Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: innominetuo    15/10/2022    7 recensioni
Essere medico in un reparto militare composto da potenziali martiri non dev’essere di certo una passeggiata. Meti questo lo sa bene.
Ma si sa: ci sono vocazioni e vocazioni, non sono tutte uguali.
Alcune sono un po’ più folli e disperate di altre.
Ma può andar bene… anche così.
(Questa fanfiction è scritta per puro diletto e senza scopo di lucro alcuno, nel pieno rispetto del diritto d'Autore)
N.B. La presente fan fiction è pressoché ultimata, ragion per cui le pubblicazioni saranno - salvo imprevisti di varia natura - regolari e nel fine settimana.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Cuori in volo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
backgrounder-7

(This image is from a google search, no copyright infringement intended)
 
Princess aveva perso la sua consueta vivacità.

Nonostante le cure di Levi, che si era auto-assunto in via esclusiva l’obbligo di darle da mangiare, di coccolarla e di spazzolarle il pelo, sebbene Meti l’avesse affidata anche ad Hanji, l’anziana micia, in assenza di Meti, era come assente, mangiava poco, giocava ancora meno e stava dimagrendo a vista d’occhio.

«Eddai su… io faccio del mio meglio» le disse il Capitano, prendendosela in braccio e facendole i grattini sotto il mento, cosa che la gatta accettava di buon grado, socchiudendo gli occhi. «Ma pure tu devi fare la tua parte. La tua padrona tornerà, devi avere pazienza… tu, e pure quell’altro

Porca miseria, dove cazzo sarà andata a finire? Non so fin quando Smith reggerà alla preoccupazione. Anche se temo che ormai non ci sia più molto da sperare.

Più volte Hanji e Mike, palesemente preoccupati, si erano proposti di andare a cercarla, ma lo stesso Smith, seppur con la morte nel cuore, aveva negato loro il permesso, dato che quello era un momento delicato, dovendo essere messe a frutto, nella primavera seguente, le prime missioni improntate sulle sue nuove strategie. Nessun soldato doveva lasciare la caserma, ogni braccio andava risparmiato per un fine superiore.

Chiuso nel suo studio e sforzandosi di concentrarsi in vista della prossima ricognizione, predisponendo piani di attacco e formazioni sempre più dinamiche, Erwin era roso dall’angoscia, anche se cercava di non far trapelare nulla. Soltanto Levi lo sapeva sconvolto, non avendo più avuto notizie della dottoressa Narses. Oramai erano passati quasi sei mesi dalla partenza di Meti: si stava andando verso la primavera, dopo un inverno abbastanza mite.

Erwin non voleva lasciarsi andare alla disperazione, anche se sapeva benissimo, in cuor suo, che Meti potesse esser morta. Non faceva altro che colpevolizzarsi. Si macerava dal rimorso per aver preteso da Meti di ricercare la verità, a suo stesso rischio e pericolo, specialmente dopo quanto accaduto al duca.

Malediceva quel suo io interiore col braccio alzato, pieno di domande sulla verità. Ma la ricerca della fottuta verità poteva ora avergli portato via la sua donna, e per sempre.

Lasciò cadere la penna, sporcando il foglio di inchiostro. Si cacciò le unghie nei capelli conficcandosele nel cuoio capelluto, stringendo gli occhi per ricacciare indietro lacrime brucianti. L’amore per Meti, che sapeva essere la sua forza e la sua fonte di ispirazione, ora gli si rivelava anche come rovescio della medaglia, dato che gli stava succhiando via energia e voglia di combattere.

Dove sei? Indicami la via, per poterti raggiungere… ovunque tu sia...

****

Per molti giorni non era riuscita a muoversi dal letto: la sua profonda ferita aveva faticato parecchio a rimarginarsi e a guarire.

Le capacità curative di Phil Haggins non potevano di certo neppure avvicinarsi a quelle di un medico condotto: tuttavia, era già un risultato positivo il fatto che la ferita non le avesse fatto infezione, essendole stati applicati, perlopiù, dei cataplasmi casalinghi, fatti con erbe e muschi.

Meti era stata tratta in salvo e ospitata nella casa di un umile contadino, vedovo e padre di tre bambini: fortuna volle che, al momento giusto, Phil si fosse risolto ad andare a pescar rane, vicino al canneto, per portare a tavola una zuppa un po’ più sostanziosa del solito. Fu lì che si accorse della presenza di uno strano involto verde, rivelatosi, più dappresso, come un corpo che galleggiava.

Un corpo di donna.

Fu ben lieto di scoprire di poter posare quel corpo su un giaciglio e non dentro ad una cassa di legno: invece di dare degna sepoltura ad una sventurata, avrebbe così potuto cercare di salvare una donna ferita e mezza annegata.

Meti aveva riaperto gli occhi solo dopo un paio di giorni: la prima cosa che vide fu una bimba bionda e riccioluta che la fissava, la quale le sorrise per poi correre a chiamare i fratellini più grandi. Alle gentili domande del capofamiglia, ritornato dai campi dopo qualche ora, Meti non seppe dare risposte adeguate: si sentiva confusa, dai sensi impastati… senza ricordare nulla, neppure il proprio nome. Fu un momento terribile per lei, che la ridusse in lacrime.

«Non ti preoccupare: guarirai e ricorderai. Devi solo stare tranquilla ed avere pazienza.» le aveva detto il contadino in tono gentile, con una luce calda nei begli occhi nocciola.

Phil era rimasto colpito dall’avvenenza della sua ospite. Di certo, con quella pelle candida e le mani piccole e delicate non poteva essere un’umile contadina. Il vestito indossato il giorno del ritrovamento era di buona fattura, cucito con cura: sebbene di foggia semplice, non era sicuramente un abito da lavoro.

L’uomo intuì che dovesse trattarsi di una giovane signora di città, molto probabilmente di buona famiglia e sposata, vista la fede che portava al dito: con molta probabilità, doveva esser stata strappata ai suoi cari da qualche malvivente, data la freccia che egli stesso, e non senza fatica, era riuscito ad estrarle dal corpo.

Ospite della piccola e tranquilla casetta, circondata dalle premure di due maschietti di dieci ed otto anni e di una adorabile bambina di cinque, perfettamente capaci di distoglierla dalle sue tetre riflessioni, Meti cercava di ricostruire il filo interrotto della sua vita.

Ma un passo alla volta, come le suggeriva, gentilmente, lo stesso Phil.

****

«Non si può andare avanti così. Lo capisci anche tu.»

Levi stava sorseggiando il suo tè.

Si sentiva piuttosto stanco, non era affatto una passeggiata selezionare soldati sceltissimi e sottoporli ad un estenuante addestramento, per formare la sua squadra speciale. Non voleva soldati veterani, ma giovani leve da forgiare a modo suo e con i suoi sistemi. Le selezioni erano state svolte a ritmo serrato per diversi giorni, e stava cercando di stringere il più possibile la rosa dei prescelti.

Ma vedere il suo comandante trasformarsi nell’ombra di se stesso non era più accettabile.

Erwin era visibilmente dimagrito, e sebbene cercasse in tutti i modi di non far trapelare nulla e di svolgere al meglio le sue funzioni, appariva come spento. Una volta espletate le sue mansioni quotidiane con le consuete sue precisione e metodicità, si ritirava nei propri alloggi: non consumava più i pasti in refettorio, come invece faceva prima, insieme ai suoi soldati.

Preferiva isolarsi il più possibile.

Né era in vena di chiacchierare con gli altri del più e del meno. La verità era anche che vedere ormai vuoto il posto solitamente occupato da Meti, alla sinistra di Ron Hervert, al tavolo della mensa riservato ai medici ed agli infermieri, gli faceva troppo male.

Soprattutto… era rimasto vuoto il posto tra le sue braccia, cosa che lo stava facendo impazzire di dolore.

«A cosa alludi?» dichiarò in tono piatto, senza alzare gli occhi da alcuni incartamenti.

Levi posò la tazza sul tavolino alla sua destra, per fissarlo socchiudendo gli occhi.

«Per favore. Non prendermi per il culo. Lo sai benissimo a cosa alludo.» replicò il Capitano, sardonico.

Erwin sollevò lo sguardo per fissare, a sua volta, la figura elegantemente seduta sul sofà di fronte alla scrivania.

«Non posso sapere cosa ti passi per la testa, quindi parla chiaro oppure taci.» replicò, secco, riordinando i fogli.

Levi non batté ciglio. Si chinò in avanti, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, per fissare Smith ancora più intensamente.

«Vado a cercarla. Domattina parto all’alba, con una recluta che ho già scelto per il viaggio. Quindi piantala di fare il finto tonto e dammi l’autorizzazione per lasciare la caserma, non voglio perdere tempo prezioso a stare qui ad osservare il tuo mento mentre si allunga sempre più.»

«Io non ti do nessun permesso, già Zoe e Zacharias mi hanno fatto la stessa richiesta e io ho detto loro di no. Non posso far uscire soldati in un momento come questo per un motivo che esuli dalle ricognizioni!» replicò secco Smith, alzandosi.

Levi si alzò a sua volta, palesemente scocciato.

«Stai tranquillo, saremo di ritorno in tempo per la tua prossima ricognizione, con o senza la dottoressa. Ma ti ricordo che Meti Narses è un ufficiale medico che tu stesso hai impegnato in una missione pericolosa, pur non essendo adatta allo scopo. Ha obbedito ai tuoi ordini. Potrebbe esserci morta, in quella cazzo di missione.»

Nell’udir ciò Smith impallidì, cosa che non sfuggi allo sguardo attento di Levi, che rincarò la dose.

«Oppure, potrebbe essere ancora viva, ma prigioniera, brutalizzata, in pericolo. Non possiamo lavarcene le mani. Non si abbandona un commilitone, quando le condizioni, in battaglia, lo consentono: non vedo perché abbandonarla in questo frangente… che facciamo? Ce ne restiamo qui, belli tranquilli, mentre magari è rinchiusa in qualche fottuto buco… magari stuprata, torturata? Sei sicuro di volere questo, Comandante Smith?»

L’altro sferrò un calcio alla sedia, che andò in pezzi. Levi lo osservò nel corpo rigido, nelle mani strette a pugno e nei lineamenti tirati.

Centro.

«Bene: a questo punto direi proprio che tu me l’abbia data, la tua autorizzazione… Mi ritiro per dormire: tra meno di cinque ore il soldato Ral ed io ci avvieremo alla tenuta di campagna di Athiassy. Prima di partire, Meti aveva parlato della sua destinazione con la Quattrocchi, che me l’ha riferita: ho esaminato le cartine, dovrei aver capito dove si trovi. Buonanotte.»

Dopo un brusco batti-tacco, si voltò per uscire dalla stanza, sentendosi mormorare, da dietro le spalle, un sommesso “…grazie Levi…”.

****

Quella notte, un paio di grandi occhi colore dell’ambra non riuscirono a chiudersi.

Petra Ral rimase sveglia a fissare il soffitto: il Capitano, sì, proprio lui, le aveva ordinato di partire con lui per svolgere una delicata missione. Si doveva andare alla ricerca dell’Ufficiale Medico Meti Narses, partita in missione mesi addietro e mai più ritornata alla base.

Si sentiva felice ed onorata che Levi avesse fatto ricadere su di lei la sua scelta come compagna di viaggio: invece di chiedere a soldati con molta più esperienza, aveva preferito una giovane recluta appena uscita dal Corpo di Addestramento. Continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, emozionata e felice.

Farò del mio meglio, obbedirò, sarò rispettosa e piena di buona volontà… lo aiuterò a ritrovare il medico… fosse l’ultima cosa che faccio!

La scelta era ricaduta sulla giovane Ral perché Levi aveva intravisto in essa dedizione assoluta, serietà, impegno e capacità organizzative, oltre ad innegabili doti atletiche. Levi aveva anche notato in Petra delle ottime capacità di relazionarsi con gli altri: col tempo, avrebbe potuto fare carriera nell’esercito e diventare ufficiale. Se si fosse distinta nella missione, l’avrebbe considerata come candidata per la sua squadra speciale: il viaggio per ricercare Meti poteva quindi essere pure un banco di prova per Petra Ral.

Il battesimo di sangue finale, poi, sarebbe stato costituito dalla prossima ricognizione all’Esterno.

Le prime luci dell’alba videro quindi la partenza dei due soldati in groppa ai loro cavalli, equipaggiati in modo adeguato per il viaggio.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: innominetuo