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Autore: rocchi68    10/10/2022    1 recensioni
Scott Deacon, uomo di discreto successo, durante una serata in casa racconta, sotto pressione della figlia, di come ha ritrovato una persona speciale dopo tanti anni di distanza e di silenzio, ricordando e scontrandosi spesso con un passato e un presente complicato.
Non ricorderà mai il periodo del reality, troppo negativo, ma solo ciò che l'ha portato a essere felice.
O almeno questo è quello che traspare dal suo solito sorriso.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Dawn, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Era passata una settimana e poi un’altra e un’altra ancora.
Beverly aveva mollato il colpo.
Scott si era ripromesso, senza farne parola all’amica, che se quell’idiota avesse continuato a importunarla, tempo un mese al massimo e gli avrebbe spaccato la testa.
Odiava la violenza, la reputava valida solo per i pezzenti e sicuramente Dawn l’avrebbe rimproverato per quella soluzione estrema, ma non c’erano altre vie d’uscita.
Invece Beverly, poco alla volta, si era fatto sempre più distante e li aveva lasciati tranquilli.
Era stato duro fingere una relazione inesistente, senza spingersi a baci o ad esternazioni molto delicate.
E così come quel babbeo si era allontanato, anche Scott aveva iniziato a farsi vedere e sentire molto meno del solito, almeno finché Dawn non gli aveva chiesto un incontro al parco.
Era già arrivato dicembre, faceva freddo e da lì a qualche giorno avrebbe sicuramente nevicato, concedendo a tutti un bianco Natale.
Seduto su una panchina, si era messo a leggere alcuni messaggi e poi aveva rimesso il telefono nella tasca dei jeans, iniziando a tremare.
Non era stato geniale uscire senza giubbotto, ma ormai era per strada e al massimo si sarebbe rifugiato in qualche bar per bere una cioccolata calda con cui scaldarsi.
A dirla così sembrava che tutto fosse andato liscio.
Fino ad un discorso che l’aveva ferito, ma che, come al suo solito, tentò di ignorare e seppellì sotto metri d’indifferenza, trasformando sempre più il suo cuore freddo e indurito in un ammasso gelido senza più una forma.
 
“A me di Scott non importa un bel niente. Sono stata chiara?”
 
Perché si era illuso di essere qualcosa di diverso?
Lui e i suoi stupidi film mentali.
Credeva davvero d’aver trovato un’amica con cui parlare?
Non era niente per lei.
Non lo sarebbe mai stato.
Solo uno strumento utile per sbarazzarsi di Beverly.
Solo un’antistress per alleviare le sue sofferenze.
Solo un oggetto.
Una distrazione.
Una dannata valvola di sfogo.
Uno psicologo fallito.
Anche se forse aveva travisato il discorso e quella minuscola parte poteva essere in un contesto molto più ampio.
 
“A me di Scott non importa un bel niente.”
 
Non era piacevole sentirselo dire.
Ok che era una menzogna e che avevano messo dei paletti durante la chiacchierata nella sua camera, ma esistevano modi e modi per ringraziare qualcuno e quello non lo era di certo.
Inspirando profondamente, si strinse nelle spalle.
Se avesse ritardato di ancora qualche minuto, se ne sarebbe andato e avrebbe trovato una qualche scusa con cui sottrarsi anche ai prossimi incontri.
Possibile che fosse nella sua natura?
Una volta non era così buonista…si era proprio rammollito.
Le aveva fatto pure un regalo per Natale.
Non che gli piacesse quella festa commerciale, ma per quel sorriso ingenuo che lo informava che Beverly non scriveva da oltre una settimana si sarebbe sbilanciato comunque.
Ci teneva a vederla felice.
E una sera si era fatto una domanda.
Se Beverly avesse insistito e non si fosse arreso, con le incessanti preghiere di Dawn di lasciar perdere per non rovinare un’altra esistenza, a lui andava bene rinunciare?
Quella bugia non l’aveva portato a rivedere i suoi sentimenti o erano rimasti immutati così come quando si erano ritrovati al bar?
E nel caso si era forse procurato una seconda ferita inutile dopo quella letale di Courtney?
Poi si ricordò che alcuni suoi conoscenti si erano messi insieme in meno di un mese.
Lui, invece, era solo una causa persa.
Un fallito sentimentale era e un fallito sentimentale con il cuore spezzato sarebbe rimasto.
Senza sé e senza ma.
Si era semplicemente sacrificato per un’illusione che l’aveva portato soltanto a sentire la sua anima spaccata, incapace di piangere e di piegarsi, chiedendo a qualcuno cosa ci fosse di così tanto sbagliato in un sognatore che faceva sempre il passo più lungo della gamba.
 
“Non andrò più in quel bar.” Ringhiò nervoso, scrocchiandosi le dita.

“Quale bar?” Chiese lei da dietro, facendolo sussultare.

“Uno che ho visitato ieri, ho mal di stomaco.” Mentì, vedendola sedersi vicino.

“Forse hai mangiato pesante.”

“Il caffè era acido.”

“Potevi lasciarlo lì.” Gli suggerì, facendolo sospirare.

“Non dopo che ho pagato due dollari.”

“E oggi vieni qui vestito così? Starai anche peggio.”

“Ero in ritardo.”

“Andiamo da qualche parte prima che tu stia male.” Borbottò lei, rimettendosi subito in piedi.

“Hai brutte notizie?”

“Ti ho invitato qui perché volevo stare un po’ con te, non perché avessi bisogno di qualcosa.”

“Devi farti perdonare?” Domandò a bruciapelo, fissandola gelido.

“Forse.”
 
“Non mi sembra che tu abbia combinato qualche casino.” Le fece notare, stiracchiandosi la schiena e alzandosi in piedi.
 
“Ne faccio anche inconsapevolmente.”

“Continuo a non vedere problemi.”

“Andiamo da qualche parte.” Soffiò lei.

“Possiamo parlare anche qui.”

“Non se rischi una polmonite e poi mi fai sentire in colpa.”

“Adesso t’importa?”

“Mi è sempre importato di te fin dal reality, ma non te ne sei mai accorto.” Ribatté nervosa.

“Sono qui solo per sapere se sei ancora infastidita e nulla più.”

“Ma io…”

“Se dovessi star bene, posso anche rientrare a casa.”

“Ma io non sto bene.” Obiettò, abbassando la testa.

“Dai andiamo…sarei io a sentirmi in colpa se venissi a sapere che passi il Natale con il naso che sgocciola o con la febbre.”
 
“Tu conti molto per me.”
 
“Avrei frainteso?” Domandò infastidito.
 
“Avanti Scott…ci conosciamo da così tanto e da quando ho detto quella cosa e mi sono accorta che eri dietro di me, sei diventato così strano.”
 
“E questo dovrebbe bastarmi?”
 
“Mi sono impappinata ed è uscita quella roba.” Mormorò, mentre alcune lacrime scivolavano lungo le sue guance leggermente più paffute rispetto alla prima volta.
 
“Sei una sciocca.”
 
“Io…”
 
“Stai meglio e si vede, tranquilla.” La rincuorò, buttandosi via nuovamente per quell’affetto bizzarro, asciugandole gli occhi.
 
“Sto male perché sono una stupida.”
 
“Finiscila.”

“Non ci riesco!”

“Lo vuoi capire che vederti piangere è un dolore anche per me?” Domandò, abbracciandola.

“Ma io…”

“Non fraintendere…questa non è una menzogna.”

“Perché?” Chiese, sussultando.

“Non capiresti.”

“Abbracciarmi così quando non c’è più Beverly rende le cose complicate.”

“Ti ho detto che le cose difficili non mi dispiacciono.” Ribatté serio, facendola tentennare.

“Forse neanche a me.” Borbottò, prendendolo per mano e trascinandoselo dietro per qualche passo.
 
“C’è altro?”
 
“Senti Scott…è quasi Natale.”
 
“Non voglio nessun regalo.”
 
“Oh tranquillo…te ne ho già fatto uno.” Sorrise divertita, facendolo arrossire lievemente.
 
“Ti aspetteresti qualcosa in cambio?” Domandò perfido.
 
“Non serve.”
 
“Ma ti farebbe piacere.”
 
“È pur sempre Natale.” Spiegò, mentre Scott apriva la porta del bar da perfetto gentleman e poi la invitava ad entrare.
 
“A me bastava saperti felice.”
 
“Non era sufficiente.” Ribatté lei, rendendosi conto che era l’unico, parenti esclusi, per cui si era impegnato con un regalo.
 
“Sediamoci e poi vediamo che fare.” Mugugnò, seguendo un cameriere che li aveva fatti accomodare su uno degli ultimi tavoli rimasti liberi.
 
“Non hai programmi?”
 
“Credevo di litigare, di tornare a casa e via sul divano.”
 
“Pessima scelta.” Commentò, vedendolo abbassare lo sguardo.
 
“Probabile.”
 
“Mi dispiace, Scott.”
 
“Di cosa?”
 
“Sono stata così ottusa, meschina e superficiale da credere che le altre volte non contassero molto perché erano una finta, ma mi sono piaciuti tanto quei momenti.”
 
“Ma abbiamo solo passeggiato.” Obiettò, facendole scrollare le spalle.
 
“A volte non importa cosa si fa, ma con chi si è.”
 
“Dicevi che volevi contraccambiare, che Beverly ti stava lasciando in pace e poi ho sentito che dicevi quelle cose sul mio conto…mi ha fatto male.”
 
“Lo so.”
 
“Credevo che avessi confuso tutto e che forse ero io ad aver esagerato.” Spiegò, mentre Dawn gli accarezzava una mano.
 
“Per capirsi, ci si deve parlare.”
 
“Sono un po’ preoccupato.”
 
“L’avevo intuito.” Lo rincuorò, facendolo sospirare.
 
“E se lo tenessi per me, poi potresti star male e mi riempiresti di messaggi da qui all’estate.”
 
“Programmi per le vacanze?” Domandò lei, sviando e credendo fosse più semplice prenderlo per gradi piuttosto che andare dritta al punto.
 
“Forse qualche giornata al mare, se ti vuoi unire.”
 
“Ci sono ancora diversi mesi e non ho nessun programma.”
 
“Comunque è una cavolata.”
 
“Se ti confonde e stai così giù, forse è molto di più.” Replicò lei, facendolo sospirare.
 
“Non mi fa più male quella roba, ormai è andata.”
 
“Cosa ti preoccupa?”
 
“Mi dà fastidio chiedertelo così, anche perché è passato poco tempo e sembra quasi che non abbia fiducia di andare in pari.”
 
“Cioè?”
 
“Potresti contraccambiare il favore?” Domandò, ritirando la mano per passare il menù all’amica.
 
“Se è una cosa difficile, dovrei pensarci.”
 
“Facciamo così…se il regalo di Natale non dovesse piacerti, puoi dimenticarti questo sfogo.”
 
“Non dovevi comprarmi nulla.” Ribatté, nonostante fosse sorpresa di come si era evoluto il loro rapporto che ora non sapeva più nemmeno come classificare.
 
“Avrai 10 minuti di tempo a Natale per il mio regalo?” Domandò, facendola sorridere.
 
“Anche tutto il pomeriggio.”
 
“Guarda che ci conto.”
 
“Mancano un paio di settimane, anche se non ho capito come hai fatto a trovare un regalo.”
 
“Difficile che sia stato così bravo da indovinare.”
 
“L’importante è il pensiero e lo apprezzerei anche se dovessi regalarmi una scatola vuota.” Lo rincuorò, scorgendo un debole ghigno.
 
“Nel dubbio ti offrirò questo giro.” Soffiò, sfogliando distrattamente il menù.
 
“Sei sempre troppo buono e generoso con me, Scott.”
 
“Ho dato spettacolo anche in televisione.”
 
“Me lo ricordo e non serve che parli di quella vipera.” Ringhiò, fissandolo nervosa.
 
“Non era mia intenzione, anche perché so benissimo che la cosa ti darebbe fastidio.” Ripeté, provando ad imitarla.
 
“No…perché non voglio vederti triste.”
 
“Io…”
 
“Potresti sorridere e basta?” Chiese seria.
 
“A me di Scott non importa niente…posso sorridere se continuo a rimuginare su questa cosa?” Domandò, vedendola irrigidirsi.
 
“Puoi perché ormai ci siamo chiariti.” Soffiò, alzandosi in piedi giusto per baciarlo su una guancia, arrossendo per quella situazione che si stava complicando sempre più.





Angolo autore:

Ryuk: Hola boss

La trama procede come al solito Anacleto?

Anacleto: Certo

Ryuk: Lo chiedi a lui e non a me?

Mi stai troppo sulle scatole per chiederti qualcosa

Anacleto: Perchè mi ha chiesto se tutto sta filando liscio

Percepisco un disturbo nella forza che ho impresso con impegno e dedizione in questa serie
In poche parole: Ryuk è una rottura e vuole metterci mano
Ma a sto giro col piffero...casini mentali e psicologici da paura
A presto
   
 
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