di lei, stupiti che avesse parlato di sua iniziativa.
"Come dici, cara?" Il tono del necropolitano non era per nulla infastidito, anzi era gentile e interessato. Sinistra era la sua creazione più recente, una zombie che lui aveva animato e in cui aveva risvegliato un'intelligenza artificiale con la magia. Stava pazientemente aspettando di vedere se la zombie avrebbe sviluppato, prima o poi, anche una personalità. Di solito lei era poco più di un automa, ma ogni tanto se ne veniva fuori con qualche idea o addirittura con qualche obiezione, cosa che incoraggiava le speranze di suo 'padre'.
"Io… non so…" Lei sembrò incontrare qualche difficoltà quando si rese conto di avere obiettato ad alta voce. Era come se avesse agito d'impulso e ora non riuscisse ad esprimere a parole il motivo del suo rifiuto.
Oscar le concesse alcuni minuti per mettere in ordine le idee.
"È… è un bambino. Ha bisogno di una famiglia. Mi ricordo che quando ero viva avevo una famiglia e questo mi rendeva felice."
I tre non morti superiori accolsero quelle parole con un momento di silenzio.
"Tu desideri che questo bambino sia felice, mia cara?" Domandò il mago.
Sinistra esitò, perché non l'avrebbe messa in quei termini. Aveva la sensazione che Oscar le stesse parlando di qualcosa che era ancora al di là della sua comprensione, era una delle cose super intelligenti che diceva suo padre e che lei non riusciva a processare.
"N-non lo so" balbettò. "È un bambino, deve avere una famiglia. È così che funziona. È così che è normale."
"Capisco" Oscar si rese conto del suo errore, era saltato a conclusioni affrettate: era troppo presto per attribuire a Sinistra delle intenzioni, lei stava solo riproducendo l'unico modello che ricordava. Il commento sulla felicità però era già un gran passo avanti: lei ricordava le emozioni e ne conosceva il significato. "Allora troverò una famiglia per questo bambino. In questo modo sarà felice come lo eri tu quando eri viva." Promise. "Questo ti soddisfa?"
Dopo qualche esitazione, lei annuì. "Sì, padre. In questo modo tutto andrà come deve andare, e mi soddisfa" spiegò, tutta seria. Forse stava cominciando a provare degli accenni di emozioni, ma di sicuro non ricordava come esprimerle. Il suo viso rimaneva sempre immutato, l'unica emozione che esprimeva era il suo perenne senso di inadeguatezza. "Io sono… grata… per la considerazione che hai della mia opinione, padre. Anche se sono solo… sono solo…" sembrò fare fatica a trovare un modo per definirsi, poi decise: "uno strumento."
"Non sei solo uno strumento." Negò il mago. Sei un esperimento, che è molto più importante, pensò, ma non lo disse, perché un esperimento può essere rovinato se troppe informazioni vengono rivelate. "Uno strumento non ha la possibilità di crescere e di evolversi, mentre tu sì. Non pensare a te stessa come a un semplice strumento, tu sei uno dei miei miracoli, figlia. E adesso hai perfino preso una decisione per un vivente. È una buona decisione. Ho già in mente qualcuno a cui affidarlo, e appena avrò effettuato delle verifiche condividerò con te le mie idee."
Erika fischiò lentamente, in approvazione. "Impressionante. Mio padre sarebbe stato davvero molto interessato ai tuoi progressi. La piccola Sinistra si è evoluta così tanto dall'ultima volta in cui l'ho vista." Spostò lo sguardo dalla ragazza zombie, che sembrava quasi viva perché era stata trasformata praticamente nel momento stesso della morte, al bambino che invece era decisamente vivo e scalciante. "Hai bisogno di un budget per il neonato, o intendi darlo a una famiglia ricca?"
"Perché? Vuoi contribuire, Erika?"
"Ah! Mi piacerebbe tanto ricalcare lo stereotipo del vampiro ricco, ma ti ricordo che al momento lavoro in un negozio di ciambelle. Non posso contribuire di tasca mia, ma se ci sarà una votazione per stanziare dei fondi…"
"No" il necropolitano scartò l'idea agitando una mano come per scacciare una mosca. "Penserò a tutto io. La nostra organizzazione non si occupa dei viventi. Lascerò la collana nella sua cesta, dopo aver rimosso il ciondolo con lo stemma nobiliare. Le perle da sole varranno qualcosa."
"Come vuoi. Allora se è tutto deciso, io me ne andrei. Ah… siamo a Beregost, vero?"
"Sì. Se vuoi tornare a Silverymoon devi passare dal portale nella tua stanza" le rammentò Oscar, zelante.
"Sì, me lo ricordo, ma non ho mai visitato Beregost, vado prima a farmi un giro" si alzò di scatto. "Saranno ancora aperti i negozi? Vorrei comprarmi un cappello…"
"Vengo con te" Yrga le svolazzò dietro. "Non posso fare shopping ma mi piace guardare!"
"È bello vedere come avete chiare le vostre priorità" borbottò Oscar, guardandole uscire. "Sinistra, seguimi con il bambino. Prepariamo una cesta per lui e poi… facciamo un viaggetto a Waterdeep."

* * *


Era una notte serena sotto il cielo di Waterdeep. Oscar non era un tipo affettuoso, ma aveva preso una decisione in merito a questo bambino - farlo sopravvivere - e si sarebbe impegnato per mantenerla. Non avrebbe mai lasciato un neonato sotto la pioggia, o esposto al freddo.
Aveva scelto per il piccolo una casa in particolare, vicina al cimitero, abitata da una famiglia antica e nobile ma ormai povera. La magione era cupa e decadente, rattoppata quel tanto che bastava perché non cadesse sulla testa dei suoi abitanti.
Oscar scosse la testa. Era triste vedere la casa dei suoi discendenti in quello stato pietoso. Cinquecento anni di storia avevano imposto un tributo non indifferente sulla costruzione di pietra e legno. Eppure gli incantesimi di protezione erano ancora forti, con tutta evidenza venivano rinnovati periodicamente. Oscar ne poteva vedere le auree magiche: soprattutto divinazione e abiurazione. Se si fosse avvicinato, lui, un non morto, avrebbe fatto scattare di sicuro qualche allarme.
"È qui, la nuova famiglia dell'umano?"
"Sì, figlia. È la casa dei miei discendenti. Loro hanno sempre bisogno di due braccia in più. Come minimo lo prenderanno come servo, se va bene lo adotteranno come figlio. C'è un tasso di morte più alto della norma in questa famiglia, un figlio in più è meglio che uno in meno."
Sinistra non disse nulla, perché non aveva capito proprio tutto.
Oscar agitò una mano nell'aria e mormorò una formula magica. Il bambino divenne leggero come una piuma fra le braccia di Sinistra e la zombie capì che poteva allentare la presa. L'incantesimo sollevò il neonato nell'aria e lo trasportò con tutta la cesta fino agli scalini della porta di casa Domedias.
Un altro semplice incantesimo fece in modo che una mano invisibile bussasse alla porta della magione. Era improbabile che tutti gli occupanti stessero dormendo, quella famiglia viveva più di notte che di giorno.
Oscar e Sinistra rimasero a distanza di sicurezza, coperti da un incantesimo di invisibilità, fino a quando finalmente qualcuno aprì la porta.
"Oh, per tutti i diavoli!" Sbottò una voce maschile. L'uomo aveva il volto illuminato da una lanterna. Era abbastanza giovane, ben vestito, probabilmente il padrone di casa. La sua esclamazione sembrava più dovuta alla sorpresa che allo scontento.
Il neonato si svegliò e scoppiò a piangere.
"Oh, no, no, piccoletto" l'uomo si chinò e raccolse la cesta. "Così sveglierai tutto il cimitero. E proprio nel mio giorno libero!"
"Che succede papà?" Si sentì una vocetta infantile da dentro la casa. "È il lamento di una banshee?"
"Herz? Che ci fai sveglio a quest'ora, ometto? Va' in camera tua!"
Il pesante portone di legno si chiuse con un tonfo, tagliando via il resto della conversazione e anche, ma solo in parte, gli strilli del fagottino. Oscar batté una volta le mani, soddisfatto.
"Bene, e questa è fatta. I bambini sono un problema dei vivi."

Dall'altra parte della strada, proprio dirimpetto al portone di Casa Domedias, ombre oscure si muovevano dietro alle inferriate del cimitero.
Spesso anche i non morti erano un problema dei vivi, specialmente dei vivi che per lavoro e per vocazione erano i custodi del camposanto. Ma per qualche motivo Alec Domedias, figlio adottivo di lord Ichabold Domedias, crescendo non avrebbe mai avuto paura di zombie, scheletri e altri cadaveri animati.



**********

Note dell'autrice:

Ci sono storie in questo Writober a cui tengo di più e altre a cui tengo di meno. Questa è una di quelle a cui tengo di più, soprattutto perché è un "nodo", una storia in cui diversi fili si intrecciano. In questa storia viene rivelato per la prima volta che alcuni dei miei personaggi non morti ricorrenti si conoscono tra loro, hanno anche una sorta di base operativa, e ogni tanto si riuniscono per prendere decisioni. È anche una storia che reintroduce la famiglia Domedias - una famiglia di PNG minori delle mie giocate e delle mie storie (cfr. Darkness e Necromancer di Promptober 2020) - e viene per la prima volta accennato a una loro parentela con il necropolitano Oscar, un altro mio PNG e personaggio che tornerà ancora in questo Writober. Di questa famiglia, Alec è sempre stato il fratello "strano", cazzone e rozzo mentre gli altri erano cupi e seri. Questo perché gli altri discendono da un non morto e, sebbene siano vivi, hanno questa piccola contaminazione dentro di sé. Alec è stato in mezzo all'energia negativa quando era piccolissimo, ha assunto suo malgrado il talento Tomb-tainted soul (richiede un allineamento non buono e non vi stupirà scoprire che i neonati sono considerati neutrali), ma questo non ha oscurato la sua personalità. Lo ha solo reso molto poco timoroso verso i non morti.

Ultima nota, quando la mummia dice che ai suoi tempi "una donna sarebbe stata arsa sul rogo per adulterio" non me lo sono inventata, ho fatto ricerche sulle consuetudini degli antichi egizi in merito alla libertà sessuale e alle questioni matrimoniali. Quello che ho trovato si può riassumere in "finché sei single puoi fare come vuoi, ma dalle coppie sposate ci si aspetta fedeltà" (con punizioni più gravi per la donna adultera, che strano). https://www.worldhistory.org/article/934/love-sex-and-marriage-in-ancient-egypt/
   
 
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