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Autore: Severa Crouch    21/10/2022    4 recensioni
Tom Riddle è il CEO della Legilimens Inc., rinomata società di software, famosa per le sue attività di profilazione approfondita. Pare che il programma della Legilimens sia in grado di conoscere i segreti più oscuri degli ignari utenti del web. Tom Riddle, però, ha anche un lato oscuro, è un famoso hacker noto nel dark web come Lord Voldemort che non esita a utilizzare le proprie risorse per abbattere la concorrenza o per procurarsi nuovi affari.
Per lui sognano di lavorare molti talenti, protagonisti delle one-shot di questa raccolta.
La prima storia "Come to the dark web" partecipa al contest “Vorrei incontrarti tra Cent’anni” indetto da Nirvana_04 sul forum Feriscelapenna.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache babbane - Muggle!AU'
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Alexandra Turner / Rodolphus Lestrange

 


L’idea di celebrare il titolo di “Unicorno dell’anno” a St. Tropez era stata geniale. 

Il giorno in cui discutevano dell’organizzazione dell’evento in Consiglio di amministrazione, mentre Dolohov proponeva di rimanere a Londra, Alecto di andare in Scozia, Rodolphus suggeriva la Cornovaglia e Bellatrix il kayaking nelle foreste della Nothumbria, Evan si era affacciato per dare un messaggio a Dolohov e, ascoltando i borbottii, aveva pronunciato due parole dolcissime: “Saint Tropez”. 

Era cool, era chic, era perfetto. Persino Tom, che fino a quel momento era stato in silenzio, aveva detto: “Finalmente un’idea sensata.”

Alexandra avrebbe voluto abbracciarlo, soprattutto per averle evitato qualcosa di sportivo e al di là della sua portata come il team building in montagna, l’arrampicata, o le ripide in canoa. Il solo pensiero di un weekend con i colleghi a Saint Tropez mandava in visibilio. 

Arrivati in hotel, poi, aveva saltellato dalla gioia e fatto rosicare le sue compagne di università che al massimo potevano andare a Brighton. L’hotel era un resort a cinque stelle, con le stanze ampie, luminose e dal design minimalista e moderno come piaceva a Tom. La sua stanza aveva due ampi letti posti uno accanto all’altro. Alexandra si era messa vicino alla finestra perché non sapeva quante volte nel corso della notte Alecto si sarebbe alzata per andare in bagno e quindi preferiva lasciarle campo libero per non essere svegliata.

Sollevò lo sguardo dalla valigia e vide la sua compagna di stanza intenta a sistemare la camicia da notte sotto il cuscino. 

“Ci prepariamo per la piscina?” domandò mentre recuperava il suo bikini e il copricostume. Alecto estrasse il costume acquistato in aeroporto dal sacchetto di Victoria Secret con un sorriso a trentadue denti e si avviò ancheggiando verso il bagno. 

“Ti vedo molto agguerrita,” esclamò Alexandra ridacchiando. “Adesso che siamo sole, puoi dirmelo, chi hai puntato?”

“Nessuno, Alex, voglio solo divertirmi. Sono stanca di essere rifiutata! Voglio guardarmi allo specchio e sentirmi figa. Al diavolo gli uomini!”

“Mi sembra un approccio molto saggio. Insomma, se non fosse accaduto quello che sai con Rodolphus… e poi, a dirla tutto, chi mai si aspettava che con Rod sarebbe accaduto… beh… questo… Meglio le cose inaspettate, no?” 

“Decisamente.”

“Com’è Rodolphus?” domandò Alecto, “Come fidanzato, intendo, è noioso come dice Bellatrix?” 

Era qualcosa di cui non riusciva a capacitarsi, tutti le dicevano che Rodolphus era noioso, ma lei non si era mai divertita tanto in compagnia di qualcuno. Anzi, per la prima volta, non sentiva il bisogno di fuggire via e di ritagliarsi spazi per stare da sola. C’erano dei momenti in cui condividevano il silenzio, immersi nelle loro letture, e questa le sembrava la più intensa forma di intimità che avesse mai raggiunto con qualcuno. 

“Io lo trovo perfetto,” sospirò.

“Si vede che siete noiosi uguale.”

“Non è da escludere,” convenne. Tuttavia, lei non si sentiva noiosa, faceva tantissime cose interessanti con Rodolphus. Provò a metterne al corrente Alecto per sondare la reazione mentre infilava il bikini. “In questi giorni abbiamo prenotato i biglietti per la stagione teatrale dividendoci tra prosa, musical, concerti e opera.”

“Noiosi!” le arrivò l’urlo dal bagno strappandole una risatina. 

Chissà cosa facevano le persone divertenti, si trovò a domandarsi.

In pochi minuti, erano in direzione della piscina: avevano appena due ore di relax prima del pranzo e prima di doversi preparare per la sessione pomeridiana degli incontri nella sala congressi. 

Quando arrivarono a bordo piscina, Regulus e Barty avevano preso il controllo di tutta l’area insieme ad Evan Rosier e quello che aveva tutta l’aria di essere il fratello di Rodolphus. Alexandra cercò con lo sguardo il suo fidanzato e lo trovò intento a polemizzare con Antonin Dolohov.

“Siamo appena arrivati, siete già alle strette?” domandò scherzando, posò una mano sul braccio di Rodolphus per cercare un contatto fisico e riportarlo con i piedi per terra.

Dolohov però sembrava non intenzionato a desistere: “Io non so come fai a sopportarlo, Alex. Sei una santa, te lo dico! Non ha fatto altro che lamentarsi.”

“Aspetta che si accorga che c’è suo fratello…” scherzò attirandosi un’occhiata allarmata da parte di Rodolphus che, dopo pochi istanti, mise a fuoco la presenza del nuovo arrivato. “Tu cosa ci fai qui?” 

“Ciao, Rodolphus, anch’io sono felice di vederti.” Il sorriso sarcastico di Rabastan sembrava in cerca di un appiglio per pungolare il fratello. Alexandra comprese di essere finita nei guai quando gli occhi verdi di lui si posarono proprio su di lei. “Uh, Alex, che piacere rivederti. Un giorno ti incontrerò vestita e non ti riconoscerò!”

Arrossì per l’imbarazzo. A peggiorare le cose, la battuta era stata ascoltata praticamente da tutti i colleghi, Bellatrix compresa che si avvicinò incuriosita, gustandosi l’imbarazzo di Rodolphus: “In che senso l’hai vista svestita?” 

Rabastan, evidentemente, non vedeva l’ora di raccontare di quando si era precipitato a casa di Rodolphus, allarmato dal fatto che non rispondesse al telefono e di come l’avesse trovato impegnato a fare i pancake a una fanciulla in deshabillé. 

“I pancake?” domandò Bellatrix con un sopracciglio alzato. “Rod, stavi sul serio preparando i pancake?”

“Ci sono persone, persone deliziose, che apprezzano questi pensieri, sai, Bellatrix?” rispose Rodolphus evidentemente piccato per i suoi trascorsi con Bellatrix.

Alexandra decise di sostenerlo e aggiunse allegra: “Ed erano anche buoni!” Allungò una mano verso Rodolphus e gli fece segno di seguirla in piscina. In certi casi, la fuga era la migliore soluzione possibile. 

“Ma Rabastan non ci ha ancora detto cosa ci fa qui!” esclamò Rodolphus che aveva interrotto la sua fuga verso l’acqua e la teneva ferma con un braccio intorno alle spalle.

“Perdi colpi, fratello, sono stato invitato per fare la cronaca di questo evento,” ridacchiò mentre Bellatrix punzecchiava il fianco di Rabastan e gli faceva cenno di andare in piscina. 

Uno dopo l’altro, finirono tutti in acqua, chi tuffandosi, chi entrando cautamente, chi, come Alexandra, gettata di peso da Evan Rosier che approfittò della distrazione di Rodolphus per prenderla in braccio e farla precipitare in acqua tra le urla e gli insulti di lei. Evidentemente, non voleva restare troppo a lungo tra le sue grazie, tornando a prendere posto nella lista nera di colleghi da evitare. 

Seduto sul bordo della piscina, con i piedi ammollo nell’acqua, Regulus Black si stava godendo il primo aperitivo della giornata quando Barty gli afferrò i piedi e lo tirò dentro l’acqua tra le risate e gli schiamazzi di Rodolphus, Rabastan ed Evan.

Barty tirò fuori dei palloni gonfiabili con gli unicorni disegnati, proprio quelli dell’invito, impressionando Rabastan per la coerenza dell’immagine e per il tipo di merchandising che era stato ideato in correlazione con l’evento. 

“Non si diventa unicorni tutti i giorni!” esclamò Barty allegro lanciando i palloni. 

Fu l’arrivo di Alecto Carrow in piscina con il suo nuovo costume da bagno a far cadere un silenzio strano tra i ragazzi. 

“Alecto… wow!” esclamò Evan.

“Stai benissimo!” aggiunse Rabastan, attirandosi un’occhiataccia da Evan. “Lestrange, stai lontano dal nostro ufficio Risorse Umane!”

In quel contesto rilassato, il taglio sexy del costume di Alecto non era passato inosservato. Alexandra controllò la reazione di Rodolphus che, tuttavia, sembrava più divertito dal battibeccare di Rabastan ed Evan che dal costume di Alecto. Si scoprì a tirare un sospiro di sollievo benché razionalmente sapesse di non avere motivi per essere gelosa. Eppure, quella sua insicurezza la portava ad attendersi il peggio quando c’era Bellatrix, o quando tutti avevano apprezzato Alecto, perché dopo tutto, lei non era appariscente, e c’era una vocina dentro di lei che le sussurrava che se Rodolphus stava con lei era frutto di un caso e che sicuramente nel mondo c’era una donna più bella, più intelligente, più sensuale di lei che sarebbe stata una fidanzata migliore.

Fu Barty a riportarla al presente saltandole addosso e facendola finire con la testa sott’acqua. 

“Lo so che stai pensando a qualcosa!” le urlava da sopra l’acqua mentre Alexandra si dimenava per tornare in superficie. Non appena ebbe ripreso fiato gli urlò: “Puoi stare certo che ora penserò solo a come eliminarti!”

Barty rideva e si faceva scudo con Regulus degli schizzi di Alexandra che nella sua foga vendicativa non si accorse di finire contro Tom.

“Turner!” la riprese seccato dagli schizzi. “Almeno da te mi aspetto un certo contegno! Crouch, smettila di fare il clown, hai trasformato una convention di nerd in un asilo!” 

Bellatrix ridacchiava dal lettino su cui era stesa.

“S-scusa, Tom,” mormorò Alexandra riprendendo un immediato contegno. Decise di uscire dall’acqua e di raggiungere Rodolphus che era appena tornato dalla doccia. “Cosa è successo? Cos’è quell’espressione?” le domandò non appena la vide.

“Beh, Barty ha tentato di affogarmi e mentre cercavo vendetta sono finita addosso a Tom.” Rodolphus ridacchiò mentre Alexandra si mostrava offesa: “Non è divertente!”

“Dipende da come immagini la scena,” le obiettò.

Alexandra alzò gli occhi al cielo. “Oh, non fare il legale!” 

Scoppiarono a ridere insieme. Rodolphus l’attirò a sé per posarle un bacio sulla fronte. “Vieni, approfittiamo di ogni minuto possibile, prima che ci separino.”

Un tossicchiare imbarazzato interruppe il loro contatto, costringendoli a recuperare una distanza di sicurezza decorosa. “Desolata di dovervi interrompere, ma dobbiamo andarci a preparare per il pranzo.”

“Carrow, tu vuoi proprio farti odiare, vero?”

“Scusa, Lestrange, niente di personale, ma Tom mi ha dato il compito di gestire l’organizzazione e capirai che non posso deluderlo.”

Alexandra e Rodolphus si scambiarono un’occhiata mentre si alzavano con gli altri e si incamminavano verso l’hotel. “A che piano sei?” le domandò mentre aspettavano l’ascensore. “Al settimo, stanza 708.”

“Stanza 709,” le sussurrò. “Mi permetta, mademoiselle, di scortarla fino in camera.” Alexandra annuì divertita: “Oui, merci, monsieur!” 

Cercava di fingere indifferenza mentre Rodolphus le sfiorava la schiena e la guidava verso l’ascensore che, in modo del tutto insperato, riuscirono a prendere da soli approfittando della poca intimità per scambiarsi qualche bacio. Sapere che in quelle poche ore avrebbero dovuto dormire in camere separate non faceva altro che incrementare il desiderio che Alexandra aveva di Rodolphus. Lo aveva osservato in piscina e aveva tremato sotto il tocco di lui in acqua, nulla di paragonabile agli agguati di Barty o allo scontro con Tom che pure aveva fatto balzare Bellatrix come se si fosse seduta sugli spilli. E nemmeno era paragonabile al modo in cui Evan Rosier l’aveva fatta precipitare nella piscina. 

Camminavano lungo il corridoio scambiandosi sguardi mentre cercavano di portare la mente verso un terreno meno pericoloso e più consono a eventuali incontri fortuiti: il discorso che Rodolphus avrebbe dovuto tenere sul palco della convention. Avevano provato quel discorso un’infinità di volte e lo avevano costruito lavorando sui messaggi, il ritmo, l’intonazione della voce fino a renderlo perfetto per Rodolphus che, adesso, era fantastico.

Davanti la porta della camera venne intercettata da Alecto che lanciò un’occhiata ammonitrice a Rodolphus e Antonin ricordando loro che tutti, indefettibilmente, dovevano indossare la t-shirt con gli unicorni. 

Così, si asciugarono, si cambiarono e indossarono un paio di pantaloni e la t-shirt nera con gli unicorni stilizzati verde acido, per richiamare i colori dei primi schermi, il codice di programmazione, alla Matrix, il film con cui Barty era fissato. 

Quando scesero a pranzo, notarono che il ristorante dell’hotel si era riempito di giovani con le magliette nere e gli unicorni e Alexandra rimase impressionata dal constatare quante persone lavorassero per la loro azienda. Negli uffici amministrativi erano il solito gruppetto, ma ai piani inferiori o dalle più disparate località del mondo, stuoli di programmatori, tecnici, content creator, creativi, grafici e impiegati davano vita e corpo a quelle che erano le loro direttive.

“Siamo tantissimi,” mormorò sorpresa guardandosi intorno.

“Non dirlo a me che ho dovuto assumerli uno dopo l’altro,” sospirò Alecto un po’ annoiata mentre cercava un tavolo in cui potersi sedere. Trovarono un lungo tavolo occupato solo da Evan Rosier che chiacchierava con Rabastan Lestrange, Barty e Regulus e decisero di unirsi al gruppetto di colleghi. Rodolphus e Antonin si unirono a loro poco dopo, quando loro avevano già finito di mangiare gli antipasti.

“Avete fatto ritardo per via della doccia?” li provocò Alecto. Barty ridacchiò e diede una gomitata a Regulus, sembrava che loro due sotto la doccia si fossero divertiti molto, a differenza di Rodolphus e Antonin che avevano un’espressione torva.

“L’ingegner Dolohov impiega un sacco di tempo sotto la doccia.”

“Ho detto che mi stavo sistemando la barba. Se ti serviva la doccia potevi accomodarti.” Rodolphus alzò gli occhi al cielo e si fermò dal dire qualcosa che, a giudicare dalla sua espressione, non doveva essere nulla di carino. 

“Alla fine sei riuscito a fare la doccia?” gli domandò Alexandra, curiosa di sapere se fosse riuscito a eliminare il cloro della piscina. Rodolphus annuì mentre infilzava il merluzzo con la forchetta, domandò risentito: “Non si vede?”

“Sì, mi sembravi troppo in ordine per essere reduce dalla piscina,” si affrettò a dire, cercando di essere diplomatica e di non peggiorare l’umore di Rodolphus. C’era da dire che quel contrattempo doveva averlo distratto dalla tensione per il discorso da tenere sul palco.

Regulus cercò di riportare l’argomento su terreni più piacevoli chiedendo a Evan Rosier se venisse spesso in Costa Azzurra. Evan sembrava non aspettare altro e monopolizzò il resto del pranzo raccontando gli aneddoti delle sue estati passate al punto che si ritrovarono poco dopo nella sala congressi senza quasi accorgersene.

Il pomeriggio venne inaugurato da un discorso introduttivo di Tom Riddle che diede la visione dei prossimi anni e su ciò che attendeva la Legilimens. Lo scenario del mercato era in rapido cambiamento, così come i bisogni dei clienti ed era necessario farsi trovare preparati. Illustrò alcuni elementi tecnici del nuovo software che mandarono in brodo di giuggiole Bellatrix, Barty e gran parte dei programmatori presenti. 

Alexandra ascoltava interessata e cercava di comprendere le implicazioni in termini di conformità alle normative sulla protezione dei dati personali. Alcuni progetti li aveva esaminati allo stato embrionale ed era incredibile osservare il modo in cui avevano preso corpo. 

Tom invitò Antonin e Rodolphus a salire sul palco: il momento dei loro discorsi era arrivato. Antonin iniziò a illustrare il percorso di crescita che aveva fatto l’azienda, dai primi prodotti a quelli attuali e mentre parlava si sentivano i gruppi di programmatori lasciarsi andare a esclamazioni di soddisfazione ogni volta in cui veniva citato un loro progetto. 

“Certo che Tom è un figo…” disse Barty sottovoce a Regulus. “Guarda bene il suo profilo, l’eleganza con cui si muove sul palco…”

“Beh, nemmeno Rodolphus è male,” gli rispose Regulus. Alexandra cercò di resistere all’impulso di voltarsi verso Barty e Regulus. Era palese che quello fosse uno sciocco tentativo di Barty di provocarla e che Regulus, come sempre, stava al gioco. Lo sguardo, tuttavia, cadde sul bicipite di Rodolphus, sul suo petto ampio, enfatizzato dalla t-shirt leggermente stretta. Alexandra sentì il respiro mancarle. 

“Insomma, capisco perché Alex è così presa da lui. Se osservi il suo bicipite puoi immaginare di essere alzato contro il muro…” 

Uno sbuffo divertito di Bellatrix interruppe il discorso di Regulus. “Suvvia, Rod può alzare al massimo il bicchiere… è grosso ma innocuo…” 

Alexandra si morse un labbro infastidita da quel commento che sottolineava ancora una volta i trascorsi passati con Rodolphus. Se c’era qualcuno che avrebbe avuto il diritto di commentare il braccio di Rodolphus, o qualsiasi altra cosa relativa a Rodolphus, era proprio lei, la sua attuale fidanzata e non i colleghi o, men che meno, la sua ex ragazza. 

La sua mente la distrasse da quei pensieri e le offrì il ricordo di tutte le volte in cui Rodolphus l’aveva sollevata sulla scrivania dell’ufficio, contro la porta di casa, tra gli scaffali dell’archivio contratti. Alzò lo sguardo verso Rodolphus che aveva appena terminato il suo discorso tra gli applausi del pubblico. Tornò a prendere posto accanto a lei e le domandò: “Come sono andato?”

“Alla grande,” mormorò prima che le sue labbra venissero chiuse da un bacio. “A cosa pensavi mentre parlavo? Avevi l’espressione di quando sei eccitata.”

“Che questa maglietta ti sta molto bene… e che vorrei togliertela…” sussurrò in rimando. Si scambiarono un sorriso e intrecciarono le dita. Dovevano fare i bravi e comportarsi da persone civili che sapevano stare in compagnia degli altri. Alexandra trasse un profondo respiro e si disse che l’indomani si sarebbe fatta sollevare contro tutte le pareti di casa. 

Il resto del pomeriggio trascorse con i discorsi delle altre divisioni e delle varie società del gruppo. La Legilimens avrebbe dato corso a una serie di acquisizioni per consolidare la posizione e affermarsi come punto di riferimento del mercato. Persino il gruppo editoriale per cui lavorava Rabastan era stato acquistato. 

“Altro che fare la cronaca…” commentò Rodolphus con un filo di sarcasmo nella voce mentre stringeva ancora di più la sua mano e si sporgeva verso di lei per commentare passo passo i discorsi degli altri. Era bello sentirsi complici, sentire il resto del mondo svanire intorno a loro, almeno finché le sessioni pomeridiane non terminarono e dovettero tornare in camera a cambiarsi per la cena e la serata danzante.

Alecto, come si suol dire, aveva sfoderato l’artiglieria pesante: per la cena e il dopocena aveva deciso di indossare un abito fasciante bianco che le arrivava sotto il ginocchio e che lasciava ben poco spazio all’immaginazione.

“Caspita,” mormorò Alexandra nell’osservarla. Lei, come sempre, aveva optato per un abito blu con la gonna che scendeva morbida sui fianchi. Insomma, era pur sempre una festa aziendale e si sarebbe sentita a disagio nell’eccedere solo perché erano a Saint Tropez. Tirò un sospiro di sollievo nel momento in cui vide Rodolphus che indossava il solito completo blu con una semplice camicia bianca. Si sorrisero nel vedere che avevano fatto valutazioni del tutto simili e mantenuto un look business. Qualcuno li avrebbe definiti noiosi e il pensiero le strappò un sorriso.

Allo stesso modo, Tom indossava un completo giacca e pantalone nero abbinato a una camicia altrettanto nera con un look total black che lasciò Barty a bocca aperta. Bellatrix indossava un abitino corto e scollato, nero come l’abito di Tom, e sedeva al suo fianco con il solito sguardo compiaciuto. 

Alexandra continuava a ripetersi di non dover temere il confronto con Bellatrix, che Rodolphus aveva scelto e voleva lei e soprattutto Bellatrix era stata ben felice di liberarsi del suo fidanzato. Eppure, la trovava così bella, geniale e sexy da sentirsi continuamente inadeguata. Il più delle volte scacciava quella sensazione osservando Rodolphus e sentendosi grata per le attenzioni e l’amore che riceveva da lui. Persino in quel momento, mentre cenavano tutti insieme, Rodolphus cercava di coinvolgerla in una discussione che aveva intavolato con Regulus su alcuni punti da portare in Consiglio di Amministrazione. 

“Smettetela di parlare di lavoro,” intimò Antonin, seduto accanto a Bellatrix che, invece, era intenta a raccontare a Evan e Rabastan l’ultima impresa che aveva compiuto blackhat_51. 

Fortunatamente, il resto della serata fu più movimentato della cena. La sala congressi si era trasformata in una specie di discoteca con tanto di luci stroboscopiche e dj-set. 

Rodolphus si presentò con un paio di gin tonic e bevvero mentre osservavano gli altri riscaldarsi. Solo quando l’alcol iniziò a fare effetto si lasciarono andare e danzarono insieme ai colleghi. Era divertente volteggiare e saltellare insieme a Rodolphus, Evan, Barty, Regulus. Alecto era scatenata e persino Bellatrix e Tom erano stati visti ballare. 

Rabastan diede il meglio di sé coinvolgendo delle ragazze dello staff di comunicazione e mandando su tutte le furie Barty che era gelosissimo delle sue content creator. “Non me le rovinare, Lestrange!” gli urlava mentre le due ragazze ridevano e cercavano di tranquillizzare il loro capo. Evan si unì al gruppetto che si allargò ulteriormente mentre Rodolphus la prese per mano e le chiese se aveva voglia di fare due passi con un altro bicchiere di gin tonic.

Le luci del giardino illuminavano fiocamente la piscina creando un’atmosfera intima; sui lettini, ancora sparsi lungo il perimetro, c’erano gruppetti di persone intenti a fumare, chiacchierare e qualche coppietta che si lasciava andare ad alcune effusioni.

“Questa situazione mi ha fatto riflettere, sai?” le disse Rodolphus mentre si fermava vicino il trampolino, in disparte rispetto alle altre persone. Alexandra prese un sorso di gin tonic e sollevò un sopracciglio incuriosita. “Su cosa?” 

“Pensavo che non mi piace questa separazione.”

“Rod, è solo una notte. Domani saremo a casa.”

“Non mi riferivo solo a questa notte.” 

Rodolphus si soffermò a guardare l’acqua immobile della piscina, alzò lo sguardo verso il bar affollato di colleghi in fila per l’ennesimo cocktail. “Oramai sono trascorsi sei mesi da quando stiamo insieme, anche se consideriamo le tre settimane di… ehm… interruzione.” Non amavano ripensare a quel periodo, ogni volta che vi facevano riferimento finiva per scendere un silenzio carico di tristezza al ricordo di tutto quel dolore che avevano provato.

“Ma ci vediamo praticamente tutte le sere,” provò a ricordargli. Non aveva assolutamente idea di dove volesse arrivare. Era forse scontento del loro rapporto? Alexandra iniziò a preoccuparsi.

“A casa tua, o a casa mia,” le disse. Rodolphus le prese una mano mentre la guardava con i suoi occhi neri e profondi. “Quello che sto cercando di dire è che questa separazione mi ha fatto pensare a quanto vorrei una casa nostra.”

“Mi stai chiedendo…” Alexandra non sapeva come formulare quella frase, aveva paura di terminarla, di fraintendere, di scoprire di non essere pronta.

“Di andare a vivere insieme, Alex.”

Il primo pensiero che le attraversò la mente fu la consapevolezza che un affitto vantaggioso come quello che aveva non lo avrebbe trovato in tutta Londra e che, dopo tutto, lei non voleva lasciare la sua casa. 

“Cosa ne pensi?”

“Rod, è… è un passo importante. Mi piacerebbe, sì, ma mi spaventa lasciare la mia casa, il mio quartiere.”

“Posso venire a stare da te e se valuteremo di aver bisogno di una casa più grande, ci trasferiremo, anche rimanendo a Bloomsbury.”

“Vuoi lasciare Southwark?”

“Voglio stare con te, Alex, non mi importa dove o in quale casa. Voglio solo sapere che ogni mattina mi sveglierò con te e ogni sera ci coricheremo nello stesso letto.”

“Oh, Rod…” Alexandra si strinse a lui e inspirò il profumo che tanto amava. Sentì le braccia di Rodolphus stringerla e le mani accarezzarle la schiena. Sì, anche lei voleva dormire tutte le sere con lui, fare colazione mentre organizzavano la loro giornata, pianificare i fine settimana o semplicemente cenare insieme e guardare un film.

Si allontanò da lui per guardarlo negli occhi e strinse le sue mani tra le proprie mentre gli diceva: “Lo voglio anch’io. Va bene, domani andremo a prendere le tue cose e le porteremo a casa a Bloomsbury.” Non voleva partire chiamando mia quella che sarebbe diventata la loro casa.

Rodolphus ricambiò la stretta delle sue mani, scosse la testa, il sorriso assunse una punta di malizia: “Oh, no, Alex, domani torniamo a casa, a Bloomsbury, e io voglio recuperare il tempo di questo weekend.” Alexandra trattenne una risata per dargli modo di continuare. “In settimana passerò a recuperare le mie cose. Posso anche tenere la casa per un po’ di tempo, se vuoi vedere come va e stare tranquilla.” Scosse la testa e lo rassicurò: “Non ho bisogno di tempo, sono sicura, sarà la nostra casa.” 

Si sollevò sulle punte per andare incontro a Rodolphus, si scambiarono un bacio nella penombra della piscina. Non si era mai sentita tanto felice.

“Ragazzi, vi siete imboscati?” 

La voce di Rabastan li riportò bruscamente al presente. Alexandra si voltò verso il nuovo arrivato e notò che Rodolphus le impedì di sfilare la mano dalla propria continuando a stringerla. 

“Stavo chiedendo una cosa ad Alexandra,” commentò seccato.

“E non potevi aspettare?”

“No. Non potevo aspettare.”

“Venite?”

Alexandra sorrise a Rodolphus e gli domandò: “Andiamo?” Trattennero un sorriso ma poi entrambi annuirono in direzione di Rabastan. 

Quanto accadde dopo fu piuttosto confuso. Ci fu un altro gin tonic e tanta musica, e risate, e Bellatrix che ballava in modo indecente addosso a Tom che, tuttavia, non sembrava affatto infastidito da quel contatto fisico. 

Rodolphus però non guardava minimamente la sua ex fidanzata, era concentrato su di lei, forse già proiettato alla loro imminente convivenza. Fu proprio il sorriso di Rodolphus, il solletico di Regulus e il modo in cui Barty la riportava con i piedi per terra a farle perdere la cognizione del tempo.

Solo verso le tre di notte, quando la stanchezza iniziò a prendere il sopravvento, Alexandra si voltò verso Barty: “Hai visto Alecto?” Il suo amico scosse la testa e Regulus aggiunse: “Credo che sia tornata in camera, perché?”

“Ha lei le chiavi della stanza,” mormorò mentre si incamminava verso gli ascensori. Si voltò verso Rodolphus che era intento a parlare con Rabastan e si disse che si sarebbero visti l’indomani, che non aveva senso distrarlo e ricordargli che non avrebbero dormito insieme. 

Avrebbe mandato un messaggio della buona notte sul telefono, le sembrava qualcosa di romantico. 

Nell’ascensore sorrideva allo specchio e sospirava nel pensare che lei e Rodolphus avrebbero iniziato a vivere insieme. Se ripensava al giorno in cui era entrata alla Legilimens e il suo sguardo aveva incrociato quello di Rodolphus, al modo in cui il suo stomaco aveva sobbalzato quando lui le aveva rivolto la parola, Alexandra era pronta a giurare che l’amore a prima vista esistesse, anche se aveva bisogno dei suoi tempi. Erano trascorsi due anni da quel giorno, durante i quali Alexandra aveva soppresso sistematicamente ogni speranza e aspettativa su Rodolphus, nonostante ignorasse che lui fosse impegnato con Bellatrix. Si era ripetuta fino allo sfinimento che le relazioni con i colleghi erano sbagliate e che lei non era il genere di persona che ci provava con uno della dirigenza. Aveva mantenuto un atteggiamento cortese e professionale, finché tutto non era precipitato durante l’ultima negoziazione con gli americani. 

Scacciò il ricordo di Rodolphus che la sollevava sul tavolo della sala riunioni mentre la baciava, altrimenti Alecto l’avrebbe presa in giro o, peggio ancora, costretta a raccontare l’accaduto elencando, punto per punto, le norme delle policy interne che avevano violato. 

Si sorprese quando trovò la serratura chiusa. Sospirò pensando a quanto sarebbe stato spiacevole svegliare Alecto. Guardò il suo telefono. Era pieno di notifiche: nel gruppo dei colleghi Barty aveva condiviso una marea di foto buffe. Trattenne una risatina e poi sentì un sospiro provenire dalla sua camera. Avvicinò l’orecchio alla porta e sentì quelli che, al di là di ogni dubbio, erano dei gemiti di piacere.

Lasciò aderire l’orecchio contro la porta cercando di amplificare i suoni creando una specie di cono con le mani e sentì che Alecto non era sola, era con qualcuno. 

“Cosa stai facendo?”

La voce di Rodolphus la fece sobbalzare. “Shhh!” sottovoce aggiunse: “Alecto sta facendo sesso con qualcuno e io sono rimasta chiusa fuori.”

“Non sarebbe successo se ci avesse messo in camera insieme e se lei si fosse presa una stanza singola. Vedi perché stamattina ero arrabbiato?”

“Non mi pare il momento di polemizzare, Rod, sono senza un posto dove dormire.”

“Ti posso ospitare io.”

“Ma dormi con Dolohov.”

“Si ma sono letti separati, per fortuna, e anche abbastanza ampi. Insomma, non credo che Tony possa rifiutarti un po’ di ospitalità. Probabilmente starà già dormendo.” Rodolphus aprì la porta ed esclamò: “In realtà non è nemmeno tornato. Dai vieni.”

“Ma non ho niente per la notte, non posso nemmeno struccarmi!”

Rodolphus alzò gli occhi al cielo: “Non vedo come rimanere nel corridoio possa cambiare queste cose. Vieni, ti presto una maglietta e il bagno, mi perdonerai se sono sprovvisto di struccante, ma ti ho già vista con i postumi di una serata impegnativa.”

Non era in grado di resistere all’ironia di Rodolphus che riusciva a rendere bello anche un momento del genere. Certo, avrebbe potuto bussare alla porta e costringere Alecto a interrompere lo spasso, perché se quella mattina proprio la Carrow aveva sottolineato che erano lì per stare con i colleghi e non per divertirsi, e allora doveva essere coerente. Tuttavia, lo sguardo di Rodolphus, con cui la invitava a entrare in camera sua e la prospettiva di dormire stretta a lui, di svegliarsi tra le sue braccia ebbero la meglio.

Cercò di struccarsi alla meno peggio strofinando acqua, sapone e carta igienica sul viso, sicura che l’indomani avrebbe avuto la pelle arrossata. Infilò la t-shirt di Rodolphus e lo raggiunse sotto le coperte il prima possibile, temendo di essere sorpresa da Dolohov. Bastò poggiare la testa sul cuscino e scambiarsi il bacio della buonanotte con Rodolphus per scivolare in un sonno profondo.

La mattina seguente, Alexandra si risvegliò riposata e sufficientemente lucida da accorgersi che doveva entrare in camera per recuperare le sue cose, fare colazione e lasciare la camera. 

Così, recuperò il suo abito e uscì diretta verso la sua stanza con la stessa foga che avrebbe avuto se l’hotel stesse andando a fuoco. 

“Apri! Alecto, apri!” urlò battendo la mano contro la porta. “Apri! Non mi importa se stai dormendo!”

“Cos’è questo casino?” La voce di Alecto arrivò alle sue spalle, Alexandra si voltò verso la collega e la vide sorridente, riposata che rientrava dalla colazione con Dolohov. “Sembri un panda, Turner,” le fece notare, mandandola ancora di più su tutte le furie.

“Mi hai chiuso fuori per tutta la notte!” obiettò ancora più arrabbiata. “Dammi la chiave della stanza!”

Alecto le passò la chiave e le domandò: “Dove hai trascorso la notte?”

“Ringrazia Rodolphus che mi ha ospitato o sarei rimasta nel corridoio,” disse mentre correva in bagno a recuperare il suo beauty case. Inorridì nel vedere che i teli erano stati utilizzati. “Chi ha usato il telo della doccia?”

“Tu dopo la piscina?” 

“Li hanno cambiati durante la cena, siamo in un cinque stelle, non in una pensione.”

Alecto alzò gli occhi al cielo e ammise riluttante: “L’ho prestato ad Antonin.”

“Cosa? Eri con Antonin?”

“Non sono affari tuoi, Turner!”

“Oh, sì che lo sono, io e Rodolphus siamo stati buoni e in silenzio perché credevamo che da un momento all’altro sarebbe arrivato Dolohov in camera e invece voi eravate qui a divertirvi! Potevate mandarci un messaggio!”

“Ti pare che siano cose premeditate? Sono cose che capitano sull’impulso del momento!”

Alexandra scosse la testa e si fermò, consapevole che a polemizzare con Alecto avrebbe perso solo il tempo per fare colazione. Si infilò una maglietta e un pantalone, chiuse la valigia e andò verso la sala ristorante con un nervo per capello. Fu accolta dallo sguardo preoccupato di Barty: “Sembri un panda, tesoro, chi ti ha fatto piangere?”

Alexandra si versò una dose generosa di caffé e sbuffò: “Nessuno. Ieri sera Alecto ha pensato bene di chiudersi in camera mia con Dolohov e fare baldorie per tutta la notte.”

Le sopracciglia di Regulus e Barty scattarono in alto in sincrono e Regulus aggiunse: “Ti prego, mi va di traverso la colazione. Non voglio immaginare certe scene.”

“Non sarai rimasta chiusa fuori?”

“Sì, per fortuna Rodolphus mi ha ospitata,” continuò rivolgendo uno sguardo carico di gratitudine a Rodolphus che stava prendendo posto accanto a lei. Barty e Regulus lo salutarono con un cenno del capo. “Resta il fatto che mi sono struccata solo stamattina, in fretta e furia, per non perdere la colazione.”

“Io non vorrei dirti che mi devi dare retta,” le disse Barty, “ma, sì, mi devi dare retta: quante volte ti ho detto che in borsa devi tenere sempre le salviettine umidificate? Non puoi mai sapere come evolve una serata e rischiare di svegliarti accanto a un uomo con la tua forma panda.”

“Scusa se ho pensato che a una convention aziendale non ne avrei avuto bisogno perché avevo una stanza con tutte le mie cose.” Il sarcasmo era il solo freno che le impediva di perdere del tutto le staffe anche con Barty e Regulus. Perché nessuno si mostrava solidale con lei? Stavano a sindacare cosa avrebbe o non avrebbe dovuto fare, ma nessuno sembrava capire il suo fastidio.

“Avresti dovuto andare alla reception e farti dare una seconda chiave,” le disse Regulus.

“E assistere all’accoppiamento Carrow-Dolohov? No, grazie.”

“Però le avresti dato fastidio…” aggiunse Barty con l’aria divertita. 

“Alex non è come Alecto,” intervenne Rodolphus. “Antonin poteva avvisare, Alecto poteva avvisare, avremmo capito, ci saremmo rilassati e non avremmo dormito immaginando che Antonin potesse tornare in camera da un momento all’altro. L’irritazione di Alexandra va oltre lo struccante, e non è un po’ di matita sotto gli occhi a farmi fuggire.”

“Oh, cielo, non iniziate,” intervenne Barty mimando un conato di vomito. “Lestrange, io te lo dico, ho sopportato tre settimane di pianto, lamentele e serate alcoliche per consolarla e poi altrettante in cui mi raccontava persino i colori delle sue dannate farfalle nello stomaco. Non voglio sapere più niente, io ho dato. Finito. Chiuso. Tieniti Alex e non farla soffrire che diventa insopportabile.”

Il braccio di Rodolphus si allungò sulla sua spalla, le posò un bacio sulla guancia e poi Rodolphus si sporse verso Barty per dirgli: “Non ci penso nemmeno e, anzi, tu e Regulus sarete tra i primi ospiti delle nostre cene.”

“Cosa? Avete deciso di andare a vivere insieme?”

“Sì, diciamo che questa disavventura è stata illuminante sotto molti aspetti.”

Tra le braccia di Rodolphus, era impossibile rimanere di cattivo umore.

 
   
 
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