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Autore: Jasmine54    03/10/2022    1 recensioni
Un ritratto che, con lievi pennellate colorate, descrive la vita in una cittadina italiana non bene identificata. Le diverse classi sociali che la abitano e i personaggi pittoreschi che compaiono sullo sfondo costituiscono, con tinte talvolta tragiche e talvolta comiche, l’anima della cittadina.
Nota: rating alzato ad arancione per un solo capitolo.
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Le feste natalizie appena trascorse avevano colmato, almeno per quel momento, la frenesia del vivere. Sembrava, osservando le persone, che ognuna di esse avesse trovato nel profondo del proprio essere quel posto tranquillo e di pace che porta a dire: “Io sono veramente così, e qui ci voglio restare!”

Si sa, però, com’è la mente umana… Il raziocinio affiora sempre in superficie: se non si ha l’abitudine ad andare a fondo di sé stessi, e di trattenere ciò che fa star bene, lo si può perdere dopo poco.

Anche nella cittadina intanto il lavoro era ripreso: le scuole avevano riaperto e i negozi cominciavano a disporre gli ultimi capi invernali invenduti, anche se il freddo aveva intensificato la sua morsa.

Le panetterie, le pasticcerie e i supermercati avevano iniziato a sostituire i panettoni e i gustosi torroni alle mandorle e al cioccolato con nuovi dolcetti. Le focacce e il pane con le uvette venivano messi in bella mostra nelle panetterie, mentre le torte alla pasta di mandorla o alla frutta secca e le brioches dorate iniziavano ad abbellire le vetrine delle pasticcerie.

L’abbuffata era stata gradita nei giorni di Natale ma, trascorsi quei giorni, l’appetito, o meglio, la golosità, era tornata a tentare di nuovo quasi tutti.

Gli atleti si trattenevano, dicendo di aver preso peso: come disperati erano già tornati in palestra e, quando il tempo lo permetteva, a correre all’aperto.

La pioggia, mista a neve, intanto, cadeva ogni tanto senza preavviso. I riscaldamenti nelle abitazioni avevano preso un ritmo costante, regolare. Non si pensava più alle lunghe passeggiate all’aperto, all’uscire con la bicicletta, ma soltanto a doversi incontrare in qualche bar o pub, in un caffè o in una pizzeria, oppure in quali case, a turno, condividere una cena con una compagnia allegra e amica.

Le multisale cinematografiche proiettavano film che sollecitavano gli interessi più variegati: il martedì sera erano in programmazione i film d’essai, il mercoledì pomeriggio le pellicole a costo ridotto per i pensionati, mentre i fine settimana erano riservati a ogni genere di film per bambini, ragazzi, giovani e adulti.

Il teatro aveva già presentato in autunno la propria locandina, con spettacoli di ogni genere, spesso rappresentati da attori e da comici di grido.

La vita sociale e lavorativa, inoltre, aveva ripreso il regolare ritmo, spesso piuttosto incalzante.

Le vacanze natalizie e i buoni propositi erano ormai lontani.

Ora il sentire intimo veniva ancora relegato in secondo piano, acquietato per un altro po’.

 

Un sabato sera, Sara era in attesa di incontrare Lorenzo al Master Pub. Non le piaceva essere sempre la prima, aspettarlo e fare la figura dell’impaziente.

“Che rabbia, gli darei un pugno in testa! Ogni volta è la stessa storia, ha sempre qualche imprevisto che lo blocca. Non mi convince più di tanto questo atteggiamento. Ne parlerò a Ilaria,” pensò tra sé. Quando però lo vide arrivare, allegro, bello, atletico, il suo cuore fece un balzo.

“Scusami bella, ma l’allenatore ha avuto un incidente mentre tornava a casa, e io sono dovuto andare a riprenderlo,” le disse Lorenzo, trafelato dalla corsa.

“Anche questa poi…” pensò impaziente Sara, che preferì però tacere e aggiungere, educatamente: “Spero che non abbia avuto delle conseguenze…”

“No no, ora è a casa sua, c’è la moglie che lo accudisce…”

“È proprio come un bambino,” pensò Sara dentro di sé, sempre più arrabbiata, ma all’apparenza amorevole e comprensiva. Probabilmente la sua rabbia sarebbe esplosa in un secondo momento. Intanto, però, quella serata, si svolse all’insegna dell’amore e della serenità.

 

La signora Virginia, nel mentre, stava assistendo a una scenata tra la figlia Agnese e la nipote Ilaria. La ragazza avrebbe voluto trascorrere il fine settimana a Piazzatorre in montagna, con il suo fidanzatino Christian e altre coppie.

“Mamma, è inutile che continui a dirmi di no, tra pochi mesi sarò maggiorenne e allora sì che non ti chiederò più il permesso di uscire e di andare dove voglio con Christian!” rispose irosa Ilaria alla madre.

“Per ora non sei ancora maggiorenne, e quindi resterai a casa o tutt’al più andrai al pub o al cinema, come fanno gli altri ragazzi.”

Agnese avrebbe voluto prendere a sberle la figlia: non le piaceva proprio quel Christian. Lo riteneva arrogante e saccente.

La signora Virginia, intanto, cercando di fare da paciere tra la figlia e la nipote, ricevette un ingrato: “Tu stai zitta, mamma, non ti impicciare!”

Virginia allora ammutolì, si diresse in salotto e accese la televisione. “Che facciano quello che vogliono, io la mia parte l’ho già fatta tanto tempo fa,” pensò, ormai rassegnata. Poi, scuotendo la testa, si diresse in cucina per prepararsi una tisana rilassante alla passiflora e melissa.

 

Il lungo e freddo inverno spingeva spesso le persone, e i giovani ancora di più, a cercare spazi e confronti più liberi, con la voglia di costruire e creare. Forse si era ritornati a quel sentire intimo e profondo, da tempo accantonato?

Con l’arrivo di febbraio, i campi furono ripuliti, arati e seminati. Le giornate, intanto, si erano allungate un po’. Il primo sole non sembrava ancora dare tepore, ma spingeva il freddo inverno a dare il suo meglio, e a terminare ciò che aveva iniziato mesi prima. Le febbri e i raffreddori sembrano però acuirsi, e così le prime malattie infettive infantili.

Pinuccia, a scuola, era alle prese con la varicella e la parotite.

“Chi si ricordava più di queste malattie infantili!” confidò Pinuccia alla sua famiglia raccolta a cena mentre, con un gesto automatico, incominciò grattarsi la testa.

“Oddio, non saranno i pidocchi? Questo è il loro periodo! Infatti Fabio, della classe seconda, ha continuato a toccarsi la testa per un prurito intollerabile!” Pinuccia era nel panico, non più abituata a problemi di ordine pratico e diretto. Ora capiva più che mai le maestre, e il loro fare deciso e disinvolto.

Il marito sorrise mentre, intanto, schiacciando l’occhio a Sara, le intimò di non avvicinarsi troppo alla madre, portatrice di parassiti vaganti. Tutti risero, divertiti, di quella sana complicità.

   
 
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