Hugo Weasley
non era stato invitato, ma ciò non lo avrebbe mai fermato dall'esserci. Pensava
davvero Rose che non si fosse accorto di quanto fosse cambiata? Tutti i suoi
peggiori incubi si erano avverati e quando aveva deciso di rimanere ad
Hogwarts, non aveva dubbi di dove l'avrebbe trovata.
Con James dunque esserci era d'obbligo e nonostante
lui pareva interessato a divertirsi, lui lo era di più nel capire cosa stava
succedendo, tuttavia questa volta aveva deciso di usare una tecnica diversa.
Tra la folla variopinta lui spuntava per altezza ed
anche per i suoi riconoscibili capelli rossi, un po' come per Malfoy e la sua
chioma argentata. Lui stava cercando ed il suo nome urlava tentato di
sovrastare la musica.
«SCORPIUS! SCORPIUS!»
Il ragazzo, che era in un angolo del grande salone,
quel giorno indossava una giacca di pelle con le maniche rosse, sulla schiena
la sagoma di una Fenice. I pantaloni erano scozzesi ed in stile punk con
catenacci vari ed ai piedi indossava degli anfibi con la punta in ferro.
Stava smerciando delle pillole dei sogni a due
Corvonero, dopotutto la Donna nello
Specchio aveva chiesto loro di mostrare a più studenti possibili la verità,
quando voltandosi, si trovò di fronte niente di meno che Hugo Weasley.
Malfoy gli sorrise con un ghigno di sfida, mentre
il rosso mantenne un'espressione dura e seria.
«È colpa tua! Quello che sta succedendo a mia
sorella... SEI STATO TU!»
«Inizi a diventare noioso Weasley, dovresti
metterti d'accordo con tuo padre e trovare battute migliori, sempre le solite
stancano!»
«Questo non è un gioco imbecille! Guardati intorno
questa NON è mia sorella!»
«Oh sì giusto perché sei tu il popolare dei due
giusto? Il Re delle Feste e tutto il resto!»
Scorpius aveva incrociato le braccia al petto e
guardava di sottecchi Hugo. Sapeva benissimo come Rose si era sempre sentita a
proposito e quanto odiava interpretare il ruolo della sorella studiosa e posata
solo perché tutti si aspettavano che così dovesse andare.
«Non ti rendi conto di come la faccenda sia seria?»
«Seria? Per l'amor del cielo, datti una calmata!
Tua sorella non sta uccidendo nessuno e tanto meno ha rovinato la sua media
scolastica...»
Hugo assottigliò lo sguardo scuotendo il capo
disgustato.
«Guardati... tutta questa pagliacciata per illudere
che tu sia diverso, un ribelle che odia le sue origini e tutto il resto... Sei
un ipocrita!»
«IO? Io sono un'ipocrita? E tu? Qui a farmi la
morale, a criticare tua sorella... quando tu che hai sempre fatto se non a
pavoneggiarti credendoti migliore degli altri? Devo ricordarti gli scherzi
cretini ed umilianti che tu ed il tuo amichetto siete soliti fare a chi non ha
il coraggio di dirvi quanto siete patetici? Il vostro trattare tutti con
sufficienza...»
Ad ogni parola Scorpius si avvicinava di un passo
al rosso che non indietreggiò, ma si strinse così forte le mani a pugno che le
unghie quasi gli si conficcarono nella pelle.
«TU NON mi conosci!»
«Certo che ti conosco! Capelli rossi, una vecchia
toga di seconda mano... sei un Weasley!»
E così dicendo Scorpius rise ben felice toccarlo lì
dove sapeva gli faceva più male, ma lì Hugo non si trattenne e prendendolo per
il bavero della giacca lo sbatté al muro.
«Forse hai ragione, forse sono tutto ciò che hai
detto, ma sai che c'è? Faccio questo ed altro per non assomigliare a mio
padre... inutile ricordarti che non era il ragazzo più popolare giusto? E
guarda dove è finito, nemmeno un Auror è riuscito ad essere... ma non io!»
Hugo lasciò Scorpius di botto e senza voltarsi
indietro se ne andò, mentre Scorpius lo fissava molto colpito allontanarsi.
Forse lo aveva sottovalutato, forse chissà anche lui cercava tutti i pezzi
necessari per sentirsi completo...
Molto era
cambiato ad Hogwarts negli ultimi anni o molto più semplicemente negli animi
della Generazione Z. I Boomers si erano dovuti confrontare con tempi duri, la
minaccia costante di Voldemort aveva reso la loro vita un soffio che andava
vissuto senza guardarsi indietro. La paura e la minaccia dell’oblio aveva
portato molti a piegarsi, ma i più invece avevano riscoperto il valore della
resilienza. Poi erano arrivati i Millennials che avevano un mondo davanti?
Tutto era da ricostruire, da scoprire e le nubi oscure che avevano oscurato i
pensieri e sogni della generazione precedente erano spariti… non vi era altro
che voglia di fare, di crescere e di realizzarsi. Ed ecco infine giungere alla
Generazione Z… Una lasciata alla mercé della vita così come conquistata e
plasmata da quelle precedenti. Non c’era più nulla da ricostruire o da
scoprire, tutto era tranquillo, perfetto ed in pace, ma sì sa è la quiete prima
della tempesta. Era uno status quo che le generazioni precedenti avevano
guadagnato a fatica e non volevano perdere e che loro invece volevano solo
frantumare per costruirne uno proprio. Le catene imposte dai successi dei loro
predecessori, le regole creatasi dalle loro scelte, impediva ad ognuno di loro
di fare le proprie…
A tutto ciò pensava Imothep che appoggiata alla
parete sorseggiava la sua burrobirra distrattamente. Intorno a lei c’era di
tutti: ragazzi addormentati qua e là, chi faceva stupidi giochi da ubriachi,
chi si baciava, chi ballava, chi parlava… c’era di tutto e tutti
nell’espressione massima del proprio estro senza costrizioni. Era la perdita
del controllo, l’euforia dell’eccesso e l’esaltazione della diversità.
Imothep
indossava una tuta di pelle rosa con motivi azzurri che richiamava l'idea di
quella dei piloti, ma decisamente più kawaii e sexy. Davanti una scollatura
vertiginosa, fino all'ombelico, metteva in bella mostra il suo decolté quasi
del tutto piatto. Al collo aveva una semplice catenina a maglie larghe color
oro, come il colore della frontierina con i quadrifogli che aveva in testa. I
capelli erano sciolti, ma leggermente ondulati. Erano dello stesso colore del
grano seppur tendenti al ramato. Gli occhi scuri risaltavano con il make up blu
metallico ed ancor più per via dei due piccoli strass posti sotto gli occhi,
come lacrime cristallizzate.
«Imothep Finnigan… splendente come sempre!»
Una voce allegra la costrinse a voltarsi,
trovandosi faccia a faccia con il sorriso radioso di Roxanne. Ebbe un fremito a
guardare la sua pelle abbronzata ed i suoi occhi vispi, sempre allegri. Le sue
mille e lunghissime treccine erano raccolte con vari chignon sulla testa ed
alle dita aveva molteplici anelli così come al collo. Indossava un vestito di
pizzo nero, trasparente ed al di sopra un maglioncino con le spalle scoperte.
Eccentrica ed unica come sempre.
«Roxanne Weasley, dove c'è una festa, c'è anche
lei!» disse Imothep sorridendo complice e portandosi una ciocca di capelli
dietro l'orecchio.
«Sai a cosa stavo pensando guardandomi intorno?
Perché integrarsi, quando si può essere unici?»
«Oh questa è una bella domanda!»
La giovane bruna si mise un dito sul mento con fare
pensieroso e poi si poggiò al muro accanto a lei. Figlia di Angelina e George
era una forza della natura con la stessa bellezza, decisione e bravura come
cacciatrice della madre, ma anche con la stessa simpatia, carisma e furbizia
del padre. Apertamente lesbica aveva fatto coming out appena lo aveva capito ed
aveva avuto la fortuna di esse immediatamente accettata dai genitori. Non era
una cosa facile, nel mondo della magia non esistevano omosessuali e se ce ne
erano stati non è che proprio lo avevano detto ai quattro venti. Era una
faccenda ancora delicata dunque, lungi dall'essere accettata e capita come
lentamente invece nel mondo babbano stava accadendo. E se avevi un papà ultra
conservatore e con ben chiara la differenza tra uomini e donne, la cosa si
faceva complessa.
«Ma dimmi un po' questa domanda ti è sorta prima o dopo
di lasciare James?»
Roxanne conosceva Imothep da sempre, ma a differenza
degli altri, ed anche prima di lei stessa, aveva sempre capito che indossava
una maschera. Si sforzava sempre di essere iper femminile, non tanto nei look,
quanto più negli atteggiamenti. Si era sempre presentata come una ragazza
frivola, superficiale, di quelle che ridono alle battute del ragazzo di turno
pur se la considerano sciocca pur di apparire civettuola. Insomma tutti i
cliché che esistevano lei li rispecchiava alla grande e per questo Roxanne
aveva compreso che fingeva... che aveva sempre finto, almeno fino a qualche
mese fa. Quando rompendo con James, tra lo stupore di tutti, si era liberata da
quella immagine passando dall'essere la ragazza copertina ad un fantasma.
Imothep si voltò verso di lei e senza indugiare
oltre si sporse verso Roxanne posandole una mano sulla guancia e baciandola,
non le importava che tutti la stessero guardando o indicando, finalmente faceva
quello che avrebbe sempre voluto fare... comportandosi come sempre avrebbe
voluto.
Roxanne le posò le mani sui fianchi e se la strinse
addosso approfondendo il bacio, non poteva dire che se lo aspettasse, avrebbe
mentito, ma non poteva nemmeno negare che le faceva piacere.
«Non sai quanto desiderassi farlo anche in questa
realtà...» le sussurrò sulle labbra ancora umide. Imothep aveva vissuto sulla
sua pelle la libertà di essere ciò che voleva essere e questo l'aveva spinta
finalmente ad uscire dalla sua apatia ed abbracciare il suo vero io. Roxanne
non capì, ma Imothep si ripromise di parlargliene... ora come ora però
desiderava solo una cosa: baciarla e non si trattenne dal farlo.
«È bello
poter vedere la vera natura delle persone prendere il sopravvento, vero?»
La voce sinuosa di Sabrina giunse alle orecchie di
Severus, quando raggiungendolo alle spalle, gli si affiancò osservando la
scena.
«Io e Rose siamo stati sempre incuriositi dalla sua
presenza… da quando ha smesso di essere Legally
Blonde e diventare l’apatia in persona nessuno sapeva cosa le frullava
nella mente, nemmeno noi… ed eccola lì finalmente togliersi la maschera ed
essere sé stessa!»
Sabrina guardò Severus profondamente colpita dal
suo discorso e così per mostrargli la propria ammirazione fece tintinnare la
sua bottiglia di burrobirra con quella di lui. Fu lui a fargli segno con la
testa di seguirla e così raggiunsero una delle tante porte poste intorno al
grande salone centrale, per scoprire così un piccolo salottino privato con una
miriade di strumenti musicali posti in giro per la stanza.
Sabrina iniziò a curiosare in giro, mentre Severus
la osservava assorto. Indossava un mini abito a maniche lunghe con una fantasia
psichedelica di mille colori. Due grandi orecchini statement a stella
troneggiavano sulle sue orecchie, mentre il make up sugli occhi era leggero, ma
glow e le labbra erano lucide per via del lip gloss.
«Dimmi un po’ Potter… cosa ti ha mostrato la pillola dei sogni?» chiese poi
voltandosi di colpo a guardarlo, lo sguardo furbo ed attento, mentre prendeva
posto su una dell’eleganti poltrone accavallando le gambe.
Severus sorrise leggermente nervoso, nascondendo il
tutto dietro la bottiglia di birra che si portò alla bocca prima di berne un
sorso. Fece schioccare le labbra ed alzò gli occhi pensieroso.
Indossava dei pantaloni cargo neri molto larghi e
sopra una maglietta a maniche lunghe nera completamente trasparente nonostante
fosse decorata. Oltre l’anello con il serpente ora ce ne era anche uno con la
Fenice al suo dito ed al collo indossava la sua solita collana con il plettro.
«Quello che sono, ma che continuo a rinnegare…»
«E cioè?» lo incitò lei bevendo a sua volta dalla
propria bottiglia.
«Un fiero Serpervede… Ho sempre odiato la cosa,
certo poi l’ho abbracciata, ma nel fondo mi sono sempre sentito come se…»
«Non fosse giusto…»
«Esatto. I miei non me l’hanno mai fatto pesare, ma
so che non era ciò che si aspettavano… il resto della mia famiglia nemmeno ha
nascosto la cosa… e poi comunque non apprezzano mai nulla di ciò che faccio, di
come mi vesto, della musica che ascolto…»
«Di chi sei… semplicemente!»
Severus ebbe come la sensazione che lei lo capisse
e così prendendo la bottiglia che lei gli porgeva, la porse con la propria su
un mobile lì vicino.
«E tu? Cosa ti ha mostrato?»
«La libertà dal mio cognome! Vedi seppur per motivi
diversi, io vivo un po’ la tua stessa condanna… per i miei genitori non sono
Serpeverde abbastanza… sono ancora chiusi nelle loro sciocche idee purosangue sì ed il resto del mondo no.
Ma per questa scuola, sono troppo una Nott… sai la questione mangiamorte ed etc… in ogni caso…
Sabrina… semplicemente Sabrina non va bene, mai… come la metti la metti ho uno
stereotipo da seguire o da rispecchiare…»
La voce della giovane, seppur voleva apparire
scanzonata, suonava stanca e frustrata e Severus lo capiva molto bene e così
preso da un coraggio che non gli apparteneva le si avvicinò ed abbassandosi
cercò le sue labbra per baciarla. Non ci volle molto affinché dalla poltrona si
trovassero sul divano vicino stesi uno sopra l’altro… Sev sopra di lei, tra le
sue gambe… Si baciarono senza esitazioni o paure, anche se quando Sabrina si fermò
per un attimo Sev si preoccupò.
«Ehi tutto bene?» chiese e lei sorridendo
imbarazzata, come non le apparteneva essere, si tirò toccò i capelli
rimettendosi seduta insieme al ragazzo di fronte a lei.
«Ehm… è la mia prima volta…»
«Ah…»
«Wow… Severus Potter non me lo aspettavo… per te
no!»
«Se vuoi vado a prendere altra birra, possiamo
anche solo rimanere qui a parlare o…» ma non fece in tempo a finire di parlare
che lei gli aveva preso il viso tra le mani e lo aveva ripreso a baciarla, per
poi riportarlo su di lei mentre si sdraiava all’indietro.
«Lo prendo come un no?»
«Decisamente Potter!» disse lei ridacchiando, prima
di perdersi nuovamente nella sensazione di sentirlo e fremendo per essere sua.
Quando James
riaprì gli occhi si sentiva estremamente soddisfatto, la festa non era male, ma
dopo i drammi di Hugo e l'umiliazione a cui Imothep lo aveva sottoposto aveva
decisamente bisogno di rilassarsi ed era fiero di averlo trovato con la rossa
al suo fianco. La stessa che seduta sul bordo del letto si stava rivestendo se
non fosse stato che la mano di lui sulla sua schiena la costrinse a fermarsi.
«Ti ricordi che è solo sesso vero?» la voce
cristallina di Cheryl si accompagnò con il suo sguardo malizioso, quando
voltandosi verso di lui lo squadrò ben decisa a mettere le cose in chiaro.
«Perché credi davvero che vorrei altro con te?»
La rossa scoppiò a ridere indecisa se esserne
furiosa o solo divertita, optò per la seconda, mentre recuperava vittoriosa il
reggiseno nero che velocemente si infilò e si allacciò. Lo aveva appena fatto
quando sbattendo le mani sul letto tornò a guardare il tronfio Grifondoro al
suo lato.
«È patetico il modo in cui salti di letto in letto,
ma poi ti fingi il finto ex ragazzo sconvolto per il coming out della sua
ragazza… poverina se sapessi con quante l’hai tradita!»
Se c’era una cosa che James odiava era decisamente
l’essere trattato con sufficienza dagli altri, soprattutto da una ragazza. Lui
era quello che prendeva e lasciava, che umiliava e si atteggiava, non
viceversa. Forse per questo in uno scatto d’ira costrinse Cheryl con la schiena
contro il letto, sovrastandola con il proprio corpo e bloccandole i polsi
contro il cuscino. Lei però ne parve eccitata.
«Sono io che ti ho sedotto e sempre io decido
quando facciamo sesso o meno e ti dirò Potter… mi sono stancata, non sei poi
così eccezionale come dicono!» un’altra risata proruppe dalla sua bocca
scarlatta, qualcosa che fece uscire di senno James che senza pensarci le mise
una mano sul collo.
I capelli castani gli ricadevano in avanti
selvaggi, mentre ogni muscolo del suo corpo era teso, Cheryl che respirava a
fatica, gli accarezzò l’avambraccio con fare felino.
«Mmm… frustrato Potter? Eppure credevo che avessi
tutto… forse mi sbaglio? Forse non sei così felice come vuoi far apparire?»
«Forse sono stanca di essere sottovalutato!» soffiò
lui all’orecchio di lei, lasciandola di colpo. James si alzò infastidito,
voleva solo rivestirsi e tornare alla festa per sbronzarsi, ma Cheryl seduta
ancora sul letto in lingerie lo guardava divertita. Si alzò a sua volta, si
vestì e dalla borsa tirò fuori una pillola
dei sogni che gli lasciò sul comodino.
«Qualcosa mi dice che hai bisogno di schiariti le
idee… ecco qualcosa che potrebbe aiutarti nell’intento…»
James osservò la pastiglia con un certo interesse,
ne aveva sentito parlare, ma non sapeva se erano solo voci di corridoio. Cheryl
gli fece l’occhiolino e con le scarpe in mano, uscì dalla stanza lasciando
James di fronte all’ignoto. Non era bravo con le tentazioni…
Rose
indossava un lungo abito a rete e sul petto vi era la grande immagine del
profilo di una Fenice. Al di sotto indossava un semplice body ed al di sopra
una delle giacche di pelle di Scorpius, tutti rigorosamente nero. Per
l'occasione aveva indossato la collana d'oro con il suo nome, mentre i capelli
erano sciolti e ribelli nei suoi ricci indomabili. Anche il make up era dark,
tanto spinto sugli occhi quanto sulle labbra anch'esse nere.
Aveva le braccia conserte al petto e stava
osservando con alquanto interesse una delle molteplici porte poste intorno al
grande salone. Almeno mezz'ora prima, se non poco di più, ci aveva visto uscire
Cheryl ed ora ecco farlo anche James. Apparentemente stordito e confuso.
Rose assottigliò lo sguardo ripromettendosi di
indagare, quando la voce di alcune ragazze di Tassorosso con cui stava parlando
la riportarono alla realtà.
«Dunque non è pericoloso? Sicura?»
«Dicono che lo Sleep Walking può farti finire in
coma, c’è gente che è morta!»
«E poi chi le ha create queste pillole, come
facciamo a fidarci?»
Rose si massaggiò la fronte, non avevano la
pazienza per questi attacchi isterici, ma cercò di mantenere alla calma, anche
se quando tornò a guardarle dalle loro espressioni capiva quanto la temessero…
Un ghigno compiaciuto le si disegnò sulle labbra prima di parlare.
«Queste pillole sono frutto di magia potentissima ed
è stata la Donna nello Specchio a
crearle… e per quanto riguarda lo Sleep Walking, sapete perché è pericoloso?»
chiese scrutando una per uno la santarellina che aveva di fronte. Non era una
sciocca, tutti conoscevano le sue grandi capacità ed il suo intelletto e non
aveva preso quella cosa sotto gamba. Aveva letto a più non posso, anche i libri
più proibiti che esistevano e aveva scoperto tante di quelle cose che capiva
perché non venivano insegnate, poche menti le avrebbero comprese e avrebbero
saputo sfruttarne il potenziale. Era una strega brillante ed era stanca di
limitarsi.
«Perché è incontrollato… il desiderio recondito di
ritrovare quelle parti di noi che sentiamo mancanti ci inducono nello stesso…
Le pillole invece fungono da guida, controllano il momento e ci riportano
indietro prima che sia troppo tardi. Ma presto non serviranno più per sentirci
completi, quando la Donna nello Specchio sarà
libera, ci uniremo a lei per trovare la chiave che permetterà la fusione… Non
siete stanche di sentirvi così? Di vivere una vita a metà?»
Le tre Tassorosso si guardarono nervoso,
stringendosi le braccia al petto, almeno fin quando una di loro sembrò mandare
al diavolo tutto ed allungando una mano accettò la piccola con grande sconcerto
delle compagne.
«FANCULO! Mi sono stancata! E volete la verità non
mi siete mai piaciute… voi le vostre idiozie perbeniste come quelle dei miei
genitori! Fanculo voi e questo buonismo del cazzo!»
Rose si trattenne dallo scoppiare a ridere, quando
sentendosi prendere per mano si allontanò volentieri con Scorpius che era
venuta a rapirla.
«Le hai viste?»
«Evviva l’anarchia!» le sussurrò all’orecchio
abbracciandola da dietro e conducendola lontano dalla folla, dalla musica e da
tutto il resto, per farla entrare in una delle numerose porte, l’unica nera con
un gran serpente intagliato sopra. Rose si morse un labbro e seguendolo perse
un battito quando una volta dentro vide molteplici candele accese e tutto
intorno numerose rose rosse in a decorare la stanza ad indicare lei e sua energia.
«Oh è... è... Scorpius è...»
«Cosa?»
«Davvero bellissimo...»
«Bè qualcosa di speciale per una persona
speciale...»
Rose arrossì sentendosi a disagio, odiava apparire
così, lo aveva sempre odiato, ma non aveva potuto evitarlo... anche se con lui
era bello sentirsi... spogliata da tutte le sue difese.
Lui sapeva che lei era ancora vergine, ma... non
l'aveva mai spinta, seppur ci erano andati spesso vicino. Aveva rispettato i
suoi tempi, ma adesso Rose non voleva più aspettare.
Posò le sue mani, dalle dita affusolate, sul viso
appuntito e ceruleo di lui. I loro baci furono da subito profondi e sentiti, al
punto che non fu difficile arrivare da lì a poco a letto.
Era al centro della stanza, a baldacchino e di
ebano scuro, le tende penzolavano a creare un vedo e non vedo, mentre Rose con
indosso ormai solo il body accoglieva su di lei Scorpius, già a petto nudo.
Come faceva ad essere così fortunata?
Si baciarono tra passione e dolcezza, mentre lui
scendeva a dargli lievi baci sulla spalla, per poi risalire sul collo, mentre
lei inarcava la schiena e gettava il capo all'indietro.
Era come una scossa elettrica che li attraversava,
voci lontane che perdevano valore. Tutti i pregiudizi e tutti i commenti che li
facevano vivere perennemente in apnea stavano scomparendo. Quello che rimaneva
era solo la loro voce, i loro gemiti che squarciavano il silenzio. Non avevano
bisogno di nient'altro se non l'uno dell'altra, era un fuoco che li stava
bruciando lenti.
Ariana
sentiva scorrere dentro di lei desiderio, ambizione, follia e caos. Il suo
potere era più forte che mai via via che più giovani maghi si liberano dalle
catene che finora li avevano tenuti prigionieri di una matrice contorta e
manipolatrice che non avevano fatto altro di convincerli di essere loro quelli
sbagliati. Le loro idee, la loro voce sopra la folla, il loro muoversi contro
corrente, il loro avere un pensiero diverso… convinti per tutta la vita che
dovevano uniformarsi, integrarsi, diventare uno dei tanti e non l’UNO per
eccellenza. Lei prima di loro ci era passata, ma finalmente aveva trovato la
dimensione e la generazione che avrebbe potuto cibarla dell’energia necessaria
per liberarsi.
La giovane dai lunghi capelli biondi osservò con
trepidante emozione la propria mano riuscire a rompere la barriera della
superficie riflettente dello specchio… toccò poi all’altra sua mano, ad una
gamba e poi l’altra e finalmente non era più la Donna nello Specchio. Era libera. Libera di cercare il Darkhold e dar inizio alla fusione.