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Autore: AMYpond88    11/10/2022    3 recensioni
"Lui non fa mai cose del genere.
Mai.
È questo tutto quello a cui Megumi riesce a pensare, mentre tiene la fronte premuta contro il bancone del negozio, in quello che è il peggior post sbornia della sua vita.
Il primo e, può giurarlo, l'ultimo post sbornia della sua vita".
AU dove le vite di Megumi, Yuji e Sukuna si intrecciano in modo inaspettato.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fushiguro Megumi, Geto Suguru, Gojo Satoru, Itadori Yuji, Ryōmen Sukuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quasi non sente il tintinnio delle chiavi che cadono sul pavimento dello studio di Geto, mentre il suo sedere atterra sul lettino, le gambe e le braccia ancora allacciate al ragazzo dai capelli rosa.
Megumi sa di essere magrolino, ma è anche consapevole di essere discretamente alto, eppure si sente manovrare come se pesasse come una piuma. Di nuovo.
Cerca di non pensare a sè stesso come ad un koala decisamente fuori misura e si aggrappa al bavero della felpa gialla, intenzionato a zittire i suoi neuroni.
Perchè ogni parte del suo cervello, ogni sua cellula in generale è intenta ad urlargli che quella è proprio una pessima idea, quindi attira il ragazzo impossibilmente più vicino, sperando di riuscire a imporre il silenzio al coro nella sua testa.
L'unico risultato che ottiene è sentire le labbra che stanno letteralmente divorando le sue incresparsi in un sorriso soddisfatto.
Che stronzo.
Si stacca per dargli un'occhiata storta, ma capisce subito che il suo broncio non fa che avere esattamente l'effetto opposto di quello a cui punta.
Voleva essere intimidatorio?
Ecco, dall'espressione che vede davanti a sé, non ci è riuscito.
Il ragazzo piega di lato la nuca, prendendogli la testa tra le mani e poggiando la fronte contro la sua con fare tremendamente gentile.
Troppo gentile.
Cavoli, non è una ragazzina.
"Che sta succedendo... "
Si spinge verso di lui, allacciando più strette le gambe alla sua vita, riprendendo a baciarlo.
Perché nella settimana passata da quando ha conosciuto Sukuna e Yuji Itadori, ha capito una cosa: uno dice sempre la cosa sbagliata e l'altro parla decisamente troppo.

In particolare quello che tiene ingabbiato tra le gambe, lo preferisce zitto.

... una settimana prima

Sukuna si gira infreddolito nelle lenzuola, cercando a tentoni la coperta, scivolata a terra durante la notte.
Solleva la testa dal cuscino, solo per lasciarla ricadere nuovamente.
Alla cieca, allunga la mano verso il telefono, abbandonato sul suo comodino, lottando per non inveire contro la luce che inonda la stanza.
Solleva piano una palpebra, poi l'altra.
Non è abbastanza sveglio per ascoltare la voce nella sua testa che gli fa notare come sia un po' troppo chiaro per essere mattina presto, ma non appena legge l'ora la realtà lo colpisce come un pugno.
I suoi occhi si spalancano, mentre si lancia giù dal letto.
"Come sono già le otto e mezza?!"
Impreca tra sé e sé, raccogliendo al volo i jeans lanciati a terra la sera prima, mentre afferra una t-shirt e una felpa da mettersi.

A quanto pare, il destino si sta divertendo con lui, visto che con tutti i giorni in cui poteva fare cilecca, la sua sveglia ha deciso di abbandonarlo proprio oggi, il suo primo giorno di lavoro.
Si ferma, riflette, elabora un piano che non sia travolgere la pace dell'appartamento come un tifone.
Alle nove deve iniziare e da casa sua c'è almeno un quarto d'ora in metro.
Respira. Se non fa stronzate, può farcela.
Il problema è quello, idiota, tu fai sempre stronzate, canticchia una vocetta fastidiosa nella sua testa.
Decide di ignorarla e si lancia nel box doccia, lasciando che l'acqua gelata lo svegli del tutto.
Aspettare che si riscaldi è un lusso che non può permettersi e che gli costerebbe almeno altri cinque minuti. Minuti che evidentemente non ha.
Salta nei vestiti e deve ammettere che almeno la felpa è carina, nera con particolari rossi... l'ha presa da poco.
Non ha però tempo nemmeno di asciugarsi i capelli, quindi si dà un' occhiata veloce per constatare che sì, "pettinato" così sembra davvero quel moccioso di Yuji.
Non fosse per il taglio sul sopracciglio, potrebbe passare per un bravo ragazzo.
Arriva praticamente in scivolata in cucina, dove sul tavolo campeggia una caffettiera e un post it.
Il biglietto recita "Buon primo giorno fratellone!", con tanto di piccolo smile ad accompagnare la scritta.
Per un secondo, il sangue gli va al cervello al pensiero che forse, ma solo forse, Yuji avrebbe potuto pensare di svegliarlo.
Però l'odore del caffè è davvero ottimo, non c'è che dire, e lo aiuta a rilassarsi.
Guarda per un attimo il biglietto, prima di infilarselo in tasca, mentre pesca una tazza dal lavello, deciso a concedersi almeno qualche istante di tranquillità.
Il momento di pace dura tre secondi esatti.

"Maledizione!", impreca, mentre la caffettiera cade a terra.
Ovvio, doveva prendere il manico con la presina più vecchia e più usurata della cucina e bruciarsi.
Altrettanto ovvio, il caffè che Yuji gli ha preparato è finito per metà sul pavimento e per metà sulla sua felpa nuova.
Per un momento pensa di andare in t-shirt, ma non fa decisamente più così tanto caldo, almeno di mattina presto, quindi afferra la felpa gialla che suo fratello ha abbandonato sul tavolo della cucina, cazzo, come fa ad essere tanto disordinato? e se la infila con una smorfia.
Il gusto nel vestire è solamente una delle differenze con Yuji.
Diversamente dal moccioso, che di come mettersi addosso i colori che più fanno a pugni tra di loro potrebbe farne un'arte, lui può dire di averne uno.
Si annota mentalmente di scrivergli di passarsela a riprendere allo studio, magari portandogli qualcosa di più dignitoso con cui cambiarsi.
È un tatuatore, da oggi a tutti gli effetti, non un fottuto canarino.
Con quella che è probabilmente la decima imprecazioni della mattinata, esce di casa.

Riesce a prendere al volo il treno, non ci sperava davvero, quindi quando arriva alla stazione di destinazione non vuole perdere il tempo guadagnato.
Corre per gli scalini della metro, saltando i gradini a due a due.
Rischia di investire una decina di persone, a partire da un'anziana, va bene che il Giappone è uno dei paesi più longevi, ma andiamo, quale motivazione hai passati gli ottanta per girare nell'ora di punta in metro?, un paio di teppisti a cui basta tirare un'occhiata perché ingoino qualsiasi commento stiano per fargli, mocciosi, e un ragazzo infagottato in una giacca con cappuccio decisamente fuori misura, fermo a parlare al cellulare, con due cani lupo al fianco.
Ok quelli sono fottutamente adorabili e si ferma ad accarezzarli, ma è tanto rapido che il tizio manco se ne accorge.
Guarda l'ora.
Potrebbe arrivare in ritardo di soli cinque minuti.

"Ciao! Devi essere il nuovo tatuatore!"
Appena mette piede nel negozio, comincia a chiedersi quanto davvero la sua mattinata possa continuare a peggiorare.
Perché la voce che lo accoglie è decisamente tra le più irritanti che abbia sentito.
Chi. Cavolo. È. Questo?
Anche nel suo cervello le parole si scandiscono, mentre la pertica con i capelli bianchi e gli occhiali da sole al chiuso, a quanto pare fare serata passati i trenta non è facile, ignorando ogni concetto di spazio personale, lo prende per un polso e lo trascina dentro il negozio.
Nemmeno gli lascia il tempo di controllare di essere entrato nel locale giusto.
Perché deve esserci uno sbaglio. Il ragazzo al colloquio se lo ricorda con i capelli neri raccolti sulla nuca, le orecchie forate e le braccia tatuate.
Questo davanti a lui, con quel maglione azzurro oversize che può scommetterci, lo stronzo avrà messo perchè il colore è lo stesso dei suoi occhi, pare la versione gay della fata turchina.
Però realisticamente, quanti negozi di tatuaggi ci possono essere in una via?
"Vuoi un caffè? Con lo zucchero?"
Con lo zucchero?! Sacrilegio! Lo pensa, ma è talmente allibito da non riuscire a rispondere. Per il tizio la sua espressione sconvolta pare non essere un problema.
O forse è semplicemente troppo concentrato su se stesso per dare seriamente attenzione alla persona a cui sta proponendo una tale eresia.
"Puoi sistemare le tue cose nella cabina, aspettando... "
Punta in piedi, riuscendo a liberarsi dalla stretta dell'uomo.
"Sto cercando Geto, Suguru..."
Sukuna riesce a interrompere il flusso di parole, solo per trovarsi con un caffè dannatamente zuccherato in mano.
"Ma certo lo so! Arriverà a momenti... era impegnato con documenti e cose simili..." continua il nuovo problema della sua mattinata, senza smettere un secondo di gesticolare e sorridere.
Se fosse in uno di quegli anime che Yuji ama tanto, Sukuna è certo che avrebbe una goccia gigante sulla fronte.
"Io sono Satoru Gojo, il suo compagno, ma chiamami pure Satoru, odio le formalità ..."
Ok. Evidentemente il suo datore di lavoro doveva avere un difetto e questo a quanto pare è il suo gusto in fatto di uomini.
L'uomo guarda il telefono, prima di rivolgergli di nuovo attenzione.
"Sembra che il tuo capo tarderà un pochino... te la senti di iniziare con il primo cliente?", si ferma, lasciando scivolare gli occhiali sul ponte del naso, mentre afferra e sfoglia l'agenda degli appuntamenti.
"È solo una scritta...", conclude.
Sukuna storce il naso, leggendo la pagina che l'uomo gli piazza davanti.
Il primo appuntamento recita "Takada-Chan, pettorale sinistro".
Tira un sospiro, sarà una lunga giornata.

*

Sulla porta della caffetteria campeggiano un numero imprecisato di adesivi di cani di diverse razza e taglie.
Megumi fa un piccolo sorriso, Il posto è decisamente dog friendly.
Abbassa lo sguardo sui due cani lupo che tiene al guinzaglio, prendendo un paio di biscotti dalla tasca della giacca.
Lancia il primo, lasciando che Demondog lo prenda al volo e poi si abbassa per permettere a Shinigami di mangiare l'altro dalla sua mano.
"Fate i bravi, ok?", raccomanda ai due animali, con un tono che nemmeno vuole essere severo.
Poi si alza e abbassandosi il cappuccio della giacca, entra nel locale.

Come immaginava, Geto lo aspetta al tavolo. Ha un sorriso cortese, mentre ordina alla cameriera due caffè americani, ovviamente amari.
A volte lo lascia perplesso, quando quell'uomo sia diverso dal suo tutore.
Eppure deve ammettere che, contro ogni pronostico, sembrano funzionare.
"Ho ordinato anche per te, spero non ti dispiaccia", lo accoglie affabile Suguru, "come è andato il pranzo?"
A quanto pare non è intenzionato a chiarire subito il perché gli abbia chiesto di vedersi in privato. Almeno non nei prossimi minuti.
"Bene, Yuji e Nobara sono decisamente..."
Ora che ci pensa, non sa nemmeno lui come finire la frase.
Definirli due teste con un solo neurone lo farebbe sembrare antipatico?
Probabilmente sì.
"... simpatici, mi sono divertito".
Decide per una conclusione più diplomatica, ma comunque veritiera.
Era stato bene con loro, nonostante il caos che i due avevano scatenato già al momento della scelta del ristorante: Nobara premeva per il sushi, mentre Yuji aveva lo sguardo di chi sarebbe morto senza una bistecca.
Le occhiate di "scusa" e imbarazzo che gli lanciava Junpei, gli avevano fatto capire quanto, nonostante Itadori li frequentasse da poco, quella fosse una scena già vista.
Comunque alla fine aveva anche accettato senza protestare, quasi senza protestare, di finire nella loro chat di gruppo. Li avrebbe rivisti l'indomani.

"Cosa hai detto a Satoru?" gli viene spontaneo chiedere, per interrompere il silenzio che cala quasi immediato con l'altro uomo, finiti i primi convenevoli.
Nessuno dei due è logorroico ed avendo spesso a che fare con Gojo, tutti e due tendono a cogliere l'occasione quando hanno la possibilità di godersi un pochino di silenzio.
Ma è lunedì mattina, entrambi hanno più impegni di quanti abbiano voglia di elencare, quindi deve capire cosa ci fa a quel tavolo.
"Parole a caso, come posta, burocrazia, documenti per le ragazze... "
"Cose noiose, insomma".
"Cose noiose", sorride complice Geto, prima che vengano interrotti dalla cameriera che porta i caffè.
La ragazza gli fa un piccolo cenno di saluto, dedicando un'occhiata decisamente più espressiva a Suguru.
Vorrebbe sbattersi il palmo della mano sulla fronte. Perché andare in giro con quei due è sempre così?
Decide che è il momento di smettere di tergiversare.
"...di cosa volevi parlarmi?"

"...Megumi sai perché Satoru non beve?"
L'espressione dell'uomo cambia e il suo tono si fa estremamente serio, quindi decide di provare a sdrammatizzare.
"Perché nemmeno gli alcolici hanno abbastanza zuccheri per i suoi standard?"
Geto quasi sputa il caffè, dopo aver rischiato di strozzarsi.
"No, cioè probabilmente anche, ma no. Il motivo purtroppo è un altro...", risponde, prima di prendersi un secondo per sorseggiare dalla sua tazza.
Pare pesare le sue prossime parole.
"Cosa sai di me e Satoru?"
Megumi spera di riuscire a nascondere la sua espressione annoiata, o almeno che Suguru la scambi per la sua solita.
Davvero lo ha chiamato per questo?
Lancia uno sguardo ai cani accucciati sotto al tavolino. Nemmeno loro sembrano volergli fornire una scusa per sfuggire a questa conversazione.
Shinigami appoggia il muso sul suo ginocchio, pare sul punto di addormentarsi, mentre Demondog si lascia grattare tra le orecchie dall'uomo più adulto.
Mai stati così tranquilli in vita loro.
Non ha vie di fuga, quindi fa mente locale.
"... avete fatto il liceo insieme e vi siete ritrovati dopo anni?"
Suguru fa un sorriso storto.
"Diciamo che è una versione molto stringata della storia" inizia, passando una mano tra i capelli, lasciati sciolti sulle spalle.
Megumi può chiaramente sentire i pensieri della cameriera al bancone.
"Alle superiori io e Satoru eravamo inseparabili, no Megumi, non in quel senso... almeno non ancora".
Geto lo blocca prima che possa insinuare qualsiasi cosa.
"Era il mio migliore amico... che non vuol dire che non lo amassi già, ho cominciato ad amarlo ben prima di capirlo".
Ecco la parte sdolcinata che sapeva benissimo non potersi evitare nel momento stesso in cui ha capito che il discorso riguardasse Satoru.
Se davvero se l'è già giocata e sperando che l'uomo non induca su altri particolari del loro rapporto, probabilmente il peggio è alle spalle.
Sorseggia il caffè, forse ha qualche possibilità che tutto ciò non finisca in qualcosa di imbarazzante.
Almeno non troppo.

"L'ultimo anno, è cambiato tutto. La droga per un periodo mi è costata ogni cosa: la mia famiglia, i miei amici... Satoru".
Alza gli occhi di scatto sull'uomo, sentendosi un discreto schifo.
Sa di non essere la persona più empatica al mondo, ma non è un idiota, eppure si rende conto solo in quel momento di non aver capito nulla.
"Non volevo trascinarlo a fondo con me, allora me ne sono andato e non ne sono pentito, almeno non di questo".
Il tono di voce è talmente basso da sembrare un sussurro.
"Definire i miei anni dopo il liceo come burrascosi sarebbe un eufemismo... "
Geto non lo guarda, mentre parla. Continua a grattare tra le orecchie del lupo, con l'espressione più sconfitta e triste che gli abbia mai visto.
Per la prima volta sente di dover dire qualcosa, non per concludere il tutto, ma per tendere una mano.
"Poi che è successo? Sei pulito da..."
Suguru alza lo sguardo, evidentemente grato che lui dia per scontato che con la droga non abbia più nulla a che fare.
"Da poco dopo che i miei genitori sono morti. Non ho mai fatto pace con loro e nemmeno li ho più rivisti dopo essermene andato di casa..."

"Al funerale ho rivisto Nanako e Mimiko. Erano appena bambine, ma si stavano dimostrando così coraggiose", continua, quasi senza prendere fiato: "in quel momento ho capito. Mi sarei rimesso in carreggiata e avrei ottenuto l'affido delle ragazze... e dopo due anni di terapia ci sono riuscito".
Megumi non capisce cosa spinga l'uomo a rievocare tutto questo, nè perché si senta in dovere di raccontargli tutto ciò.
Può solo continuare ad ascoltare.
"Avevo venticinque anni, un lavoro da tatuatore e due ragazzine di dieci anni di cui occuparmi quando ho incontrato di nuovo Satoru ed è stato... impossibile stargli lontano".
Scuote la nuca, per la prima volta da quando ha iniziato quel discorso, un sorriso, un vero sorriso, fa capolino sulle sue labbra.
"Lui è stato decisamente insistente nel suo tentativo di rientrare nella mia vita, ma entrambi avevamo paura. Era il vostro tutore, io l'unica famiglia delle mie sorelle... cosa avreste pensato a trovarvi un uomo sulla porta di casa? Se vi foste affezionati? Se non avesse funzionato e uno di noi se ne fosse andato?"
Nella sua testa, il Satoru che emerge dal racconto di Suguru è così diverso dall'immagine che ha sempre avuto di lui.
Non un bambino troppo cresciuto, infantile ed egocentrico, ma un ragazzo con troppe responsabilità addosso.
"Solo dopo mesi di uscite clandestine, con tutte le litigate e i malumori che ne venivano, abbiamo capito che tu e tua sorella sareste sempre stati la priorità di Satoru, come Mimiko e Nanako la mia... le scelte erano due: dirsi addio, di nuovo, o provare... provare a mettere insieme questa strana famiglia".
"Perché mi dici tutto questo?"
"Perché voglio chiederti il permesso di fare una cosa... "
Si ferma, prende un respiro profondo. "Vorrei sposare Satoru o almeno, chiederglielo".
Sposare?
"Ho già parlato a Tsumiki, sapevo che lei sarebbe stata quella più facile da affrontare..."
La sua espressione passa da sconvolta ad offesa.
Questo farebbe di lui l'adolescente problematico di famiglia? Pensava che quello fosse Gojo.
Sta per parlare, ma Geto lo blocca puntandogli un dito contro.
"Non guardarmi così, sai essere molto protettivo nei confronti di Gojo, Megumi..."
Non ribatte, sa che è vero.
Però se c'è una persona che tiene a Satoru, è quella che ha davanti in questo momento e il fatto che abbia voluto coinvolgere lui e sua sorella, lo dimostra.
Sta per aprire bocca, ma oggi Geto non pare proprio volerlo lasciar parlare.
"Ma prima di rispondermi, dovrai fare una cosa per me e se la tua risposta rimarrà positiva, allora parlerò con Satoru".
Lo guarda incuriosito alzarsi e prendere dal tavolo il biglietto del conto.


"Cerca Yu Haibara".



Ok questo capitolo è uscito davvero, davvero lungo: Sukuna e la sua mattinata di ordinaria follia e Geto in versione "How I met your moth...Satoru"
I Satusugu sono arrivati anche qui, chiedo perdono.
Ps. Da quanto so, verificherò prima del prossimo capitolo, i matrimoni tra coppie omosessuali in Giappone non sono legali, ma ho in mente un modo di aggirare ciò. A presto.
   
 
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