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Autore: Fe_    28/10/2022    2 recensioni
Fanfiction semi-interattiva: leggere il capitolo 21 per ulteriori informazioni
Raccolta || Multi-rating || Slice of Life
Raccolta disomogenea ambientata in una Hogwarts contemporanea, con adolescenti che hanno sulle spalle solo il peso della loro età e non della salvezza del mondo.
Questo non vuol dire che le loro vite siano più facili, però: le nuove, travolgenti emozioni che provano una volta affacciati oltre l’infanzia sono abbastanza potenti da sconvolgerli.
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[I capitoli 1-20 fanno parte del Calendario dell'Avvento, con prompt relativi al natale]
21.Luna- [Angelika Hunt; Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli]
[...]
28. Litigio- [Murphy Spencer Lightwood; Lilith Eve Marie Beaumont; Royal de Vries]
29. Posta del cuore- [Lorina Altea Marie Erzsébet Caeli; sorpresa]
30. Festa segreta- [Timòn Sandro Ramirez; Leslie Keith Hamilton; Enéas Alistair Morgenstein Silva; Mikhail Ivankov]
Genere: Azione, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Filius Vitious, Maghi fanfiction interattive, Minerva McGranitt, Mirtilla Malcontenta
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Titolo: Voci di corridoio
Titolo del capitolo: Patronus
Personaggi: Isabella Marie-Renée Lévy; Marybeth Newbury; Dorothea Visser
Rating: Verde
Note: Slice of Life | 1207 parole
Ma buongiorno!
Sono un pochino in ritardo con questo capitolo, c’è stata della vita in mezzo- lavoro, università, salute no per fortuna perché a parte un po’ di malesseri di stagione in questo periodo sono quasi sana- divago, sempre.
Ad ogni modo! Questo capitolo è dedicato all’adorabile Isabella, Isa per gli amici. Avevo qualcosa come dieci idee per mini capitoli e alla fine… questo. Mi piacciono i patronus, sapete? Tutti blu e luccicanti.
Ad hogwarts non è insegnato come produrre un incanto patronus, troppo soggettivo, ma mi piace pensare che gli studenti si sfidino a provarlo come status symbol.
Quindi ora vi chiedo, i vostri Oc sanno produrre un patronus? Se sì, è incorporeo o di che animale prende forma?


Quando il sole scompare, nascosto dalle nubi, solo le risate allegre delle ragazzine con lei la scaldano. Isabella si stringe nel mantello e ringrazia mentalmente la divisa di quidditch che le concede dei pantaloni anziché la stupida gonnella destinata alle ragazze.
         «Anche io voglio provare, Isa! Voglio che sia un uccellino come te!» Esclama Marybeth, lanciando in aria le braccia in un moto di gioia. Non la guarda mentre parla, tiene gli occhi azzurri fissi sul cielo dove una gazza dello stesso colore cade in picchiata; l’animale spettrale apre le ali, prima appiccicate al corpo per guadagnare velocità, all’ultimo secondo per curvare parallelo al terreno, e finisce il suo percorso proprio davanti alla ragazza che l’ha evocato.
         Isabella scioglie l’incanto e quello sparisce, con enorme sorpresa del gufo posato sulla sua spalla; bubola irritato, spostando il peso sulle zampe, gli occhi spalancati e neri che saettano in cerca dell’amico.
         «Shh, shh, va tutto bene Manon. Torna dopo a giocare con te.» La rassicura, ed il volatile torna ad appisolarsi, arruffando le piume fino a nascondere completamente il collo. «E mi spiace Mary, non si può scegliere il proprio patronus. Però se volete posso mostrarvi i movimenti.» Aggiunge, e la proposta pare incontrare il favore della primina che la guarda con espressione entusiasta.
         «Hai sentito, Tea? Isa ci insegna a fare i patronus!»
«Patroni.»
         «Ce l’hai ancora con me perché ho riso quando eri convinta che il singolare di zombie fosse zombo?»
Isabella osserva le due ragazzine battibeccare come solo i bambini sanno fare, Dorothea arrossisce al commento dell’amichetta e balbetta alla ricerca di una risposta a tono; secondo Willelm, uno dei fratelli della bionda, la sorellina è strana in sua presenza e la serpeverde può benissimo capirlo: è tutta una scoperta, al primo anno, e le attenzioni di una ragazza più grande che potrebbe essere la sorella maggiore avrebbe emozionato tantissimo anche lei, soprattutto con il grande bonus della magia.
         Isabella ride e attira la loro attenzione, mettendo fine al litigio; Marybeth, i capelli rossi chiusi in una treccia che lascia la frangetta e qualche ciocca ad incorniciare il viso magro, le si avvicina e da una tasca della tunica- quelle cose hanno delle tasche?- tira fuori un lecca lecca dalla carta rossa.
         «Ecco a te.»
«Stai cercando di corrompermi, Mary?» Chiede, e la vede spalancare gli occhi, prende il dolcetto prima di continuare: «No perché sai, funziona. Dai, avete le bacchette?»
         Le due ragazzine estraggono le bacchette, troppo grandi ancora nelle loro mani, legni diversi ma ugualmente lucidi e poco utilizzati. Guardano Isabella con espressione determinata, e la maggiore fa altrettanto. «Va bene!» Esclama, chinandosi alla loro altezza e scostandosi una ciocca di lustri capelli neri che nel gesto le scivola sul viso ambrato. «Forza, la prima cosa da sapere è la più importante. Dovete sentire la felicità, farvi scaldare da un ricordo o un sogno che vi riempia di gioia.» Spiega loro, e Marybeth aggrotta appena le sopracciglia chiare in risposta.
         «Sembra facile, una magia Disney…»
«È super difficile, invece! Disney deve essere un grandissimo mago se riesce a produrlo.» Dorothea interrompe il mormorio sovrappensiero dell’amica con una protesta accorata, e questa la guarda per poi scoppiare a ridere seguita da Isabella. La grifondoro le guarda, piccata, gonfiando le guance tonde in un’espressione che non fa che suscitare altre risa nelle due streghe. Il frastuono deve essere finalmente troppo per Manon, insieme al costante movimento della padroncina che non è mai stata particolarmente avvezza alla ferma compostezza insegnata una volta alle brave bambine; il gufo bubola piano e si alza in volo, diretto alla voliera in cui finalmente potrà riposare in pace.
         «Disney non è un mago, fa film… però avete ragione entrambe. Sembra molto più semplice di quanto non sia.» Isabella si siede a terra, seguita quasi subito dalle ragazzine; alle sue gambe poco signorilmente incrociate fa eco Marybeth, mentre Dorothea si inginocchia come la giovane di buona famiglia che è. «Il patronus è la manifestazione fisica della vostra gioia, felicità e tutti quei sentimenti positivi che possono proteggervi dalle creature oscure. È un incantesimo utile in diverse situazioni, ma se doveste anche riuscire a produrne uno non corporeo prima della fine della scuola sareste comunque molto brave! Neanche a me riesce sempre.»
         «Perché no? Non basta che pensi sempre allo stesso ricordo?» Chiede Marybeth, ed Isabella le sorride. Una domanda posta con una nota sincera, degna di una piccola corvonero che vede il mondo in modo semplice e logico. La mora alza il viso e chiude gli occhi d’ametista per godersi un attimo il calore flebile del sole di fine ottobre, ed intanto pensa a come porre la risposta in modo che abbia più senso possibile.
         «Mmm… no, non sempre.» Inizia esitante, posando i palmi sull’erba fresca che fa loro da cuscino. «A volte penso alla gioia che mi ha dato volare la prima volta. È stata la prima cosa che ho voluto fare quando papà e mamma mi hanno detto che, forse, avrei potuto fare magie.» Alza la mano e osserva come la luce che filtra evidenzi piccole cicatrici, chiare e lucide sulla pelle non coperta dai guanti senza dita. «Però a volte è più felice il ricordo del primo giorno di scuola, quando una ragazza della mia casa ha suonato la sera e tutti ci siamo riuniti in sala comune come una famiglia…»
         «Pensavo che gli altri serpeverde fossero cattivi.» Si lascia sfuggire con lo stesso tono ingenuo Marybeth, e subito le sue guance si colorano. «Cioè! Non tutti. Ma ad esempio quello castano con gli occhiali che sorride sempre mi mette i brividi, e la bionda tanto carina che mi tratta male perché sono nata babbana, e anche i tuoi fratelli, Thea, specie Willelm che mi prende sempre in giro.» Aggiunge voltandosi verso Dorothea che annuisce solennemente con tutta la convinzione dei suoi undici anni.
         «Questo perché Pim è uno stronzo. Leo invece non è male, se gli sei simpatica.»
«È vero, a piccole dosi.» Conferma Isabella, tornando a guardarle con un bel sorriso. «Quello con gli occhiali è Royal? Non è facile andarci d’accordo in effetti, mentre la bionda carina… la nostra cacciatrice, Lilith? Ha i suoi momenti in cui è simpatica, dicono. Neanche io le piaccio troppo, ma basta non badarla.»          Cala per qualche momento un silenzio vagamente imbarazzato ed un poco pesante che la più grande si sforza in tutti i modi di capire come spezzare, il cervello che corre in cerca delle parole più giuste per confortare la piccola strega il cui sguardo si è fatto stranamente nuvoloso. Ci pensa Dorothea, per fortuna, si alza in ginocchio di colpo ed alza la bacchetta al cielo.
         «Il patronus di Siakje è una coccinella! Anche io voglio scoprire il mio, dici che potrebbe essere lo stesso se siamo fratelli? Come può una piccolissima coccinella proteggermi? La tua gazza è già piccina, non sarebbe meglio un orso?» Dice veloce, agitando piano i pugni in modo decisamente comico. Anche Marybeth, nel guardarla, ritrova il sorriso.
         «Io voglio un unicorno, allora! La mamma di Perry aveva un unicorno, me lo ha detto lei, anche quello deve essere troppo carino!»
         «Va bene, possiamo provarci! Forza mie piccole streghette, in piedi, pensiamo solo a cose felici e creiamo un sacco di patroni carini!»
  
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