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Autore: Ode To Joy    06/10/2022    2 recensioni
[BakuTodo]
[DabiHawks]
[Past- BakuDeku]
Touya davvero non lo capiva.
“Perché continui a provarci tanto ostinatamente con me?”
Tutti avevano gettato le armi, dichiarandolo una causa persa, un fallimento. Tutti. I due uomini più importanti della sua vita per primi.
E ora arrivava questo fanciullo, che aveva il suo stesso viso ma non lo conosceva affatto.
Un estraneo. Suo fratello.
“Perché quando ti guardo vedo me,” rispose Shouto, con voce rotta. “Perché qualcuno mi ha salvato, nonostante io non stessi chiedendo aiuto.”
“Tu non mi conosci, Shouto.”
“Nemmeno tu conosci me. Ma mi conoscerai, stanne certo.”

[...]
A seguito di una guerra vinta a caro prezzo, il Principe Shouto viene cacciato dalla corte di suo padre perché aspetta un figlio da Katsuki, il Drago di cui è Cavaliere. Cerca rifugio dal fratello maggiore, esiliato otto anni prima, che ha rinunciato al nome della loro famiglia per divenire Dabi.
[Fantasy AU]
[Questa storia partecipa al Writober 2022 di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Dabi, Hawks, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Mpreg, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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6 Ottobre
Prompt:“If we ever stop talking send me a song.”

 

 

VI
The King’s Knight 


 

You've been my muse for a long time
You get me through every dark night
I'm always gone, out on the go
I'm on the run and you're home alone
I'm too consumed with my own life
Are we too young for this?
["Softcore" - The Neighbourhood]



 

Seduto all’ombra di un albero, sulla riva del Lago delle Mezze Stagioni, il giovane Cavaliere pizzicava le corde della sua ribeca, tentando di mettere in pratica quel poco che aveva imparato. Peccato che il Principe disteso sul mantello rosso, con la testa appoggiata sulle sue gambe, non fosse per nulla intenzionato a incoraggiarlo.

“Vuoi diventare un menestrello?” Domandò Touya, stufo di essere ignorato in favore di uno stupido strumento musicale.

No,” rispose Hawks, continuando con i suoi esercizi. “Punto a diventare abbastanza bravo da suonare per te.”

Touya fece uno sbuffo divertito.

“Non sai cantare,” gli ricordò.

“Non serve che canti,” spiegò Hawks, con un sorriso da canaglia. “Voglio solo suonare fuori dalla tua porta, quando decidi di chiudere tutti fuori e crogiolarti nella tua oscurità.”

Touya piegò le labbra in un sorriso amaro.

“E quale sarebbe il fine di un simile gesto?”

“Ricordarti che se non riesci a diradare il buio, non sei costretto ad affrontarlo da solo.”

Hawks mise la ribeca da parte per dedicarsi completamente al Principe ma, come aveva previsto, Touya evitò il suo sguardo.

“Chiedere aiuto non è debolezza,” aggiunse il Cavaliere, affondando le dita tra i capelli candidi.

“Ho il fuoco nel sangue,” ribatté Touya. “L’oscurità non mi può divorare.”

“Ma le fiamme sì.”

Gli occhi azzurri lo fissarono con astio. 

“Non sono fatto di vetro, Keigo.”

“No, sei di carne e sangue e tanto basta per bruciare.”

Touya si sollevò a sedere.

“Il fuoco non può uccidere un Todoroki,” disse, fermo.

Hawks sapeva che non l’avrebbe avuta vinta e non aveva voglia di farlo arrabbiare. Quando si trattava del Principe delle Fiamme Blu, nemmeno il Re sapeva come affrontarlo. Quell’uomo, tanto valoroso sul campo di battaglia, diveniva titubante di fronte al maggiore dei suoi figli. Touya non aveva un carattere semplice e dopo anni passati a cercare un punto d’incontro, suo padre aveva optato per una strategia che aveva finito solo con l’allontanarli ancora di più: quando era Touya a impugnare la rabbia come arma, Enji batteva in ritirata; quando l’Erede della Corona tentava qualche colpo di testa - finendo sempre per farsi male - era il Re a perdere la calma.

Hawks sapeva che, per il bene di tutti, era indispensabile che il Principe della Corona non chiudesse completamente fuori anche lui.

Touya era una sfida difficile, pericolosa e, forse, il Cavaliere vi stava investendo troppo per averla vinta. Ma era troppo tardi per tornare indietro.

“Vieni qui,” disse, accompagnando le parole con un gesto della mano. 

Touya esitò, la maschera di brina ancora calata sul suo volto. C’era qualcosa d’ironico nel modo in cui gli occhi azzurri dei Todoroki - segno distintivo dei Signori del Fuoco, insieme ai capelli rossi - potessero essere tanto gelidi.

Hawks si guardò bene dal dirlo ad alta voce. 

“Vieni qui…”

Aveva bisogno che Touya continuasse a fidarsi di lui. Non era solo la missione che il Re gli aveva affidato, ma anche un suo desiderio.

L’espressione del Principe si addolcì un poco e lo accontentò. 

Touya si sedette tra le gambe del Cavaliere, abbandonandosi contro di lui.

Per un po’ non si dissero niente. 

Lo splendido lago era la cornice perfetta di quel loro incontro. La brezza di primavera e il respiro caldo di Hawks tra i suoi capelli infusero in Touya un raro senso di pace, invitandolo a chiudere gli occhi. Forse si addormentò, ma solo per un istante.

La mano di Hawks che scivolava sul suo braccio lo portò a sollevare di nuovo le palpebre.

In un primo momento, il Principe pensò che volesse intrecciare le dita alle sue, ma il Cavaliere gli slacciò il polsino della camicia e tirò su la manica.

“Che cosa vuoi fare?” 

“Aspetta…”

Hawks disegnò una linea invisibile che partiva dall’interno del polso di Touya e arrivava fino all’incavo del gomito, poi ripeté il tragitto in senso contrario.

Touya ridacchiò. “Mi fai il solletico.”

“Non è piacevole?”
“Sì, lo è.”

Restarono così, godendo della vicinanza l’uno dell’altro.

Hawks usò la mano libera per scostare i capelli chiari dal collo del Principe. 

“Reclina la testa di lato,” soffiò direttamente sulla pelle sensibile.

Touya sorrise e ubbidì, guadagnandosi una serie di baci leggeri sotto l’orecchio.

“Aspetta…”

Touya si girò nell’abbraccio, mettendosi seduto a cavalcioni sull’altro. Cercò le sue labbra senza timidezza e Hawks rispose al bacio con altrettanto entusiasmo. 

L’aria di primavera si scaldò velocemente.

Il Principe infilò le mani sotto la blusa del Cavaliere ma, a causa delle ali, non riuscì a sfilarla. 

“Faccio io,” disse Hawks, riuscendo nell’impresa con facilità. Non ebbe il tempo di liberare le braccia dalle maniche che la bocca di Touya fu di nuovo sulla sua.

Si erano mancati a vicenda e l’urgenza con cui si cercavano era il loro modo di dirselo.

Era il limite della loro relazione: parlavano un sacco, ma mai di quello che contava davvero.

Le dita del Cavaliere risalirono il petto del Principe, aprendo la camicia un bottone alla volta. Reso impaziente dal desiderio, non arrivò a sbottonarla del tutto e fece scivolare le mani sotto la stoffa bianca.

Touya s’irrigidì di colpo, ponendo fine al bacio con un gemito di dolore.

Hawks si fermò immediatamente.

“Cosa c’è?”

“Niente.”

Il Cavaliere non gli credette: afferrò il colletto bianco e tirò, scoprendo la pelle scottata della spalla destra. 

“Continui a farti del male, Touya?”

Il Principe lo spinse via e si alzò. “Non mi faccio del male, faccio ciò che è necessario per divenire più forte!”

Il Cavaliere lo seguì. 

“Ma non lo capisci che così finirai per ammazzarti?”

Hawks aveva paura, ce l’aveva ogni volta che Touya tentava un colpo di testa senza renderlo suo complice. E capitava sempre più spesso.

“Touya…”

Cercò di raggiungerlo, toccarlo. Non ci riuscì.

 Touya rise, beffardo. 

“Quante volte devo ripeterlo, Keigo? Il fuoco non può uccidere un Todoroki.”

Col senno di poi, Hawks avrebbe capito che gli era sfuggito dalle dita molto prima del tragico epilogo della loro storia.




 

-9 anni e mezzo dopo-




 

Keigo Takami non era nato per essere il Primo Cavaliere del Re.

Figlio di un padre assassino e di una madre che non lo aveva mai amato, aveva passato l’infanzia a cullarsi con le leggende della Casata del Fuoco, sognando, un giorno, di divenire il personaggio di una di quelle grandi storie.

Il destino lo aveva accontentato durante l’inverno dei suoi quindici anni, quando era divenuto l’unico sopravvissuto della tragedia più grande mai avvenuta per mano di un Principe della Corona.

D’allora, temendo il modo in cui si sarebbero concretizzati, non si era più concesso di avere grandi desideri.

E il bambino che non sarebbe mai dovuto diventare Cavaliere smise di essere Keigo per divenire Hawks.

La sua fama era indiscussa e alla corte era acclamato come uno dei più giovani eroi del suo tempo, ma non ne approfittava. Hawks era la prova in carne e ossa di come, alla corte dei Todoroki, i meriti di un individuo avessero più valore di un nome blasonato, ereditato senza sforzo.

Hawks non era un nobile, ma si era guadagnato un ruolo al di sopra di tutti gli altri, insieme a un posto d’onore proprio accanto al Re e al suo Erede. O, meglio, così sarebbe stato se Enji non avesse continuato a perdere i suoi Principi tra un tragico errore di calcolo e l’altro.

Era proprio per loro, per Touya e Shouto, che il Primo Cavaliere era in volo in quella notte di pioggia e fulmini. Quando era in missione, la portafinestra della sala del consiglio veniva lasciata aperta proprio per lui, in modo che potesse rientrare con discrezione e fare immediatamente rapporto a chi doveva.

Quella notte, appena mise piede all’asciutto, si rese conto che non c’era solo il Re ad attenderlo. Il caminetto era acceso e i due sovrani, in piedi l’uno di fronte all’altra, si presentarono ai suoi occhi come due sagome scure.

“C’è qualcosa che non mi stai dicendo.” 

C’era stato un tempo in cui Hawks aveva guardato alla Regina come una donna fragile, di carattere e di costituzione, troppo per sedere accanto a un uomo della famiglia Todoroki. Da quando aveva ripreso il suo ruolo all’interno della corte dell’Alto Trono, l’ultima Signora del Ghiaccio non aveva mancato occasione per fargli cambiare idea.

“Non sono stato io e bandire Shouto,” ribatté Enji, stando attendo a tenere gli occhi fissi sul fuoco. “Ha scelto di andarsene con il suo Drago.”

“Perché tu hai toccato tutti i punti giusti per spingerlo a fuggire,” ribatté Rei, decisa. “Se non lo avessi voluto lontano da qui, saresti stato il primo a inseguirlo.”

Essere gli occhi e le orecchie del Re implicava anche origliare conversazioni private, ma Hawks sapeva che vi era un limite anche per lui. Simulò un paio di colpi di tosse, informando i due reali della sua presenza.

“Primo Cavaliere,” lo salutò la Regina.

“Mia signora,” rispose Hawks, chinando la testa con rispetto.

Rei sapeva che non le era permesso restare, ma non abbandonò la scena senza essersi presa l’ultima parola. 

“Se vuoi mandare Fuyumi e Natsuo lontano dalla corte, ti aiuterò a convincerli,” disse. “Ma fino a che non deciderai di essere sincero con me, io non mi muoverò da questo castello.”

Enji rimase in silenzio, come faceva la maggior parte delle volte che qualcuno della sua famiglia decideva d’imporsi su di lui. 

Hawks aspettò di vederla uscire dalla porta, prima di avvicinarsi.

“So che non ti fa piacere saperlo, ma le do ragione.”

Enji gli rivolse un’occhiata eloquente.

“Non ti ci mettere anche tu.”

“Io, davvero, non vorrei, ma se spingi il più giovane dei tuoi figli a scappare di casa dopo che ti ha confessato di aspettare un figlio, non rendi il mio lavoro così semplice. Mi sorprende che non ti stesse urlando addosso.”

“Lo ha già fatto…”

“E cosa l’ha calmata?”

“Si è convinta che io stia nascondendo qualcosa a tutti loro.”

“Questo l’ho sentito.” Hawks si umettò le labbra. “È vero?”

Il Re era troppo affezionato al suo muro di silenzio per rispondergli.

“Se sei qui, devo dedurre che hai qualcosa di cui informarmi.”

“Sì,” confermò il Primo Cavaliere. “Ma ammetto di non sapere come dirtelo.”

Dissimulare il nervosismo era uno dei tanti talenti di Hawks. Indossava una maschera un po’ da sbruffone e vi nascondeva dietro tutto quello che sarebbe stato meglio non mostrare. In quello specifico caso, temeva la reazione del sovrano alla notizia che stava per dargli.

Come era prevedibile, Enji interpretò quella sua reticenza nel peggiore dei modi.

“È successo qualcosa a Shouto?”

“No,” si affrettò a dire il Cavaliere. “Al massimo, io mi preoccuperei più per il giovane Katsuki. Si sono spinti nell’estremo nord-est e, secondo i miei calcoli, lo hanno fatto senza pause. Un Drago ha le ali immensamente più grandi delle mie, ma è una distanza ragguardevole da coprire tutta d’un fiato.”

“Nord-est…” Ripeté il sovrano, riflettendo ad alta voce. “In quella direzione vi è solo la Lada di Dabi.”

Hawks scosse la testa.

“Un po’ meno a Nord e un po’ più a Est.”

“Stai veramente giocando agli indovinelli quando c’è di mezzo la vita di mio figlio?”

Hawks non era divenuto il braccio destro del Re per la cieca devozione nei suoi confronti, ma non si poteva tirare la corda quando c’era di mezzo Shouto.

“La Cintura Vulcanica Minore,” disse.

Enji impiegò un istante a capire e quando la fece, l’espressione sul suo viso divenne atterrita.

“Mi stai dicendo che…”

“Non ne ho la conferma,” ammise Hawks. “Ci sono una decina di villaggi sul pendio meridionale della Cintura Minore e una sola città fortificata. In tutti questi posti hanno visto un Drago rosso addentrarsi nella terra dei vulcani, in direzione del Mare del Nord. E sia io che te sappiamo che c’è solo un posto in quella direzione in cui Shouto potrebbe andare.”

Lo stesso in cui Touya si sta nascondendo da nove anni.

Nessuno dei due lo disse, non era necessario.

Enji piegò il gomito sul davanzale del caminetto, reggendosi la testa con una mano.

“Sono insieme,” concluse. “Touya e Shouto sono insieme.”

Il Primo Cavaliere scrollò le spalle e scosse la testa.

“È una possibilità, ma non ho elementi sufficienti per affermare se sia una buona cosa o meno. Posso dire che Shouto ha fatto bene i suoi conti: ha scelto una terra su cui nessun esercito può marciare, che è molto simile a quella in cui Katsuki è nato e, probabilmente, ha pensato che suo fratello lo avrebbe appoggiato.”

Una pausa.

“I tuoi figli che riscoprono il loro legame fraterno attraverso il rancore che nutrono nei tuoi confronti.”
“Hawks…”

“Non lo dico per mancarti di rispetto. È davvero la cosa migliore che potrebbe succedere. L’alternativa è che s’inceneriscano a vicenda e non ce lo auguriamo.”

Enji lo guardò dritto negli occhi.

“Dimmi la verità.”

“Lo faccio sempre.”

“Pensi davvero che Touya possa stare dalla parte di Shouto?” 

Il sovrano non glielo stava chiedendo in quanto suo Primo Cavaliere ma in virtù di una vecchia storia, quella del Principe delle Fiamme Blu e del Cavaliere con le ali che era stato il suo unico amico.

“In tutta onestà, Maestà, penso che entrambi abbiamo perduto Touya molti anni fa,” rispose Hawks. “Chiunque Shouto abbia trovato al Castello Vecchio è un estraneo per lui quanto per noi. Quello che mi rassicura è che il nostro Principe di Fuoco e Ghiaccio ha un grosso vantaggio.”

Enji inarcò le sopracciglia.

“Sarebbe?”

“Ha un Drago. E Katsuki è pronto a morire per Shouto, anche se spero che lui e Touya non decidano di scoprire se la storia che nemmeno il fuoco di un Drago può uccidere un Todoroki sia vera.”

Il Touya con cui Hawks era cresciuto sarebbe stato abbastanza spavaldo da provarci, ma ora c’era una questione che lo preoccupava più dei figli del Re ed era stata proprio la Regina a fargliela notare.

“Adesso che abbiamo chiarito che Shouto è vivo, puoi dirmi il motivo per cui lo hai spinto a lasciare la corte e perché non ne vuoi parlare neanche con sua madre?”

“No,” rispose Enji, secco.

“Oh…” Hawks impiegò un istante per ritrovare le parole. “E io che credevo che i segreti della Corona fossero materia mia…”

“La tua missione è un’altra,” disse il Re, fermo. “Torna sulla Cintura Minore e assicurati che Touya e Shouto stiano bene.”

Hawks si stava sforzando di trovare un senso a quella conversazione, ma il sovrano non gli stava facilitando il lavoro. Gli venne un dubbio.

“Stai cercando di tenere fuori dalla corte anche me?”

Enji si allontanò dal caminetto per pararsi di fronte a lui, gettandogli un’ombra nera addosso.

Il Primo Cavaliere comprese che stava usando il linguaggio del corpo per sottolineare la differenza tra i loro ruoli. Hawks era nato sotto la sua reggenza, non aveva visto nessun altro Re sedere sull’Alto Trono. Enji Todoroki era, per lui, l’incarnazione della vittoria e del potere e, nonostante questo, gli era sempre stato concesso di essere sincero - talvolta irriverente - in sua presenza. 

Ma, per la prima volta da quando era stato investito del titolo di Primo Cavaliere, il sovrano stava combattendo una battaglia in cui non voleva coinvolgerlo.

E Hawks non poteva mettersi contro la sua volontà senza rischiare di divenire un traditore.

“Tanto per evitare fraintendimenti,” disse. “Tu vuoi che Touya e Shouto rimangano dove sono ora, al Castello Vecchio.”

“Esatto.”

C’era un dettaglio di cui non stavano parlando, ma che non poteva più essere taciuto.

“Ti ricordo che Shouto aspetta un bambino,” disse Hawks, dicendo senza dirlo che se il fine era proteggere i Principi, il piano era completamente idiota. “Se n’è andato prima che potesse dirci i dettagli ma, se dobbiamo fare un conto approssimativo, il piccolo dovrebbe nascere all’inizio dell’inverno. Se Shouto rimane in quel posto, come pensi che-”

“Generazioni di Todoroki sono venute alla luce tra quelle mura,” lo interruppe Enji, come se il problema non si ponesse.

Hawks era rimasto dalla parte del Re anche nei suoi momenti più bui e solo una volta aveva messo apertamente in discussione il suo operato, accusandolo, ma lì stava venendo meno il contatto con la realtà.

“Sei padre di quattro figli,” gli ricordò Hawks. “Hai assistito alle loro nascite. Se Shouto fosse venuto alla luce in un luogo sperduto, senza tutto l’aiuto medico del nostro tempo, che ne sarebbe stato di lui e di Rei?”

Ma il sovrano era irremovibile.

“Torna alla Cintura Minore,” ordinò. “Assicurati che Touya e Shouto non si facciano del male e che restino al sicuro.”

Hawks rispettò il suo ruolo di Primo Cavaliere e chinò la testa.

“Ai vostri ordini, Maestà.”

Se c’era qualcosa da scoprire, lo avrebbe fatto a modo suo.

   
 
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