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Autore: RuWeasley    02/11/2022    0 recensioni
ripenso che ogni 'come stai?' tu mi abbia chiesto sia servito solo a riuscire a legittimarti in un posto poco confortevole, come le mie gambe, come il divano di casa, come il sedile della mia macchina.
dodici racconti autoconclusivi di epiloghi imbarazzati, romanticismo abbozzato, cuti sfiorate, sguardi sommessi - un manifesto sulle emozioni lievi, su come non ci sia niente da imparare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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le dodici

andiamo a prendere una birra?
si dai ok

korine e gjergo si avviano allo stand della heineken, un po’ troppo grande per quel festival ma dopotutto c’erano nomi un po’ grossi un po’ importanti. tutto è proporzionato, la heineken alla spina a cinque euro tuttavia no: entrambi decidono che non avrebbero speso altri soldi. i prati che ospitano il festival sono grandi e in realtà decentemente illuminati. gjergo è arrivato quel giorno e nella sua città i parchi sono sempre una merda, quindi tutto sommato è anche gasato. korine si poggia su un tavolo da pic-nic del parco e per la prima volta da quando si sono visti questo pomeriggio non hanno da fare nell’immediato futuro; iniziano a chiacchierare, lei gli parla un po’ di com’è cremona, fa un po’ di gossip. nell’area della tekno c’è il suo ex, e per ballare sotto cassa lei e gjergo si abbracciano e si toccano, e korine guarda con la coda dell’occhio il suo ex - uno con lo smanicato di jeans strappato, gli anfibi lo sguardo un po’ losco e la testa rasata. gjergo si sente un po’ in difficoltà però riescono a ballare via dal palco ed ora sono di nuovo sul tavolo da pic-nic. ora sono più gasati, hanno il fiato più sospeso, un po’ più di voglia di vedere altre persone.

le due
korine e gjergo stanno fumando il narghilè accanto a un camper e i tipi del camper stanno bevendo gin liscio un po’ oleoso e gjergo ha i capelli fradici* e una sigaretta industriale. continuano a bere il gin liscio, quello grande del camper se ne va, rimane solo il pischello, poco più piccolo di korine, che quando la vede mandare giù un bicchiere di gin sano decide di dare una sigaretta anche a lei.

le quattro
korine e gjergo siedono a gambe incrociate sul palchetto, in legno, dove prima suonavano le band sfigate. ci sono ancora delle aste rotte, ma per il resto è vuoto, e scricchiola quando ci si cammina sopra. gjergo non si ricorda perché fossero lì, ma si avvicina a lei, e si baciano. le guarda i bottoni dei jeans poi distoglie lo sguardo

le cinque
korine urla

hey guarda che lo staff è andato a fare festa con le band, hanno lasciato il tavolo libero

entrambi iniziano a bere alla canna dallo spillatore di birra. korine semplicemente non ricorda del gin di tre ore prima, gjergo decide che non è importante e che l’alcool tanto ormai l’ha smaltito. lei dopo aver deciso di aver bevuto abbastanza si nasconde dietro a un cespuglio a pisciare.

le sette

gjergo realizza di avere il telefono spaccato. lo schermo è completamente nero, ma sembra che sotto funzioni tutto. quando lui e korine sono fuori dai giardini realizza che il fonico di quella band maledetta alla fine gli ha fregato gli occhiali gialli*. casa di korine è dall’altra parte del centro città, e cominciano a camminare, con il sole della mattina. subito dopo aver attraversato il fiume che divide la città dai giardini c’è una grande strada asfaltata senza guard rail, e ai lati dei campi a maggese.

gjergo da piccolino viaggiava tantissimo in macchina. è proprio una delle cose che ricorda di più della sua infanzia: aspettare. da piccoli c’erano sempre tante attese, al supermercato, dai parenti, in macchina. però in macchina si poteva vedere fuori dal finestrino, e per tutte le statali che ha attraversato il piccolo gjergo si è sempre chiesto come sarebbe correre per quei campi. gli sembrava paradossale come fossero così vicini ma sempre inaccessibili, perché si va troppo veloci. perché fra qualche ora fa buio e siamo ancora a quattrocento chilometri da milano.

a questo giro i guard rail non ci sono, e gjergo e korine non potrebbero andare veramente più lenti quindi

perché non ci fermiamo qui? ci sono le camomille

korine annuisce, sorridendo, con lo sguardo perso. gli stringe un braccio in vita, e si regge a lui mentre scendono non troppo graziosamente per il campo appena alla destra della strada asfaltata male. camminano quanto basta per poter non sentire le macchine che passano, e si stendono. gjergo però steso per tanto tempo non ci riesce a stare, e con le gambe stese si solleva, reggendosi con i gomiti poggiati a terra. korine, accanto a lui, ha gli occhi chiusi e la faccia bagnata dal sole. la sua maglietta celeste slavata è sporca di fango, e le è uscita dai jeans a vita alta, scoprendole la pancia. gjergo la guarda e si avvicina, facendole un po’ ombra. lei ha ancora gli occhi chiusi e i loro visi distano pochi centimetri. l’ombra le fa aprire gli occhi, gjergo le sorride. lei ha gli occhi socchiusi, abbozza un sorriso e si avvicina, lievemente. senza dire una parola, gjergo le prende gli occhiali, e si sposta. korine chiude ora gli occhi per il sole che gjergo scopre, e delicatamente lui le mette gli occhiali tondi che si era appena sfilato. quando la montatura le sfiora le orecchie i suoi occhi hanno un guizzo, ma li tiene chiusi, ed avverte la sensazione diversa sulla pelle, avverte il nasello mancante e le stanghette fredde. lui si mette gli occhiali di acetato neri appena rubati e la sua grave miopia non vacilla molto. dalla tasca tira fuori il coltellino svizzero con cui qualche ora prima aveva mangiato la sua cena, e si fa un taglio verticale, superficiale, dal ginocchio alla caviglia, sul polpaccio. esce poco sangue, che si coagula in fretta. korine si alza di scatto e gli afferra i capelli e lo bacia, gettandolo a terra. si sporca un pochino i jeans di sangue.

che ore sono?
non lo so

i due si guardano, un po’ stanchi, e sorridono. si addormentano tra l’erba alta e le camomille. al tramonto arrivano a casa. tornano entrambi con fiori tra i capelli

\\ alrighty aphrodite : dopo che gjergo ha rotto il telefono era l’ultimo pezzo rimasto su spotify e quindi poteva mettere solo quello in loop. l’ha ascoltato per altre due settimane
 
 
   
 
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