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Autore: HermaMora    15/10/2022    1 recensioni
Anno scolastico 1998-1999. Hogwarts è stata teatro degli orrori della Secondo Guerra Magica. Prima posta sotto il controllo dei Mangiamorte, poi teatro dell'ultima grande battaglia tra il Signore Oscuro e l'Ordine della Fenice, la scuola di magia e stregoneria inglese porta le cicatrici di anno più che tetro. I protagonisti delle avventure che ci hanno accompagnato fino alla dipartita di Voldemort hanno preso le loro strade: Ron ed Harry hanno iniziato il loro apprendistato come Auror, mentre Hermione sta per cominciare il suo settimo anno ad Hogwarts. Con lei, pochi studenti inglesi si presenteranno alle porte della storica scuola e la nuova Preside, seguendo la politica del predecessore Albus Silente, sceglie di chiedere aiuto ai maghi di tutta Europa, per dare nuova vita alla sua scuola.
(Aggiornamento settimanale)
Genere: Erotico, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Pansy/Theodore
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Atto 1 "ANTIPASTI"

Prologo III


 

Il soffitto della Sala dei Pasti dell'Accademia era un turbinio di verde e blu. I riflessi di luce che tagliavano come lance l'acqua lagunare di Venezia sfumava e regalava ai pochi studenti mattinieri uno spettacolo grandioso.

Quello che i babbani chiamavano il Mostro delle Acque Nere, un enorme Kelpie, originario della Punta della Dogana, danzava assieme ai Maridi, offrendo una visione incredibile. Le spire della serpe marina si avvolgevano su sé stesse, la luce del sole faceva risplendere le squame vermiglie dalla bestia, in contrasto alla pelle pallida dei Maridi, che sembravano giocare con l'enorme creatura.

la Sala dei Pasti ornata dai vasi settecenteschi a motivo “palla di neve” e dai servizi d'argento, di manifattura francese, servizi da caffè e cioccolata, servizi da tè realizzato a Berlino, con i lati della Sala adornati da armadi storici contenenti prestigiosi servizi in porcellana e cristallo di produzione europea. Un vero capolavoro del Rinascimento.

Oltre ai servizi i tavoli erano pieni di corredi e grandi zuppiere ovali, legumiere, casseroles à entremets, salsiere, oliere, saliere e mostardiere, cucchiai per la senape, sottobottiglie, posateria per una cinquantina di persone, piatti da portata, cloches, vassoi, zuccheriere, caffettiere, lattiere, teiere e una fontaine à eau chaude con il suo fornello, per riscaldare le pietanze contenute nei vassoi fluttuanti che si libravano nella stanza e accorrevano al minimo cenno degli studenti, per servirli con brioche e pasticcini.

Il caffè di Valentino era amaro, proprio come piaceva a lui. Lo gustò com'era abituato; un sorso rapido; il liquido caldo dal sapore caldo sulla gola; il calore lungo il petto.

Meraviglioso, pensava Valentino, sarebbe tutto meraviglioso senza il dolore al ventre.

Aveva chiuso i rapporti con Beatrice, finalmente. Si era deciso, grazie alla scommessa fatta con Maria. I mesi che aveva passato assieme alla Loro lo avevano cambiato per sempre, nel bene e nel male. Beatrice gli aveva fatto capire il suo talento, lo aveva spinto a superare i limiti del semplice studente e lo aveva spinto ad esplorare le branche più estreme di quella branca della magia, ma non si era limitata a questo: Beatrice aveva creato un'ossessione che si era protratta per due lunghi mesi. Aveva cominciato ad usare le Imperdonabile su sé stesso per autodisciplinarsi, per migliorare i lati del suo carattere: eliminare la pigrizia, l'indecisione e le sciocche distrazione con l'aiuto della Maledizione Imperius, come la sua debolezza fisica, la sua fragilità che aveva provato ad eradicare con la Cruciatus.

Ma Maria Repaldi si era accorta di tutto e i suoi programmi erano cambiati. In nome della loro amicizia quella matta aveva giurato che se lo avesse trovato con altre ferite lei si sarebbe inflitta gli stessi dolori.

Aveva visto Maria zoppicare vistosamente ieri e si era vergognato di sé stesso.

Doveva essersi accorta delle ferite e aveva deciso di onorare la loro stupida scommessa.

Nella Sala dei Pasti entrarono tre ragazzi, che spezzarono il flusso dei pensieri di Valentino. Quest'ultimo riconobbe immediatamente quello al centro: era il giovane dal colorito pallido che aveva incontrato nel qualche volta in corridoio accanto a Beatrice: aveva capelli di un castano molto chiaro, sempre spettinati, lineamenti affilati, labbra sottili e due occhi penetranti, color fumo. Stava osservando Valentino con un interesse assai maggiore di quello che aveva manifestato durante i brevi incontri tra lui e la sua ex amante a scuola. Sapeva che si trattava di Pietro Scolari, uno studente famoso e versato nelle Arti Oscure, proprio come lui. Pietro e gli altri due si incamminarono fino a raggiungere Valentino.

Quest'ultimo non aveva mai avuto ragione o opportunità di parlarci, ed ora che se lo era ritrovato davanti, non sapeva nemmeno il motivo.

"É vero?" Chiese, senza il preambolo di un saluto. ‘Sei tu il ragazzo che ha respinto Beatrice?"

"Sì". Disse Valentino, guardando gli altri due ragazzi. Uno di loro era basso e muscoloso, un po' tarchiato; aveva ricci capelli neri, che gli cadevano fino alle spalle. Lo conosceva: era uno studente del suo anno, un tale Elia, mentre il suo compagno, alto, dall'aria un po' malaticcia, con un principio di barda, capelli corti e corvini e una sorta di luccichio pericoloso negli occhi.

Più che essere amici del ragazzo pallido, sembravano piuttosto guardie del corpo.

"Oh, questo è Elia e questo è Giacomo". Fece il ragazzo pallido con noncuranza, notando lo sguardo di Valentino. "E io mi chiamo Pietro. Pietro Scolari".

Valentino diede un colpetto di tosse che avrebbe potuto benissimo dissimulare una risatina. Tutti a scuola sapevano chi fosse e quella presentazione pomposa non faceva che confermare quel che si diceva in giro: dalle voci di corridoio si sapeva che Pietro fosse un vanaglorioso so-tutto-io, un tipo davvero pieno di sé, che non provava nessun imbarazzo nel comparsi come una sorta di principe, nella loro Accademia. Pietro Scolari lo guardò.

"Trovi buffo il mio nome, per caso? Beatrice mi ha detto che non avevi sciocchi preconcetti di sangue, anche se da quel che so Marchetti è un cognome babbano, esattamente come il mio".

Valentino si allarmò. Pietro aveva frainteso tutto: aveva scambiato il suo imbarazzo per uno scambio di parole tanto pomposo per un atteggiamento snob nei confronti dei mezzosangue.

"Figurati, sono mezzosangue anch'io, non ridevo per questo". Si affrettò a dire Valentino. "Semplicemente in Accademia ti conoscono un po' tutti e questa cerimonia di presentazione mi sembrava superflua, tutto qui".

Pietro lo guardò intensamente, poi scoppiò a ridere, imitato da quello che doveva essere Giacomo.

Valentino non capiva bene il motivo di tante risate.

"Deve essere tutto uno stupido scherzo di Bea". Spiegò Pietro, ancora scosso dalle risate. "Mi aveva detto che eri un tipo molto formale e ti piacevano le persone che si presentavano con garbo. Ci sono cascato con tutte le scarpe".

Pietro si sedette di fronte a Valentino e si stravaccò sulla sedia. Giacomo ed Elia lo imitarono, mettendosi ognuno ad un lato dell'amico. Avevano tutti un'espressione molto più rilassata rispetto a prima.

"Comunque Valentino, il motivo dietro a questo incontro resta lo stesso. Bea mi ha detto due cosette sugli ultimi mesi".

Valentino guardò Pietro con preoccupazione. Sapeva che i due erano amici, ma dubitava che Beatrice sarebbe stata tanto sciocca da parlare di quello che avevano fatto ai quattro venti. Non si rendeva conto dei rischi in cui sarebbero incorsi se la voce avesse raggiunto anche il Corpo Insegnanti?

Quello che lo impensieriva di più era proprio la nuova espressione di Pietro, che aveva abbandonato l'aria formale e sembrava piuttosto preoccupato.

"Continui con gli esperimenti sulle Imperdonabili?". Chiese quello, secco.

Valentino si sentì mancare la terra sotto ai piedi. Era finita: Pietro sapeva tutto e ora persino i sue due amici. Entro un mesetto a scuola lo avrebbero saputo tutti.

"Ecco, io...". Valentino non sapeva cosa dire.

"Non preoccuparti". Le labbra di Pietro di arricciarono in un sorriso conciliante. "La cosa non uscirà da qui e so per certo che Beatrice non lo dirà a nessun altro. Fidati di me".

Incredibilmente, nonostante le brutte voci che sapeva circolassero su Pietro, Valentino seppe con certezza assoluta che quella era la verità e non la contestò. Rilassò le spalle e sospirò, non potendo far altro che credere cecamente nelle rassicurazioni di Pietro.

"Detto questo...". Pietro si versò un'abbondante tassa di caffè. "C'è una cosa di cui vorrei discutere con te, se non ti dispiace".

Valentino scosse la testa.

"Bene". Pietro sorrise di nuovo. "Vorrei parlare di quello che hai intenzione di fare con te stesso e la brutta dipendenza che ti porti appresso, Marchetti".

"La brutta dipendenza...". Valentino era confuso e non capiva di cosa Pietro stesse parlando.

"Le Cruciatus nel silenzio della tua stanza o con la donna che ami, l'Imperius di fronte allo specchio, per obbligarsi a trovare la forza per affrontare un giorno nuovo... Non sei l'unico che ci è passato, Valentino".

Valentino ascoltava rapito le parole che uscivano dalla bocca di Pietro e osservava che i due amici di Pietro avevano annuito in segno di conferma dopo la sua ultima frase, come se la cosa riguardasse anche loro.

"Per un bel po' risulta difficile abbandonare certe cattive abitudini. Di tanto in tanto autodisciplinarsi va bene, ma il corpo e la mente umana non sono fatti per sostenere quotidianamente le Imperdonabili, Marchetti. Non puoi, come sono certo che tu faccia, continuare a maledirti".

Valentino aveva diverse domande che gli turbinavano in mente: in che senso "non era l'unico che ci era passato"? Perché Pietro gli stava dicendo tutte queste cose? Perché lo faceva dopo mesi dalla sua rottura con Bea?

"Sono certo che ti chiederai perché ti parlo di queste cose". Pietro sembrava leggergli nel pensiero. "Il punto è che avrei davvero voluto che qualcuno mi spiegasse come uscirne in maniera pulita quando è capitato a me. Fortunatamente, mentre attraversavo questa "fase" dello studio delle Ari oscure" ho incontrato Giacomo, che mi ha messo sulla buona strada da questa prospettiva, quindi ti prego di dargli ascolto".

Valentino spostò lo sguardo verso il ragazzo alto dai capelli neri, che lo fissava con curiosità.

"Allora Marchetti, come ti diceva Pietro c'è un momento, nella vita di chi è veramente versato nelle arti Oscure in cui si accarezza l'idea di utilizzarono in modo originale le Imperdonabili, in particolare su sé stessi, per un'infinita quantità di ragioni. Non sei il primo che ci passa e non sarai nemmeno l'ultimo. Se Beatrice ti ha dedicato tante attenzioni probabilmente è perché ha percepito del talento grezzo in te.

Il punto è che questa serie di rituali non fa veramente bene a nessuno. Tu rinunci a parte di te stesso con l'Imperius, mentre la Cruciatus sarà anche capace di alzare di molto la soglia del dolore, ma può produrre danni mentali e fisici permanenti, come poi immaginare benissimo. Insomma, non è sano".

Valentino non poté fare altro che annuire.

"Il problema è l'assuefazione e tu sembri esserci dentro fino al collo, a quanto mi ha detto Pietro”.

Valentino lanciò un'altra occhiata al ragazzo, ma questo stava fissando, con aria annoiata, Giacomo, che riprese il suo discorso.

“Ovviamente se siamo tutti qui e camminiamo ancora sulle nostre gambe, senza strisciare come vermicoli un modo c'è. Hai mai sentito parlare delle foglie di Loto?”.

Pietro scosse la testa. Erbologia era una materia che non aveva mai amato e di certo non ricordava di aver mai sentito parlare di una pianta simile, anche se il nome gli era in qualche modo famigliare.

“Si tratta di un ritrovato recente. Si tratta di foglie essiccate e tritate di una pianta greca davvero rara. Se fatta bruciare e inalata o inspirata, ha degli effetti spico-attivi davvero interessanti: permette di avere maggior coscienza di sé, meno filtri e una grande capacità di controllare le proprie emozioni. Inoltre, quando si consuma la fogli di Loto per un po', ci sono anche altri effetti interessanti: rilassamento, innalzamento della soglia del dolore e una controllo maggiore sul potere magico. Si tratta davvero di un medicinale dal potenziale incredibile”.

Valentino cominciava a capire. Magari non sarebbe stato come con le Imperdonabili, ma la foglia, da quanto diceva quel ragazzo, avrebbe avuto effetti simili che non avrebbero rappresentato un rischio per Valentino o per le persone a cui lui voleva bene.

“Come mai non ne ho mai sentito parlare da Professor Giordano? Se questa pianta è miracolosa come dite non vedo come non possa essere sulla bocca di tutti”. Chiese Valentino, che proprio non credeva nelle panacee che salvavano da tutti i mali. Valentino sorrise ed Elia fischiò ammirato.

“Buona intuizione”. Commento Giacomo, più freddo rispetto agli altri due. “Il punto è che si tratta di una pianta greca, che deve essere trattata con alcuni incantesimi oscuri prima di ricavarne le foglie, incantesimi che prevedono che la pianta sia piantata nella terra di provenienza per fare effetto. Mi capisci, Marchetti?”.

Valentino annuì. In Grecia le Arti Oscure non sono legali. Se portare i semi della pianta o la pianta stessa in Italia non sarebbe stato possibile proprio per un clausola di quell'incanto oscuro di cui parlava Giacomo, allora si trattava di Beni Non Commerciabili, e non di una classe bassa. Ritrovarsi con quella roba poteva farti passare un bel po' di problemi.

“Detto questo”. Continuò Giacomo, un po' stizzito e stufo per aver parlato tanto. “Pietro è stato tanto gentile da devolvere al mio conto alla Faustin una generosa quantità di galeoni e io ho i miei agganci in Grecia. Siamo qui per farti un regalo, Marchetti, quindi apprezzalo”.

Valentino non sapeva bene che dire. Era stato avvicinato da quei tre che gli aveva detto un sacco di cose e ora gli stavano per regalare una sostanza evidentemente costosa e illegale. Valentino scoccò uno sguardo indagatore su Pietro, che lo squadrava soddisfatto.

“Perché?” Chiese a Pietro.

“Perché mi sembri una persona utile, Valentino Marchetti. Sono sicuro che questo sarà l'inizio di una meravigliosa amicizia”.

Giacomo gli scoccò uno sguardo un po' critico. “Sai rollare, Marchetti?”. Gli chiese, con il tono di chi si aspetta un no come risposta.

“No”. Valentino fumava solo sigarette industriali.

“Bene!” Esclamò Valentino, ancor più soddisfatto ed iniziò a estrarre diverse bustine di cartone dalle tasche. “Ora ti mostro come si fa”.


 

   
 
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