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Autore: NPC_Stories    10/10/2022    1 recensioni
Writober 2022, non è stato dato un tema ma siccome siamo a ottobre e sento già profumo di Halloween, lo farò a tema non morti.
31 storie, una al giorno, stay tuned.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Genere: Fantasy, introspettivo
Personaggi: Bennu, Oscar
Note: storia collegata a Break Up

10. Brainwashed


1091 DR, Mulhorand

Il sole batte sulle sabbie della Terra dei Morti con la forza di mille soli.
Oscar si bloccò, stupefatto dall'idiozia di quel pensiero. Infilò una mano sotto al cappuccio di lino bianco e si grattò la testa. Possibile che il calore gli stesse friggendo il cervello?
No, avrebbe dovuto essere impossibile. Lui era un non morto, era al di là dei disagi del caldo e del freddo, il suo corpo era sostenuto dalla magia e non era vulnerabile alle condizioni che destabilizzano la salute dei vivi.
Eppure.
Eppure, anche se non avrebbe saputo indicare con certezza il perché, preferiva di gran lunga i climi freddi.
"Io non andrò oltre, signore" annunciò il monello di strada, piantando con decisione i piedi nella sabbia.
"E io non ti chiederò di farlo, Khaem" infilò la mano sinistra in una piega della veste da viaggio e ne tirò fuori un sacchetto di monete. La mano destra la teneva dietro la schiena, pronta a lanciare un incantesimo nel caso in cui il ragazzino lo avesse condotto in un'imboscata di briganti.
Per fortuna la transazione economica si svolse senza incidenti, e presto Oscar rimase solo in quel luogo sterile e proibito ai profani, sacro ma pregno anche di energie sacrileghe.
Chiusa fra le Montagne della Spada e la fertile Grande Valle, la zona che circondava la cittadina di Mintarn appariva come un deserto, una caratteristica geografica che non poteva essere dovuta solo al clima. Nessun deserto naturale poteva essere così piccolo. Forse la magia sacerdotale che veniva usata per rendere più fertile la terra delle vicine regioni aveva imposto un tributo alle zone che invece non ne erano toccate, ma Oscar aveva un'altra opinione: quello era un luogo di morte, e per quanto i mulhorandi antichi e moderni avessero rispetto per la morte, la loro idea di proteggere le spoglie dei cari estinti era mettere dei non morti a loro protezione. Avere una concentrazione di creature animate da energia negativa in una stessa area geografica poteva portare a conseguenze, rendere sterile il suolo era la più comune. Questo, unito al fatto che nessuno si fosse mai impegnato per rendere quelle terre coltivabili, e anche a causa del disboscamento di quella zona collinare per lasciare spazio alle tombe, nel tempo aveva trasformato l'area in una secca steppa calda e poi in un deserto.

Oscar non era lì per godersi il sole. Era in viaggio per cultura personale, per così dire. Era interessato alla cultura del Mulhorand, che più di molte altre culture al mondo mescolava elementi che altrove erano considerati negativi e perfino malvagi, con una moralità unica, ordinata, dagli alti valori sociali.
Avevano la schiavitù, ma uno schiavo nel Mulhorand aveva più diritti di un cittadino nel Calimshan. Facevano uso di non morti, cosa che di solito è considerata profana nei confronti dei cadaveri, ma li usavano per proteggere l’integrità di altri morti.
Un popolo strano, con un dio dei morti - Anubis - che aveva il ruolo primario di protettore delle tombe e il ruolo secondario di giudice dei morti, e un dio della morte - Osiris - che era non solo il principale giudice dei morti, ma anche colui che si assicurava della continuazione del ciclo della vita; nel Mulhorand la morte era concettualmente legata al ciclo naturale, alla vegetazione, al raccolto.
Era una prospettiva culturale unica nel Faerûn, dove era molto più comune separare nettamente la morte e la vita, considerare la prima negativa e la seconda positiva. Nel resto del continente, il Dio dei morti riconosciuto dagli umani era malvagio e godeva del poter stendere la sua lunga mano e portare dolore a chi era sotto la sua sfera di influenza. Conoscendo i misfatti di una divinità come Myrkul, era molto difficile credere che potesse esistere un dio della morte giusto, retto, ma anche gentile e compassionevole come i sacerdoti dipingevano Osiris.
Dal canto suo, Oscar… non è esatto dire che fosse il fedele di un dio. Sarebbe stato più corretto dire che lavorava per un dio: Jergal, il Tetro Siniscalco, colui che nel pantheon umano del Faerûn occidentale era riconosciuto come il burocrate dell'Aldilà, un dio minore al servizio di Myrkul.
Non era passato molto tempo da quando Oscar era stato precettato, quasi contro la sua volontà, a lavorare per lord Jergal. Non che il suo fosse un lavoro pesante o sgradevole: il dio era semplicemente interessato alle sue ricerche, e gli aveva ordinato di continuare a svolgerle, per… interesse personale. Oscar era stato lieto di accettare; quando una divinità si impone come tuo capo e ti fa capire che tollera la tua esistenza di non morto solo perché lavori per lui, è un sollievo che ti dica "devi solo continuare a fare quello che già stavi facendo".

Le ricerche di Oscar giravano molto intorno alla non morte e alla domanda: "perché quasi tutti i non morti sono malvagi?", e alla sua conseguenza diretta "c'è un modo per prevenire o evitare che i non morti siano malvagi?"
Oscar era stato sul piano dell'energia negativa per indagare la natura di quest'ultima. Aveva scoperto che l'energia negativa non è malvagia in sé, l'energia della morte è come l'energia della vita: una forza neutrale dell'universo. In un certo senso fa parte della natura, perché la natura è figlia dell'equilibrio fra la morte e la vita. Ma se l'energia negativa non era malvagia, perché la maggior parte delle creature animate da essa invece lo erano?
Fino a quel momento aveva già fatto delle scoperte interessanti. Le sue ricerche si erano concentrate sui più semplici fra i non morti: zombie. Uno zombie è solo un cadavere rianimato con il più semplice degli incantesimi, e Oscar lavorava su cadaveri freschi, quasi indistinguibili dai vivi. Secondo lui la somiglianza fisica era anche uno specchio della somiglianza spirituale, senza considerare che avere ancora tutti gli organi intatti, compreso il cervello, poteva solo aiutare. Oscar all'inizio era fermamente convinto che gli zombie, per le ricerche necromantiche, fossero l'equivalente dei topini da laboratorio per le ricerche scientifiche: abbondanti e uniformi, il soggetto più neutro possibile su cui sperimentare.
Nel tempo aveva dovuto rivedere un po' quella sua posizione, perché perfino fra gli zombie vi erano delle differenze… ma questo è un discorso per un altro momento.
La cosa più interessante in assoluto che aveva scoperto era che il processo di animazione di un cadavere con la necromanzia attirava l'attenzione di spiriti maligni. Non aveva ben chiaro che cosa fossero questi spiriti maligni, non erano davvero delle creature senzienti. Se fossero stati creature formate, definibili, come i demoni ad esempio o come altri non morti, avrebbe potuto facilmente distruggerli; invece erano inconsistenti come vento, spiriti disincarnati che spesso non avevano nemmeno una vera identità. Oscar aveva scoperto che questi spiriti non amavano essere disincarnati, perché si buttavano sui cadaveri in fase di rianimazione come avvoltoi famelici. Quello che facevano ai cadaveri era… profano. Si legavano indissolubilmente all'energia negativa che muoveva gli zombie, dando loro un animo malvagio e distruttivo. Andavano a sporcare e corrompere quell'impronta di anima che rimane sempre nei cadaveri dopo la morte.
Dopo aver visto, dopo aver capito, che cosa facessero quelle entità spirituali, Oscar aveva cominciato a considerare la rianimazione dei morti come un gesto profano e malvagio… se fatta male. Lui però aveva imparato come farla bene. Aveva sviluppato tecniche per tenere quegli spiriti maligni lontani dai suoi preziosi cadaveri.
Quello però era come tappare un buco. Oscar voleva capire perché. Perché gli spiriti maligni erano attirati dal processo di animazione dei cadaveri? Lui sospettava che la risposta fosse: perché è una pratica culturalmente ritenuta malvagia; e purtroppo quanto più questi spiriti maligni andavano a infestare i cadaveri, tanto più la necromanzia veniva considerata una pratica malvagia. Oscar sospettava che esistesse una specie di coscienza collettiva che andava veramente a impattare anche sulla dimensione sottile; era mai possibile che ciò che credevano le persone, se ripetuto nel tempo e nello spazio, potesse influenzare la realtà?
Per questo era nel Mulhorand: per capire in che modo funzionasse l'interazione fra i vivi e i morti, e la necromanzia stessa, in un luogo culturalmente diverso in cui la non morte in certi contesti era accettata.
Aveva qualche speranza di approfondire la sua comprensione della materia. Come si è detto, non c'era un altro luogo come il Mulhorand.

La porta della tomba recava il sigillo di Anubis, ma quel sigillo era stato spezzato. A riparare la porta, era stato creato un muro che andava a incastrarsi perfettamente nelle crepe e nelle spaccature dell'uscio originale, segno che doveva essere stato creato con la magia. In seguito qualcuno ci aveva inciso sopra una sequela di geroglifici che per Oscar non significavano nulla, ma che dovevano avere uno scopo apotropaico.
Quando una tomba veniva depredata e un cadavere veniva privato di tutti i suoi beni e tesori che avrebbe dovuto portare nell'Aldilà, la gente comune rimaneva molto scossa. Era un crimine serio, un tabù culturale. Si pensava subito a pacificare l'anima del morto sepolto lì… e a bloccare la via d'uscita per eventuali mummie che potevano essere rimaste, e voler andare in cerca di vendetta.
Nella cultura mulhorandi c'era posto per le mummie e altre simili creature, ma quel posto era dentro le tombe. Il mondo dei morti rimaneva comunque separato geograficamente rispetto al mondo dei vivi. Tutte le tombe venivano erette nella stessa valle, tutti i morti e non morti venivano relegati dentro le tombe. L'idea che i morti potessero camminare in mezzo ai vivi non piaceva nemmeno ai mulhorandi.
La tomba con la porta rotta apparteneva ad un faraone così antico che i mulhorandi stessi ne avevano dimenticato il nome. Da una parte questo aveva rappresentato un sollievo - era più disturbante quando qualcuno depredava tombe di faraoni di cui si aveva memoria - ma dall'altra parte… il passato più antico del Mulhorand era praticamente mitico. Quella piramide a gradoni era stata stimata appartenere alla prima epoca, quando gli dei del Mulhorand avevano camminato sulla terra accanto agli uomini. Che qualcuno avesse potuto scegliere di mancare di rispetto a un passato così glorioso era impensabile, e lasciava i mulhorandi con una sola, solida convinzione: erano stati degli stranieri.
Per questo nessuno aveva accettato di guidare Oscar nella Terra dei Morti: in quanto straniero era un depredatore di tombe fino a prova contraria.
E forse non avevano del tutto torto. Oscar voleva davvero entrare in quella tomba, ma non per cercare eventuali tesori dimenticati.

La porta spaccata era stata sigillata bene. Talmente bene che non c'era nemmeno uno spiraglio, nemmeno una fessura in cui una creatura in forma gassosa potesse entrare. Oscar aveva sperato di poter usare un incantamento per diventare consistente quanto un refolo d'aria e passare. Non avrebbe funzionato. Il mago non si lasciò abbattere, aveva ancora un asso nella manica: qualche pergamena di Forma del Fantasma. Perché essere fatti di gas è una cosa - permette di passare attraverso i più piccoli pertugi - ma essere incorporei risolve il problema alla radice.
Il mago sapeva che neppure quello avrebbe funzionato se la barriera davanti a lui fosse stata costituita di pietra più spessa di un metro e mezzo, ma confidava che non fosse così. Si guardò intorno, per accertarsi che non ci fosse nessuno, poi recitò l'incantesimo dalla pergamena.

L'interno della tomba era buio e l'aria era stantia, ma nessuna di queste cose era un problema per un non morto che vede al buio e che non ha bisogno di respirare.
Per terra c'era il segno del passaggio di piedi che avevano camminato contaminando una patina di polvere che nel corso dei secoli, dei millenni, aveva creato come uno strato di terriccio. Qualcuno era passato di lì, di recente, anche se di recente poteva voler dire qualche anno prima.
I contemporanei avevano dato per scontato che la tomba fosse stata depredata visto che era stata aperta; Oscar si rese conto che avevano ragione. Lui non capiva perché dessero così tanta importanza al tesoro che accompagnava un morto, tanto nell'Aldilà i beni terreni non servono a nulla… ne era abbastanza sicuro. Secondo lui sarebbe stato meglio che quelle risorse venissero utilizzate per migliorare l'esistenza dei vivi, anziché per riempire le tombe. Però quella non era la sua cultura e aveva già deciso di sospendere il giudizio.
Proseguendo nei corridoi trovò almeno un cadavere, ormai uno scheletro col cranio sfondato dopo aver probabilmente attivato una trappola. Oscar venne abbandonato dal suo incantesimo di incorporeità proprio nel bel mezzo di un corridoio che, a giudicare dalla presenza del cadavere, doveva avere delle trappole. Per fortuna il necropolitano era un maestro abiuratore, la magia di autoprotezione non aveva segreti per lui. Riuscì a passare oltre trappole meccaniche e antichissime trappole magiche senza farsi un graffio, anche perché molte di quelle trappole erano pensate per nuocere a creature viventi. Che cosa importava a lui se un gas velenoso usciva dalle fessure di una parete?

La cosa particolare, e un po' deludente, era che fino a quel momento non aveva trovato nessun non morto all'interno della tomba. Ne capì la ragione solo quando arrivò, dopo aver girato un po' a vuoto, a una stanza in cui palesemente si era svolto un combattimento. Per terra c'erano due mucchietti di polvere che non sembravano essere causati dal semplice accumulo; Oscar supponeva che fossero persone colpite dalla maledizione della mummia, e lo credeva perché in quella stanza c'era una mummia.
Non appena la creatura si accorse che qualcuno era entrato nella stanza cominciò ad agitarsi, ma inutilmente. I predoni dovevano essere riusciti a neutralizzare quell'essere non morto con una qualche tattica, perché avevano trovato il modo di rovesciarle addosso il suo stesso sarcofago di pietra pesante. La mummia non era stata distrutta ma era incapacitata, non poteva muoversi da lì.

* * *


Le mummie non sono famose per la loro capacità di provare sentimenti, ma Bennu aveva avuto molto tempo per riflettere sulla cosa ed era abbastanza convinta che i sentimenti negativi fossero qualcosa che quelli come lei erano ancora in grado di provare. Lo stava sperimentando in prima persona: l'odio era sicuramente un sentimento che ancora le apparteneva, così come la frustrazione e la rabbia. In realtà aveva la sensazione di essere composta solo e interamente di odio, frustrazione e rabbia. Prima c'era anche il senso del dovere. Anzi, le sembrava di ricordare un tempo - remoto come un'altra vita - in cui era stata guidata mente e anima dal senso del dovere. Le sue idee sul suo posto nel mondo si erano infrante dolorosamente quando un gruppo di predoni era riuscito a forzare le difese della tomba che lei proteggeva, dita sottili avevano disattivato la maggior parte delle trappole - e degli artigiani erano morti per portarsi nella tomba il segreto di quelle trappole, brave persone che come lei conoscevano il proprio dovere - e infine mani profane si erano posate sui tesori del suo faraone. Aveva cercato di impedirlo, ma alla fine a cosa erano valsi i suoi sforzi? A cosa era servito a uccidere un paio di loro se poi non era riuscita a proteggere il sepolcro di un sovrano divino?
E infine, per aggiungere beffa al danno, dopo qualche tempo uno di loro era tornato. Bennu non aveva idea di quanto tempo fosse passato, il tempo non ha nessun valore per una mummia, ma se quella tomba vuota stava di nuovo udendo l'eccheggiare di passi umani allora voleva dire che uno di loro era tornato.
Quando l'uomo entrò nella stanza in cui Bennu aveva conosciuto la sconfitta, lei si accorse che si trattava di un vecchio. Era ancora capace di riconoscere gli stadi della vita degli umani, e questo intruso aveva i capelli grigi e la pelle solcata dalle rughe.
Ma quanto tempo era passato? Possibile che uno di quei ladri fosse già invecchiato così tanto? Forse aveva sbagliato la sua valutazione e si trattava di un nuovo ladro? In effetti dall'aspetto pareva straniero, la sua pelle era troppo chiara.
"Qui non è rimasto nulla da rubare" sibilò con una voce secca che prometteva solo morte. Avrebbe voluto essere libera dal sarcofago che la schiacciava, perché da quella posizione probabilmente non stava facendo paura a nessuno.
L'uomo rispose con una sequela di parole incomprensibili, in un'altra lingua. Poi sembrò recitare una specie di nenia e un momento dopo le sue parole erano in mulhorandi antico - il mulhorandi giusto, quello che la mummia ricordava.

"Ti saluto, venerabile guardiano. Vengo dal mondo esterno in cerca della saggezza degli antichi."
La mummia sembrò veramente presa in contropiede.
"Cosa cerchi qui, ladro? Questo è un luogo di eterno riposo che non dev'essere violato!"
"Non sono un ladro né un profanatore di tombe. Ho scelto di entrare in questa struttura funeraria unicamente perché è stata già depredata da qualcun altro. Non ho idea se qui ci sia ancora qualcosa che un uomo potrebbe rubare, ma non mi interessa. Questa è una valutazione che spetta solo a un guardiano."
Poi fece qualcosa che la mummia non si sarebbe mai aspettata: recitò un incantesimo e il pesante sarcofago si sollevò, andando a rimettersi in posizione verticale, appoggiato alla parete.
Per la prima volta dopo anni, Bennu era libera.
Avrebbe potuto attaccare l'umano, a regola avrebbe dovuto, ma il suo comportamento non era quello di un predone. Per di più sapeva che tutti gli umani hanno paura delle mummie, è una paura ancestrale che li attanaglia al primo sguardo; ma lo straniero non stava reagendo in alcun modo. Quanto poteva essere grande la sua forza di volontà?
"Ho davanti a me un potente sacerdote?"
"No, venerabile guardiano. Soltanto un potente mago" si schermì l'intruso. Bennu si mise subito sulla difensiva: i maghi non erano neanche lontanamente rispettati quanto i sacerdoti, gli unici che nel Mulhorand avevano il rispetto del faraone pur usando la magia arcana erano gli appartenenti al culto di Thoth o di Isis. Ai suoi tempi le benedette da Isis erano tutte donne, restava solo la possibilità che fosse un seguace di Thoth, ma era quasi certa che fosse uno straniero quindi era da escludere che un dio mulhorandi avesse esteso la sua benedizione su di lui. Doveva essere un profano.
"I maghi non sono degni di alcuna fiducia" ringhiò la mummia. "E non c'è conoscenza o saggezza che gli antichi Faraoni debbano condividere con voi. Andate via senza toccare nulla e vi lascerò vivere."
Non si trattava di rispetto o di gratitudine, solo di convenienza: Bennu era una sacerdotessa e una mummia di grado superiore, più forte e più saggia delle comuni mummie, ma non era affatto sicura di poter sconfiggere questo intruso. La magia arcana era disprezzata, ma era potente.
"Non potete lasciarmi vivere perché io, come voi, sono già morto" annunciò l'uomo. Con una certa solennità si sfilò dal collo un medaglione che sembrava un piccolo specchio allacciato a una catenina d'argento, e il suo aspetto mutò come il giorno muta nella notte. Al posto di un umano di mezza età, dritto e distinto, ora si ergeva una fragile creatura non morta, con la pelle secca e sottile tirata sulle ossa.
Non era una mummia, di questo Bennu era sicura. Però non sembrava un ghast, era troppo ben educato per essere un wight, e troppo intelligente per essere uno zombie. Non aveva idea di che cosa fosse.
Bennu stava provando una sensazione insolita: sorpresa. Be', non che la sorpresa fosse un sentimento a lei del tutto estraneo, ma di solito si accompagnava a rabbia, desiderio di uccidere. Di solito era la sorpresa di vedere che qualcuno era stato così folle da cercare di derubare la sua tomba.
Ora non era esattamente… arrabbiata, ma la sorpresa che stava provando era comunque contaminata da un altro sentimento: indignazione.
"Cosa ci fate nella tomba che io difendo? Non avete una tomba vostra da infestare? Dov'è il vostro senso del dovere?"

* * *


Oscar fu preso alla sprovvista da questo improvviso rimprovero. Non sapeva che cosa aspettarsi da una mummia millenaria, ma di sicuro non si aspettava questo. Ostilità, l'aveva messa in conto. Sospetto, senza dubbio. Ma… essere rimproverato come un bambino che ha saltato un giorno di scuola? Non era una cosa a cui l'anziano mago fosse preparato.
"Io… uh… no. Non ho una tomba da infestare."
"Non potete comunque prendervi la mia!" sibilò la mummia.
Al necropolitano saettò nella mente la prospettiva di passare l'eternità rinchiuso fra quattro mura, ad attendere con pazienza il nulla. Il solo pensiero gli fece accapponare la pelle.
"Non ho alcuna intenzione di occupare la tomba di chicchessia! Io non sono un guardiano di tombe, non sono prigioniero in un mausoleo. Io sono un libero cittadino della Costa della Spada!"
Calò un lungo silenzio. La mummia lo fissò con i suoi occhi fatti di oscurità.
"Avevo supposto che foste straniero. Rivendicate di essere un libero cittadino di un luogo che non ho mai udito nominare, ma cosa significa? Esiste un luogo in cui i vivi e i morti possono camminare fianco a fianco, senza alcun ordine, senza alcun criterio?"
Oscar non rispose subito. C’era qualcosa nella domanda della mummia… incredulità, ma con un accenno di sfida.
"Ehm. No, in effetti. Sono un libero cittadino, ma la mia condizione non è nota."
"Siete un libero cittadino finchè la vostra condizione resta ignota" indovinò l’antica creatura. "Dopo di che, siete un mostro. Io invece sarò anche prigioniera in un mausoleo, ma qui ho uno scopo, la mia società mi accetta…"
"Vi hanno sigillata qui dentro perché temono la vostra vendetta dopo che questa tomba è stata depredata…"
"Come è giusto! I vivi devono temerci, altrimenti come potrei proteggere le spoglie del grande, eroico Ramenhorus I?"[1]
"Pensavo che questa tomba regale fosse stata già… come dire…"
"Sì. Sì, in effetti" la mummia sembrò un po’ imbarazzata. "Ma vi sto parlando del principio generale. Io ho un ruolo nel grande ordine del mondo, e il mio ruolo non è essere al servizio dei vivi o esistere al loro fianco. Non è quello che ci si aspetta da me."
"Sì… lo vedo, ma… ora che questa tomba è vuota, perché restare?"
Seguì un altro, lunghissimo silenzio. La mummia sembrava intenta in una riflessione profonda quanto spiacevole.
"Ciò che dite non è privo di senso. Ho fallito il mio compito, quindi il mio compito è terminato. Dovrei… cessare di esistere. Ma questo è senza precedenti. Non c’è mai stata una mummia che abbia fallito e sia perdurata per raccontarlo."
"Oppure, un altro modo di vedere la cosa è che avete fallito il vostro compito e questo vi ha reso la libertà."
"Libertà?" Di nuovo quello sguardo indagatore, angoscioso. "Non esiste la libertà dove esiste l’ordine. Ogni uomo e ogni donna, nella vita come nella morte, ha un ruolo e un compito. Non esiste la libertà, esiste il dovere. Chi compie il proprio dovere ha il diritto a esistere, chi non lo fa… no."
"Be’, ma… non c’è alcuna fretta, giusto? Siete in questa condizione da millenni. Potete prendere il tempo di rifletterci."
“Non capisco."
"Vorrei solo che mi accordaste il permesso di tornare. Vorrei parlare con voi, imparare gli usi e i costumi del vostro popolo, le vostre credenze sull’Aldilà. E in cambio, vorrei parlarvi del mondo esterno. Potrei portarvi dei libri, delle storie. Cosa ne pensate?"
La mummia si prese il suo tempo per rispondere.
"Che senso ha tutto questo? Il mio compito era servire. Sono solo un tratto d’inchiostro nelle scritture della storia del mondo. Sono priva di importanza, ma non posso permettermi sbavature o l’intera pagina sarà in disordine."
"Sì. Ma adesso" Oscar indicò intorno a sé, la stanza svuotata dopo il combattimento. "Che cosa cambia che continuiate a esistere o no? La tomba è stata depredata. La vostra distruzione non rimetterà le cose a posto."
"Lo so, ma io non ho il diritto di essere qui se non ho un compito."
"Qui? Qui in una tomba vuota, in uno spazio che nessun vivente vuole e può occupare? Che fastidio date?"
Se la mummia fosse stata viva avrebbe avuto uno spasmo muscolare involontario. "Sono cose che un moderno, uno straniero, evidentemente non può capire. Non è una questione di fastidio, ma di ordine… di come il mondo dovrebbe essere…"
"Onestamente, vi ha mai dato un po’ di felicità? Il mondo come dovrebbe essere?" chiese Oscar, perché sebbene si considerasse una persona rispettosa sia delle leggi che del proprio codice morale, non aveva mai rasentato un simile livello di fanatismo, di… lavaggio del cervello.
Ma sono io che non capisco la sua cultura, o è la sua cultura che è estremamente limitante? Mi sto comportando con arroganza oppure questa mummia è una vittima della sua cultura?

* * *


"La… la felicità non è in alcun modo rilevante." Ragionò la mummia. "Certo, è preferibile provare soddisfazione e gioia e senso di completezza per i propri doveri. Ma anche se non accade… anche se…"
Le balenarono nella mente immagini di un tempo antichissimo, un discorso simile - in modo disturbante - a quello dello straniero. Un tempo era stata viva, era stata una moglie, aveva avuto un marito. Aveva cercato anche di essere madre, ma senza successo.
Il mio primo fallimento.
Alla fine suo marito aveva divorziato da lei, per darle un’altra occasione di felicità.
Aveva preferito svincolarla dal suo dovere naturale, e lei si era rifugiata nella religione perché meglio di niente, un altro posto nella società andava pure trovato.
Il suo sentimento religioso era stato sincero… altrimenti nessuna divinità le avrebbe mai concesso dei poteri… ma era stato soprattutto veicolato dal bisogno di servire, di avere una qualche utilità.
La stessa ragione per cui, all’approssimarsi della fine della sua vita, aveva accettato di farsi mummificare per proteggere le spoglie del suo re-dio. Non voleva andare nell’Aldilà senza avere a suo attivo qualcosa di cui essere fiera.
Bennu non si era fermata a riflettere a lungo sulle conseguenze della sua scelta - che con ogni probabilità in quel modo non sarebbe mai arrivata nell’Aldilà - sapeva solo che in quel momento non si sentiva pronta, voleva continuare a essere utile. Non erano molte le persone che si offrivano volontariamente per quel destino di servitù eterna, e lei era stata lodata per la sua abnegazione e per il suo senso del dovere… prima di essere trasformata.
Il processo di mummificazione è molto diverso per un morto e per un vivo. Un morto viene trasformato in un cadavere perfettamente preservato; un vivo viene trasformato in un non morto attraverso un procedimento di rituali complessi. Il corpo viene prima indotto ad assumere uno stato di morte temporanea, una specie di coma, poi viene attuato un processo di mummificazione "manuale" che in condizioni normali ucciderebbe qualunque vivente, ma la magia divina interviene in quel delicato momento fra la vita e la morte per cristallizzare l’esistenza della nuova mummia e mantenerla… funzionale, nonostante non abbia organi, e autocosciente, nonostante non abbia più un cervello. Semovente, nonostante non abbia più una vita.
Eterna. Come eterno è il suo servizio.[2]
No, la felicità non era in alcun modo rilevante. La felicità non era neanche contemplabile quando il tuo destino era rimanere chiusa in un sarcofago, in una stanza, in un complesso di cunicoli e sale, in una tomba, in una valle, per tutta l’eternità.
"Potete tornare" decise infine, prendendo la prima decisione impulsiva da quando aveva accettato di diventare una mummia. "Non ho null’altro da… fare… al momento" né mai più aggiunse fra sé e sé.
Lo straniero davanti a lei annuì e si piegò in un rigido inchino.
"Sarà un onore. Mi piacerebbe moltissimo poter imparare qualcosa da voi. E, con il vostro permesso, mi piacerebbe parlarvi un po’ del mondo esterno."

Bennu non sapeva cosa pensare. L’idea dell’esistenza del mondo esterno era terrificante e intrigante insieme. Il mondo esterno era un luogo di infinite possibilità, dove c’era tutto… tranne un qualche riconoscimento per lei, che era l’unica cosa che le importasse. Eppure… c’era riconoscimento per lei, lì dentro quella tomba profanata e vuota? C’era, nell’Aldilà che era la sua unica altra possibilità?
"Non faccio parte del mondo. Ma non mi oppongo all’idea di informarmi" decise infine, in tono riluttante.
Nonostante fossero passati millenni, non si sentiva ancora pronta ad andare oltre.



**********
Note:
[1] Ramenhorus I fu il secondo faraone del Mulhorand, morto in battaglia nel -623 DR (14 anni dopo la storia Break Up) per proteggere il suo regno contro il Narfell.
[2] Il procedimento per la creazione di mummie a partire da individui viventi è soltanto una mia invenzione, da regole una mummia è creata a partire da un cadavere. Ho voluto inserire questa dinamica per creare una differenza tra le mummie del Mulhorand e le mummie di altri luoghi, create lanciando incantesimi su cadaveri. Ritengo sia giusto così visto che il Mulhorand ha tutta una cultura funeraria che contempla l'uso di mummie, e per loro è una sacra missione proteggere le tombe. Questo è anche il motivo per cui Bennu conserva qualche ricordo della sua vita mortale.
   
 
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