Anime & Manga > Ranma
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Autore: Pici 85    14/10/2022    6 recensioni
E se, per uno scherzo del destino, i nostri due baka preferiti si ritrovassero da soli su un'isola deserta?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: ranma/akane
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’isola di Yakushima era un piccolo paradiso lontano dalla frenesia caotica della città.
Le acque cristalline accoglievano i timidi raggi rossastri del sol calante, danzando, vertiginosamente, fino agli scogli frastagliati e vorticando, sinuosamente, fino alle spiagge bianchissime. Brillii d’orati accarezzavano  dolcemente il verde delle fitte foglie di sugi mentre, una leggera brezza cullava il velivolo che, oscillando, si posò morbido sulla pista. 
 
 - Moriremo tutti… Bahahahahah- continuava a ripetere Soun, versando fiumi di lacrime mentre il suo compare, in modalità panda, respirava intensamente attraverso un sacchetto.
 
 - Papà siamo atterrati da un po'- ripeteva Akane, nel frattempo che Kasumi cercava di tranquillizzare l’uomo abbracciandolo.
 
Il suono graffiante di una katana appena sfoderata bastò per far scattare i due come perfetti soldatini.
 
 - Figliola, dov’è l’uscita?- disse Soun, straordinariamente tornato in se.
 
Intanto, ai piedi dell’aereo, Genma- Panda esibiva le sue doti da giocoliere e, tra gli applausi degli addetti ai bagagli e le risatine timide di Kasumi, portò fuori un cartello con su scritto: “Andiamo? Ho fame.”
 
 - Tsz… Pappamolle- fu il commento che Ranma si rimangiò, poco dopo, notando che la lama della madre aveva cambiato interesse per rivolgerlo  a lui.
 
Lo scuro legno della passerella, li accompagnò all’ingresso di un maestoso edificio, sede dell’accoglienza dell’hotel. La hall, ampia e luminosa, univa i colori caldi delle sedute, alle sfumature più tenui dell’imponente fontana centrale. Un uomo, sulla sessantina, vestito di tutto punto e con un sorriso da orecchio a orecchio, li accolse:
 
 - Signori Tendo, ben arrivati. Chi è la fortunata vincitrice?
 - Sono io- disse Nabiki.
 - Oh… Sig. ina Tendo, molto piacere.  Io sono Francois, il receptionist. Come già avrà constatato, l’hotel sorge su un’isola totalmente deserta. Qui potrete deliziarvi su una delle nostre spiagge o immergervi nel verde del Monte Miyanoura-dake. Il mio consiglio è di non addentrarvi da soli nella fitta foresta ma di lasciarvi accompagnare dalle nostre guide esperte. Sa, ci si può perdere facilmente qui. Il reverendissimo sig. Bernàrd, proprietario della famosissima catena di ristoranti che prendono il suo nome, acquistò circa venti anni fa l’isola e decise di…- si interruppe l’uomo.
 
Un grosso panda stava facendo il bagno sulla fontana centrale con, sull’immenso pancione, uno dei centro-tavola di frutta non commestibile presenti sui tavolini. Tra una risata e l’altra di una giovane dai capelli castani, l’animale tirava su chicchi di uva finta e li ingurgitava. 
Un altro strano ragazzo dal codino bruno, gli stava tirando un pugno in testa e, come se il panda potesse capirlo, gli diceva: - Ehi, stupido panda, non vedi che è di plastica?
Con suo immenso stupore, l’orso bianco-nero portò fuori un cartello con su scritto: “Ma è buono”.
 
 - Oh… Non faccia caso a loro: sono appena scappati da un circo.-  disse Nabiki sottovoce e con una mano  a coprirle la bocca.
Ancora sotto shock e senza riuscire a togliere gli occhi di dosso dall’animale, Francois proseguì: 
 
 - Le dicevo. Venti anni fa, l’illustre sig. Bernàrd acquistò l’isola e decise di costruire  questo villaggio, il piccolo porto e  la pista di atterraggio. Voleva creare un luogo dove ci si potesse immergere nella natura circostante e…..
 - Si , si, si… Tutto bellissimo ma arriviamo  al punto: dove sono le nostre camere?- lo interruppe Ranma con arroganza.
 - Ranma- bisbigliò Akane  regalando al ragazzo una gomitata che lo fece piegare in due.- Lo scusi. Sa, la stanchezza lo rende irascibile.- aggiunse sorridendo con un gocciolone in fronte.
 - Oh… Si, si certo. Michael, vieni qui.
 
Un ragazzo, poco più che ventenne, si presentò a loro con un inchino.
 
 - Lui è Michael. Sarà il vostro accompagnatore per tutto il soggiorno. Qualsiasi necessità potrete fare riferimento direttamente a lui.
 - Buonasera signori Tendo. Avrò il piacere di seguirvi per tutta la durata della vostra permanenza nel nostro hotel e sarò lieto di descrivervi e consigliarvi tutte le attività che il nostro resort ha da offrirvi. Lasciate pure qui i vostri bagagli. – disse Michael facendo un cenno ad altri tre ragazzi pronti ad occuparsene.- Se non vi dispiace, ora vi accompagnerei nei vostri alloggi.
 - Oh… Certamente, grazie.- rispose gentilmente Nodoka.
 
Il resort era composto da una serie di capanne di legno e paglia, disposte in modo sparso lungo la spiaggia. Una piccola terrazza rialzata dava accesso alle camere. Un’ampia porta in vetro si aprì e una spaziosa doppia matrimoniale dall’arredamento minimal ,si scoprì a loro: un letto circolare primeggiava al centro della stanza; la parete, oltre la spalliera, aperta ai lati, permetteva l’ingresso alla cabina-armadio da cui, poi, poterono accedere al più bello e maestoso bagno che avessero mai visto. Le pareti e il soffitto, totalmente in vetro specchiato, li fecero tuffare nella natura circostante mentre, giochi di luce e colori si riflettevano sul bianco perla della doccia e della vasca. 
 
 - Wow- esclamarono in coro.
 - Sono felice che vi piaccia.- rispose un compiaciuto Michael- Questa è l’unica matrimoniale disponibile che abbiamo, per cui è stata assegnata ai coniugi Saotome. Le altre camere a disposizione sono: una singola con materasso ortopedico, che abbiamo pensato potesse essere utile al sig. Tendo, e due doppie con letti singoli.
 - Oh bene… Ne vedremo delle belle allora tra voi due piccioncini.- disse sorniona Nabiki. 
L’immensa nuvoletta a forma di ¥ che le comparve sulla testa non lasciava intendere nulla di buono.          
 
 - Io  non dormirò mai con questo qua… - rispose Akane indicando il ragazzo. 

L’ignaro, tardo e perplesso Ranma finalmente capì:
 
 - Ehi… Ma volete scherzare? Chi mai vorrebbe stare in stanza con un maschiaccio, per niente….
 - Papà, per favore, mi cederesti la tua camera?- lo interruppe Akane per mantenere fede al suo proposito estivo.  
“Ancora un’altra parola e ti ri- spedisco a casa senza francobollo con un sol calcio.”- pensò. 
 
 - Oh… Figliola che mal di schiena.- finse l’uomo tenendosi un fianco e accasciandosi a terra.
 - Povero papà.- intervenne Kasumi.
 - Papà non può, come vedi. I signori Saotome, poveretti, non fanno una vacanza insieme da anni e sarebbe crudele separarli, giusto?  - disse Nabiki con un sorriso sghembo. - La nostra dolce, ingenua e innocente Kasumi non ha mai fatto nulla di inappropriato e non vorrai mica che cominci ora dormendo con il suo stesso cognato, vero? Quindi l’unica tua speranza sono io - fissò Akane per accertarsi di avere la sua completa attenzione e allungò la mano con fare da furfante. - 5000 yen e dormirò io con Ranma. 
 
I due ragazzi crollarono a terra, sconsolati, con la certezza che Nabiki non sarebbe mai cambiata. 
 
 - Bene! Dopo questo, direi che l’assegnazione delle camere è perfetta così come è.- aggiunse soddisfatta la mezzana saltando a piedi uniti i corpi dei due giovani.  
 
 Fortunatamente, la camera dei due promessi era dotata di un separé in legno che divideva la stanza in due.
“Basterà accertarsi che quel baka non stia li a sbirciare tra le fessure delle assi del divisorio.”- pensò la giovane.
 
 - Akane, vado a lavarmi. E lo so che ti sarà molto difficile ma vedi di stare lontano dal bagno: il qui presente Ranma Saotome ha un corpo perfetto ma, per tua sfortuna, non è per tutti. - Quanto gli piaceva provocarla.
 - Stupido arrogante e pieno di se! Semmai tu dovresti stare lontano dal bagno quando entrerò io, pervertito!
 
E così dicendo, si voltò, rossa di rabbia, ormai giunta al limite della sopportazione e provata dall’intera giornata, pronta ad infierire sul suo fidanzato ma, Ranma si sganciò la prima asola della sua casacca rossa e lentamente la sfilò via dalla testa. Il suo petto possente e muscoloso, parzialmente visibile tra gli spiragli delle assi, fece avvampare la ragazza. Quasi a voler togliere qualcosa, il ragazzo si sfiorò con la mano lentamente dal petto fino all’addome e allentò il cinturino dei pantaloni lasciando che cadessero dolcemente a terra. Con i pollici, giocò con i boxer partendo dal centro sotto l’ombelico e, facendoli scorrere fino ai fianchi, si aggrappò all’elastico, pronto a tirar giù anche quelli.
 
Akane si voltò di scatto, appena in tempo, riprendendo parziale coscienza di se. Con una mano sulla bocca, cercò di deglutire ma a vuoto. La gola era talmente asciutta che le bruciava.
“Oh kami… Sono io la pervertita?!”
Scrollò la testa per cercare di dimenticare l’immagine di quel corpo perf…  Ehmm… Di quel corpo.
 
Per evitare lo stesso “incidente”, Akane cacciò via dalla camera un reticente Ranma, obbligandolo ad aspettarla nel terrazzo. Lo trovò li ad attenderla, con lo sguardo perso verso il mare, rischiarato da una luna nascente, le mani adagiate sulle gambe coperte da un paio di bermuda neri e un ginocchio a sorreggere il piede opposto. Il suo cuore mancò un battito vedendo il suo fidanzato così sexy in quell’immagine quasi eterea. 
 
Lui si voltò sentendosi osservato e le sorrise.  Un sorriso luminoso, vero, sincero. 
 
- Andiamo?- le disse poi.
 
Con un cenno del capo e con le gote imporporate, lei rispose sfoggiando il più bel sorriso che Ranma avesse mai visto: ora era lui ad avere il respiro mozzato. Lungo la strada verso il ristorante, si ritrovò a immaginare cosa volesse dire far scivolare lentamente le sue dita, rese callose dagli anni di allenamento, sulle spalle di lei, lasciate scoperte dall’abito che indossava. Pensò a quanto sarebbe stato semplice allungare la mano e sfiorare quello strato di pelle candida. Sentirne il calore e percepirne la levigatezza.  
“Ma che diamine sto pensando?” si disse schiaffeggiandosi.  
 
 - Tutto bene Ranma?- chiese lei incuriosita dal comportamento del ragazzo. 
 - Sisisi… Mi sono dimenticato di indossare il costume da bagno per la festa che ci sarà dopo cena. Dovrò tornare in camera a cambiarmi.- rispose lui con una mano a grattare la nuca, sintomo del suo imbarazzo. 
 - Certo che sei strano tu.- replicò lei con fare accigliato. 
 
La quiete idilliaca, data dall’atmosfera romantica delle fiamme delle torce mosse, lentamente, dalla leggera brezza marina, e dal chiarore delle candele, poste al centro dei tavoli, venne presto interrotta da una chiassosa e stravagante famiglia.
Il  ricco buffet proposto dal ristorante, infatti, non bastò a placare la fame di Genma: riempì la bocca di cibo fino a non riuscire a chiuderla, sgranocchiò, intinse nelle salse e, infine, cercò di rubare l’ultimo raviolo tra le bacchette di Ranma. In tutta risposta, il ragazzo cercò di colpire il padre mancandolo per un soffio. Genma, in piedi e in bilico sullo schienale della sedia, non rimase inerme e tentò di pinzare la mano del figlio con le bacchette. Ranma, svelto, respinse il colpo del padre con il braccio sinistro ma si scoprì sulla destra, lasciando che Genma lo colpisse con un calcio sul fianco.
E l’ultimo fagotto di pasta di riso si librò in aria. 
Con una spinta rapida, il codinato fece una capriola all’indietro recuperando al volo il gyoza. Quando tornò sulla terra ferma, lo mandò giù in un sol boccone e regalò al padre un ghigno soddisfatto e di sfida. A suon di calci e pugni, i due si allontanarono avvicinandosi alla spiaggia, tra gli occhi increduli degli altri commensali e le facce rilassate dei Tendo, ormai allenati a questa routine.
 
La rossa che riemerse dall’acqua, fece appena in tempo a strizzare il suo codino scarlatto, prima di accorgersi che la sua fidanzata, seduta ancora al tavolo, teneva un braccio sospeso per aria mentre, uno sconosciuto biondino poggiava, lievemente, le sue labbra sul dorso della mano niveo di lei.
In quattro salti a piè pari sui tetti delle capanne, atterrò sulla testa del giovane, facendolo crollare a terra. 
 
 - Oh, Ranma sei tornato, finalmente. – disse Nabiki, gustandosi già la scena- Lui è Pier Bernàrd, un mio collega di università nonché figlio del proprietario del resort. Sai, anche lui è un artista marziale. 
 - Nabikì, non mi avevi detto di avere delle sorelle così magnifique.- parlò Pier, riprendendosi dalla botta. 
 
Il suo accento, tipicamente francese, e il suo sguardo famelico, fecero rabbrividire Ranko che, velocemente, ritrasse la mano disgustata. Gli ricordava, spaventosamente, Picolet anche nell’aspetto: altezza media, caschetto d’orato e iridi azzurre. Se non fosse stato per quella forma allungata dell’occhio alla orientale, avrebbe giurato fosse imparentato con gli Chardin. 
 
 - Calma i bollenti spiriti Pier! Lei, in realtà, è un lui ed è mio cognato: presto si sposerà con Akane. Vedi, è una lunga storia ma, in sostanza, ha la facoltà di potersi tramutare in donna- Così dicendo, la mediana delle Tendo versò sul capo di Ranchan del te caldo, dando il via alla trasformazione. 
 
Il viso di Pier passò dallo stupore, all’angoscia, dall’angoscia, al ribrezzo, dal ribrezzo, alla consapevolezza. 
 
Riprese la mano di Akane e, inginocchiandosi ai suoi piedi, le disse:
 
 - Ma cerise, quale stupido scherzo il destino ti ha lanciato. Mio  piccolo colo di scigno, abbandona questa vita di stranezze e di le malheur e sposa me.
 - Ehi… Sottospecie di copia mal sviluppata di Kuno, ho capito ben poco di quello che hai detto ma suonava come un insulto. Chi diamine credi di essere? – rispose Ranma, stringendo le mani a pugno. Questo ragazzo, che univa i tratti del corpo di Picolet all’evanescenza, fisica e verbale, di Tatewaki, iniziava a stancarlo. 
 
Dalle saette che i due si lanciavano con lo sguardo, sarebbe bastato il ronzio di una mosca per farli scattare.
 
 - Suvvia ragazzi, calmiamoci. Tra poco inizierà la festa in barca: gli spargimenti di sangue lasciamoli a dopo.- intervenne Nabiki sogghignando. La faccenda iniziava a farsi interessante.  
 - Si, si appunto…  Ranma tu non dovevi andare a cambiarti?- si intromise Akane spingendo il ragazzo fino alle scale del terrazzo. 
 
Il codinato si lasciò guidare dalla sua fidanzata ma non riuscì a frenare la lingua: 
 
 - Che c’è? Non vedi l’ora di rimanere da sola con il bellimbusto francese?
 - Ma che dici, baka! Che vuoi che mi importi di quello la? Sei geloso per caso?- rispose lei, guardandolo di soppiatto e con un accenno di sorriso a incorniciarle il viso.
 - Eh?! A chi vuoi che importi di una ragazza con il sex appeal di un tricheco e i fianchi di una balena?
 - A Pier a quanto pare si, idiota!- disse lei piccata.
 - Lo dicevo per te, stupida! Ingenua e credulona, come sei, potresti pure cascarci e fidanzarti con quell’inconsapevole damerino. Tra meno di dieci anni, ti ritroveresti grassa e sola a piangere perché, appena lui si renderà conto del maschiaccio, per niente carino e imbranato che sei, fuggirà a gambe levate.
 
Il tonfo sordo di un martello da una tonnellata, sbattuto sul suo capo, interruppe la risata sguaiata di Ranma. Akane gli diede le spalle e, con la faccia contratta e furente e il corpo rigido e teso, lo lasciò li a massaggiarsi la nuca. E addio all’idea di restare calma e indifferente alle provocazioni del suo fidanzato.
 
Ranma raggiunse, poco dopo, il resto del gruppo al porticciolo. Cercò di farsi strada tra la gente che attendeva il traghetto, con lo scopo di avvicinarsi ad Akane ma, l’occhiataccia che lei gli lanciò, gli suggerì di aspettare. 
 
Si, decisamente, era ancora arrabbiata. E, si, decisamente, era il caso di attendere.
 
Imbarcarsi fu un’impresa: quante persone ci saranno state? Trenta?! Quaranta?! O, forse, Cinquanta? Difficile a dirsi. Di sicuro troppe rispetto alla capacità della barca. 
Sgomitò per cercare un punto dove potesse osservare Akane: se non poteva starle vicino, l’avrebbe almeno tenuta d’occhio. 
 
Ed eccola li, nel ponte di poppa, a districarsi tra le spinte della folla, con il viso in una maschera di imbarazzo e disagio. Preso da un impeto di tenerezza, decise di raggiungerla, a costo di beccarsi un’ulteriore botta in testa ma, un altro, lo batté sul tempo: quel damerino di Pier. La vide ridere, poi sorridere e, infine, guardarsi i piedi in imbarazzo. Era arrossita per quel cretino? Che diamine ci trovava in quello là?
 
 - Ladies and gentlemen, benvenuti alla festa più esclusiva dell’annooooo- Un coro di urla di giubilo si levò mentre, dall’interfono, qualcuno parlava. – Io sono Albert, il vostro comandante. Questa notte, vi accompagnerò per le isole del nostro meraviglioso arcipelago al ritmo di musica. Si dia inizio alle danzeeeeeee.
 
La barca prese il largo. 
 
Tutti erano euforici e danzavano a ritmo. Tutti, tranne Ranma: proprio non riusciva a divertirsi. Lo sguardo persisteva sulla sua fidanzata e su quel figurino da strapazzo. Le casse emettevano vibrazioni assordanti e quell’idiota, approfittando della musica alta, si avvicinò a lei per sussurrarle, chissà cosa, nell’orecchio. 
E lei rise… Rise di nuovo per le parole di quel francesino.  
La vide, poi, annuire con il capo mentre, Pier si allontanava da lei, cercando di farsi spazio tra coloro che ballavano. 
Era il momento, per Ranma, di avvicinarsi alla SUA fidanzata e mettere fine a quel siparietto fastidioso.
 
Un attimo, una spinta dalla folla, un sussulto e lei cadde dal parapetto.
 
- AKANEEEEEEE!!!- fu l’urlo ovattato che Ranma lanciò. 
Nessuno poté sentirlo in tutto quel frastuono.
 
Con piccoli balzi sulle spalle dei presenti, arrivò in breve tempo alla balaustra e, senza pensarci due volte, si lanciò nel mare scuro.
 
^^^^^^^^^^^
Ciao a tutti :-)

Intanto, grazie a chi mi legge e un grazie speciale a chi, per tempo e voglia, mi ha dedicato una recenzione.

Questo è il secondo capitolo della mia storia e, spero, vi piaccia. Ne esistono ben tre versioni ma, questa , è quella che più mi convinceva. Spero di non deludere le aspettative.

A presto con il prossimo capitolo... ;-)
 
 
   
 
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