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Autore: FuoriTarget    10/09/2009    2 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Relazione Clandestina-









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Il problema più grosso dell'intera faccenda non era il tradimento in se, ma ciò che era cominciato due settimane dopo il compleanno del Vigna.

La seconda volta era stata scomoda, imbarazzante e intrisa di umidità sul sedile del passeggero della Micra di Alice, perchè se la prima volta era stata incoraggiata dall'alcol e subito dopo si era addormentata senza dover affrontare la realtà di ciò che era successo, in auto non era potuta scappare da nessuna parte, sopratutto nuda e con Manuel comodamente spalmato sullo stomaco; sfortunatamente però era stata anche meglio della prima.
E così altri incontri, decisamente meno casuali avevano seguito quella serata.
Sempre in macchina o a casa di Manuel, quando suo padre era fuori città, gli bastava uno sguardo ormai per comunicare con lei ed in un attimo un mal di testa lancinante la costringeva a lasciare amici e fidanzato per ritirarsi in casa/vedersi con il suo amante.
E ogni volta, quando -davvero- tornava a casa si tormentava per ore, spesso fino all'alba, nel letto domandandosi quale cavolo di strana vocazione al sadismo la convinceva a seguirlo fino alla sua stanza e sprofondare con lui nel piumone. Ma non riusciva mai a trovare una risposta. Mai.
La svolta cruciale avvenne appunto più di due settimane dopo san Valentino: Alice non aveva nessuna voglia di uscire quel mercoledì sera, sua madre aveva accompagnato suo padre ad un convegno a Milano e si sarebbero fermati là per la notte, quindi aveva la casa tutta per se ed era ben decisa a rilassarsi davanti ad un bel film e recuperare tutte le ore di sonno che aveva perso per colpa di Manuel.
Però a metà pomeriggio, grazie ad un messaggino dal solito numero estraneo alla rubrica, scoprì che anche il padre di Manuel era fuori città, a Treviso, e ci sarebbe rimasto per tutto il weekend, e il suo programma di relax e recupero del sonno svanì misteriosamente; così si truccò e si preparò alla perfezione infilando nella borsa anche il kit di emergenza per serate come quella, ovvero quando non sapeva per certo dove o con chi avrebbe dormito.
Il gruppo era riunito al Bluemoon, tanto per non perdere le vecchie abitudini, e quando Alice li raggiunse alle dieci passate Manuel non era ancora tra loro.
Le sue speranze di una serata tranquilla con lui senza l'incubo del coprifuoco scemarono lentamente quando non lo vide arrivare nemmeno assieme a Filo -il ritardatario per eccellenza assieme a lei-.
Dopo una serie infinita di chiacchiere inutili, l'analcolicissima acqua tonica nel suo bicchiere sembrava guardarla con aria di scherno e Alice la fissava inerme, tanto che persino il barista vedendola in quello stato aggiunse due dita di gin nel bicchiere senza che lei aprisse bocca.
-abbiamo perso il Bressan stasera?- provò a buttare lì scherzosamente in mezzo alla conversazione per cercare di carpire qualche informazione dai suoi amici, ma lì per lì nessuno rispose, il che preoccupò alquanto Alice che già si figurava in mente scenari atroci di incidenti stradali mortali.
Solo Jack dopo qualche secondo vedendola accigliata si degnò di rispondere.
-dovrebbe arrivare tra poco, quel bastardo, è andato a Palazzo e non ci ha detto niente!!-
Impiegò qualche minuto ad analizzare e tradurre la frase in senso compiuto; perchè, certo Jack era gentile e simpatico, ma troglodita tanto quanto suo fratello!!
Evidentemente Manuel aveva trovato un biglietto per quella che doveva essere una partita di basket interessante e non aveva detto nulla ai suoi amici, provocando l'indignazione generale.
Ma la parte saliente della frase per lei era un'altra: 'dovrebbe raggiungerci tra poco' risuonò al suo orecchio come l'annuncio di una mega svendita di Gucci, e si ritrovò a pensare che forse per quel mercoledì sera c'era ancora qualche speranza di finire con il ragazzo giusto.
In effetti Manuel li raggiunse una mezzora più tardi, e subito venne investito da una catena di cori infamanti guidati da Filo, mentre Edo e il Vigna sparivano alla svelta dalla circolazione dopo una telefonata concitata del primo.
Alice distratta dall'arrivo di Manuel che si era accomodato proprio di fronte a lei e al suo gin-tonic, liquidò il fidanzato con un bacio a stampo e un rimprovero frettoloso per il fatto che non l'avrebbe accompagnata a casa per l'ennesima volta.
Chiara e sopratutto Laura la guardarono allibite, non era da Alice lasciar correre una fuga così misteriosa si erano abituate a litigate furibonde e scene di gelosia inverosimili in momenti come quello, invece niente: ne un urlo ne un insulto; intanto una serie di scimmiette in uniforme rossa e ora stava suonando un'allegra fanfara di vittoria nella sua mente.
Quella volta fu lei a prendere l'iniziativa e dopo quasi un'ora di discorsi su tiri liberi, falli, schiacciate e occhiatacce malinterpretate prese il cellulare dalla borsa rabbiosamente e scrisse  un messaggio meno esplicito possibile nel caso Jack avesse deciso di curiosare: "ci defiliamo?"
Manuel lo lesse tenendo il cellulare sotto il tavolo e non si curò nemmeno di risponderle, continuò semplicemente a parlare con Jack e gli altri della partita -che per quanto aveva capito Alice, era stata meravigliosa- finchè, un attimo prima che lei se ne andasse incazzata, senza troppe cerimonie si alzò, salutò in gruppo con il chiodo su una spalla e si allontanò per salutare altri due ragazzi al banco del bar.
-credo che me ne andrò anch'io- mugugnò Alice dopo averlo visto uscire, simulando il miglior tono afflitto che avesse mai prodotto.
-non stai bene?- le chiese Chiara perplessa seguendone i movimenti con gli occhi
-nah, solo stanca e poi i miei non ci sono e se non vado a letto presto non ho nessuno che mi svegli domattina!!-
Aveva già lasciato i soldi per la sua acqua tonica sul tavolo e agguantato la borsa alla ricerca delle chiavi della macchina quando Laura rischiò di rovinarle la perfezione del momento e sopratutto di farle saltare la copertura.
-perchè non vieni a dormire da me? mio fratello è via hai il suo letto tutto per te, poi domattina ti presto una mia divisa e andiamo in macchina assieme!??-
I battiti cominciarono ad aumentarle quando Laura la inchiodò alla sedia con il suo sguardo inquisitore, le sudavano le mani e il cervello non riusciva ad elaborare una risposta plausibile.
Stava andando nel panico perchè in effetti non aveva una scusa plausibile per risponderle.
-lasciala stare! non vedi che occhiaie che ha?!? se viene a dormire da te starete tutte la notte a parlare di creme e cerette...lascia che vada a casa sua a riposarsi no?-
Charlie l'aveva salvata.
Certo con quell'intrusione aveva innescato un bel battibecco con la sua ragazza ma Alice era corta che sarebbe riuscito a cavarsela e poi la furia indispettita di Laura coprì alla perfezione la sua fuga silenziosa.
Prima o poi l'avrebbe ringraziato.
Nel parcheggio Manuel le ordinò di seguirlo con un semplice gesto del capo e in meno di un quarto d'ora furono casa sua. Alice parcheggiò l'auto al posto del suv del signor Bressan e stacchettando per tutto il cortile, raggiunse il ragazzo che l'aspettava davanti al portone con l'ombra di un sorriso sulle labbra. Gongolò tra se davanti all'ascensore mentre attendevano in silenzio che le porte si aprissero.
Manuel era di buon umore e questo metteva di buon umore anche lei.
-non sapevo che saresti andato a palazzo...-
Spezzò il silenzio Alice per prima all'altezza del terzo piano, ma lui smorzò subito il suo entusiasmo rifilandole un occhiata che non lasciava spazio ad interpretazioni: 'cosa ti fa pensare che avresti dovuto saperlo?' le stavano dicendo quelle sopracciglia aggrottate e lo sguardo severo.
-divertito?- chiese dopo qualche secondo sorridendogli allegramente cercando di salvare il suo buonumore
Non rispose subito, sembrò pensarci per qualche minuto, tanto che Alice confusa cominciò a chiedersi se non avesse sbagliato domanda: non c'era poi molto da riflettere su una domanda così, generalmente una persona sa quando si diverte o no...
-abbastanza- mormorò infine senza guardarla pochi istanti prima che l'ascensore rallentasse e le porte si aprissero davanti a loro.
Alice si maledisse per come aveva cominciato la conversazione perchè probabilmente aveva incrinato l'equilibrio già precario che si era instaurato quella sera e quindi dopo sarebbe stato intrattabile.
Non sbuffò come avrebbe fatto con Edoardo davanti ad una risposta del genere, ne si scompose trattenendo un barlume di speranza dentro sé mentre lo seguiva nell'oscurità dell'appartamento 7b all'ultimo piano di via Uberti.
Manuel non accese le luci -cosa insolita- abbandonò il casco all'ingresso e lasciò ad Alice il compito di chiudere il portone, tutto ciò la incupì sempre più e si diresse spedita lungo il corridoio completamente buio che conduceva alla scala.
Una mano forte sbucò improvvisa dall'oscurità dopo i primi due passi e afferrandole un polso la trascinò contro il muro in un bacio che aveva il sapore di una boccata dopo una lunga apnea.
E arrivare al letto baciandosi e togliendosi i vestiti non fu affatto facile, sopratutto sulla scala a chiocciola, ma quella frenesia aveva colto Alice talmente di sorpresa che aveva paura di spegnerla non assecondandolo, per questo gli stivali la giacca e il vestito rimasero al piano di sotto, insieme alle dunk e alla maglietta azzurra di Manuel.
Ma se il prima l'aveva lasciata sorpresa, ciò che avvenne dopo distrusse inevitabilmente tutte le sue certezze del suo piccolo mondo.
Manuel era in bagno, e solo la luce da quella porta aperta  illuminava la stanza di un chiarore azzurrognolo mentre l'orologio segnava le due e un quarto. Lei seguiva ogni suo movimento avvolta nel piumone bianco: il letto era sfatto, un cuscino a terra e l'altro sotto la pancia della ragazza, i vestiti sparsi da lì fino al piano inferiore e un paio di boxer giaceva inerme sul comodino.
-hai le sigarette?- le domandò Manuel di ritorno dal bagno, nudo e vagamente meno imbronciato del solito.
Sfilò un braccio dal suo bozzolo di coperte indicandogli la borsa cacciata a terra in un angolo e misteriosamente arrivata al piano di sopra, Manuel l'afferrò con malgrazia posandola sulle ginocchia di lei e con entrambe le mani si tuffò nella ricerca.
-ma quanta cazzo di roba ti porti dietro?- brontolò stizzito dalla ricerca infruttuosa guadagnandosi uno sbuffo annoiato di Alice abituata a certe affermazioni da anni.
Finalmente le Winston Blu apparvero tra il portafoglio e una scatola di Vigorsol, Manuel si sedette sul bordo del letto vicino a lei e guardandosi attorno si infilò una sigaretta tra le labbra sottili. Alice vedendolo concentrato nella semioscurità attorno a loro intuì cosa stava cercando e afferrò l'accendino dal comodino opposto senza fare domande.
Se ne impossessò in silenzio Manuel, e non la ringraziò nemmeno quando con due dita recuperò i suoi boxer posandoglieli su una coscia.
La borsa di Marc Jacobs tornò a terra con un tonfo sordo, fosse stato per lui poteva anche finire fuori dalla finestra, ma Alice, prevedendo questa mossa, si occupò personalmente di levarla dal letto mentre lui prendeva posto lì accanto dal suo lato del letto.
Fumava spesso a letto, era la sua camera, suo padre non gli diceva nulla e quindi faceva ciò che voleva indisturbato, ma Alice non poteva sopportarlo e ogni volta afferrava il telecomando della velux sul soffitto e l'apriva completamente sebbene fossero in pieno inverno.
Quella volta però il telecomando era davvero troppo lontano e lei davvero troppo stanca.
Manuel attese una sua mossa per un po' seduto con le spalle appoggiate alla struttura del letto sbuffando il fumo lontano da lei.
-niente correnti artiche stasera?- le chiese incuriosito dalla sua immobilità e dalla mancanza dei soliti sbuffi risentiti.
-è troppo lontano non mi va di alzarmi...-
Con la mano con cui teneva la sigaretta accese la lampada accanto a sé e seguì divertito il percorso dei suoi occhi per scovare l'oggetto in questione. La cosa gli strappò un risolino sprezzante che Alice catalogò come la cosa più simile ad una risata sincera che gli avesse mai sentito fare, e senza aggiungere altro si alzò con la sigaretta stretta tra le labbra e recuperò il telecomando che giaceva immobile sul bracciolo della poltrona.
-perchè poi ti da fastidio...anche tu fumi no?- le chiese mentre tornava a letto mantenendo quel tono divertito e rilassato con cui aveva cominciato.
Alice annuì e sciolse il suo bozzolo per lasciare un po' di piumone anche a Manuel che pazientemente aveva puntato il telecomando verso l'alto.
-non a letto, perchè poi le lenzuola puzzano di fumo-
Ignorò la sua risposta sensata e finì di fumare in silenzio con un vago senso di colpa per la poveretta che gli cambiava le lenzuola ogni tre giorni, schiacciò mozzicone nel posacenere con forza cercando di imporsi un contegno e di non farsi influenzare dalle sciocchezze di una ragazzetta come Alice.
Passò qualche attimo di silenzio in cui entrambi contemplarono il vuoto buio che avvolgeva quel letto dalle lenzuola candide, poi immancabilmente Alice interruppe lo stato di dolce tranquillità.
-allora...chi ha vinto stasera?-
Non che le importasse poi molto, ma ricordava gli sprazzi di conversazione in ascensore e decise di riprendere da lì, Manuel ascoltò il suono della voce della ragazza propagarsi lieve nel silenzio circostante e per un attimo scordò il senso della domanda, solo per un attimo.
-la Fortitudo- rispose calmo nascondendo abilmente la nota divertita che affiorò nella sua gola
-o-oh..- mormorò Alice tremendamente impreparata.
Nemmeno sapeva cosa fosse 'la Fortitudo', per quel che ne sapeva lei poteva essere anche una marca di detersivo.
-stai cercando di fare conversazione?-
-forse-
Questa volta non le sfuggì il tono divertito. E voltandosi verso di lui incontrò il suo sguardo scuro mimetizzato con l'oscurità.
-se tu mi risponderai allora si!- sogghignò Alice, poi accoccolandosi contro la sua spalla riprese il suo tentativo di conversazione: -tuo padre quando torna?-
Domanda facile e senza rischi, quindi Manuel decise di rispondere: -non so..-
-che fa a Treviso?-
"troppo curiosa Alice.." Manuel rimase qualche secondo in silenzio, la situazione lo divertiva però temeva che quella piccola impicciona diventasse troppo invadente.
-il preparatore atletico-
-oh non lo sapevo..- rispose assorta nel tentativo di rintracciare nella sua mente il volto del padre di Manuel.
L'aveva visto un paio di volte alle partite di Jack insieme al figlio ma non ne ricordava con precisione i lineamenti, di lui sapeva solo che passava parecchio tempo lontano da casa in patria o all'estero e Manuel viveva praticamente da solo da molto tempo.
-ci sono molte cose che non sai- sospirò osservando come i capelli rossi di Alice ricadevano scompigliati sul suo petto.
-...ad esempio?-
-ad esempio che non mi piacciono la gente troppo curiosa!!-
-oh ma questa la sapevo...- rispose divertita rivoltandosi tra le coperte fino a trovarsi  completamente sdraiata su di lui con le sue braccia avvolte attorno alla vita. Gli posò delicatamente la labbra su uno zigomo e ridendo scese fino all'orecchio strofinandosi il naso sui suoi capelli.
-e tua madre?-
Improvvisamente lo sentì irrigidirsi sotto di lei, smise di baciargli il collo e si scostò per vederlo negli occhi, ma fu un errore madornale perchè lo sguardo di Manuel era perso sul soffitto, come se lei fosse a chilometri di distanza.
Gli attimi di silenzio palpitavano quasi nell'aria, Manuel non reagiva, anzi sembrava sprofondare sempre più nel suo silenzio; Alice era pronta a scusarsi e andarsene da quelle coperte in fretta e furia quando finalmente lui aprì la bocca.
-è morta-
Il silenzio si ovattò e diventò stagnante per pochi attimi, giusto il tempo che Alice metabolizzasse la notizia.
-oh scusami..io-io non lo sapevo! non volevo, non dovevo chiedertelo, sono una maleducata...mi dispiace-
-non è vero- mormorò Manuel continuando a non guardarla
-cosa?-
-che ti dispiace..-
Ci volle un po' ma alla fine Alice comprese cosa stava dicendo e si drizzò sulle braccia, nuda e completamente esposta al suo sguardo, era troppo sconvolta per badare a quel piccolo particolare.
-che cavolo dici? certo che mi dispiace! che discorso del cavolo, come può non dispiacermi, non sarai il mio migliore amico ma so che un lutto del genere è una sofferenza per chiunque e..- ma non riuscì a terminare la frase perchè Manuel intervenne bloccandole le parole in gola
-come può dispiacerti la morte di una persona che nemmeno conoscevi e di cui non te ne frega niente??-
Non si era mossa di un millimetro, e nemmeno lui; si fissarono senza dir nulla in un altro di quei silenzi piatti che costellavano il loro rapporto.
Poi Alice prese coraggio e reggendosi su una sola mano, gli accarezzò il collo con dolcezza: -hai ragione non la conoscevo, ma sono sicura che a te manchi e che tu ci sia stato male, per questo mi dispiace...-
Manuel non rispose, abbassò lo sguardo sul suo seno senza guardarlo davvero, nella sua mente tentò di ricostruire il volto di sua madre ma per l'ennesima volta fallì; un moto di stizza lo pervase, avrebbe voluto scacciare Alice e il piumone dal un lato e fumarsi un'altra sigaretta da solo in santa pace, ma quella mano piccola e candida intervenne in suo soccorso. Gli accarezzò la guancia, scese lentamente al collo continuando fino alla spalla e al pettorale con una dolcezza che non aveva nulla di malizioso ne di erotico. Voleva solo portare sollievo.
-non mi parlerai mai di lei?-
-no-
-e non mi parlerai più?-
I cambiamenti di umore di Alice erano sempre stati un mistero per lui, un attimo prima l'aveva attaccato indignata poi improvvisamente, come se avesse dimenticato ciò che si erano detti, aveva cominciato ad accarezzarlo e gli parlava con una nota tenera e insicura nella voce che avrebbe corrotto Satana in persona.
-tu invece continuerai a farlo per molto vero?-
Decisamente l'aveva irritato parecchio, ma almeno non l'aveva ancora scacciata da casa sua con la solita arroganza e questo per Alice era un traguardo interessante. Senza dire una parola scivolò di nuovo a suo fianco lontana dal raggio di luce della lampada e frugò tra le coperte alla ricerca della sua biancheria intima.
-a quanto tempo fa risale la tua ultima storia con una ragazza...intendo seria, che sia durata, non so, almeno un mese!??-
Alice non poté vederlo poichè gli dava le spalle ma Manuel si voltò accigliato e per attimo parve stupito.
-due anni circa.-
-e chi era?-
-non mi pare che siano cazzi tuoi-
E finalmente arrivò il momento della seconda sigaretta, aveva resistito per il bene dei suoi polmoni e perchè in fondo fumare in camera non era proprio salutare, ma quell'interrogatorio era davvero troppo snervante e senza nicotina rischiava di mandarla a quel paese da un momento all'altro. E stranamente quela sera non voleva che se ne andasse.
-quanto sei scorbutico, per forza vai d'accordo con Filo..siete uguali! immagino che conversazioni logorroiche tra voi!!!-scherzò Alice riprendendo posto contro il suo fianco.
Semplicemente non colse la provocazione continuando a fumare indisturbato.
-in ogni caso non la conosci-
Manuel piccato nell'orgoglio decise di risponderle per non darle la soddisfazione di dimostrarsi scorbutico, e quindi darle ragione. Conscia di ciò Alice sogghignò nascondendo il viso tra i cuscini.
-ed era carina?-
-ovvio-
"presuntuoso" pensò seguendo il suo profilo che si stagliava nell'ombra annebbiato dal fumo.
-bionda o mora?- domandò esitante
-mora- sbuffò Manuel soffiando il fumo fuori dalle labbra con più vigore, non fece nemmeno in tempo a ricacciarla in bocca perchè Alice senza chiedergli il permesso, l'afferrò e la portò alla sua di bocca. Lui seguì divertito i suoi giochi di potere indugiando più volte sulle labbra piene della ragazza che si arricciavano leggermente ogni volta che espirava.
Solo un paio di tiri e poi la schiacciò nel posacenere allungando il braccio oltre il suo petto.
E sempre senza dir nulla spense anche la luce.
Nel tempo si era adattata al suo silenzio, l'aveva compreso e accetto. Perchè non era vero che Manuel non parlava con nessuno, ne che fosse poi così scorbutico, solo preferiva il silenzio e spesso la solitudine, perchè ci era abituato ed aveva imparato a sopportare meglio il silenzio che la confusione. A volte Alice apprezzava questa sua peculiarità, rimaneva distesa nel letto con lui a contemplare il buio per ore, senza dir nulla, e a volte si addormentava con la fronte sulla sua spalla, altre volte l'aveva mandata via anche brutalmente perchè voleva stare solo. O perchè stava talmente bene con lei da non poterlo accettare.
-intendi dormire qui?-
Non ottenne risposta, provò a chiamarla piano ma di nuovo nulla, così si decise ad alzare il braccio per scorgere il suo volto immerso nel cuscino. Si era rannicchiata in posizione fetale vicino a lui, una gamba intrecciata tra le sue e la spallina del reggiseno scivolata giù. E dormiva.
-ah ecco, ti sei già addormentata-
Si sentiva ridicolo a parlare con una dormiente ma aveva voglia di ricordare e raccontarlo a lei, l'unica che non l'avrebbe mai detto a nessuno.
-si chiamava Licia, era completamente diversa da te, molto più timida e anche molto meno bella. Era poco impicciona, per questo mi piaceva; è stato prima dell'infortunio, l'ho mollata appena uscito dall'ospedale non sopportavo il suo sguardo compassionevole- fece un piccola pausa poi riprese: -dopo di lei non ho mai avuto nessuna per più di due finesettimana di seguito-
Alice mugugnò nel sonno ridestandolo dai suoi ricordi.
-..a parte te-

Da quella sera erano cominciate quelle che Alice definiva le "conversazioni silenziose col Bressan", nella realtà dei fatti, com'era prevedibile, non era Manuel a parlare ma lei che lo tampinava di domande coinvolgendolo nella conversazione volente o nolente.
Col tempo entrambi avevano imparato molte cose dell'altro, sopratutto lui, ed erano diventati amici più che amanti -certo, se non si considerava ciò che facevano prima e dopo le loro chiacchierate-. Gli aveva raccontato praticamente tutto di se, con naturalezza, cose che a Edoardo aveva nascosto per anni per paura della sua reazione e che invece Manuel aveva ascoltato senza parlare incamerando tutte quelle informazioni senza volerlo; al contrario lui si era barricato in una gabbia di segretezza invalicabile, rispondeva alle domande a monosillabi e spesso le aggirava abilmente.
Come quando gli aveva chiesto come mai avesse perso un anno a scuola: -per lo stesso motivo per cui tu ieri hai perso l'autobus..- le aveva risposta candidamente.
Perplessa sondò la sua espressione indifferente per qualche attimo, quindi tentò di indovinare.
-perchè sei lento?-
Manuel la derise sogghignando e le posò due dita sotto il mento per alzarle il volto e sforare con le labbra la punta del suo naso: -no, perchè avevo una valida alternativa...-
-e io che alternativa avevo all'autobus scusa??- la faccenda si faceva sempre più ambigua a suo parere.
-un passaggio in moto- era tornata l'espressione candidamente stupita di prima
-ma se mi hai lasciata a piedi!??!- sbottò risentita mentre Manuel sdraiato a pancia in giù già la ignorava.

A scuola però tutta questa confidenza spariva sotto una patina di apparenza e preconcetti che non poteva essere intaccata.
Se Alice Aroldi agli occhi del mondo poteva apparire come l'emblema della perfezione, la brava ragazza di buona famiglia fidanzata con un altrettanto bravo ragazzo rigorosamente scelto nella cerchia di amici e approvato dalla famiglia, allora Manuel Bressan era tutto l'opposto. Tutto ciò che lei non avrebbe neanche dovuto sognare. Un bastardo egoista sempre pronto a divertirsi, con un passato oscuro e voci insistenti che lo includevano in un grosso giro di droga.
Di certo non il tipico ragazzo da presentare a mamma e papà.
Conoscenti. Per tutto il resto del mondo erano amici di amici che si salutavano nei corridoi con un cenno del capo, magari una battutina in cortile con gli altri del gruppo e poi via, ognuno per la sua strada, ovviamente opposta a quella dell'altro.
Per questo motivo Alice non aveva alcuna intenzione di lasciare Edoardo. Lui era la sua miglior copertura, il suo porto sicuro; aveva imparato a conoscerlo così bene da saper gestire ogni litigata e ogni riapacificazione senza batter ciglio.
E poi in fondo sapeva di star facendo un favore anche a lui: aveva chiuso non solo un occhio per quasi due anni sulla tendenza del suo presunto fidanzato di finire misteriosamente nei letti delle altre, lo aveva sempre perdonato perchè con una scusa o con l'altra alla fine tornava sempre da lei a implorarla di non troncare la loro storia.
Ma ora era arrivato il suo turno.
Non che la situazione le facesse piacere, però si sentiva in un certo senso legittimata: oltre alle volte che l'aveva beccato in flagrante, c'erano stati spesso messaggini ambigui nel suo cellulare mail nel cestino che aveva scordato di cancellare e le voci di corridoio che era giunte persino alle sue orecchie.
Manuel ci aveva riso su quando lei gli aveva raccontato quante volte aveva scoperto Edo con qualcun'altra, e se n'era fregato della sua teoria della legittimazione liquidandola con la solita scusa che non erano fatti suoi.
Perchè era fatto così: un egoista bastardo e strafottente -con le spalle larghe e gli addominali scolpiti, ma comunque un gran bastardo-.
E nel tempo stava cominciando ad apprezzarlo.
Dopo il venerdì sera del poker, il signor Bressan era tornato all'ovile per restarci almeno una settimana. Alice l'aveva notato il sabato seguente nel suo sguardo quanto fosse indisposto alla presenza del genitore e si era messa da parte in silenzio. Manuel amava la sua autonomia, si era abituato alla solitudine e alla possibilità di gestirsi il suo tempo come preferiva, e ritrovarsi qualcuno a scombinargli le giornate lo rendeva astioso e intrattabile.
Non si era fatto sentire per i quattro giorni successivi com'era prevedibile, allo stesso modo a scuola aveva mantenuto le distanze, e quando Alice, preoccupata, aveva tentato di contattarlo su messenger lui l'aveva liquidata confermandole che andava tutto bene e in due secondi si era disconnesso.
Ma il giovedì successivo capitolò.
I genitori di Alice stavano guardando la tv nel salotto al pianterreno della loro villetta monofamiliare e la figlia, annoiata dai compiti di latino, aveva rinunciato all'impresa e poltriva sul suo letto davanti a un film d'amore, quando il suo cellulare vibrò un paio di volte sul comodino lo afferrò fiaccamente. Sullo schermo del suo pc un meraviglioso Brad Pitt rideva felice su un materasso sbattuto a terra con la sua Cate Blancett.
"lo so che ti stai annoiando. usciamo"
Non lo controllò nemmeno il numero: chi poteva proporle di uscire alle undici di giovedì sera a due mesi dalla maturità? Chi poteva farlo senza nemmeno un punto interrogativo? Chi poteva essere così sfacciato da ordinare ad una ragazza di uscire invece che chiederlo gentilmente??
E poi come lo sapeva lui se lei si stava annoiando o meno, non le era affatto chiaro..
Come ogni volta suo malgrado, l'arrabbiatura durò appena due minuti, subentrò prima l'indignazione per la sua insolenza ma anche quella scemò velocemente verso un familiare senso di eccitazione che l'invadeva quando si preparava per incontrarlo.
Tentò di aspettare qualche minuto per rispondegli, giusto per non dargli la soddisfazione di pensare che fosse in contemplazione del cellulare -annoiata- in attesa di un suo segnale, anche lì fallì. Dopo i primi due minuti e mezzo aveva già composto il testo dell'sms alla velocità della luce cone le dita che fremevano.
"passa a prendermi tra mezz'ora, dove andiamo?"
Infilò dei jeans stretti maglietta nera poco scollata, converse e borsa a tracolla alla velocità della luce. Legò i capelli rossi con un elastico e pettinò la frangetta con le mani di corsa davanti allo specchio. Mezz'ora e la chiamata senza risposta comparve sul display del cellulare, di corsa scese al piano di sotto.
Con suo padre che già dormiva, convincere la mamma a farla uscire fu un gioco da ragazzi: pochi secondi e il cancellino verde si chiuse con un tonfo metallico dietro di lei. Manuel l'aspettava lì fuori, a cavallo della sua Honda nera vicino al marciapiede.
-sali- le disse porgendole il casco.
-allora, dove si va?-
-lo vedrai...- accese il motore e partì veloce.
Parcheggiò senza chiederle nulla, e sempre in silenzio la guidò tra le stradine strette vicino piazza Bra. S'infilò in un pub carino poco frequentato durante la settimana, per la prima volta l'aveva portata fuori e sarebbero stati soli finalmente.
Scelsero un tavolo in disparte da cui Alice riusciva a vedere tutto il locale. Non era molto grande, arredato per la maggior parte da mobili di legno con un soft-rock di sottofondo. Un cameriere sorridente sulla trentina arrivò a prendere le ordinazioni: un martini liscio per lei, una coca per lui.
Appena rimasero nuovamente soli Manuel sorrise divertito: -sei l'unica ragazza che conosco che beve questo genere di cose-
-ognuno ha i suoi vizi..- rispose muovendosi i capelli con aria vissuta.
-tu non bevi?-
Era stupita, non ricordava che fosse astemio, anzi l'aveva visto spesso bere insieme ai suoi amici
-devo guidare- risoluto abbandonò il capo sulle nocche della mano
-come sei responsabile...- canzonandolo gli puntò il dito sul petto spingendolo all'indietro senza smuoverlo.
-allora...non ci vediamo da quando è tornato tuo padre, come va con lui?-
-come con uno capace solo di scombinarmi la vita!- chiuse così l'argomento.
Non lo credeva possibile però quella sera si rese conto che pareva addirittura più imbronciato del solito. Era stato lui a cercarla e questo la inorgogliva, e con tutta quella carica di autostima era tentata di giocare un po' alla femme fatale con lui per non concedersi tanto facilmente, poi però incontrava quel broncio e quel paio di occhi scuri e pensierosi e le veniva voglia di abbracciarlo e coccolarlo tutta la notte.
Chiacchierarono a lungo, Alice si fece raccontare qualcosa della sua famiglia a forza: scoprì che aveva una zia nel bresciano che aveva due gemelle di quattro anni, come da copione lui non le sopportava, e pochissimi altri parenti con cui si frequentava pochissimo.
Erano stati lontani per troppo.
Entrambi se ne resero conto quando entrambi i bicchieri rimasero vuoti, Manuel afferrò il giubbotto dalla sedia libera e si alzò diretto alla cassa sotto lo sguardo piacevolmente stupito di Alice. Era sempre così con lui, agiva, senza chiedere nulla farsi problemi o ricoprirla di domande, ed era una delle mille cose che al suo occhio lo rendevano diverso dagli altri, unico.
In strada non riuscirono a trattenersi fino alla moto: la città era quasi deserta i marciapiedi poco illuminati e le loro mani si sfioravano tanto camminavano vicini, bastò un portone più buio degli altri e un passo inavvertitamente più lento e si ritrovarono a baciarsi ansimanti e frettolosi sui gradini di un palazzo medievale con la luce della pulsantiera dei campanelli che illuminava d'oro i capelli rossi di Alice.
Per la prima volta erano all'aria aperta, esposti alla vista dei passanti e il cuore cominciò a batterle così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie, e le farfalle nello stomaco che erano scomparse qualche settimana prima ripresero a svolazzare allegramente facendola pentire di aver preso quel martini.
Ancora una notte la Honda nera rimase parcheggiata davanti alla villetta fino a tardi. E ancora una notte la luna il cielo le stelle i campi e i finestrini appannati della Micra furono gli unici testimoni di quello strano modo di appartenersi.

Un ultimo bacio sigillò quell'incontro, calde e dolci come una buonanotte le labbra di Manuel incontrarono quelle di Alice.
Non sapevano che presto tutto sarebbe cambiato.














Spazio Autrice:

Lo so...sono in ritardo..
perdonatemi...

Premetto che non risponderò alle recensioni
perchè è l'una e io mi devo alzare alle 5.30!!!
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la storia ai preferiti/ seguite, siete
la benzina che fa funzionare questa macchina...
Ringrazio specialmente Sbruby Betty ozz RBAA e Crusade
che hanno recensito lo scorso cap...
spero di riuscire a rispondervi in settimana, se ce la fate,
passate nei prossimi giorni a vedere se sono riuscita a rispondere!!

I miei complimenti a Lady Jane, Betty e ozz
avete indovinato, la città e proprio Verona.
Più avanti vi spiegerò il perchè di questa scelta....
Ora, come premio potete chiedermi ciò che volete:
anticipazioni sulla storia
dettagli sul bel Bressan
oppure anche di inserire qualcosa nella storia.
ciò che volete
[mi sento molto magnanima]
Quindi la mia mail l'avete, le recensioni sapete come inserirle,
non vi resta che decidere come sfruttare questa opportunità, ricordate però che la trama fondamentale non la cambierò mai..
non cè fretta potete usarla anche più avanti se preferite, ma non oltre il cap.10!!

Ringrazio ancora tutti i lettori.
...scappo sotto le coperte...



Aggiornamento dello spazio autrice:

Sono rientrata ora da un turno allucinante nel mio caro vecchi policlinico
ho i piedi che somigliano a due petti di pollo e la schiena a pezzi,
ma sono felice.
Perchè in una mattina ho ricevuto 60 letture e una recensione
e mi sento...
non so
entusiastissimissima
So di aver postato in ritardo ma capitemi:
ho un pc poco collaborante
un matrimonio che incombe sulla mia testa
un tirocinio in cardiologia che mi massacra e
poca
pochissima
privacy per concentrarmi
...
sono una martire della famiglia!!

Ma parliamo del cap. che è meglio!!!
Mi sono concentrata questa volta sul rapporto tra i due porcellini,
volevo mostrare ciò che si è creato tra loro
perchè nella prima versione mi pareva che non fosse molto chiaro.
Le conversazioni silenziose col Bressan sono una chicca dite la verità
anche perchè lo so che vorreste sapere tutte qualcosa in più su di lui...perverse!!!
Spero che sia servito a chiarirvi la situazione che si è creata tra loro.

E ora rispondo alle recensioni da brava:
Sbruby: ah Manuel Manuel, quel ragazzo è un vero mistero lo so, ma abbi pazienza e tutto verrà a galla..mi pare di aver capito che non hai letto la prima versione della storia che ho postato l'anno scorso: vedi di non farlo!!! sbirciare non vale...e poi non ti conviene perchè cambieranno molte cose! ahahahaha sono un mostro lo so (..e ne vado fiera!!) bacissimi tessora!!
Betty: ben ritrovata!!! so che mi hai odiata per mesi ma ora imploro il tuo perdono, le tue mail sono state di grande aiuto e mi hanno fatto ritrovare la fiducia in me stessa! grazie mille..
Il caro ragazzo di plastica (per gli amici Edo..) purtroppo per te avrà un ruolo un pochino più intenso, non troppo perchè lo odio anch'io ma vedrai che nel suo piccolo sarà utile anche lui! No no il seguito c'è, cartaceo ma c'è!
Come al solito manca il finale...MA ora voglio concentrarmi su questo, poi si vedrà..
ozz: ok puoi buttare definitivamente il libro di geografia! complimenti hai indovinato..ora ti tocca il premio, giocatelo bene!!!
Sono contenta che la storia ora ti piaccia di più, io ne sono orgogliosissima e i complimenti mi mandano in brodo di giuggiole *scodinzola*
Rbaa: c'hai provato...non tutti possono vincere, don't cry!! super complimenti per le tue ultime tre storie sul fandom di Naruto, mi sono piaciute un casino. Continua così ciccina che vai alla grande.
[Sasusaku forever] ovviamente..
Crusade: ovvio!! come potrei modificare il cap 17, è il mio capolavoro personale (modestia a parte, chiaro!?!?) adoro Alice in quel cap, e non credo che lo cambierò di una virgola: contenta??


Al prossimo aggiornamento,
previsto all'incirca forse dopo il prossimo weekend


1bacio.Vale.






   
 
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