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Autore: LorasWeasley    06/10/2022    3 recensioni
future|fic [daisuga] [accenni tsukkiyama]
Daichi e Suga hanno infine deciso di adottare un totale di cinque bambini, tutti con caratteri, passioni e problemi differenti. In questi capitoli ecco raccontate le avventure di questa enorme famiglia.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Kei Tsukishima, Koushi Sugawara, Tadashi Yamaguchi
Note: Kidfic | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Future Fic with Babies'
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L'anima gemella
 

Quando Isao si svegliò quella mattina, ci mise poco a ricordare tutti gli avvenimenti del giorno precedente e non poté fare a meno di sorridere. Poi, ancora a occhi chiusi, allungò la mano per cercare quella che era finalmente diventata sua moglie.
La trovò facilmente, le strinse i fianchi e se la spinse contro, nascondendo il volto contro il suo collo e respirando a pieni polmoni quell’odore che aveva imparato ad amare da tempo.
-Ehy- mormorò Akane con un tono basso ma felice -buongiorno.
-Buongiorno- rispose Isao baciandole la pelle del collo dove aveva già poggiato le sue labbra -non te ne sei pentita, vero?
Akane rise piano, alzando un braccio per accarezzargli i capelli corti e castani -No, tu?
-Io sono così felice! É stato stupido da parte mia avere tutte quelle paranoie ieri.
-Avevi dei dubbi?- chiese curiosa la donna.
-Un pochino- ammise Isao -avevo paura che ti accorgessi che non fossi abbastanza per te.
Akane rise più forte -Quanto sei stupido?
Isao la ignorò -E anche di fare un casino con la famiglia che andremo a crearci.
-Io penso invece che saremo perfetti, proprio noi due abbiamo avuto tanta di quella esperienza…
L’uomo sorrise -Hai ragione…
Akane e Isao si erano conosciuti all’università, avevano la stessa età e, anche se seguivano corsi diversi, avevano alcune lezioni in comune. Erano entrambi studiosi e sempre pronti a intervenire quando il professore chiedeva se ci fossero volontari, ma nonostante questo avevano un modo di fare abbastanza differente. Se da un lato Isao aveva un sorriso per tutti ed era sempre pronto ad aiutare il prossimo condividendo i suoi appunti e facendo da solo progetti di gruppo, Akane era più il tipo che ti guardava dall’alto in basso e rispondeva “se non hai seguito le lezioni sono cazzi tuoi”.
Entrambi sapevano dell’esistenza dell’altro, ma non si erano mai parlati e sotto sotto neanche si sopportavano visti i caratteri completamente all’opposto. Finché non era arrivato il giorno in cui erano stati messi in coppia insieme per un progetto e lì avevano scoperto la cosa che più li accomunava: l’avere una famiglia numerosa ed essere i più grandi tra tutti i loro fratelli.
“Non possiamo andare a casa mia a studiare, c’è troppo casino” e “Fidati, sarebbe peggio da me” furono le prime due frasi che si erano scambiati, per poi scoprire che entrambe le loro famiglie erano un enorme zoo e che entrambi si erano abituati a sopportare qualsiasi cosa.
Divennero amici, trovando nell’altro qualcuno che poteva capirlo quando non facevano altro che lamentarsi di quanto li facessero impazzire i propri fratelli ma che nonostante tutto non avrebbero potuto smettere di amarli. Fu Akane la prima a programmare un loro appuntamento, la ragazza l’aveva infatti raggiunto un giorno a lezione e l’aveva salutato con un “ho bisogno che tu mi porti a bere stasera, devo lamentarmi di Kiki.”
Il resto poi, era storia.
-Bene, ora che la nostra vita matrimoniale è iniziata, dove vogliamo andare per prima?- chiese la donna mentre si spostava e si voltava per guardarlo in volto.
-Immagino che dovremo fare una lista di posti.
-O potremmo chiedere a Google di dirci una città del mondo e iniziare il nostro viaggio da lì.
-Finché non finiamo in qualche isola deserta- rise l’uomo mentre tornava a stringerla -anche se con te sarebbe bello anche un posto simile.
-Sei maledettamente smielato.
-Mi hai scelto tu- le ricordò, prima di alzare la mano destra e metterle davanti agli occhi il dito con la fede luccicante -per sempre, ricordi?
Avevano deciso che, essendo che entrambi avevano passato la vita a occuparsi dei fratellini più piccoli, adesso si sarebbero divertiti a girare il mondo, in una lunga avventura che avrebbero vissuto giorno per giorno. E poi, tra un paio di anni, avrebbero creato anche la loro famiglia. Ma c’era tempo per quello, per il momento potevano limitarsi a godersi quella pigra mattina tra risate, chiacchiere e sesso.
 
-
 
Kazuki ed Emiko avevano sempre saputo che c’era qualcosa di speciale tra loro due. L’avevano saputo dal primo momento che si erano incontrati, quando Kazuki le aveva alzato la gonna per vedere da dove spuntasse il pon-pon che c’era attaccato sopra a voler simboleggiare la coda di un coniglio.
Ma quella tra loro era sempre stata una storia sottotono, una storia che tutti sanno che esiste, ma che nessuno lo dice mai ad alta voce. Come quando uscivano con i loro genitori, quando erano piccoli, e loro si tenevano la mano per non perdersi. Come quando ricevevano confessioni a scuola che venivano puntualmente rifiutate perché “mi dispiace, quel posto nel mio cuore è già occupato da un pezzo”. Come quando Kazuki si presentava a tutti i suoi saggi di danza e a tutte le sue gare con sempre dei fiori da regalarle o come quando Emiko era sempre pronta ad aiutare il ragazzo con i suoi conigli.
Passarono molti anni prima che si decidessero a rendere le cose ufficiali, ma non era un qualcosa che gli aveva mai pesato, erano semplicemente loro, con i loro tempi e la loro calma.
Fu a diciassette anni che si scambiarono, infine, il loro primo bacio.
Quella sera dovevano uscire insieme al loro gruppo di amici e Kazuki, come sempre, era passato a prenderla a casa. Avrebbe potuto aspettarla fuori e scriverle un messaggio, ma Kazuki si premurava sempre di prenderla alla porta e salutare Tadashi e Tsukishima.
Anche quel giorno non fu da meno e Yamaguchi lo fece entrare in casa mentre aspettava. Emiko era già pronta, stava solo finendo di truccarsi in bagno e aveva lasciato la porta aperta alle sue spalle, quindi fu facile per Kazuki notarla.
-Potresti non farlo?- gli fu spontaneo chiederglielo mentre la vedeva alzare la spugnetta del fondotinta sul volto.
Emiko si voltò confusa e corrugò la fronte in una muta domanda.
Kazuki arrossì in modo evidente, poi abbassò lo sguardo e sussurrò pianissimo -É che… amo le tue lentiggini, mi piacerebbe che non le coprissi.
Fu proprio quella frase che fece scattare qualcosa in Emiko, che la spinse a lasciare tutto quello che aveva tra le mani, raggiungerlo in fretta per dargli il suo primo bacio.
Era un bacio goffo e breve. Le loro labbra erano immobili e nessuno dei due sapeva dove mettere le mani, ma era il loro primo bacio e tutto il resto non contava.
O almeno, Kazuki ci provò a pensare solo alla ragazza che aveva tra le braccia, ma era difficile quando le frasi degli altri due adulti all’interno di quella casa erano ben udibili.
“Devo intervenire!”
“Tsukki smettila!”
“Ma Tadashi!”
“Lasciali stare! Non ti ricordi di noi alla loro età?”
“APPUNTO!”
-Ehm…- provò a parlare Kazuki -lo sento solo io a tuo padre o…
Emiko rise, senza correggerlo sull’appellativo che aveva dato a Kei e limitandosi a rispondere -Tu ignoralo.
Era difficile da ignorare in realtà, soprattutto quando Kazuki era terrorizzato da lui, ma Emiko tornò a baciarlo e fu migliore di prima. Così Kazuki si rese conto che sì, con lei in effetti poteva anche ignorare il mondo intero.
 
-
 
Si chiamava Akihiko il cameriere carino che Kenta aveva conosciuto al matrimonio di suo fratello Isao. Non era stato difficile scoprire il suo nome quando la sua famiglia l’aveva per sbaglio lasciato al locale dove avevano festeggiato (i suoi papà erano convinti che sarebbe tornato a casa con Kazuki mentre questo era convinto del contrario).
Kenta era rimasto seduto a terra all’ingresso della villa, nella speranza che il suo cellulare non morisse prima di essere riuscito a contattare qualcuno.
Fu lì che il cameriere l’aveva rincontrato, gli aveva chiesto cosa stesse facendo e dopo una imbarazzata e confusa risposta di Kenta, questo si era proposto di lasciarlo a casa. Prima di dividersi, inoltre, si erano pure accordati per rivedersi.
Dopo due mesi di frequentazione, Kenta fu svegliato in piena notte da qualcosa che sbatteva contro la finestra della camera sua e di Kazuki. Il gemello si lamentò nel sonno mentre Kenta non poteva fare altro che rimanere bloccato sul posto dalla paura. Il rumore si ripeté e solo a quel punto Kenta capì che era qualcuno che stava lanciando sassolini contro la sua finestra.
Si alzò per dare un’occhiata, già pronto a chiamare il padre Daichi in modo che potesse pensare da solo al vandalo in questione, peccato che questo fosse solo Akihiko che si illuminò non appena lo vide e gli fece segno di raggiungerlo.
Kenta era confuso, cosa ci faceva Aki nel suo giardino alle due di notte? Aveva il cuore che gli batteva a mille e aveva così tante domande nella testa da dimenticarsi di essere in pigiama. Si limitò quindi a cercare di non svegliare nessuno, compresi i conigli che ormai avevano invaso la loro stanza, e correre fuori di casa scalzo.
-Che ci fai qui?- chiese con le guance rosee e gli occhi grigi enormi per lo stupore.
-Volevo vederti- rispose il ragazzo come se fosse normale andare a casa di qualcuno alle due di notte solo perché “voleva vederlo”.
Aki allungò la mano e gli sistemò i ciuffi biondi e arruffati che avevano la forma del cuscino -Se proprio devo essere del tutto sincero non riuscivo a dormire perché non facevo altro che averti in testa. Ho pensato di scriverti ma, oltre ad avere la certezza che non avresti risposto perché stavi sicuramente dormendo, non volevo limitarmi a mandarti un messaggio, sarebbe stato così… asettico. Non ero sicuro che sarebbe stata una buona idea quella di venire, avresti potuto prendermi per pazzo o tuo padre avrebbe potuto arrestarmi, poi però mi sono ricordato che hai detto che ti piacciono le cose romantiche e ho deciso di seguire il mio istinto, quindi eccomi qui.
Gli occhi di Kenta si fecero lucidi e non disse neanche una parola, questo fece preoccupare Akihiko che si mosse a disagio e chiese -Va bene, vero?
Kenta rilasciò un singhiozzò mentre faceva quel passo in più e lo abbracciava con forza -è quello che ho sempre voluto- ammise con la voce spezzata -mi farai innamorare seriamente di te.
Akihiko rispose all’abbraccio, cingendogli i fianchi con un braccio e le spalle con l’altro, sorrise e gli baciò quei capelli biondi -magari è proprio quello lo scopo.
Kenta alzò la testa e serissimo gli fece presente -Se mi spezzerai il cuore dopo aver detto e fatto tutto questo… io…
-Non ho alcuna intenzione di spezzarti il cuore- rispose l’altro con la stessa serietà -sono qui, in piena notte, solo perché volevo vederti. Perché limitarmi a pensarti non era più abbastanza. Nonostante abbia conosciuto la tua famiglia casinista e nonostante tuo fratello mi abbia minacciato con un discorso che mi ha messo un po’ troppa paura, voglio comunque stare con te.
-Mio fratello ti ha minacciato?
-Sì, la prima volta che sono venuto a prenderti, ma non dirgli che te l’ho detto, potrebbe uccidermi.
Kenta rise -Va bene, ti voglio vivo.
-Ora posso baciarti?
-Mi chiedo perché tu non l’abbia ancora fatto.
 
-
 
Mirai aveva dato il suo primo bacio a soli dieci anni. L’aveva fatto senza alcun tipo di imbarazzo davanti a tutta la sua famiglia e alla famiglia di Kaoru affermando che da quel momento sarebbero stati fidanzati.
Erano piccoli e innocenti ma non parlarono mai effettivamente della situazione, si erano fidanzati da piccoli e così avevano continuato ad affermare ai loro compagni di classe o ai loro parenti.
Fino a quando, a quindici anni, Kaoru decise di fare le cose per bene, esattamente come gli aveva insegnato suo padre Ryu.
Mancava una settimana a capodanno quando Kaoru si presentò a casa della famiglia Sugawara-Sawamura. Fu Kazuki ad aprirgli che, non appena lo vide, gli disse semplicemente -Mia sorella è di sopra.
-In realtà volevo parlare con i vostri genitori, se possibile.
Kazuki lo guardò stranito, poi alzò le spalle disinteressato e prima di correre nuovamente nella sua stanza gli disse -Sono in giardino.
E fu proprio lì che trovò entrambi, insieme a Kou mentre la rimproveravano perché aveva strappato metà dei fiori dentro l’aiuola.
Fu Daichi il primo ad accorgersi di lui -Kaoru, ciao! Sei solo? Mirai è di sopra.
-Sì, lo so. Volevo parlare con voi.
Anche Koshi, a quel punto, si girò curioso verso il ragazzo e Kou ne approfittò per scappare dentro casa.
Koshi le lanciò un’occhiataccia, poi sospirò e si rivolse a lui -è successo qualcosa?
-Volevo chiedervi ufficialmente di poter corteggiare vostra figlia. E poterla portare al festival di capodanno come appuntamento ufficiale.
I due adulti si lanciarono uno sguardo confuso, Daichi poi sorrise intenerito mentre Suga faceva presente -Nostra figlia che hai già baciato cinque anni fa, giusto?
Kaoru arrossì -mi ha baciato lei…- specificò -e sì, mi sono reso conto che non ve l’ho mai chiesto prima, vi chiedo scusa.
E addirittura s’inchinò in attesa della loro ufficiale approvazione.
Koshi fu il primo a spezzare quel silenzio ridendo piano, poi rispose -Non accetterò nessun altro per Mirai se non te, quindi sì Kaoru, hai la nostra benedizione.
Daichi invece fece un passo avanti, raggiunse il ragazzo e gli mise una mano sui capelli scuri -Ryu deve essere molto fiero di avere un figlio come te.
Il volto di Kaoru andò a fuoco e il suo petto si riempì di gioia, sorrise imbarazzato e lo divenne ancora di più quando, voltandosi, vide che Mirai era lì e aveva ascoltato tutta la conversazione.
-Ciao…- la salutò piano mentre spostava lo sguardo a terra e portava una mano a grattarsi il collo, in imbarazzo.
Mirai lo guardò con gli occhi lucidi per diversi secondi, come per accertarsi che fosse davvero davanti a lui, poi sussurrò le due parole che non si erano ancora mai detti -Ti amo.
 
-
 
Kou era leggermente cleptomane. Sapeva che era sbagliato, suo padre Daichi l’aveva rimproverata e le aveva fatto discorsi più volte di quanto avesse fatto con tutti i suoi fratelli messi insieme… ma da piccola aveva continuato a rubare piccole cose in giro disinteressandosi di tutto il resto.
Oltre questo, Kou sapeva di essere una peste. Lei era sempre quella che andava a giocare con gli amici e tornava sporca e ferita perché aveva litigato con ognuno di loro e fatto a botte. Era quella che si era fatta diversi piercing di nascosto dai suoi genitori, quella che aveva fumato di tanto in tanto e quella che aveva mentito sulla sua età per bere l’alcool prima di diventare maggiorenne. Era quella che frequentava “brutte compagnie” ma, soprattutto, era quella che era attratta dai cattivi ragazzi. Da quelli che i suoi genitori l’avevano sempre messa in guardia.
Kou aveva avuto tanti “colpi di fulmine” nella sua vita, tutti delinquenti. Tutte persone che non avrebbe mai potuto portare e presentare a casa.
E poi aveva incontrato lei, Ayano. Kou non aveva saputo che le piacevano anche le ragazze prima di quell’incontro. Quello che la sconvolse di più però non era il sesso della ragazza ma… il suo lavoro.
Perché Ayano era un poliziotto, una ragazza appena entrata nelle forze dell’ordine che era stata affidata a suo padre Daichi, un veterano che entro pochi mesi sarebbe andato in pensione.
Ayano era fredda. Aveva uno sguardo perennemente serio e calcolatore, gli occhi scuri stretti, le labbra sottili che non ridevano quasi mai e non faceva mai nulla che potesse mettere in ridicolo suo padre o la divisa che portavano.
Di norma, Kou l’avrebbe ignorata come aveva sempre fatto con tutti i colleghi di suo padre che aveva conosciuto, ma lei aveva la sua stessa età e fu impossibile da ignorare quando le rispose a tono facendola passare per stupida, il tutto solo al loro primo incontro.
Avevano due modi di vivere all’opposto e questo le portò a discutere ogni singola volta che le loro vite si incrociavano… fino alla festa del pensionamento di suo padre.
-Inutile essere felice, tuo padre continuerà a tenerti d’occhio anche senza più il suo distintivo- fu Ayane a raggiungerla fuori dal locale, dove Kou stava fumando una mezza sigaretta che aveva trovato in un posacenere.
-Dici?- la ragazza rise mentre buttava via il mozzicone -Penso che papà sia impegnato con tante cose ormai… inoltre non dovresti farti carico tu del suo lavoro?
La poliziotta alzò un sopracciglio e le si fermò davanti, un po’ più vicino del normale ma nessuna delle due se ne lamentò -Stai dicendo che devo iniziare a tenerti d’occhio seriamente?
-Dovresti non staccarmi mai gli occhi di dosso, decisamente.
Kou si fece più vicina e Ayane non si tirò indietro, infine sorrise e sbottò -Beh… potrebbe anche essere divertente.
Kou ebbe due rivelazioni dopo quella notte: la prima era che adesso capiva un po’ di più suo padre Koshi che amava il lavoro di Daichi, poiché usare le manette a letto era una cosa alla quale non avrebbe rinunciato tanto facilmente; la seconda era che il destino poteva essere un gran bastardo, perché dopo tutto quello che aveva fatto, dopo tutte le persone per le quali aveva avuto una cotta… aveva finito per innamorarsi di un poliziotto. Ah… i suoi fratelli l’avrebbero presa in giro per sempre.






n.a. Ciaoo!
Questo è l'ultimo capitolo di questa serie dei bimbi ora adolescenti della daisuga, non è detto che non tornino in altre storie (perché mi conosco e so che non riesco ad avere un freno su sta serie), ma per il momento diciamo che ho voluto dare a tutti loro un finale.
Ho finito con l'idea che ognuno di loro riesce a trovare la sua anima gemella perché la Daisuga è così, predestinati fin dall'inizio e mi piaceva che anche per i loro figli (con i loro tempi, che siano poi etero, gay o bisessuali) fosse come loro.
Vi aggiungo anche un extra su cosa mi sono immaginata che faranno nella loro vita:
-Isao e Akane apriranno e gestiranno un orfanotrofio con un'organizzazione tutta diversa da quella che lui ha dovuto subire;
-Kazuki farà un lavoro tipo avvocato (uno di quei lavori dove Tsukki non può dire nulla ma si lamenterà comunque di essersi preso la sua bimba);
-Kenta scriverà sceneggiature per film e poesie, ha sempre avuto questo suo lato estremamente romantico e lo condividerà con il mondo in questo modo;
-Mirai diventerà pediatra;
-Kou, infine, lavorerà nel mondo della moda insieme allo zio Asahi.
Vi aggiungo il bonus di Emiko che diventerà istruttrice di danza classica, mentre i figli della Tanakiyo lavoreranno nel campo dei loro genitori.
Spero vi siate affezionati a tutti loro come l'ho fatto io, alla prossima! <3
Deh
  
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