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Autore: susiguci    08/10/2022    4 recensioni
ll MERTHUR ll CIRCUS ll INIZIO SEC. XX ll CRACK PAIRING ll
Dal primo capitolo:
["Piacere, io sono Arthur!" si sporse allungando la mano verso il ragazzo.
"Merlin!" disse il più giovane, allungandosi a sua volta e stringendogli la mano con poca forza.
"Dai, non fare quella faccia. Non è poi così terribile qui! Almeno avrai qualcosa da mettere nello stomaco tutti i giorni!"]
Dal terzo capitolo:
[Il pubblico applaudiva e mentre il biondo aiutava Merlin a scendere, il ragazzo si fece prendere in braccio e gli schioccò un bacio sulla bocca. Il pubblico rideva e urlava. Arthur era rimasto a occhi e bocca spalancati...]
Dal quarto capitolo:
[Arthur si inginocchiò e si apprestò a slacciare la cintura dell'altro...
...Arthur chiuse gli occhi. Non sopportava di vedere quel che stava per fare...]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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 Lovers












 








Quando Merlin ritornò ai carri, dopo aver detto addio a Lancelot e a Gwen, sembrava che dormissero ancora tutti. In quel momento decise che avrebbe fatto finta di non sapere nulla con gli altri. Si sarebbe risparmiato domande imbarazzanti e non voleva passare per loro complice. 

 

Legò il cavallo, andò a chiudere la porta del carro di Gwen, che nel trambusto di prima aveva lasciato spalancata, si tolse la casacca e in silenzio salì sul carro.

Si spogliò e tornò sotto le coperte, ma girandosi si accorse che Arthur aveva gli occhi aperti e lo osservava. 

"Scusami" sussurrò Merlin preoccupato "non volevo svegliarti."

"Sei uscito a cavallo?" chiese bisbigliando l'altro, curioso. 

"Sì… Non riuscivo a dormire e ho fatto una cavalcata."

"Ti hanno mai detto che sei un ragazzo strano?"

"Qualche volta … Ora vorrei provare a dormire un po', se non ti dispiace."

"Fa' pure! Ma tra poco verranno a chiamarci, vedrai."

Merlin sorrise: "Magari il capo stamattina si sveglierá tardi …"

"Magari il capo stamattina non si sveglierá affatto …" mormorò Arthur con un' espressione assolutamente seria sul  volto.

Merlin chiuse gli occhi senza ribattere. Sapeva bene che il ragazzo non si fidava del capo e che spesso usava parole molto dure nei suoi confronti, anche se ignorava i reali motivi di tanta asprezza.



 

***



 

Si trovavano a tavola per il pranzo, quando il gestore della locanda si avvicinò ad Alined.

"Mi scusi, signore, non vorrei ci fosse stato un malinteso ma, il ragazzo che ho mandato sul carro degli sposini con il loro pranzo, mi ha riferito di aver bussato a lungo ma di non aver ricevuto risposta".

"Quali sposini?" chiese Alined perplesso, poi impallidì istantaneamente e si alzò, muovendosi a grandi passi verso i carri.

I più si alzarono da tavola per seguirlo. Rimasero seduti solo Arthur, Merlin e George. Questi si lasciò andare a uno dei soliti commenti insolenti: "E così, se ne sono andati. Me lo aspettavo! Forse è la volta buona che Lancelot riesce a infilarsi nelle mutande di Gwen …"

Merlin scattò alzandosi da tavola, come l'avesse punto uno scorpione. "Ti hanno mai detto che sei gradevole come … un rospo?" e se ne andò lasciando George a bocca aperta eppure divertito.

"È risaputo che Merlin avrebbe voluto essere al posto di Lance" disse ad Arthur, con perfidia.

"Proprio come è risaputo che anche tu avresti voluto essere al 'suo' posto" ribatté Arthur con una smorfia sulla bocca.

George si adombrò ma aggiunse con freddo sarcasmo: "Fa uno strano effetto, detto dall'unico uomo che è riuscito a portarsi a letto Gwen!"

Arthur si alzò: "Ringrazia il fatto di essere un menomato fisico, oltre che mentale, altrimenti non te la caveresti così" e se ne andò anche lui.



 

***



 

Merlin guardava da lontano le reazioni di stupore e di frustrazione degli altri ragazzi, che sostavano davanti al carro vuoto, quando vide Arthur camminare deciso verso di lui e metterglisi dinanzi, a distanza ravvicinata. "Tu lo sapevi, vero?"

"Dai, Arthur…" disse Merlin, spostandosi di lato, ma l'altro gli si parò davanti, sempre troppo vicino. "Perché non me l'hai detto?"

Merlin si girò dandogli le spalle. "Non so niente! Lasciami in pace!"

Arthur lo aggirò, fronteggiandolo nuovamente. "Li hai aiutati tu?"

Merlin arretrò di un passo. "Che cosa? No!"

"Perché continui a mentire?"

Arthur non sembrava arrabbiato con lui, ma Merlin si sentiva in trappola a causa di quelle domande incalzanti e di quel frullargli continuamente intorno.

Si arrese. "Ok, basta! Me ne sono accorto stamattina: la loro porta era aperta e li ho seguiti per salutarli."

"Perché non l'hai detto agli altri? Cosa aspettavi?"

 

Merlin aggrottò le sopracciglia. "È per i soldi che mi stai così addosso? Giuro che te li rifonderò non appena possibile!"

"Di quali soldi parli?"

"Dei tuoi. Li ho … presi io. I miei soldi da soli non bastavano. Li ho dati a loro."

Arthur sbatté le palpebre perché non credeva alle sue orecchie. "Quanti ne hai presi?"

"Tutti … scusami!"

Arthur scoppiò a ridere e l'altro non sapeva cosa pensare.

"Sei un ladro adesso? Tutto avrei potuto credere, ma non questo!"

"Sei deluso?" mormorò contrito Merlin.

"No! Anzi, forse il contrario! Che audacia! L'avrei fatto anch'io…portargli i soldi…ma non avrebbero mai accettato."

"È il motivo per cui non gli ho detto che la maggior parte dei soldi veniva da te … "

"Hai fatto bene … Adesso lei non è più qui e nemmeno Lance. Il circo non sarà più lo stesso. Avremo dei problemi. Lei era qui da dieci anni, lo sai? Sentiremo tutti la sua mancanza … " Arthur aveva le guance arrossate e si guardava intorno. Sembrava quasi sul punto di piangere.

"Ehi … non posso certo sostituirla, ma ricorda che hai ancora me!" disse Merlin senza imbarazzo.

"Lo so, questo è molto bello, ma … devo essere una persona orrenda: una parte di me è sollevata! Io non dovrei sentirmi così!"

"Non sei orrendo! La tua è una forma di difesa dal dolore, secondo me. Cerchi di trovare dei lati positivi in questa cosa che diversamente rischierebbe di schiacciarti con il suo peso. Credo sia una buona reazione."

"Merlin, ma tu sei davvero così, o lo dici solo per consolarmi? … No, non rispondere … conosco già la risposta!"

 


***



 

"Sono molto dispiaciuto, non voglio negarlo. È stato un brutto colpo, per tutti noi. Spero solo che staranno bene. 

Ma ora sono molto preoccupato per il nostro circo ..."

Alined stava parlando. Aveva indetto una riunione improvvisata.

"Ma lo spettacolo è andato bene, ieri sera" disse Percival.

"Sì, ma non può durare! Non si può fare in sette il lavoro di nove persone! Nove persone fin troppo impegnate, per giunta! Abbiamo bisogno di cercare con urgenza almeno due persone in più. È molto difficile trovare qualcuno che voglia unirsi a un gruppo itinerante, lo sapete.

Paradossalmente era più semplice durante la guerra: molti non avevano più niente da perdere, alcuni volevano scappare e altri lo facevano per non dover tornare al fronte. Ovviamente è più facile trovare persone disponibili in una grande città.

Domattina partiremo per Swindom. Non è molto grande, ma è densamente abitata.

Dista circa quaranta miglia. Ci vorranno alcuni giorni per arrivare."

Saltò su Gwaine: "Ma stasera non avremmo dovuto esibirci?"

"No. Avevo pensato di farvi fare un giorno di stacco. Avrei venduto oggi i biglietti per domani sera. Ma non ce n'è più bisogno."

"Non è mai capitato. Come mai questa volta?" continuò Gwaine.

"Ho notato che quando vi esibite due sere di fila, la seconda sera tendete a rendere di meno e in ogni caso,  impiegate diversi giorni per tornare in forma. Può essere controproducente."

"In realtá l'avevate notato anche in passato, ma non ve n'è mai importato nulla." ribadì il giovane.

"Cosa vuoi che ti dica? Che mi sto rammollendo? Che si vede proprio che sto invecchiando? Può essere!" disse Alined.

 

La veritá la sapevano in molti. Il motivo era la voglia di farsi perdonare dal gruppo, perché era anche sua, la colpa del disastro tra Arthur e Gwen.

 

"Chi stiamo cercando esattamente?" chiese Leon.

"Due persone, meglio se appartenenti allo stesso nucleo familiare: una giovane coppia, fratello e sorella, genitore e figlia. L'importante è che almeno uno dei due sia una ragazza."

"E se non dovessimo trovarli?" domandò Leon.

"Allora andremo fino ad Oxford, ma speriamo di trovarli prima. Dovremo lavorare durante il viaggio. Ho bisogno di qualcuno che scriva il maggior numero di manifesti possibili, da affiggere ovunque, una volta che saremo arrivati.

Merlin ho bisogno che provi a buttare giù una nuova scena di pagliacci e voglio che Gwaine ne faccia parte. Se dovremo ridurre i numeri più pericolosi, bisogna dare qualcosa di nuovo al pubblico. Ho bisogno che qualcuno mi aiuti a costruire nuove uova di carta. E bisogna occuparsi anche degli animali di Gwen." 

Merlin accettò ma chiese di rinunciare al trapezio ed Alined fu d'accordo.

"Bisognerà che qualcuno mi aiuti a lavare e rammendare i costumi … credo che sia ora che anche voi tiriate fuori qualche idea che possa essere d'aiuto per superare questo momento: un nuovo numero, qualsiasi cosa. Insomma in vista dei prossimi giorni, oggi potete prendervi il resto della giornata."

 

Quasi tutti i ragazzi decisero di fare un pisolino pomeridiano.

Il sole era piuttosto caldo.

Merlin decise per conto suo di fare una camminata sulla spiaggia.

Era il suo modo di salutare il mare. Gli dispiaceva allontanarsene.

Stavolta però non toccò l' acqua.

Raccolse qualche conchiglia, osservó qualche granchio e una lotta tra paguri per il possesso di una casetta più grande.

Era passato poco tempo quando fu raggiunto da Arthur. 

Camminarono sulla sabbia dicendo raramente qualche parola. Era piacevole starsene lì ad osservare il mare, senza fare nulla, pensò Arthur. Il cielo era terso e azzurro mentre il mare era stranamente di un blu profondo, più scuro di quello che avrebbe dovuto essere.

Era contento di trovarsi lì. Solo pochi giorni prima l'aveva desiderato e ora si stava realizzando.

 

Arthur raccontò dello scambio di battute che lui e George avevano avuto a tavola. "È peggiorato! Non è mai stato 'il buon samaritano', ma è diventato insopportabile."

Merlin parlò: "Alined una volta mi ha detto che George è un misantropo, senza sapere di esserlo. Forse il fatto di essere diventato claudicante, è servito a inacidirlo maggiormente. Anche il fatto che Gwen sia andata via, dopo così tanti anni insieme, credo che l'abbia toccato molto più di quel che possiamo pensare!" 

"Quindi sei tu il buon samaritano, sempre pronto a giustificare tutti per le loro malefatte!"

Merlin gli fece un gran sorriso. "Non mi lamenterei se fossi in te. Anche tu hai tratto dei vantaggi dalla mia 'benevolenza' …"

Arthur si fece una risatina.

"Da quanto sta con il circo, George?" chiese Merlin.

"Credo dall'inizio o poco dopo."

"Quindi … ha conosciuto Trickler!" Merlin era sorpreso.

"Chi?"

"Trickler! Non sai chi è Trickler?" domandò il moro ancora più stupito.

"Ah … sì! George ne ha parlato, qualche volta. Con venerazione. Il che non è da lui. Sembra fosse un illusionista eccezionale, il primo nel suo genere. Morì per una rara malattia del sangue. Non so altro!"

"Ebbe anche una relazione romantica con Alined!" disse Merlin con la sua solitá ingenuitá.

 

Arthur rimase a occhi e bocca spalancati, praticamente senza respirare, per un lungo momento.

"Ha avuto una storia d'amore con lui? … Sei sicuro? Ma chi te l'ha detto?"

"Me l'ha detto Alined … forse non avrei dovuto dirlo, ma non mi ha chiesto di tenerlo segreto. Credevo fosse di dominio pubblico …" Merlin era confuso dalla reazione di Arthur.

"Magari ti ha preso in giro …" disse il biondo ancora incredulo.

"Non credo. Ha aggiunto che ha amato solo lui in tutta la sua vita e che Trickler lo ricambiava totalmente, nonostante non fosse uno stinco di santo nemmeno lui. Credo che Alined non si sia mai ripreso dalla sua morte."

"Non ho questa impressione …" fece Arthur, che si sedette sulla sabbia, ancora sconcertato. Rimase in silenzio per un po', guardandosi attorno.

 

"Da quando sei diventato il confidente del capo?" aggiunse a un certo punto.

"Non sono il suo confidente. Siamo stati molto tempo a lavorare insieme ed è capitato di parlare."

"Ti ha detto qualcosa degli altri? Ti ha detto qualcosa di me?" domandò Arthur fingendo indifferenza mentre scriveva con un bastoncino sulla sabbia.

"Me ne ha dette di tutti i colori su chiunque" disse ridendo Merlin, sdraiandosi sulla sabbia.

"Di te non mi ha detto niente di particolare, tranne che non aveva capito che tu fossi un attore nato e che la mia influenza ti ha fatto molto bene!"

Arthur sorrise girandosi verso di lui. "Sei un gradasso!"

"Ha anche detto che tu sei un giovane maschio alfa, orgoglioso e testardo e che, per fortuna, lui in quanto vecchio maschio alfa, sa ancora come sottometterti…"

Arthur si girò verso il mare, fino a dargli le spalle e sentì un calore repentino inondargli il viso. "Ha detto davvero così?"

"Più o meno" rise Merlin, ignaro dei pensieri dell'altro.

 

Passarono nuovamente un po' di tempo in silenzio. Merlin si godeva il sole, mentre Arthur rifletteva su Alined, su Gwen, su Merlin. Gli venne in mente il bacio della sera prima, quello durante lo spettacolo, quando aveva percepito il gemito di Merlin sulle labbra. Si era sentito un po' frastornato, ma anche lusingato, non poteva negarlo. Quel ragazzo gli piaceva ormai da parecchio tempo. Ma non gli avrebbe parlato del bacio. Merlin avrebbe sicuramente negato e temeva che avrebbero potuto litigare di nuovo. E non voleva. Se finora era rimasto a galla era solo merito di Merlin.



 

***


Merlin aprì gli occhi e si guardò intorno.

"Quello che non voleva dormire …" disse Arthur scherzando "vieni a darmi una mano, pelandrone!"

Arthur aveva costruito un imponente castello di sabbia con i torrioni, il fossato, il ponte e le mura esterne.

"È bellissimo: ma quanto ho dormito?"

"Un'ora, poco più"

Merlin si alzò a fatica: "Che vuoi che faccia?"

"Dovresti rinforzare le mura esterne con un po' di sabbia bagnata" e lo guardò.

"Cielo, Merlin, come sei rosso? Sembri un'aragosta!"

"Già! Purtroppo il sole mi fa quest'effetto…"

 

Arthur si tolse il cappellino che indossava e lo posizionò sulla testa dell'amico, tirando giù l'ampia visiera quasi sul volto dell'altro. "Ci manca solo che ti venga un colpo di sole…"

"È colpa tua" disse Merlin con una smorfia buffa.

"Si può sapere perché è sempre colpa mia?" urlò Arthur con gli occhi che tradivano un sadico divertimento.

"Perché è vero! Non mi sono mai addormentato al sole, ma …sei talmente noioso…"

"Adesso ti faccio vedere io, se sono noioso…"

E raccolse un po' di sabbia bagnata, si avvicinò all’altro, gli tolse il cappello e spalmò con cura il volto di Merlin con quella poltiglia. Il ragazzo dapprima rigido per la sorpresa, si sottrasse poi al suo tocco, scappando.

 

Arthur lo inseguì tirandogli altre palle di sabbia sulla schiena e sulla testa. Merlin si fermò accanto al castello di sabbia costruito poco prima da Arthur e lo guardò. Il biondo si immobilizzò dicendo: "Il castello non c'entra niente. Allontanati!" 

"Mi hai riempito di sabbia, Arthur, approfittando del fatto che sei più forte di me. E non è giusto! Il castello c'entra, eccome!" Con un salto a piè pari, Merlin, piombò sul castello e non contento, continuò a saltarci sopra, distruggendolo completamente. Il sorriso di Merlin andava da un orecchio all'altro, mentre una furia giocosa si impadroniva dell'altro.

 

Merlin fuggì più veloce che poteva, ridendo come un matto: "Vai, via! Stai lontano!"

Arthur con un balzo, gli placcò gambe, cadendo insieme a lui. Con un braccio gli avvolse il collo e con le nocche dell'altra mano strisciò veloce sulla cute di Merlin, che con voce nasale, continuava a dire: "No, no no no!"

Quando lo lasciò andare Merlin ansimava: "Hai vinto, mi arrendo." E si sdraiò sulla sabbia con le braccia spalancate. 

 

Si guardarono per un attimo. Arthur sapeva che quello sarebbe stato il momento perfetto. Aveva un gran voglia di baciarlo. Ma non il semplice bacio d'affetto che gli aveva dato il giorno prima. Tuttavia qualcosa lo fermò. Gwen era appena andata via. Non gli sembrava giusto.

Ma non era per quello. Nella sua vita c'era qualcosa che non andava. Non poteva prendere in mezzo Merlin, finché l'assurda storia con Alined non fosse stata resa chiara ai suoi occhi. Con Gwen ci aveva provato ed era stato un disastro. Non voleva rischiare di fare soffrire Merlin. Teneva troppo a lui per fargli una cosa simile. 

 

Ma cosa stava pensando?

Perché dava per scontato che Merlin lo avrebbe ricambiato? Stava facendo forse quell'errore comune che portava una persona molto coinvolta sentimentalmente a credere che l'altro non potesse fare a meno di sentire le medesime cose che lui provava, almeno in parte.

Merlin aveva interrotto il bacio alla francese in modo brusco, anche se poteva essere stato più perché preso alla sprovvista.

 

Ma quella volta sul carro si era tirato indietro, ancora prima di iniziare, avrebbe dovuto bastargli come lezione.

Il ragazzo era stato chiaro con lui: niente più uomini. E se anche gli era stato vicino, sapeva comunque che lui era un  traditore. Aveva tradito un'altra persona, ma uno come Merlin non sembrava che avrebbe mai potuto accettare di stare insieme a una persona che avrebbe potuto fargli di nuovo male in quel modo. 

Si era illuso a causa di un unico gemito che poteva anche non essere ciò che pensava.

Merlin era un ragazzo comunque difficile da conquistare. Era forte e deciso aldilá del suo aspetto mite. 

Aveva la testa sulle spalle: sapeva ció che voleva ma soprattutto ciò che non voleva. Che Merlin fosse attratto da lui, ne aveva avuto conferma più volte, ma forse questo era legato al suo bell'aspetto, come quando conquistava facilmente le ragazze. Solo perché era bello. Aveva solo questo da donare a Merlin? Era per questo che Alined continuava a volerlo?

La sua bellezza gli aveva portato molti vantaggi, ma anche qualche indubbio svantaggio.

 

"Ma quanto dormono gli altri?" disse Merlin.

"Ti sei già stancato di parlare con me?"

"No, non è questo. Ma ho bisogno di avere degli alleati contro di te, se voglio vendicarmi dei tuoi soprusi."

 

Arthur si sdraiò a pancia in giù, non troppo vicino a Merlin. Un po' perché le  braccia aperte del ragazzo lo impedivano. Un po' perché non voleva essere tentato dalla vicinanza.


"Da quanto tempo non lo fai, Merlin?"

"Oddio, ma che domande fai?"

"Volevo sapere cosa successe dopo che lasciasti Ealdor…"

"E allora chiedimi - Che cosa successe dopo che lasciasti Ealdor?-"

"Hai ragione! … Cosa successe?"  

"Abitavo a Lavenham, un paese di campagna in provincia di Londra. Per un anno ho lavorato come contadino sotto diversi padroni. Quando è scoppiata la guerra sono stato tra i primi ad essere reclutato e fui mandato nei pressi di Londra. È stato un periodo orribile. Ho visto tante persone morire. Ho perso tanti commilitoni. Ci occupavamo dei cannoni di campagna, quelli che servivano per abbattere gli aerei tedeschi. Costruivamo fortificazioni in cemento e legno e da lì dentro bombardavamo gli aerei. Ne ho abbattuto  qualcuno io stesso. L'unica cosa buona è che non pensavo più a Mordred. Dopo un anno come soldato, fui ferito da una scheggia di legno dovuta a una granata scoppiata mentre ero dentro un cabinotto che fungeva da latrina.

"Solo tu Merlin potevi farti ferire in un momento così…" quasi rise Arthur.

"Quando la natura chiama, niente può fermarla … Continuai a combattere, finché la gamba si infettò. Mi ammalai e finii in un ospedale da campo. I medici dissero che dovevano tagliarmi la gamba, perché stava andando in cancrena, o sarei morto.

"Io rifiutai. Preferivo morire, invece che vivere senza una gamba. C'era una ragazza in quell'ospedale. Un'infermiera volontaria che veniva a curarmi la ferita più volte al giorno. Mi sembrava un angelo. Così dolce e bella. Una settimana dopo la gamba si era gonfiata spaventosamente. Io stavo molto male. Le dicevo di lasciar perdere e che avrei preferito morire piuttosto che tornare a combattere. Spesso piangeva insieme a me. Una sera, si presentò con un coltellaccio. Mi spaventai: credevo volesse tagliarmi la gamba. Mi baciò sulle labbra, mi fece mordere un panno e avvicinò la lama del coltello a un fuoco che ardeva lì vicino. Non ho mai avuto tanta paura in vita mia e continuavo a dirle di fermarsi, che non volevo. Si avvicinò e premette la lama incandescente sulla ferita. Il dolore era il più forte che avessi mai provato, gridai come non mai e persi conoscenza."

"Ti ha cauterizzato la ferita…"

"... salvandomi la vita."

Merlin tirò su i calzoni e i mutandoni della gamba sinistra fino alla coscia. Arthur vide il segno della lama che aveva lasciato una cicatrice lunga e stretta di colore marrone scuro sulla gamba di Merlin.

"È orribile vero? Eppure io ci sono affezionato."

"Non è affatto orribile. Sei vivo grazie a questa cicatrice. E la ragazza?"

"Appena fui in grado di muovere qualche passo, una notte mi fece scappare dall'ospedale e mi nascose a casa sua. Viveva sola. Lei stessa smise di andare all'ospedale da quel giorno. Nessuno sapeva dove lei abitasse e non vennero mai a cercarmi a casa sua.

Ero innamorato di lei e poco tempo dopo mi dichiarai. Lei decise di concedersi a me perché mi amava a sua volta. Io volevo sposarla ma dovevo rimanere nascosto o mi avrebbero fucilato.

"Come si chiamava?"

"Freya. Ho passato i momenti più felici della mia vita, accanto a lei. Ma anche i più dolorosi. Freya era delicata di salute. Si ammalava spesso, dimagriva. Un giorno volevo che andasse in ospedale. Non ce la facevo a vederla così spossata. Allora lei mi rivelò piangendo di avere da sempre una grave malattia e che sarebbe morta presto. Nessun dottore aveva potuto fare niente per lei. La sua malattia non aveva neanche un nome. Per me fu uno shock, l'inizio della fine, ma mi feci forza per lei. Vedermi soffrire la faceva stare peggio. La portai in tanti posti. Non mi importava più della guerra. Magari fosse arrivata una granata a farci morire insieme. Andavamo in montagna, ai laghi, al mare, a vedere le chiese e i monumenti più belli. Facevamo l'amore molto spesso. Capii perché non aveva voluto sposarmi. Poi è peggiorata ed è morta un paio di mesi prima che mi  unissi al circo."

Merlin smise di parlare. Aveva le lacrime agli occhi. 

Arthur rimase male nel vederlo così. "Mi dispiace molto che tu abbia dovuto soffrire così tanto." 

"Per rispondere alla tua prima domanda, sono cinque o sei mesi che non lo faccio!"

 

"Scusami. Questo non ha nessuna importanza adesso."

 

"Perché non mi parli un po’ di te? Ricordo che avevamo detto che toccava a te raccontarmi della tua vita e invece anche oggi ho parlato solo io."

 

"Mi hai detto davvero tutto?" sorrise Arthur.

Merlin lo guardò incerto per un attimo poi aggiunse sorridendo: "Ti ho detto tutto quello che … potevo dirti! Stai forse cercando di sviare l'attenzione da te, come fai sempre?"

"Non c'è poi tanto da dire."

"Questo vorrei deciderlo io. Se due persone vogliono diventare amiche sul serio che ci debba essere reciprocità, io credo."

"Vuoi fare anche un giuramento di sangue?"

"Certo che no. Se non te la senti posso capire, ma credo rimarrei deluso…" disse Merlin con una certa aria di sufficienza. 

"Ho capito! D'accordo! Parto dal concreto.  La mia prima volta è stata a sedici anni, con una donna più grande. Era un'amica di famiglia. Credo puntasse a mio padre ma a lui non interessava. In seguito conobbi altre ragazze, quasi tutte figlie dei militari che comandava mio padre. Nel quartiere dove abitavo c'erano solo caserme. Per anni ho alternato momenti in cui stavo da solo ad altri in cui frequentavo alcune ragazze. Posso anche dire che mi sono divertito, è vero, ma nessuna ragazza ha mai significato qualcosa di più. Quando fui arruolato, all'inizio della guerra, anche per me fu terribile. Odiavo tutto di quel mondo e cominciai a pensare di fuggire. Incontrai un ragazzo, un mio compagno d'armi. Lentamente questo ragazzo diventò il mio punto di riferimento. Ed io diventai il suo. In battaglia ognuno copriva le spalle dell'altro. [Era più che un amico, più che un fratello.]*  Una sera ci ritrovammo nascosti in una soffitta di una vecchia casa. Fuori i nemici ci cercavano. Rimanemmo lì a lungo. Aspettavamo che se ne andassero. Noi eravamo due, loro erano almeno dieci.  Guardando tra le cose polverose e dentro i bauli, lui trovò dei vestiti con parrucche e monili molto stravaganti. Si travestì da donna per gioco. Per cercare di sdrammatizzare quella situazione di tensione. E invece io mi ritrovai a pensare a quanto fosse bello e eccitante. È una cosa stupida, lo so. Insomma lo baciai e dopo un attimo di esitazione, lui mi ricambiò e facemmo l'amore.  Fu molto diverso da com'era stato tutte le altre volte. E non perché fosse un uomo, ma perché lo amavo … Per la prima volta nella mia vita ero innamorato. Di un uomo. Un uomo molto bello. Un uomo di colore. Elyan. Si chiamava così."











 

















*Arthur nella serie (5x01) parla così dei suoi cavalieri a Merlin.


Ovviamente in questa fanfiction, Elyan NON è il fratello di Gwen, né si conoscono.. E finalmente abbiamo un'idea del passato amoroso di Arthur.

Era dall'inizio che avrebbe dovuto uscire sta cosa di Elyan, ma non sembrava mai essere il momento.

Stavolta gliel'ho infilata a forza.😄D'altronde nello specchietto illustrativo, c'è scritto crack-pairing. Arthur e Alined non bastavano? Si vede di no. Merlin e Mordred? Nemmeno. 😁

Un abbraccione a tutt* voi!



 

   
 
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