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Autore: Wild_soul    19/10/2022    0 recensioni
Stiles Stilinski, un giovane poliziotto forse fin troppo sveglio per la sua età.
Derek Hale, dichiarato colpevole dell’omicidio della sua famiglia.
Il loro incontro-scontro avverrà proprio di fronte alla scena di un crimine. Ma sarà possibile per Stiles avere fiducia in un ricercato?
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non in senso poliziesco. Lui è il mio compagno” ci fu un lungo silenzio in cui Derek percepì il battito della ragazza rallentare e velocizzarsi più volte. 

“Quindi se lui in questo momento dovesse…essere attaccato, tu riusciresti a sentirlo?” 

“In un certo senso, sì” 

“E…quando lo avresti scoperto?” 

“La prima volta che ho rivisto il tuo adorato nonnino in centrale. Quando Gerard si è avvicinato a Stiles i miei sensi di allerta sono arrivati alle stelle” Derek si umettò nervosamente le labbra, accorgendosi sono in quel momento di avere le mani insolitamente gelide “E no, nel caso in cui te lo stessi chiedendo, lui non lo sa e non ho intenzione di dirglielo” 

 

 

Fece un lungo e profondo respiro prima di affacciarsi sul salotto puntando la pistola di fronte a sé. Una delle prime regole che aveva imparato in Accademia era di sfruttare la zona in cui ci si trova in caso di aggressione. E lui in quel caso aveva il grande vantaggio di trovarsi a casa sua per cui, nonostante l’assenza di luce, era perfettamente in grado di orientarsi. Un tonfo dall’altra parte della stanza lo fece tornare al riparo in corridoio. Tenne le braccia tese con la pistola che puntava verso il pavimento, in silenzio. Ma quello che udì gli fece martellare forsennatamente il cuore dentro al petto. 

Non erano versi umani quelli che provenivano dal salotto, erano un misto di sibili e fruscii che gli ricordarono la sensazione di camminare con i piedi nudi sul muschio quando andava a pesca con suo padre. E rabbrividì a quella sensazione così viscida.  

Percepì i versi avvicinarsi fin troppo al corridoio, e Stiles prese la terribile scelta, ma anche unica pur di non affrontare quel mostro, di salire le scale che davano sulla camera. La sua era stata una pessima idea, perché ora era perfettamente consapevole di essere in trappola. I rumori alle sue spalle gli fecero capire che quella cosa stesse continuando ad inseguirlo e l’unica protezione che riuscì a trovare fu di chiudersi a chiave in camera e spostare davanti alla porta l’unico armadio della stanza. Protezione assolutamente inutile, si disse, dato che qualsiasi mannaro sarebbe stato in grado di farsi strada con un paio di spallate.  

Derek, ti prego. Non fare lo stronzo e vieni a darmi una mano. 

Come aveva previsto, un tonfo gli fecero intuire che quel mostro avesse appena fatto saltare i cardini della porta. Puntò nuovamente la pistola di fronte a sé e si preparò a fare fuoco alla cieca. 

Derek ti ho salvato la vita. 

Un secondo impatto decisamente più forte fu il chiaro segnale che quella cosa stesse spostando senza alcuna fatica il mobile. Stiles vide un’ombra farsi strada tra l’armadio e la parete. Fece fuoco. La risposta che ottenne fu un urlo agghiacciante e disumano che lo gelò sul posto. 

Siamo compagni. 

La creatura prese ad arrampicarsi sul soffitto e l’agente notò una lunga coda muoversi velocemente. Sparò ancora. Secondo verso stridulo e Stiles fu sicuro di averlo preso non appena lo vide atterrare di fronte a sé. Ma inerme, ovviamente. Il poliziotto non aveva armi adatte a quel tipo di caccia e i suoi colpi erano totalmente inutili. Pistole giocattolo. 

Derek, per favore. 

La figura avanzò verso di lui e Stiles sparò altri tre, quattro, cinque colpi, ma il mostro parve non averli nemmeno percepiti. Quando fu in procinto di premere per la sesta volta il grilletto, questi fece un rumore metallico non molto rincuorante e la creatura ne approfittò per balzare verso l’umano e bloccarlo a terra.  

Derek ingrato. 

Stiles sbatté la testa e, per qualche secondo, perse la cognizione di dove si trovasse. Fu solo quando sentì il peso del mostro sul suo stomaco che tentò di ribellarsi, fallendo miseramente. Troppo debole. Il poliziotto poté percepire l’alito caldo e decisamente nauseabondo della bestia a pochi centimetri dal suo collo e istintivamente chiuse gli occhi. 

Derek. 

“Stiles!” 

Percepì dei rumori sulle scale, ma gli parvero ironicamente troppo lontani per essere veri. 

Derek. 

“Stiles!” 

“Der-” con un rantolo cercò di rialzarsi, ma venne spinto nuovamente a terra dal mostro, che gli ringhiò a pochi centimetri dall’orecchio. Avvertì i suoi artigli scivolare delicatamente sul suo collo e piantarsi con decisione all’altezza del suo petto, dove strapparono la camicia e lasciarono dei solchi profondi. Urlò. 

“STILES!” un tonfo a quel che rimaneva della porta.  

L’umano percepì la creatura alzarsi e liberarlo dal suo peso, ma quando tentò di rimettersi in piedi, si accorse di essere legato. Come aveva fatto quel mostro a legarlo senza che lui se ne accorgesse? Si sentiva completamente immobilizzato. 

L’ennesimo impatto ed un basso ringhio gli dissero che Derek fosse riuscito a entrare in camera. Si permise di tornare a respirare, notando solo in quel momento di star trattenendo il fiato. Tentò di muovere la testa in direzione della porta per capire cosa stesse succedendo, ma qualsiasi movimento gli parve essere impossibile. 

Un secondo ringhio, stavolta ben udibile, riempì l’aria e Stiles riuscì a distinguere il passo veloce del mannaro avventarsi sulla creatura. Seguirono una serie di tonfi che il poliziotto non riuscì ad identificare, ma ben chiaro fu lo sparo che percepì provenire dalla porta della camera. 

E il suo cuore smise di battere per un secondo, perché tutto era diventato improvvisamente silenzioso. Fissò gli occhi, unica parte del corpo che riusciva a muovere, sul soffitto e trattenne il fiato. 

“È andato?” la voce di Allison interruppe il silenzio, e il poliziotto fu incerto se gioire della sua presenza o meno. Non era la sua voce che voleva sentire, non in quel momento.  

“Sì, si è lanciato dalla finestra” il timbro gutturale e ansante di Derek gli fecero istintivamente serrare gli occhi per il sollievo. Percepì i passi del mannaro avvicinarsi fino a quando il viso dell’uomo non occupò il campo visivo del minore “Tutto bene, Stiles?” gli domandò, mentre lo vide osservare preoccupato i segni della bestia sul suo petto. “Mi senti, ragazzino?” il mannaro lo scosse lievemente per le spalle, e l’unica cosa che l’umano riuscì a fare fu emettere un suono gutturale di assenso. 

“Era un kanima quello” Allison comparve alle spalle di Derek e anche lei studiò silenziosamente i graffi del ragazzo “Deve averlo immobilizzato col suo veleno. Non toccare le sue ferite, saranno piene di quella roba viscosa”  

“Lo porto da Deaton” Stiles avvertì il mannaro avvicinarsi per prenderlo delicatamente in braccio, ma emise un lieve sibilo di dolore non appena Derek provò a sollevarlo da terra “Resisti, ragazzino” lo sentì mormorare, mentre passavano con fatica attraverso la porta, per metà ancora barricata dal mobile, e scendevano al piano terra. Allison si posizionò davanti a loro, pronta a sparare nuovamente nel caso in cui il kanima fosse tornato, ma, per fortuna, non ce ne fu bisogno. Il licantropo prese velocemente posto nei sedili posteriori della macchina di Deaton e fece appoggiare la testa del minore sulle sue ginocchia, mentre continuava a studiare silenziosamente quel petto sanguinante. “Muoviti, alla sede veterinaria” mormorò verso la ragazza, mentre appoggiava delicatamente una mano sulle ferite dell’agente. Stiles sospirò involontariamente e socchiuse gli occhi, percependo, come per incanto, il dolore del suo corpo farsi sempre più lieve. Non appena ebbe messo nuovamente a fuoco il braccio del licantropo, si accorse solo in quel momento di alcune strane venature scure che si stavano muovendo sulla sua pelle. Gemette per lo spavento e mandò al suo corpo l’impulso di spostarsi, inutilmente. “Shh, è tutto ok, ragazzino” lo ammonì il moro, mentre dava rapide occhiate ora alla strada, ora al corpo del minore. 

Nel momento esatto in cui percepì la macchina fermarsi e il mannaro tornare a sollevarlo, Stiles realizzò quanto gli fosse difficile tenere gli occhi aperti. La testa prese a girare vorticosamente mentre sentiva il corpo di Derek correre velocemente verso la sede veterinaria. 

“Ragazzino, non ti azzardare a chiudere gli occhi” lo sentì urlare, o forse stava sussurrando. Il poliziotto non fu in grado di capirlo, troppo preso a lottare contro la luce della sala d’attesa che gli stava lentamente bruciando le retine anche attraverso le palpebre chiuse. Mugolò qualcosa, senza sapere neanche lui cosa volesse dire, e non appena si sentì adagiare su una superficie gelida, crollò. 

La voce di Derek che continuava a chiamare il suo nome lo cullò fino a quando tutto non smise di girare. E improvvisamente quel tutto si fermò. Nero. 

 

 

“Sono riuscito a pulire buona parte del veleno dalle ferite di Stiles, tra un paio d’ore dovrebbe essere in grado di muoversi normalmente. Al momento è ancora incosciente” la voce di Deaton lo colse di sorpresa, facendolo sobbalzare in modo ben poco virile dal muretto dove si era seduto. 

“Lo so” mormorò, dopo alcuni secondi di silenzio, facendo scivolare timidamente lo sguardo verso la finestra di fronte a sé. 

“Oh, so che lo sai. So che sei rimasto qui fuori a monitorare il battito di Stiles, ma mi sembrava più corretto venirti a informare” l’uomo sorrise amabilmente “Credo tu abbia molto di cui parlare con il branco...riguardo a Stilinski” 

Gli occhi elettrici di Derek saettarono velocemente verso il veterinario “Te l’ha detto la Argent, vero?” ringhiò, pronto a porre definitivamente fine alla vita della cacciatrice. I suoi piani vennero bloccati dall’elegante figura dello zio appoggiata sull’entrata della sede. 

“No, gliel’ho detto io, e ora tu me ne hai dato conferma” gli rispose l’alpha, sorridendo beffardo allo sguardo pieno di odio del minore “E non fare tanto il gradasso, era palese che il tuo lupo si fosse legato a quel ragazzino” 

“Sta zitto” ringhiò nuovamente il moro 

“Ogni volta che Stiles entrava nel mio ufficio, era intriso del tuo odore” affermò ancora lo sceriffo, alzando teatralmente gli occhi al cielo “Puoi negarlo o nasconderlo quanto vuoi, ma la tua natura mannara è dipendente da quell’umano, che ti piaccia o meno. Il tuo istinto protettivo nei suoi confronti è alle stelle e altrettanto fragile è il vostro legame, Derek”  

“Non un’altra parola” 

“Perché tu hai paura. Hai paura di fidarti di lui, perché sai che se mai ti dovesse tradire non sarebbe come perdere Scott o Lydia. Sarebbe perdere una parte di te. Il tuo compagno” 

L’ennesimo ringhio d’avvertimento dissuase Peter dal continuare a parlare, non perché si sentisse minacciato, ma perché era consapevole di aver detto ad alta voce troppe verità che Derek non era pronto ad accettare. 

“Sai che è così” si limitò a dire, prima di rientrare nella sede “E sarebbe bene che tu accettassi questa cosa, prima che possa rivoltartisi contro” sussurrò, in modo che solo il mannaro potesse sentirlo. 

“Derek” il moro venne richiamato dalla voce calma di Deaton “È inutile-” 

Gli occhi elettrici del licantropo saettarono verso la finestra “Si è svegliato” mormorò, prima di balzare giù dal muretto e correre dentro la sede. Ignorò deliberatamente Scott, che era saltato in piedi non appena si era accorto della sua presenza, così come il resto del branco. Erano rimasti tutti lì quella notte, in attesa di notizie di Stiles, dandosi il cambio per andare velocemente a casa a farsi una doccia e tornare alla sede. Era ormai la seconda notte che passavano lì, ma sembravano non soffrirne particolarmente, anche se le leggere occhiaie sul viso di Lydia e di Deaton provavano il contrario. 

“Derek” Scott, afferrò il braccio del moro “Riposati, non sto scherzando. Non hai chiuso occhio stanotte. Posso fare io la veglia a St-” 

Il ringhio poco amichevole del maggiore non intimorì minimamente il ragazzo, che mantenne la presa ben salda. Inaspettatamente, le mani gentili di Deaton si andarono ad appoggiare sulle spalle del più giovane “No, Scott. Non è il momento, ma grazie per la tua disponibilità” rispose con tono dolce. 

 

 

“Il veleno del kanima viene solitamente rilasciato per tagli e ferite superficiali, in modo da paralizzare momentaneamente la preda. Nel tuo caso, invece, è chiaro che l’intento fosse ben diverso da... una semplice anestesia” mormorò Deaton. 

“Mi voleva uccidere, lo so” la voce impastata di Stiles fece scorrere un brivido di preoccupazione lungo la schiena di Derek, arrivando a piantarsi al centro del cervello, dove prese a pulsare con insistenza. Il poliziotto sembrava così debole in quel momento, e il mannaro percepì il sapore amaro del senso di colpa. 

Se non lo avesse cacciato... 

Ma lo aveva tradito. 

Se lui ed Allison non fossero arrivati in tempo... 

Cacciò quei pensieri con un brusco movimento della testa, accorgendosi solo in quel momento che Stiles lo stesse osservando. 

“Ehilà, ragazzone” ancora quella voce, troppo debole e diversa rispetto al solito tono euforico dell’agente. Non appena vide Deaton uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle, il licantropo si alzò dalla sua postazione e si avvicinò al lettino del minore. 

“Ehi” mormorò, rifiutandosi di guardarlo negli occhi. 

“Non prendertela sul personale, ma credo che sia io che te siamo stati appena sfrattati di casa” affermò il minore, accennando un sorriso forzato. “Credo che il kanima abbia anche distrutto il divano, mi dispiace, ti piaceva tanto” 

“Già” 

“Tu e Allison siete feriti?” quella domanda fu una pugnalata nello stomaco nel mannaro, che fece scorrere lo sguardo per tutta la stanza prima di rispondere. 

“No, sani come pesci” mormorò di risposta, sospirando debolmente “mi dispiace” sussurrò, dopo qualche secondo. 

“Oh, non ti preoccupare, Hale. Troverò un nuovo divano ancora più comodo e-” 

“Sai a cosa mi riferisco” gli occhi iridescenti del mannaro si posarono finalmente su quelli di Stiles. Il maggiore non capì il perché, ma percepì il battito del minore aumentare lentamente. 

“Derek...” il poliziotto accennò un debole sorriso “Avrei dovuto rendervi... renderti partecipe di cosa avessi dedotto dall’incontro con Allison” 

“Avresti dovuto, sì” asserì il maggiore “Ma io non avrei dovuto attaccarti” 

“È stata un’immagine poco rasserenante, in effetti” ammise l’umano.  

“Mi dispiace”  

“Va bene così, Derek, sul serio” 

“No” gli occhi del mannaro tornarono elettrici e si maledisse lui stesso per il suo nervosismo “Hai rischiato seriamente la vita stanotte e... se non ti avessi cacciato non avresti corso questo rischio” prese a camminare in modo irrequieto per la stanza, osservando le sue dita su cui stavano iniziando a sfoderarsi gli artigli. 

Merda. 

“Sicuro di stare bene?” chiese il poliziotto, guardingo “Non sembri essere in forma smagliante” ironizzò, continuando a studiare il mannaro di fronte a sé. “Dopodomani ci sarà la luna piena ma non hai mai avuto difficoltà a controllarti” 

“Non è questo” rispose il moro “È per quello che è successo stanotte” 

“Sei stato ferito dal kanima?” domandò l’umano per la seconda volta. 

“No” ennesimi lampi azzurri “È che, cazzo, ti ho quasi fatto uccidere” il ringhio di rabbia con cui proferì quelle parole dissuase Stiles dal porgergli altre domande. Si mosse pesantemente sul lettino dove si trovava, spostando di peso le gambe che ancora non davano cenni di vita, e picchiettò debolmente sul materasso, in un muto invito. 

Derek osservò per qualche secondo la mano di Stiles appoggiata sul letto. Stava avendo seriamente paura di perdere il controllo di fronte all’umano, ma il poliziotto sembrava essere perfettamente a suo agio nonostante fosse stato aggredito poche ore prima proprio dal licantropo. E quella consapevolezza fu una seconda pugnalata nella schiena del mannaro.  

Prese la sedia vicino al muro che aveva usato poco prima e l’avvicinò al lettino. Si sedette lì, difronte a Stiles, appoggiando le braccia su materasso e abbandonando la testa tra di esse. Si accorse solo in quel momento di essere stanco, maledettamente stanco. Lasciò che il tepore delle lenzuola, pregne dell’odore del suo compagno, lo cullassero e, nel momento in cui chiuse gli occhi, sentì la mano leggera di Stiles poggiarsi sui suoi capelli, senza ritirarsi. 

Si addormentò, cullato dall’odore del suo umano e dal suo battito cardiaco che finalmente aveva ripreso una cadenza regolare. E sorrise tra le lenzuola. 

   
 
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