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Autore: The Mad Tinhatter    10/09/2009    3 recensioni
"Sicuramente suo padre pensava che lei non l’avrebbe mai fatto, che non sarebbe mai stata tanto curiosa. Del resto, per lui era un semplice strumento da lavoro, e sicuramente non pensava che avrebbe mai attirato l’attenzione di sua figlia."
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap. 3: Shopping!


“You don’t have to be cool,
Don’t have to be smart,
Don’t need to know anything all the time,
It’s alright if you’re a little bit out of it,
I don’t care,

I just wanna be your friend….”
Friend – Kaitlyn
 
“Non devi essere cool,
Non devi essere intelligente,
Non c’è bisogno che tu sappia sempre tutto,
Va bene se sei un po’ fuori,
Non m’importa,
Voglio solo essere tua amica….”
La ragazza lo guardò, un po’ sorpresa dalla domanda. Cercò di restare calma.
Suo padre non aveva ucciso L, quello era evidente. Non sarebbe mai riuscito ad avere quella scrittura, nemmeno volendolo. Se anche lui avesse conosciuto suo padre, non avrebbe mai potuto pensare che fosse implicato nella sua morte, no?
- Allora? – le disse L.
Sayuri non si era resa conto di essere rimasta per circa un minuto a guardare il ragazzo, indecisa se rispondere con la verità o meno.
In fondo, non sarebbe mai riuscita a tener su una bugia così grande. Mentire spudoratamente non era nella sua natura.
- Oh, si, scusa… mio padre si chiama Light Yagami. Come ti ho già detto, lavora nella polizia. Mia madre, invece, si chiama Misa Amane. Se non la conosci, è solo perché non hai ancora guardato abbastanza televisione. È un’attrice piuttosto famosa. Comunque… come mai me l’hai chiesto?
Tombola, pensò L. Aveva trovato chi stava cercando. Quando si era reso conto di essere tornato in vita, non aveva certamente pensato di avere la soluzione così, a portata di mano….
Aveva ancora bisogno di tempo, comunque, e di mezzi. Non poteva certamente svelare a Sayuri tutto ciò che suo padre aveva fatto, lei certamente non gli avrebbe creduto. Perdipiù, l’avrebbe sicuramente spaventata, e si sarebbe rifiutata di aiutarlo ancora. Avrebbe, magari, pensato che fosse impazzito, e lui sarebbe di nuovo rimasto solo.
Raccontarle una parte di verità, in ogni caso, non sarebbe stato troppo imprudente. Del resto, è difficile da trovare una persona che rimanga ad aiutare un’altra senza sapere esattamente perché.
- Prima ti ho parlato di Kira, e del fatto che io pensi che mi abbia ucciso. Mentre ero in vita, mi sono occupato di cercare di scoprirne l’identità. Purtroppo, lui mi ha ucciso prima che riuscissi ad incastrarlo. Data la tua vicinanza col quaderno in questione, ho pensato che uno dei tuoi genitori potesse essere Kira, ma….
- Ma?
- … purtroppo per me, nessuno dei due è la persona che sto cercando. Mi dispiace di essere stato così irruento. Se ti ho spaventata, perdonami.
- No, figurati – disse Sayuri, tornando a sorridere. – Quindi… sei una sorta di investigatore?
- Qualcosa del genere – rispose il ragazzo.
- Beh, allora meno male che i miei genitori non sono tra i sospettati.
Sayuri sorrideva nervosamente. Quella sua domanda così improvvisa l’aveva un po’ spiazzata. Nonostante lui le avesse detto che non erano stati i suoi genitori ad ucciderlo, c’era qualcosa nella sua espressione che ancora non la convinceva.
Tuo padre ha ucciso delle persone, con quel quaderno, disse la vocina nella sua mente.
Avrà avuto un motivo valido per farlo, ribatté Sayuri.
Esiste un “motivo valido” per uccidere delle persone, per caso?
Sayuri non lo sapeva. Aveva visto tanti film concludersi con la morte del cattivo di turno, ma non era sicura che potesse essere un paragone fattibile. Il mondo reale, e lei lo sapeva benissimo, non avrebbe mai potuto essere paragonato ad un film.
Ma, anche pensando che suo padre avesse usato quel quaderno per essere facilitato nella sua professione… cosa avrebbe potuto avere a che fare con L? Tutto sembrava, quel ragazzo, fuorché un criminale.
No, suo padre non avrebbe mai potuto ucciderlo, assolutamente. Meglio levarsi dalla testa queste teorie assurde.
- Insomma, io ora ti ho fatto tornare in vita, e tu vuoi… cercare vendetta, a quello che ho capito. Giusto? – domandò la ragazza.
- No, Sayuri, non vendetta. Giustizia.
La ragazza lo guardò, con sguardo interrogativo. C’erano delle occasioni in cui quei due termini avevano lo stesso significato, ma evidentemente questo non era il caso.
- Voglio evitare che altre persone facciano la mia stessa fine, anche se penso che sia già successo. A parte questo – disse L, posando la carta della barretta di cioccolato sul tavolo e allungando il braccio per prenderne un’altra – è una sfida aperta… tra me e Kira. E io odio perdere.
Sayuri continuava a guardarlo, stupita. La sua era una sfida…. La ragazza cominciò a domandarsi cosa realmente fosse successo ventiquattro anni prima… cosa realmente avesse portato quel ragazzo alla morte.
- E immagino che non riuscirai mai a vincere la tua sfida con i mezzi che hai a disposizione adesso….
- Hai ragione. Kira ora dispone di mezzi maggiori e sicuramente più avanzati dei miei in questo momento. Ma è solo questione di tempo, e in più come vantaggio ho il fatto che lui non sappia minimamente del mio ritorno.
- Se vuoi, posso fare quello che posso per darti una mano… - disse la ragazza.
Almeno potrò capire in che razza di situazione sono invischiata, pensò Sayuri.
Proprio come speravo, pensò L.
- Ti ringrazio.
La ragazza sorrise. – So già da dove cominciare, dandoti una mano – disse la ragazza.
- Sentiamo un po’ – rispose L.
Il sorriso della ragazza si allargò ulteriormente. – Vestiti!
- Vestiti? – domandò L, sconcertato.
- Beh, certo… non vorrai restare tutto il tempo con quei vestiti, giusto? E poi… ti serve un paio di scarpe! Per domani posso prestartene un paio di mio padre, ma prima o poi lui si accorgerebbe della loro sparizione, ed è meglio comprartene un altro paio. Domani è sabato, possiamo andare in giro per negozi!
Oh, no. Come non detto, pensò L, per niente interessato a comprare vestiti nuovi.
Sayuri osservò l’espressione contrariata di L. Sapeva benissimo che era evidente la sua allergia alla moda, ma era anche vero che non poteva tenere sempre gli stessi vestiti. Aveva almeno bisogno di un cambio… e poi, anche lei avrebbe dato uno sguardo alle vetrine. Giusto per unire l’utile al dilettevole.
- Non ho bisogno di vestiti, ci sono necessità molto più urgen….
Sayuri lo zittì. – Oh, no. Niente storie, assolutamente. E non preoccuparti… sarà divertente, te lo prometto.
Oh, lui non aveva alcun dubbio sul fatto che lei sarebbe stata capace di rendere l’esperienza divertente, ma in quel momento aveva altre priorità.
- Oh, dai – continuò la ragazza – l’hai detto pure tu, abbiamo dalla nostra l’effetto sorpresa… aspettare un altro giorno non comprometterà tutto, sicuramente!
L sospirò. In fondo, non aveva tutti i torti, le probabilità che Kira scoprisse di lui erano molto basse… sempre che lei non fosse andata da suo padre a raccontarle di lui, cosa piuttosto improbabile. Se così fosse stato, Light Yagami non avrebbe esitato ad usare nuovamente il quaderno contro di lui e, probabilmente, anche contro sua figlia, non tanto perché potessero effettivamente rappresentare un pericolo, quanto perché avrebbe sicuramente visto il suo ritorno alla vita come una presa in giro.
- Hai parlato a qualcuno di me? – domandò il ragazzo.
- Stai cercando di cambiare argomento, vero? Comunque no, o, almeno, non nel dettaglio. Stai tranquillo, nessuno qui sa il tuo nome, a parte me e, ovviamente, te.
Almeno dalla madre non ha ereditato la stupidità, pensò L, sollevato. Sayuri somigliava parecchio a Misa Amane, sotto certi punti di vista. Entrambe erano allegre e amichevoli, a prescindere dalla persona che avevano davanti. E lo erano in un modo perfettamente naturale.
Neanche Misa Amane gli aveva mai dato l’impressione di star recitando. Lei era semplicemente una pedina nelle mani di Kira, non aveva le stesse capacità mentali né, tantomeno, la stessa malizia. Non sarebbe mai finita in quella situazione, se Light Yagami non l’avesse trascinata con sé.
L sapeva di essere un personaggio che, spesso e volentieri, metteva in soggezione le persone attorno a lui. Questo non era successo con Misa Amane, e non stava succedendo con sua figlia Sayuri. Tanto per dire, nella sua vita precedente nessuno si sarebbe mai sognato di tirare in ballo l’argomento “vestiti” davanti a lui… né tantomeno lo avrebbe zittito in quel modo. Ma la cosa non lo turbava più di tanto.
- Allora… per domani hai deciso?
La ragazza stava cominciando a diventare impaziente.
- Ci penserò. Domani mattina ti farò sapere.
Un classico. “Ci penserò” era la tipica frase di una persona che non aveva la minima intenzione di fare qualcosa. Sayuri avrebbe anche potuto pregarlo in ginocchio, lui non avrebbe mai ceduto.

*

L non aveva ancora capito come mai si trovasse lì, in una delle vie principali di Tokyo, indossando un paio di scarpe che non gli appartenevano e con una ragazzina che trotterellava al suo fianco sorridendo con aria vittoriosa.
- Sono stata brava a convincerti, vero?
- Sì – rispose lui, senza troppo entusiasmo.
Diciamo che, di fronte alla sua riluttanza, la ragazza aveva deciso di usare le maniere forti: gli aveva praticamente infilato le scarpe ai piedi e l’aveva trascinato per un braccio fuori dalla stanza.
- Oh, dai… sorridi! Senti il movimento, la vita della città… e non fa nemmeno freddo!
Su quello forse poteva anche avere ragione, non faceva molto freddo… ma L non faceva testo, non soffriva il freddo particolarmente.
- Non ti preoccupare, non ho intenzione di portarti solo per negozi di abbigliamento… qui in zona c’è una delle pasticcerie migliori di tutta Tokyo, ho assolutamente intenzione di farci un salto – continuò la ragazza.
Almeno il fatto che pensasse di portarlo in pasticceria, e non di farlo girare tutto il giorno alla ricerca di vestiti, era ammirevole.
L’espressione di L si illuminò leggermente, ma evidentemente per Sayuri non era abbastanza.
- Non importa. Sarai anche riluttante adesso, ma sono sicura che non appena entreremo nel vivo dello shopping, anche tu ti divertirai!
“Vivo dello shopping”? Forse Sayuri non aveva capito bene….
La ragazza poi cominciò un lungo discorso su cosa avrebbe visto bene addosso ad L e, soprattutto, addosso a sé stessa. L non la stava seguendo, per sua scelta. Vedere sé stesso con addosso qualcosa di diverso da un paio di jeans e una maglia bianca, come era vestito in quel momento, sarebbe stato qualcosa di assurdo.
- Allora… cosa ne pensi? – disse ad un tratto Sayuri.
- Wow – rispose L, senza nemmeno tentare di fingere entusiasmo.
- Dì la verità – disse la ragazza, diventando improvvisamente seria – non mi stavi seguendo.
- No – rispose lui, tranquillamente.
Sayuri scosse la testa. – Potrei anche essermi offesa… ma per oggi eviterò. Voglio che questa sia una giornata divertente anche per te, farò del mio meglio!
Le labbra di L si incurvarono in un sorriso. La ragazza sembrava sincera.
Camminarono per qualche minuto. C’erano vari negozi ad entrambi i lati della strada, ma evidentemente non erano ciò che Sayuri stava cercando, e sicuramente L non si sarebbe scomodato nel farglieli notare.
Ad un tratto, però, il sorriso di Sayuri si allargò ulteriormente, segno che doveva aver notato un negozio interessante, secondo il suo personale metodo di giudizio.
- Eccoci arrivati! – esclamò la ragazza e, senza farsi troppi problemi, prese L per un braccio e lo trascinò, correndo, verso il negozio. Non sembrava, ma era decisamente forte… o magari era solo la determinazione di far entrare L in un negozio di quel genere a spingerla.
L non riconobbe l’insegna del negozio, probabilmente doveva essere una marca uscita da poco… non che lui si fosse mai interessato di marche e moda.
Entrarono nel negozio, e subito Sayuri cominciò ad aggirarsi nei vari reparti con aria esperta.
- Troverò qualcosa di carino anche per te… giuro! – gli disse, prima di lanciarsi nella ricerca.
Anche L decise di farsi un giro del negozio… restare fermo ad aspettare Sayuri avrebbe contribuito ancora di più a farlo passare per un idiota.
Guardava i vestiti esposti con noncuranza, spesso chiedendosi come facessero ragazzi della sua età ad indossare indumenti del genere. E dire che, il più delle volte, era lui ad essere considerato strano.
- Posso aiutarla?
Una ragazza, vestita con una divisa da commessa, si era materializzata davanti a lui. Sembrava giovane, ed inesperta.
- No, grazie. Sto solo dando un’occhiata.
A dire il vero, stava soltanto ammazzando il tempo in qualche modo, aspettando il ritorno di Sayuri. Sicuramente l’avrebbe costretto ad indossare qualcosa di improponibile… sempre che si fosse data una mossa. In caso contrario, sarebbe stato lui a prenderla per un braccio e a portarla da qualche altra parte. Anche lui, nonostante il fisico non proprio imponente, aveva una certa forza.
Tuttavia, non ci fu bisogno di passare alle maniere forti. Ritrovò Sayuri poco dopo, accanto ai camerini, carica di roba da provare.
- Tieni questa – disse, indicando col mento la scatola da scarpe che teneva tra le mani.
Solo dopo essersi liberata dalle scarpe Sayuri poté mostrare ad L il risultato della sua ricerca: adagiato sul braccio sinistro teneva un abito rosso a maniche lunghe, che fino a prova contraria doveva essere destinato a lei, mentre sull’altro braccio teneva… uno “splendido” paio di jeans neri, assieme ad una “fantastica” felpa verde con decori gialli e ad una “magnifica” maglia coordinata.
L rimase qualche secondo a fissare gli indumenti, chiedendosi dove fosse finito il cervello di Sayuri nel momento in cui aveva effettuato la sua scelta, poi si decise ad aprire la scatola delle scarpe.
Grazie al cielo, niente colori fluo o altra roba del genere. Erano un paio di normalissime scarpe da ginnastica, gli sarebbero anche potute andar bene.
- Allora, che aspetti? – disse Sayuri, porgendogli il braccio destro – Non vai a provarli?
L fu tentato di risponderle con un no secco, ma l’espressione implorante della ragazza avrebbe intenerito perfino Attila.
Sospirando, prese i vestiti ed entrò in uno dei camerini per provarli, mentre Sayuri faceva lo stesso col vestito rosso.
Mentre si spogliava, L si chiese per quale ragione lo stesse facendo. Lui certamente non era tipo da intenerirsi di fronte alle richieste di una ragazza. A dire il vero, aveva avuto così pochi rapporti con l’altro sesso da non sapere bene nemmeno lui come tutto questo andasse interpretato.
Probabilmente, la giovane Yagami aveva ereditato dal padre la capacità di indurre le persone a fare ciò che lei volesse: ma mentre il padre aveva sempre utilizzato questa sua capacità per tessere le sue losche trame, lei la usava quasi inconsapevolmente.
Sicuramente doveva essere quello il motivo per cui lui si trovava in quel luogo, in quel momento.
Indossò controvoglia i vestiti che Sayuri gli aveva dato. A parte per le scarpe, si sentiva incredibilmente goffo e appariscente.
Ma chi me lo fa fare, pensò, mentre usciva dal camerino. Sperò soltanto che non ci fossero troppe persone nei paraggi ad ammirarlo nella sua nuova ed esclusiva veste.
Fortunatamente, c’era solo Sayuri, anche lei appena uscita dal camerino.
La ragazza lo squadrò da capo a piedi, poi, dopo essersi soffermata con lo sguardo sul suo volto, cominciò a ridere.
- Che c’è? – le domandò L, anche se sapeva benissimo quale fosse la risposta. Era normale, no? Lui non era fatto per indossare quei vestiti, e in effetti il suo primo impulso era quello di rientrare nel camerino e toglierseli di dosso.
- Oh, scusa… - disse lei, tra le risate – è che credo proprio che questi abiti non facciano per te….
Lo disse con una sfumatura affettuosa nella voce. Affetto… parola di cui L conosceva a malapena il significato.
- Piuttosto… io come sto? – continuò Sayuri, facendo una giravolta davanti a lui come se stesse sfilando.
Carina, quel vestito le dona, fu il primo pensiero di L.
Ma cosa cavolo sto pensando, fu il secondo.
- Allora? – domandò la ragazza, impaziente.
- Mah, sì, stai bene – bofonchiò L.
Una risposta del genere non avrebbe mai accontentato una ragazza normale, e infatti L si aspettava una reazione ancor più spazientita, invece Sayuri si limitò a sorridergli e a ringraziarlo.
Entrambi poi ritornarono nei camerini per cambiarsi di nuovo.
L si chiese che cosa gli fosse preso, in quel nanosecondo in cui aveva definito Sayuri carina. Insomma, non che non lo fosse, ma lui non era mai stato solito formulare giudizi su una ragazza, a meno che non fossero rilevanti per la risoluzione di qualche caso, e comunque non si era mai trattato di giudizi relativi all’aspetto fisico.
Doveva essere l’effetto malefico di quei vestiti, sicuramente.
Incredibile, pensò Sayuri, mentre si toglieva l’abito rosso che aveva appena provato. Decisamente, non era da lei comportarsi in quel modo. Se qualcun altro avesse provato a farle rivolgerle quel complimento striminzito, lei sicuramente avrebbe cercato in qualsiasi modo di strappare al malcapitato un giudizio più sostanzioso. Certamente non avrebbe esibito quel sorriso cretino, né avrebbe ringraziato in quel modo, quasi con timidezza. Lei non era timida, con L non lo era mai stata. Perché allora si era comportata in quel modo?
Arrivò ad una conclusione plausibile solo dopo essersi rivestita. Semplicemente, L non era tipo da sperticarsi in complimenti, e magari anche quel piccolo “Stai bene” per lui era tanto. Era davvero buffo con quegli abiti addosso… non che stesse male, ma l’espressione sul suo volto lasciava capire che non si sentiva molto a suo agio. Aveva riso di lui, ma l’aveva fatto con tenerezza.
Uscì dal camerino, col vestito rosso in mano. L non era nei dintorni, sicuramente era già uscito. Si avviò verso la cassa, quando vide L seduto nel suo solito strano modo su uno dei pouf colorati vicino all’uscita, al suo fianco la scatola da scarpe.
- Ti ho fatto aspettare molto? – domandò Sayuri.
L scosse la testa, poi si alzò, seguendola fino alla cassa. Sayuri notò che aveva ancora la scatola da scarpe con sé.
- Hai… hai deciso di prenderle? – domandò la ragazza.
- Sì – rispose L. Sayuri si limitò a sorridere, e a pagare.
Quando uscirono, il sorriso di Sayuri era ancora incredibilmente largo. Era contenta, contentissima… così felice che….
- Evvai! – esclamò Sayuri, abbracciando L con tanta energia da rischiare di far cadere entrambi a terra. Poi lo prese a braccetto, e ripresero a camminare.
- Non riesco a crederci, son riuscita a farti comprare un paio di scarpe! È incredibile….
L dovette ammetterlo, la felicità di Sayuri era contagiosa. Non che lui si sentisse altrettanto euforico, ma dovette ammettere che si sentiva molto meglio, con in una mano una busta con delle scarpe e Sayuri attaccata all’altro braccio….
Sayuri attaccata al braccio? Nella foga con cui aveva reagito la ragazza, L non aveva affatto registrato quel particolare. Sayuri era praticamente incollata al suo braccio. Lo stringeva.
- Ehm… - disse lui, indicando con lo sguardo il suo braccio.
- Ops, scusa – fece la ragazza, diventando tutt’a un tratto seria e staccandosi dal ragazzo.
Ma che mi è preso? pensò Sayuri tra sé e sé. Sicuramente sono diventata tutta rossa.
Certo, lei era sempre stata piuttosto espansiva dal punto di vista dei sentimenti, lei era quella che, se contenta per una sua amica, le saltava al collo e la abbracciava, ma fare la stessa cosa con un ragazzo come L sembrava avere un significato diverso.
- Bene – disse lei, cercando di rompere il silenzio che era improvvisamente caduto tra loro – Abbiamo pensato alle scarpe, ma per il resto?
Lui la guardò, leggermente allarmato.
- Oh, non ti preoccupare, non ho intenzione di farti provare altri vestiti come quelli… ho capito fin troppo bene che non ti piacciono. Dal prossimo negozio in poi, farò scegliere a te! Che cosa ti piacerebbe indossare?
L rimase qualche secondo in silenzio. Non aveva mai pensato di vestirsi in modo diverso da come era suo solito, e l’idea non lo attirava affatto. L’unica cosa su cui dava pienamente ragione alla ragazza era che aveva sicuramente bisogno di indumenti di ricambio, dato che in quel momento possedeva solo la maglia e i jeans che indossava. Doveva trovare qualcosa di simile.
- Credo che qualcosa di simile agli indumenti che ho addosso in questo momento vada più che bene.
Sayuri cercò di non mostrarsi troppo delusa. Certamente le avrebbe fatto più piacere se L si fosse mostrato bendisposto ad indossare qualcosa di completamente diverso, ma in fondo se l’aspettava, e forzarlo non avrebbe avuto alcun senso.
Sarebbe stato difficile trovare qualcosa del genere in una via come quella… ma non sarebbe stato impossibile. Squadrò il ragazzo da capo a piedi.
- Ok… allora… i jeans non penso siano troppo difficili da trovare… per quanto riguarda la maglia… oh, beh, qualcosa la troveremo!
L si rilassò. Per fortuna Sayuri aveva capito l’antifona.
- Va bene – rispose.
- Perfetto! Per i jeans, so già dove andare… non è molto lontano da qui – disse la ragazza.
Lo portò in una jeanseria di una marca che, apparentemente, era molto famosa. Pur dedicandosi quasi esclusivamente ad un tipo di tessuto, il negozio era enorme e dentro c’erano molti clienti.
- Bene… iniziamo la nostra ricerca! – esclamò la ragazza.
L si limitò a seguirla e ad osservarla mentre era all’opera. Prima di cominciare, lo squadrò un’ultima volta, per assicurarsi su che genere di jeans gli sarebbe sembrato più congeniale.
Poi cominciò ad aggirarsi per gli scaffali, osservando con occhio esperto i jeans esposti. Ogni volta che trovava un paio che potessero essere adatti ad L, li prendeva e li passava al ragazzo.
L si ritrovò dopo poco tempo carico di jeans da provare, e cominciò a domandarsi seriamente di quanti soldi Sayuri potesse disporre – o di quanto il suo conto stesse andando in rosso a causa sua.
Andò a provare i jeans che Sayuri gli aveva dato. Dovette ammettere che in quel caso la ragazza era stata proprio brava: riuscì a scegliere ben cinque paia di jeans, i più somiglianti a quelli che aveva addosso in quel momento. Quando uscì dal camerino, vide la ragazza che, davanti ad uno specchio, si stava provando un giubbotto. L scosse la testa. Era incorreggibile.
- Aiutami – disse lei appena lo vide uscire -  lo compro, o no?
L la guardò, stupito. Gli stava chiedendo consiglio su… qualcosa da indossare?
- Fai come vuoi – disse, senza sapere sinceramente come comportarsi.
Ma era evidente che quello che Sayuri cercava non era tanto una conferma su quanto quel giubbotto le stesse bene o meno, ma piuttosto una sorta di permesso da parte sua, come se si sentisse in colpa.
- Oh, va bene, allora lo prendo – disse, sorridendo.
Non appena uscirono dal negozio, Sayuri si tolse il giubbotto che aveva addosso e lo mise nella busta, indossando il nuovo acquisto. Giubbotto a parte, era soddisfatta. Erano riusciti a trovare le scarpe e i jeans, sicuramente anche trovare la maglia non sarebbe stato difficile. E, dopo una mattinata di compere, sicuramente un salto in pasticceria non sarebbe dispiaciuto a nessuno dei due.
- Ora ci manca solo la maglia – disse la ragazza.
- Già – rispose il ragazzo. Il suo umore non era quello che si sarebbe potuto definire allegro, ma sicuramente si sentiva meglio di prima, forse perché finalmente stava riuscendo a trovare qualcosa. E poi, con una presenza positiva come quella di Sayuri, che non faceva altro che sorridere, sarebbe stato impossibile non sentirsi bene, almeno un po’.
- Bene, lanciamoci nella ricerca, allora! – disse lei, entrando nel negozio successivo.

*

Un’ora e una decina di negozi dopo erano riusciti a trovare tutto ciò che serviva loro, Sayuri, a giudicare dal numero di buste che si stava portando dietro, forse anche di più.
L si domandò come facesse la ragazza ad avere così poca considerazione dei soldi che stava spendendo. Poteva benissimo capire che i suoi genitori fossero estremamente ricchi, ma non aveva mai visto nessuno avere così poca considerazione per il denaro. Certo, anche lui spesso aveva affrontato spese enormi senza troppi pensieri, ma senza dubbio si trattava di situazioni diverse da quella.
I suoi genitori sicuramente non erano molto assennati. Questo poteva capirlo per quanto riguardava Misa Amane, che forse avrebbe addirittura incoraggiato la figlia in quelle sue folli spese, ma non poteva dirsi la stessa cosa di Light Yagami. Molto probabilmente era così preso dal suo lavoro e dalla sua presunta missione da non preoccuparsi nemmeno di sua figlia.
- Eccoci arrivati! – esclamò Sayuri.
Fino a quel momento L non aveva fatto altro che seguire la ragazza, senza effettivamente curarsi di dove stessero andando. Solo allora si rese conto del luogo davanti a cui si trovavano. Era un locale grande e non troppo elegante, a giudicare da quello che si poteva vedere attraverso le ampie vetrate. Dentro vi erano molti ragazzi, la maggior parte della stessa età di Sayuri.
Non era un locale che L conosceva, sicuramente doveva essere di apertura relativamente recente.
Non appena entrarono, sentirono un profumo di dolci e cioccolato spandersi nell’aria. Sayuri vide gli occhi del ragazzo accanto a lei illuminarsi. Quello era sicuramente il suo elemento, molto più di tutti i negozi d’abbigliamento che gli aveva fatto visitare.
Ordinarono un intero vassoio di pasticcini e due cioccolate calde, poi presero posto ad uno dei tavolini, sedendosi uno di fronte all’altro. Il volto di L era illuminato da un leggero sorriso. Sayuri era stupita da come cercasse di dissimulare le sue emozioni. In quel momento, per esempio, soltanto i suoi occhi lo tradivano. E lì, seduto nella sua solita maniera ad un tavolino di una pasticceria, Sayuri sapeva che era felice.
- Ti piace questo posto? – gli domandò la ragazza.
Lui annuì, ma il suo sorriso non si allargò.
Forse è ancora dispiaciuto per la mattinata che gli ho fatto passare, pensò la ragazza.
- Senti, scusami per stamattina. Insomma, sono due giorni che ci conosciamo, e immagino di non sapere assolutamente nulla di te, ma mi sembra di aver capito che non ti piace proprio andare in giro per negozi… forse ho esagerato….
- Non scusarti – disse lui – anzi, forse dovrei ringraziarti. Se non fosse stato per te, forse non mi sarei nemmeno mai posto il problema dei vestiti. E poi… non devi preoccuparti. Alla fine, mi sono anche divertito.
In parte stava mentendo. Certo, la prima parte della mattinata non era stata sicuramente esaltante, ma una volta che la ragazza aveva capito esattamente ciò di cui lui aveva bisogno si era sentito molto meglio. E poi, era molto più semplice pensare positivo in un luogo come quello, aspettando una cioccolata e dei pasticcini che, a detta di Sayuri, sarebbero stati deliziosi. Una cosa che aveva apprezzato parecchio della ragazza nel poco tempo che aveva trascorso con lei era il suo gusto per il cibo. Anche in quel caso, era sicuro che ci sarebbe stato da fidarsi.
Pasticcini e cioccolate non tardarono ad arrivare. Sayuri fu la prima ad allungare una mano su quel ben di Dio, ed anche L non si fece pregare. Ancora una volta, il gusto della ragazza si rivelò infallibile: i dolci erano di alta qualità, e la cioccolata era deliziosa.
- Mi è sempre piaciuto venire qui – disse all’improvviso Sayuri, girando col cucchiaino la sua cioccolata.
- Mi ci portavano sempre, quando ero piccola. Non sono mai venuta con i miei genitori, però, mio padre era sempre troppo impegnato, e mia madre sempre a dieta – continuò la ragazza.
- Tremendo – rispose L.
- Già. Comunque, sono sempre venuta qui con mia zia, Sayu. Un giorno mi ha detto che da bambina mangiavo davvero troppi dolci. Un giorno l’ha detto a mia madre, e lei le ha risposto che le ricordavo qualcuno….
Mentre parlava, teneva gli occhi fissi su quelli del ragazzo.
L sapeva benissimo a chi si stesse riferendo Misa Amane, con quella frase. Si trattava senza ombra di dubbio di lui.
- Qualche golosone, sicuramente – rispose il ragazzo.
- Probabilmente. Ma non credo di esagerare, no? Insomma… qualche volta le mie amiche si chiedono come faccia a non ingrassare per qualche dolcetto di troppo, ma niente di che… mia madre, invece, secondo me è gelosa – disse lei, sorridendo.
Anche L sorrise con lei. Poteva tranquillamente immaginarsi Misa Amane osservare la figlia mangiare dolci davanti a lei e cercare di trattenersi dal mangiarne a sua volta.
Sayuri guardò fuori dalla grande vetrata, ed osservò la gente che camminava davanti al locale. Ad un tratto, vide una ragazza con gli occhiali da sole che si avvicinava. La ragazza aveva alcune ciocche dei capelli tinte di biondo, ed era vestita come se fosse appena uscita da una casa di moda.
Kaori, pensò Sayuri, riconoscendola.
La ragazza si fermò proprio davanti alla loro vetrata, si tolse gli occhiali e se li mise in testa come cerchietto. Poi sorrise, notando Sayuri, e mentre quest’ultima le faceva un cenno per salutarla, lei le fece un gesto come per dirle di aspettare, per poi continuare a camminare.
Sayuri scosse la testa. Sicuramente Kaori aveva tutta l’intenzione di entrare nel locale e unirsi a loro.
- Che succede? – domandò L.
- Oh, niente, è che ho appena visto una mia amica, Kaori, e sicuramente ora verrà da noi….
Il problema non era Kaori in sé, non le sarebbe certo dispiaciuto far conoscere L a qualche sua amica. Ciò che la preoccupava era la ormai nota capacità di Kaori di vedere del pettegolezzo praticamente ovunque, anche dove, come in quel momento, non ce n’era neanche l’ombra.
Aveva sicuramente preso fischi per fiaschi, e con ogni probabilità si sarebbe unita a loro e avrebbe cercato di carpire quante più informazioni possibile su una relazione tra lei e L che, di fatto, non esisteva.
- Come non detto – disse Sayuri a voce bassa, vedendo Kaori entrare ed avvicinarsi al loro tavolo.
- Ciao! – esclamò la nuova arrivata non appena li vide.
- Ciao – rispose Sayuri, mentre L si limitò a fare un cenno con la testa.
Kaori prese una sedia dal tavolino vicino, che era libero, si sedette accanto a Sayuri e L, e prese un pasticcino dal vassoio. Poi si voltò a guardare L.
- Ooooh, Sayuri, e così lui è il tuo amico, giusto? – disse la ragazza.
- Sì, è lui – rispose Sayuri.
- Beh, non me lo presenti? – domandò Kaori, un po’ contrariata.
- Oh, certo, che stupida – rispose Sayuri, ridacchiando – Kaori, lui è….
Si bloccò un attimo, titubante. Si era, per un attimo, dimenticata del fatto che il vero nome di L dovesse restare un segreto. Certamente spiattellarlo così a Kaori non sarebbe stata la cosa migliore da fare.
- Ryuzaki – disse prontamente il ragazzo – Rue Ryuzaki.
Sayuri cercò di non sembrare troppo stupita. Era evidente che L era stato costretto ad utilizzare un altro nome in diverse occasioni.
- Molto piacere, Ryuzaki – disse la ragazza, poi continuò – Vedo che vi state proprio divertendo, o mi sbaglio?
- Sì, diciamo di sì – rispose Sayuri – vero, Ryuzaki?
Il ragazzo annuì.
- Stavo aspettando il mio ragazzo qua fuori – disse Kaori – ma poi ho visto che c’eravate voi qua dentro, e ho deciso di passare a farvi un saluto… ma credo che tra poco me ne andrò, forse eravate impegnati….
- Avanti, Kaori, stavamo solo mangiando pasticcini e bevendo una cioccolata, niente di particolare…. – disse Sayuri.
- No, è che vi ho visti così, da soli… comunque – disse Kaori, rivolgendosi ad L – è riuscita a trascinare qui anche te, eh? Guarda, è una vergogna: se ne frega della dieta e la cosa non sembra avere il minimo effetto su di lei! Mi auguro soltanto che non ti faccia diventare una botte, sei così magro….
- Non… non credo proprio… - disse L, un po’ imbarazzato. Era evidente che, in passato, non era tanto la sua persona a creare imbarazzo nelle persone, quanto ciò che rappresentava. Di solito erano gli altri a rispondere a lui con tono imbarazzato, non certamente il contrario. Quest’altra ragazza, quest’amica di Sayuri era forse ancora più sfacciata di lei. Non che la cosa fosse necessariamente negativa, ma un po’ lo metteva in soggezione. Era abbastanza evidente quanto Kaori volesse sentirsi al centro dell’attenzione: lo si poteva vedere da come parlava, a voce alta e con tono squillante, o da come si muoveva, con ampi gesti.
- Comunque… vi conoscete da un po’, giusto? – domandò Kaori, prendendo un altro pasticcino.
- Sì, te l’ho detto, è un mio vecchio amico… eravamo vicini di casa – rispose Sayuri.
L si domandò come mai Sayuri stesse cercando di farlo passare per un amico d’infanzia. Ma sicuramente lei conosceva Kaori meglio di lui, ed era certo che se lei si stava inventando quella bugia di sana pianta c’era un motivo.
- Ooooh, wow, Sayuri, non me ne avevi mai parlato! Comunque – e rivolse un’occhiata complice all’amica – ieri alla fine non siete usciti, vero?
- Ehm… no, non siamo usciti dall’albergo… - rispose Sayuri.
L guardò le ragazze. Probabilmente il fatto che loro non fossero usciti aveva per loro un qualche significato strano che lui non riusciva a capire, ma quello che era certo era che Sayuri non era affatto contenta di ciò. La sua espressione, infatti, era quasi scandalizzata, e per quel poco che la conosceva doveva trattarsi di qualcosa di grave.
- Bene! – disse Kaori allegramente, poi si avvicinò ad L.
- Sai, Sayuri è proprio una brava ragazza – disse, a voce bassa – cerca di non farle del male e di tenertela stretta, altrimenti dovrai vedertela con me….
L la guardò, confuso. Cosa frullava per la testa di quella ragazza?
Sayuri, invece, sembrava ancora più contrariata di prima, nonostante ciò, continuava a sorridere; solo che, al posto del sorriso rilassato che aveva mentre era sola con lui, ora esibiva un sorrisetto nervoso.
- Kaori, mi accompagneresti un attimo in bagno? – domandò.
Sayuri non ne poteva più. Era giunto il momento di fare un bel discorsetto alla sua amica. Un conto era se certe battutine le faceva con lei, ma che scocciasse pure L non andava affatto bene.
Le due ragazze si alzarono, ed entrarono nella toilette femminile.
- Kaori, che ti salta in mente? – esclamò Sayuri.
- In… in che senso? – rispose l’amica.
- Insomma, la storia dell’albergo, e poi… “forse eravate impegnati”, oppure “è una brava ragazza, tienitela stretta”….
- Oh, beh, sai com’è, non ti ho mai vista molto spesso sola con un ragazzo senza che ci fosse qualcosa di tenero di mezzo.
- Immagino si possano ammettere eccezioni, no? Io e Ryuzaki siamo soltanto amici, te l’ho detto e ripetuto!
Ryuzaki. Sembrava così strano chiamarlo con quel nome falso.
- Sai, quando vi ho visti prima non sembrava….
- Cosa intendi dire con questo, Kaori?
L’insistenza dell’amica la stava solo facendo innervosire ancora di più.
- Sareste carini assieme, io continuo a dirlo. E poi, la tua espressione mentre vi stavo guardando da fuori….
- Che… che espressione? – domandò Sayuri, un po’ allarmata. Non riusciva proprio a capire dove Kaori volesse andare a parare.
- Eri sorridente, sembravi felice, rilassata. Sai, era da un po’ che non ti vedevo così, neanche con noi.
- è strano… sto bene con lui, questo è vero. Ma… avanti, non significa niente!
Kaori la guardò come se la sapesse lunga.
- Dillo, ti piace.
Sayuri dovette arrendersi all’insistenza dell’amica.
- Ok, è un bel ragazzo, ma questo non vuol dire che….
- L’hai detto! – disse Kaori, trionfante – Allora ho sempre avuto ragione io!
- Kaori, se una persona mi piace fisicamente, non significa che ne sia innamorata….
 - Allora, se ti piace solo fisicamente, perché sei sempre con lui?
Sayuri sospirò.
- Prima di tutto, non è che mi piaccia solo fisicamente. Diciamo che... è una buona compagnia, ecco. Te l’ho detto, sto bene con lui. Sono sempre con lui perché… sento che ne ha bisogno, ecco. Non può restare da solo, nella situazione in cui si trova, e in più sono passati ben ventiquattro anni da quando….
Si bloccò improvvisamente. Stava per rendere ogni sforzo di proteggere L vano, stava per svelare il suo segreto….
Che stupida, si disse Sayuri. E ora, chi o cosa avrebbe più dissuaso Kaori dal domandarle quale fosse il finale della frase?
- Ventiquattro anni da quando cosa? – domandò Kaori.
- Niente, niente… lascia perdere – rispose Sayuri e, vedendo che l’amica stava aprendo bocca, probabilmente per ripetere la sua domanda, continuò: - Forse è meglio ritornare di là, Ryuzaki potrebbe preoccuparsi. Del resto, lui è convinto che siamo andate semplicemente in bagno, e mi sa che ci siamo rimaste un po’ troppo….
Sicuramente nemmeno Kaori sarebbe stata tanto stupida da tirare in ballo la storia dei ventiquattro anni, anzi, se ne sarebbe dimenticata nel giro di mezz’ora, ed L non ne avrebbe mai saputo nulla, così come non avrebbe mai saputo nulla del fatto che lei lo reputasse carino. Non che fosse una cosa da nascondere, ma non avrebbe mai potuto sapere come avrebbe reagito.
Sì, è decisamente meglio così, che questa discussione resti soltanto tra me e Kaori e che, soprattutto, cada in fretta nel dimenticatoio, pensò Sayuri tra sé e sé.
Errato, si ritrovò a pensare, subito dopo aver aperto la porta del bagno.
L era lì, fermo davanti alla porta, e aveva tutta l’aria di aver ascoltato ogni singola parola che Kaori e Sayuri si erano scambiate.
   
 
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