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Autore: C_Totoro    11/10/2022    3 recensioni
Questa notte sarà la più solitaria.
Non riusciva a fermarsi.
Non voleva fermarsi e mai lo avrebbe fatto.
“Crucio!” lo urlò per l’ennesima volta. La gola le faceva male, aveva urlato troppo e se l’era ferita ma mai avrebbe smesso di urlare quella maledizione che su di lei aveva come un effetto catartico: ogni volta che il fascio di luce rossa usciva dalla sua bacchetta era come se il dolore che aveva in petto venisse estirpato e catalizzato lì, per poi essere riversato sulla sua vittima.
[Il personaggio principale è Bellatrix, gli altri sono di "contorno"]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bartemius Crouch junior, Bellatrix Lestrange, Rabastan Lestrange, Rodolphus Lestrange | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa notte sarà la più solitaria.

Bella si guardò l’avambraccio sinistro, incredula. Lì dove prima svettava il suo Marchio Nero ora c’era solo una cicatrice biancastra, come se il tocco del suo Signore fosse un lontano ricordo. Solo qualche giorno prima era stato nero come il carbone, ora il vuoto.
Bella si ricordava il modo in cui era andato in fiamme la notte del 31 ottobre; sembrava che il suo braccio stesse per andare in autocombustione. L’aveva chiamata. L’aveva chiamata con tutta l’urgenza e la forza che era riuscito a trovare. Tuttavia, era stata una chiamata lampo, neanche un secondo, e Bella non era riuscita a capire dove l’Oscuro Signore fosse, cosa dovesse fare per raggiungerlo. Non era riuscita a smaterializzarsi da lui. In un battibaleno, il Marchio Nero era scomparso, lasciandola sola, indifesa, senza risposte. Senza di lui.
Bella si afferrò l’avambraccio con la mano destra e vi avvicinò il viso per ispezionare meglio la pelle. Il suo cuore in petto batteva come un tamburo, le budella attorcigliate, il respiro mozzato in gola. Affondò le unghie nella carne fino a quando non vide spuntare il sangue: il suo braccio sinistro non era fatto per essere candido, era fatto per essere sporcato, imbrattato di lui...
“Smettila, Bellatrix”
La voce di Rabastan la fece sussultare. Alzò lo sguardo sul cognato, sul suo migliore amico.
“Cosa credi di risolvere?”
Bellatrix soffocò le urla, il pianto che lottava per uscire. Non era ancora il momento di lasciarsi andare alla disperazione. Il suo Padrone non poteva essere sparito, battuto da un inutile moccioso. La sola idea era ridicola, non aveva il benché minimo senso.
“Li senti?” chiese Bellatrix alzandosi in piedi e avvicinandosi a Rabastan con indolenza “La senti la feccia che esulta, canta per la dipartita dell’Oscuro Signore?”
“Sì, Bella” rispose Rabastan “Li sento”
“E credi facciano bene?”
Rabastan alzò le spalle. Sapeva di dover stare attento, di dover dosare con molta attenzione le parole che usava perché Bellatrix – nonostante la facciata di indifferenza – doveva essere sul punto di un crollo nervoso. Era troppo attaccata a Lord Voldemort per poter essere altrimenti.
“Penso che chiunque non credesse nel mondo che volevamo costruire, chiunque non facesse parte della Causa, oggi abbia da festeggiare… sì”
Bellatrix lo guardò con sguardo ferito, come un cucciolo che capisce che verrà abbandonato sul ciglio della strada dal proprio padrone.
“Credi che lui sia finito?”
Rabastan si alzò la manica della veste “Vedi qualcosa, Bella?”
Bellatrix fissò l’avambraccio di Rabastan. Candido, laddove lì c’era il tatuaggio nero, ora c’era il nulla. Si lasciò cadere in ginocchio. Doveva rimanere forte, lo sapeva, ma perché allora le lacrime lottavano per uscirle?
Non è ancora detta l’ultima parola.
“Vedo il suo viso quando chiudo gli occhi” mormorò Bella, rivolta verso terra “Sono sicura sia ancora vivo aggiunse” rimettendosi in piedi “Lo sento
Rabastan le mise le mani sulle spalle “Capisco che tu sia sconvolta…”
Sconvolta!” urlò Bella divincolandosi dalla sua presa “Non sono sconvolta! Sono decisa! Decisa a ritrovarlo!”
“Bella! Ragiona” Rabastan si inginocchiò di fronte a lei “Evan è morto, ucciso dagli Auror”
Bellatrix nascose il viso tra le mani pensando al cugino, il cugino col quale era cresciuta insieme e con il quale aveva condiviso tutta la sua adolescenza. Il pensiero che non avrebbe mai più riabbracciato Evan Rosier la colpì come un bolide in pieno viso. Represse un singhiozzo, neanche Evan in quel momento poteva avere le sue lacrime.
“Anche Antonin…”
Bella alzò il viso di scatto, un urlo di disperazione pronto a uscirle dalla bocca.
“… è stato catturato dagli Auror”
Bella rilassò le spalle. La morte era definitiva… ma una cattura? Quella poteva essere ribaltabile.
“C’è stato il processo poco fa”
Bella scosse la testa, non voleva ascoltare le parole di Rabastan. Non voleva sapere…
“Noi siamo i prossimi, Bella, lo sai”
“Sono pronta” ribatté Bellatrix “Non m’importa di Azkaban”
“Bella…”
“Lui è ancora vivo!” lo ruggì forte e si fece male alla gola.
“Se fosse ancora vivo… perché non venire da noi? Perché non chiamarci?”
“Sarà debole… ferito… impossibilitato a muoversi, magari…”
Rabastan scosse la testa ma Bellatrix sapeva di poterlo convincere, convincere che non tutto fosse perso.
“Rab, tu gli sei leale quanto me. Sei uno dei suoi più fidati Mangiamorte! Vuoi davvero far finta di nulla? Fare come Malfoy e fingere un Imperius?
“No”, rispose seccamente Rabastan “Non sono mica un pusillanime. Se c’è anche solo una possibilità che l’Oscuro Signore sia ancora in vita… dobbiamo saggiarla. Non possiamo lasciare nulla d’intentato”
Bellatrix gli sorrise e annuì.
“Questa notte sarà la più solitaria” disse Bella “Ma sono sicura che lo ritroveremo. E poi ci ricompenserà sopra ogni altro…”
“Hai un piano?” chiese Rabastan, un luccichio negli occhi.
“Forse” Bellatrix alzò il mento, fiera “Tu vai da Rodolphus… io vado da Crouch”
Crouch?” ripeté Rabastan disgustato.
“Junior” precisò Bella con un ghigno “Quel bambino potrebbe esserci utile”

 
***
Questa notte sarà la più solitaria.
Bellatrix si abbassò il cappuccio del mantello fino a coprirsi gli occhi. Non avrebbe saputo quantificare quanto tempo effettivamente fosse passato da quando l’Oscuro Signore era scomparso. Di una sola cosa era certa: era troppo tempo. Le sembrava di vivere in una bolla, come se la vita la sfiorasse e non riuscisse mai davvero a immergersi in ciò che la circondava. Non aveva senso per lei continuare a camminare, interagire con le persone, quando il suo Signore non era presente. Nonostante tutto, continuava a essere lui l’ossigeno che respirava. Non poteva permettersi però di crollare e piangere. Aveva un obiettivo, aveva una missione da compiere. Sorrise sotto il cappuccio mentre si avvicinava alla casa dei Paciock. Sentiva il respiro pesante di Rod, quello entusiasta di Rabastan e quello nervoso di Crouch. Era stato proprio il ragazzo a dare loro l’indirizzo dei Paciock. Il padre era così stupido, accecato, che non si era reso conto di come il figlio si fosse smarrito e fosse finito tra i Mangiamorte.
“Siete pronti?” sussurrò Bellatrix guardando a turno i tre uomini di fronte a lei “Voglio essere chiara: non ce ne andremo di qua fino a quando non ci daranno ciò per cui siamo venuti”.
“E se non avessero le informazioni che cerchiamo?” chiese Barty, continuava a mordicchiarsi le unghie e a gettarsi occhiate intorno, come se si aspettasse che gli Auror uscissero all’improvviso dai cespugli.
“Gliele facciamo trovare” rispose Bella, aspra. Non riusciva a pensare che quella missione potesse essere un fallimento. Come avrebbe vissuto senza il suo Padrone? Scosse la testa con forza; non poteva permettersi certi pensieri. Si sentiva atterrita ogni volta che pensava al suo futuro senza l’Oscuro Signore.
“I Paciock sono la nostra migliore speranza” annuì Rodolphus “Erano legati a doppio nodo con i Potter, avrebbero potuto essere loro le vittime… Auror, amici di Silente”.
“Siamo sicuri che l’Oscuro Signore non sia morto… e se è ferito, impotente, gli Auror amici di Silente, membri dell’Ordine della Fenice, sono gli unici che possono avere le risposte che vogliamo”
Crouch strisciò i piedi sul terriccio “Ho parlato con mio padre, ha detto che non hanno ritrovato il corpo”
“Silente non si fida di tuo padre” ribatté Bella, scocciata. Avevano già affrontato quell’argomento almeno un centinaio di volte. Bellatrix non vedeva alternativa: l’Oscuro Signore doveva essere ferito e impossibilitato ad andare da lei altrimenti… altrimenti… non poteva credere che il suo Padrone si stesse nascondendo anche da lei, quando lei viveva per lui.
Non lo vedete Padrone che è una tortura? Come posso stare senza di voi, senza il mio ossigeno…
Cercò di mettere un freno ai propri pensieri, altrimenti invece di entrare ed essere la spietata strega oscura che il suo Padrone l’aveva addestrata a essere si sarebbe buttata in terra disperata e si sarebbe messa a piangere. Aveva il respiro mozzato, il petto pieno di un dolore che non aveva neanche idea si potesse provare… ma quello era il momento di essere forte e combattere per lui, non quello di lasciarsi andare…
“Ok, ma…”
“Basta così, Crouch” tagliò corto Bella “Se non te la senti, torna a casa”.
Barty digrignò i denti. Bella vide che aveva gli occhi lucidi e lo invidiò; anche lei voleva mostrare i suoi sentimenti, anche lei avrebbe voluto mostrare la sua disperazione, piangere, strepitare, battere i piedi… E invece si stava sforzando di essere forte, impassibile, apatica. Come le aveva insegnato il suo Padrone. Vide Crouch raddrizzare le spalle e girarsi.
Fu lui il primo a entrare nella casa dei Paciock.
 
Questa notte sarà la più solitaria.
Non riusciva a fermarsi.
Non voleva fermarsi e mai lo avrebbe fatto.
Crucio!” lo urlò per l’ennesima volta. La gola le faceva male, aveva urlato troppo e se l’era ferita ma mai avrebbe smesso di urlare quella maledizione che su di lei aveva come un effetto catartico: ogni volta che il fascio di luce rossa usciva dalla sua bacchetta era come se il dolore che aveva in petto venisse estirpato e catalizzato lì, per poi essere riversato sulla sua vittima.
Rise come impazzita.
Dimmi dov’è!” lo ordinò per l’ennesima volta ma, ormai, i due esseri che si contorcevano ai suoi piedi sembravano più due vermi che non due persone.
“Ve lo avevo detto che non sapevano nulla!” esclamò Barty.
Il fascio di luce della Cruciatus gli illuminò il viso e tutto ciò che vi lesse Bella era solo un’estrema gioia, in completo contrasto con le parole che gli erano uscite dalla bocca piene di sgomento e preoccupazione.
È un sadico, pensò Bella capendo che per Crouch quello era al pari di un banchetto. In altre circostanze, per lei sarebbe stato lo stesso. Si divertiva tremendamente a giocare con il proprio cibo prima di mangiarlo ma non quella sera… non quella sera che era la più solitaria, senza il suo Padrone…
“Cosa facciamo?” chiese Rabastan. Stava continuando anche lui a torturare i Paciock ma, al contrario di Crouch, lo faceva con l’impassibilità di un soldato che deve eseguire l’ordine di un superiore, esattamente come Rodolphus.
“Non sanno nulla” proseguì Rodolphus “È stato solo uno spreco di tempo”
Bellatrix si aggrappò con tutte le forze alla sua bacchetta.
Ditemi dove tenete l’Oscuro Signore!” una nota di disperazione iniziava a farsi strada nella sua voce gracchiante e graffiata “Se credete che questo sia dolore…” iniziò a farneticare “Non sapete cosa io stia provando! Non avete la minima idea di quello…” si morse le labbra. Sentiva le lacrime premere per uscire. Ma non era il momento, doveva essere forte. Si sarebbe voluta strappare il cuore e lasciarlo lì.
La Maledizione divenne sempre più potente, Frank e Alice, ormai, non urlavano neanche più come se la Cruciatus avesse smesso di avere effetto su di loro.
“Basta, Bella” Rodolphus le afferrò la mano che reggeva la bacchetta per fargliela abbassare “Non risolvi niente così”
Bellatrix sgranò gli occhi e si guardò intorno, smarrita. I due Auror erano ai suoi piedi, inermi, semi nudi, il corpo disarticolato, lo sguardo vuoto come se non vedessero ciò che avevano davanti.
“La mia è la vera tortura” Bella scosse il capo, si divincolò dalla presa del marito “Tu non sai cosa si prova! Non sai cosa si prova a perdere… a perdere la ragione della propria vita, una parte di sé stessi… il proprio ossigeno… tu non capisci!”
“Oh Bella, io capisco molto più di quanto tu non creda”.
“ABBASSATE LE BACCHETTE E ALZATE LE MANI! IL PRIMO CHE PROVA A MUOVERSI VIENE UCCISO”
Io non c’entro niente! Mi hanno incastrato! Io… io non sapevo!”
Bellatrix si sentì afferrare per i capelli, la bacchetta le venne strappata di mano.
Alzò il viso “PADRONE!” urlò disperata a pieni polmoni “Io lo so che siete ancora vivo! Lo so! Vi rimarrò fedele sempre, vi aspetto…
Le parole le morirono in gola, venne colpita in faccia con forza.
“Taci, puttana”
Bella si morse le labbra. Non era il momento di piangere, non davanti agli Auror. Alzò il mento, fiera, impassibile.
“Siete in arresto con l’accusa di essere Mangiamorte e sostenitori di Colui Che Non Deve Essere Nominato”
“Potete anche spedirmi ad Azkaban” ribatté Bella, la voce dura “Alla fine non importa se questa sarà la notte più solitaria… lui sarà sempre l’ossigeno che respiro e continuerò a vederlo ogni volta che chiudo gli occhi…”

 
***
Questa notte sarà la più solitaria.
Bellatrix si sedette sulla sedia in legno come una regina sul trono. Le catene le stritolarono i polsi con così tanta forza che la pelle le si aprì ma lei rimase impassibile: le persone presenti in quell’aula del Wizengamot dovevano vedere Bellatrix Lestrange, la Mangiamorte, il braccio destro dell’Oscuro Signore, non una donna spaventata e distrutta. Alzò il mento, fiera, mentre Crouch spiegava i loro crimini.
Alice e Frank Paciock portati alla follia tramite la Cruciatus.
Le venne da ridere.
Vedete, Padrone, cosa sono disposta a fare per voi? Dove siete, mio Signore? Perché non siete venuto da me? Voi siete ancora l’ossigeno che respiro, vedo il vostro viso quando chiudo gli occhi… è straziante… questa sarà la notte più desolante…
Perse subito interesse per il processo. Che cosa poteva importargliene di ciò che sarebbe stato di lei se il suo Signore non era lì? Capì che la sentenza era stata emessa solo quando i Dissennatori rientrarono nell’aula.
“Il Signore Oscuro risorgerà, Crouch! Gettaci pure ad Azkaban, noi aspetteremo! Risorgerà e verrà a cercarci, e ricompenserà noi più di ogni suo altro seguace! Solo noi siamo fedeli! Solo noi abbiamo cercato di trovarlo!” lo urlò a pieni polmoni, tutti dovevano sapere che il Signore Oscuro non era morto, sarebbe tornato e sarebbe venuto a prenderli… a prenderla… doveva credere che così era, altrimenti sarebbe scivolata nella follia più totale.
Non poteva pensare… pensare che lui… ma con i Dissennatori che le afferravano le braccia rimanere lucida e non lasciarsi andare alla disperazione era un’impresa impossibile.
Si guardò intorno.
Rod e Rab avevano gli occhi vuoti, smarriti almeno quanto lei, Crouch aveva smesso di piangere e tremava.
Azkaban.
Una vita ad Azkaban.
Quella era stata la sentenza.
Ma a Bella neanche importava del tempo che le rimaneva, qual era il senso della sua vita se il Signore Oscuro non era con lei?
Venne sbattuta nella cella senza tante cerimonie.
Bellatrix chiuse gli occhi e si appoggiò alla parete tremante.
Per tutto quel tempo aveva cercato di rimanere forte.
Non aveva pianto quando il Marchio era scomparso sul suo avambraccio sinistro perché aveva avuto la speranza di poter ritrovare il suo Padrone.
Non aveva pianto quando l’avevano arrestata perché non poteva darla vinta agli Auror.
Non aveva pianto quando era stata condannata all’ergastolo ad Azkaban perché le streghe oscure non piangono… ma quella che l’aspettava era la notte più solitaria… e non c’era più nessuno a guardarla, non c’era più nessuno da impressionare. Perché sì, quando chiudeva gli occhi, vedeva il Signore Oscuro ma altro non era che un’ombra… una mera ombra… proiezione del suo cervello…
Si lasciò scivolare in terra, rabbrividì. La consapevolezza di tutto ciò che aveva passato in quelle ultime settimane le cadde addosso.
L’Oscuro Signore era scomparso.
Aveva torturato fino alla follia due persone.
Ora l’attendeva Azkaban per il resto della sua vita.
Chiuse gli occhi e sotto le palpebre comparve il viso del Signore Oscuro. Un’espressione delusa.
Non mi hai trovato, Bella. Hai almeno provato a cercarmi? Questo è stato il meglio che sei riuscita a fare? Pensavo fossi una parte di me… è ovvio… questa sarà la notte più solitaria…
Bellatrix si lasciò andare a un ululato di dolore.
Hai almeno provato a cercarmi? Quelle parole continuavano a rimbombarle nelle orecchie.
L’aveva deluso. Deluso… e ora a entrambi aspettavano solo notti solitarie…
Tirò su col naso e si sfregò il viso tentando di asciugarlo dalle lacrime che ormai cadevano copiose. Poi, come se fosse stata folgorata da un pensiero improvviso, strappò la manica sinistra della veste. Non era ancora abituata a vedere la propria pelle bianca, candida, senza il teschio e il serpente. Mai sarebbe stata preparata a quella vista di una pelle priva di magia, priva del suo Padrone. Passò le dita tremanti sulle cicatrici bianche, unico indizio di dove era stato il Marchio Nero poi, senza esitazione alcuna, afferrò una delle tante pietre presenti nella cella. Non era particolarmente affilata ma lo sembrava abbastanza per i suoi scopi. Emise un breve sospiro, poi prese a incidere seguendo le linee delle cicatrici bianche.
“Vedete, Padrone” disse ad alta voce, il sangue iniziava a zampillare ma non aveva importanza, il suo braccio sinistro non era fatto per essere candido, era fatto per essere sporcato, imbrattato di lui...
“Siete la parte più triste, una parte di me che non sarà mai mia… non smetterò mai di chiamarvi e di cercarvi… vi aspetterò per sempre”
In breve sul braccio di Bella svettò un sanguinante Marchio Nero.
Sorrise alla vista, le sembrò di averlo di nuovo lì con lei dove doveva essere. Passò le dita tremanti sul sangue, rendendo il marchio rosso fuoco.
“Padrone” lo chiamò di nuovo, sicura che quella volta sarebbe comparso non solo nella sua testa ma lì, reale, tangibile.
Ma era sola, non c’era nessuno con lei.
“Padrone” ripeté perché non riusciva a rassegnarsi… a rassegnarsi al fatto che, da quel momento in poi, ogni sua notte sarebbe stata la più solitaria.
 
Sarà questa la notte più solitaria?
 
You’ll be the saddest part of me
A part of me that will never be mine
It’s obvious
Tonight is gonna be the loneliest
You’re still the oxygen I breathe
I see your face when I close my eyes
It’s torturous
Tonight is gonna be the loneliest

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La storia è stata chiaramente ispirata dall'ultima canzone dei Maneskin - The Loneliest, appunto -
Era da un po' che non scrivevo storie di questo tipo (un po' più "serie", diciamo) spero non sia troppo deprimente/ripetituva (anche se un po' vuole esserlo ^^)


Grazie a chiunque sia arrivato fino a qua, 
Clo

 
  
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