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Autore: drisinil    22/10/2022    3 recensioni
[kurotsuki] [nospoiler] [canonverse] [long: 2 capitoli/settimana]
«Signor è-solo-un-club sei senza parole?» lo provoca Kuroo. «Vuoi che brindi io per te? Però poi bevi tu!»
«Okay, ma solo se il brindisi mi piace» risponde Kei con arroganza, spingendosi gli occhiali sul naso.
Kuroo storce le labbra e si riprende la bottiglia, strappandola a Kei. «E' una sfida?»
«Se vuoi...»
Kuroo distende lentamente il braccio verso Kei, con la bottiglia in mano. Si schiarisce la voce e tenta di scostarsi dalla fronte il ciuffo di capelli, che però ricade subito al suo posto. «Al muro perfetto, che ferma la palla, la devia, la smorza o la costringe. Obbliga le traiettorie, crea pressione e controlla il gioco.»
Kei sorride, gli strappa la bottiglia e beve d'impeto.
E' il vino più buono che abbia mai bevuto, forse il più buono che berrà mai.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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24 - Riportami il guanto



16 novembre 2012
 

Il telefono squilla e Kei lo osserva muoversi da solo sul piano del tavolo della caffetteria; si sposta qualche millimetro ad ogni successiva vibrazione, mentre la suoneria aumenta di volume. Il nome del chiamante è in caratteri cubitali sullo schermo.

«Rispondi o no? Almeno zittiscilo!» abbaia il tizio seduto al tavolo accanto, di fronte a una ragazza con la gonna troppo corta e il naso troppo lungo. Kei lo guarda senza reagire, l'altro risponde con un gesto osceno, la ragazza sbuffa, il telefono smette di squillare.

Mentre cerca di mettere in ordine i pensieri, Kei continua a grondare acqua dai capelli e dai vestiti. L'addetto alle pulizie lo sta guardando in cagnesco da quando ha varcato la soglia, disseminando di impronte il pavimento lucido.

Ha appena ripulito gli occhiali dalla condensa e mandato giù il primo sorso di caffè quando il telefono riprende a squillare. Il tizio si volta di scatto e lo fulmina con uno sguardo assassino, Kei gli mostra il dito medio mentre risponde.

«Tsukki-kun, stai bene? Dove sei?» domanda la voce di Akaashi. Preoccupato, ma non ansioso.

«Non so come sto e al momento non so neanche esattamente dove sono. Lui è lì con te? Sta ascoltando?»

«Kuroo-san? No, non è qui. Ma ha chiamato centomila volte nell'ultima ora.»

«Ti ha raccontato tutto?»

«Quasi niente. Ha detto che è successo qualcosa che ti ha fatto scappare via da casa sua e non riesce a trovarti. Ti sta cercando dappertutto.»

«Dovrebbe smetterla di fare il buffone e pensare a suo nonno.»

«E' quello che gli ho detto io.»

Tacciono entrambi, per un tempo molto lungo, finché Akaashi non rompe il silenzio: «Ne vuoi parlare?»

«Non più di quanto tu voglia parlare con me di Bokuto.»

Dall'altra parte di nuovo silenzio, per diversi secondi. Poi una voce educata, formale e fermissima: «San. Bokuto-san, non è tuo fratello.»

«Okay. Scusami.»

«Hai un carattere di merda, Tsukki-kun. Credo di avertelo già detto» risponde Akaashi con encomiabile tranquillità.

«Stiamo dicendo che non faremo finta che quella telefonata ubriaca non sia mai avvenuta?»

«Vorrei poter dire che faccio schifo a fingere, ma non è vero. Sono un esperto. La verità è che con te preferirei evitare. E' uno spreco di energie.»

Nel linguaggio di Akaashi è praticamente un'offerta di amicizia. La prima che Kei abbia mai ricevuto, escluso l'attaccamento infantile di Yama.

«Concordo sul limitare gli sforzi non necessari. Quindi, sarò diretto: Kuroo. Non voglio vederlo. Non so se voglio parlarci. Sicuramente non voglio adesso

Akaashi esita. «Allora non andare alla stazione Omiya. Credo che ti stia cercando lì. Pensa che tu voglia tornartene a casa.»

Era il piano iniziale di Kei, correre a Osaki a leccarsi le ferite: seppellirsi in casa, leggere haiku fino a star male, studiare finché non bruciano gli occhi. Giocare a pallavolo. Murare tutte le veloci dei due idioti e rompersi un altro paio di dita. Un ottimo piano.

«Grazie.»

«Dimmi la verità: ti ha fatto qualcosa?»

«No» è la risposta istintiva. «Non direttamente. Non volontariamente. Almeno credo.»

«Va bene. Hai un posto dove stare? Posso fare qualcosa?»

Kei si sente così grato per queste domande, che all'improvviso vorrebbe vuotare il sacco con Akaashi. Raccontargli tutto, per filo e per segno, da marzo dell'anno scorso ad adesso. Ma è un'idea molto stupida.

«Non preoccuparti. Sono a posto.»

«Mn. Posso dirti una cosa?»

«Puoi.»

«Quando dico che ti sta cercando dappertutto, intendo letteralmente. Per tutta Nerima. A tutte le fermate d'autobus. In tutte le sale da tè. A quanto pare non hai portato l'ombrello, questo dettaglio lo fa impazzire. Ha persino litigato seriamente con Kozume-san, cosa che non succedeva da un sacco di tempo.»

«Hanno litigato? E perché?»

«Voleva che Kozume-san mettesse in campo le sue... diciamo amicizie virtuali, per hackerare la posizione del tuo telefono.»

«Stronzo maniaco.»

«Esattamente le parole che gli ha detto Kozume-san. E da qui è degenerato in lite. In realtà, penso che sappia di aver esagerato.»

«E' sempre eccessivo. Sempre sopra le righe. Così fottutamente... ingombrante.» commenta Kei. E mentre lo dice si rende conto che questi difetti li adora. Detesta ammetterlo a se stesso, ma essere oggetto di attenzioni così esplicite, così violente, così smodate lo fa incazzare di brutto e allo stesso tempo gli toglie il respiro.

«Già. Non so quanto bene lo conosci. Kuroo-san è la persona più determinata che mai incontrerai e una delle più irruente. Per questo qualche volta perde il senso del limite, come adesso. Personalmente, la cosa mi dà parecchio sui nervi. Il che non significa che non lo apprezzi o che non lo consideri un amico. In realtà è un ottimo amico.»

Per motivi che non riesce a decifrare con esattezza, le parole di Akaashi lo infastidiscono. «Che encomio, Akaashi-san. Non saranno troppe parole tutte insieme?»

«Sto sprecando fiato per te. Speravo lo apprezzassi. Vuoi lasciarmi finire o ti piace ascoltare solo la tua voce?»

«La mia voce mi piace molto, in effetti.»

«Allora la mia è superflua. Stammi bene.» dice Akaashi, inespressivo. Non è in collera, né innervosito. Sta usando il tono pacato dei dati di fatto.

«No, aspetta. Scusami. Vai avanti, per favore.»

Kei conta mentalmente le volte che ha chiesto scusa ad Akaashi da quando lo conosce. E' un record.

«Dicevo che il suo atteggiamento, spesso, mi dà sui nervi per la totale mancanza di umiltà e di... semplicità, diciamo. Non è la parola esatta, ma è la migliore che mi venga in mente. Kuroo-san sembra impulsivo ma la sua è piuttosto risolutezza, perché secondo me la sua vera natura è calcolatrice e in qualche modo avida, anche se non in senso materiale. E' uno che ottiene sempre quello che vuole, in un modo o nell'altro.»

Anche Kei lo pensa, e non riesce a considerarlo un difetto. Considera difetti la perenne mancanza di senso di opportunità di Bokuto, la sua energia sparsa senza misura, la sua ingenuità che confina con una stupidità gioiosa. Ma Akaashi manderebbe dei ninja a ucciderlo nel sonno, se dicesse ad alta voce una cosa del genere.

Akaashi prosegue: «Però una dote bisogna riconoscergli sopra tutte: è costante. In tutto quello che fa. Comprese le sue prestazioni, come studente o come atleta. Non è mai in balia dei suoi umori, mai volubile, risente pochissimo della pressione esterna. Io credo che sia costante anche nei sentimenti. Nell'amicizia lo è senz'altro.»

Kei sbuffa dal naso, infastidito. «Costante. Suvvia, circolano leggende metropolitane su quante ragazze ha avuto e poi mollato negli ultimi due anni.»

«Mn. E' vero. Ma per nessuna di loro...» Akaashi si interrompe. Qualsiasi cosa volesse dire, la ingoia. Riprende a parlare dopo una pausa, palesemente cambiando linea di pensiero. «Senti,  i dettagli della sua vita amorosa non li conosco e non sono qui per convincerti di niente: sei liberissimo di pensarla come credi.»

Kei non ha le energie per una replica salace. «Credo di essere una specie di animale esotico per lui. E non mi sono mai piaciuti gli zoo.»

Akaashi non risponde. Kei riprende, stancamente: «Come sta suo nonno? Lo sai?»

«Sua sorella è andata in ospedale, non so altro.»

«Okay.»

«Ora devo andare Tsukki-kun. Pensaci su. Comunque, tagliare i ponti non funzionerà, questa volta.»

«In che senso?»

«Che finché giocavi a distanza era un discorso. Ma ieri sei venuto da Osaki. Sei venuto tu. Significherà qualcosa. O meglio, cosa significa per te lo sai solo tu, ma per lui significa qualcosa. Ed è una persona determinata, lo abbiamo già detto.»

«Mi perseguiterà» deduce Kei.

«Qualcosa del genere, almeno finché non gli dici chiaramente e direttamente di smetterla. Ecco, io credo che si meriti almeno un chiarimento. Anche lui crede di meritarlo, e soprattutto crede che te lo meriti tu. Quindi pretenderà di dartelo.»

Kei non vuole chiarire proprio niente. Non c'è niente da chiarire in realtà. Se non che non ha intenzione di avere a che fare con Okamoto Ayumi. Se c'era bisogno di un segno del destino per tenerlo lontano da Kuroo, ebbene, il destino si è espresso molto chiaramente.

***

L'appartamento di Akiteru è piccolo, ma pieno di luce. Il sole gira fra le due finestre, le ombre si muovono trovando Kei seduto per terra, con la schiena appoggiata al muro, per ore nella stessa posizione, con le cuffie sulle orecchie e nessuna musica.

Alle tre meno un quarto del pomeriggio, la sveglia del cellulare suona. E' il memo che ha messo per ricordarsi del ritorno della salma ricomposta. A quest'ora anche il padre di Kuroo sarà di nuovo a casa.

Kei vorrebbe essere a casa propria pure lui. Così, schioccando le dita. Senza metropolitana, senza treno, senza autobus. Un teletrasporto direttamente nella sua stanza, possibilmente anche indietro nel tempo, all'altro ieri, a un mese fa, a prima dell'estate. A una decina di anni fa, grazie.

Per quanto ci rifletta, chiudere questa storia definitivamente è l'unica soluzione praticabile. L'unica che non lo costringa a penose spiegazioni e a tirare fuori ricordi che aspettano di morire di ipossia, chiusi a tripla mandata in qualche angolo remoto della mente.

Si addormenta esausto verso le cinque e si risveglia un'ora dopo sdraiato sul pavimento, infreddolito, con gli occhiali storti sul naso e con lo stomaco talmente vuoto che brucia come se avesse ingerito braci accese.

Quando abbassa lo sguardo e legge il nome ricamato sul maglione il cervello gli manda a tradimento una sequenza di quel mattino: la schiena di Kuroo inarcata, di profilo, mentre si leva di dosso il maglione, la maglietta sotto che si solleva a scoprire un lembo di pelle dorata sopra l'elastico dei pantaloni della tuta, sul fianco. Si intravede l'inizio dell'incavo degli addominali bassi, che poi prosegue da qualche parte sotto la stoffa. Il cuore accelera, il sangue gli arriva in mezzo alle gambe. Si sente così stupido che prenderebbe a testate il muro.

Il treno delle otto e mezza, a quello deve pensare. Ma Akaashi ha ragione: Kuroo non desisterà, se è convinto di dover dimostrare qualcosa, o di aver diritto a una spiegazione. 

Un messaggio vocale è la cosa migliore. Uno conciso, sintetico, che comunichi il concetto fondamentale: non ce l'ho con te, non è colpa tua, grazie, ma no grazie. Niente amicizia, niente visite di cortesia, niente tifo alle partite, assolutamente niente bagni degli stadi.

Kei impiega dieci minuti per scrivere un testo di tre righe, poi sblocca il numero di Kuroo.

In una sinfonia di trilli piovono tutti insieme  i messaggi dell'ultimo mese e mezzo: ottantacinque. Quarantantuno  solo oggi. Più due vocali, che Kei non ha la minima intenzione di ascoltare.

Vorrebbe evitare anche i messaggi. Li scorre rapidamente, cercando di non soffermarsi sui caratteri. Impossibile fare a meno di leggere gli ultimi.


15:10 TetsuKNeko

Hanno riportato la nonna. Vorrei che ci fossi. Vorrei vederti.


15: 43 TetsuKNeko

Hai lasciato qui un guanto.

Kei lo sa. Lo ha fatto di proposito. Un gesto stupido e infantile, ma voleva che qualcosa di proprio restasse lì a fare le sue veci.


16:01 TetsuKNeko

Sei già arrivato a casa?

C'è un ultimo messaggio vocale. Vorrebbe ignorarlo, ma le sue dita non obbediscono e premono sui tasti senza che possa fermarle.


16:16 TetsuKNeko Vocal Message 00:19

Senti Tsukki, volevo dirti che ci ho pensato e hai ragione tu. Non mi devi spiegare niente. Non mi devi raccontare per forza i fatti tuoi. E non voglio essere quello da cui scappi (sotto la pioggia, senza ombrello). Cazzo, vorrei l'esatto contrario! Ho capito che posso fare una sola cosa: aspettare. E quindi, beh, da ora smetto di romperti le palle e mi metto ad aspettare. Tu prenditela comoda: un mese, un anno, un secolo. Il tempo che ci vuole. Sono paziente . No, per niente. Ma questa volta sì. Ti aspetto, Tsukki, okay?

Altro che paziente. Chissà quanto resisterebbe ad aspettare.

Kei rilegge il testo che ha scritto per il proprio vocale e gli sembra che non vada più bene, che sia tutto sbagliato, una manifestazione di vigliaccheria sentimentale.

In realtà, con la coerenza di una banderuola al vento, Kei negli ultimi due minuti si è convinto che una spiegazione Kuroo se la meriti. Dopotutto, è vero che è stato lui a piombare a Tokyo senza preavviso. A essere fin troppo amichevole. Ed è anche vero che la reazione di stamattina era sproporzionata e teatrale.
 

18: 19 Tsukishima Kei

Ciao.

18: 21 TetsuKNeko

Tsukki! Cavolo!


18: 21 TetsuKNeko

Stai bene? E' tutto okay?


18: 21 TetsuKNeko

Sei a casa? Hai mangiato?


18: 22 TetsuKNeko

Hai preso tanta pioggia?


18: 22 TetsuKNeko

SCUSAMI! Scusami. Davvero. Parliamone.


18: 23TetsuKNeko

Okay. Sto zitto. Dimmi solo che stai bene.


18: 25 Tsukishima Kei

Sto bene.


18: 26 TetsuKNeko

Okay.


18: 34 Tsukishima Kei

Vorrei parlare.

18: 34 TetsuKNeko

Ti chiamo?

18: 35 Tsukishima Kei

No.


18: 37 Tsukishima Kei

Ho delle condizioni.

18: 38 TetsuKNeko

Tutte quelle che vuoi. Spara.

18: 39 Tsukishima Kei

Spararti potrebbe essere la soluzione più efficace.

18: 39 TetsuKNeko

Credo nella diplomazia.

18: 41 Tsukishima Kei

Per questo hai spaccato la faccia a Ushijima?

18: 41 TetsuKNeko

Come lo sai?

18: 42 Tsukishima Kei

So tutto.


18: 43 Tsukishima Kei

Condizioni: solo cinque minuti.

E mi dai la tua parola che dopo la smetti di fare lo stalker.

18: 43 TetsuKNeko

Va bene. Hai la mia parola. Ti chiamo?

18: 44 Tsukishima Kei

No.


18: 49 Tsukishima Kei

Di persona.

18: 53 TetsuKNeko

Okay, ho guardato i treni: posso essere a Osaki domani pomeriggio, se parto subito dopo la cerimonia.


19:00 TetsuKNeko

Va bene? Prendo il biglietto?

19:02 Tsukishima Kei

No.


19:31 Tsukishima Kei ha condiviso la sua posizione

19:31 Tsukishima Kei

Riportami il guanto.




***
NdA - Giuro che i prossimi tre capitoli NON sono flashback :D
 

 

   
 
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