PARALLELES-1 (1998)
Celine era
completamente nuda. Supina aveva il viso appoggiato sul cuscino, mentre i
capelli biondi erano sparpagliati sulla schiena scoperta che era divenuta la
maggior attrazione per Remus, il quale iniziò a
baciarla lievemente. I suoi baffi provocavano dei brividi, un lieve solletico
che diede alla giovane una sensazione di maggior piacere per quelle dolci
attenzioni.
La battaglia di Hogwarts
si era consumata in quella mite notte di maggio, la vittoria aveva lasciato in
tutti una gioia indistinta. C'era chi piangeva i propri morti, chi si leccava
le ferite e chi semplicemente aveva imparato a vedere la vita per quel che era:
un attimo. Un soffio che da un momento all'altro poteva sfuggirti di mano e Remus aveva visto da vicino la morte, se non fosse stato
per l'arrivo improvviso di un volto che credeva che non avrebbe mai rivisto:
Celine.
Era da quattro anni che non aveva più sue notizie,
da quando si era diplomata ed era partita per gli Stati Uniti non era più
tornata, per colpa sua. Era stato un mostro, lo sapeva, ma aveva capito che
solo comportandosi in quel modo avrebbe potuto allontanarla, avrebbe potuto
fare la cosa giusta.
Non gli era servito essere licenziato, per rendersi
conto molto prima che ormai lei era divenuta il suo primo pensiero. Pulsava
costantemente dentro di lui, gli annebbiava il pensiero, fin quando la violenza
dei sensi di colpa non lo avevano divorato.
Aveva analizzato la situazione da ogni punto vi
vista, ma qualsiasi scusa cercasse nessuna reggeva di fronte alla verità. C'era
un limite e lui l'aveva superato ben prima di divenire il suo amante, di
baciarla... lo aveva fatto nel momento in cui aveva avuto e sentito dentro di
sé la certezza che se davvero ne avrebbe avuto l'occasione avrebbe messo in
pratica le sue dubbie intenzioni: così aveva fatto.
Ma fino a che punto era stata Celine a tentarlo, e
fino a che punto, invece, era stato lui ad approfittare di quella ragazzina? Il
peccato era stato suo.
"Sei tornata..." disse dopo un tempo
irragionevolmente lungo in cui era stato a fissarla e ad accarezzare la sua
schiena nuda. Era stato del tutto inevitabile, dopo la vittoria, dopo essersi
ritrovati, allontanarsi da tutto e tutti e fare l'amore. Ci aveva provato a
strapparsela dal cuore, ma gli era bastato rivederla per mandare ogni proposito
all'aria.
"Non potevo fare altrimenti... Ho promesso a
mia sorella che avrebbe frequentato Hogwarts come me,
un giorno... Dovevo rendere questo futuro possibile..."
I loro sedici anni di differenza erano ancora ben
visibili, ma in Celine c'era qualcosa di diverso. Il suo sguardo era più
consapevole e maturo, i suoi baci più esperti, le sue carezze più calde.
Lo guardò con un lieve sorriso e gli venne in mente
tutto ciò che di lui aveva sempre pensato e visto. Era tutto accaduto un giorno
qualsiasi, in Sala Grande, incuriosita e affascinata dal nuovo professore di
Difesa Contro le Arti Oscure. La sola idea di vederlo, anche da lontano, le
provocava dei brividi.
Si perdeva a osservare i suoi gesti, i suoi sorrisi
cortesi, il modo in cui la tunica da mago che era usanza indossare gli
scivolasse sul corpo magro, e lo facesse apparire, forse grazie al taglio
sagomato delle spalle, più autoritario di quanto non fosse.
Capelli biondi.
Una tunica di seconda mano
E poi aveva visto le tempie segnate d’argento, e
aveva dedotto dalla suddetta tunica che non dovesse avere il becco d’un
quattrino.
Delle mani sottili, la pelle sembra leggermente
ruvida.
Delle belle dita
Ecco, erano state le mani la prima cosa in Remus Lupin alla quale aveva attribuito bellezza.
Le trovava maschili, al contempo armoniose: la
quintessenza dell’estetica tutta particolare delle mani di un uomo.
Poi, lui aveva alzato lo sguardo.
E, da allora, Celine non aveva più saputo
registrare i suoi pensieri.
La ragazza si sollevò appena, puntò un gomito sul
materasso e poggiando il capo sulla mano lo fissò. Era bellissima, nonostante i
graffi e le abrasioni dovute alla battaglia.
"Hai qualcuna?" gli chiese a bruciapelo,
diretta come sempre.
"Avrei potuto... c'è stata davvero una sola
possibilità in cui l'ho creduto, per un attimo, ma il suo cuore apparteneva già
un altro... e poi, beh in realtà un'altra occasione si è creata, ma era il mio
cuore a essere già occupato..."
Lei sorrise impercettibilmente alzando una mano e
passando le dita sottili tra i graffi argentei dei suoi capelli.
"Ci ho provato sai? Ci ho provato davvero a
dimenticarti, a essere di altri... a dirmi che le parole che mi avevi rivolto
fossero vere, ma non ce l'ho fatta. Mi hai ferita, mi hai distrutta... mi hai
fatto sentire sporca, usata e..."
La sua voce tremò e lui si sentì un mostro
ripensando a quel giorno. Prese la sua mano e la intrecciò con la propria.
"Volevo che tu ti rifacessi una vita, volevo
che non avessi motivi per tornare... Ero un professore e avevo tradito il mio
ruolo e poi c'era molto altro... Cosa potevo darti? Ho rimandato tutto all'età,
ma non è solo quello! Povero, disadattato... un lupo mannaro che... non merita
né può essere amato..."
"E chi lo dice? Hai una vaga idea di cosa mi
sia successo in questi quattro anni?"
Lui scosse il capo.
"Io e Dedalus siamo
rimasti a Ilvermorny... io sono diventata
professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure..."
Un sorriso si aprì sul viso consumato di Lupin e lì
lui non ebbe più alcun dubbio. Avvicinò la mano di lei, ancora intrecciata alla
sua e ne baciò il polso. Sciolse la presa, solo per accarezzarle il collo,
liberarlo dai capelli e poi la fece di nuovo sdraiare. La sovrastò con il suo corpo
e si baciarono.
"Ho sempre voluto vedere New York..." le
sussurrò sulle labbra e lei lì sorrise. Il cuore che le batteva forte, come un
pazzo. Si strinse a lui e poi di nuovo cercò la sua bocca per un nuovo bacio,
ancor più profondo e pieno di trasporto. Rifecero l'amore e rimasero uniti fino
all'alba... l'inizio di una nuova vita, insieme...