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Autore: Stella Dark Star    24/10/2022    0 recensioni
“Mi chiamo Ryuguji Kan. Sono nata il 10 maggio 1990 a Shibuya, Tokyo. Mio fratello gemello Ken è nato sei minuti prima di me. Nostra madre era una prostituta. Ha dato me in adozione il giorno stesso della mia nascita... [] Ho scoperto di essere stata adottata quando ero in sesta elementare. [] Non me ne importava niente dell’adozione. L’unica cosa che desideravo era incontrare mio fratello, il mio unico legame di sangue.”
Kan, ragazza madre che rischia di vedersi portare via le figlie gemelle, con queste parole comincia a raccontare la propria storia, partendo dalla ricerca per ricongiungersi col fratello gemello Ken, la sua metà e unica àncora nella vita. Una sorta di diario personale ricco di esperienze, di emozioni, di amicizie profonde come quella con Kazutora e con Angry e altre complicate tipo Baji e Ryusei, della sua prima storia d'amore con Mikey e delle difficoltà della crescita che l'hanno condotta pian piano sull'orlo del baratro, ma con la speranza che per lei possa in qualche modo esserci un lieto fine.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Kazutora Hanemiya, Ken Ryuguji (Draken), Manjirou Sano, Nuovo personaggio, Shuji Hanma
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 2
[Not Planned]
 
Erano passate alcune settimane, l’estate era alle porte e Mikey non era ancora riuscito ad ottenere risultati degni di nota nonostante il suo evidente interesse per Kan. Come amici andavano bene, si incontravano diverse volte a settimana, parlavano, giocavano…ma tutto sempre e solo in presenza di un Draken iperprotettivo all’ennesima potenza. Stare da solo con lei era praticamente impossibile e di conseguenza anche corteggiarla come si deve era un’impresa. Non voleva prendere in considerazione l’idea di fare le cose di nascosto, dato che Draken era il suo migliore amico, però doveva trovare un modo per far evolvere le cose con Kan. Il che era tutto un dire… Lei era sempre gentile e amava scherzare, ma lui tremava al pensiero che lo vedesse come un bambino a causa della sua bassa statura. Quindi che fare? Ovviamente non poteva parlarne con Draken, mentre Baji si scartava da solo. In genere cercavano di vedersi loro quattro, ma lui era come si non ci fosse oppure assisteva come spettatore a ciò che facevano loro. Frasi come “ho da fare”, “devo andare in un posto” o “devo vedere il mio amico”, erano diventate un’abitudine. Un po’ si sentiva in colpa per questo, da quando Kan era entrata nel gruppo aveva dato decisamente più attenzioni a lei che a lui, però…che diamine, era importante! L’aveva conosciuta i primi di maggio ed ora che era quasi fine giugno non aveva ancora marcato il territorio! Alla fine si era ritrovato a parlarne con Shinichiro. Un segno di disperazione! Adorava suo fratello maggiore, era sempre stato il suo eroe da che aveva ricordo, però la verità era che Shinichiro era una schiappa in amore. Aveva ben dieci anni più di lui e non era mai riuscito ad avere una fidanzata, perché tutte quelle con cui ci aveva provato gli avevano dato due di picche. Chissà perché! Shinichiro era bello, serio, simpatico e affidabile ed aveva aperto un’attività dove lavorava sodo con le moto che tanto amava. Com’era possibile che nessuna ragazza gli fosse caduta fra le braccia? Nemmeno ai gloriosi tempi in cui era stato a capo della gang Black Dragon era riuscito a rimorchiare! Forse il suo unico difetto era quello di essere troppo buono.
Ad ogni modo, Mikey gli chiese consiglio, per forza di cose, ma preparato in caso si fosse trattato di un buco nell’acqua. Come dire, chiedere consigli sulla carne ad un vegetariano non era produttivo, no? Ed infatti… Andare da lui era servito solo a beccarsi delle battutine allusive e delle risatine strafottenti. Ma bene! A Mikey non restò che andarsene, imbronciato e insoddisfatto. Fino a quando non arrivo un’improvvisa l’illuminazione.
“Per passare più tempo con lei, senza subire le occhiatacce di Ken, dovresti farla iscrivere al dojo del nonno!”
Mikey si fermò giusto sulla soglia, si voltò lentamente verso il fratello e lo ascoltò attentamente.
Shinichiro si grattò distrattamente la testa con una chiave inglese e riprese a parlare. “Pensando a quello che mi hai detto su di lei in queste settimane, credo che le piacerebbe praticare il karate! E tu potresti farle da compagno di allenamento e averla tutta per te!” E in conclusione sfoggiò un sorriso malizioso, neanche fosse stato un esperto in materia amorosa. Ma tralasciamo…
Senza esitare, Mikey gli saltò addosso con entusiasmo. “Che idea geniale, Shinichiro!”
“Ah ah! Vedi che hai fatto bene a chiedere al tuo fratellone?” Ricambiò il suo abbraccio con gran sentimento, felice di essergli stato d’aiuto. L’amore sconfinato che i due fratelli provavano l’uno per l’altro era semplicemente meraviglioso.
E così, seguendo il prezioso consiglio, Mikey ne parlò col nonno e poi invitò ufficialmente Kan al dojo per fare una prova di allenamento insieme. Be’ nel caso del nonno, si trattava di un’ottima opportunità per avere un nuovo iscritto e accresce i profitti. Era pur sempre un vecchietto che doveva mantenere due nipotini!
Quando Kan arrivò accompagnata da un dubbioso Draken, Mikey era pronto all’ingresso con tra le mani una divisa bianca da farle indossare e che aveva ordinato apposta per lei. Non appena i loro sguardi s’incontrarono, Mikey le sorrise, per poi richiamare l’attenzione del nonno.
“Nonno, lei è la mia amica Kan!”
L’anziano signore, già abbigliato a dovere, sorrise sotto i baffi. “Benvenuta! E’ così raro trovare ragazze a cui piaccia combattere, di questi tempi!”
“Però non credo di essere molto brava, signore….” Si strinse nelle spalle con un accenno di timidezza.
Il nonno diede due belle pacche sulla schiena esile di Mikey. “Allenandoti con questo giovanotto non ci metterai molto a stendere anche quelli grandi il doppio di te!” Ovviamente Mikey sorrise compiaciuto a tale complimento, salvo poi voler sprofondare per l’uscita azzardata che suo nonno fece subito dopo. “Vedo che Manjiro ha buon gusto in fatto di ragazze, rispetto all’altro mio nipote!”
Giusto il tempo di finire la frase, che Draken si piazzò davanti a Mikey e gli si appiccicò alla faccia con aria truce. “Peccato che mia sorella sia off limits.”
“Ah… Anche tu sai l’inglese, Ken-chin?” Non che fosse davvero intimorito da lui, però era meglio andarci piano quando era in ballo un argomento così delicato.
“Anche tu saresti un ottimo atleta, Ken!” Saltò fuori ancora il nonno.
“Grazie signor Sano, ma io preferisco allenarmi da solo.” Rispose lui, senza muoversi di un millimetro.
Vista la situazione pericolosa, alla fine ci pensò Kan a cambiare discorso. “Quella divisa è per me, vero Mikey? Dove posso cambiarmi?”
“Ah giusto! Nello spogliatoio potrebbero esserci ancora dei ragazzi, meglio se vai a cambiarti in quello in casa dove c’è la stanza da bagno! Vieni, ti ci porto!”
Con gesto fulmineo, Draken agguantò la divisa dalle sue mani. “Ce la porto io. Anche se non sono mai entrato in casa tua, non sarà difficile da trovare.”  Con l’altra mano afferrò Kan per il polso e la trascinò via.
Che fastidio!!! Mikey sperava di approfittarne per sbirciare e invece quel seccatore gli aveva rovinato i piani. Gli venne spontaneo incrociare le braccia al petto in segno di disappunto e gonfiare le guance come un bambino capriccioso. E allora SBONK!, il nonno gli piazzò un pugno dritto sulla testa, avendo capito le sue intenzioni. “Piccolo scostumato!” Il vecchietto sapeva il fatto suo!
Per lo meno i gemelli trovarono subito la stanza giusta e Kan si cambiò in fretta mentre Draken faceva da guardia davanti alla porta. Mise i vestiti in un cesto, sperando che non disturbassero.
Quando Draken sentì la porta scorrevole aprirsi dietro di lui, si voltò e…
“Così va bene? La taglia mi sembra giusta!”
Coi capelli biondi alzati in una coda di cavallo e la divisa da karate era davvero carina. Cioè, lo era sempre! Esisteva qualcosa che non stesse bene addosso a lei? Scosse il capo per riprendersi e si occupò di aggiustarle il nodo della cintura. “Ecco fatto!”
Mikey attendeva massaggiandosi la testa ancora dolorante per il colpo subito, ma quando la vide arrivare si dimenticò subito di ogni cosa.
“A che ora passo a prenderla?” Ringhiò Draken.
“La lezione dura un’ora, quindi…”
“Allora rimango nei paraggi e torno fra un’ora.” Poi si rivolse a lei. “Tu aspettami qui. Non andare a cambiarti prima del mio arrivo.”
Lei fece un cenno affermativo e lui se ne andò senza salutare.
“Uh uh! Ho sempre desiderato avere un fratellone iperprotettivo!”
Mikey invece era di tutt’altro avviso e sentire quella frase gli fece mancare le forze. “Contenta tu.”
Un sonoro richiamo dall’interno diede inizio alla lezione. Come prima cosa vennero fatte le presentazioni della nuova allieva agli altri compagni e ai Sensei, poi uno di loro venne incaricato di farle un primo esame per valutare le sue capacità. Mikey rimase ad assistere.
L’uomo, piuttosto giovane e dai capelli corti e curati, si mise in posizione coi piedi ben saldi a terra e stese un braccio verso di lei tenendo il palmo della mano aperto. “Bene, Kan, voglio che tu colpisca la mia mano con tutta la forza che hai.”
“Mh!” Si mise in posizione, andando a memoria di alcune lezioni ricevute durante le ore di ginnastica a scuola. Piegò un braccio all’indietro e quando si sentì pronta caricò il colpo, cercando di mirare meglio che poté.
“Ben fatto! Il tuo stile è molto rozzo, però di forza ne hai, per essere una ragazza!”
Lei sorrise. “Grazie, Sensei!”
“Ora proviamo un’altra cosa.” Recuperò un ampio cuscino d’allenamento e se lo sistemò a dovere sul braccio e sulla spalla. “Adesso colpisci con un bel calcio!”
Questa volta Kan si prese un po’ di tempo per prepararsi. Qualche piegamento, qualche roteazione della gamba per scaldare il muscolo… Poi riprese posizione, si piegò col busto di lato, sollevò una gamba portandola all’indietro e colpì con tanta forza da far cadere l’uomo in ginocchio.
Mikey rimase a bocca aperta.
“Oh no, chiedo scusa! Ho esagerato!” Kan, preoccupata, si precipitò ad aiutare l’uomo a rialzarsi, anche se lui in verità non se l’era affatto presa. Anzi!
“Credo proprio che i calci siano la tua specialità! Hai le gambe lunghe e snelle e con il giusto allenamento potresti vincere un bel po’ di tornei!”
Mikey attirò la sua attenzione tirandolo per la manica. “Visto che è anche la mia specialità, d’ora in poi posso allenarmi con lei?”
“Mmh… Le ci vorrà un po’ di tempo per raggiungere il tuo livello, ma credo non ci siano problemi.”
I due ragazzini si scambiarono un’occhiata, felicissimi, anche se per motivi diversi. Kan era entusiasta perché ammirava Mikey per la sua forza e stare in sua compagnia le piaceva, mentre lui….aveva trovato una scusa per starle appiccicato! E a tal proposito, di punto in bianco sollevò le braccia in aria e gridò: “Grazie, Shinichiro!!!”
Indovinate? Finì col nonno che arrivò  a piazzargli un altro pugno, intimandogli di fare silenzio!
*
 
“Non lo so, Kan… Non mi sembra una buona idea.” Disse Mikey, con aria palesemente dubbiosa.
Peccato che lei non fosse dello stesso avviso! “Sono troppo curiosa! Ogni volta sparisce con una scusa! Voglio vedere cosa fa!”
Allora fu Draken a provare a fermarla. “Sì, ma se ti fai beccare sono guai. Già non gli stai molto simpatica…” Non fece in tempo a finire la frase, che lei lo sovrastò con un sonoro “Ci vediamo domaniiii!!!” E sparì dietro l’angolo, pienamente convinta di quello che stava facendo.
A Mikey e Draken non restò che scambiarsi un’occhiata rassegnata, tanto ormai sapevano com’era fatta!
Fu così che Kan si diede al pedinamento di Baji, scivolando come un’ombra da un angolo all’altro, mantenendo una certa distanza e arrivando persino ad appiattirsi nelle rientranze dei portoni, senza però perdere di vista l’obiettivo. Passò un buon quarto d’ora prima che la faccenda avesse uno sviluppo.  Baji si era fermato di fronte ad una vetrina. Niente di strano, fino a quando Kan non vide qualcosa che non si sarebbe mai aspettata da quel musone…un sorriso dolcissimo! E non solo, anche i suoi occhi erano diventati luminosi come stelle!
Kan lo sbirciò con cospetto. “Ma cosa sta guardando?” Ora che ci pensava, a Baji cosa piaceva? Anche se con lui aveva trascorso meno tempo rispetto a Draken e Mikey, si rendeva conto di non sapere praticamente nulla, a parte che gli piaceva fare a botte e viveva da solo con la madre. Quando vide Baji entrare nel negozio, scattò fuori dal nascondiglio e si avvicinò furtiva. Si trattava di un negozio di animali e, nella vetrina dove lui prima aveva sostato, c’era una nicchia dove cinque gattini bianchi e neri dormivano tutti ammucchiati. Kan si appiccicò al vetro, gli occhi a forma di cuore. “Kawaii!!!”
In effetti degli esserini così dolci potevano sciogliere un cuore di ghiaccio. E allora… “Eh eh!” Kan lasciò la vetrina ed entrò a sua volta nel negozio. Individuò subito un Baji felicissimo, mentre era intento a dare da mangiare ad un coniglietto bianco come una palla di neve! Senza esitare si precipitò da lui tutta soddisfatta.
“Allora è questo il grande segreto di Kei!”
“Ti ho detto di non chiamarmi così!” Ringhiò lui, ancora prima di rendersi conto di cosa stava accadendo, salvo poi vedere la sua faccia e sbiancare più del manto del coniglietto.
Lei gli fece l’occhiolino. “Beccato!”
Baji, spiazzato, si ritrovò a fissarla con occhi e bocca spalancati, anche quando lei si sedette a terra di fronte a lui e si mise ad accarezzare le orecchiette del piccolino che si gustava indisturbato il pasto. Era quasi incredibile pensare che due persone così diverse potessero avere un interesse in comune. Ma la prova era davanti ai suoi occhi, quindi… Finalmente richiuse la bocca. Che fosse il caso di fare un passo indietro con lei? Quali motivi aveva per odiarla? La sua invadenza, la sua mancanza di rispetto per gli spazi personali, la sua eccessiva confidenza, il fatto che Mikey  e Draken non avessero occhi che per lei, l’essersela ritrovata anche al dojo e di conseguenza aver quasi smesso di frequentare le lezioni… Be’, di motivi ne aveva fin troppi. Ma adesso che la vedeva sotto quella nuova luce, forse…
“Potrei averti giudicata troppo male…” Borbottò.
“Mh?”
“Voglio dire, visto che entrambi amiamo gli animaletti, potremmo provare a fare amicizia.” Poverino, era così infantile! Stava avanzando una proposta di amicizia, ma restando sulle difensive.
“Ma lo sai che ti preferisco quando sorridi? Sembri trasformarti!”
In un lampo, la faccia di Baji divenne tutta rossa. “Che cavolo dici, scema?”
“Ah ah! Allora desso che siamo diventati amici, posso chiamarti Kei?”
“Non esagerare.” Mise subito in chiaro lui, mantenendosi saldo su quella posizione.
Dopo quel giorno, i due si accordarono per andare insieme al negozio di animali tutte le settimane e godersi del tempo con le bestioline. La cosa sembrava funzionare e anche quando erano in gruppo lui sembrava meno musone. Quindi era tutto sistemato? Purtroppo no. A distanza di poche settimane, il destino decise di mettere alla prova quella nuova e ancora fragile amicizia.
“Hai visto che espressione ha fatto quel cincillà? E’ stato divertentissimo!” Disse Baji, mentre lui e Kan uscivano dal negozio al termine di uno dei loro incontri.
Kan aveva riso così di gusto da avere il viso tutto arrossato e una lacrima le faceva capolino dalle ciglia. “Ahhh… E’ meglio che vada ora! Mio fratello mi starà aspettando alla metro per andare a mangiare il quel nuovo ristorante di sushi che hanno aperto!”
“La prossima volta vorrei unirmi anch’io! Anzi, facciamo un’uscita tutti e quattro!” Propose Baji cordialmente, ma ecco che la sua espressione allegra cambiò rapidamente nel vedere una figura corrergli incontro e facendogli segno di saluto col braccio alzato in aria.
“Ehi, Baji!”
Non appena gli fu accanto e si fermò a riprendere fiato, Baji lo apostrofò. “Che ci fai qui?”
“Mi avevi detto che venivi al negozio e ho pensato di raggiungerti!”
“Che cavolo! Ti avevo detto di aspettarmi alla sala giochi, Kazutora!”
Kan ebbe un’improvvisa illuminazione. “Ma tu sei l’amico segreto di Kei?”
Sentendo il nomignolo, Kazutora fraintese. “E’ per questo che sei arrabbiato? Ho interrotto un appuntamento romantico con la tua ragazza?”
“Figurati se sto con questa spilungona!” Puntualizzò lui, beccandosi un’occhiataccia da parte di Kan. Comunque dovette rassegnarsi, ormai il danno era fatto. Emise un rumoroso sospiro spazientito, per far capire che avrebbe preferito staccarsi una costola piuttosto che fare ciò che stava per fare…
“Questa è Kan, la gemella del mio amico Draken.”
Lei fece un inchino e sorrise. “Piacere di conoscerti, Kazutora!”
Solo a guardarla, gli ormoni di Kazutora si erano dati alle danze! “La gemella di Draken? Sei completamente diversa da come ti aveva descritto Baji! Sei una strafiga!”
Ignorando l’uscita finale, lei si concentrò su un’altra parte della frase. “Che cosa ti ha detto, scusa?”
Capendo di aver fatto una gaffe, si morse un labbro. “Ehm…niente…”
Allora Kan infilzò Baji con lo sguardo. “Certo che sei incredibile tu.”
“Tsk!” Fu l’unica riposta che diede lui.
“Tu invece hai un’aria simpatica! Assomigli ad un animaletto del negozio! Sono sicura che andremo d’accordo!”
Ed ecco che Baji esplose. “Non pensarci neanche! Kazutora è amico mio! Non voglio che vi frequentiate!” Fece un passo verso di lei e le parlò faccia a faccia. “Sono serio, Kan. Stagli lontano. Hai già Draken e Mikey che ti fanno le fusa.”
La situazione si era fatta parecchio pesante e la tensione tra i due era palpabile, per questo Kazutora si mise in mezzo per sdrammatizzare. “Ok ma non scaldarti, Baji! Piuttosto sfrutta questa energia quando giochiamo a Street Fighter!”
Baji continuò a fissarla in cagnesco ancora per un po’ e poi, senza dire nulla, le voltò le spalle e si incamminò. Almeno Kazutora si mostrò gentile e si chinò ad angolo retto per scusarsi, per poi abbozzare un sorriso. “Spero di rivederti!” E corse dietro a Baji.
Rimasta sola sul marciapiede, Kan sospirò sconsolata. “Mi sarebbe piaciuto conoscerlo… Sembrava davvero un ragazzo simpatico…”
*
 
Draken non era molto convinto. Anzi, non lo era per niente! Più si osservava allo specchio e più desiderava togliersi quella roba e indossare i suoi soliti vestiti. Per carità, si sentiva fresco e comodo, il tessuto era morbido e gli ricadeva bene fin sopra le caviglie, se solo la fantasia non fosse stata di carpe rosse su sfondo arancio che attirava fin troppo l’attenzione.
Click!
Dal riflesso dello specchio, vide sua sorella con la macchina fotografica digitale in mano. E un sorriso soddisfatto sulle labbra. “Ken, quanto sei figo!”
Lui tentò di sorridere, senza ottenere un buon risultato. Neanche un’ora fa, lei si era presentata alla porta vestita di tutto punto con quello yukata, che su di lei stava d’incanto, assieme all’obi rosso attorno al girovita, per non parlare dei capelli biondi raccolti sulla nuca e fermati da uno spillone con due piccole carpe pendenti! E, come tocco finale, la maschera raffigurante un gatto, posizionata a lato della testa. Kan era bellissima. Peccato che lui non si aspettasse che dentro la busta che aveva portato con sé ci fosse uno yukata identico per lui e con tanto di maschera. Già, la sua adorata gemella aveva deciso che quella sera, per andare alla festival di Tanabata del quartiere, sarebbero stati vestiti uguali. Wow… Ripetiamo, lei era bellissima!!! E lui sembrava un imbecille. Che fosse colpa della cresta? I capelli gli stavano crescendo, senza gel gli coprivano un po’ la testa, però non gli andava di nascondere il drago di cui era tanto orgoglioso. Fare un codino era un po’ prematuro, gli stava appiccicato al cranio e i capelli che ne uscivano sembravano una specie di scopa rovesciata! Cercò di lisciarli dalla parte dove aveva la maschera…forse così non era malaccio… Era disposto a qualunque cosa pur di vedere sua sorella felice.
Una volta che lui fu pronto, insieme lasciarono la stanza e quando arrivarono all’ingresso si ritrovarono con la folla di donne pronte coi telefoni per paparazzarli! Ci mancavano solo loro… Da quando aveva portato lì Kan la prima volta, la loro popolarità era cresciuta a dismisura. Lui era sempre stato stuzzicato, essendo cresciuto lì, ma con l’arrivo di Kan erano diventati praticamente due star! E il bello è che lei si prestava volentieri a questa pazzia, si metteva in posa come se stesse facendo un vero servizio fotografico e a lui toccava sopportare. Tra mezzi sorrisi di circostanza, smorfie di sfinimento e quant’altro, passarono almeno dieci minuti, fino a quando il caro receptionist, che per tutto il tempo se n’era rimasto in postazione a leggere il giornale come se nulla fosse, si decise a richiamare l’ordine. “Ragazze, che ne dite di tornare nelle vostre stanze a fare il vostro dovere? Soprattutto quelle che hanno abbandonato i clienti sul letto.” Tono fermo ma non troppo rigido.
Seguì un trascinarsi di lamentele  sbuffi, ma un po’ alla volta obbedirono e il silenzio tornò a regnare. I gemelli stavano giusto per avviarsi all’ascensore quando il telefono squillò. L’uomo rispose.
“Buonasera, signore! …come dice? Sì, sono entrambi qui davanti a me.”
I due, sentendo quelle parole, si fermarono e rimasero in attesa.
“Mh… Sì, capisco… Ora glielo riferisco. Buonasera. Oh e auguri di pronta guarigione.” Quindi riagganciò. “Era un certo signor Sano. Ha detto che suo nipote Manjiro ha la febbre e non può venire al festival con voi.”
I due si scambiarono un’occhiata dispiaciuta.
“Povero Mikey…” Kan si stropicciò le mani. “Mi sento in colpa ad andare senza di lui…”
“Vero… Era così ansioso di appendere il cartoncino col suo desiderio al bambù… Però… Kan, e se andiamo a trovarlo? Possiamo fargli scrivere il desiderio e poi ci pensiamo noi ad appenderlo!”
Kan parve illuminarsi all’istante. “Che idea geniale! Ken, ti adoro!” Subito prese il fratello per mano e insieme corsero all’ascensore, dimenticandosi di salutare.
Prendendo la metro, il viaggio fu breve e in men che non si dica furono alla porta di casa Sano.
Fu il nonno ad aprire. Kan s’inchinò profondamente e salutò, mentre Draken non si sforzò nemmeno di essere educato, così lei pensò bene di afferrarlo per i capelli e farlo inchinare con la forza! Cosa che strappò un sorriso all’anziano.
“Sensei, Mikey sta tanto male?” Chiese lei, visibilmente preoccupata.
“Pff! Non c’è bisogno che mi chiami così quando siamo fuori dal dojo!” Si ricompose subito, riacquistando la sua tipica espressione accigliata. “Riguardo mio nipote…”
Un veloce ‘Tum-Tum-Tum’ gli spezzò la frase e come un lampo arrivò Mikey, il quale rischiò di finire dritto fuori casa scivolando sul legno troppo lucidato!
“Kan, sei preoccupata per me?” Le chiese, sprizzando gioia da tutti i pori.
“Ci sono anche io, eh…” Si fece sentire Draken, accennando un saluto con la mano.
Mikey lo ignorò totalmente. “Non temere, è solo febbre da crescita! Io sono in formissima!”
A smorzargli l’entusiasmo ci pensò il nonno, che lo afferrò per il colletto del pigiama e lo sollevò da terra, come fosse stato un cucciolo disobbediente. Il che non era molto lontano dalla realtà…!
“Brutto idiota, torna a letto! O devo legarti come un salame?” Gli gridò nelle orecchie, stordendolo.
“Signore, non lo sgridi per favore! Siamo venuti solo per chiedere a Mikey di scrivere il desiderio da appendere al bambù! Poi ce ne andiamo, promesso!”
L’uomo ci rifletté alcuni istanti, lisciandosi i folti baffi. “Be’…Shinichiro ha portato la piccola Emma al festival per questo motivo… Credo sarebbe ingiusto vietarlo a Manjiro solo per via della febbre… Ahhh e va bene. Vai a scrivere questo desiderio e poi infilati a letto fino a domani.”
Mikey lo fissò stupito, con tanto di bocca a formare una perfetta ‘O’. “Davvero? Grazie, nonno!” D’istinto mosse le gambe per mettersi a correre, salvo poi ricordarsi che era ancora sollevato da terra. Nonno e nipote si scambiarono un’occhiata buffa, prima che questo si decidesse a rimetterlo giù e lasciarlo correre via come il vento! E intanto Kan si sentiva sempre più in colpa, chiedendosi se per quella visita  a Mikey non sarebbe salita la febbre a 40…
Tempo due minuti e Mikey tornò per consegnare il prezioso pacchetto. Aveva piegato un foglio di carta bianco per creare una busta e dentro ci aveva infilato il cartoncino azzurro con scritto il desiderio. Affidatolo alle mani di Kan, si sporse su di lei in punta di piedi e la guardò dritta negli occhi. “E’ una cosa molto importante. Appendilo senza leggerlo, altrimenti ho paura che non si avveri.”
Draken ridacchiò. “Che bambino!” Ma ancora fu ignorato.
Avendo le mani di lui appoggiate sopra, Kan poteva sentire il calore causato dalla febbre e anche i suoi occhi lucidi erano segno che non stava affatto bene. Accennò un sorriso e ripose. “Hai la mia parola!”
Nessuno avrebbe potuto dire quando si sarebbero staccati, se il nonno non avesse recuperato il nipote afferrandolo di nuovo per il colletto del pigiama e trascinato dentro!
Il foglietto azzurro riportava questa frase: “Desidero che Kan si innamori di me e diventi la mia ragazza”.
*
 
Era iniziato tutto così, una sera al termine dell’allenamento di karate al dojo.
“Mikey, tra un mese sarà il tuo compleanno! Che regalo vorresti ricevere?”
E lui, con la bocca aperta tipo merluzzo, la osservava farsi aria con le mani, il volto arrossato, alcuni capelli sfuggiti alla coda che si erano incollati ai lati del viso, il collo umido che sembrava brillare al riflesso della luce, la chiusura della giacca che si era un po’ allentata e gli permetteva di intravedere le rotondità del suo seno dalla scollatura… In poche parole, se la stava mangiando con gli occhi! Ci mise mezzo minuto prima di riconnettere il cervello e trovare l’uso della parola.
“Voglio te!”
“Come, prego???” Starnazzò lei, di rimando.
Mikey si esibì con quel suo sorriso furbetto e gli occhi chiusi. “Voglio festeggiare con te!”
“Ah… Sì, ovviamente ci sarò! Però vorrei farti un regalo!”
“Ci penserò!”
E alle sue spalle, il nonno che si stringeva le mani dietro la schiena, cercando di resistere alla tentazione di dargli un pugno sulla testa, avendo capito le sue vere intenzioni!
Poi c’era stata quella domenica in cui erano usciti in quattro, per andare a provare un nuovo videogioco a Ikebukuro.
“Mikey, siamo già ad agosto! Hai pensato a che regalo vorresti?”
E lui, imbambolato ad osservarla, mentre lei se ne stava seduta cavalcioni su uno sgabello dal sedile imbottito, con un vestitino bianco dalla gonna piuttosto corta che, in quella posizione, le lasciava scoperta una buona dose di coscia.
Ci mise un minuto buono a rispondere. “Voglio te…”
“Ah! Di nuovo quella cosa! Ho detto che ci sarò! Io voglio sapere il regalo!” Insistette lei.
“Ci penserò meglio!” Terminò lui, facendo spallucce, sorridente.
E vicino a lui Baji, che fingeva di essere concentrato in una partita contro Draken al capo opposto dell’apparecchio, e che roteò gli occhi nel capire perfettamente le sue vere intenzioni!
Poi c’era stato quell’afoso pomeriggio al Santuario di Musashi, nel pieno delle vacanze estive.
“Uffa, Mikey!!! Tra una settimana è il tuo compleanno! Ti decidi a dirmi cosa vuoi?”
E lui, con la bocca aperta con tanto di gocciolina di saliva che gli faceva capolino da un angolo, la osservava accanto alla fonte dove si era rinfrescata, l’acqua che le era colata dalle labbra ed era ricaduta fin dentro la scollatura, dove avrebbe voluto infilarsi anche lui.
Ci mise oltre un minuto a connettersi…ma questa volta le prese le mani e, guardandola negli occhi, le disse seriamente. “Voglio te.”
Kan arrossì all’istante, rischiando quasi di far evaporare l’acqua fresca che aveva sulla pelle! “M-m-m-m-m Mikey???”
E Draken a poca distanza che, avendo seguito tutta la scena, si avvicinò con aura omicida e strappò via le mani dell’amico da quelle di Kan! Quindi, accigliato, torreggiò su di lui e lo riprese. “Cosa pensavi di fare a mia sorella?”
Mikey era visibilmente indifferente e non tentò nemmeno di nasconderlo. “Ehi Ken-chin…così ti verranno le rughe precoci…” Facendo spallucce lo superò, facendolo fumare di rabbia.
Kan, dietro al fratello, ancora si stava guardando le mani che prima Mikey le aveva toccato.
“Kan?”
“S-sì?” Sussultò.
“Davvero, mi basta che tu ci sia! Non prendermi niente!”
“Però… Io ci tenevo…”
Mikey fece un saltello verso di lei e sorrise. “Allora quel giorno ti dirò qual è la cosa che più vorrei al mondo! Ci stai?”
Lei accennò un timido sorriso. “Mh!”
E poi arrivò il fatidico 20 agosto, il giorno in cui Mikey compì 12 anni.
Per la prima volta da che aveva ricordo, aveva deciso di fare le cose in grande e organizzare una festa coi gavettoni! Una cosa solo per loro quattro, i suoi amici più vicini, per divertirsi nel caldo pomeriggio, mentre la sera avrebbe festeggiato in famiglia con tanto di torta. L’aveva pensata bene!
Dopo pranzo, i suoi amici arrivarono in tenuta da mare e trovarono una grossa cesta ricolma di palloncini gonfi di acqua ad attenderli, oltre che uno spazio sotto la veranda dove erano delle bibite fresche e bicchieri colorati. Loro, nonostante il festeggiato avesse detto di non volere nulla, disobbedirono portando dei regali alquanto utili: Baji portò quattro vasetti di ananas sciroppata, stando dentro il budget che poteva permettersi; Draken portò una grossa anguria, presa durante il tragitto ad una bancarella lungo la strada; Kan invece aveva convinto i genitori adottivi ad acquistare due meloni con tanto di confezione di lusso! E ovviamente la cara macchina fotografica digitale! Consegnato il tutto, i ragazzi si tolsero i vestiti e li posarono a parte, sempre alla veranda, e qui ci fu una gaffe…
Col muso lungo, Mikey sbottò: “Ma come? Perché ti sei messa il costume intero, Kan?”
Eppure era carina. Il costume color fucsia presentava dei merletti bianchi sia sulla scollatura ampia che sul girovita, per poi terminare sul davanti seguendo le linee delle anche. Con la sua altezza, il suo corpo si stava sviluppando in fretta e di certo non sembrava una bambina! Comunque, avendo difficoltà a trovare una risposta, ci pensò Draken a farlo per lei. “Perché a dodici anni non mi sembra il caso di farle indossare un bikini! Idiota!” Secco e diretto!
Fu solo uno dei battibecchi del giorno, anche se in generale la festa fu fantastica. Tra corse, schizzi, risate e il momento di relax in cui bevvero le bibite e mangiarono la frutta. Perfino Baji si sbottonò, facendo i complimenti a Kan per la scelta del melone! Il secondo era già stato consegnato al nonno, perché lo tenesse in fresco per la serata in famiglia, come anche la metà dell’enorme anguria che da soli non sarebbero mai riusciti a finire! E a tal proposito, Kan ammise per la prima volta che le angurie non le piacevano, anche dopo che suo fratello provò a fargliene assaggiare un pezzo con sopra il sale. Nulla. Un’altra delle differenze tra loro, visto che lui adorava l’anguria e ogni anno non vedeva l’ora che arrivasse l’estate per farsene delle scorpacciate!
Nel pomeriggio scattarono anche un bel po’ di foto per immortalare tutte le fasi della festa. Compresa la fase: ‘Mikey cinge i fianchi di Kan con nonchalance e Draken per poco non lo soffoca stringendogli il collo contro il braccio’.  Una sequenza di foto che Baji aveva scattato con grande interesse, ma di cui Kan accarezzò l’idea di cancellarne buona parte, soprattutto quelle che avrebbero fatto da prova nel caso il fratello fosse finito in riformatorio per tentato omicidio…
Tra una cosa e l’altra, arrivò il momento di finire la festa. Essendo Kan l’unica ragazza, le venne permesso di usare per prima la stanza da bagno per asciugarsi e rivestirsi. In questo modo, quando fu il turno dei maschietti, Mikey fece tutto alla velocità della luce per finire per primo e fare una cosa importante. Afferrò Kan per mano e di corsa la portò sul retro della casa, fino ad un albero dove una lanterna era stata appesa ad un ramo. Un punto ben studiato, all’ombra, in modo che si potesse vedere la luce della candela anche se era ancora giorno.
Kan lo aveva seguito ridendo, per il suo comportamento bizzarro, ma quando fu sotto quella lanterna il suo sguardo divenne brillante. “Che bella!”
“Sì… Ho chiesto al nonno di appenderla per me.” Strinse la mano di lei, come per ricordarle che erano ancora a contatto. Inutile dire che lei faceva finta di niente di proposito, perché si sentiva un po’ tesa per quel gesto. Accorgendosi di un grosso masso lì vicino, vi si sedette sulla sommità, con l’intenzione di lasciar andare la sua mano, ma lui non cedette e le andò ancora più vicino, stando in piedi.
“Ora posso dirti cosa vorrei per il mio compleanno.”
“Alla buon’ora! Accidenti a te!” La buttò sullo scherzo.
Mikey invece rimase serio e si sporse leggermente su di lei. I loro sguardi s’incontrarono. “E’ quello che ti ho detto ogni volta che me lo hai chiesto. Voglio te, Kan.”
Lei non disse nulla, solo si limitò ad ascoltare le sue parole e i battiti del proprio cuore che diventavano più intensi e più veloci ad ogni istante. Vide il viso di Mikey avvicinarsi ancor più.
“Mi piaci, Kan.” Le disse con un filo di voce.
“Anche tu mi piaci…” Lo disse così piano che quasi temette lui non avesse sentito, ma fu solo un istante, quello dopo i loro occhi si chiusero e Mikey posò le labbra sulle sue. Un bacio dolce, semplice, solo il tocco delle loro labbra. Un bacio non da adulti, non da bambini, un bacio adeguato a due ragazzini che vivevano il primo amore. Attorno a loro solo la pace e il silenzio.
Ci volle del tempo prima che Mikey si separasse dalle sue labbra morbide. Lentamente, entrambi riaprirono gli occhi. Nel guardarsi si sentirono un po’ impacciati e risero.
“Mi sento come se fossi stata io a ricevere un regalo!” Scherzò lei.
“E’ un regalo condiviso, secondo me!” Quindi sollevò la mano di lei, per attirare di nuovo il suo sguardo. “Kan, vuoi essere la mia ragazza?”
Una domanda scontata dopo essersi baciati, ma assolutamente legittima. La vide abbassare il capo, la scambiò per timidezza e ridacchiò. “Mi basta un cenno con la testa se non riesci a dirlo!”
“Ecco io…”
C’era qualcosa di strano nella sua voce. Come un’incrinatura…
Kan risollevò il viso, aveva gli occhi lucidi e tristi. “Non sono pronta, Mikey… Scusa…”
Si rialzò dal masso, fece scivolare le dita via da quelle fredde di lui. E scappò via, verso l’ingresso della casa da dove ora venivano le voci di Draken e Baji.
*
 
Shinichiro rincasò quando il sole era quasi tramontato del tutto. E di corsa.
Mentre si toglieva le scarpe all’ingresso, si fece sentire per informare i familiari del proprio arrivo. “Scusate il ritardooo! Un cliente si è fermato a chiacchierare e non mi sono accorto dell’ora!”
Durante il tragitto lungo il corridoio, si sistemò la frangetta, sapendo di averla scompigliata a causa della corsa. Il negozio era abbastanza vicino alla casa e non gli era sembrato il caso di prendere la moto per arrivare lì. Quando entrò in cucina trovò la piccola Emma e il nonno già seduti a tavola, precisamente una tavola ricca di prelibatezze, tra carne grigliata, pesce fritto, salse… Ma di Mikey non c’era traccia.
“Dov’è Manjiro? E’ la sua festa!”
A rispondere fu Emma. “Ha detto che non si sente bene… Forse ha preso freddo giocando a fare i gavettoni con gli amici…”
“Scherzi??? Ma se oggi ha fatto un caldo infern-” S’interruppe da solo nel ricordare un dettaglio importante. Suo fratello gli aveva detto che il piano era quello di fare la dichiarazione d’amore alla ragazza che gli piaceva, dopo la festa. Il fatto che non fosse lì poteva significare che voleva vederlo da solo perché era impaziente di raccontargli tutto, ma magari si vergognava a farlo di fronte a loro!
“Shinichiro! Togliti quell’espressione ebete dalla faccia!” Gridò il nonno, richiamandolo al presente e facendolo sobbalzare!
“Tranquillo, nonno! Ci penso io a chiamare Manjiro!” Strizzò l’occhio e corse via dalla cucina. Raggiunse rapidamente la stanza del fratellino e, quando entrò, lo trovò buttato sul letto e con la faccia affondata nel cuscino. Ridacchiando, andò verso di lui. “Eh eh! Ancora emozionato? Sono quasi invidioso di sapere che il mio fratellino ha trovato la ragazza prima di me!”
Fece per allungare una mano su di lui, ma ecco che venne assalito e si ritrovò balzato sul letto ancora prima di capire cosa fosse successo e con Mikey avvinghiato a lui come una piovra.
“Wow che energia! Dev’essere la forza dell’amore!”
Lui continuava a scherzare ma…c’era qualcosa che non andava… Perché non rispondeva?
“Manjiro, stai bene?”
Lui fece segno di no, muovendo la testa contro il suo grembo.
“Non dirmi che…” Deglutì. “Ti ha rifiutato?” Gli occhi sbarrati per lo shock.
Poco alla volta riuscì a farsi raccontare l’accaduto. Per lo meno non era grave come aveva immaginato, però poteva capire che per un ragazzino di quell’età doveva essere un duro colpo. Cioè, non che ci fosse un’età per abituarsi a certe cose. Se ripensava a tutte le volte che gli era andata male, gli veniva ancora da piangere!
“Manjiro… Non credo dovresti prenderla così. In fondo ha detto che le piaci e ha risposto al tuo bacio, no?”
“A cosa serve se non vuole essere la mia ragazza?” Sbottò lui.
Shinichiro sorrise al vuoto, con comprensione, la mano che si muoveva lenta fra i capelli del fratellino. “Devi imparare ad avere pazienza, quando si tratta di ragazze. E approfittare di questo tempo per conoscerla meglio e capire cosa l’ha spinta a dirti di no!”
“E se…non volesse più vedermi?”
“Andiamo! Una ragazza non ti bacia per poi sparire nel nulla! Sono sicuro che in questo momento stia pensando a quello che è successo e non vedrà l’ora di rivederti per parlarne!”
Nessuna risposta.
“Fidati di me. Sono stato rifiutato abbastanza volte da capire quando c’è speranza e quando è il caso di lasciar perdere! Però…se preferisci stare qui a piangere…”
“Non sto piangendo!” Ringhiò Mikey, tirandosi immediatamente su e guardandolo in faccia. In effetti non piangeva, però quegli occhioni gonfi e arrossati avevano una gran voglia di scatenare un acquazzone!
Schinichiro accennò un sorriso. “Anche se lo facessi non ci sarebbe nulla di male! Ma so che il mio fratellino vuole essere forte!” Quindi poggiò la fronte contro la sua e si fece serio. “Manjiro, fammi una promessa. Non arrenderti mai, quando in ballo c’è il tuo cuore.”
“Tu credi…che un giorno lei mi dirà di sì?”
“Certo! Non potrà resisterti! Sei così carino!”
Mikey si scostò dalla sua fronte e lo guardò con rabbia. “Non chiamarmi carino!” Ma subito scoppiò a ridere, ritrovandosi ostaggio del solletico infertogli dal fratellone!
Shinichiro lo torturò abbastanza da fargli dimenticare la tristezza, era così bello vederlo ridere! Ora che lo aveva fatto stramazzare sul letto, gli diede una tregua. Si poggiò su di un gomito e si sporse verso di lui. “Quello che ho detto è vero, Manjiro. Fino a quando avrai anche solo un briciolo di speranza, non arrenderti se la ami davvero.”
Dal basso, col viso arrossato per il troppo ridere, Mikey lo guardò di traverso, sollevando un sopracciglio. “Non è un discorso troppo pesante per uno che ha appena compiuto dodici anni?”
Shinichiro rise. “Hai ragione! Allora sai cosa? Adesso andiamo a divertirci! Giù c’è una tavola piena di cibo squisito che ti aspetta!”


Continua nel Capitolo 3: [Good Change] :)
  
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